Onestà intellettuale ne abbiamo?

Se c’è una cosa che negli ultimi anni mi sta letteralmente facendo salire il sangue al cervello è la disonestà intellettuale. Ma c’è qualcuno che è riuscito ad andare oltre: accusare gli altri di disonestà intellettuale quando ne è uno degli esempi migliori (si fa per dire).

Tra i tantissimi personaggi che negli ultimi anni hanno sostenuto le ipotesi più disparate senza circostanziare mai le proprie affermazioni, uno si sta sinceramente superando, l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri. Poiché il sottoscritto invece parte sempre dai dati, dallo studio, dall’approfondimento, ripercorrerò l’epopea allegriana delle ultime stagioni attraverso interviste, risposte date o mancate, risultati ottenuti non solamente sul campo ma anche relativamente ai calciatori allenati.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la risposta ai giornalisti in occasione della conferenza stampa tenutasi al termine della gara Juventus-Villareal di Champions League: il mister bianconero, punzecchiato dai giornalisti in merito all’evidente fallimento stagionale, ha accusato loro di essere disonesti intellettualmente poiché la Juve era già uscita altre volte agli ottavi, è ancora in corsa per il quarto posto in campionato ed in semifinale di Coppa Italia. Posto che da tifoso viola, il fatto che la Juve abbiamo come massimo obiettivo l’ultimo strapuntino per la Champions dell’anno successivo e la vittoria della Coppa Italia mi mette di buon umore, tutto ciò è sinceramente inascoltabile. Una proprietà che, nel mercato di gennaio, acquista uno dei migliori prospetti europei in mezzo al campo ed il capocannoniere del campionato italiano, non può certo accontentarsi delle briciole…. considerando poi che questi investimenti sono stati resi possibili da un’extra budget che probabilmente avrà ripercussioni sulla campagna estiva ed ha già portato alla rinuncia a Dybala. Ma che la serenità e l’analisi della gara fosse sfuggita al tecnico livornese, lo avevamo già capito quando aveva giustificato la debacle interna con l’atteggiamento ostruzionistico del Villareal che si era difeso con 10 giocatori sotto palla tutta la partita!! Ma Allegri non era il teorico del “cortomuso” neologismo sbarcato addirittura sulla Treccani? Quindi se lo fai te è un’arma tattica, se lo fanno gli altri è ostruzionismo al gioco?

Se però non vogliamo parlare di tattica e di atteggiamento della squadra, ma vogliamo affrontare la crescita dei calciatori presi singolarmente, mi permetto di riportare le statistiche di un calciatore che a Firenze conosciamo bene, Dusan Vlahovic. L’illuminante articolo che trovate qui è la fotografia non certo di un fallimento, ma quantomeno di una netta involuzione che può essere certamente spiegata in parte dal necessario adattamento alla nuova squadra, ma determinati numeri sono allarmanti (non certo per me). La media gol ad esempio, è passato da 0,83 a 0,41, tira molto meno in porta ed inizia anche a soffrire dei primi acciacchi in carriera. Diversi carichi di lavoro? Marcature più strette? Certamente sarà anche così, ma credo che il maggior problema con il quale il calciatore si scontra sia la povertà di una manovra che si basa quasi esclusivamente sulle scorribande di Cuadrado e sui veli di Morata. Insomma niente di paragonabile rispetto al gioco corale ed organizzato che lo ha certamente aiutato in maglia viola. Siamo soliti pensare che un calciatore, quando arriva in una squadra più forte, dovrebbe essere avvantaggiato dalla maggiore qualità dei propri compagni. La qualità poi, dovrebbe anche aiutare a giocare meglio, ma l’aspetto estetico del gioco del calcio sappiamo non essere in cima ai pensieri di Max. Immagino però che sia un discorso troppo noioso per un allenatore che, appena richiamato sulla panchina della Juve, disse che non si era aggiornato nei due anni senza panchina ed aveva guardato pochissimo calcio.

L’apoteosi però è stata raggiunta la scorsa settimana. Nel corso di un’intervista pubblicata da GQ, il tecnico della Juventus ha definito Pep Guardiola “un furbacchione” poiché tutti lodano la sua costruzione dal basso, ma poi “ha preso un portiere come Ederson che effettua rilanci di 80 metri”. Con una semplicissima ricerca sul web (non importa nemmeno perdere il tempo di guardare le partite!!!) possiamo sapere che il Manchester City è in realtà la squadra che in tutta la Premier League effettua meno lanci lunghi dal portiere. Al netto dell’opinione personale sul calcio espresso dalle squadre di Guardiola, sarebbe quantomeno corretto citare dei dati reali per confutare le tesi degli altri o addirittura per giudicarne il lavoro. Immagino però che anche studiare i numeri, i dati e le altre squadre sia troppo noioso per il nostro maestro di calcio. Ciò che trovo sinceramente sconcertante però, non è solamente la risposta di Allegri, quanto anche l’assoluta mancanza di contestazione di un’affermazione falsa. Un giornalista credo dovrebbe confutare affermazioni false attraverso un lavoro di ricerca, di studio e di approfondimento, proprio quello che stiamo cercando di fare su questo blog da quando è nato.

Sarà per questo che ancora oggi trovo eccezionale il coraggio di Daniele Adani che non le ha mandate a dire ad Allegri invitandolo più volte a spiegare il proprio calcio e le proprie scelte. Adani non è un giornalista ma ha fatto ciò che si dovrebbe sempre fare con gli allenatori come con i politici, con gli ingegneri come con i dottori, chiedere di spiegare perché si fanno certe scelte e cosa c’è dietro. Che male c’è? Forse il problema sta proprio qua: saremmo finalmente consapevoli.

8 pensieri su “Onestà intellettuale ne abbiamo?

  1. Negli ultimi anni ha prevalso l’idea per cui nelle grandi squadre i giocatori sono già bravi di loro, e quindi non hanno bisogno di un vero e proprio allenatore: basta un “gestore”, ovvero uno che si limiti a tenere unito lo spogliatoio e decidere la formazione, senza badare più di tanto a creare un gioco. Nasce da qui la tendenza a prendere come allenatori delle grandi squadre dei novellini senza alcuna esperienza: nel momento in cui si decide che il gioco non è importante, allora si può prendere come allenatore anche il primo che passa.
    Anche Allegri ha beneficiato di questa tendenza: infatti anche lui non ha mai dato uno straccio di gioco alle sue squadre, però sapeva tenere unito lo spogliatoio e portava a casa i risultati, e quindi per i presidenti di Milan e Juve andava benissimo così.
    I giornalisti sportivi hanno più volte rinfacciato ad Allegri la sua mancanza di gioco, e come hai detto tu lui ha sempre reagito in maniera stizzita, con frasi del tipo:

    – “Il calcio è molto semplice, non lo rendete complicato” (quindi pretendere un minimo di gioco significa fare i filosofi?);
    – “Non importa vincere di 30 metri, basta vincere di corto muso” (quindi se dopo l’1 – 0 smetti di giocare e alla fine la porti a casa sei giustificato solo perché hai vinto?);
    – “Far l’allenatore non significa fare gli schemi tattici” (che è un po’ come dire “Fare il fornaio non significa fare il pane”).

    Al di là di Allegri, è sbagliatissima l’idea che nelle grandi squadre il gioco non è importante, perché tanto i giocatori sono bravi e quindi presto o tardi un colpo del singolo ti risolverà la partita. Un colpo del singolo può effettivamente risolverti una partita, ma sul lungo periodo non può bastare: per raggiungere un grande traguardo come lo scudetto o la Champions’ League ci vuole anche il gioco. E quindi ci vuole anche un allenatore vero e proprio, non un semplice gestore.
    In realtà la prima Juve di Allegri ha vinto 5 scudetti senza mai fare gioco, ma li ha vinti in degli anni particolari, in cui Milan e Inter non riuscivano nemmeno a qualificarsi per la Champions’ League, e l’unica rivale attendibile (il Napoli) pagò la disabitudine a lottare per i grandi traguardi. Adesso che Milan e Inter sono tornate ad alti livelli e il Napoli si è abituato a stare in alto, la Juve di Allegri è scivolata fino al quarto posto, che è la sua vera dimensione.
    Tuttavia, ad Allegri devo riconoscere 2 pregi. Il primo è che sa guidare la nave in tempesta. Intendo dire che le sue squadre hanno spesso avuto delle partenze orribili, e quindi c’è stato spesso il rischio che si lasciassero andare e facessero dei pessimi risultati anche per tutto il resto del campionato: lui questo rischio ha sempre saputo evitarlo, e anzi ha spesso condotto la sua squadra a delle imprevedibili e clamorose rimonte. Lo ha fatto anche quest’anno: non solo ha soffiato il quarto posto all’Atalanta, ma se avesse vinto contro l’Inter avrebbe potuto perfino sognare lo scudetto.
    Il secondo pregio di Allegri è che sa ricostruire le squadre ridotte in macerie. Quando Berlusconi vendette Thiago Silva e Ibrahimovic sostituendoli con Zapata e Pazzini, Allegri riuscì comunque ad agguantare l’ultimo posto Champions’; l’Estate scorsa Agnelli ha venduto Cristiano Ronaldo sostituendolo con Moise Kean, eppure Allegri sta di nuovo riuscendo ad agguantare l’ultimo posto Champions’.
    Insomma, Allegri incarna un tipo di calcio che non mi piace, ma riconosco che a qualche squadra possa fare comodo. Per fortuna quella squadra non è la Fiorentina. 🙂

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    • Io credo che il ruolo di gestire sia appropriato solo ed esclusivamente in nazionale. Ed anche lì, soprattutto adesso che abbiamo molti giocatori non eccezionali, avere un gioco aiuta e lo dimostra l’europeo vinto. Quanto ad Allegri, quest’anno non vedo tutta questa rimonta…per arrivare quarti hanno speso oltre 100 milioni a gennaio…volevi anche arrivare quinto? A parte ciò, è un discreto allenatore per certi contesti ma quando ha avuto squadre scarse, come a Cagliari, è stato un buco nell’acqua. Grazie, alla prossima!

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      • Colgo l’occasione per segnalarti una dichiarazione di Ikoné: “La Fiorentina è il club giusto per uno step intermedio” (fonte: https://www.violanews.com/news-viola/ikone-avevo-paura-a-lasciare-il-lille-fiorentina-club-giusto-per-step-intermedio/). Come a dire che lui a Firenze si considera solo di passaggio, perché lo step finale della sua carriera sarà il trasferimento in un club più importante. Ora, a me i giocatori che si sentono sprecati per la Fiorentina e mirano a trasferirsi in un club più grosso mi stanno antipatici a prescindere, ma nel caso di Ikoné la cosa mi fa proprio infuriare, perché un calciatore indecoroso come lui, finora capace soltanto di sbagliare 2 gol già fatti, dovrebbe soltanto ringraziare Iddio se riesce a giocare qualche minuto nella Fiorentina. A questo punto, visto che pensa di farci un favore a giocare per noi, per quanto mi riguarda Ikoné può andarsene da Firenze anche subito.

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        • Hai perfettamente ragione! Sai qual è il problema? Che se non ricominciamo a giocare in Europa saremo sempre costretti ad essere una tappa di passaggio… A meno che non ci si voglia accontentare dei Venuti di turno. Ed è questo che ancora non accetto della cessione di Vlahovic, questo mi fa ancora arrabbiare troppo!

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          • In effetti una qualificazione all’Europa League o alla Conference League ci farebbe guadagnare credibilità agli occhi dei giocatori che andremo a trattare. Non appeal (quello te lo dà solo la Champions’ League), ma credibilità sì.
            In una delle nostre ultime conversazioni avevi detto di avere 2 libri in lettura: se non sono indiscreto, potresti dirmi quali sono?

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            • Ma ci mancherebbe…”Calcio liquido, l’evoluzione tattica della Serie A” e “La nostra parte” di Elly Schlein. Il problema è che non ho tempo….

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            • Ti capisco benissimo: io non ho famiglia e faccio un lavoro che mi impegna solo la mattina, quindi posso leggere anche 10 libri al mese, ma per te chiaramente la situazione è diversa. Io probabilmente nei tuoi panni non troverei il tempo di leggerne neanche uno! 🙂 Grazie per la risposta, e buona notte! 🙂

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