VERGOGNA

Vergogna, come quella che gli zombie scesi in campo ieri pomeriggio dovrebbero provare. Vergogna come quella che invece siamo costretti a provare noi tifosi che stamattina, come ogni maledetto lunedì, dobbiamo tornare al lavoro con il cuore gonfio di rabbia, di dolore e sconcerto per le prestazioni della Fiorentina. Noi che siamo anche costretti ad ascoltare le battutine ed i giusti sfottò di tifosi di squadre che almeno sanno con chi possono prendersela se qualcosa non va: con un allenatore, con la squadra o con la società. Vergogna è quella che invece dovrebbero sentire tutti i componenti dell’ACF FIORENTINA per non aver rispettato il significato che quella maglia ha per noi tifosi, per noi persone che spendiamo soldi, togliamo tempo alla famiglia, prendiamo acqua e vento chiedendo in cambio solamente impegno, sudore e dedizione. Conoscete forse qualcuno che tifi seriamente la Fiorentina per vincere qualcosa? Oppure conoscete gente ubriaca del colore viola solamente perché ama la propria città, perché si è innamorata di un calciatore o semplicemente perché così gli ha insegnato il nonno o perché magari è l’occasione per continuare a frequentare quegli stessi amici di una vita illudendosi così che il tempo non passerà mai?

Vergogna come quella che spero tutta la Fiorentina da Commisso fino ai magazzinieri abbiano provato per la prova indegna che hanno messo in campo ieri: l’ex Direttore Sportivo Pradè aveva presentato la sfida contro il Lecce come la partita della vita o della morte e la risposta è stata quella ammirata ieri al Franchi. Complimenti, avete seppellito la nostra maglia ed i nostri colori sotto un monte di letame, avete offerto la plastica dimostrazione di quanto veramente vi interessa essere degli uomini.

Vergogna dovrebbe provarla un allenatore ormai superato che è stato richiamato dalla prigione d’oro per venire a Firenze a proporre il suo calcio fatto di niente: una preparazione a 40 gradi con il tridente ed i proclami sulla Champions League e poi via verso il nulla cosmico! Pioli ha capito che non era scattata la scintilla con la squadra ma nonostante ciò ha continuato nella sua traversata nel deserto: encefalogramma piatto. Nessuna invenzione, nessun cambio di spartito, nessuna idea da mettere in campo.

Vergogna dovrebbe provare un capitano che avrebbe dovuto seguire le orme di Davide Astori, non quelle di un attore che interpreta Arancia Meccanica. Calciatore sopravvalutato, sempre teatrale, sempre pronto a scaricare le colpe su altri, sempre pronto a fare sceneggiate insopportabili. E con un capitano così, si dovrebbe vergognare anche quella banda di calciatori (non possiamo chiamarla squadra) che ha passeggiato per il campo, senza vincere mai un contrasto, senza mai azzeccare un passaggio, senza mai dare l’idea di voler superare l’avversario. Una sensazione di impotenza contro il Lecce di Di Francesco in una partita che poteva essere tranquillamente giocata in Serie C.

Dovrebbe vergognarsi una società, o quel che ne resta, sempre immobile, con un Direttore Generale che ha candidamente ammesso davanti alle telecamere di non sapere come uscire da questa situazione, un ex Direttore Sportivo che ha continuato a fare mercato solamente con i soliti due procuratori sbagliando tutto il possibile. Una società che però non ha altre figure, non ha uomini di campo, non ha soprattutto gente che conosce Firenze e le sue dinamiche. Dopo la morte di Barone, che faceva e disfaceva a suo piacimento, una società seria sarebbe stata ristrutturata con divisioni di responsabilità alla catena di comando. Qui invece, solamente la redistribuzione di competenze a persone che già erano a Firenze ma che hanno dimostrato fin da subito di non essere all’altezza.

E per ultimo la situazione dovrebbe far vergognare anche Rocco Commisso. Arrivato in Italia promettendo mari e monti ad oggi ha il grandissimo merito di aver costruito il Viola Park ma io sinceramente vado allo stadio per divertirmi con una squadra che tiene alto il nome di Firenze non per andare a mangiare le alette di pollo a Bagno a Ripoli. E’ la quarta volta da quando Commisso ha comprato la Fiorentina che lottiamo per non retrocedere; in questi anni si sono dimessi 3 allenatori, un Direttore Sportivo e Pioli al momento è attaccato alla seggiola ma sarà il prossimo. Quale sarebbe dunque il progetto sportivo di questa società? Non ho detto il progetto immobiliare, ho detto quello sportivo….. Quale sarebbe la visione di calcio che state portando avanti? Oggi in tanti finalmente aprono gli occhi ma fortunatamente su questo blog dico le stesse cose da anni, spesso spernacchiato, altre volte attenzionato. Felice finalmente che qualcuno abbia aperto gli occhi ma mia nonna, in queste occasioni, diceva sempre: “Fresche l’ova!!!”

La gara di ieri è un marchio indelebile nella storia della Fiorentina: ci avete insultato con una prestazione indecente dalla quale non vi riscatterete mai.

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – BOLOGNA = 2 – 2  

Dal purgatorio all’inferno andata e ritorno.

Se conoscete qualcuno che vuole avere la definizione di una partita pazza, potete tranquillamente consigliare la visione di Fiorentina Bologna, una gara in cui è successo di tutto e di più. Non solo, ma la partita di ieri ha dimostrato ancora una volta perché il calcio è lo sport più bello del mondo: dallo 0-3 ad opera di Dallinga annullato per fuorigioco alla possibile vittoria viola con il macroscopico errore di Dodò al minuto 96 è successo di tutto ed è successo qualcosa che nessuno poteva minimamente prevedere. Una Fiorentina per l’ennesima volta pietosa, senza idee, senza ritmo, senza voglia, senza nessuno spunto, stava perdendo giustamente contro un Bologna che invece stava disputando una partita ordinata e nulla più. La compagine di mister Italiano infatti, era riuscita a portarsi sopra di due reti senza fare niente di eccezionale: una discreta circolazione della palla, una buona aggressione sulle seconde palle, un briciolo di qualità nella metà campo avversaria.

La Fiorentina invece, una squadra senza grinta, senza gioco, senza un minimo di amor proprio: calciatori che camminano manco fossero sul Ponte Vecchio, automatismi che non sembrano nemmeno essere stati provati, giocatori che vengono tirati fuori dalla naftalina forse per disperazione o più probabilmente per far capire a tutti che più di qualcosa non funziona. Altrimenti perché inserire Sabiri a metà ripresa? E perché Gosens cammina stancamente per 60 minuti facendosi scherzare da tutti gli avversari? E poi perché Comuzzo è un desaparecido mentre Pongracic continua a fare più danni della grandine? L’improvvisazione regna sovrana ed in campo sembra che la squadra giochi completamente a caso. Poi però, succede che il direttore di gara scovi Dallinga in fuorigioco, butti fuori Holm per doppio giallo e conceda due rigori solari alla Fiorentina. Peccato che poi Dodò non riesca nella clamorosa rimonta ma del resto siamo la Fiorentina…. nati per soffrire!

Se in campo ed in panchina sembra regnare l’improvvisazione, non riesco a non parlare della nostra società. Ad un passo dal baratro, ad un passo dalla quarta sconfitta interna in quattro gare, mentre finalmente il tifo organizzato della Ferrovia iniziava timidamente a farsi sentire, alcuni tifosi della Tribuna hanno l’ardire di rivolgere un applauso ironico e qualche parola all’indirizzo del Direttore Generale Ferrari. Invece di fare finta di niente, di voltarsi dall’altra parte o magari di scusarsi per l’indegno spettacolo offerto dalla squadra, Ferrari ha invece la grande idea di reagire verbalmente fino al punto di essere accompagnato via da uno steward. E’ ovvio che la violenza deve essere sempre condannata, ma almeno la libertà di applaudire ironicamente allo stadio possiamo ancora averla? Oppure vogliamo tornare alle liste dei buoni e dei cattivi del povero Joe? Pensiamo davvero che sia accettabile ancora a lungo una squadra che fornisce queste prestazioni e che veleggia quasi all’ultimo posto in classifica?

Certo quest’anno Commisso ha speso, tanto e (molto probabilmente) male, avendo in mente la possibilità di avvicinare la Fiorentina alle parti nobili della classifica ma adesso, dopo queste prime giornate, con queste prestazioni e questa graduatoria, non lo capiamo che è il momento di cambiare fase? Vogliamo mettere la squadra, la dirigenza e la città davanti alla realtà? I tifosi lo hanno già capito ma mi sa che sono gli unici: adesso è il momento di lottare tutti insieme per mantenere la categoria, per non scivolare in quella cadetteria che aprirebbe degli scenari ad oggi imperscrutabili. E sarebbe anche il caso che i dirigenti in primis capissero che la gente che si reca allo stadio in casa ed in trasferta, spende soldi e tempo per stare accanto ad una maglia, a dei colori, ad una città che ama visceralmente. In amore non esiste razionalità, dote che dovrebbero avere invece i dirigenti, possibilmente associata ad esperienza calcistica, dote che purtroppo a Firenze sembra non fare curriculum: per lavorare qui sembra invece essere primaria la fedeltà e l’osservanza alle regole interne…. tutte cose che però non servono in uno spogliatoio di calcio.

Avanti così, verso l’abisso!

IL BUONO

  • Fortini: rispetto a Gosens ha voglia, gamba, sfacciataggine. Conquista l’espulsione di Holm e fa avanti ed indietro sulla fascia tante volte. E’ il momento in cui serve gente che brucia l’erba!
  • Dzeko: non fa niente di trascendentale ma ha grande personalità, dote fondamentale in questi momenti. Anche in occasione del secondo rigore, prende la palla e la mette sul dischetto senza esitazioni più volte. Adesso tocca agli uomini veri.

IL BRUTTO

  • Dodò: dopo aver sbagliato decine di cross, è capace anche di non prendere la porta calciando da poco più di un metro senza nemmeno il portiere. Certamente accelera spesso, ma da un brasiliano ci si attenderebbe anche un minimo di doti tecniche…..
  • Gosens: cammina per il campo, si piega sulle ginocchia già dopo un quarto d’ora, si fa scherzare da Orsolini anche di testa. Che delusione il mio Robin…..
  • Mandragora: che la scorsa stagione sarebbe stata irripetibile lo si sapeva tutti, ma per ora mancano anche corsa e grinta. Ndour almeno ci prova…..

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

MILAN – FIORENTINA = 2 – 1  

Si è toccato il fondo.

Ieri sera la gara di San Siro ha mostrato il significato di questa metafora che rappresenta perfettamente la squadra viola, la società di Commisso, mister Pioli, la classe arbitrale, il calciatore del Milan Gimenez.

La Fiorentina ha giocato l’ennesima partita brutta, scialba e noiosa, con una “qualità” di calcio del tutto scadente, con ritmi compassati, con poche idee molto confuse. Pioli ed i suoi ragazzi hanno scelto di tornare ad essere una compagine molto più simile a quella di Palladino, con un blocco basso che difende nella propria metà campo, tre centrocampisti davanti alla difesa, due esterni che si sganciano a turno ed un attaccante isolato come un’oasi in un deserto. Peccato però che nel frattempo si sia passati ad un fraseggio molto più compassato, con un numero maggiore di passaggi orizzontali nonostante le due mezze ali (Mandragora e Fagioli) siano state schierate a piede invertito proprio per cercare una verticalizzazione più veloce; il problema è poi soprattutto che è cambiata la qualità degli interpreti. Dal capitano della Lazio Cataldi si è passati ad un mediano retrocesso a Venezia, da Adli proveniente dal Milan si è passati a Sohm (pagato 15 milioni!!!!) ex Parma, da Bove che veniva dalla Roma si è passati a Fazzini (anche ieri tra i pochi a salvarsi) retrocesso con l’Empoli. Scelte che in una società normale sarebbero state probabilmente l’origine di un allontanamento del responsabile del comparto sportivo. Già, la società, quella in cui il proprietario non si sente più da mesi (e ci può stare dal momento che succede anche a Roma o a Milano), ma soprattutto quella che non è mai stata strutturata fin dal primo giorno dell’arrivo di Commisso. Una società in cui il Direttore Generale Ferrari non ha mai fatto questo mestiere, il Direttore Sportivo Pradè lavora ormai da anni solamente sul mercato italiano con i soliti procuratori, l’area scout per il mercato internazionale è stata affidata ad un DS, Goretti, proveniente dalla Reggiana con esperienza quasi solo in Serie C. Oltre queste tre figure poi, il nulla, nessun General Manager che vada in campo con la squadra, nessun ex calciatore viola che conosca questo ambiente, niente di niente.

E come vorreste affrontare una crisi del genere?

Ma se la prestazione è stata ancora una volta piena di problemi e la società non sembra assolutamente pronta ad affrontarle, vogliamo parlare della classe arbitrale? Sgomberiamo subito il campo dagli equivoci: sul gol di Leao non c’è assolutamente niente da dire poiché Ranieri (che farebbe meglio a pensare a giocare perché come attore è veramente mediocre) deve rimanere fuori finché il sangue continua ad uscire. Il rigore però è allucinante e lo è per diversi aspetti: innanzitutto il VAR non avrebbe dovuto intervenire poiché Marinelli lascia giocare pur avendo visto il contatto! Non solo, ma una volta richiamato, fa esattamente il contrario di quanto detto da Rizzoli appena due settimane fa: invece di punire la simulazione evidente di Gimenez che sembra essere colpito da un cecchino anziché sfiorato da Parisi, assegna un calcio di rigore che se non fosse tragico potrebbe essere definito comico. Per non parlare poi dei sanitari del Milan che mettono il ghiaccio sulla parte sbagliata del viso: ma davvero non provate un minimo di vergogna per una sceneggiata del genere? E davvero vogliamo premiare un atteggiamento così? Ci lamentiamo ogni weekend del fatto che sui campi dei nostri ragazzi ci sono simulazioni alle quali poi si risponde con insulti, sputi e risse…. ma se in Serie A si concede un rigore del genere, di cosa ci lamentiamo?

Certo una tale ingiustizia non dovrebbe essere stigmatizzata da mister Pioli mentre esce dal campo e solitamente le sparate come quella di Pradè in conferenza stampa non stanno molto simpatiche alla Federazione ed al cosiddetto palazzo. Solitamente serve un lavoro continuo, serve intessere rapporti, serve stare sul pezzo, essere presenti alle riunioni, conoscere le persone, frequentare le Leghe e la Federazione. Tutte cose che ad un dirigente esperto e navigato non servirebbe nemmeno spiegare…. già ad un dirigente esperto e navigato…..tipo chi in Fiorentina?

IL BUONO

  • I tifosi: un grande applauso a quegli innamorati persi, quelle persone che hanno speso soldi e perso ore di sonno per vedere l’ennesimo scempio. Un vero esempio di come si ama il colore viola.

IL BRUTTO

  • La società (sempre che esista): ieri sera abbiamo assistito all’ennesimo teatrino di un DS che va in conferenza stampa a fare da parafulmine, a confermare l’allenatore ed a distribuire colpe all’arbitro ma anche ai lavori al Franchi. Alla prossima sconfitta proviamo ad incolpare il meteo…..
  • Pioli: se doveva essere l’uomo che alzava l’asticella allora mi sa che abbiamo sbagliato persona. Mesto e triste come il calcio che propone la Fiorentina.
  • I calciatori: sarebbe anche l’ora di dare qualche responsabilità a chi va in campo. De Gea ieri sera subisce una rete atroce da Leao, Ranieri continua a sembrare un cantante neomelodico napoletano, Fagioli la controfigura del calciatore che era, Mandragora il cugino di quello della scorsa stagione. Svegliaaaaaaaaaaa!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – ROMA = 1 – 2  

Un vero incubo.

La miglior Fiorentina della stagione perde anche contro la Roma e resta ancorata sul fondo della classifica con soli 3 punti in 6 gare disputate. Stavolta però, ai viola si può rimproverare poco almeno dal punto di vista dell’impegno, della voglia, della grinta. Ma come dobbiamo prendere questa nuova sconfitta? Come Moise Kean che rassicura tifosi ed ambiente dichiarando che la squadra si riprenderà la posizione in classifica che il valore della rosa merita oppure come un segnale sinistro?

Contro i giallorossi, una delle capoclassifica, i ragazzi di Pioli hanno messo in mostra una prestazione volitiva, piena di tanti piccoli aspetti positivi, una prestazione che però ha consegnato ai tifosi la terza sconfitta interna consecutiva: con l’1-2 di ieri, l’inizio di stagione si distingue per essere il peggiore dagli anni Trenta a questa parte!!! Ed allora, non è che questa rischia di essere un’annata maledetta in cui girano tutte storte? I viola ieri hanno pagato altri due errori difensivi marchiani; dapprima la dormita difensiva di Ranieri (uno dei peggiori ieri) che ha permesso a Soulè di ricevere palla e di calciare in porta dalla sua posizione preferita, poi l’ennesima disattenzione su palla inattiva. Da quanti anni Cristante segna solamente gol di testa anticipando gli avversari sul primo palo?  E da quanto tempo sappiamo che le squadre di Gasperini sfruttano benissimo i calci d’angolo? Mandragora invece, come tanti suoi compagni nelle gare precedenti, si è reso protagonista di un sonnellino prolungato perdendo l’avversario che non ha fatto nemmeno troppa fatica per insaccare il raddoppio.

Ma quello che più inquieta, è che i viola hanno avuto diverse occasioni per pareggiare la contesa, occasioni che negli anni scorsi avrebbero fatto festeggiare calciatori e tifosi. Il palo interno di Kean, la traversa di Piccoli ed infine l’errore clamoroso di Gosens…..dunque che dite, essere ottimisti per la prestazione o pessimisti per i brutti segnali? Nel frattempo, i tifosi avevano già deciso come e da che parte schierarsi. Sia con i volantini precedenti alla gara, che con il comunicato successivo, i gruppi organizzati della Fiesole hanno deciso che l’unico responsabile di questo brutto inizio di stagione della Fiorentina ed in generale del momento viola è Daniele Pradè. Una presa di posizione dura, netta, che fa seguito a quella della scorsa estate quando il dirigente romano era stato messo nel mirino dalla curva. Lungi da me difendere il Direttore Sportivo che oggettivamente nelle ultime stagioni ne ha azzeccate veramente pochine ma, sinceramente, può davvero essere individuato come l’unico responsabile di questa situazione?

Da che mondo e mondo, una squadra che parte per arrivare nell’Europa che conta ed alla sesta giornata è in zona retrocessione, dovrebbe quantomeno provare a dare delle giustificazioni. E normalmente le spiegazioni sono dovere dei calciatori, dell’allenatore o della società (sempre che esista)? La verità è che Ferrari e Pradè sono campioni mondiali di nascondino, gente che fa capolino solamente in occasione della presentazione dei calciatori; ma adesso non servirebbe qualcuno che comunica con i tifosi, con la città, con la piazza?

Per non parlare poi della proprietà: Commisso doveva tornare a Firenze nel mese di settembre ma purtroppo, per questioni di salute, non ha potuto raggiungere la città. Nei primi anni però, la sua presenza si sentiva anche con conferenze stampa, interviste alla radio ed alla tv, lettere aperte alla città. Ed ora? Veramente l’universo Fiorentina pensa di poter gestire una situazione così complicata in questo modo? Ed i gruppi organizzati della Curva credono che sia tutto demerito del solo Pradè? Oppure fa solamente comodo per non toccare il padrone del vaporetto?     

IL BUONO

  • Kean: sembra tornato finalmente ai livelli della scorsa stagione. Certo ha giocato una partita in solitaria, non servendo mai il compagno anche se si trovava in posizione migliore per battere a rete ma quando lotta come un leone, segna, fa salire la squadra e si porta sulle spalle tutti gli altri, vuoi anche dirgli qualcosa? Il faro della squadra.
  • Fazzini: se Kean ha ritrovato gli spazi e le occasioni molto è merito anche di questo ragazzo che gioca sempre a 100 all’ora e vede il calcio come pochi. Fisicamente non è e non sarà mai dominante, ma la visione di gioco ed il tocco di palla è di categoria alta. Avanti così!!

IL BRUTTO

  • Ranieri: ancora una volta sovrastato fisicamente, stavolta ha anche la grave colpa di addormentarsi contro Soulè. Se cala anche il livello di attenzione non potrebbe rifiatare?
  • Gosens: in debito d’ossigeno già dopo 60 minuti, si macchia dell’errore incredibile sotto porta a fine gara. Oltre a ciò non è nemmeno più quel trascinatore dentro e fuori dal campo che abbiamo conosciuto lo scorso anno. La sosta lo aiuterà?
  • Gudmundsson: la pazienza finisce quando vedi un calciatore che passeggia per il campo e non ci prova nemmeno. Ecco, siamo arrivati esattamente a quel punto. Basta, non lo sopporto più!

A voi per i commenti!!

Come cambia il vento

Sembra passato un secolo da quando era appena finita la stagione, la squadra aveva mancato ogni obiettivo, un altro allenatore aveva deciso di lasciare la panchina viola, la tifoseria della Fiorentina (stavolta unita) lanciava critiche ed offese ad una proprietà che, con la risposta di Commisso, dimostrava ancora una volta di non aver capito Firenze, i tifosi viola ma soprattutto il significato della Fiorentina per i propri sostenitori.

Ma stavolta, quando ormai nessuno più credeva in loro, Prade’ (il più citato dalle critiche della tifoseria) e Goretti hanno capito che si era davanti all’ultimo giro di giostra, all’ultimo minuto dei supplementari, al rigore decisivo della contesa ed allora hanno deciso finalmente di dare una sterzata convinta almeno relativamente alla scelta della persona da mettere in panchina: basta scommesse, basta giochisti a senso unico, basta mediocrità! Era dall’arrivo di Giovanni Trapattoni che la Fiorentina non disponeva di un allenatore scudettato, perlopiù una persona che, pur non avendo il D612 nel codice fiscale, potrebbe insegnare a tante persone cosa significa essere fiorentini e cosa significano i colori viola per Firenze. Una sterzata talmente netta che mi ha fatto venire in mente quella splendida canzone di Fiorella Mannoia:

Come si cambia per non morire
Come si cambia per amore
Come si cambia per non soffrire
Come si cambia per ricominciare
Come si cambia per non morire

Come si cambia (1984)

Certamente queste prime amichevoli disputate ci hanno restituito una Fiorentina che non si rintana nella propria metà campo ad aspettare l’errore altrui per ripartire in contropiede con una bella pallonata su Kean, una squadra che rispetto a quella di Palladino ha in comune solamente la difesa a 3. Il nuovo corso infatti, prevede che i viola cerchino di dominare il gioco, di avere il controllo della situazione, di recuperare la palla il più avanti possibile: non solo, ma si cerca di puntare sulla qualità dei calciatori chiedendo loro di esprimere il talento senza paura per provare a vincere le partite. Ma se l’aspetto tecnico tattico è ancora da affinare, e le amichevoli inglesi diranno a che punto è la squadra viola, ciò che più impressiona è il cambio di situazione ambientale.

Dalla contestazione strisciante ad oggi, la rivoluzione è quasi copernicana con il mondo viola che sembra vivere in una bolla: il Viola Park (finalmente) aperto al pubblico ogni giorno gratuitamente, amichevoli sempre sold out, ottimi dati nella vendita delle maglie, una campagna abbonamenti che ha già oltrepassato il limite delle 11.000 tessere staccate!! Finalmente la città e la squadra sembrano camminare insieme, grazie ad un tecnico che ha saputo fin da subito toccare le corse giuste, usando parole non urlate ma importanti, arrivando a porre sul tavolo obiettivi arditi: possibilmente un trofeo lottando stabilmente per la zona Champions League. Pioli ha affermato di aver ricevuto ampie rassicurazioni dalla proprietà in merito al mercato dei prossimi 3 anni, cioè la durata del suo contratto.

La speranza è che la consapevolezza di essere all’ultimo giro di giostra, all’ultimo atto di fiducia della piazza nei confronti della società, sia arrivato ben chiaro anche aldilà dell’Oceano. Anche se Commisso ancora non sembra esserne consapevole e non manchi occasione per ricordarlo, mettersi contro un’intera città non è mai un bell’affare. Da queste parti lo hanno provato le famiglie Pontello e Della Valle, entrambe alla fine costrette ad andarsene; Firenze è già ripartita dalle ceneri della C2 e non si è mai disunità finché non è tornata in Serie A. La speranza è non dover ripetere certe esperienze: tra meno di un mese parte la nuova avventura….

Fiorentina: e ora?

E’ passata poco più di una settimana dalla fine del campionato e, come di consueto, avrei dovuto cimentarmi nel bilancio della stagione viola dopo aver assegnato con mio figlio Niccolò i voti ai calciatori della Fiorentina sulla pagina Facebook ed Instagram de “Il Corner Viola”.

Già, ma tutto questo sarebbe possibile se tifassi per una squadra normale, che segue il corso degli eventi come tutte le altre: ultima giornata di campionato, bilancio dei tifosi, conferenza stampa della società, programmi per la stagione successiva nella speranza di fare meglio rispetto a quella appena trascorsa. Appunto, se la Fiorentina fosse una squadra normale magari sarebbe andata così ma a Firenze niente è mai normale, niente viaggia sui binari attesi, niente deve essere mai dato per scontato.

In poco più di 72 ore infatti, giusto per ricapitolare, la Fiorentina si è piazzata al 6° posto in classifica con 65 punti qualificandosi per l’ennesima volta alla prossima Conference League ed ha provato a festeggiare insieme ad una curva (e non solo) che si aspettava qualcosa di più. Il giorno dopo la società a ranghi riuniti ha fatto una riunione di mercato in cui Ferrari, Pradè, Goretti e Palladino hanno programmato (o forse avrebbero dovuto programmare) il prossimo mercato; un mercato ed una stagione appena terminata che è stata raccontata in una conferenza stampa in cui si è difeso il proprio operato e si è provato a rilanciare in vista della stagione 2025/2026.

Da qui in poi le prime crepe: il proprietario della Fiorentina Rocco Commisso, tra le poche cose dette, si è lanciato in una invettiva nei confronti della parte più calda della tifoseria invitandoli a non contestare più e ricordando che la maggioranza dei supporters viola stava con lui e con la dirigenza. Ora io dico….ma dopo ormai sei anni di presidenza ancora non avete capito com’è Firenze e la sua tifoseria? Ancora non avete capito che la gente ti dona anche il proprio cuore ma si aspetta che qualcosa torni indietro? E quel qualcosa non sono i trofei ma l’amore per la squadra, per la città, per i simboli. La tifoseria viola ha (secondo me) subìto perfino troppo in queste stagioni: il capocannoniere del campionato ceduto alla Juventus mentre si è in lotta per la Champions League, i migliori calciatori che prendono sempre altre strade (Torreira su tutti), lo stemma storico della società cambiato senza nemmeno pensarci per pure questioni di marketing, una politica societaria sempre attenta ai bilanci, mai al gioco del calcio. Che poi l’uscita di Commisso sulle presunte maggioranze e minoranze è praticamente la stessa che utilizzò Della Valle in passato nei confronti della tifoseria viola: ma almeno un addetto stampa che gli suggerisce come comunicare con la città non esiste? Almeno qualcuno che lo guidi nei sentimenti di Firenze non servirebbe? Certo se non si vuole mai una bandiera in società questi sono poi i risultati….. Commisso, Ferrari e Pradè sono riusciti in qualcosa che qui da noi non si vedeva da anni: sono riusciti ad unire la Curva Fiesole con il Centro Coordinamento Viola Club che rappresenta o cerca di rappresentare ormai solo i tifosi della Maratona e della Tribuna! Quante volte si è detto che Firenze è una città destinata ad essere sempre divisa tra Guelfi e Ghibellini? Ecco quando queste due parti trovano un nemico comune diventa dura per tutti!!!

Se però tutto questo non vi era sembrato abbastanza, ecco l’altra notizia clamorosa: le dimissioni di Palladino!! Vi piacerebbe sapere perché le strade del tecnico ex Monza e della Fiorentina si sono divise? Allora rassegnatevi…. non lo sapremo mai perché, come accadde con Gattuso, i viola hanno concordato la clausola di segretezza perché probabilmente qualcuno non vuole che si sappia la verità: vi sembra giusto? Vi sembra normale? Oddio il saluto di Palladino qualcosa dice, dal momento che ha citato squadra, tifoseria e Commisso: manca mica qualcuno? Al netto delle motivazioni però, resta un dato tanto incredibile quanto incontrovertibile: in un mondo in cui non si dimette più nessuno, a Firenze abbiamo visto tre tecnici dimessi in sei anni. Sempre e solo colpa degli allenatori?

Insomma, come potete vedere un disastro perfetto, anzi per alcuni (per chi non legge molto il blog parlo del sottoscritto) un disastro annunciato. Ed ora come si riparte? Da dove? E soprattutto da chi? Posto che la dirigenza rimarrà ben salda al proprio posto, adesso la Fiorentina deve urgentemente scegliere il proprio allenatore visto che anche stavolta il treno Maurizio Sarri non si è voluto nemmeno provare a conoscerlo (effettivamente un allenatore che avrebbe fatto far pace con la piazza, che è toscano verace, che ha una famiglia tifosa viola a che serve in queste condizioni??).

Io credo che Commisso abbia adesso due sole strade davanti se non vuole andare a schiantarsi contro la feroce contestazione della città:

  1. Prendere un tecnico esperto, navigato, che sappia comunicare sia con la squadra che con la piazza, che conosca gli umori dei fiorentini e sia capace di normalizzare la situazione gestendo con maestria l’incendio: avrete già capito che penso a Stefano Pioli;
  2. Prendere un allenatore che sappia far giocare alla squadra un bel calcio, che sappia coinvolgere la piazza, che sappia usare i mezzi di comunicazione di oggi e sappia dare una visione di futuro alla squadra ed alla tifoseria. Ricordate quando arrivò Vincenzo Italiano? A Firenze c’erano solo macerie, contestazioni striscianti, giocatori da rivitalizzare. Oggi la base dei calciatori è buona, si giocano le coppe europee e ci sono alcuni leaders come De Gea e Gosens: ci vorrebbe un allenatore che restituisca entusiasmo, che dia alla squadra un’impronta tale da farla giocare nello stesso modo in casa e fuori, una squadra che non si rintani in difesa ad aspettare l’errore dell’altro ma giochi sempre per vincere. Un nome c’è: è toscano, ha fatto la gavetta, ha perso un campionato incredibile in Olanda ma ha riportato l’Ajax in Champions League dopo una vita: Francesco Farioli è tutto questo e molto di più, per me l’opzione migliore.

Terze vie alla De Rossi, Gilardino o Tedesco non mi convincerebbero e probabilmente non avrebbero la forza di affrontare un inizio di stagione traballante rischiando di far sprofondare la Fiorentina in anni bui. Di Thiago Motta non parlo nemmeno.

Un’offesa a noi tifosi

Quando si viene offesi si può reagire in due modi: d’istinto, con una reazione di pancia che non tiene conto di ciò che si dice, di ciò che si fa e dunque delle possibili conseguenze oppure in modo meditato, cercando di far passare l’onda emotiva, interiorizzando l’accaduto per analizzare tutto in modo più distaccato. Sarà che sto invecchiando oppure perché le passate esperienze mi hanno insegnato qualcosa, ma ho deciso prendermi almeno 36 ore di tempo prima di commentare una delle più brutte partite della Fiorentina che io abbia mai visto.

Definire brutta la gara di Venezia in realtà è quasi un complimento perché, da tifoso viola abbonato da anni, presente nelle trasferte più importanti, sempre al fianco della squadra del cuore indipendentemente dai risultati e dai traguardi raggiunti, ho trovato realmente un affronto la prestazione di lunedì. E non possono essere considerati una scusante i 120 minuti disputati col Betis, così come la delusione per l’esclusione dalla Conference League, foss’anche solamente per l’ampio turnover effettuato da mister Palladino. Un allenatore che è riuscito a far giocare la propria squadra con 6 centrocampisti contro una buona squadra di Serie B (qualitativamente parlando) come il Venezia e tra questi è riuscito a sbagliare la posizione di tutti tranne che degli esterni perché lì era impossibile. Un centrocampo in cui Ndour ha dovuto fare il trequartista per marcare a uomo Nicolussi Caviglia, Mandragora ha dovuto giocare a 70 metri dalla porta per fare il regista e dove non si è riusciti a trovare posto né a Folorunsho né ad Adli. Non solo, ma in una partita in cui, oltre a Kean, mancava anche il malato immaginario Gudmundsson mentre i due attaccanti della primavera sono stati portati a Venezia probabilmente per visitare Piazza San Marco. Non dico che Palladino dovesse farne partire uno titolare accanto al povero Beltran (anche se secondo me era la scelta migliore), ma almeno a partita in corso non li potevamo utilizzare? E poi si dice che in Italia non abbiamo giovani buoni: forse sarà anche vero, anche se non ci credo, ma magari li provassimo qualche volta….

In difesa invece, un Ranieri sulle gambe fin da subito, non poteva essere sostituito da Moreno? E non solo, ma giocando contro una squadra che non schierava nemmeno un attaccante, mi piacerebbe capire a cosa sia servito giocare con 3 centrali dietro!! Il gioco della squadra poi, è stato il solito, fatto di pallonate sull’attaccante abbandonato a sé stesso, di sbandate prese in contropiede che se ci fosse stato Italiano in panchina saremmo a fare i processi in piazza Savonarola, di palleggio pressoché sempre orizzontale in cui non si ha mai la sensazione di un gioco riconoscibile ma ci si affida solamente alla giocata del singolo o all’errore dell’avversario.

In campo però, non dobbiamo mai dimenticare che ci vanno i giocatori ed allora anche chi indossa la maglia viola dovrebbe dare spiegazioni: da Pablo Marì che dopo alcune gare più che discrete sembra aver perso quella sicurezza e quell’attenzione in marcatura che aveva contraddistinto la prima parte di stagione, a Ndour che deve decidere cosa vuole fare da grande perché al momento non è né carne né pesce. Fagioli poi, deve risolvere definitivamente i suoi problemi mentre Beltran abbiamo capito che è un giocatore normalissimo che probabilmente è stato sopravvalutato in fase realizzativa ma ha un gran cuore. Chi invece dovrebbe dare diverse spiegazioni è il calciatore che si è preso la 10 sulle spalle, quel Gudmundsson che tra mezzi problemi muscolari e piccoli traumi subiti, non ha mai trovato una continuità di impiego sufficiente. Di Colpani non parlo perché non vorrei sparare sulla croce rossa, di Zaniolo nemmeno perché spero con tutto il cuore di non vederlo più con la maglia viola addosso.

Detto degli errori in serie di Palladino nella gestione tecnica della squadra, non possiamo però tacere in merito alle mosse della società. Il rinnovo del contratto del tecnico fino al 2027 il giorno prima della semifinale di ritorno col Betis ha dato alla piazza ed ai calciatori un messaggio devastante: che si arrivi in finale, che si vinca la Conference, che si vada o no in Europa a noi interessa poco o punto, l’allenatore resta Raffaele Palladino! Allora scusate ma per cosa realmente gioca la Fiorentina? Per mettere in mostra i migliori calciatori in modo da rivenderli al miglior offerente? Per aspettare di mettersi d’accordo col Comune per avere la gestione totale degli introiti dello stadio in cambio dei soldi necessari a finire la ristrutturazione del Franchi? Oppure per cercare di ottenere il miglior risultato possibile facendo la media ponderata tra il campionato di Serie A, il calcio femminile e la primavera? E poi, considerando che ci sbandierano ad ogni intervista l’attaccamento passionale della proprietà, le telefonate ed i messaggi di Commisso nei confronti di squadra e comparto tecnico, è sbagliato definirsi delusi dall’assenza di una parola nei confronti dei tifosi dopo queste due colossali delusioni? Dopo Atene il comunicato societario arrivò con 4 giorni di ritardo, stavolta credo non arriverà proprio!! E’ un peccato constatare nuovamente quanto ormai il tifoso calcistico sia considerato un vero e proprio cliente anziché un appassionato: ti piace la mia merce? La compri! Non ti piace? Andrò alla ricerca di nuovi mercati…..

Infine due parole sulla direzione tecnica della Fiorentina, in particolare su Daniele Pradè. Al netto delle simpatie o delle antipatie, il Direttore Sportivo viola quest’anno ha indubbiamente allestito la miglior rosa dell’era Commisso con tantissime uscite ed alcuni acquisti del tutto azzeccati. Non starò a fare nuovamente la lista delle operazioni delle due sessioni di mercato, ma l’operato in questa stagione è stato per me molto buono. Peccato che il rapporto tra Pradè e Palladino abbia mostrato crepe già dal mese di settembre per poi rimettersi in sesto dopo il filotto di vittorie: i problemi sono però poi riapparsi ad ogni brutta sconfitta della Fiorentina e questo non credo abbia fatto bene all’ambiente. Le parole del Direttore dopo la sconfitta di Venezia hanno immediatamente riaperto la discussione tra chi vorrebbe ancora Palladino sulla panchina viola e chi invece lo esonererebbe ieri. Le cose però sono due: o Pradè ha la forza di imporre la propria visione e dunque riesce a far esonerare il tecnico o altrimenti dovrebbe avere la dignità ed il coraggio di farsi da parte, di presentare le dimissioni per l’incompatibilità con il proprio allenatore. Questa continua faida che esplode alla fine di ogni gara persa, non fa bene all’allenatore, non fa bene al D.S. ma soprattutto non fa bene alla Fiorentina e questa è l’unica cosa che conta davvero.

Un’altra vittoria pesante!

Come se la sosta non ci fosse stata.

Dopo la vittoria da sballo conseguita contro l’acerrima rivale Juventus, la Fiorentina bissa l’impresa regolando anche l’Atalanta tra le mura amiche del Franchi. Ma è giusto utilizzare il termine impresa per la vittoria di ieri? A guardare i numeri ed il cammino viola, direi di no. In questa stagione Palladino ed i suoi ragazzi hanno vinto contro tutte le grandi (o presunte tali) che si sono recate a Firenze fatta eccezione per il Napoli di Antonio Conte. La Fiorentina ieri ha nuovamente dimostrato che in casa contro le compagini che provano a giocarsi la partita riesce sempre a trovare le contromisure giuste per arrivare ai tre punti; il problema è lontano dalle mura del Franchi e, soprattutto, contro le cosiddette piccole. E’ lì che fino ad oggi i viola hanno non solo faticato, ma anche guadagnato le figure meschine che tutti ricordiamo con l’apoteosi della sconfitta di Monza.

I ragazzi di mister Palladino, privi del proprio leader Gosens, hanno affrontato l’Atalanta senza timori reverenziali riuscendo a non andare mai sotto né dal punto di vista fisico, né da quello tattico e del gioco. Gasperini ha scelto di mandare subito in campo il tridente titolare ma la scelta non ha pagato né inizialmente, né in corsa: la difesa a tre viola infatti è stata praticamente perfetta con un Pablo Marì regista difensivo senza macchia, Pongracic sempre preciso e concentrato, Ranieri pronto non solamente a contrastare ma anche a ripartire negli spazi lasciati vuoti dai bergamaschi. Se il capitano fosse riuscito a chiudere la contesa nel secondo tempo, sarebbe stato certamente il migliore in campo oltre ad aver evitato ad alcuni tifosi viola qualche tachicardia finale. C’è da dire però che, per la seconda volta consecutiva, diventa difficile giudicare la prestazione di uno dei calciatori che avevano fatto la differenza nella prima parte della stagione, il portiere De Gea del tutto inoperoso per tutta la gara come dimostra il numero dei tiri della Dea nello specchio: ZERO… una cosa talmente rara per l’Atalanta da essere la prima volta negli ultimi due anni! La scelta del tridente pesante di Gasperini dicevamo non ha assolutamente pagato, visto che nel momento di provare a cambiare le carte in tavola, è ricorso all’impiego di Maldini come falso nueve e Brescianini e Samardzic incursori. Vorrei aprire una piccola parentesi sul figlio del grande Paolo: non è che stiamo un po’ esagerando con questo ragazzo? Dapprima Spalletti lo schiera titolare in Germania a fianco di Kean e viene allegramente travolto dal ritmo e la personalità dei calciatori teutonici, poi ieri viene spedito in campo quasi fosse il salvatore della patria di una squadra che è sembrata spenta, sgonfia, quasi sulle gambe. Siamo sicuri che Daniel Maldini sia pronto per tutte queste responsabilità? Non è che rischiamo di bruciare un (presunto) talento?

Tornando alla Fiorentina, se la gara dei difensori centrali ha sfiorato la perfezione, devo dire che anche i due esterni ci hanno messo del loro: Parisi ha fatto la sua onesta partita limitando Bellanova molto più di quel che mi aspettassi. L’ex Empoli ha retto anche fisicamente le sfide con l’ex granata, anche se in fase offensiva non è stato pungente come avrebbe potuto. Sull’altro lato invece, Dodò sta finalmente tornando quel ciclone di corsa ed energia che tutti conosciamo; molto più a suo agio nel ruolo di quinto, ha difeso in modo intelligente coprendo spesso la diagonale ed è ripartito senza soluzione di continuità… speriamo abbia birra sufficiente per mantenere questo livello in tutto il finale di stagione! Se però c’è un reparto in cui solitamente l’Atalanta primeggia ed in cui invece è stata sovrastata, questo è certamente il centrocampo: l’assenza pesantissima di Ederson tra i bergamaschi non può spiegare il dominio viola in mezzo al campo. Con un Cataldi che ha rivestito il perfetto ruolo di equilibratore, Fagioli ha deliziato il pubblico del Franchi con dribbling, veroniche, aperture di livello e conclusioni in porta. Mandragora poi non gli è stato da meno, sfoggiando non solamente buoni recuperi, ma anche incursioni con tempi perfetti, lanci a tagliare il campo ed anche un paio di tiri in porta: credo di non esagerare se dico che questo è il miglior Mandragora della carriera!

Capitolo a parte però merita l’extraterrestre che abbiamo davanti: se la gara di ieri doveva mostrare chi, tra Kean e Retegui, merita la maglia azzurra di titolare, il verdetto non poteva essere più netto. In una gara in cui il compagno di reparto Gudmundsson non è riuscito a trovare gli spazi per servirlo nel modo giusto, Moise ha pensato bene di fare tutto da sé: recupero a metà campo, dribbling, conduzione della palla per 50 metri senza farsi recuperare dal difensore (notate come è riuscito a tenere Hien lontano solamente con la tecnica di conduzione), Carnesecchi infilato sul secondo palo con un interno destro chirurgico. Gol clamoroso che però non può e non deve oscurare tutto il resto….Kean ha lottato da solo contro tutta la difesa avversaria, ha calciato in porta diverse altre volte (in alcune occasioni avrebbe potuto servire l’assist al compagno meglio piazzato), ha guadagnato decine di punizioni necessarie a far respirare la squadra. In una sola parola: MONUMENTALE!

Chiudo con una dovuta considerazione su mister Palladino che in passato ho spesso giustamente criticato. Ci è voluto tanto, tantissimo, decisamente troppo tempo, ma adesso sembra finalmente si sia trovata la quadratura del cerchio e si riesca a capire il calcio che la Fiorentina vuol giocare: certamente una filosofia che non prevede il possesso palla come stella polare, che non prevede di cercare il dominio del gioco sulla squadra avversaria, ma un calcio che vive di letture situazionali, di recupero palla in determinate zone di campo, di ricerca spasmodica delle seconde palle, di duelli individuali da vincere spesso con i raddoppi del compagno, ma soprattutto di verticalizzazioni e di ricerca della porta avversaria nel minor tempo possibile. Un calcio che fino ad oggi ha funzionato alla grande con le squadre che, ad oggi, sono davanti in classifica ma che adesso, per poter guadagnare terreno, deve trovare alternative importanti per vincere anche con compagini della seconda metà della graduatoria. Ci riuscirà il mister? Intanto possiamo certamente dire che dal punto di vista comunicativo è uno dei migliori del campionato: quando i viola perdevano e lui sembrava sulla graticola, invece di chiudersi nel fortino, ha avuto il coraggio di andare in conferenza stampa mettendoci la faccia. Ieri poi, dopo aver vinto contro il suo maestro Gasperini, avrebbe potuto prendersi diverse rivincite ed invece ha ringraziato dapprima Commisso, poi tutti i dirigenti chiamandoli per nome, infine ogni singolo calciatore sceso in campo.

Una grande dimostrazione di come si tiene insieme un gruppo di lavoro…. In questo sembra non avere niente da imparare!!

Breve storia triste di un allenatore

C’era una volta un bambino che amava tanto giocare a calcio, di quelli che dormono con il pallone sotto il letto, che mangiano con la palla sotto il tavolo, che non perdono un secondo per palleggiare, sbattere la palla contro il muro, tirare in un’ipotetica porta per fare gol.

Dopo qualche anno, quel ragazzino cresciuto in uno dei tantissimi comuni dell’hinterland di Napoli, iniziò a far parlare di sé per i grandi colpi mostrati, per l’istinto del gol, insomma per il proprio talento. Grazie alle sue doti ed al gran lavoro svolto durante gli allenamenti, convinse alcuni selezionatori a dargli l’opportunità di provare a coronare il sogno di ogni bambino, quello di diventare calciatore. E calciatore lo divenne davvero, giocando diversi campionati di Serie B e Serie A riuscendo addirittura ad indossare la casacca della squadra senza colori, quella più titolata in Italia, quella con il maggior numero di scudetti vinti. Nella sua carriera di calciatore, aveva già intravisto quella che voleva diventasse la sua professione una volta attaccati gli scarpini al chiodo, cioè quella di allenatore. Da bravo scolaro, mentre giocava, era riuscito a rubare diversi segreti ai tanti allenatori importanti che aveva conosciuto in carriera: imparava velocemente e, fin da allora, si era mostrato molto bravo a comunicare con la stampa, ben educato, intelligente, scaltro, un perfetto uomo copertina sempre ben pettinato ed ottimamente vestito.

E così, dopo aver iniziato la carriera da allenatore in un settore giovanile di Serie A, arrivò la grande occasione. Un Cavaliere assistito da uno dei migliori dirigenti calcistici italiani della storia, disperato per l’avvio tremendo della propria squadra appena tornata nella massima serie, decise che quell’aspirante indossatore sempre pettinatissimo, senza tatuaggi, con la barba sempre fatta, con un ottimo uso del congiuntivo, poteva essere l’uomo giusto per salvare la propria compagine. Lo prese sotto la sua ala protettiva, lo affidò al dirigente e lo convinse da bravissimo venditore e piazzista, che poteva essere un allenatore di successo. Il giovane rampante venne illuminato dall’unto dal Signore ed iniziò ad inanellare successi facendo rendere al meglio calciatori fino ad allora sconosciuti. L’incantesimo durò per poco più di un anno fino a quando il mister si sentì pronto a spiccare il volo, a provare a camminare con le proprie gambe.

La storia narra che il bel virgulto arrivò in una piazza importante, passionale che aspettava solamente un condottiero che riuscisse finalmente a portarla ad alzare un trofeo, perché il precedente allenatore aveva fatto divertire, aveva fatto raggiungere finali, ma non aveva vinto. Cercarono fin da subito di accontentarlo costruendo una buona squadra, certamente migliore di quella della stagione precedente, e la magia che il mister si portava dietro sembrò poter fare avverare l’incantesimo: la squadra vinse tante partite consecutivamente, raggiunse posti altissimi in classifica e la società, inebriata dai risultati, decise di accontentarlo anche nel mercato successivo. Via tutti quei calciatori con cui non aveva legato, via tutti quegli inutili esterni e dentro mezzepunte, centrocampisti centrali e difensori centrali perché così voleva il nuovo Verbo. Via i vecchi capitani, sporchi brutti e cattivi, dovevano restare solamente i pretini palestrati, pettinatissimi ed abbronzati. Peccato però che i risultati non arrivarono, la squadra non capiva più cosa voleva il Vate, gli avversari sembrarono tutti più forti, anche quelli che veleggiavano nelle ultime posizioni di classifica. Si vide una squadra che non difendeva e non attaccava, che non aveva un gioco riconoscibile, che non correva, non aveva mai la bava alla bocca, calciatori messi fuori ruolo….insomma sembrava che il mister non fosse riuscito a dare nulla ai propri ragazzi nonostante gli otto mesi passati a vivere dentro il Viola Park.

Il finale di questa breve storia triste deve ancora ancora essere scritto, ma se questo allenatore, per il quale avete avuto una sbandata molto importante, fosse la vostra compagna o il vostro compagno gli affidereste ancora il compito di educare i vostri figli?

Fiorentina: Rivoluzione di Mercato e Nuove Scommesse

La rivoluzione è compiuta ed ora tocca a Palladino.

Sembrava il solito mercato in cui la Fiorentina cerca di fare solo ciò che è necessario, spendendo poco ed incassando di più, quel mercato in cui cerchi un giocatore che costa 30 milioni e te pretendi di portarlo via alla metà, quello in cui cedi la miglior piantina del tuo settore giovanile (Kayode) per prendere un usato sicuro ed invece stavolta gli ultimi due giorni sono stati tanto scoppiettanti quanto sorprendenti. Tamponata piuttosto velocemente la falla apertasi in mezzo al campo grazie all’arrivo di Folorunsho (che per ora sta andando alla grande), i viola hanno atteso come al solito le ultime 72 ore di mercato per far partire i fuochi d’artificio ed allora, prima di analizzare le mosse del Direttore Pradè (finalmente un uomo di calcio con autonomia che fa il mercato), facciamo un bel resoconto delle operazioni effettuate:

Acquisti
•Michael Folorunsho dal Napoli

•Pablo Marí dal Monza
•Cher Ndour dal Paris Saint-Germain anche se militava nel Besiktas in Turchia

•Nicolò Zaniolo dal Galatasaray anche se giocava nell’Atalanta

•Nicolò Fagioli dalla Juventus

Cessioni:
•Martinez Quarta al River Plate
•Michael Kayode al Brentford
•Jonathan Ikoné al Como
•Oliver Christensen alla Salernitana
•Cristiano Biraghi al Torino
•Riccardo Sottil al Milan
•Christian Kouamé all’Empoli

•Nicolás Valentini all’Hellas Verona. 

Come avrete visto non ci sono le cifre accanto alle operazioni poiché voglio parlare di calcio e non di contabilità. Salta fin da subito agli occhi che la società Fiorentina ed il tecnico Palladino abbiano scelto di fare tabula rasa, piazza pulita di tutti i protagonisti delle ultime stagioni viola. Se guardate la rosa che esce da questo mercato, tra i calciatori che vanno in campo sono rimasti solamente Comuzzo (che giocava poco o nulla con Italiano), Ranieri, Mandragora, Beltran e Dodò.

Che dite, eravamo a fine ciclo? C’erano problemi di spogliatoio? Attacchi di coliche allo stomaco di tanti? Virus intestinali? Io sinceramente non conosco i motivi delle epurazioni, ma almeno adesso si riparte davvero da capo con nuovi capitani, nuovi leaders nello spogliatoio (vedasi Pablo Marì), ma anche con nuovi personaggi da gestire: la vera scommessa infatti, prima che tecnica, sarà quella psicologica con uno spogliatoio in cui ci saranno contemporaneamente Kean (per adesso il migliore per distacco della stagione), Zaniolo, Fagioli ed il giovanissimo Ndour. Riuscirà Palladino nel miracolo?

Il mister sarà chiamato ad un lavoro non solamente psicologico, ma anche e soprattutto un lavoro di campo: con la qualità che gli è stata regalata nelle ultime due sessioni di mercato sarebbe inaccettabile continuare a vedere uno spettacolo come quello offerto nel secondo tempo contro il Genoa. Adesso la Fiorentina ha tutto per potersela giocare contro tutti, su ogni campo d’Italia, in casa ed in trasferta. Purtroppo non potremo ammirare i nuovi acquisti nella gara di giovedì contro l’Inter (è infatti una prosecuzione non un recupero ma questo tanti giornalai non lo sanno), ma nel posticipo di Lunedì mi aspetto una squadra nuova di zecca non solamente negli interpreti! Pensate che titolo potrebbe essere: la prima Fiorentina alla scala del calcio….

Certo è che se i viola sono stati rivoluzionati negli interpreti, dovrà necessariamente cambiare anche il modulo tattico visto fino ad oggi. Gli esterni non ci sono più, abbiamo finalmente un buon numero di centrocampisti, alle qualità tecniche degli interpreti è stata finalmente associata anche quella fisicità necessaria nel calcio di oggi e che è sempre stata chiesta da mister Palladino. Se dovessi scommettere oggi sul modulo che useremo più di frequente da qui alla fine della stagione, azzarderei l’ipotesi di un 3-4-2-1 che permetterebbe al mister di tornare all’amata difesa a tre, a Gosens di imperversare sulla fascia, ai trequartisti di tornare a liberare la fantasia muovendosi negli spazi senza dover pesticciare sempre la linea di laterale (e se si vegliasse pure Colpani?).

Da non scartare però anche la possibilità di un albero di natale (4-3-2-1) con terzini più bloccati ed un centrocampista in più, visto che finalmente abbiamo sia centrocampisti centrali che mezz’ali. Credo molto dipenderà dall’inserimento di un potenziale leader difensivo come Marì e soprattutto dallo studio degli avversari. Abbiamo infatti ormai capito che Palladino non è un allenatore che cerca di imporre il gioco, ma al contrario cerca di sfruttare le debolezze avversarie ed allora ancora una volta…. Mister tocca a te!

Se il mercato in entrata stavolta mi ha soddisfatto, ciò che però mi ha entusiasmato è quel che Pradè è riuscito a fare in uscita. Se qualcuno, giusto un mese fa, mi avesse detto che stamattina non avrei più visto a Firenze Kouamè, Biraghi, Ikonè e Sottil, avrei pensato ad uno scherzo di cattivo gusto. Invece no, invece è tutto vero! Non solo abbiamo accontentato il mister, ma sinceramente anche i tifosi che non ne potevano più di aspettare l’eterno incompiuto, di vedere sbracciare e lamentarsi il capitano (occhio Ranieri che sei sulla strada buona), di “ammirare” i tiri che non centravano mai la porta o le serpentine che non portavano mai nemmeno ad un calcio d’angolo. Ecco, il mercato in uscita, seppur condito di prestiti, è da 10 pieno.  

L’ultimo pensiero poi è per tutti quelli che ancora tifano per la nazionale italiana e sperano in un nuovo corso azzurro: se c’è una società in Italia che sta cercando di rivitalizzare e rimettere al centro del gioco i potenziali nazionali di domani questa è la Fiorentina. Kean, Ndour, Fagioli, Zaniolo, Folorunsho oltre a Comuzzo rappresentano un’inversione di tendenza clamorosa che speriamo possa colorare di viola la compagine del C.T. Spalletti.