Una settimana decisiva!

Altri tre punti come da tabella del tifoso.

La Fiorentina supera l’Empoli e rimane incollata alle posizioni che valgono l’Europa che conta anche se l’impresa della Roma a San Siro complica un po’ i piani. Se infatti in questo weekend c’era una squadra alla quale Palladino e compagnia pensavano e speravano di rosicchiare qualche punto era certamente quella giallorossa che proprio domenica prossima sarà l’avversaria dei viola. In attesa dei risultati di Bologna e Lazio infatti, la graduatoria in alto non è cambiata e la rincorsa dunque continua.

Certo è che la stagione che stiamo vivendo non potrà essere ricordata come fortunata: dopo il caso Bove, la morte della mamma di Palladino e le vicissitudini personali di Kean, l’operazione d’urgenza all’appendicite di Dodò ha confermato che se la fortuna è cieca, la sfiga invece ci vede benissimo! Ma tutte queste difficoltà hanno anche confermato che il gruppo squadra Fiorentina è assolutamente solido, forte, sano, quasi inscalfibile e questo credo sinceramente sia il merito più grande di Palladino: se la Fiorentina ha oggettivamente un non gioco (anche se alcuni cambiamenti nelle ultime gare si sono viste e dopo ne parliamo), soffre sempre troppo contro qualunque avversario, non prende mai le redini del gioco in mano, i viola sono però un meccanismo in cui tutti danno sempre il massimo, tutti si aiutano senza volersi atteggiare a primi della classe, tutti si sentono partecipi delle sorti della squadra. Per riuscire a vincere una partita come quella di ieri senza il miglior marcatore della squadra e senza colui il quale è spesso l’opzione primaria per ribaltare l’azione ed arrivare sul fondo per creare pericoli agli avversari, ci voleva che tutti remassero nella stessa direzione e così è stato.  La Fiorentina ha giocato un buon primo tempo con trame palla a terra che hanno finalmente fatto vedere che anche i viola possono giocare al calcio: il primo gol è frutto di un fraseggio bellissimo e di una perfetta ricerca del terzo uomo che avrà fatto certamente piacere non solamente a Palladino, ma anche a tutti quelli che non si accontentano solamente del risultato ma vorrebbero vedere anche un gioco migliore.

La seconda vittoria consecutiva contro una delle cosiddette piccole è un ottimo segnale perché arrivato proprio quando era necessario. I viola hanno infatti vinto 6 delle ultime 8 gare ed hanno guadagnato 7 punti nelle ultime tre giornate, segno che forse sono arrivati al momento decisivo della stagione fisicamente un po’ più a posto delle altre: la speranza è che non venga buttato tutto alle ortiche in quattro giorni. Giovedì infatti, la Fiorentina è attesa dalla difficilissima trasferta di Siviglia dove servirà indubbiamente gamba, ma ci vorrà anche tanto cuore e testa. In difesa, senza Pablo Marì non incluso nelle liste Uefa (ho già commentato questa scelta in altri miei post), servirà il miglior Ranieri e non quello distratto di ieri che come al solito ha finito la gara con i crampi (dopo 60 minuti!!). In mezzo al campo poi, sarà necessario talvolta far rifiatare la fase difensiva con un po’ di quel possesso palla di Cataldi, Adlì, Mandragora che ieri finalmente si è visto grazie anche all’aiuto di due attaccanti che non saranno bomber ma si fanno un mazzo grande per la squadra. Sarà poi decisiva la scelta in merito all’esterno di destra che dovrà sostituire Dodò: Moreno? Folorunsho? Parisi? Oppure un cambio di modulo (soluzione alla quale personalmente non credo)? Indipendentemente da come andrà in Spagna poi, i viola dovranno essere bravi a resettare tutto perché all’Olimpico domenica alle 18 non saranno ammesse distrazioni…. contro la Roma, la Fiorentina sarà chiamata a fermare la squadra più in forma del campionato, quella che non perde da 17 turni ed adesso è in piena fiducia.

Sarà insomma una settimana decisiva per il futuro della Fiorentina, 4 giorni da dentro/fuori che potrebbero lanciare i viola verso le stelle o lasciarla con un potenziale pugno di mosche in mano: se già ritrovassimo almeno Kean il doppio impegno farebbe un po’ meno paura….     

Il buono, il brutto, il cattivo

CAGLIARI – FIORENTINA = 1 – 2  

Una vittoria dai molti significati.

La Fiorentina torna da Cagliari con tre punti di platino per la corsa europea. Viste le contemporanee vittorie di Roma e Lazio infatti, i viola non avevano altra possibilità per evitare di salutare la corsa a quell’Europa che conta e che potrebbe aprire alcune porte anche in sede di mercato ed in relazione a possibili conferme dei calciatori più rappresentativi. La vittoria del Milan con l’Inter in Coppa Italia complica i piani, visto che la vittoria dei rossoneri nella manifestazione toglierebbe peso al settimo posto in classifica, ma la Fiorentina vista ieri fa finalmente sperare che qualcosa possa essere cambiato.

Innanzitutto Ranieri e compagni sono tornati alla vittoria lontano dal Franchi dopo la bellezza di 87 giorni, un’eternità che ha rischiato di compromettere la corsa in campionato. Non solo, ma finalmente i viola hanno superato una delle squadre che molti definiscono “piccole” per la posizione di campionato che occupano e per la qualità inferiore della rosa che hanno a disposizione. La Fiorentina, pur passata in svantaggio molto presto e pur soffrendo le iniziali offensive del Cagliari come in occasione del palo che avrebbe sancito il doppio vantaggio dei ragazzi di Nicola, si sono via via posizionati meglio in campo, hanno trovato le giuste distanze tra i reparti e soprattutto sono stati capaci di accompagnare meglio i due attaccanti. Dopo aver disputato i primi 20 minuti come se ci fosse in campo Kean a guerreggiare con tutti, e dunque dopo aver giocato solamente con palla lunga sull’attaccante, sono finalmente divenuti protagonisti i centrocampisti e gli esterni. Cataldi ha recuperato tantissimi palloni, Mandragora ha ricominciato a giocare box to box e soprattutto la Fiorentina trovato spazio sugli esterni grazie ai due calciatori che, quando sono in giornata, cambiano completamente il volto della squadra di Palladino. Gosens e Dodò, protagonisti del gol del pareggio e dell’assist meraviglioso per il gol di Beltran, pur giocando in inferiorità numerica nelle rispettive zone di campo, sono risultati decisivi grazie alle loro giocate ed ai loro ripiegamenti verso un terzetto di difesa che, complice la crescita evidentissima di Pongracic, ha permesso di rischiare poco o nulla. Se a tutto questo sommiamo la capacità di cambiare modulo anche durante la stessa partita, i passi in avanti risultano evidenti: il 4-4-2 finale, utile a chiudere le fasce dove i viola stavano iniziando a soffrire, ha dimostrato che finalmente i giocatori non hanno più bisogno di giocare in un solo modo per sentirsi tranquilli, ma si fidano dei compagni e delle loro capacità: questo è probabilmente il messaggio migliore in vista di un finale di stagione che si annuncia al cardiopalma.

A cinque giornate dalla fine, la distanza tra il sogno Champions ed il pugno di mosche in mano è di solamente 4 punti, una vera inezia che può dipendere da ogni singola gara che deve essere ancora giocata. Prima di ributtarsi nel sogno Conference League, domenica sarà il turno di quel derby contro l’Empoli che negli ultimi anni ci ha regalato tante amarezze: con o senza Kean (io spero ovviamente con) abbiamo un solo risultato!

IL BUONO

  • Gosens: seppur non al top della condizione, in questa squadra è il leader tecnico e morale. Senza Kean, è lui a prendersi sulle spalle la squadra nel momento più difficile ed oltre ad aiutare i compagni nelle fasi di gioco più delicate, segna la rete del pareggio con un colpo di biliardo. Quanto tempo abbiamo aspettato un giocatore così!
  • Beltran: seppur impiegato in un ruolo non proprio suo, si batte come un leone e fa miliardi di cose utili. Si scambia continuamente posizione con Gudmundsson arrivando talvolta a pestarsi i piedi, ma è un toccasana per tutta la squadra. Oltre a ciò, segna anche il gol della vittoria con un meraviglioso colpo di testa. Cosa vogliamo di più?
  • Mandragora: continua ad essere la più bella realtà della stagione. Anche ieri, seppur un pò in debito di ossigeno dopo 60 minuti, ha distribuito l’assist a Gosens, ha colpito un palo su punizione, ha creato con Cataldi una diga in mezzo al campo difficilmente superabile. Ad oggi, un punto fermo di cui la Fiorentina non può fare a meno.

IL BRUTTO

  • De Gea: sembra quasi una bestemmia, ma l’errore sul gol del Cagliari è molto evidente. La ribattuta centrale permette infatti a Piccoli di segnare il gol del vantaggio. Si riscatta parzialmente con la parata nella ripresa, ma anche sul palo resta immobile come se non fosse ancora entrato in partita. Scusami David!
  • Fagioli: il ragazzo è completamente fuori fase. Molto probabilmente le giornalate con le intercettazioni lo hanno fatto piombare nuovamente nel tunnel che pensava di avere superato. Adesso è solamente il momento di recuperarlo.
  • La vittoria del Milan: il passaggio alla finale di coppa Italia complica maledettamente i piani di Palladino e soci. Viste le avversarie, dobbiamo comunque crederci!

A voi per i commenti!!

Ed ora sotto col Betis!

La Fiorentina, grazie al pareggio conquistato ieri sera contro il Celjie, centra l’obiettivo minimo (il passaggio del turno) e raggiunge la semifinale contro il Betis Siviglia. Certo i ragazzi di Palladino non hanno brillato, hanno giocato la solita partita di attesa ed hanno contato solo ed esclusivamente sulla luce dei due fuoriclasse che dall’inizio della stagione illuminano la nostra città: il portiere David De Gea e l’attaccante Moise Kean. A volte pensate seriamente a dove sarebbe oggi la Fiorentina senza questa meravigliosa coppia? Una squadra come quella vista anche ieri sera, senza un’idea di gioco, priva di uno schema riconoscibile né a palla in movimento né da palla inattiva, sarebbe nelle prime 10 in campionato? Io ho i miei dubbi ed ho invece la certezza che sarebbe già fuori dalla Conference League! E’ davvero accettabile per la nostra società ed i nostri tifosi farsi dominare dal punto di vista del gioco e del palleggio da una squadra mediocre come il Celjie? Riera sarà anche una persona antipatica, ma è vero o no che gli sloveni tra andata e ritorno hanno giocato meglio della Fiorentina? Ed è vero o no che per i valori in campo i viola avrebbero dovuto fare immensamente di più?

Quando Palladino nella conferenza stampa post match parla di rispetto, dovrebbe anzitutto ricordarsi di quello che lui e la sua squadra avrebbero l’obbligo di esibire nei confronti di quei tifosi che anche ieri sera hanno speso soldi e tempo ed hanno preso secchiate d’acqua per assistere ad uno spettacolo a tratti indecoroso! La verità è che la Fiorentina sembra quasi non volere mai gestire il pallone perché non sa di cosa farsene se non provare a lanciare in verticale quella meravigliosa bestia di centravanti che anche ieri sera ha rischiato di fare una tripletta; quando poi in mezzo al campo Cataldi si limita al compitino, Fagioli si dimostra fuori dalla gara e mancano i pendolini Dodò e Gosens, i viola diventano la squadra più scontata d’Europa, se non del mondo. Mentre le altre squadre, in Italia o fuori, migliorano alcuni aspetti del proprio gioco, cercano nuove strade per dare imprevedibilità alla manovra, sperimentano qualcosa di nuovo almeno sulle palle inattive, noi rimaniamo sempre uguali a noi stessi: vedere le partite della Fiorentina (sostituzioni comprese) è come leggere sempre la solita pagina del libro…. può essere anche la più bella mai letta (e per la Fiorentina così non è), ma dopo un po’ annoia.

Quel che è certo è che per superare il Betis Siviglia servirà di più, molto di più! La compagine allenata da Manuel Pellegrini, dopo un inizio stentato, da febbraio in poi sembra aver cambiato decisamente passo sia in Liga, dove è in lotta per la prossima Champions League (a proposito le cinque squadre spetteranno alla Spagna), che in Europa. La rosa è certamente ben assortita con buonissime individualità ed anche qualche calciatore visto nel nostro torneo, come Rodriguez (ex Toro e non solo) e Natan (difensore meteora a Napoli). Sarà scintillante la sfida sulla nostra fascia sinistra dove Gosens dovrà vedersela con Bellerin, ex Arsenal e Barcellona tra le altre, ma tutto da vedere sarà anche il confronto in mezzo al campo. Il Betis può infatti contare su un reparto che abbina la quantità di Cardoso alla qualità dei vari Lo Celso (più volte cercato in passato dalla Fiorentina), Fornals ed Isco; davanti poi, Pellegrini dispone di attaccanti fisici come l’attempato Bakambu accompagnato sulle ali dai velocissimi Antony, rinato dopo l’esperienza fallimentare al Manchester United, Ezzalzouli e Jesùs Rodriguez. Insomma una compagine di tutto rispetto che andrà affrontata con ben altro piglio, migliore organizzazione e maggiore attenzione ai particolari rispetto a quanto fatto contro il Celjie.

La terza finale di Conference League in tre anni è possibile, ma la Fiorentina sarà in grado di fare il salto di qualità?

BarLungo con Simone – Il nuovo nucleare (2° parte)

Dopo la prima puntata del nostro approfondimento in cui il nostro amico ingegnere specializzato in materia Francesco Mazzocchi ci ha spiegato cosa siano i mini reattori nucleari e quanto possano essere utili nella produzione di energia, stavolta torniamo a guardare all’interno dei nostri confini. Simone Pesucci ci aiuterà a fotografare la situazione italiana del rapporto del nostro paese con l’energia nucleare senza disdegnare un occhio al futuro per cercare di capire, insieme a Francesco, quali possano essere gli sviluppi concreti in questo campo.

Buon ascolto!

Dopo lo scempio contro il Parma serve una risposta forte

Siamo stati settimane a dirci che la Fiorentina, per fare il salto di qualità e raggiungere le posizioni che valgono l’Europa che conta, doveva necessariamente cambiare marcia contro le piccole e domenica scorsa ci meritiamo di assistere ad uno scempio del genere? Oggi ho letto su diversi siti che i 12.000 spettatori paganti (nel momento in cui scrivo) per la gara di ritorno di domani in Conference League sarebbero pochi….io dico: ma ci siete mai stati più di due ore sotto l’acqua per più volte in una stagione a tifare la vostra squadra del cuore? Avete mai provato cosa significa assistere ad uno spettacolo indecoroso come quello che ha offerto la Fiorentina non solo contro il Parma mentre il cielo vi rovescia addosso acqua a secchiate senza mai fermarsi?

E’ vero, è una nostra scelta quella di andare allo stadio, in uno stadio scoperto, a guardare una partita di calcio. Ma non può essere una mia scelta anche quella di non andarci (non è il mio caso poiché ovviamente sarò in parterre di curva) senza dovermi sentire accusare di scarso attaccamento da chi ha raramente pagato un biglietto e non ha mai preso l’acqua cantando in curva? Per poi vedere cosa? Una squadra che non ha uno straccio di gioco né uno schema nemmeno su palla inattiva? Una squadra che vive solo ed esclusivamente delle individualità e della qualità dei propri interpreti ma che, quando alcuni di loro si inceppano, non ha un piano B, un’alternativa?

Non voglio poi sparare sulla croce rossa commentando le parole di Citterio, il secondo di Palladino che al termine della partita dice che il pareggio è un risultato positivo perché la Fiorentina ha mosso la classifica…. Del resto il secondo di un allenatore che ho già in passato descritto così (https://ilcornerdellungo.com/2025/02/24/breve-storia-triste-di-un-allenatore/) poteva essere tanto meglio? Parliamo invece delle scelte della panchina in corso di gara dai che ci divertiamo!! Contro un Parma che chiudeva tutti gli spazi di gioco e raddoppiava sempre sugli esterni, noi abbiamo continuato a giocare con tre difensori centrali e quando abbiamo inserito Beltran lo abbiamo messo al posto di Gudmundsson. Sarebbe piaciuto solamente a me un cambio un po’ più spregiudicato come ad esempio l’uscita di uno dei tre difensori con il passaggio alla difesa a 4 (arretrando Dodò e Parisi) ed i due trequartisti dietro Kean? Continuo poi a non capire la sostituzione in ogni gara per l’ex Genoa: mi sembra di rivivere la stagione in cui Ranieri toglieva ogni partita Rui Costa. Fatte le debite proporzioni, i giocatori con il numero 10 (non Ruben Oliveira) sono quelli che possono inventare la giocata in ogni momento e che, soprattutto contro le compagini che difendono basse e chiudono tutti gli spazi, possono vincere le partite da soli. Noi no, noi lo leviamo sempre indipendentemente dalla prestazione, sia che giochi bene sia che giochi male!

Due parole poi voglio spenderle anche sulla gestione di Fagioli: posto che una persona che è già stata condannata ed ha già pagato (tanto o poco non sta a me giudicare) non può essere messa nuovamente alla gogna, era chiaro a tutti che Nicolò domenica non era assolutamente sereno. Allora delle due l’una…o lo schieri titolare e lo fai giocare 90 minuti qualunque cosa accada perché la tua è una scelta che prima di tutto è fatta per il ragazzo, oppure lo tieni fuori perché non lo vedi sereno. L’unica cosa che non puoi fare è giudicarlo come se stesse giocando una partita normale, perché quella di domenica per Fagioli era tutto tranne che una partita normale! Io in Fagioli credo e spero che la Fiorentina riparta da lui (ed anche da Dodò, Kean e De Gea) perché è un grandissimo talento e perché credo che questa sia la dimensione perfetta per lui. Il resto conta solo per far conoscere la storia di un ragazzo che ha certamente sbagliato, ha pagato, ha girato le scuole di tutta Italia mettendosi a nudo, raccontando cosa sia la ludopatia, affrontandola a testa alta, insomma non un Masiello qualsiasi.

Adesso la Conference League contro il Celjie partendo da un vantaggio esterno che deve essere difeso ad ogni costo. Sembra che Palladino stavolta voglia affidarsi ai titolari e questa mi sembra una buona idea: sarà necessario che i calciatori di qualità non sbaglino partita e che la Fiorentina trovi il coraggio necessario a giocare queste partite sia in campo che in panchina. Per il bel calcio, vi consiglio di guardare altre squadre…..

Dazi e Mercato: Analisi del Caso Trump

In tanti ne parlano, ma siamo sicuri di aver capito cosa sta succedendo? Il contributo di Simone Pesucci, mio amico e spalla nel podcast “Barlungo con Simone”, ci offre una lettura a tutto tondo del fenomeno dei dazi: economico, borsistico, politico.

Nelle ultime settimane tutto il mondo si è fermato attorno al giro di giostra sfrenato avviato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Tutto ruota attorno al lancio, l’applicazione e poi la revoca dei dazi applicati alle merci importate negli USA e provenienti da quasi tutto il mondo.

Si ma fermiamoci un istante: cosa sono i dazi?

Il dazio, che nel medioevo si chiamava gabella, è uno dei più antichi strumenti economici per gestire e livellare il flusso di merci da uno stato ad un altro. In pratica, per tutte le merci in entrata il paese applica una tassa che dovrebbe servire da un lato a compensare le mancate tasse che la società importatrice non gli deve (perché produce e lavora in altro stato) e dall’altro a ribilanciare il costo di tali merci con quelle prodotte internamente, così da proteggere il proprio mercato e dunque la produzione e i suoi lavoratori. Da questo punto di vista, l’idea di fondo di Trump non è nuova né sbagliata: aumento i dazi delle merci in entrata per scoraggiare l’acquisto dall’estero e per scoraggiare inoltre la produzione interna a delocalizzare, con l’obiettivo di riportare a casa fabbriche e forza lavoro.

E’ un concetto però semplicistico: il sistema economico infatti ormai vive da decenni la globalizzazione (che pure non è affatto esente da critiche) e conseguentemente ha sfruttato i vantaggi fiscali o il costo di mano d’opera di altri paesi per aumentare la produzione, i ricavi e quindi rispondere anche all’alta domanda di quel bene. Una contrazione improvvisa, se da un lato, appunto semplicisticamente, appare una soluzione per far virare le aziende e farle tornare a produrre a casa, dall’altro rischia di danneggiare tutta la filiera produttiva e quindi paradossalmente anche la parte di società che vive e lavora all’interno dello stato. Senza poi considerare le ripercussioni sul mercato azionario!

Ma torniamo un attimo indietro: se non lo ha fatto per questo motivo semplicistico, allora perché Trump ha messo i dazi? Il mercato azionario, dopo l’annuncio dei dazi ha reagito malissimo virando immediatamente verso la recessione. Lo scenario però – ove Trump avesse quindi pensato di mettere i dazi per questo scopo – è il seguente: il mercato crolla e la Federal Reserve (la Banca centrale americana) si trova costretta ad abbassare i tassi di interesse (altra battaglia della campagna elettorale trumpiana) e conseguentemente il debito degli Stati Uniti diminuisce. Mi spiego meglio: gli USA si finanziano grazie all’emissione di titoli di stato (lo facciamo anche noi, con i nostri BTP) che ovviamente vanno restituiti con gli interessi agli investitori: ad oggi gli USA hanno 7000 miliardi di debito in scadenza. Se dunque la Federal Reserve abbassa i tassi, gli Stati Uniti riescono a vendere titoli di stato pagando meno interessi. Quindi, un obiettivo di Trump è anche quello di poter collocare i titoli di stato con un tasso di interesse minore, andando a ridurre il debito complessivo USA.

Ma perché la Federal Reserve dovrebbe abbassare i tassi? Negli Stati Uniti, il 62% dei cittadini investe in Borsa e per loro è la principale fonte di investimento, ad alto rischio ma anche ad alto rendimento. Non solo investono direttamente, ma lo fanno anche tramite i grossi fondi. E ricordo che fondi pensione e assicurazioni in USA sono privati e tutti investono nel mercato finanziario. In caso di recessione dunque, tutti questi fondi sono a rischio e la Banca Centrale non può permetterselo (e questo spiega anche perché nessuno in USA è stato contento dell’applicazione dei dazi, neanche i sostenitori di Trump): quindi la Federal Reserve abbassa i tassi per compensare il crollo del mercato azionario.

Ma a questo punto, al culmine dell’operazione, Trump comincia, tramite il suo account social, a dare un segnale inverso: parla di ottime opportunità di investimento per chi volesse farlo (e ovviamente si riferisce proprio ai titoli di stato USA, che con la recessione costano poco ma non solo: anche il resto del mercato azionario USA, che ha subìto un crollo, potrebbe risalire a breve). Il solo messaggio è sufficiente, seppur per pochissime ore, a far risalire il mercato, finché non circola la notizia che si tratti di una fake news. Quindi per poche ore il mercato risale per poi precipitare di nuovo: a questo punto si apre l’asta per piazzare i titoli di stato USA e guarda caso c’è il tutto esaurito… Vengono venduti velocemente tutti! Tutti comprano tranne la Cina, che tradizionalmente invece investe molto in USA. A questo punto Trump annuncia la revoca dei dazi per 90 giorni a tutti tranne che verso la Cina.

Il mercato risale e chi ne ha approfittato, ci ha guadagnato. Ecco perché esiste il sospetto che Trump abbia volutamente manipolato il mercato azionario per fare quantomeno “un regalo” a chi ha investito nei suoi titoli di stato. E questo sospetto ha un nome: si chiama Insider Trading e viene pronunciato subito dai banchi dei parlamentari democratici al parlamento americano. Cosa si intende per insider trading? Questa tecnica consiste nella compravendita di titoli azionari sfruttando informazioni riservate e significative riguardanti una società quotata. Un insider, in questo contesto, è chi ha accesso a tali informazioni privilegiate (ad esempio, non si riferisce a Trump o a chi ha approfittato dell’informazione sui dazi per comprare prima di un rialzo).

Negli Stati Uniti l’insider trading non è sempre illegale. Se dirigenti, amministratori o azionisti rilevanti seguono specifiche regole di trasparenza, tale attività può essere considerata lecita. Gli individui sono tenuti a registrare ogni transazione presso la Securities and Exchange Commission (SEC) attraverso dichiarazioni preventive, che sono poi disponibili al pubblico nella banca dati Edgar della SEC. Diventa invece illegale quando qualcuno sfrutta informazioni riservate non rese pubbliche per ottenere profitto sui mercati. Non è necessario che la persona sia un dirigente aziendale, anche un conoscente occasionale può essere perseguito se agisce basandosi su informazioni ottenute in modo improprio.

Negli Stati Uniti, l’insider trading è soggetto a sanzioni sia civili che penali da parte della SEC e del Dipartimento di Giustizia con le sanzioni civili che possono includere multe fino a tre volte il guadagno realizzato o la perdita evitata, oltre alla restituzione dei profitti illeciti. Inoltre, possono essere imposte ingiunzioni che vietano ai colpevoli di ricoprire ruoli di vertice in aziende quotate, anche in modo permanente. Sul fronte penale, l’insider trading può comportare pene detentive fino a 20 anni per ogni violazione, a seconda della gravità e di eventuali precedenti. Le multe possono raggiungere i 5 milioni di dollari per gli individui e i 25 milioni per le aziende. Ma in realtà contro Donald Trump l’accusa è anche peggiore: perché qui si parla di Market Manipulation ovvero consapevole alterazione del mercato che può esprimersi in varie forme ma è sempre perseguibile sia civilmente che penalmente negli USA. Ecco quindi che l’ultima settimana che ha visto questa enorme e sfrenata giostra girata da Donald Trump, probabilmente avranno conseguenze che cominceremo a capire nei prossimi mesi.

Quel che è certo è che qualcuno si è arricchito enormemente in pochissimi giorni e non sono i piccoli risparmiatori, né i lavoratori delle aziende che producono in USA, né i suoi cittadini!

BarLungo con Simone – Il nuovo nucleare (1° parte)

Mentre gli obiettivi della transizione ecologica sembrano sempre più difficili da raggiungere, si inizia a parlare della possibile produzione di un’energia che da sempre fa discutere, cioè quella nucleare, attraverso dei mini-reattori di nuova generazione. Come successo in passato, parliamo di questo argomento insieme non solo al mio grande amico e professionista Simone Pesucci, ma soprattutto con l’intervento graditissimo dell’ingegnere specializzato in materia Francesco Mazzocchi.

PS: nel link sottostante alla puntata di oggi, trovate il podcast di qualche tempo fa sul nucleare!

Buon ascolto!

Il buono, il brutto, il cattivo

CELJIE – FIORENTINA = 1 – 2  

Il risultato che tutti volevamo.

La Fiorentina torna dalla Slovenia con una vittoria che non chiude definitivamente i giochi per il passaggio del turno, ma certamente pone i viola in posizione di vantaggio contro una compagine apparsa piuttosto povera di talento. I ragazzi di Mister Riera infatti, hanno dimostrato grande applicazione, furore agonistico e ritmo indiavolato, ma quando si è trattato di mettere in mostra le qualità individuali, le forze in campo sono apparse piuttosto sbilanciate. E pensare che Palladino aveva schierato in campo una Fiorentina segnata da un ampio turnover, con Comuzzo tornato titolare, Adli al posto di Fagioli e la coppia di attaccanti formata da Zaniolo e Beltran. Oltre a ciò, il tuttofare Folorunsho era impiegato largo a sinistra mentre Moreno interpretava come poteva il ruolo di quinto di destra per far rifiatare Dodò. Lo schema era dunque quello più adatto alle idee di gioco del mister ma gli interpreti non riuscivano, come era ovvio accadesse, ad interpretare il solito calcio. Zaniolo purtroppo sembra ormai una scommessa persa soprattutto quando deve giocare prima punta con accanto un calciatore come Beltran che svaria, recupera palloni ma gioca quasi da centrocampista. La spinta sugli esterni poi, era quasi nulla visto che da una parte Moreno è un difensore centrale dal piede piuttosto ruvido e dall’altra Folorunsho si applica con francescana umiltà ma non possiede le doti tecniche per saltare l’avversario nell’uno contro uno. In mezzo al campo, al netto di un Mandragora sempre positivo, Cataldi non sembra vivere il suo miglior momento dal punto di vista fisico ed Adli è lontanissimo parente dal calciatore ammirato ad inizio stagione. La difesa invece, è apparsa il reparto più oliato seppur Comuzzo sembri soffrire un po’ la mancanza di continuità e non abbia tutte le qualità necessarie per poter giocare centrale in una difesa a 3.

In porta infine, abbiamo semplicemente un mostro, un alieno, un portiere di una qualità che a Firenze abbiamo raramente ammirato. Con due parate eccezionali negli ultimi 10 minuti di gara, De Gea ha permesso ai propri compagni di portare a casa una vittoria fondamentale in vista del ritorno quando, eccezion fatta per gli squalificati, probabilmente Palladino inserirà qualche titolare in più per poter accedere ad una semifinale che già adesso si prospetta difficilissima: il Betis infatti, dispone di organizzazione, qualità nei singoli, storia europea. Forse sto correndo troppo perché ancora c’è da giocare la gara di ritorno, ma quelli che iniziano già oggi a pensare alla finale col Chelsea, potrebbero subìre un brusco risveglio nel turno precedente.

Adesso testa e gambe di nuovo sul campionato: domenica al Franchi arriva un Parma rivitalizzato dalla cura Chivu e dalla rimonta contro l’Inter. Il turnover di ieri sera sembra far pensare che Palladino ed i suoi ragazzi non abbiano alcuna intenzione di sottovalutare una squadra che, nonostante la brutta classifica, ha sempre giocato un buon calcio durante tutto il campionato. Servirà una Fiorentina attenta a non prendere ripartenze, che abbia gamba per tutti i 90 minuti e soprattutto abbia i migliori calciatori al top della condizione fisica e psicologica: l’approccio alla gara di uno come Fagioli ieri sera, sarebbe esiziale contro un Parma condannato a cercare un risultato per continuare a marciare verso la salvezza.

IL BUONO

  • De Gea: è semplicemente un fenomeno. Al termine di una gara in cui era stato praticamente disoccupato, sfoggia due interventi clamorosi per mantenere la vittoria. Uno dei più grandi colpi di mercato della storia della Fiorentina.
  • Ranieri: dopo errori sotto porta incredibili ed il gol meraviglioso annullato giustamente a San Siro, stavolta il capitano viola si può gustare tutta la meritata soddisfazione. Con la difesa a tre può finalmente tornare a spingere come faceva in primavera!
  • Mandragora: festeggia il record di presenze europee in maglia viola con un rigore prima procurato e poi trasformato. E’ la fotografia perfetta della professionalità, dell’abnegazione, della serietà. Giocare accanto a calciatori migliori di te aiuta, ma se non lavori ogni giorno non arrivi da nessuna parte…..

IL BRUTTO

  • La coppia Zaniolo – Beltran: posto che sembrano essere due calciatori che possono difficilmente giocare insieme, ieri sera non sono riusciti nemmeno a mettersi in mostra singolarmente. Se però Beltran ha mostrato il suo solito impegno, l’ex Roma continua a sembrare svogliato e senza mordente. Gud e Moise fanno un altro sport.
  • Adli: di gran lunga il peggiore in campo. Lento, approssimativo, spento….anche Richardson è sembrato avere un altro passo rispetto a lui! Sembra aver completamente smarrito le proprie certezze.
  • Fagioli: calciatore per cui stravedo, è entrato in campo con la testa tra le nuvole regalando il pallone dal quale è arrivato il rigore. Nonostante ciò, resta indiscutibile!

A voi per i commenti!!

Fiorentina: Crescita e Ottimismo dopo il Pareggio con il Milan

Una partita tanto pazza quanto emozionante e bellissima.

Milan e Fiorentina sabato sera ci hanno riconciliato con il gioco del calcio e ci hanno regalato oltre 90 minuti di ribaltamenti di fronte, grandi gesti tecnici, errori e prodezze in serie. La squadra di Palladino, con il pareggio ottenuto, esce dal tour de force contro le grandi con 7 punti e la zona Europa ancora alla portata. Sarà necessario adesso cambiare marcia contro le compagini che occupano le zone basse della classifica per rimanere attaccate alla zona europea: già domenica al Franchi, contro un Parma rivitalizzato dalla rimonta alle spese dell’Inter, De Gea e compagni dovranno necessariamente trovare i tre punti. Con tutti gli scontri diretti rimanenti nelle ultime sette giornate, i viola potrebbero approfittarne per insinuarsi nelle posizioni di classifica che contano.

Tornando alla gara di sabato, la Fiorentina ha mostrato segnali di crescita da diversi punti di vista: innanzitutto la personalità mostrata per tutto l’arco della gara è assolutamente confortante. I viola, diversamente da altre volte, hanno provato sempre a fare la partita o comunque a non subire per troppo tempo il gioco avversario. Grazie soprattutto alla capacità di ribaltare l’azione di uno scintillante Dodò e di un sontuoso Fagioli, i viola hanno sempre dato l’impressione di poter far male ai rossoneri quando ripartivano: peccato per l’assenza di Gosens che ha fatto mancare alla Fiorentina una gamba importante anche sull’altro versante del campo…chissà come sarebbe andata se avessimo avuto anche la spinta del tedesco a tenere in allarme la non formidabile retroguardia rossonera.

Certo è che però i viola hanno denotato ancora una volta anche problemi di letture difensive; le due reti subite chiamano in causa errori individuali che non sono stati neutralizzati da letture preventive dei compagni. In occasione del primo gol, Pablo Marì esce troppo alto e perde completamente la marcatura di Abraham permettendo un filtrante semplice per il centravanti rossonero. Se l’ex Arsenal è incappato in una serata non certo brillante, i compagni di reparto ed i centrocampisti non sono sembrati abbastanza reattivi da poter coprire l’errore. Situazione molto simile è accaduta poi anche in occasione del pareggio di Jovic. Anche in quel frangente, una marcatura saltata ha liberato all’attaccante rossonero un’autostrada verso De Gea. In entrambe le reti subite, si è potuto notare uno dei più grandi limiti delle squadre che si dispongono con marcature a uomo a tutto campo: quando si perdono gli scontri diretti con palla in movimento uscendo troppo alti rispetto alla propria zona di competenza, o i compagni capiscono in anticipo il pericolo e vanno a chiudere la zona di possibile verticalizzazione, oppure l’uomo liberato si può buttare verso l’area avversaria con il vantaggio di poter correre faccia alla porta verso il portiere, mentre i difensori devono dapprima capire quale sia la zona di campo da coprire, poi girarsi e correre per fermare l’attaccante. Questo resta uno dei punti deboli della difesa a uomo ed è per questo che spesso si gioca con un uomo leggermente staccato che dia sicurezza al reparto: peccato che sabato Pablo Marì non fosse nella sua miglior serata! Detto del difensore centrale che al pari di Cataldi ha giocato sotto le attese, dobbiamo però sottolineare anche le eccellenze: innanzitutto un portiere come David De Gea che sta dimostrando cosa significa avere un uomo affidabile tra i pali. Niente da dire su Terracciano, ma adesso capite perché da anni invocavo un nuovo estremo difensore? Ci sono le categorie nella vita ed anche tra i portieri esistono calciatori che ti fanno perdere qualche punto a fine stagione, altri che più o meno sono a somma zero (come il buon Pietro) e poi ci sono quelli che valgono quasi quanto un attaccante perché da una parte ti regalano diversi punti in classifica, dall’altra ti fanno giocare la retroguardia con tranquillità. Il netto miglioramento viola passa tanto dai guantoni spagnoli, così come il miglioramento della manovra ed il sempre crescente numero di palle gol passa dal cervello ed i piedi di Nicolò Fagioli: intelligenza calcistica ben sopra la media, vede calcio dove molti non vedono nemmeno l’erba, trova angoli di passaggi degni di un playmaker NBA, corre e si sacrifica per i compagni in difficoltà. Un vero furto, quello commesso ai danni della simpaticissima squadra senza colore!! E poi due delle certezze di questa stagione, Dodò e Kean….una coppia da leccarsi i baffi!! Peccato per la rete di testa sbagliata da Moise, ma da quanti anni aspettavamo un centravanti che, qualunque sia la palla che gli viene servita, ti dà sempre la sensazione che possa trasformarla in un’occasione da rete? Ed un terzino che vola e non molla mai come il brasiliano? Il gol del 3-2 sarebbe stata l’apoteosi, ma Dodò è la fotografia perfetta di quello che si vorrebbe sempre da un calciatore della propria squadra: impegno, entusiasmo, grinta, corsa a perdifiato, amore per la maglia.

Resto invece molto dubbioso in merito alla gestione dei cambi: stavolta Palladino ha deciso che la partita di Gudmundsson dovesse durare solamente 58 minuti, per me decisamente troppo poco! Certo l’islandese non aveva riempito gli occhi, ma ormai dovremmo aver capito che Gud è uno di quei calciatori che può risolvere la partita con una giocata! Ed allora perché non aspettare ancora, soprattutto contro una squadra come il Milan che concede tanto? L’ingresso di Ndour poi, è qualcosa che non riesco proprio a spiegarmi: il ragazzo non sembra essere ancora pronto per determinate partite, inoltre lo spostamento di Mandragora in mezzo al campo ha tolto alla Fiorentina lo strappo e la capacità del buon Rolando di buttarsi sempre negli spazi liberi per cercare il tiro in porta facendo perdere alla squadra alcuni metri di campo. Se certamente Cataldi non era in giornata, avrei visto meglio l’ingresso di Adli al suo posto!

Resta infine un risultato importante che lascia il Milan all’inseguimento, ma resta soprattutto negli occhi di tutti la prova di una squadra che sembra finalmente aver trovato continuità di rendimento: giovedi in Conference League contro la squadra slovena del Celjie la Fiorentina è chiamata ad una prova attenta, solida e senza fronzoli. Chiudere la pratica già all’andata permetterebbe di risparmiare un po’ di energie per il rush finale!