Considerazioni sparse tra Conference e campionato

Al termine di una gara che i tifosi viola non meritano, la Fiorentina è riuscita a passare alla fase successiva di Conference League per il quarto anno consecutivo.

Certo se l’ambizione tante volte sbandierata da tutti di vincere la manifestazione è reale, sarà opportuno cambiare atteggiamento e modo di rapportarsi con gli avversari fin da subito. La squadra di mister Pioli infatti, ha giocato per 45 minuti una partita indecente, una delle più brutte che io mi ricordi. Lenti, senza ritmo, con una condizione atletica molto preoccupante, senza uno straccio di gioco, senza attenzione né intensità o grinta. Diciamoci la verità, se l’approccio alla gara di ieri sera lo avesse avuto la Fiorentina di Palladino, da ieri sera si sarebbe aperto un processo pubblico nei confronti del tecnico: giusto? Sbagliato? Certamente sbagliato ma spero che la pazienza che abbiamo visto e sentito ieri non diventi una narcolessia!

Il primo tempo di ieri sera è stato tutto il contrario di quello che vorremmo vedere in campo: sbagliato l’approccio alla gara, sbagliata la preparazione alla partita e, lasciatemelo dire, sbagliata anche la formazione iniziale. Sicuramente Comuzzo sarà un soldatino come lo chiamava Palladino, certamente sarà più maturo dei suoi anni, ma siamo proprio certi che fosse necessario mandarlo in campo dopo tre giorni in cui (per stessa ammissione di Pioli) è stato più al telefono con il procuratore e la famiglia che in campo ad allenarsi? Scelta per me del tutto incomprensibile come quella di far giocare un Pablo Marì di cui la Fiorentina sta cercando di sbarazzarsi per far posto a Lindelof. La ripresa poi, ha rimesso le cose a posto più nel risultato che nella prestazione dimostrando a tutti che ci sono calciatori che sono ormai imprescindibili ed altri che probabilmente hanno fatto il loro tempo a Firenze o non sono all’altezza di certe competizioni e di certe squadre.

Credo che dopo più di un mese di ritiro, gare amichevoli, trasferte, inizio del campionato e preliminare di Conference League, si possa iniziare a fare un’analisi relativa alla condizione ed all’utilità di certi calciatori nello scacchiere viola. Aspetto poi i vostri commenti in merito….

Voglio partire da uno dei giocatori osannati a Firenze, un idolo della curva, un influencer dai capelli viola, cioè Dodò. Ammetto che ci ero cascato anche io, vedevo questo trottolino amoroso che non si fermava mai e che ce la metteva sempre tutta anche se poi, sinceramente, determinava molto meno di quel che prometteva: pochi assist, pochissimi gol. Certo penserete…proprio oggi lo dici? Quando ieri sera ha fatto il gol che ha dimezzato lo svantaggio? Si perché anche ieri sera tantissimi errori di misura, troppe corse in avanti e troppe poche indietro per aiutare la difesa, alcuni atteggiamenti nei confronti dei compagni non proprio irreprensibili. Continuo a pensare che anche l’impiego tra i centrocampisti, dove si ha meno spazio per correre e si deve essere più forti nell’uno contro uno non lo aiuti, ma il Dodò del passato non si vede più ormai da troppo tempo. Sull’altra sponda del fiume abbiamo invece Gosens: anche ieri sera il suo ingresso ha completamente ribaltato la partita non tanto e non solo dal punto di vista tecnico quanto dal punto di vista mentale. E’ un leader nato che, oltre a ciò, sa giocare anche divinamente a calcio: uno degli imprescindibili della truppa viola.

Uno dei calciatori che lo scorso anno era perfetto per il calcio che si giocava ma che adesso purtroppo non lo è più è invece Pablo Marì: giocatore bravissimo quando si difende bassi, quando non si deve scappare all’indietro, quando ci sono punti di riferimento lateralmente e davanti. Nel calcio di Pioli, in cui si gioca uno contro uno a tutto campo, Marì ci sta come il cavolo a merenda (come diceva mia nonna). Giustissimo pensare alla sua cessione! Chi invece nel pacchetto arretrato mi sta sorprendendo positivamente è Viti: confesso che ero molto scettico nei suoi confronti sia per le ultime stagioni che per le prime prestazioni. Invece mi sto ricredendo: svolge egregiamente il suo compito senza strafare, riesce spesso anche a far ripartire l’azione non per forza limitandosi al passaggio orizzontale… Continua così che vai bene! Ed ancora meglio sta andando il suo compagno di settore giovanile Fazzini; anche ieri sera, seppur nel buio del primo tempo, ha fatto vedere doti non comuni. Cambio di passo, doti tecniche, personalità, sfacciataggine, brillantezza. Forse davvero stavolta non abbiamo preso una fregatura dall’Empoli!!! Fregatura che invece penso proprio ci sia stata data con Parisi. Oddio forse non è il termine giusto, ma il terzino sinistro appare ormai da mesi in difficoltà; anche con il cambio di tecnico (cambio direi favorevole visto che almeno uno spezzone lo sta facendo sempre), Parisi sembra sempre in apnea, in difficoltà fisica e mentale. Quando prova la giocata difficile la sbaglia sempre, ma purtroppo ultimamente anche quella facile sembra diventare impossibile. Dà proprio l’impressione che, anche per lui, sarebbe forse opportuno e salutare un’esperienza lontano da Firenze.

Chiudo infine più con una riflessione che non con una disamina rivolgendo un pensiero a Comuzzo: credo sinceramente che la gestione del giovane difensore viola sia ingiusta innanzitutto per lui. Decidiamo una volta per tutte! E’ incedibile o no? Se lo è, dichiariamolo e continuiamo a farlo giocare sereno, altrimenti teniamolo a riposo fisico e mentale a Torino perché stiamo mettendo in difficoltà un ragazzo che non lo merita. Comuzzo è certamente un capitale umano e tecnico della Fiorentina e del calcio italiano ma è prima di tutto una persona, un ragazzo giovane con le proprie debolezze ed i propri sentimenti. Non merita le figure alle quali Pioli e la squadra viola lo stanno esponendo.

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

CAGLIARI – FIORENTINA = 1 – 1  

Un punto che lascia aperti tanti interrogativi.

La Fiorentina torna da Cagliari con un pareggio che può essere letto da due diverse angolazioni: il gol di Luperto oltre il 90’ minuto lascia certamente dell’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere e non è stato ma, se guardiamo allo sviluppo della gara, dobbiamo onestamente ammettere che tre punti sarebbero stati decisamente troppi.

La squadra di Pioli, scesa in campo con la stessa formazione di Giovedì, ha dimostrato subito come, sicuramente per l’avversario diverso ma anche per il caldo, le cose sarebbero andate in modo ben diverso. La manovra è stata lenta, prevedibile, senza che i calciatori si muovessero per dettare la giocata al compagno con un ritmo più da amichevole contro la squadra Primavera che non da prima di campionato. Il Cagliari invece, ha iniziato a pressare altissimo fin dal fischio di inizio, ha cercato la verticalizzazione rapida verso il simpaticissimo Borrelli ed ha asfissiato i centrocampisti viola in ogni zona del campo. Tra l’altro, si è rivisto l’ex Folorunsho in tutta la sua forza ed esplosività, libero di svariare e lottare contro tutto e tutti: complimenti vivissimi a Mister Palladino che lo ha fatto giocare terzino per 3 mesi! A parte questo, nella prima frazione, le prove dei singoli sono state molto al di sotto della sufficienza: Ranieri si è più volte complicato la vita nelle ripartenze, Dodò (che non ha mai saltato l’uomo in tutta la gara) ha avuto la grande idea di provare dribbling anche nella nostra area di rigore, Ndour è sembrato il cugino di quello visto ed ammirato in Conference League, Fagioli ha portato troppo palla, Sohm ha sbagliato anche azioni di rimessa facili mentre gli attaccanti sono stati trasparenti. Nulla da salvare? Beh poco ma qualcosa si! Due salvataggi clamorosi di Gosens (che ha dovuto fare il terzino tutta la partita visto che Dodò non ne ha voluto sapere di pensare anche a difendere) ed una parata strepitosa, poi ripetutosi anche nella ripresa, di De Gea che ha letteralmente salvato il risultato: solo grazie a loro, Pioli ed i suoi ragazzi hanno chiuso un primo tempo senza tiri verso la porta avversaria con il risultato di pareggio.

Le cose sono leggermente migliorate nella ripresa grazie anche alle due sostituzioni effettuate dal mister all’intervallo: Viti, buona la sua prova, rispetto a Ranieri ha alzato il livello del palleggio e soprattutto ha dato prova di personalità portando avanti la linea difensiva e cercando di dare riferimenti ai propri compagni, mentre Mandragora non si è limitato al gol del vantaggio grazie ad un bel colpo di testa. Il centrocampista goleador della scorsa stagione, ha finalmente velocizzato la manovra grazie ad alcune aperture di prima ed ha liberato maggiormente Fagioli suddividendosi i compiti di regia. Grazie a ciò, anche il regista è salito molto di livello sia difensivamente che offensivamente confermando come le sue qualità tecniche siano imprescindibili per la Fiorentina. Con una manovra leggermente più fluida, anche gli attaccanti hanno avuto qualche palla da giocare ed in una di queste Gudmundsson ha confezionato il cioccolatino che Mandragora ha messo in porta. Dal gol, per una decina di minuti, i viola hanno avuto il pallino del gioco in mano ma purtroppo Kean si è divorato una palla gol sanguinosa che avrebbe probabilmente chiuso la contesa. Da qui in avanti purtroppo, i viola sono ricaduti in problemi di gestione della gara che conosciamo da troppi anni: tolti Fagioli e Mandragora in mezzo al campo ed un Fazzini entrato con personalità e piglio giusto, i viola sono apparsi in netta difficoltà dal punto di vista fisico e mentale. Sono ancora una volta venuti fuori quei problemi di leadership che tanti punti hanno fatto perdere alla Fiorentina nelle ultime stagioni. Oltre a ciò, alcuni dei viola impiegati hanno mostrato anche limiti fisici e di approccio: Parisi ha perso diversi palloni e non ha mai dato la sensazione di tranquillità, Pablo Marì ha avuto un impatto del tutto negativo sia in marcatura sugli attaccanti avversari che in fase di riproposizione del gioco, Kean ha perso tutti i confronti diretti con Mina. Il pari, arrivato solamente a tempo scaduto grazie ad una dormita difensiva e ad una papera di De Gea (è un essere umano anche lui allora!!!), è stata solamente la logica conseguenza della prestazione della squadra. Giovedì dobbiamo far mettere minuti nelle gambe a chi ancora ne ha pochi, ma la strada da fare in campionato per diventare competitivi è ancora molto lunga!

IL BUONO

  • Fagioli: certamente porta troppo la palla, fisicamente non è un crack, ma la classe è cristallina ed il gioco sgorga dai suoi piedi in modo del tutto naturale. Da quando è arrivato a Firenze poi, è cresciuto difensivamente in modo esponenziale. Ancora ha tanta strada da fare (ad esempio nel tiro in porta), ma ad oggi è imprescindibile. Il punto di riferimento tecnico della squadra viola.
  • Mandragora: contratto o non contratto, quando subentra a Ndour la musica cambia. La palla gira più velocemente, l’area del Cagliari viene riempita in modo diverso, la squadra guadagna 30 metri di campo. E poi il gol. Serve altro?
  • Pongracic: farà anche errori di irruenza, ma quando Pioli lo sposta dal centro della difesa, i viola iniziano a sbandare proprio in quel settore del campo. Solamente un caso?
  • Fazzini: ammetto che ho un debole per questo ragazzo da quando giocava negli allievi, ma in un quarto d’ora mostra diversi colpi del proprio repertorio ed entra con una cattiveria ed un piglio importante. Credo meriti più minuti!

IL BRUTTO

  • Kean: perde praticamente ogni duello con Mina ma soprattutto si divora il gol che avrebbe probabilmente chiuso la gara. Dopo il rosso in Conference, un errore marchiano sottoporta. Per volare abbiamo bisogno del miglior Moise!
  • Dodò: quando un calciatore non è ancora fisicamente al massimo, dovrebbe cercare di giocare semplice. Il brasiliano invece, conosce un solo modo di giocare e stavolta aiuta anche poco in fase difensiva. I cross sono sempre imprecisi, il dribbling troppo insistito. Reset necessario!
  • Parisi – Marì: uno troppo piccolo, l’altro troppo lento. Come poter convivere con questi limiti? Con applicazione feroce, sfacciataggine, voglia di sacrificarsi per sé stessi e per la squadra. Esattamente il contrario di ciò che abbiamo visto ieri a Cagliari.

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

POLISSYA – FIORENTINA = 0 – 3  

La Fiorentina di Pioli c’è!

I viola tornano dalla trasferta europea con un rassicurante 3 – 0 ed ipotecano il passaggio alla fase a gironi della” nostra” Conference League. Perché ho voluto iniziare citando il mister? Perché credo che ieri sera si sia già vista netta ed importante la mano del mister. Come dite? Abbiamo giocato contro una squadra di terza serie? Perché scusate, lo scorso anno la Puskàs Academy era da Champions League? Eppure pareggiammo sia all’andata che al ritorno e passammo il turno solo grazie ai calci di rigore….. Ci ha salvato De Gea perché altrimenti avremmo preso rete anche ieri sera? Vero! Ma vi do uno scoop!! De Gea lo avevamo anche lo scorso anno ma qualcuno volle metterlo in panchina per far giocare Terracciano!!

E poi la preparazione della gara: nonostante il Polissya sia una squadra sconosciuta praticamente a tutti, la Fiorentina ieri sera è entrata in campo sapendo esattamente cosa fare e come farlo. Non solo, ma al netto della dormita di Pongracic in occasione del miracolo di De Gea, i viola non hanno regalato nulla ed hanno inaridito tutte le fonti di gioco degli avversari. La verità è che la Fiorentina non ha minimamente sottovalutato l’avversario, ha schierato la miglior formazione possibile e non si è fatta prendere dalla spocchia di poter giocare con tre attaccanti veri contro una presunta squadretta; Pioli ha deciso di schierare un solido 3-5-2 in cui Ndour ha coperto benissimo il campo sia in fase difensiva che offensiva accanto ad un Fagioli più attento a difendere che ad impostare e ad un Sohm in netto ritardo di condizione. La squadra ha giocato una partita intelligente, in cui il primo obiettivo è stato quello di recuperare palla in avanti e verticalizzare, andare a cercare il gol per chiudere la pratica già all’andata. Il passo in avanti dal punto di vista mentale e di leadership è insomma evidente e non lo è solamente in quei calciatori che già lo scorso anno lo avevano evidenziato come Gosens. Gudmundsson ad esempio, sembra un altro calciatore: centrato, sempre pronto a sacrificarsi per la squadra ma anche a creare la superiorità numerica, ha purtroppo commesso tanti errori tecnici che non lo hanno fatto calciare in porta più spesso, errori che comunque dipendono da una condizione atletica ancora da affinare. Ciò che però è piaciuto di più, è stato lo spirito di sacrificio quando la squadra, rimasta in 10, ha avuto bisogno delle sue rincorse per non perdere troppi metri di campo e ripartire in contropiede fino a chiudere la pratica su assist di Ndour.

Se vogliamo trovare un paio di difetti alla vittoria viola, dobbiamo guardare ad alcune letture difensive ed ovviamente dell’espulsione di Moise Kean. Se De Gea è stato chiamato a fare almeno un paio di interventi clamorosi (soprattutto il primo), è perché in particolare Pongracic, ma anche Ranieri e Comuzzo, hanno avuto alcune letture errate nel marcare uno contro uno i rispettivi avversari. Soprattutto il centrale ex Lecce ha fatto lo stesso errore che ci era già costato il gol contro la Japanese University: Pongracic guarda la palla, l’attaccante gli scivola alle spalle ed incorna indisturbato verso la porta viola. Qui dobbiamo assolutamente migliorare, come in alcune uscite palla al piede di Comuzzo e Ranieri. Infine l’espulsione…. Detto che anche il difensore ucraino avrebbe dovuto ricevere almeno il cartellino giallo, un calciatore dell’importanza e del livello di Kean non può cadere in questi tranelli e provocazioni. L’attaccante viola ha dimostrato nella prima mezz’ora lo strapotere fisico, la cattiveria ma anche l’altruismo giusto per diventare uno dei leaders della squadra: dal (quasi) gol del vantaggio all’assist per Gosens, fino alla capacità di difendere la palla per far salire la squadra, Moise sta diventando quasi il regista offensivo della squadra, una sorta di Lukaku con Conte, un giocatore che determina con i suoi movimenti, i suoi tagli, le sue giocate, lo sviluppo della manovra offensiva della Fiorentina. Per tutto questo, Kean non può e non deve cadere in queste provocazioni. Sono certo che Pioli saprà farglielo capire velocemente!

IL BUONO

  • Pioli: prepara in modo perfetto la gara, non sottovaluta l’avversario né con la formazione iniziale, né con l’atteggiamento, né con le sostituzioni. In panchina il salto di qualità è stato fatto.
  • Ndour: il giovane centrocampista dell’Under 21 aveva già mandato bei segnali nella tournée inglese, ma ieri sera si è superato. Ha giocato una partita totale: perfetto in fase difensiva, sempre pronto ad offrire la giocata al compagno, artefice dell’assist a Gudmundsson. Veramente tanta roba!
  • De Gea: la parata che ci salva dal potenziale pareggio è semplicemente mostruosa. Ieri, nelle pagelle del Corner Viola, ammetto di avergli dato troppo poco ma ormai ci ha abituato anche ai miracoli. Fenomeno assoluto.
  • Gosens: seppur non ancora al top fisicamente, rincorre tutti e segna il gol del raddoppio con un sinistro imparabile. Non manca poi di randellare e prendere un cartellino giallo quando sembra che i compagni abbassino l’intensità per risvegliarli dal torpore. Leader assoluto.

IL BRUTTO

  • Kean: seppur non mi senta di condannarlo in toto, deve crescere pensando a quanto è diventato importante in questa squadra. Moise mi raccomando!
  • Occasioni concesse: va bene che abbiamo un mostro in porta, ma le occasioni che abbiamo lasciato alla squadra ucraina sono state decisamente troppe. Dobbiamo assolutamente migliorare.

A voi per i commenti!!

Appunti viola dal “Teatro dei Sogni”

L’amichevole di maggior prestigio del precampionato viola regala risposte incoraggianti e buone sensazioni. La Fiorentina di Stefano Pioli, di fronte ad uno dei team europei con la maggior capacità di spesa, seppur in crisi ormai da anni, tiene benissimo il campo e dimostra un’interessante crescita dal punto di vista fisico, del gioco e soprattutto di personalità. Il nuovo corso sembra finora aver colpito nel segno, con una compagine che ribatte colpo su colpo agli avversari e non si perde d’animo alla prima difficoltà.

Il protagonista della contesa però, non poteva che essere David De Gea, portiere per più di 10 stagioni del Manchester United lasciato poi svincolare per puntare su Onana (a proposito di direttori sportivi particolari) ed ora colonna portante dei colori viola. L’estremo difensore spagnolo è stato omaggiato da tutto lo stadio e dagli ex compagni ma poi ha pensato bene di compiere un paio di interventi importantissimi per mantenere la propria porta imbattuta (visto che il gol dello United non si può considerare dal momento che è clamorosamente irregolare). Come di consueto in questi articoli prestagionali, cercherò di lanciare degli spunti di riflessione su ciò che ha funzionato di più e cosa invece resta da registrare.

La formazione iniziale schierata da Pioli, con Sohm sorprendentemente subito in campo, credo sia quella più vicina alla squadra ideale in questo momento. Ma al netto degli interpreti, ciò che è piaciuto di più è stato l’atteggiamento: finalmente una Fiorentina che non si rintana nella propria metà campo in attesa dell’errore degli avversari, ma una squadra che esercita un’aggressione feroce della palla sempre molto alta. Pongracic e compagni si schierano uomo su uomo in tutte le zone del campo ed invece di contenere l’avversario per accompagnarlo in una zona dove far scattare il raddoppio, come avveniva nella scorsa stagione, vanno direttamente alla riconquista della palla rischiando talvolta anche di lasciare molto campo alle spalle. In questo i difensori viola devono cercare di trovare una chimica pressoché perfetta per non regalare praterie verso De Gea: Pongracic in particolare ha giocato una gara eccezionale rubando tempo e spazio agli avversari e riuscendo anche a far ripartire l’azione.

Con questo atteggiamento di riconquista in avanti, i centrocampisti centrali non hanno grandissimi compiti di regia ma devono soprattutto cercare di accompagnare l’azione: devono cioè trovare gli spazi giusti per ricevere palla faccia alla porta in modo da far ripartire il più velocemente possibile gli attaccanti. In questo, sia Fagioli che Sohm, devono ancora lavorare molto poiché troppo spesso vanno alla ricerca di spazi in ampiezza che intasano poi le linee di passaggio per Dodò e Gosens. La fase di ribaltamento dell’azione in avanti poi, sconta tantissimo la scarsa intesa dei due trequartisti con Kean: troppo spesso, soprattutto Dzeko e l’attaccante italiano rischiano di pestare le stesse zolle di campo mentre Gudmundsson gioca ancora troppo lontano dalla porta per riuscire a determinare. La miglior caratteristica dell’islandese infatti, è la capacità di trovare sempre lo specchio quando arriva alla conclusione, ma anche stavolta non ha mai trovato lo spazio ed il tempo per il tiro.

Detto di un Pongracic migliore in campo, voglio però sottolineare la prova di altri due calciatori viola, Sohm e Kouadio. Il primo, buttato nella mischia tra i titolari dopo poco più di 24 ore dall’arrivo in ritiro, ha dimostrato personalità e capacità di adattamento. Ancora deve capire i meccanismi soprattutto in fase di possesso palla oltre a dover conoscere il compagno di reparto Fagioli, ma ha fatto vedere subito di non aver paura dei grandi palcoscenici e di avere una grande intelligenza tattica che lo ha supportato in un ambiente nuovo. Ancora più sorprendente è stato il giovanissimo Kouadio: buttato nella mischia dopo poco più di mezz’ora per un problema accusato da Comuzzo, quindi praticamente senza riscaldamento, non ha sofferto minimamente né l’ambiente né gli avversari. Sempre pulito negli interventi, pronto anche a ripartire in zona offensiva, ha dimostrato ancora una volta che i giovani bravi ci sono e vanno fatti giocare!! Da questo punto di vista, un plauso anche a Pioli che, invece di inserire Pablo Marì spostando Pongracic da braccetto, ha dimostrato che quando si lavora bene sulle coppie di giocatori, l’età non conta; dopo Kayode e Comuzzo un’altra gemma pronta a sbocciare?

Unica pecca della gara e della tournèe inglese è la fatica che la Fiorentina continua ad avere nel trovare la via della rete: anche nella gara odierna, Kean ha avuto un paio di occasioni importanti, mentre come detto sia Dzeko che Gudmundsson non hanno mai tirato in porta. Tolto un tiro al volo di Gosens ribattuto dall’islandese, la traversa di Sohm ed un paio di tiracci di Fagioli, i viola non hanno mai impensierito la porta avversaria. Questo credo sia il problema più urgente da risolvere!!

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Appunti viola dall’Inghilterra

Dopo le vittorie piuttosto comode contro la formazione Primavera, il Grosseto e la Carrarese, la Fiorentina fallisce il primo test internazionale. Niente di allarmante ma contro un Leicester lontano parente di quello che vinse una clamorosa Premier League guidato da mister Ranieri, una squadra che ormai non ha più tra le proprie fila nemmeno uno tra i campioni d’Inghilterra dopo lo svincolo di bomber Vardy, i viola perdono 2-0 alla fine di una gara in cui non riescono a calciare mai nello specchio della porta avversaria.

In questo mio articolo cercherò di approfondire alcuni spunti tratti dalla prova dei ragazzi allenati da Pioli senza lesinare critiche ma sinceramente la cosa che mi ha maggiormente colpito ed infastidito della sconfitta in terra inglese è stata la reazione di alcuni leoni da tastiera che, al triplice fischio, non hanno trovato di meglio che iniziare a fare polemica criticando ferocemente calciatori, società e proprietà lasciando al momento fuori dagli strali solo mister Pioli. Se certamente la prova dei viola è stata deludente, queste reazioni scomposte mi fanno pensare che non si aspettasse altro per iniziare a polemizzare senza alcuna volontà di analisi.

Venendo alla gara, la formazione schierata iniziale farebbe sinceramente molta fatica a salvarsi in Serie A: rileggetevi l’undici titolare e ditemi se sbaglio! Fin da subito, la Fiorentina è stata in balìa degli avversari e la prova di molti è stata del tutto deludente. Partendo da Martinelli, l’unico viola ad essere impiegato per tutti i 90 minuti, possiamo affermare che il giovane nuovo numero 12 ha certamente delle buone doti nello specchio della porta, ottimi riflessi e discreta personalità ma deve assolutamente migliorare con i piedi; nel calcio di oggi, non è più sufficiente essere bravi con le mani per giocare ad alti livelli! Il terzetto difensivo poi, ha messo in mostra ancora una volta un Kouadio dotato di una personalità ed una fisicità importante sia come difensore nei tre, sia come quinto di centrocampo. Accanto a lui, Pablo Marì si è nuovamente imposto come leader difensivo anche per l’ottima scelta di tempo nelle chiusure, mentre Viti è per me un mistero: lento, poco cattivo, senza personalità, con piedi ruvidi. Speriamo sia solo questione di ritardo di condizione, ma la catena creata a sinistra con l’altro ex Empoli Parisi è stata catastrofica. La prova di Fabiano infatti, ha rischiato il tragicomico tra l’indecisione sul primo gol e l’umiliazione del secondo in coabitazione con Bianco.

Quest’ultimo credo e spero abbia finalmente esaurito i propri bonus: purtroppo il prodotto del settore giovanile viola, atteso al banco di prova definitivo per dimostrare di poter restare in rosa, sta dimostrando di non poter giocare in una squadra con ambizioni europee per carenze fisiche e non solo. Gli altri centrocampisti e trequartisti hanno provato a creare qualcosa in più senza mai rubare la scena (anche se Richardson impiegato più vicino alla porta ha fatto intravedere qualche lampo interessante) mentre Fortini, alla prima presenza dopo un lungo infortunio, è apparso in netto ritardo di condizione. Beltran infine, seppur mai servito a dovere, ha dato l’ennesima dimostrazione di incompiutezza, di un calciatore che non è né carne né pesce e che probabilmente non sente più nemmeno la fiducia necessaria per continuare la sua avventura in viola.

Dopo 60 minuti Mister Pioli ha deciso di rivoluzionare la squadra cambiando praticamente tutti gli interpreti in campo: la Fiorentina a quel punto, ha avuto il pallino del gioco in mano per ampi tratti di gara ma non è comunque mai riuscita a tirare nello specchio della porta. Da sottolineare alcune discese interessanti di Dodo’ ed una buona attitudine di Kean, ma il migliore in campo almeno per qualità di giocate è stato senz’altro Dzeko. Giocatore elegantissimo, l’ex Roma Inter e City è in grado di fare la punta ed il trequartista, di pulire ogni pallone gli arrivi, di creare l’assist per il compagno o di provare a calciare in porta: in due parole un giocatore meraviglioso!!

Dopo che oggi conosceremo i potenziali avversari nei playoff di Conference League, i viola inizieranno a preparare la seconda sfida in terra inglese contro il Nottingham Forest dell’ex Nikola Milenkovic: ci aspettiamo tutti un bel passo in avanti!

A voi per i commenti!!