Appunti sparsi dal mondo della scuola (parte 4)

Se l’anno scolastico giunge ormai al termine, le scadenze burocratiche ed amministrative sono ancora lì a ricordarci che non siamo in vacanza. Ecco dunque che, mentre il termometro segna temperature ormai pressoché estive, il Dirigente Scolastico ci richiama all’ordine per assolvere ai doveri del Consiglio d’Istituto.

E’ ormai quasi un anno che partecipo alle riunioni e se dovessi trovare una sola parola che fotografi l’andamento dei lavori, utilizzerei la parola serenità. Seppur con alcune voci dissonanti, alcuni voti contrari, alcuni scambi di opinione talvolta vivaci, nel nostro Consiglio d’Istituto non è mai mancato il rispetto reciproco e soprattutto la voglia di trovare un punto d’incontro che tenesse insieme le esigenze di tutti. Ciò non toglie che ci siano tantissime cose da migliorare, punti dolenti di cui anche in questo articolo parlerò, ma l’unione di intenti da parte di tutti è fuori discussione. L’ultimo incontro è stato particolarmente incentrato sull’approvazione del conto consuntivo i cui dati sono stati controllati, vagliati e certificati dai Revisori dei Conti. Ciò che si può dire è che la contabilità del nostro Istituto Comprensivo è chiara e non lascia spazio a dubbi o possibili interpretazioni. Nello stesso tempo però, le criticità in merito alla capacità di spesa restano intatte. Nello specifico, si riesce a spendere interamente i finanziamenti provenienti dallo Stato, meno quelli che arrivano da contributi e donazioni di privati, quali i genitori. Rispetto all’esercizio precedente, il problema si è leggermente affievolito, ma c’è ancora tanta strada da fare. Con il Dirigente Scolastico abbiamo convenuto sulla strategia da adottare per provare a trovare una soluzione perché forse è anche la programmazione delle uscite messe nel bilancio preventivo a non riuscire ad individuare progetti di spesa realizzabili. Ecco allora che si corre il rischio di veicolare fondi verso strade tortuose che poi non permettono di arrivare ad ampliare l’offerta formativa del nostro istituto. Abbiamo poi scoperto che il nostro Comprensivo ha tantissime mascherine e liquidi igienizzanti arrivati quando la situazione pandemica era ormai assolutamente sotto controllo ma, fortunatamente, il Dirigente Scolastico si è già attivato per veicolarli presso le R.S.A. in modo da non vedere finire migliaia di euro di forniture direttamente nel cestino della spazzatura.

Finita l’analisi dei numeri e cercata una possibile soluzione alle criticità, siamo passati a parlare maggiormente di scuola. Tra gli obbiettivi triennali che questo Consiglio d’Istituto in carica si è dato, c’è quello della revisione del regolamento che è ormai un po’ datato. Dopo aver affrontato la problematica relativa all’uso dei telefoni e tablet nella scorsa riunione, stavolta è toccato alle assenze ed ai ritardi specialmente nella scuola secondaria di primo grado. Abbiamo pensato di lavorare camminando parallelamente: da una parte una maggiore rigidità con gli alunni che arrivano in ritardo più volte, dall’altro un’opera di sensibilizzazione nei confronti delle famiglie anche attraverso colloqui individuali. Mi è sembrato un punto d’incontro intelligente per cercare ancora una volta di tenere insieme ed in collegamento tutte le parti che concorrono ad una buona convivenza nell’ambiente scolastico.

Non avendo poi potuto deliberare sul calendario scolastico del prossimo anno perché giunto in ritardo al nostro istituto, siamo passati ad affrontare la proposta della lectio brevis per il 9 giugno, ultimo giorno di scuola. Capisco le difficoltà organizzative delle famiglie, così come l’importanza del tempo scuola che dovrebbe aumentare anziché diminuire, però vedere l’unica votazione non all’unanimità proprio su questo tema mi ha rattristato. L’ultimo giorno di scuola, da che mi ricordi io, le classi sono sempre uscite prima ed i bambini/e o ragazze/i hanno sempre festeggiato la chiusura di un ciclo scolastico: è la normalità, direi quasi la tradizione! Senza contare poi che tale decisione permette, nella scuola materna ed in quella primaria, di vivere con le maestre in compresenza l’ultimo giorno in modo da poter fare un bilancio, potersi salutare per bene, poter festeggiare senza che nessuno si senta escluso. A maggior ragione dopo due anni di chiusura forzata!! Nessuna polemica con chi ha votato in dissenso, ma sinceramente non ho proprio capito il perché.   

Alla prossima!

Un’idea geniale che ha bisogno di noi!

Il momento del Covid, come tutti i momenti di crisi, ha rappresentato anche un’occasione di ripensare la propria vita, le proprie priorità ed il modo di comunicare con gli altri. Da una fase di riflessione e di introspezione è nato un vulcano di idee ed opportunità e, così come al sottoscritto è venuta l’idea di questo blog, ad alcuni artisti è venuta un’idea geniale (non a caso sono artisti)!!!! 

Dopo i difficili momenti del lockdown infatti, è stata partorita la scelta di sostituire la “valigia dell’attore” con lo zaino da trekking e, come spesso accade alle idee nate da un momento di folgorazione, la decisione si è rivelata assolutamente azzeccata. Ecco allora che alcuni artisti professionisti hanno rifiutato altri lavori pur di dare corpo, vita e gambe al loro sogno: gli Scavalcamontagne stanno preparando gli zaini, pronti  a  ripartire  per  una stagione estiva di spettacoli ancora più densa nelle piazze di 45 paesi di Piemonte, Liguria, Toscana e Lombardia. Lo scorso anno gli attori-girovaghi  che  si  sono  esibiti  in  tante  piazze del Piemonte, con sconfinamenti in Liguria, percorsero  400  chilometri  a piedi spostandosi da un paese all’altro, accompagnati in lunghi tratti da trekker e appassionati, sollecitati attraverso i social.

Irene Gennati Chiolero, Nicanor Cancellieri, Daniela D’Aragona, Danilo Ramòn Giannini, Claudio Pinto e Stefano Nozzoli sono attori e cantanti con esperienza nel mondo dell’operetta e nel teatro brillante in genere, ma sono anche amanti della natura, profondamente convinti che dai cosiddetti “territori marginali” si possa e  si  debba ripartire per portare aria nuova nel settore dell’arte, della cultura e del turismo. Rispetto allo scorso anno, i comuni toccati saranno quasi il doppio (45 anziché 28), quattro le regioni  e  oltre  600  i  chilometri  preventivati in un percorso che potete trovare sul sito dedicato www.scavalcamontagne.com

Da un’idea geniale è nato insomma un progetto  ambizioso che mira allo sviluppo di un turismo finalmente diverso: un turismo lento, in armonia con i tempi della propria persona e con quelli della natura che ci circonda che sia capace di far riscoprire, grazie a questi spettacoli, quei piccoli borghi di territori meno conosciuti così belli ma purtroppo ormai in gran parte dimenticati. Siamo insomma davanti ad un progetto che negli anni è piaciuto, è cresciuto, ha dimostrato di funzionare.

Tutto bello, tutto fantastico, tutto facile? Assolutamente no! Come tutti sappiamo, la cultura, l’arte e lo spettacolo per creare eventi curati, con scenografia, costumi ed impianti  tecnici  adeguati avrebbero bisogno di investimenti e finanziamenti che non si riescono ad ottenere.  Purtroppo accade anche per “Scavalcamontagne”, un progetto autosostenibile grazie al piccolo cachet garantito dai Comuni e dalle offerte libere del pubblico, ma tutto questo non basta: ecco allora l’idea di un crowdfunding che possa aiutare a farlo crescere più rapidamente. Ci sono ancora pochi giorni per donare anche pochi euro sul sito 

ideaginger.it

anche per provare a creare una piccola comunità orgogliosa di contribuire alla creazione degli spettacoli, dietro cui ci sono giornate di scrittura, prove, spese per costumi, impianto  tecnico, elementi di scena, il lavoro di un regista. In  cambio di un contributo che ognuno darà secondo le possibilità, il donatore riceverà una ricompensa esperienziale come ad esempio un kit da camminatore, una canzone composta espressamente, un video di ringraziamento e tanto altro ancora, ma soprattutto la sensazione di sentirsi veri e propri co-produttori dello spettacolo.

Che aspettate? Un piccolo contributo adesso, le scarpe da trekking poi!!

Per donare www.ideaginger.it 

Appunti sparsi dal mondo della scuola (parte 3)

La scuola è ormai alla volata finale! Da Pasqua in poi si tireranno le somme per verificare il raccolto della semina effettuata dagli insegnanti e dai ragazzi nei primi sei mesi dell’anno grazie ad interrogazioni, verifiche o lavori in classe nei diversi ordini e gradi degli istituti.

Il lavoro del Consiglio d’Istituto invece, non può e non deve guardare solamente all’immediato ma progettare un futuro che potrebbe essere importante e decisivo per i prossimi decenni. L’ultima riunione infatti, ci ha visto partecipi dell’avvenire del nostro istituto comprensivo con l’illustrazione del gruppo di progettazione dei fondi del PNRR. Il nostro Istituto infatti, è tra quelli che saranno destinatari dei soldi provenienti dall’Europa che dovranno essere spesi secondo criteri ben precisi. Al netto delle questioni squisitamente burocratiche, è stato entusiasmante capire quanto lavoro ci sia dietro il lavoro quotidiano delle scuole dei nostri figli e soprattutto la difficoltà di cercare di capire cosa possa servire al nostro corpo docente nei prossimi 30 anni per interpretare al meglio il cambiamento che stiamo vedendo con i nostri occhi nella società. Riuscire o non riuscire a vedere con le lenti giuste la direzione verso la quale stanno andando i nostri bambini ed i nostri ragazzi ci permetterà di dare loro gli strumenti necessari per affrontare la complessità delle loro scelte future. Ed allora ecco che i soldi verranno investiti in innovazione e digitale con aule completamente trasformate per stare al passo con le nuove tecnologie che hanno così fortemente impattato sulle nostre vite quotidiane e su quelle della scuola. Riuscire ad avere lo sguardo giusto per leggere il mondo che cambia è la chiave per avere una società inclusiva, visionaria, pronta ad accogliere le differenze aprendosi agli altri anziché costruendo nuovi steccati. Ecco allora che gli strumenti digitali saranno utilizzati per affiancare anche nuove metodologie di insegnamento che riescano a combattere l’analfabetismo di ritorno e l’abbandono scolastico che, soprattutto dalla pandemia in poi, sta tornando a fare capolino nella nostra società. Ricordiamoci sempre che il cittadino non istruito è un burattino nelle mani del potere, una persona che, non conoscendo e non avendo le basi per interpretare il presente, accetterà qualunque tipo di decisione in modo acritico: la più grande minaccia alle nostre libertà individuali.

Ma l’ultima riunione è stata importante anche perché, diciamocelo sinceramente, dopo più di un anno la guerra tra Ucraina e Russia a causa della scellerata invasione di quest’ultima (non lo dimentichiamo mai!!!) ha un po’ stufato tutti ed inizia a perdere la centralità dei nostri notiziari. Il calo di interesse però, non cancella le necessità dei bambini e delle famiglie che hanno trovato fortunatamente un rifugio nel nostro paese, nelle nostre scuole. Anche il nostro Istituto Comprensivo ha accolto decine di bambini ucraini che però, scappando da un paese in guerra, sono arrivati senza parlare una parola di italiano, senza conoscere la realtà nella quale sono stati catapultati. E’ per questo che abbiamo presentato un progetto, che speriamo venga finanziato, per attivare corsi di lingua a vantaggio di questi bambini ed adolescenti che vorremmo ritrovare dopo l’estate con una maggiore possibilità di inserimento e di socializzazione grazie all’uso più robusto della lingua italiana.

Ma non è tutto solo futuro! Vi ricordate che nei precedenti appuntamenti parlavamo delle tematiche sensibili per i genitori che sarebbe stato bello affrontare a scuole con esperti del settore? Avevamo parlato di cittadinanza digitale, bullismo, difficoltà di apprendimento, corsi di affettività e tante altre cose ancora. Sono orgoglioso di poter dire che nel nostro istituto siamo stati ascoltati ed in questi giorni verrà effettuato un incontro sull’uso dei cellulari da parte dei nostri bambini nell’età della scuola primaria, una problematica molto sentita da tantissimi genitori che non sanno come affrontare l’utilizzo di telefoni e tablet in quell’età ancora giovanissima. Visto che troppo spesso siamo propensi a criticare il mondo della scuola perché non vuole affrontare certe tematiche o non offre possibilità di formazione e dialogo ai genitori, mi è sembrato doveroso prendere parola per ringraziare il Dirigente Scolastico per aver dimostrato la sensibilità necessaria ad aprire un canale di dialogo e confronto con i genitori. Un ambiente in cui ci si possa confrontare è un ambiente sano!

Alla prossima!

Fiorentini, AMICI MIEI

Ho ricevuto un regalo di compleanno in anticipo da un amico, uno storico del calcio che collabora con alcune testate tra cui “Contrasti“, uno dei pazzi con cui abbiamo pensato e realizzato l’avventura di “Rock and Goal“, ma soprattutto uno dei più grandi conoscitori della storia del gioco del calcio che io conosca: Gabriele Tassin. Leggetelo, non ve ne pentirete!!!

Dalla notte dei tempi l’uomo si pone le domande più argute e scabrose: Don Abbondio si domandava chi fosse Carneade, Gauguin dipinse un quadro interrogandosi “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, mezzo mondo si domandava come mai la Gregoraci stesse con Briatore, evidentemente ignara dell’estratto conto dell’imprenditore italiano. Nessuno si è però cimentato nella vera e unica questione che dovrebbe animare il dibattito socioculturalcalcistico: può un accanito tifoso interista provare sincero affetto e trasporto per la Fiorentina? Non sono pazzo, almeno non nel senso che intendete voi: faccio mio un invito abusato dalla tiktoker più scoperta della difesa guidata dal lisergico Giovanni Bia, meteora nerazzurra anni 90, e vi dico di seguirmi, in questo caso nel ragionamento.

No, non ho dimenticato il Franchi in festa che accusava i miei beniamini di daltonismo (oltre che di broccaggine) suggerendo a gran voce ai nerazzurri ormai groggy “il pallone è quello giallo”. Ricordo però anche la nostra prestazione e soprattutto seguo una precisa regola di vita che mi impone di non impermalosirmi GIAMMAI con un toscano, capace come nessuno al mondo di prenderti per il naso senza fartene accorgere con la sua feroce, meravigliosa ironia (per approfondire, citofonare Gasperini). E, lo so, la stampa ama raccontare di come andare all’ex Berta indossando i vessilli della squadra avversaria sia paragonabile a recarsi negli anni 80 a Medellin con una canottiera recante il messaggio “Escobar maricon” e urlando per i vicoli “il vero sballo è dire NO ALLA DROGA”. Ma io a certe cose credo poco, e poi il pericolo è il mio mestiere: chi ha avuto in squadra Schelotto e Belfodil non può temere alcun male.

Innanzitutto, prendo in prestito l’aforisma di Samuel Johnson, mio buon amico e stimato lettore, e parafrasandolo affermo con piena cognizione di causa che “chi è stanco di Firenze è stanco della vita”: città grande eppure a misura d’uomo, in cui ogni vicolo, ogni angolo, ogni ciottolo è impregnato di arte, storia, cultura. E il cibo, signori, sì il cibo, dal furgoncino con l’ambulante che ti piazza in mano un lampredotto da pace dei sensi, alla mitica fiorentina o al paradisiaco peposo, che solo il primo assaggio dovrebbe far bandire da ogni tavola i vegetariani e i vegani. Voi dite che sono litigiosi e collerici, io rispondo passionali, dall’animo ardente. Un popolo che sa amare alla follia, ma capace di esiliare o bruciare sul rogo i suoi figli non più prediletti. Sulle donne non posso dir nulla, perché ho una morosa che per dovere coniugale mi legge, e quindi ogni cosa io scriva potrebbe essere usata contro di me, ma è nota in tutto il globo terracqueo la bellezza delle figliole toscane, il cui splendore, reso immortale da fior di poeti e canzonieri, ha attraversato i secoli e perdura tutt’oggi.

Suvvia, diciamoci la verità, molte sono le cose che ci accomunano a chi si stringe orgoglioso al labaro viola di Narciso Parigi: la comune antipatia juventina, per esempio, ché le malefatte della Vecchia Signora ai nostri danni non posso qui elencare per mancanza di spazio, mentre a mero titolo di esempio cito “meglio secondi che ladri” e la vergognosa ruberia della finale UEFA 1990, con ratto di Baggio annesso e piazza incendiata dallo sdegno. Ma anche assi sudamericani egoisti al limite del cialtronesco (Edmundo che preferisce o carnaval allo scudetto, Icardi i diktat muliebri alla causa nerazzurra), le ladrate sofferte a causa del vergognoso Real, che negli anni 80 infestava il cammino europeo nerazzurro con risse abominevoli e furti perpetrati da arbitri e funzionari corrotti derubricati a miedoescenico del Bernabeu! La Fiore invece, PRIMA ITALIANA A GIUNGERE ALLA FINALE DELLA COPPA CAMPIONI (chissà perché non la ricordano mai, questa cosa, curioso), vide il Real padrone di casa usarle la cortesia di portare alla finale il pallone e anche l’arbitro che, fatalità, permise ai padroni di casa di sbloccare il risultato concedendo un rigore per fallo commesso più o meno a metà campo. Quando si dice il caso…

E poi ragazzi, la Fiorentina mi ha regalato note di colore memorabili: antesignani della moviola in campo (il mitico Lubos Kubik!), giocatori che anticiparono i format di successo di MTV (“Non sapevo di essere in rosa” Javier Aguirre, 1988), presidenti che reagivano a corna ventilate con esoneri annunciati di imperio e discussi in diretta televisiva in una corrida memorabile che infiammò i tubi catodici (Cecchi Gori junior versus Radice, Processo del Lunedì, gennaio 1993). E sul campo, che in quel caso era il sacro tappeto erboso del Meazza, vidi l’intervento falloso più osceno della Storia, Taribo West che interpreta un pittoresco Hulk Hogan nigeriano sbriciolando la caviglia di Kanchelskis con un intervento che avrebbe fatto inorridire gli spettatori di SmackDown. Mi aspettavo venisse passato per le armi sul cerchio di centrocampo, di fronte alle maestranze schierate: ricevette un giallo. E poi il colore della divisa, scelto dal marchese Ridolfi, e il fascino che esercitò sul me bambino il giglio dei Pontello sulla divisa indossata da quell’eroe tragico e magnifico di Giancarlo Antognoni, “il ragazzo che gioca guardando le stelle”.

Ma amo soprattutto la Viola per quanto successe nel campionato 1988/89, l’anno dello scudetto dei record.

Sì, perché ovviamente il nemico, quell’anno aveva le maglie celesti e i volti minacciosi di quegli artisti del calcio che si chiamavano Maradona e Careca: ma se il Napoli fu avversario irriducibile, ultimo ad arrendersi allo strapotere dello squadrone nerazzurro, chi mise davvero in pericolo la vittoria del Bene, quell’anno, fu proprio la compagine viola. Come mai? Presto detto. Dopo una campagna acquisti scintillante, la stagione inizia con la Coppa Italia, che all’epoca aveva i primi turni che si disputavano in fase a gironi. Il campionato sarebbe iniziato a ottobre per “colpa” delle Olimpiadi di Seul, alcuni stadi erano in ristrutturazione per gli ormai prossimi Mondiali casalinghi del 90, fra cui naturalmente il Meazza: ed è per questo che il match decisivo del secondo turno, dopo due pareggi, l’Inter lo gioca a Piacenza, proprio contro la Fiorentina. Un rigore di Matthaus porta l’Inter in vantaggio, poi in un paio di minuti la difesa meneghina diventa narcolettica e permette a un Borgonovo liberissimo di infilare di testa Zenga da pochi passi: non passano sessanta secondi e mentre la terza linea nerazzurra fa da testimonial a Madame Tussaud, la coppia gol Borgonovo&Baggio raddoppiava abbattendo a pallonate un estremo difensore lasciato più solo di Chuck Noland in Cast Away. Nella ripresa si attendeva il riscatto interista, ma i tifosi della Beneamata poterono mandare la tessera societaria al buzzatiano Giovanni Drogo: un rigore chirurgico di Baggio portava a tre le reti viola, e poco dopo una punizione battuta velocemente da Dunga coglie di sorpresa chiunque, e permette a Mattei, la cui figurina non ispirava già tutta questa simpatia, di meritarsi alcune mie pacate rimostranze travestendosi da Garrincha e calibrando un mirabile pallonetto per il 4-1. L’Inter ha una reazione d’orgoglio, Morello di testa e Matthaus da pochi passi accorciano le distanze, rendendo meno amaro il punteggio nella forma ma non nella sostanza. L’Inter è fuori, i media si scatenano a colpi di CRISI INTER (certe cose non cambiano mai), si invoca Guilllotin per il Trap, candidando Fascetti al suo posto! Una delle tante sliding door della storia, fortunatamente chiusa a doppia mandata dall’intervento della Vecchia Guardia che anziché morire o arrendersi, si schierò dalla parte del proprio condottiero lasciando la stampa specializzata a coprirci di ciò che disse Cambronne a Waterloo.

Luca Mattei, amatissimo da Gabriele Tassin!

Ne seguì un girone di andata strepitoso, con l’Inter che va in fuga già dopo poche giornate, trascinata dal duo teutonico Matthaus – Brehme, dalla regia sapiente e razionale di Matteoli, dalle sgroppate di Berti e dallo stato di grazia di Aldone Serena, mai così bomber come quell’anno. L’ultima di andata vede l’Inter, già campione d’inverno, ospite all’allora Comunale di Firenze. Berti, ex di giornata, viene accolto trionfalmente dai suoi vecchi sostenitori, osannato come Michael Douglas da Kathleen Turner nella Guerra dei Roses: l’Inter è inguardabile ma passa in vantaggio su rigore, venendo poi raggiunta da un guizzo di Roberto Baggio. Cucchi fa il brasiliano e segna un gol strepitoso, sancendo il sorpasso dei padroni di casa, ma due proditorie capocciate di Serena, imbeccato da Diaz, ribaltano clamorosamente il match. Poi il Trap decide di coprirsi, togliendo l’argentino per mettere Verdelli: un minuto dopo Borgonovo in mischia anticipa tutti e sigla il 3-3, poi Bergomi decide dal nulla di presentare al pubblico pagante una personalissima versione di “Muoia Sansone con tutti i filistei!” regalando con un retropassaggio suicida al compianto Stefano l’occasione di diventare l’hombre del partido. Borgonovo aggira Zenga e mette in rete, il Comunale esplode , io alla radio vorrei morire. Trascinando possibilmente con me lo Zio. L’impresa viola scatena una ridda carnascialesca laddove dominava Lorenzo il Magnifico: chi vuol esser lieto sia, come scrisse il Medici, e perfino il Mosè di Michelangelo, che ok, non era fiorentino, ma aveva natali toscani pure lui, finalmente accontentò il suo creatore e urlò tutta la sua gioia per una Viola da sballo, rispondendo al “perché non parli?” con un “perché prima non c’era un cazzo da dire!” In sala stampa gente si dava di gomito: finalmente si poteva rispolverare il “CRISI INTER!”, col Napoli a un punto, pronto a fare Gassman sorpassando i nerazzurri. Il sogno pareva destinato a finire, ma quell’Inter era d’acciaio e rispose infilando 8 vittorie consecutive, infrangendo record su record e vincendo il campionato con quattro giornate di anticipo, matematica certezza giunta proprio battendo il Napoli in un Meazza gremito e tripudiante. E per l’ultima partita, nel giorno dell’apoteosi, ecco ritrovare proprio la Fiore, con Diaz che mi insegna a gustare il freddo sapore della vendetta contro i Pontello che lo avevano cacciato malamente con una tonitruante bordata, che significava spareggio UEFA per la Viola. L’ultimo tocco, a porta vuota, sarebbe stato opera del sottovalutatissimo e bravissimo Alessandro Bianchi. All’epoca ero meno saggio, e apprezzai in modo un po’ naif le due vittorie fiorentine, lasciandomi andare a pensieri che avrebbero fatto inorridire il mio catechista, ma che inconsciamente dimostravano il mio apprezzamento per gli intercalari fioriti di un popolo tanto insigne e colto. Con l’età capii che ogni impresa, per esser davvero tale, deve passare attraverso momenti perigliosi.

E quindi, amici viola, credetemi quando vi dico che grande è il mio affetto verso di voi: non così grande da consentirmi di fare ricorso a retorica ipocrita sullo spartirsi la posta, e il primo aprile gradirei non mi faceste scherzi da prete. Poi però vincetele tutte, soprattutto in Europa. Che io ci spero davvero, a fine anno, di sollevare entrambi un trofeo a testa. E se invece vorrete sgambettarci e darmi un dispiacere, non muterà il mio sentimento verso di voi, ma prendendo in prestito le opinioni di un allenatore toscanissimo che non stimo e che riferiva garrulo che “bestemmiare fa parte della cultura toscana”, la prossima lettera a cuore aperto verrà da me redatta interamente in toscano. In vostro onore, naturalmente.

Un ragazzo fortunato

Wwayne, uno dei più grandi amici del Corner del Lungo, ci ha fatto un grandissimo regalo: mi ha inviato la storia di uno dei più grandi talenti inespressi del calcio europeo degli ultimi anni: Bojan Krkic!

Ognuno di noi ha un calciatore preferito. Talvolta capita che questo calciatore non sia il campione di turno, ma un giocatore meno scontato, che magari non ha il piede di Messi o di Cristiano Ronaldo, ma che per vari fattori ti entra nel cuore più di tanti altri fuoriclasse. Per me quel giocatore è sempre stato Bojan Krkic.

Mi accorsi di questo giocatore quando cominciò ad emergere nel Barcellona. Era un attaccante esterno, basso di statura e gracile nel fisico, ma con una tecnica e un tocco di palla davvero sopraffini: in pratica era un doppione di Messi, e infatti giocava soltanto quando l’allenatore decideva di fare a meno dell’argentino. Cioè mai.

Il nostro Bojan, dopo qualche anno passato a scaldare la panchina, decide di andare a giocarsi le sue carte altrove. Sceglie la Roma, perché allora a guidare i giallorossi c’era un suo vecchio amico, Luis Enrique. Il suo ragionamento è chiaro: l’allenatore mi conosce, sa che vengo per giocare, quindi non ci penserà due volte a lanciarmi titolare. Purtroppo Bojan aveva fatto male i suoi conti: nel suo ruolo la Roma aveva comprato un altro giocatore di grande talento, Erik Lamela, che si ambientò più velocemente di lui e che lo costrinse a passare un altro anno in panchina. Tuttavia, nei pochi minuti giocati Bojan riuscì a dare comunque una dimostrazione della sua classe infinita. La partita era Roma – Inter (22ma giornata della stagione 2011 – 2012): i nerazzurri avevano vinto la Champions’ League appena due anni prima, ma dopo quel trofeo la squadra era letteralmente scoppiata non avendo più energie fisiche e mentali da spendere. Quella partita lo provò in maniera lampante, perché la Roma umiliò l’Inter con un nettissimo 4 – 0: il sigillo finale lo mise proprio il mio idolo, e fu un gol semplicemente meraviglioso. Piscitella (altro talento perso per strada) fece un cross; Bojan arpionò la palla, ma era molto distante dalla porta ed era marcato da quattro (QUATTRO!) giocatori: di conseguenza, tutti si aspettavano che perdesse palla da un momento all’altro. Lui invece riuscì a tenerla e a trovare uno spiraglio per tirare: contro ogni previsione, la palla passò in mezzo a quella selva di gambe senza trovare nessuna deviazione, e si infilò magicamente in rete. In quel momento ebbi la certezza che Bojan non era semplicemente un bravo calciatore, ma un vero e proprio genio. Soltanto un genio infatti riesce a trovare uno spiraglio di luce dove gli altri vedono solo tenebra: a Bojan era successo ciò che succede ai matematici quando risolvono un problema impossibile, o ai classicisti quando riescono a tradurre un testo scritto in un greco complicatissimo. E gli era successo perché lui aveva un dono, che nessuna stagione passata in panchina poteva portargli via.

Dopo aver buttato un altro anno a Roma, Bojan decide di cambiare nuovamente squadra: evidentemente l’Italia gli piace, perché si trasferisce al Milan. Purtroppo ci arriva nel momento peggiore possibile: i rossoneri hanno appena venduto i due giocatori più forti (Thiago Silva e Ibrahimovic), e quindi l’atmosfera è più depressa che mai. L’allenatore dà una chance a tutti i giocatori, nella speranza di trovare in mezzo a loro qualcuno che non faccia rimpiangere troppo i fuoriclasse appena ceduti: il guaio è che nessun elemento della rosa milanista è in grado di reggere il confronto con quei due, men che meno Bojan, che è un giocatore completamente diverso da Ibrahimovic. Insomma, il mio idolo aveva scelto la peggior squadra possibile per rilanciarsi tanto da pagare quest’errore con la consueta punizione: collezionare una panchina dietro l’altra arrivando a fine stagione con la sensazione di aver sprecato altro tempo prezioso. La volete sapere una cosa curiosa? In tutto questo tempo, il Barcellona non aveva ancora ceduto il suo cartellino! Alla Roma ed al Milan infatti, Bojan era andato in prestito: per me i catalani non l’avevano venduto perché vedevano in lui un piccolo Messi e quindi coltivavano ancora la speranza che in futuro quel ragazzo così simile al loro fuoriclasse avrebbe potuto raccoglierne l’eredità. Sembra ridicolo a dirlo oggi, ma credetemi, soltanto pochi anni fa la cosa era perfettamente plausibile.

Non a caso, quando finisce l’esperienza al Milan, il Barcellona opta per un terzo prestito: stavolta lo manda in Olanda, all’Ajax. E qui c’è il primo vero fallimento della carriera di Bojan: finora poteva giustificare i pochi gol dicendo che non lo facevano giocare, ma in Olanda questa scusa non regge più, perché l’allenatore lo mette sempre titolare e lui continua a segnare pochissimo. A quel punto il Barcellona ne ha abbastanza e lo scarica ad una squadra della bassa Premier League (lo Stoke City). Ci sono delle persone che, quando entrano in crisi, hanno bisogno di toccare il fondo prima di cominciare a risalire ed è esattamente ciò che è successo a Bojan: ritrovatosi a lottare per la salvezza per la prima volta nella sua carriera, invece di intristirsi per come era andata a finire si  rimbocca le maniche ed  inanella una partita da urlo dietro l’altra. Ma il destino, che tante vittorie gli aveva regalato quando teneva in caldo la panchina del Camp Nou, scelse proprio quello straordinario momento di forma per presentargli il conto: dopo mezza stagione sopra le righe, Bojan si ruppe il crociato e fu costretto a star fermo 6 mesi. Molti giocatori non riescono a tornare come prima dell’infortunio ed inoltre c’era da considerare l’aspetto psicologico: lo spagnolo era stato bloccato dalla sfortuna nel suo momento di massimo splendore, proprio quando aveva ottenuto il ruolo di protagonista dopo tante comparsate. Non era facile ripartire dopo una mazzata così grande ed infatti Bojan non si è più ripreso: lo Stoke City se n’è accorto, e ha deciso di rescindere il contratto.

A quel punto Bojan è emigrato in America: lì il calcio è ad un livello quasi amatoriale, quindi “io che dovevo essere l’erede di Messi farò furore!” avrà pensato…ed invece le cose sono andate diversamente: la squadra che l’aveva ingaggiato (il Montréal Impact) se l’è tenuto per 2 anni, poi ha deciso di non rinnovargli il contratto. Così dal Dicembre 2020 Bojan si è svincolato, ed è rimasto senza squadra per ben 8 mesi: del resto, dopo aver fallito in un campionato facilissimo come quello americano non ci sono molti altri posti in cui andare ma, nell’Agosto 2021, riceve un aiuto inaspettato: un suo ex compagno di squadra ai tempi del Barcellona (Iniesta) che intanto si era trasferito in una squadra giapponese (il Vissel Kobe), impietosito per la sua triste fine, suggerisce ai dirigenti di dargli una chance. E così, nonostante il flop canadese, Bojan è di nuovo in pista.

Per quanto possa sembrare incredibile, lo stesso Bojan che un tempo dribblava 4 difensori dell’Inter si è dimostrato incapace di dribblare perfino i difensori giapponesi! In 26 presenze con il Vissel Kobe, ha messo insieme la miseria di 1 gol e 3 assist, e questo nonostante il fatto che a lanciargli la palla ci fosse un fuoriclasse come Iniesta. Probabilmente a Bojan era passata la voglia e quindi non avrebbe fatto gol neanche nel campionato più scalcagnato del mondo! Proprio perché a Bojan è passata la voglia, in questi giorni ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, a soli 32 anni e con un solo infortunio grave in carriera. La sua storia potrebbe suscitare tristezza e rimpianto, a me invece fa venire solo un grande sorriso: la stella di Bojan è brillata per poco, ma io quel poco me lo sono goduto fino in fondo e lo conserverò per sempre tra i miei ricordi più cari. Perché gli anni più belli di Bojan sono stati gli anni più belli anche per me: anche io a quei tempi avevo dei problemi, ma erano delle sciocchezze rispetto a quelli che ho dovuto affrontare in seguito. E lo stesso vale per Bojan: quando giocava nel Barcellona il suo problema era che doveva fare la riserva di Messi, oggi il suo problema è che non fa gol neanche in Giappone, e probabilmente pagherebbe oro per fare la riserva di Messi nel PSG.  La sua storia ci insegna ad accontentarci di quello che abbiamo, ed a considerarci fortunati anche quando ci sembra che le cose potrebbero andare meglio. Bojan è stato un ragazzo fortunato, perché la vita gli ha concesso di far parte di una delle squadre più forti di tutti i tempi (il Barcellona di Messi e Guardiola)! Il fatto che due stelle di quella squadra come Piqué e Iniesta siano ancora in contatto con lui dopo tutti questi anni, dimostra che Bojan non è stato l’erede di Messi, ma è comunque un bravo ragazzo e quindi presto o tardi la vita lo premierà. Io gli faccio un grandissimo in bocca al lupo, e anche tanti complimenti per una carriera piena di aneddoti da ricordare.

Io di sicuro li ricorderò per sempre.

Appunti sparsi dal mondo della scuola (parte 2)

E’ stato un mese di passione quello che ho vissuto tra la riunione del Consiglio d’Istituto di gennaio e quella di pochi giorni fa, nel mese di febbraio.

Come certamente ricorderà chi segue la rubrica, la scorsa volta vi avevo raccontato della mia nomina a componente della Giunta Esecutiva, ruolo che mi ha portato a dover studiare in una sola settimana (vista la scadenza ravvicinata per l’approvazione del bilancio) una gran mole di dati, numeri, decisioni prese non solo nell’ultimo anno ma anche in quelli meno recenti. L’occasione in cui la Giunta si è riunita, alla presenza del Dirigente Scolastico e del Responsabile Amministrativo, è stato un bel momento di formazione e di approfondimento su tematiche spesso poco conosciute che invece hanno una valenza fondamentale per la vita dei nostri istituti scolastici. Grazie al nostro lavoro, al termine di un confronto pacato e sereno, è stato dunque possibile approvare il programma annuale del Comprensivo in Consiglio di Istituto. E’ stato per me motivo d’orgoglio e soddisfazione poter parlare davanti agli altri consiglieri per mettere meglio a fuoco quelle che mi sembrano essere le problematiche da affrontare e gli obiettivi da centrare nel medio e lungo termine. In particolare ho posto l’attenzione, in Giunta prima ed in consiglio poi, sulla necessità di mantenere un rapporto di fiducia nei confronti dei genitori che scelgono di portare i propri figli nelle scuole del nostro comprensivo. Se chiaramente non è nostro compito entrare in merito all’aspetto didattico, sulla gestione finanziaria della scuola possiamo e dobbiamo fare di più: mi riferisco al contributo volontario che ogni anno le nostre scuole chiedono ai genitori per la propria attività annuale. Credo sia doveroso oltreché necessario rendicontare meticolosamente come vengono utilizzati questi soldi e sono orgoglioso di poter dire che il nostro istituto comprensivo già fa questo lavoro! Il problema è che se questo lavoro non viene pubblicizzato ed i genitori non ne vengono a conoscenza, che valore ha? Ecco, su questo possiamo e dobbiamo fare di più ed ho dato la mia completa disponibilità non solo ad aiutare nella rendicontazione, ma soprattutto a pubblicizzarla! In questo modo potremo chiedere il contributo ai genitori spiegando quante cose utili abbiamo potuto mettere a disposizione dei nostri  figli nella vita scolastica quotidiana!

Venendo invece poi alle difficoltà relative alle scelte che l’Istituto avrà di fronte, è molto interessante essere venuto a conoscenza della differenza tra contributi economici cosiddetti vincolati e non vincolati. Lavorando nel privato, ho imparato che quando arrivano fondi statali o comunque pubblici, la destinazione d’uso è sempre vincolata e dunque non ci sono margini di autonomia decisionale relativa all’utilizzo di essi. Nella scuola invece, la riforma che ha donato l’autonomia agli istituti scolastici, incide anche dal punto di vista economico e dunque dovremo essere bravi ad individuare progetti interessanti che aiutino le insegnanti nel loro lavoro e che non siano fini a sé stessi ma che diano continuità progettuale al corpo docente ed ai nostri studenti. Su questo ci dovremo impegnare, così come abbiamo fatto riuscendo a stipulare una convenzione per il rafforzamento della lingua straniera strappando un ottimo accordo con uno dei migliori centri della città.

Non vi nascondo che è stato un mese faticoso, fatto di studio, fatica, tempo sottratto al sonno ed alle mie passioni, ma sapere che tutto questo può aiutare anche in minima parte la serenità dell’ambiente che ogni giorno i miei figli frequentano, mi dona una soddisfazione immensa.

Alla prossima!

Appunti sparsi dal mondo della scuola (parte 1)

Come avevo promesso nell’articolo in cui davo la notizia della mia elezione nel Consiglio di Istituto qualche settimana fa, inizia oggi una rubrica che vuole raccontare le mie riflessioni in merito a ciò che sta accadendo in questa nuova avventura  ed alle insidie che questo mondo tanto bello quanto complicato nasconde. 

Innanzitutto voglio dire a tutti quelli che, al momento dell’elezione, hanno scosso le spalle rispondendo “bravo ma tanto non serve a nulla”…voglio dire che non è vero. Il Consiglio di Istituto è un organo che viene molto spesso chiamato in causa ed ha un ruolo di controllo e di consultazione importante: come tutte le cose poi, dipende da come si intende svolgere il proprio ruolo, se impegnandosi o meno, e da come l’organo viene gestito da chi ha la responsabilità dell’Istituto Comprensivo, cioè dal Dirigente Scolastico. Nel mio caso posso dire che dall’inizio di Dicembre, momento in cui il nuovo Consiglio è entrato ufficialmente in carica, abbiamo già avuto due riunioni in presenza ed una on line in poco più di 45 giorni, segno della volontà di condivisione di un percorso. Se contiamo che nel mezzo ci sono state anche le vacanze di natale, potremmo dire che è stato un inizio sprint! Una partenza che non è stata solamente burocrazia, come l’elezione del Presidente e del Vice, ma anche di sostanza con tematiche interessanti ed un dibattito spesso vibrante ma sempre nell’ottica di raggiungere una decisione condivisa che avesse il benessere degli studenti come unica stella polare.

Nella seconda riunione poi, sono stato investito di un ruolo importante che mi ha dato ulteriori motivazioni per studiare, approfondire, capire questo nuovo mondo. All’interno del Consiglio d’Istituto infatti, deve essere eletta una Giunta Esecutiva che ha un ruolo più amministrativo, con il controllo del bilancio dell’intero Istituto. Un po’ perché l’amministrazione è il mio mondo ed un po’ perché (almeno lo spero) gli altri genitori eletti hanno stima di me, sono stato designato come uno dei cinque componenti la Giunta e, per questo, sono stato chiamato a studiare il bilancio e ad approvarlo in un’interessantissima riunione on line. Insieme agli altri componenti, al Dirigente Scolastico ed al Responsabile amministrativo, abbiamo avuto la possibilità di fare domande e di approfondire le entrate e le uscite annuali. Spesso si dice che le scuole non abbiano i fondi necessari per portare avanti le varie attività che sarebbero necessarie per la crescita dei nostri ragazzi ma…. è proprio così? Certamente non si naviga nell’oro ma, almeno nel nostro caso, sembra veramente essere la burocrazia la nemica numero 1! Quella che si annida in regolamentazioni cervellotiche, spesso contraddittorie, che non aiutano ma anzi ostacolano quei giusti investimenti che potrebbero aiutare i nostri istituti ad essere la casa accogliente del cittadino di domani.

Ho visto quanti soldi si riescono a spendere per l’inclusione tecnologica ad esempio (attraverso acquisti di device, computer o anche solo amplificatori di segnale wifi), ma ho anche visto che forse si potrebbe incidere maggiormente grazie a progetti specifici che aiutassero le insegnanti nella loro vita quotidiana in classe. Perché non aprirsi di più alle professionalità di esperti esterni per trattare, ad esempio, nella secondaria di primo grado l’approccio alla sessualità? Oppure il tema dell’accoglienza di bambini stranieri o di bambini disabili nella classi della scuola dell’infanzia o primaria, istituti in cui sempre più spesso arrivano anche durante l’anno bambini da inserire in classe?  Su questo mi vorrei impegnare in questi tre anni, convinto che con un Dirigente Scolastico così pronto ad ascoltare come quello che abbiamo, ed un Presidente del Consiglio d’Istituto in grado di tenere sempre aperto il canale del dialogo, si possa rendere il nostro Istituto Comprensivo un gran bell’ambiente in cui portare i figli.

Alla prossima!

La filastrocca del 2023

Prima di mettermi a tavola per il cenone

devo rinnovare la nostra tradizione

scrivere una filastrocca per il nuovo anno 

come ormai troppi pochi fanno.

Gioie e delusioni si sono alternati

come accaduto negli anni passati

ma nel 2022 abbiamo sentito forte il terrore

per colpa della guerra scatenata da un coglione.

L’idea avuta in testa da Putin il conquistatore

mi pare simile a quella di qualche dittatore 

è riuscito a riportare indietro le lancette dell’orologio

e ci ha costretti a leggere ogni giorno il necrologio.

Nell’anno in cui si è riaffacciata una superpotenza

perdiamo un grandissimo uomo di scienza

Piero Angela divulgatore in grado di raggiungere tutti

dai Professori universitari fino ai farabutti.

In quest’anno se n’è andata una figura che mi accompagnava da quando sono nato

la regina Elisabetta che gli eventi più importanti aveva attraversato

chissà se Carlo dopo tutti questi anni di attesa

riuscirà a tenere la corona dagli scandali difesa.

Nella nostra Italia che il cinema ama

una lunga malattia ha spento una meravigliosa madama

la bravissima Monica Vitti ci ha dovuti lasciare

ma la bandiera della sua arte non si potrà ammainare.

Mentre questi personaggi il 2022 salutava

il costo della vita intanto volava

con il prezzo del gas che si issava beffardo

quasi come se fosse un lucente smeraldo.

Draghi con il governo dei migliori ha provato a tenere su la baracca

ma Berlusconi Salvini e Conte erano intenti a cambiare casacca

facendo cadere all’improvviso l’esecutivo

portando il paese ad un voto insolitamente estivo.

Giorgia Meloni ha condotto per la prima volta la destra alla guida del paese

speriamo che le tante promesse non siano adesso disattese

all’opposizione bastava dire “no!” per avere ragione

ora servono politiche che aiutino le persone

per uscire da un periodo buio come la notte

senza ritrovarsi tutte le ossa rotte.

Per il 2023 vorrei che la nostra nazione

prendesse dal Marocco dei mondiali una bella lezione

lottare tutti insieme per un unico obiettivo

aiuta anche il mediocre ad essere superlativo.

Buon 2023 a tutti!!

Riflessioni a mente fredda su Qatar 2022

Con la bellissima finale tra Argentina e Francia, si è chiusa una delle edizioni più controverse, chiacchierate, criticate della storia della manifestazione. Da un’assegnazione da parte della FIFA a dir poco opaca, fino allo sgarbo della vestizione di Messi con il blisht prima di poter finalmente alzare quella coppa che inseguiva da sempre, il campionato del mondo 2022 verrà ricordato anche per la battaglia sui diritti civili negati in Qatar, per le morti sul lavoro, per le troppe limitazioni democratiche di un paese che probabilmente non avrebbe meriato questa vetrina.

In questa sede però, preferisco parlare di calcio giocato, dei migliori talenti visti, delle novità tattiche, delle sorprese e delle delusioni. Insomma di ciò che è successo su quel rettangolo di gioco che ci regala emozioni immortali che resteranno per sempre con noi: dallo strapotere fisico di Mbappè, alle carezze alla palla di Leo Messi, dalla leggendaria cavalcata del Marocco, alla ridicola apparizione del Qatar. Pronti? Via!

RIFLESSIONI TECNICHE

L’ultimo decennio è stato indubbiamente dominato dalla coppia Messi Cristiano Ronaldo: un funambolo della tecnica che danza sul pallone, che bacia il cuoio con i piedi ogni volta che l’accarezza, contro una macchina fisicamente perfetta fatta di potenza e di continui miglioramenti tecnici grazie all’etica del lavoro. Messi baciato dal Dio del calcio che gli ha regalato un talento fuori dal comune, Ronaldo (non quello vero) nato con mezzi fisici impressionanti grazie ai quali è riuscito a chiedere a sé stesso più di chiunque altro per poter provare a reggere il confronto fino a quando Lionel ha coronato il sogno di una vita mentre CR7 si schiantava fragorosamente al suolo, finito su una panchina a guardare i propri compagni giocare. Ma se Messi ha raggiunto l’immortalità calcistica, un nuovo fenomeno ha confermato che la prossima decade, a meno di sfortunati infortuni, sarà tutta sua: Kylian Mbappè ha strabiliato in finale con una rete che resterà nella storia di questo meraviglioso sport ma soprattutto ha dimostrato ancora una volta di essere la cosa più vicina a Ronaldo (quello vero) che si sia mai vista in campo. Ed ha anche dimostrato di essere, seppur con alcune differenze, l’evoluzione della diatriba tra Messi e Ronaldo. Mbappè infatti, unisce una tecnica sopraffina ad una forza fisica, un allungo ed una velocità quasi sovrumana. E’ il prototipo perfetto del nuovo fenomeno del calcio mondiale fatto di tecnica, forza fisica, velocità, freddezza, capacità balistiche: serve altro?

RIFLESSIONI TATTICHE

Dal punto di vista tattico non è stato certamente un mondiale rivoluzionario: si sono rafforzate alcune tendenze che già si erano affermate nelle ultime stagioni e possiamo finalmente dare una grande notizia al mondo del calcio…. il tiki taka, per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni, è morto! Il possesso palla orizzontale, quello in cui si continua a girare palla all’infinito alla ricerca di uno spazio in avanti per guadagnare metri soprattutto in ampiezza, ha fatto il suo tempo e si è tornati ad attaccare maggiormente la verticalità. Si punta inoltre nuovamente sulla qualità del gesto del calciatore e non sulla tattica di squadra soprattutto perché, e questa è la più grande novità, si è tornati a scommettere sul duello individuale uomo contro uomo. Già nelle ultime stagioni avevamo più volte sottolineato, anche su questo blog, come il gioco stava cambiando perché ci si muoveva in avanti per difendere, attaccando fin da subito l’avversario in ogni zona del campo, cercando di ripartire in velocità buttandosi sulle seconde palle. Tutto questo abbiamo visto in Qatar e tutto questo spiega perfettamente perché l’Italia è in così netta difficoltà in campo internazionale. Negli ultimi anni purtroppo, nei settori giovanili italiani, si è puntato troppo sulla tattica e poco sulla tecnica, troppo sulla difesa di squadra e poco sull’uno contro uno, troppo sul possesso palla e poco sulla verticalizzazione. L’Italia, spesso all’avanguardia, è adesso in netto ritardo su tutto ciò che è determinante nel gioco del calcio attuale. Per concludere, se a qualcuno piacciono i numeri, possiamo affermare che i moduli tattici hanno avuto ben poco peso in questa edizione dei mondiali: se guardiamo anche solo alle due finaliste, è difficile poter dire se la Francia giocasse con una difesa a 4 o a 3 o l’Argentina con il centrocampo a 3 o a 4 dal momento che le posizioni di Theo Hernandez e Di Maria non erano inseribili dentro un solo reparto. E’ sempre più importante il concetto di flessibilità tattica, la capacità di leggere le situazioni che gli avversari presentano, le mosse per bloccare le migliori qualità dei calciatori che si affrontano.

LA SQUADRA SORPRESA DEL MONDIALE

Molte volte, durante manifestazioni come il mondiale, è difficile essere tutti d’accordo sui giudizi da dare alle squadre, ma credo che si possa tranquillamente sfatare questo tabù: il Marocco è la più grande sorpresa di Qatar 2022. Prima nazionale africana ad arrivare in semifinale nella storia, rimasta ai piedi del podio solo per la sconfitta contro la Croazia, la nazionale marocchina ha stupito tutti ed è diventata velocemente la squadra simpatia del torneo. Differentemente da quasi tutte le altre squadre però, la compagine di Regragui ha puntato tutto sulle letture difensive giocando un calcio collettivo in cui la linea di centrocampo e quella di difesa si schierava quasi al limite dell’area in modo molto compatto. Difesa bassa, con un mediano pronto a schiacciarsi in mezzo ai due difensori centrali, per dare ai due terzini, Hakimi e Mazraoui calciatori tra i più talentuosi in rosa, la possibilità di ripartire velocemente in contropiede. Al netto di Ziyech ed Amrabat, già conosciuti, si sono fatti apprezzare interpreti fino ad oggi nell’ombra come Boufal, Ounahi o il portiere Bounou.

LA SQUADRA DELUSIONE DEL MONDIALE

Se il Marocco ha fatto sognare, ci sono due squadre europee che si contendono la palma della squadra delusione: Germania e Belgio. C’è però una netta differenza tra le due, poiché la Germania è in un momento di passaggio tra una generazione ormai al tramonto ed un ricambio che sta avvenendo ma non è ancora giunto a compimento. I diavoli rossi invece, erano di fronte all’ultima opportunità per quella che era stata definita una generazione di fenomeni che però, anche stavolta, sono tornati a casa con un pugno di mosche in mano. Uno spogliatoio spaccato, una squadra in cui i tanti piedi buoni non sono sembrati pronti a sacrificarsi per il bene comune, un attacco in cui Lukaku è stato addirittura dannoso. In mezzo a questo deserto, l’unico che ancora una volta ha dimostrato di poter stare nell’Olimpo degli interpreti del proprio ruolo è stato Courtois, mentre gli altri, da De Bruyne a Hazard, da Carrasco a Meunier, non sono stati all’altezza di una manifestazione in cui in poco più di venti giorni ci si gioca tutto. Peccato, ancora una volta la scuola belga spreca una generazione di fenomeni senza riuscire a portare a casa nemmeno un trofeo.

E voi che ne pensate? Fatemi sapere nei commenti!

I sogni son desideri

Sembra incredibile ma anche stavolta l’obiettivo è stato raggiunto! Grazie a Giacomo Cialdi, giornalista pubblicista, autore di libri e racconti, ma soprattutto amico perdutamente innamorato di Firenze e della Fiorentina, ho trovato posto tra gli scrittori (mamma mia che parolona) del libro appena uscito ed intitolato “La prima volta a…..Firenze”. E’ stato un vero piacere poter raccontare una parte di me che spero abbia trasmesso l’amore viscerale che provo per la mia città, per il centro cittadino, per i miei amici. Ho voluto mettere su carta un avvenimento reale grazie al quale conoscere una parte di me, quella di un brontolone mai domo, sempre pronto a dire la propria, sempre pronto a spendersi per gli altri, soprattutto se sono amici veri.

Se vi và, “La prima volta a…..Firenze” può essere un regalo di Natale intelligente per conoscere meglio, attraverso i racconti di tanti scrittori fiorentini e la prefazione di Stefano Cecchi, la splendida città che ho la fortuna di vivere quotidianamente. Lo trovate nelle librerie oppure anche su Amazon.

Aspetto i vostri commenti e perché no anche le vostre critiche! Buona lettura!!