Firenze è conosciuta per la propria bellezza rinascimentale che ancora ammalia turisti e studiosi di tutto il mondo ma anche per il proprio istinto polemico, quell’incapacità di confrontarsi senza dividersi in fazioni.
E’ infatti Firenze che ha avuto il coraggio di mandare in esilio il Sommo Poeta Dante Alighieri o di bruciare al rogo Girolamo Savonarola, senza dimenticare le guerre intestine tra Guelfi e Ghibellini, fino alla divisione in quartieri nell’esercizio del calcio storico fiorentino, tradizione che ancora oggi vive nel mese di giugno. Se insomma qualcuno a Firenze riesce a mettere tutti d’accordo, allora significa che ha avuto un’idea geniale ed è riuscito a metterla in pratica con sobrietà facendo convivere tradizione e novità.

Nicola Mazzoleni, ideatore della manifestazione Live on The River Festival (www.liveontheriver.it), ha centrato l’obiettivo portando alcuni gruppi musicali a suonare sopra una zattera in Arno nei giorni ai quali i fiorentini tengono di più, quelli vicini a San Giovanni, il patrono della città che viene festeggiato il 24 giugno con il corteo per le vie del centro, la finale del calcio storico ed i fuochi d’artificio che illuminano a giorno la città. La genialità di Nicola e della sua creatura, è certificata dalla mancanza di polemiche in città, un unicum che ha certamente una sua spiegazione logica: Live on The River festival ha tenuto insieme la tradizione e l’innovazione nel rispetto di entrambe. A differenza di altre iniziative, come ad esempio la molto discussa ruota panoramica, la manifestazione musicale ha rispettato la città e le sue ricchezze storiche e naturali. Il fiume Arno, tanto amato in città nonostante la drammatica alluvione del 1966, è stato coccolato con note musicali di qualità quasi fosse un bambino che doveva addormentarsi mentre veniva solcato dolcemente da una zattera, novità tanto semplice quanto rivoluzionaria. Tornare a specchiarsi ed a vivere il proprio fiume ha rappresentato la possibilità di riappacificazione tra la cittadinanza e la propria storia e poterlo fare in un ambiente in cui tutti erano i benvenuti, senza biglietti da pagare, con grandi e piccini che si potevano buttare sul prato o su una sdraio, potevano cenare o bere un drink, ha dato la sensazione di comunità, di sentirsi parte del popolo della musica e non solo della città più bella del mondo.
Se vi siete persi l’occasione di andarci, segnatevi la data per il 2024 perché nella città dove mai nulla cambia, in quella Firenze che cammina in avanti solamente guardandosi alle spalle, stavolta la scossa è arrivata da un pezzo di futuro: che sia la volta buona per cambiare davvero la prospettiva?
