BarLungo con Simone – Un giro in Sud America: il Cile (2° parte)

Continua il nostro approfondimento dedicato al Sud America ed in particolare al Cile, un paese che ci ha regalato non solamente dei sogni politici, come quello di Salvador Allende di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata, ma anche arte, cultura e musica come i mitici Inti Illimani che in Italia ebbero un successo clamoroso. Un sogno di diritti politici, sociali e civili che purtroppo finì nel sangue come tante altre volte in Sud America: ne parliamo con l’amico Simone Pesucci.

Buon ascolto!

Firenze è complice

La sconfitta di Reggio Emilia e quella casalinga di ieri contro il Verona, sono sconfitte, anzi umiliazioni che partono da lontano, molto lontano.

Una società di calcio, come una democrazia, funziona solo ed esclusivamente se esistono al proprio interno persone capaci di interpretare il ruolo per competenza o esperienza passata, fedeltà alla causa e voglia di fare bene. Tutto ciò però non basta se all’esterno non ci sono pesi e contrappesi, non c’è qualcuno che controlla, fa le pulci, fa sentire la propria voce avendo la libertà di dissentire e di esprimere le proprie idee senza aver paura di essere messo a tacere.

A Firenze invece, fin dal 6 giugno del 2019, data di acquisizione della società viola da parte di Rocco Commisso, stiamo vivendo una lunga parentesi all’interno della quale il pensiero unico l’ha fatta da padrone. Oltre 20.000 persone accorse allo stadio a salutare il neo proprietario come fosse il liberatore ed il Messia, una lunghissima ed inspiegabile luna di miele che è andata avanti nonostante risultati mediocri in campionato. Anche se ormai tutti se ne sono dimenticati, la Fiorentina è una delle realtà storiche della nostra serie A ed ha veleggiato nella propria storia in media tra 5^ ed il 6^ posto in classifica (posizione praticamente mai raggiunta dall’attuale proprietà).

Non solo, ma da allora abbiamo assistito ad un continuo e prolungato conflitto in cui la società viola, con Joe Barone in testa, ha sfidato tutte le istituzioni cittadine e regionali per riuscire a centrare quello che probabilmente era l’unico e vero obiettivo di questa proprietà: il Viola Park da una parte, lo stadio dall’altra. Contemporaneamente, il risultato in campo ha acquisito sempre meno importanza, una piazza calda, focosa, irriverente, si è messa a tifare per le infrastrutture anziché per i calciatori, si è ubriacata di livore nei confronti della Sovrintendenza, del Sindaco, del Presidente della Regione, invece di rivoltarsi per la cessione (ad esempio) del capocannoniere del campionato alla Juventus mentre la squadra era in lotta per la Champions League. Una curva che era conosciuta da tutti per essere la più brontolona d’Italia, trasformata come per magia in un cane addomesticato, ammansito da un Direttore Generale che andava alla festa della curva cantando le canzoni del tifo e saltando al coro contro la Juventus. Una trasformazione incredibile direi quasi senza senso, senza alcuna spiegazione logica. O forse magari una spiegazione magari c’è, chissà!

Per non parlare poi della stampa che ha sempre commentato acriticamente l’operato della società facendo da cassa di risonanza anziché da guardiano o da coscienza critica. Dopo la parentesi vissuta con la Fiorentina sempre in lotta per la salvezza, allenatori come Italiano e Palladino, hanno risollevato le sorti della squadra e della città. Peccato però che entrambi siano scappati a gambe levate non appena possibile ed ancora una volta la colpa sia ricaduta sulla piazza, sui tifosi, sulle istituzioni che non permettevano di fare lo stadio nuovo etc…etc…etc… l’importante è sempre stato non disturbare il manovratore, non far ricadere mai le responsabilità su Commisso ed i suoi collaboratori. Non solo, ma abbiamo anche assistito alle offese, alle prese in giro ed addirittura alla defenestrazione di quelle poche voci libere che hanno provato ad insinuare qualche dubbio sul progetto societario, che hanno cercato di fare domande, hanno cercato di capire qualcosa in più. Pochissimi giornalisti, bloggers, tifosi si sono ritrovati fuori dal Viola Park con un cartellino rosso sventolato in faccia o addirittura una banconota messa nel taschino per dimostrare chi comandava in società e, purtroppo, anche in città. Solidarietà tra colleghi? Nessuna! Denuncia della concreta cancellazione del dissenso? Figuriamoci! E poi devo sentire Trevisani dire che la colpa è dei tifosi, è di chi vorrebbe una Fiorentina diversa!!

La gente di Firenze però, stavolta si merita questo scempio perché si è fatta abbindolare e si è dimenticata ciò che Firenze realmente è (anzi era): Firenze è orgoglio e bellezza, visione e splendore, insomma tutto il contrario di ciò che vediamo dal 6 giugno 2019.

BarLungo con Simone – Un giro in Sud America: il Cile (1° parte)

Si torna in Sud America con il nostro podcast il “Barlungo con Simone”, una serie di approfondimenti che è iniziato con l’Argentina. Oggi ci spostiamo in un paese che tra la fine degli anni 60 e la prima metà degli anni 70 è stato visto da tantissimi giovani come il paese della speranza, il paese della giustizia sociale, della rivoluzione democratica, tutto questo grazie soprattutto ad un personaggio del calibro di Salvador Allende. Ci guiderà in questo percorso il mio amico fidato e grande professionista Simone Pesucci.

Buon ascolto!

Il mese della verità

La Fiorentina torna da Bergamo con una nuova sconfitta per 2 – 0, una sconfitta che però può essere letta in modi diversi. Possiamo scegliere e decidere di piangerci addosso, di ricordare i record negativi, la nuova gara senza reti, i due gol incassati, la classifica, oppure possiamo cercare di scrollarci di dosso la negatività affrontando le sfide del prossimo mese di dicembre a testa alta e petto in fuori.

E’ chiaro che la squadra ha grosse difficoltà sia dal punto di vista del gioco che da quello emotivo, mentre fisicamente è in evidente crescita ma credo non sia questo il momento in cui pensare alle prestazioni individuali, ai moduli di gioco, alla classifica. Anche ieri la Fiorentina ha giocato con un 352 molto leggibile (le due punte fisiche vicine e quasi piatte hanno funzionato poco anche stavolta), Fagioli ha giostrato molto più indietro, cioè in mezzo tra Pongracic e Pablo Mari per avere più libertà d’azione e far ripartire con più facilità i due esterni di centrocampo. Potremmo poi parlare delle due occasioni che si è mangiato anche ieri Piccoli, di cui la prima dopo nemmeno due minuti è stata incredibile: questo dovrebbe essere il momento di azzannare il pallone, spaccare la porta, avere la bava alla bocca. Ma a cosa servirebbe continuare a fare notare le difficoltà di questo gruppo?

L’impresa della salvezza è possibile solo ed esclusivamente se proviamo a guardare un bicchiere che inizia piano piano a riempirsi dei piccoli passi in avanti che la Fiorentina sta iniziando a fare…. si ma quali? Innanzitutto i viola sono stati capaci di non uscire mai dalla gara. Soprattutto dopo il secondo gol, i ragazzi di Vanoli avrebbero potuto abbandonare la contesa rischiando la goleada, avrebbe potuto farsi piccini piccini senza nemmeno provarci. Invece Ranieri e compagni hanno continuato a giocare la partita, hanno creato nuovamente occasioni, hanno colpito un palo con Kean, hanno battuto diversi corner. Non solo, ma uno dopo l’altro stanno rientrando tutti gli infortunati (a Sassuolo speriamo anche Gosens), la condizione atletica sta crescendo e tutti stiamo iniziando a prendere coscienza della situazione in cui siamo. L’ambiente si sta ricompattando, i calciatori guidati da Dzeko e lo stesso Vanoli, ieri a fine gara hanno finalmente avuto uno scambio vero di idee con i tifosi, hanno chiesto il loro aiuto ed hanno finalmente promesso di dare tutto, tutti insieme! Poco, probabilmente si, ma se non ripartiamo da remare tutti nella stessa direzione come possiamo pensare di fare questa impresa?

Non solo, ma Vanoli e Goretti hanno già indicato la strada del mercato di gennaio, quello in cui la Fiorentina dovrà dotarsi di calciatori che possano permettere alla squadra di cambiare modo di giocare: esterni offensivi ed un centrocampista di spessore mancano come il pane, ma prima serve invertire la tendenza. Dopo due partite quasi proibitive con Juventus ed Atalanta, adesso il calendario mette sulla strada viola squadre che possono essere alla nostra portata. Sassuolo, Verona, Udinese, Parma e Cremonese sono 5 gare in cui la Fiorentina deve fare almeno 9 punti per restare in vita. E’ vero, ad oggi gli episodi girano tutti male: un gol subìto con un cross, l’ennesimo palo di Kean, mai un rimpallo a nostro favore ma cosa possiamo fare, piangerci addosso? Oppure pensare che non può piovere per sempre?

Da qualche parte, non so dove, ci dev’essere quella scintilla che può permetterci di ripartire, di mantenere viva quella fiammella che ad oggi sembra del tutto spenta. Dobbiamo cercarla e trovarla tutti insieme, calciatori, allenatori, società, tifosi, città. Mettiamo in moto un esodo vero e proprio verso Reggio Emilia, facciamo vedere ancora una volta cos’è Firenze e cosa la Fiorentina, andiamo al Mapei Stadium e poi dopo al Franchi per la partita col Verona in massa, mettiamo in campo un tifo incessante, un amore incondizionato. E poi facciamolo di nuovo con l’Udinese, a Parma, con la Cremonese e poi ogni domenica finché la salvezza non sarà raggiunta! Solo così, tutti insieme, come un solo uomo, possiamo pensare di uscire da questo incubo.

Mai nessuno nella storia è riuscito a salvarsi senza nemmeno una vittoria dopo le prime 13 gare di campionato giusto? I record però sono fatti solamente per essere superati. Tutta Firenze, tutta insieme, ce la può fare partendo da Reggio Emilia.