Appunti viola tra il sorteggio di Conference League e la trasferta inglese

Finalmente ci siamo, finalmente il calcio che conta! Dopo il calendario della Serie A che vedrà i viola esordire a Marassi contro il Genoa del mai dimenticato Gilardino, la Fiorentina conosce anche l’avversario dei playoff di Conference League, avversario che dovrà essere necessariamente superato per avanzare alla fase a gironi, nella speranza di ripercorrere l’entusiasmante cavalcata dello scorso anno. Certamente poteva andare meglio ma l’urna stavolta è stata più gentile rispetto alla scorsa stagione quando i viola pescarono il Twente: la vincente tra Debrecen e Rapid Vienna (sulla carta favorita) sarà un avversario da non sottovalutare ma comunque alla portata della Fiorentina che potrà contare anche sulla gara di ritorno al Franchi. Le insidie sono principalmente quella di una condizione atletica che sulla carta sarà peggiore, visto che il campionato austriaco e quello ungherese cominciano prima della nostra Serie A, e quelle ambientali dal momento che la trasferta sarà vietata ai tifosi viola dopo i problemi della gara di semifinale dello scorso anno giocata a Basilea. Vincenzo Italiano ed i suoi ragazzi dovranno insomma sbrigarsela da soli sperando che nel frattempo la rosa a disposizione del mister sia finalmente completata da acquisti che innalzino la qualità della squadra.

Saltando invece al Torneo Sela disputato dai ragazzi dai viola a Newcastle, possiamo innanzitutto dire che la differenza tra la Fiorentina ed una squadra che milita in Champions League non è stata poi così tragica. Se contiamo che in Inghilterra il campionato è ormai alle porte, che la rosa messa a disposizione del tecnico Howe è già completa e che il budget delle due società diverge sensibilmente, la prova dei viola è da considerarsi più che sufficiente. Nella seconda prestazione, quella contro il Nizza, anche il risultato oltre che il gioco mostrato è stato confortante. In entrambe le prove si sono evidenziate alcune caratteristiche concordanti nei vari reparti: innanzitutto la difesa continua ad avere grandi difficoltà nelle ripartenze a campo aperto degli avversari e le letture degli esterni difensivi, in particolare Biraghi, sono inadeguate. Parisi si è confermato un ottimo acquisto in grado (si spera) di giocarsela alla pari con il capitano viola, mentre Kayode ha mostrato grande personalità oltre che doti fisiche fuori dal comune. In ritardo ancora Milenkovic, discreto Comuzzo, in ripresa Martinez Quarta.

In mezzo al campo le note liete sono state diverse, a partire dagli uomini di fosforo. Sia Arthur contro il Newcastle che Amatucci contro il Nizza sembrano essersi calati perfettamente nella parte dei cervelli della squadra. Sempre pronti a farsi vedere in appoggio, hanno mostrato di avere tutte le qualità per poter interpretare al meglio ciò che Vincenzo Italiano chiede loro. Arthur, oltre al tocco di palla superbo ed alla visione di gioco superiore rispetto alla media, ha mostrato anche una condizione atletica in rapida crescita riuscendo per almeno 55 minuti a tenere testa ad avversari più prestanti fisicamente e più avanti di condizione. Resto alquanto scettico sulla possibilità di giocare a due con il brasiliano che, anche al massimo della condizione, non sembra avere la gamba necessaria alla fase di interdizione in spazi larghi come richiesto in un centrocampo a due. Tale difficoltà rischia di aprire spazi enormi in cui le squadre avversarie possono trovare le verticalizzazioni che tanto male fanno alla retroguardia viola. Ecco che, dando per scontata la cessione di Amrabat, il centrocampista più adatto a giocare accanto ad Arthur è certamente Mandragora, a meno che non si voglia tornare ad un centrocampo a 3 facendo fare un bel passo indietro a Bonaventura.

In attacco infine, qualche raggio di luce mischiato a nuvoloni neri minacciosi. Cabral è in evidente stato confusionale, all’attaccante brasiliano sembra mancare serenità e tranquillità davanti al portiere tanto da fallire occasioni in serie non riuscendo nemmeno ad inquadrare la porta. Brekalo è stato come al solito impalpabile, mentre buone cose le hanno mostrate Ikonè (senza chiaramente chiedergli il gol anche se stavolta ha colpito almeno il palo), Jovic (che se solo avesse voglia di giocare sarebbe titolare fisso senza alcun dubbio) e Kouamé. Quest’ultimo contro il Nizza si è fatto apprezzare non solamente come uomo da area di rigore ma anche come assist man e la sua consueta generosità non è passata inosservata. Al netto dei possibili (speriamo probabili) nuovi innesti, dell’entusiasmo, della volontà, della disponibilità dell’attaccante ivoriano non ne farei a meno….preferisco assolutamente le sue lacune tecniche all’atteggiamento di un Sottil, all’indolenza di un Brekalo, alla fumosità di Ikoné. E’ vero che per alzare la soglia serve qualità, ma intanto non buttiamo a mare la voglia di spaccare il mondo di Kouamè.

A voi per i commenti!!