Il diario della finale di Atene

OLYMPIACOS – FIORENTINA = 1 – 0

E’ stato un frullatore di emozioni che non dimenticherò mai.

Una tre giorni con gli amici di una vita, la prima finale europea di Niccolò, mio figlio, una zingarata come non facevo da chissà quanti anni, una delusione tra le più grandi della mia vita. Per rimettere insieme i pensieri e riorganizzare tutto ciò che è successo, mi sono serviti giorni, notti insonni, lacrime versate, prese di coscienza forti e questo è il risultato.

Al termine di una stagione pazzesca, in cui la Fiorentina era partita per migliorare i risultati dello scorso anno (cosa non riuscita), con la squadra che a Natale era addirittura in lizza per la Champions League, siamo partiti per Atene con la netta sensazione che potesse essere la volta buona: organizzazione perfetta, con volo ed appartamento fissato con largo anticipo, parcheggio all’aeroporto vicinissimo all’ingresso, niente insomma lasciato al caso. Viaggiavano con me i fratelli di una vita Bomber Simo, Alan Bencio, Empereur Giova, mio figlio Niccolò (al quale ho trasmesso questa dannazione), Luca il pazzo di Reggio Emilia e poi l’appuntamento col mio collega Nicco, con il mio testimone di nozze Gionnino, con il compagno di banco al Liceo Nizzy, con l’amico di avventura Parmenko ed i loro figli Nicco K. e Jack, altri due dannati nel girone infernale viola. Ma come poteva mancare la mitica banda villana del Parterre? Con Steven che viene con noi ogni domenica partendo addirittura da Sunderland, Joe fiero rappresentante del Bottegone e poi i due fratelli diversi Edo Heineken e Michele insieme al mitico Beppe. Insomma truppa quasi al completo!! Sono stati giorni di mangiate, bevute, risate, confidenze, ricordi, parole non dette, parole urlate. Una parentesi indimenticabile in una vita caotica che troppo spesso non ci permette di gustarci quelle finestre di tempo che noi tutti ci meritiamo.

Certo è che se la nostra organizzazione fosse stata emulata non solo dalla Fiorentina (di cui parlerò dopo) ma anche dall’Uefa, tutto sarebbe stato più semplice. Se la sicurezza è stata tutto sommato mantenuta, il vero buco nero è stato rappresentato dalla Fan Zone e dall’organizzazione dei trasferimenti. Il punto di ritrovo dei tifosi viola è stato posto in un piazzale senza un albero, una copertura, un gazebo, con cibo scadente a prezzi esagerati ed un intrattenimento da sagra del ranocchio (con tutto il rispetto….). Ma se la Fan Zone è stata mediocre, i trasferimenti hanno rappresentato la vera tragedia della giornata. Con la metro chiusa ai tifosi della Fiorentina fin dalle 16,00, l’unico modo di raggiungere il punto di ritrovo per il trasferimento allo stadio è stato quello dei taxi e chiaramente l’assalto ai mezzi gialli ha sortito l’effetto di un’impennata incredibili dei prezzi (ma il peggio doveva ancora arrivare)….. Se dalla Fan Zone allo stadio il servizio navetta è stato puntuale e gratuito, come poi lo è stato per il tristissimo viaggio di ritorno, il vero scandalo è avvenuto quando, intorno alle 1,15 di notte, ci siamo ritrovati nuovamente al punto di partenza come in un perenne gioco dell’oca.

Da lì il delirio!!!

Nessun trasporto organizzato, impossibile trovare i taxi, metro accessibile solamente ai tifosi greci. Insomma una vergogna (per la quale ho scritto anche all’Uefa così giusto per la mia indomabile vena polemica)!! A quel punto abbiamo iniziato a camminare verso il nostro appartamento (distante 5 chilometri) e dopo quasi 1.000 metri siamo saliti su un taxi dicendo che eravamo in 4 anziché 6…. Insomma ormai valeva tutto! Siamo rincasati alle 3 ed alle 6,30 avevamo la sveglia per il transfer in aeroporto: come avrete capito, una passeggiata!!!

Ma veniamo a ciò che alcuni di voi mi hanno chiesto, cioè le mie considerazioni sulla partita. E’ veramente difficile analizzare una situazione che ti ha creato così tanto dolore ma se altre volte abbiamo invocato la sfortuna o qualche torto arbitrale, stavolta possiamo solamente battere il petto ai responsabili: i calciatori in primis, poi Italiano e la società. Se vai a giocare una finale europea contro una squadra alla tua portata ed i migliori in campo sono il portiere Terracciano ed il difensore centrale Milenkovic vuol dire che c’è più di qualcosa che non và. Quando i migliori calciatori della Fiorentina, quelli con più qualità ed esperienza internazionale, cioè Nico Gonzalez (il martire del Qatar), Jack Bonaventura ed il fenomeno Arthur non riescono mai e dico mai ad alzare la qualità della manovra viola, fare un gol diventa un’impresa impossibile. Le finali sono quelle partite in cui si vince per la qualità degli interpreti, ed i nostri hanno steccato tutti, per un episodio, e noi non siamo stati bravi a procurarceli, o per una palla inattiva. La verità è che la Fiorentina ha giocato la partita come se l’allenatore non fosse Vincenzo Italiano: fase difensiva attentissima, ricerca dell’attaccante con palla alta, assoluta insufficienza nel riempire la metà campo avversaria, fase di pressing quasi mai attuata, incapacità di andare ad attaccare le seconde palle. Senza considerare poi l’atteggiamento delle presunte stelle come il fenomeno Nico che ha avuto anche il coraggio di fare polemica perché nel secondo tempo è stato spostato a sinistra….effettivamente a destra aveva fatto fuoco e fiamme!

Se i calciatori sono i principali responsabili, nessuno verrà assolto dalla storia. Se arriviamo ad Atene senza un esterno capace di saltare l’uomo e puntare la porta come richiesto dal mister negli ultimi due anni, qualcuno si dovrebbe prendere le proprie responsabilità. Se il primo anno giocavi con Vlahovic e Torreira ed adesso giochi con Belotti o Nzola ed Arthur, qualcuno ne dovrebbe rispondere. Mentre anche la Fiesole si è finalmente svegliata dal torpore, su questo blog ho sempre detto che il progetto sportivo, se così lo vogliamo chiamare, non era assolutamente all’altezza. Chi però era sempre riuscito a salvare capra e cavoli ha un nome ed un cognome e quella persona è Vincenzo Italiano. Purtroppo però, caro mister stavolta non salvo nemmeno te! In merito alla formazione iniziale non ho niente da dire perché i calciatori in allenamento li vedi te e ho la totale fiducia nella tua capacità di scegliere chi sta meglio. Stavolta però la lettura della gara e la gestione dei cambi hanno lasciato quantomeno perplessi. Ad esempio la sostituzione tra Duncan ed Arthur ha quasi costretto la squadra, non avendo più un geometra in mezzo al campo, a giocare con lanci lunghi sull’attaccante: perché snaturare una squadra che aveva giocato per tutta la stagione con almeno un regista? Perché non arretrare Bonaventura accanto a Mandragora provando tra l’altro a liberarlo dalle marcature asfissianti? Fatta quella mossa poi, ho trovato incredibile l’avvicendamento di Kouamé con Ikonè: imponi alla squadra il lancio lungo sull’attaccante e levi l’unico giocatore bravo ad andare ad attaccare le seconde palle? E poi la gestione di Beltran ha del clamoroso: in una squadra in cui non riesci a saltare l’avversario perché manca qualità inserisci Barak anziché Beltran? Insomma lo avrete capito… non salvo nessuno tranne Terracciano e Milenkovic che sono gli unici calciatori che avrebbero meritato di più.

BarLungo con Simone – Vantaggi e rischi delle multiutility

Stavolta tocca ad uno di voi! La tematica proposta dal nostro amico Francesco è l’argomento di questo podcast. Insieme a Simone Pesucci cerchiamo di approfondire questo tema che ha diverse sfaccettature perché tocca alcuni servizi essenziali che fino ad alcuni anni fa erano gestiti direttamente dallo stato o da altri enti pubblici. Quali sono dunque i vantaggi ed i rischi sia per le amministrazioni che per noi consumatori?

Buon ascolto!

Il buono, il brutto, il cattivo (Da Cagliari ad Atene)

CAGLIARI – FIORENTINA = 2 – 3

E per il terzo anno di fila la Fiorentina si qualifica in Europa!

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: i rimpianti ci sono e sono molti, soprattutto adesso che sappiamo che probabilmente l’Italia porterà 6 squadre in Champions League, ma questo continuo polemizzare in merito al mancato mercato di gennaio ed alle scelte tattiche del mister non aiuta nessuno a migliorare il lavoro che sta facendo. Probabilmente, come quasi sempre accade, la verità sta nel mezzo: la società ha operato meglio di quello che la stragrande maggioranza dei critici (me compreso) pensa ed Italiano è molto meno scarso di ciò che dicono quelli che lo volevano esonerare non più tardi di due mesi e mezzo fa (è successo davvero!!). Tutti questi discorsi potranno essere spazzati via o ingigantiti dopo la partita di mercoledì che è l’unica cosa che conta: in caso di esito positivo la gestione societaria acquisirebbe punti così come il lavoro di un tecnico che purtroppo se ne andrà non per le polemiche dei tifosi ma perché il ciclo è probabilmente finito.

In mezzo a questo girone infernale che è diventato il calcio moderno, in cui la squadra è chiamata a fare il media day per la finale di Atene prima di giocare una gara di campionato, in cui gli allenatori ufficializzano rescissioni o scelte quando ancora i campionati sono in corso ed i calciatori annunciano già le loro nuove squadre mentre ancora vengono pagati da quelle vecchie, ieri sera la Fiorentina è dovuta andare in campo a Cagliari per quella che è sembrata più una scocciatura che una partita da vincere. La formazione viola ha potuto contare su tantissimi potenziali titolari di mercoledì e, poiché non mi sembra il caso di fare i buoni ed i cattivi, possiamo però segnalare un Terracciano che ha alternato grandi cose nel primo tempo con una reattività da bradipo in occasione del gol di Mutandwa, un Dodò piuttosto in palla, un Ranieri in crisi nera che probabilmente ad Atene vedrà la gara dalla panchina. Tra i centrocampisti invece, mi sembra che ci si sia mossi con circospezione e misura per cercare di amministrare le forze anche se da una parte Barak è tornato ad essere trasparente, mentre Bonaventura ha deliziato la platea con un gol meraviglioso ed Arthur ha dimostrato di avere una personalità da non sottovalutare in funzione della finale europea da giocare. Davanti poi, con il dubbio amletico tra Belotti e Nzola che non accenna a risolversi, possiamo certamente dire chi non dovrebbe giocare ad Atene: l’Ikonè in versione ancora una volta ballerino di ieri non credo meriti di stare tra gli undici dove invece sicuramente troveranno posto il riposato Kouamé ed il redivivo Nico Gonzalez che ha siglato l’importantissimo gol del 2-2.

Resta però da citare il momento più bello della serata e cioè il 13° minuto. Il popolo sardo ha dimostrato di nuovo uno dei tratti distintivi dell’Isola, la capacità di non dimenticare le persone che la amano e la trattano bene. Così come con Gigi Riva, anche con Davide Astori, ogni volta che la Fiorentina torna a giocare a Cagliari, i tifosi rossoblu dimostrano quella gratitudine spontanea e sentita che purtroppo a Firenze sembra sia stata un po’ dimenticata. E’ un vero peccato che al Franchi non si applauda più il ricordo di una delle facce più pulite di questo meraviglioso sport.

Non posso però esimermi dal salutare un grande tecnico che si ritira dalle squadre di club, Sir Claudio Ranieri. Per alcuni un santo, per altri un paraculo, per altri ancora un tecnico solo fortunato. Io sinceramente non so giudicare né il tecnico né la persona perché tutto ciò è offuscato dalla gratitudine per un allenatore che mi ha fatto vincere due delle tre coppe che ho alzato in 48 anni di vita…. come poter essere obiettivi?

BarLungo con Simone – Gioie e dolori del welfare (3 parte)

In questo ciclo di approfondimenti dedicato al Servizio Sanitario Nazionale, abbiamo visto come funziona lo stato sociale in Europa e negli Stati Uniti cercando di farne una comparazione. Nell’ultima puntata, insieme all’amico e professionista Simone Pesucci, vediamo di addentrarci nelle prestazioni che il SSN è tenuto a prestare a tutti i cittadini delineando i Livelli essenziali di assistenza.

Buon ascolto!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – MONZA = 2 – 1

Altri tre punti per guadagnare l’accesso all’Europa.

Al termine di una gara che ha offerto diversi spunti positivi, la Fiorentina batte il Monza e scavalca nuovamente in classifica il Napoli consolidando l’ottavo posto che garantirebbe l’accesso alla prossima Conference League. In attesa dello scontro diretto di venerdì infatti, i ragazzi di Vincenzo Italiano hanno rimontato il gol iniziale di Djuric ed ora sono due punti avanti ad Oshimen e compagni: a 180 minuti dalla fine del torneo insomma, una vittoria nel prossimo turno, significherebbe Europa per il terzo anno consecutivo! Certamente non la competizione regina, ma comunque una vetrina importante per provare a crescere nonostante l’imminente addio dell’artefice principe di tutto questo, mister Italiano. Ieri sera, dopo diverse settimane in cui non accadeva, il tecnico siciliano è tornato a cantare, saltare e salutare la Curva Fiesole, ringraziando per un tifo incessante che più volte ha invitato tutti i tifosi a recarsi ad Atene per la seconda finale europea in due anni. Il sorriso smagliante di Italiano ha fatto sperare qualcuno in un ripensamento che credo però sia quasi impossibile (anche se in cuor mio continuo a non demordere…..).

Tra l’altro ieri sera, a proposito di tecnici, è andato in scena un confronto tra il presente ed il possibile futuro della panchina viola. Tra i potenziali successori di Italiano infatti, uno dei nomi più accreditati sembra proprio quello di Raffaele Palladino che anche in sala stampa al termine del match si è prodigato in importanti lodi al pubblico viola ed alla piazza di Firenze. L’allenatore del Monza, protagonista di due ottime stagioni in terra brianzola, non ha mai nascosto le proprie ambizioni e, nell’ipotesi di una separazione con Italiano, tra i pochi nomi plausibili, è certamente il mio favorito. Rispetto ad Aquilani infatti, l’altro nome forte in corsa, ha un’esperienza maggiore e soprattutto ha dimostrato di sapersi adattare perfettamente ai calciatori che gli vengono messi a disposizione. A Monza infatti, con un Direttore come Galliani, ha sempre dovuto fare con quello che il mercato portava ed ha dimostrato di saperlo fare bene. E’ un allenatore in continua evoluzione, che gioca con più sistemi di gioco (anche ieri sera è partito con la difesa a 4 per poi passare a quella con tre centrali), che plasma il modulo ai calciatori che ha: da gennaio, una volta arrivato il centravanti Djuric, ha abbandonato la costruzione dal basso con il fraseggio stretto che portava la palla rasoterra ad un attaccante come Dani Mota, rapido e svelto, per passare ad un calcio fatto maggiormente di verticalizzazioni e ricerca di spazi esterni per andare al cross. Insomma un tecnico moderno, che ha voglia di arrivare, che lavora con quello che ha: l’identikit perfetto per una società che vuole investire poco ed ha ambizioni commisurate a ciò che spende.  

Tornando alla partita, la sensazione più piacevole che ho avuto è stata quella di una Fiorentina in netto crescendo dal punto di vista atletico. Così come in Belgio, anche contro il Monza, i viola hanno giocato un ottimo secondo tempo in cui hanno definitivamente ribaltato il risultato ed hanno gestito il ritmo del gioco senza grande apprensione. I calciatori sono tutti coinvolti indipendentemente dal loro minutaggio ed il record al quale la squadra è arrivata grazie al gol di Arthur lo dimostra: il brasiliano è il diciannovesimo calciatore della rosa ad andare in rete….nessuno in serie A ha fatto meglio della Fiorentina. Vorrà pur dire qualcosa!! Vuol dire che il tecnico tiene tutti sulla corda, che propone un calcio che coinvolge tutti, che mette tutti i calciatori nella condizione di esprimersi al meglio: vi sembra poco?

Ed ora testa a venerdì per chiudere i conti con il Napoli!

IL BUONO

  • La vittoria in rimonta: preso il gol a freddo, i viola non si sono disuniti ed hanno giocato una partita vivace, brillante, intelligente, segno di una maturità che potrebbe diventare l’arma vincente in vista di gare da dentro o fuori. Crescita importantissima in questo momento della stagione!!
  • Nico Gonzalez: finalmente convincente non solamente in fase realizzativa per tutti i 90 minuti. Cambi di ritmo, serpentine ubriacanti, giocate in ogni zona del campo. Se torna quello vero possiamo veramente divertirci!
  • Arthur Melo: il gol vittoria è solamente la ciliegina sulla torta. Convincente in fase di impostazione, più brillante dal punto di vista fisico, capace anche di verticalizzazioni intelligenti. Fai la differenza in queste ultime partite e poi….amici come prima.
  • Barak: dopo una stagione in cui le ombre sono state quasi quotidiane, torna ad interpretare una gara totale. Svaria su tutto il fronte d’attacco, smazza assist al bacio, cerca la porta con inserimenti intelligenti, porta il pressing su Pessina con continuità. Il biondino ha ricominciato a sudare per la maglia!

IL BRUTTO

  • Martinez Quarta: viene sovrastato da Djuric in occasione del gol del Monza e spreca un assist al bacio di Barak spedendo in curva un colpo di testa piuttosto semplice. Dai Lucas non mollare che siamo a fine stagione!

A voi per i commenti!!

BarLungo con Simone – Gioie e dolori del welfare (2 parte)

In questo ciclo di approfondimenti dedicato al Servizio Sanitario Nazionale, siamo partiti come di consueto dalla storia e dai numeri relativi a questo istituto fondamentale. Adesso però, con l’amico e professionista Simone Pesucci, è il momento di allargare lo sguardo sul concetto più generale di Welfare State, il tanto caro stato sociale, sia in chiave europea che in quella statunitense.

Buon ascolto!

Il buono, il brutto, il cattivo

CLUB BRUGGE – FIORENTINA = 1 – 1

Ed ora tutti sul carro! C’è posto per tutti!

La Fiorentina pareggia in Belgio e conquista meritatamente la seconda finale europea consecutiva e chissenefrega (scusami Wwayne) se qualcuno dice che è una coppetta! La squadra viola, dopo una gara di andata  in cui si era divorata l’occasione di ipotecare il passaggio del turno, si è presentata ieri sera in grande spolvero dominando, soprattutto nella ripresa, in lungo ed in largo una compagine che negli ultimi mesi stava vincendo partite in serie in campo nazionale ed in Conference League. Vincenzo Italiano ha dimostrato ancora una volta che nel doppio confronto è un tecnico difficilissimo da mettere sotto, un allenatore che studia ogni particolare degli avversari per colpirli più volte nell’arco della gara. Certo è che dovrà, nel suo futuro, migliorare la cura della fase difensiva, ma purtroppo lo farà lontano da Firenze: un bene? Un male? Lo vedremo nelle prossime stagioni ma intanto godiamoci questa terza finale in due anni sperando che l’esito sia finalmente diverso.

Senza Bonaventura infortunato in mezzo al campo e Ranieri per scelta tecnica in difesa, la Fiorentina si è presentata in terra belga con la solita volontà di guidare il gioco e gestire i ritmi della gara ma per l’ennesima volta è stata punita alla prima occasione a causa di una catena di errori da circoletto rosso (ode a Rino Tommasi). Un rinvio sbilenco di Terracciano, una palla persa per leggerezza da Arthur, una linea difensiva non tenuta da Biraghi e la frittata è fatta…. Viola sotto di un gol su cross dalla trequarti. Se la Fiorentina fosse stata una squadra a fine corsa, senza identità e senza cuore, si sarebbe liquefatta in un catino che traboccava passione grazie ad un tifo incessante. Invece, anche stavolta, Biraghi e compagni hanno dimostrato la compattezza di un gruppo granitico che davanti alle difficoltà reagisce indipendentemente dagli interpreti e dagli avversari. Ecco allora che dapprima con l’occasione di Nico Gonzalez (di cui poi parlerò in maniera più diffusa) e poi con la traversa di Kouamè, i viola hanno fatto capire che non avrebbero mollato.

Il secondo tempo poi, è stato letteralmente sontuoso grazie ad una fase offensiva che ha prodotto occasioni a getto continuo, grazie a calciatori saliti nettamente di livello (Dodò ha arato la fascia come prima dell’infortunio), grazie alle sostituzioni di mister Italiano. Duncan al posto di Arthur ha offerto alla squadra una pressione sugli avversari più alta e feroce alzando ulteriormente il baricentro del gioco ed il ritmo della gara, mentre Nzola, oltre ad essersi procurato il rigore decisivo, ha offerto sponde ed ha tenuto impegnati due difensori belgi per volta. In successione i viola hanno colpito la traversa con Biraghi, poi il palo con lo splendido colpo di testa dell’inesauribile Kouamè ed infine hanno abbattuto il muro belga grazie al perfetto di rigore Beltran. Una volta raggiunto il pareggio poi, la Fiorentina ha dimostrato ancora una volta di non essere capace di gestire le partite regalando una palla gol clamorosa con la coppia Dodò Nico Gonzalez in occasione di una rimessa laterale a nostro favore: menomale che, almeno stavolta, Terracciano ha sfoggiato un intervento di quelli che sono mancati negli ultimi mesi indossando il mantello da Superman….la beffa forse sarebbe stata troppo dolorosa anche per i viola.

Ed ora la finale, un traguardo raggiunto da un gruppo eccezionale, un gruppo in cui tutti (nessuno escluso) hanno un ruolo importante, un gruppo il cui comandante, Vincenzo Italiano, avrà tutti i difetti di questo mondo, ma ha un pregio che nessuno può insegnare: la capacità di entrare sotto pelle ai propri calciatori.

IL BUONO

  • Beltran: al termine di una delle partite più sottotono della sua avventura viola, si prende la responsabilità di scagliare in porta un pallone che pesa quintali. Aveva giocato una gara trasparente ma….chi se ne importa? Personalità clamorosa!!
  • Kouamè: ieri sera ha dimostrato perché mister Italiano abbia più volte detto che non si può andare a fare la “guerra” senza Christian. Gioca una partita fatta di voglia, grinta, applicazione e tanta, tantissima sfortuna. Tra la traversa ed il palo non saprei scegliere quale sia la conclusione più bella. Imprescindibile.
  • Dodò: dimenticandosi la sciocchezza che quasi ci costa il pareggio a gara praticamente finita, torna quello che ricordavamo prima dell’infortunio. Dà la scossa a tutta la squadra nella ripresa quando inizia ad attaccare senza sosta ed a difendere in modo puntuale. Pendolino.
  • Terracciano: la parata dei minuti finali ripaga un periodo non certo esaltante. E se fosse il segno del risveglio?

IL BRUTTO

  • Nico Gonzalez: la delusione della serata. Nel primo tempo fallisce un gol incredibile e nella ripresa cede il rigore del pareggio a Beltran. Come diceva Don Abbondio…..«Il coraggio se uno non ce l’ha mica se lo può dare»
  • Terracciano: la parata dei minuti finali non può cancellare una prova che era stata condita da tante ombre e pochissime luci. Rinvii sbagliati, uscite mai avvenute, timori reverenziali in serie. Speriamo che la parata finale gli abbia dato la scossa!

A voi per i commenti!!

Un libro che merita di essere letto

Dopo mesi che non lo facevo per assenza di tempo ma anche di stimoli nei confronti di un libro che non fosse quello al quale ho collaborato, il mio collega Francesco, un altro malato di calcio purtroppo ormai disilluso, ha trovato il titolo giusto per farmi tornare a leggere con piacere.

Tifo La passione sportiva in Italia

Edito nel 2022 dalla casa editrice Il Mulino, di Daniele Marchesini e Stefano Pivato, è un lavoro che indaga in maniera piuttosto approfondita un fenomeno che è stato troppe volte sottovalutato, quello della passione sportiva nel nostro paese e lo fa senza limitarsi allo sport nazionale, il calcio, ma saltando dal ciclismo al pugilato con lo stesso approccio e la stessa misurata profondità. “Tifo” è un libro che mi ha fatto appassionare anche alla nascita dei primi stadi, dei primi luoghi di ritrovo tra appassionati, quegli sferisteri in cui ci si radunava per vedere dal vivo uno sport che ormai non esiste più, il pallone col bracciale, che già tra il Settecento e l’Ottocento richiamava migliaia di tifosi sugli spalti (se così li vogliamo chiamare): quegli sferisteri che poi diventeranno stadi, ring o velodromi per seguire da vicino il grande Torino, Primo Carnera o Coppi e Bartali.

Un inizio di libro esaltante che però poi non mantiene le promesse quando si passa ad analizzare l’utilizzo dei campioni da parte dei regimi che negli anni Trenta dominano tutta Europa. In questa sezione della pubblicazione ho trovato francamente debole l’approfondimento sociologico del fenomeno che resta limitato ad episodi conosciuti da tutti come l’utilizzo da parte del fascismo del gigante “bianco” Carnera o la contrapposizione, nel dopoguerra, tra Bartali e Coppi, tra il democristiano Ginettaccio ed il libertino Fausto che si accompagnò ad una donna già sposata. Manca purtroppo, ed è il difetto più importante del libro, un approfondimento sulla strumentalizzazione che ad esempio il regime fascista in Italia fece deliberatamente del mondo dello sport e della passione sportiva veicolata come un’arma a disposizione delle camicie nere per arruolare giovani leve in una folle rincorsa bellicista a quel ruolo di superpotenza che non arrivò mai. L’altra parte che sinceramente non mi ha convinto del libro è quella relativa al gossip sportivo; se da una parte il lavoro di Marchesini e Pivato sembra cercarne il distacco, dall’altra il pettegolezzo è presente in ogni affresco dedicato ai campioni ed alle grandi squadre del passato. Questa irrisolta diatriba tra racconto e retroscena, mina un po’ il lavoro di ricerca che per certi versi è invece entusiasmante. La parte dedicata ai dolori collettivi, con un’analisi doverosa del grande Torino, è uno spaccato di quello che dovrebbe essere il giornalismo sportivo, così come il ritratto di Vittorio Pozzo e di Tazio Nuvolari, due leggende italiane non solamente sportive.

“Tifo” resta insomma un titolo molto interessante che però mette forse troppa carne al fuoco rispetto alle pagine dedicate al libro: un excursus meritorio che avrebbe avuto probabilmente bisogno di una scelta più appropriata delle tematiche da trattare. Finito di leggere, si resta nell’amletico dubbio se sia stata un’occasione persa oppure uno stimolo per approfondire le parti più interessanti del libro.

Alla prossima!