Ed ora sotto col Betis!

La Fiorentina, grazie al pareggio conquistato ieri sera contro il Celjie, centra l’obiettivo minimo (il passaggio del turno) e raggiunge la semifinale contro il Betis Siviglia. Certo i ragazzi di Palladino non hanno brillato, hanno giocato la solita partita di attesa ed hanno contato solo ed esclusivamente sulla luce dei due fuoriclasse che dall’inizio della stagione illuminano la nostra città: il portiere David De Gea e l’attaccante Moise Kean. A volte pensate seriamente a dove sarebbe oggi la Fiorentina senza questa meravigliosa coppia? Una squadra come quella vista anche ieri sera, senza un’idea di gioco, priva di uno schema riconoscibile né a palla in movimento né da palla inattiva, sarebbe nelle prime 10 in campionato? Io ho i miei dubbi ed ho invece la certezza che sarebbe già fuori dalla Conference League! E’ davvero accettabile per la nostra società ed i nostri tifosi farsi dominare dal punto di vista del gioco e del palleggio da una squadra mediocre come il Celjie? Riera sarà anche una persona antipatica, ma è vero o no che gli sloveni tra andata e ritorno hanno giocato meglio della Fiorentina? Ed è vero o no che per i valori in campo i viola avrebbero dovuto fare immensamente di più?

Quando Palladino nella conferenza stampa post match parla di rispetto, dovrebbe anzitutto ricordarsi di quello che lui e la sua squadra avrebbero l’obbligo di esibire nei confronti di quei tifosi che anche ieri sera hanno speso soldi e tempo ed hanno preso secchiate d’acqua per assistere ad uno spettacolo a tratti indecoroso! La verità è che la Fiorentina sembra quasi non volere mai gestire il pallone perché non sa di cosa farsene se non provare a lanciare in verticale quella meravigliosa bestia di centravanti che anche ieri sera ha rischiato di fare una tripletta; quando poi in mezzo al campo Cataldi si limita al compitino, Fagioli si dimostra fuori dalla gara e mancano i pendolini Dodò e Gosens, i viola diventano la squadra più scontata d’Europa, se non del mondo. Mentre le altre squadre, in Italia o fuori, migliorano alcuni aspetti del proprio gioco, cercano nuove strade per dare imprevedibilità alla manovra, sperimentano qualcosa di nuovo almeno sulle palle inattive, noi rimaniamo sempre uguali a noi stessi: vedere le partite della Fiorentina (sostituzioni comprese) è come leggere sempre la solita pagina del libro…. può essere anche la più bella mai letta (e per la Fiorentina così non è), ma dopo un po’ annoia.

Quel che è certo è che per superare il Betis Siviglia servirà di più, molto di più! La compagine allenata da Manuel Pellegrini, dopo un inizio stentato, da febbraio in poi sembra aver cambiato decisamente passo sia in Liga, dove è in lotta per la prossima Champions League (a proposito le cinque squadre spetteranno alla Spagna), che in Europa. La rosa è certamente ben assortita con buonissime individualità ed anche qualche calciatore visto nel nostro torneo, come Rodriguez (ex Toro e non solo) e Natan (difensore meteora a Napoli). Sarà scintillante la sfida sulla nostra fascia sinistra dove Gosens dovrà vedersela con Bellerin, ex Arsenal e Barcellona tra le altre, ma tutto da vedere sarà anche il confronto in mezzo al campo. Il Betis può infatti contare su un reparto che abbina la quantità di Cardoso alla qualità dei vari Lo Celso (più volte cercato in passato dalla Fiorentina), Fornals ed Isco; davanti poi, Pellegrini dispone di attaccanti fisici come l’attempato Bakambu accompagnato sulle ali dai velocissimi Antony, rinato dopo l’esperienza fallimentare al Manchester United, Ezzalzouli e Jesùs Rodriguez. Insomma una compagine di tutto rispetto che andrà affrontata con ben altro piglio, migliore organizzazione e maggiore attenzione ai particolari rispetto a quanto fatto contro il Celjie.

La terza finale di Conference League in tre anni è possibile, ma la Fiorentina sarà in grado di fare il salto di qualità?

Dopo lo scempio contro il Parma serve una risposta forte

Siamo stati settimane a dirci che la Fiorentina, per fare il salto di qualità e raggiungere le posizioni che valgono l’Europa che conta, doveva necessariamente cambiare marcia contro le piccole e domenica scorsa ci meritiamo di assistere ad uno scempio del genere? Oggi ho letto su diversi siti che i 12.000 spettatori paganti (nel momento in cui scrivo) per la gara di ritorno di domani in Conference League sarebbero pochi….io dico: ma ci siete mai stati più di due ore sotto l’acqua per più volte in una stagione a tifare la vostra squadra del cuore? Avete mai provato cosa significa assistere ad uno spettacolo indecoroso come quello che ha offerto la Fiorentina non solo contro il Parma mentre il cielo vi rovescia addosso acqua a secchiate senza mai fermarsi?

E’ vero, è una nostra scelta quella di andare allo stadio, in uno stadio scoperto, a guardare una partita di calcio. Ma non può essere una mia scelta anche quella di non andarci (non è il mio caso poiché ovviamente sarò in parterre di curva) senza dovermi sentire accusare di scarso attaccamento da chi ha raramente pagato un biglietto e non ha mai preso l’acqua cantando in curva? Per poi vedere cosa? Una squadra che non ha uno straccio di gioco né uno schema nemmeno su palla inattiva? Una squadra che vive solo ed esclusivamente delle individualità e della qualità dei propri interpreti ma che, quando alcuni di loro si inceppano, non ha un piano B, un’alternativa?

Non voglio poi sparare sulla croce rossa commentando le parole di Citterio, il secondo di Palladino che al termine della partita dice che il pareggio è un risultato positivo perché la Fiorentina ha mosso la classifica…. Del resto il secondo di un allenatore che ho già in passato descritto così (https://ilcornerdellungo.com/2025/02/24/breve-storia-triste-di-un-allenatore/) poteva essere tanto meglio? Parliamo invece delle scelte della panchina in corso di gara dai che ci divertiamo!! Contro un Parma che chiudeva tutti gli spazi di gioco e raddoppiava sempre sugli esterni, noi abbiamo continuato a giocare con tre difensori centrali e quando abbiamo inserito Beltran lo abbiamo messo al posto di Gudmundsson. Sarebbe piaciuto solamente a me un cambio un po’ più spregiudicato come ad esempio l’uscita di uno dei tre difensori con il passaggio alla difesa a 4 (arretrando Dodò e Parisi) ed i due trequartisti dietro Kean? Continuo poi a non capire la sostituzione in ogni gara per l’ex Genoa: mi sembra di rivivere la stagione in cui Ranieri toglieva ogni partita Rui Costa. Fatte le debite proporzioni, i giocatori con il numero 10 (non Ruben Oliveira) sono quelli che possono inventare la giocata in ogni momento e che, soprattutto contro le compagini che difendono basse e chiudono tutti gli spazi, possono vincere le partite da soli. Noi no, noi lo leviamo sempre indipendentemente dalla prestazione, sia che giochi bene sia che giochi male!

Due parole poi voglio spenderle anche sulla gestione di Fagioli: posto che una persona che è già stata condannata ed ha già pagato (tanto o poco non sta a me giudicare) non può essere messa nuovamente alla gogna, era chiaro a tutti che Nicolò domenica non era assolutamente sereno. Allora delle due l’una…o lo schieri titolare e lo fai giocare 90 minuti qualunque cosa accada perché la tua è una scelta che prima di tutto è fatta per il ragazzo, oppure lo tieni fuori perché non lo vedi sereno. L’unica cosa che non puoi fare è giudicarlo come se stesse giocando una partita normale, perché quella di domenica per Fagioli era tutto tranne che una partita normale! Io in Fagioli credo e spero che la Fiorentina riparta da lui (ed anche da Dodò, Kean e De Gea) perché è un grandissimo talento e perché credo che questa sia la dimensione perfetta per lui. Il resto conta solo per far conoscere la storia di un ragazzo che ha certamente sbagliato, ha pagato, ha girato le scuole di tutta Italia mettendosi a nudo, raccontando cosa sia la ludopatia, affrontandola a testa alta, insomma non un Masiello qualsiasi.

Adesso la Conference League contro il Celjie partendo da un vantaggio esterno che deve essere difeso ad ogni costo. Sembra che Palladino stavolta voglia affidarsi ai titolari e questa mi sembra una buona idea: sarà necessario che i calciatori di qualità non sbaglino partita e che la Fiorentina trovi il coraggio necessario a giocare queste partite sia in campo che in panchina. Per il bel calcio, vi consiglio di guardare altre squadre…..

Il buono, il brutto, il cattivo

CELJIE – FIORENTINA = 1 – 2  

Il risultato che tutti volevamo.

La Fiorentina torna dalla Slovenia con una vittoria che non chiude definitivamente i giochi per il passaggio del turno, ma certamente pone i viola in posizione di vantaggio contro una compagine apparsa piuttosto povera di talento. I ragazzi di Mister Riera infatti, hanno dimostrato grande applicazione, furore agonistico e ritmo indiavolato, ma quando si è trattato di mettere in mostra le qualità individuali, le forze in campo sono apparse piuttosto sbilanciate. E pensare che Palladino aveva schierato in campo una Fiorentina segnata da un ampio turnover, con Comuzzo tornato titolare, Adli al posto di Fagioli e la coppia di attaccanti formata da Zaniolo e Beltran. Oltre a ciò, il tuttofare Folorunsho era impiegato largo a sinistra mentre Moreno interpretava come poteva il ruolo di quinto di destra per far rifiatare Dodò. Lo schema era dunque quello più adatto alle idee di gioco del mister ma gli interpreti non riuscivano, come era ovvio accadesse, ad interpretare il solito calcio. Zaniolo purtroppo sembra ormai una scommessa persa soprattutto quando deve giocare prima punta con accanto un calciatore come Beltran che svaria, recupera palloni ma gioca quasi da centrocampista. La spinta sugli esterni poi, era quasi nulla visto che da una parte Moreno è un difensore centrale dal piede piuttosto ruvido e dall’altra Folorunsho si applica con francescana umiltà ma non possiede le doti tecniche per saltare l’avversario nell’uno contro uno. In mezzo al campo, al netto di un Mandragora sempre positivo, Cataldi non sembra vivere il suo miglior momento dal punto di vista fisico ed Adli è lontanissimo parente dal calciatore ammirato ad inizio stagione. La difesa invece, è apparsa il reparto più oliato seppur Comuzzo sembri soffrire un po’ la mancanza di continuità e non abbia tutte le qualità necessarie per poter giocare centrale in una difesa a 3.

In porta infine, abbiamo semplicemente un mostro, un alieno, un portiere di una qualità che a Firenze abbiamo raramente ammirato. Con due parate eccezionali negli ultimi 10 minuti di gara, De Gea ha permesso ai propri compagni di portare a casa una vittoria fondamentale in vista del ritorno quando, eccezion fatta per gli squalificati, probabilmente Palladino inserirà qualche titolare in più per poter accedere ad una semifinale che già adesso si prospetta difficilissima: il Betis infatti, dispone di organizzazione, qualità nei singoli, storia europea. Forse sto correndo troppo perché ancora c’è da giocare la gara di ritorno, ma quelli che iniziano già oggi a pensare alla finale col Chelsea, potrebbero subìre un brusco risveglio nel turno precedente.

Adesso testa e gambe di nuovo sul campionato: domenica al Franchi arriva un Parma rivitalizzato dalla cura Chivu e dalla rimonta contro l’Inter. Il turnover di ieri sera sembra far pensare che Palladino ed i suoi ragazzi non abbiano alcuna intenzione di sottovalutare una squadra che, nonostante la brutta classifica, ha sempre giocato un buon calcio durante tutto il campionato. Servirà una Fiorentina attenta a non prendere ripartenze, che abbia gamba per tutti i 90 minuti e soprattutto abbia i migliori calciatori al top della condizione fisica e psicologica: l’approccio alla gara di uno come Fagioli ieri sera, sarebbe esiziale contro un Parma condannato a cercare un risultato per continuare a marciare verso la salvezza.

IL BUONO

  • De Gea: è semplicemente un fenomeno. Al termine di una gara in cui era stato praticamente disoccupato, sfoggia due interventi clamorosi per mantenere la vittoria. Uno dei più grandi colpi di mercato della storia della Fiorentina.
  • Ranieri: dopo errori sotto porta incredibili ed il gol meraviglioso annullato giustamente a San Siro, stavolta il capitano viola si può gustare tutta la meritata soddisfazione. Con la difesa a tre può finalmente tornare a spingere come faceva in primavera!
  • Mandragora: festeggia il record di presenze europee in maglia viola con un rigore prima procurato e poi trasformato. E’ la fotografia perfetta della professionalità, dell’abnegazione, della serietà. Giocare accanto a calciatori migliori di te aiuta, ma se non lavori ogni giorno non arrivi da nessuna parte…..

IL BRUTTO

  • La coppia Zaniolo – Beltran: posto che sembrano essere due calciatori che possono difficilmente giocare insieme, ieri sera non sono riusciti nemmeno a mettersi in mostra singolarmente. Se però Beltran ha mostrato il suo solito impegno, l’ex Roma continua a sembrare svogliato e senza mordente. Gud e Moise fanno un altro sport.
  • Adli: di gran lunga il peggiore in campo. Lento, approssimativo, spento….anche Richardson è sembrato avere un altro passo rispetto a lui! Sembra aver completamente smarrito le proprie certezze.
  • Fagioli: calciatore per cui stravedo, è entrato in campo con la testa tra le nuvole regalando il pallone dal quale è arrivato il rigore. Nonostante ciò, resta indiscutibile!

A voi per i commenti!!

Fiorentina: Crescita e Ottimismo dopo il Pareggio con il Milan

Una partita tanto pazza quanto emozionante e bellissima.

Milan e Fiorentina sabato sera ci hanno riconciliato con il gioco del calcio e ci hanno regalato oltre 90 minuti di ribaltamenti di fronte, grandi gesti tecnici, errori e prodezze in serie. La squadra di Palladino, con il pareggio ottenuto, esce dal tour de force contro le grandi con 7 punti e la zona Europa ancora alla portata. Sarà necessario adesso cambiare marcia contro le compagini che occupano le zone basse della classifica per rimanere attaccate alla zona europea: già domenica al Franchi, contro un Parma rivitalizzato dalla rimonta alle spese dell’Inter, De Gea e compagni dovranno necessariamente trovare i tre punti. Con tutti gli scontri diretti rimanenti nelle ultime sette giornate, i viola potrebbero approfittarne per insinuarsi nelle posizioni di classifica che contano.

Tornando alla gara di sabato, la Fiorentina ha mostrato segnali di crescita da diversi punti di vista: innanzitutto la personalità mostrata per tutto l’arco della gara è assolutamente confortante. I viola, diversamente da altre volte, hanno provato sempre a fare la partita o comunque a non subire per troppo tempo il gioco avversario. Grazie soprattutto alla capacità di ribaltare l’azione di uno scintillante Dodò e di un sontuoso Fagioli, i viola hanno sempre dato l’impressione di poter far male ai rossoneri quando ripartivano: peccato per l’assenza di Gosens che ha fatto mancare alla Fiorentina una gamba importante anche sull’altro versante del campo…chissà come sarebbe andata se avessimo avuto anche la spinta del tedesco a tenere in allarme la non formidabile retroguardia rossonera.

Certo è che però i viola hanno denotato ancora una volta anche problemi di letture difensive; le due reti subite chiamano in causa errori individuali che non sono stati neutralizzati da letture preventive dei compagni. In occasione del primo gol, Pablo Marì esce troppo alto e perde completamente la marcatura di Abraham permettendo un filtrante semplice per il centravanti rossonero. Se l’ex Arsenal è incappato in una serata non certo brillante, i compagni di reparto ed i centrocampisti non sono sembrati abbastanza reattivi da poter coprire l’errore. Situazione molto simile è accaduta poi anche in occasione del pareggio di Jovic. Anche in quel frangente, una marcatura saltata ha liberato all’attaccante rossonero un’autostrada verso De Gea. In entrambe le reti subite, si è potuto notare uno dei più grandi limiti delle squadre che si dispongono con marcature a uomo a tutto campo: quando si perdono gli scontri diretti con palla in movimento uscendo troppo alti rispetto alla propria zona di competenza, o i compagni capiscono in anticipo il pericolo e vanno a chiudere la zona di possibile verticalizzazione, oppure l’uomo liberato si può buttare verso l’area avversaria con il vantaggio di poter correre faccia alla porta verso il portiere, mentre i difensori devono dapprima capire quale sia la zona di campo da coprire, poi girarsi e correre per fermare l’attaccante. Questo resta uno dei punti deboli della difesa a uomo ed è per questo che spesso si gioca con un uomo leggermente staccato che dia sicurezza al reparto: peccato che sabato Pablo Marì non fosse nella sua miglior serata! Detto del difensore centrale che al pari di Cataldi ha giocato sotto le attese, dobbiamo però sottolineare anche le eccellenze: innanzitutto un portiere come David De Gea che sta dimostrando cosa significa avere un uomo affidabile tra i pali. Niente da dire su Terracciano, ma adesso capite perché da anni invocavo un nuovo estremo difensore? Ci sono le categorie nella vita ed anche tra i portieri esistono calciatori che ti fanno perdere qualche punto a fine stagione, altri che più o meno sono a somma zero (come il buon Pietro) e poi ci sono quelli che valgono quasi quanto un attaccante perché da una parte ti regalano diversi punti in classifica, dall’altra ti fanno giocare la retroguardia con tranquillità. Il netto miglioramento viola passa tanto dai guantoni spagnoli, così come il miglioramento della manovra ed il sempre crescente numero di palle gol passa dal cervello ed i piedi di Nicolò Fagioli: intelligenza calcistica ben sopra la media, vede calcio dove molti non vedono nemmeno l’erba, trova angoli di passaggi degni di un playmaker NBA, corre e si sacrifica per i compagni in difficoltà. Un vero furto, quello commesso ai danni della simpaticissima squadra senza colore!! E poi due delle certezze di questa stagione, Dodò e Kean….una coppia da leccarsi i baffi!! Peccato per la rete di testa sbagliata da Moise, ma da quanti anni aspettavamo un centravanti che, qualunque sia la palla che gli viene servita, ti dà sempre la sensazione che possa trasformarla in un’occasione da rete? Ed un terzino che vola e non molla mai come il brasiliano? Il gol del 3-2 sarebbe stata l’apoteosi, ma Dodò è la fotografia perfetta di quello che si vorrebbe sempre da un calciatore della propria squadra: impegno, entusiasmo, grinta, corsa a perdifiato, amore per la maglia.

Resto invece molto dubbioso in merito alla gestione dei cambi: stavolta Palladino ha deciso che la partita di Gudmundsson dovesse durare solamente 58 minuti, per me decisamente troppo poco! Certo l’islandese non aveva riempito gli occhi, ma ormai dovremmo aver capito che Gud è uno di quei calciatori che può risolvere la partita con una giocata! Ed allora perché non aspettare ancora, soprattutto contro una squadra come il Milan che concede tanto? L’ingresso di Ndour poi, è qualcosa che non riesco proprio a spiegarmi: il ragazzo non sembra essere ancora pronto per determinate partite, inoltre lo spostamento di Mandragora in mezzo al campo ha tolto alla Fiorentina lo strappo e la capacità del buon Rolando di buttarsi sempre negli spazi liberi per cercare il tiro in porta facendo perdere alla squadra alcuni metri di campo. Se certamente Cataldi non era in giornata, avrei visto meglio l’ingresso di Adli al suo posto!

Resta infine un risultato importante che lascia il Milan all’inseguimento, ma resta soprattutto negli occhi di tutti la prova di una squadra che sembra finalmente aver trovato continuità di rendimento: giovedi in Conference League contro la squadra slovena del Celjie la Fiorentina è chiamata ad una prova attenta, solida e senza fronzoli. Chiudere la pratica già all’andata permetterebbe di risparmiare un po’ di energie per il rush finale!

Un’altra vittoria pesante!

Come se la sosta non ci fosse stata.

Dopo la vittoria da sballo conseguita contro l’acerrima rivale Juventus, la Fiorentina bissa l’impresa regolando anche l’Atalanta tra le mura amiche del Franchi. Ma è giusto utilizzare il termine impresa per la vittoria di ieri? A guardare i numeri ed il cammino viola, direi di no. In questa stagione Palladino ed i suoi ragazzi hanno vinto contro tutte le grandi (o presunte tali) che si sono recate a Firenze fatta eccezione per il Napoli di Antonio Conte. La Fiorentina ieri ha nuovamente dimostrato che in casa contro le compagini che provano a giocarsi la partita riesce sempre a trovare le contromisure giuste per arrivare ai tre punti; il problema è lontano dalle mura del Franchi e, soprattutto, contro le cosiddette piccole. E’ lì che fino ad oggi i viola hanno non solo faticato, ma anche guadagnato le figure meschine che tutti ricordiamo con l’apoteosi della sconfitta di Monza.

I ragazzi di mister Palladino, privi del proprio leader Gosens, hanno affrontato l’Atalanta senza timori reverenziali riuscendo a non andare mai sotto né dal punto di vista fisico, né da quello tattico e del gioco. Gasperini ha scelto di mandare subito in campo il tridente titolare ma la scelta non ha pagato né inizialmente, né in corsa: la difesa a tre viola infatti è stata praticamente perfetta con un Pablo Marì regista difensivo senza macchia, Pongracic sempre preciso e concentrato, Ranieri pronto non solamente a contrastare ma anche a ripartire negli spazi lasciati vuoti dai bergamaschi. Se il capitano fosse riuscito a chiudere la contesa nel secondo tempo, sarebbe stato certamente il migliore in campo oltre ad aver evitato ad alcuni tifosi viola qualche tachicardia finale. C’è da dire però che, per la seconda volta consecutiva, diventa difficile giudicare la prestazione di uno dei calciatori che avevano fatto la differenza nella prima parte della stagione, il portiere De Gea del tutto inoperoso per tutta la gara come dimostra il numero dei tiri della Dea nello specchio: ZERO… una cosa talmente rara per l’Atalanta da essere la prima volta negli ultimi due anni! La scelta del tridente pesante di Gasperini dicevamo non ha assolutamente pagato, visto che nel momento di provare a cambiare le carte in tavola, è ricorso all’impiego di Maldini come falso nueve e Brescianini e Samardzic incursori. Vorrei aprire una piccola parentesi sul figlio del grande Paolo: non è che stiamo un po’ esagerando con questo ragazzo? Dapprima Spalletti lo schiera titolare in Germania a fianco di Kean e viene allegramente travolto dal ritmo e la personalità dei calciatori teutonici, poi ieri viene spedito in campo quasi fosse il salvatore della patria di una squadra che è sembrata spenta, sgonfia, quasi sulle gambe. Siamo sicuri che Daniel Maldini sia pronto per tutte queste responsabilità? Non è che rischiamo di bruciare un (presunto) talento?

Tornando alla Fiorentina, se la gara dei difensori centrali ha sfiorato la perfezione, devo dire che anche i due esterni ci hanno messo del loro: Parisi ha fatto la sua onesta partita limitando Bellanova molto più di quel che mi aspettassi. L’ex Empoli ha retto anche fisicamente le sfide con l’ex granata, anche se in fase offensiva non è stato pungente come avrebbe potuto. Sull’altro lato invece, Dodò sta finalmente tornando quel ciclone di corsa ed energia che tutti conosciamo; molto più a suo agio nel ruolo di quinto, ha difeso in modo intelligente coprendo spesso la diagonale ed è ripartito senza soluzione di continuità… speriamo abbia birra sufficiente per mantenere questo livello in tutto il finale di stagione! Se però c’è un reparto in cui solitamente l’Atalanta primeggia ed in cui invece è stata sovrastata, questo è certamente il centrocampo: l’assenza pesantissima di Ederson tra i bergamaschi non può spiegare il dominio viola in mezzo al campo. Con un Cataldi che ha rivestito il perfetto ruolo di equilibratore, Fagioli ha deliziato il pubblico del Franchi con dribbling, veroniche, aperture di livello e conclusioni in porta. Mandragora poi non gli è stato da meno, sfoggiando non solamente buoni recuperi, ma anche incursioni con tempi perfetti, lanci a tagliare il campo ed anche un paio di tiri in porta: credo di non esagerare se dico che questo è il miglior Mandragora della carriera!

Capitolo a parte però merita l’extraterrestre che abbiamo davanti: se la gara di ieri doveva mostrare chi, tra Kean e Retegui, merita la maglia azzurra di titolare, il verdetto non poteva essere più netto. In una gara in cui il compagno di reparto Gudmundsson non è riuscito a trovare gli spazi per servirlo nel modo giusto, Moise ha pensato bene di fare tutto da sé: recupero a metà campo, dribbling, conduzione della palla per 50 metri senza farsi recuperare dal difensore (notate come è riuscito a tenere Hien lontano solamente con la tecnica di conduzione), Carnesecchi infilato sul secondo palo con un interno destro chirurgico. Gol clamoroso che però non può e non deve oscurare tutto il resto….Kean ha lottato da solo contro tutta la difesa avversaria, ha calciato in porta diverse altre volte (in alcune occasioni avrebbe potuto servire l’assist al compagno meglio piazzato), ha guadagnato decine di punizioni necessarie a far respirare la squadra. In una sola parola: MONUMENTALE!

Chiudo con una dovuta considerazione su mister Palladino che in passato ho spesso giustamente criticato. Ci è voluto tanto, tantissimo, decisamente troppo tempo, ma adesso sembra finalmente si sia trovata la quadratura del cerchio e si riesca a capire il calcio che la Fiorentina vuol giocare: certamente una filosofia che non prevede il possesso palla come stella polare, che non prevede di cercare il dominio del gioco sulla squadra avversaria, ma un calcio che vive di letture situazionali, di recupero palla in determinate zone di campo, di ricerca spasmodica delle seconde palle, di duelli individuali da vincere spesso con i raddoppi del compagno, ma soprattutto di verticalizzazioni e di ricerca della porta avversaria nel minor tempo possibile. Un calcio che fino ad oggi ha funzionato alla grande con le squadre che, ad oggi, sono davanti in classifica ma che adesso, per poter guadagnare terreno, deve trovare alternative importanti per vincere anche con compagini della seconda metà della graduatoria. Ci riuscirà il mister? Intanto possiamo certamente dire che dal punto di vista comunicativo è uno dei migliori del campionato: quando i viola perdevano e lui sembrava sulla graticola, invece di chiudersi nel fortino, ha avuto il coraggio di andare in conferenza stampa mettendoci la faccia. Ieri poi, dopo aver vinto contro il suo maestro Gasperini, avrebbe potuto prendersi diverse rivincite ed invece ha ringraziato dapprima Commisso, poi tutti i dirigenti chiamandoli per nome, infine ogni singolo calciatore sceso in campo.

Una grande dimostrazione di come si tiene insieme un gruppo di lavoro…. In questo sembra non avere niente da imparare!!

La serata perfetta

In una stagione di alti e bassi in cui i tifosi viola non hanno ancora capito il reale valore della squadra, della società e del proprio allenatore, una vittoria così netta, robusta ed indiscutibile è ciò che ci voleva prima della sosta per le nazionali. Il calcio è uno sport ed una malattia incredibilmente affascinante: proprio giovedì, in occasione del consueto ritrovo prepartita a casa del mio amico fraterno Giova, mentre ognuno diceva la sua in merito alla formazione, agli schieramenti tattici ed al possibile sviluppo della gara, lanciai una provocazione al gruppo dicendo: “se vinciamo stasera passando il turno e poi ci ripetiamo domenica scommettiamo che parte una volata mozzafiato fino alla fine?”. Con questo non volevo certamente dimostrare le mie doti di veggente, ma volevo solamente sottolineare quanto la linea che divide una partita o una stagione tra il disastro e la beatificazione sia talmente sottile che tutto può cambiare in un tempo brevissimo.

Se ripensiamo al primo tempo contro il Napoli o la seconda frazione giocata in Grecia e la confrontiamo con l’intera prestazione di ieri sera, abbiamo la risposta al perché il calcio ancora oggi affascina milioni di appassionati: semplicemente perché non ha una logica che assegna la vittoria solamente in relazione ai valori in campo, ma vive di situazioni, di momenti, di alchimia….tutto ciò che al Franchi ha fatto sembrare la Fiorentina un’armata invincibile, la Juventus una compagine di pulcini bagnati. Un Franchi la cui atmosfera, seppur con una capienza dimezzata, è stata incandescente fin da quando i calciatori sono entrati in campo per il riscaldamento: curva praticamente piena già un’ora prima del fischio d’inizio e sfottò che rimbalzavano tra le due tifoserie. Quello stesso sfottò che i tifosi viola hanno voluto immortalare in una coreografia come al solito riuscitissima, una coreografia che solamente il politically correct imperante di alcuni quotidiani come “La Nazione” (avessi detto il Financial Times!!!) non ha voluto capire. O come quelle stesse televisioni che stanno offendendo il gioco del calcio in modo ben peggiore facendo giocare partite a tutte le ore, in ogni giorno della settimana, in ogni situazione metereologica. Meglio se lasciamo stare….

Venendo a ciò che poi è successo in campo, la vittoria è stata rotonda e senza appello. Mister Palladino stavolta le ha azzeccate tutte e sembra finalmente aver trovato la quadra di una compagine che ha tanta qualità, discreta abbondanza, ottimi colpi dei singoli. La difesa a tre, quella che Palladino avrebbe voluto schierare fin dall’inizio della stagione, ha trovato in Pablo Marì un buon condottiero, un calciatore con ottimo senso della posizione, facilità di lettura delle diverse situazioni difensive, ma anche un’intelligenza che gli ha permesso di giocare la quasi totalità della partita con l’ammonizione addosso. Accanto a Marì, Pongracic e Ranieri hanno sbagliato pochissimo ed hanno avuto anche delle ripartenze convincenti. Il croato è finalmente tornato quel marcatore attento e sportivamente cattivo di Lecce, mentre Ranieri spostato sul centro sinistra ha trovato il suo habitat naturale: non solo perché Marì e Gosens lo aiutano spesso in marcatura, ma anche perché la capacità di ripartire a testa alta è sempre stata nelle sue corde.  Se in difesa la Fiorentina ha vinto ogni singolo duello, è stato però a centrocampo dove i viola hanno letteralmente dominato: il trio azzurro composto da Mandragora, Cataldi e Fagioli ha interpretato una fase difensiva perfetta con uno schermo impenetrabile davanti alla difesa ed è stato capace di ripartire in velocità grazie alle verticalizzazioni soprattutto di Fagioli. La seconda rete, ad opera di Mandragora, è stata la fotografia perfetta della serata, una serata in cui i movimenti dei due attaccanti hanno aperto tantissimi spazi, le scorribande dei due esterni hanno dato sempre l’opportunità di passaggio, le sovrapposizioni dei braccetti difensivi hanno creato sempre superiorità numerica. In mezzo a questo meccanismo apparso a momenti perfetto, si sono mossi con maestria i tre centrocampisti viola di cui due sono stati scartati proprio dalla Juventus. Accanto a loro, Dodò e soprattutto Gosens hanno imperversato alternandosi perfettamente nelle discese offensive; se però il brasiliano continua ad essere impreciso quando arriva nei pressi dell’area di rigore avversaria, l’esterno tedesco ha quella rara dote di trovare spesso la porta con buona continuità. Proprio grazie ad essa, Robin ha stappato la partita e regalato fiducia a tutti i propri compagni con giocate difensive di livello e consigli utili per tutti. Davanti poi, Kean ha lottato come un leone contro tutta la difesa avversaria regalando sponde, guadagnando punizioni, pressando ogni avversario. Certo con tutto questo lavoro sporco ha perso lucidità nel momento di calciare in porta, ma per quello ci ha pensato Albert Gudmundsson che è tornato nuovamente a segnare con un tiro da fuori chirurgico: sarà un pò indisponente perché talvolta non rincorre gli avversari, sarà capace di giocare solamente in un modo (cioè come gli pare tra le linee), sarà un elemento non irreprensibile fuori dal campo da gioco, ma con quello di ieri il tassametro parla di 8 reti in 1.050 minuti giocati, cioè uno ogni 131 minuti. Se consideriamo che spesso l’islandese è stato impiegato in condizioni fisiche precarie, direi che i dubbi sul suo riscatto potrebbero essere definitivamente fugati!

Resta dunque una serata indelebile, una di quelle che ricorderemo negli anni: la speranza però è che sia una tappa di una gara lunga fino al termine della stagione, una gara che porti la Fiorentina a raggiungere uno degli obiettivi che erano stati individuati lo scorso mese di agosto. Stavolta non manca veramente nulla per provarci fino in fondo!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – PANATHINAIKOS = 3 – 1  

Ostacolo superato, obiettivo raggiunto!

Anche se il mio fido lettore Wwayne non sarà contento, la Fiorentina batte il Panathinaikos e raggiunge i quarti di finale di Conference non senza un po’ di quella sofferenza finale con la quale i tifosi viola devono sempre convivere. Contro i greci, che nella gara di andata avevano sfruttato alcune scelte scellerate di mister Palladino ed un secondo tempo indegno dei nostri calciatori, la Fiorentina ha ribaltato il risultato grazie ad alcune prestazioni individuali ottime ed uno spirito di squadra che sembra finalmente essere tornato quello necessario a superare le difficoltà. Palladino ha scelto di dare continuità alla difesa a 3, ma soprattutto al centrocampo formato da un mediano e due mezz’ali come invocato da praticamente tutti fin dal momento dell’assenza forzata di Bove. Con questo modulo, il 3-5-2, la difesa è maggiormente coperta dalle incursioni avversarie, i centrocampisti hanno meno campo da occupare, possono portare i raddoppi e sono presenti sia in fase difensiva che offensiva, Gosens è letteralmente un altro calciatore e Gudmundsson e Kean sono un piacere per gli occhi. L’islandese, finalmente libero di svariare su tutto il fronte d’attacco senza due esterni sempre in linea ad intasare gli spazi, può muoversi a piacimento cercando i migliori pertugi per arrivare al tiro o dialogare con Kean, mentre il centravanti della nazionale non soffre più di quella solitudine che ha contrassegnato quasi tutta la sua stagione. Tutto ciò gli permette di non avere sempre addosso il raddoppio sistematico e nel contempo offre la possibilità anche ai centrocampisti di avere maggiore spazio per avvicinarsi all’area di rigore avversaria.

Chiaro che poi ci vuole anche la qualità e l’inserimento di Fagioli in mezzo al campo cambia letteralmente faccia alla Fiorentina: al netto del fallo da rigore sciocco che ha causato la sofferenza finale, l’ex Juventus ha doti rarissime da trovare nel calcio italiano di oggi. E’ tecnicamente molto valido, gioca spesso la palla di prima, ha una visione di gioco sopraffina, preferisce la verticalizzazione al passaggio in orizzontale ed è sempre pronto a correre e sacrificarsi per non lasciare la difesa sguarnita: una manna dal cielo per ogni squadra! Dopo un periodo di appannamento sembra poi essere tornato al top della condizione anche Comuzzo sempre pronto all’anticipo ed a guerreggiare sui palloni aerei, mentre un discorso a parte credo meriti Mandragora: trattato spesso come Medioman, dileggiato per le sue qualità non eccelse, si sta prendendo diverse rivincite e non solamente per i gol. Nella turnazione pressoché fissa adottata da Palladino, nell’ultimo mese l’unico punto fisso è sempre stato il buon Rolando che, vuoi per le assenze altrui vuoi per la sua capacità di adattamento, le sta giocando praticamente tutte. Certo è che, come ho fatto notare più volte, Mandragora è un giocatore normale ma un professionista esemplare, un calciatore che per dare il meglio ha bisogno di qualcuno più forte accanto: ciò lo libera da responsabilità che una squadra che abbia ambizioni europee non può affidargli. Fagioli ed Adli sono calciatori che si sposano perfettamente con un calciatore come Mandragora e questo è merito di chi ha pensato e costruito questa Fiorentina.

I viola hanno dunque centrato il primo obiettivo settimanale, cioè l’accesso ai quarti di finale contro il Celie, insomma non proprio il Real Madrid di Ancelotti, ma adesso è già tempo di pensare alla madre di tutte le partite, quella di domenica alle 18.00 contro la Juventus: una vittoria potrebbe incredibilmente rilanciare le ambizioni della Fiorentina anche in Serie A….io ci proverei e voi?

IL BUONO

  • Gosens: il vero capitano di questa Fiorentina. Tornato a giocare nel suo ruolo più congeniale, è protagonista di una partita totale: incoraggia tutti i propri compagni, ara la fascia decine di volte, è autore di due chiusure fondamentali sui tiri avversari, fornisce l’assist a Kean. Vorrei essere come Robin…..
  • Fagioli: come scritto anche nell’articolo, cambia letteralmente faccia alla squadra viola. Negli Stati Uniti lo definirebbero un potenziale steal (furto) dell’ultimo mercato. Dategli le chiavi del centrocampo ora e fino al termine della stagione!
  • Il pubblico: non so se la Fiorentina riuscirà finalmente nell’impresa sfuggita nelle ultime due stagioni, ma so che se succederà, il trofeo sarà soprattutto di quelle persone che abitano a Firenze e che ieri sera erano allo stadio. In troppi ormai, e parlo di quelli che avrebbero avuto la possibilità di venire al Franchi, stanno con il plaid sulle ginocchia ed il telefonino in mano pronti a sputare veleno sui social anziché venire a sostenere la squadra della propria città. Noi invece ci siamo stati, ci siamo e ci saremo!

IL BRUTTO

  • Le sostituzioni: sinceramente il cambio di Ranieri con un centrocampista non l’ho proprio capito, a maggior ragione con gli altri due centrali ammoniti. Per stavolta però mi fermo qui perché è già tempo di pensare alla partita dell’anno. Non ci tradite mi raccomando!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

NAPOLI – FIORENTINA = 2 – 1  

Come le ciliegie: non è il titolo dell’ultimo singolo di Alfa, ma quello di questo scorcio di stagione viola.

Si passa da una sconfitta ad un’altra, una dopo l’altra appunto come le ciliegie, ed ormai sembra che quasi tutto l’ambiente viola sia assuefatto alla capitolazione continua. Con quella di Napoli, la Fiorentina ha perso 5 delle ultime 6 partite e 9 delle ultime 16, in classifica è ormai scivolata a 5 punti dal Bologna, è stata scavalcata dalla Roma ed è tallonata dal Milan che si trova a un punto di distanza. Non solo, ma nonostante le dichiarazioni lunari di Palladino e Prade’ (che sia arrivata la chiamata dagli States per rimetterlo in riga?), la Fiorentina ha giocato l’ennesima partita insipida senza capo né coda, con l’unico intento di chiudersi dietro la linea della palla e provare a ripartire con pallonate a casaccio alla ricerca di un Kean commovente. Nella prima frazione di gioco i viola hanno fatto quasi tenerezza con il Napoli che sembrava essere “impegnato” nell’amichevole del giovedì contro la sparring partner di turno. Un’inferiorità imbarazzante, con una pochezza di idee da fare vergognare un qualsiasi allenatore tranne il nostro che, nelle dichiarazioni dopo la gara, ha addirittura lodato la prestazione della propria squadra nella sua interezza!!!

Palladino, colui che ha avuto l’ardire di cambiare due difensori su tre per farli rifiatare, ma che avrebbe potuto dare un segnale di coraggio in occasione della seconda sostituzione magari con l’inserimento di Beltran ed il conseguente passaggio alla difesa a 4, ci ha deluso nuovamente con il solito stucchevole copione riproposto fino al novantesimo, anche quando i viola avevano dimezzato le distanze grazie alla magia della coppia Kean Gudmundsson. Gli ultimi 10 minuti rabbiosi dei viola poi, hanno mostrato almeno la voglia di provare a recuperare un risultato che avrebbe avuto del miracoloso viste le ripetute parate di De Gea ed il dominio assoluto partenopeo per almeno 65 minuti di gioco.
Resta la sensazione di una squadra che non riesce in alcun modo a sfruttare le qualità dei calciatori che la società ha messo a disposizione del mister: Fagioli, nonostante chiunque abbia ormai visto che deve essere il fulcro del gioco viola è stato nuovamente impiegato da mezz’ala, Ndour è divenuto titolare fisso probabilmente solo per la sua fisicità importante, Kean è stato costretto a correre come un disperato in tutte le zone del campo in cerca di un pallone giocabile. Oltre alle oggettive difficoltà della fase offensiva, i viola continuano ad imbarcare acqua anche dietro. Dopo i tre gol subìti in Grecia, altri due a Napoli in un pomeriggio in cui, nonostante l’errore sul primo gol, De Gea è stato uno dei protagonisti assoluti della partita!

In vista della gara da dentro-fuori di giovedì, i segnali non sono certo confortanti anche se la differenza nella qualità dei calciatori tra la Fiorentina ed il Panathinaikos potrebbe e speriamo dovrebbe far pendere l’ago della bilancia dalla nostra parte. Mentre il campionato sta andando ormai in malora, speriamo che i viola abbiano un sussulto di orgoglio almeno in Conference League per non ritrovarsi già a metà marzo senza alcun obiettivo raggiungibile. 

IL BUONO

  • Kean: cosa vogliamo chiedere di più a Moise? Lotta su tutti i palloni, si inventa occasioni anche quando gli arrivano palloni innocui, inventa un assist fantastico per il compagno di reparto Gudmundsson. Se solo giocassimo a calcio….
  • Gudmundsson: torna titolare dopo una vita e non può certamente essere al massimo. Nonostante ciò, cerca in ogni modo di essere utile alla squadra venendo a prendersi il pallone dai difensori per provare a fare salire i compagni. Segna poi un gol bellissimo con un destro imparabile. Sicuri non sia da riscattare?
  • Fagioli : una luce in mezzo al buio. Come dico da quando lo abbiamo preso, possiede la capacità di fare alcune giocate che non ha nessun altro. Vede il gioco, è tecnicamente fortissimo, ha personalità. Non deve più uscire dall’undici iniziale!

IL BRUTTO

  • Dodò: già scherzato da Spinazzola nella gara d’andata, non ha miglior fortuna al ritorno. Sembra spento, sgonfio, goffo. In avanti non salta mai l’uomo, in difesa viene spesso soverchiato. Non capisco perché non possa riposare….ah no, non abbiamo un’alternativa!!
  • Cataldi: lontano parente del centrocampista ammirato ad inizio stagione, fa quasi rimpiangere Mandragora. Dominato fisicamente dai centrocampisti del Napoli, recupera pochi palloni ed è nullo in fase di riproposizione. Danilo dove sei finito?
  • Ndour: l’occasione finale calciata in rimessa laterale è solo l’ultimo errore di una partita giocata sempre in ombra. Deve marcare a uomo McTominay e lo limita abbastanza bene, ma manca completamente nella metà campo avversaria. Serve di più, molto di più!

A voi per i commenti!!

Un’altra prova sconcertante

Da una figuraccia all’altra.

Dopo il brodino sorseggiato, solamente grazie al risultato, durante la partita contro il Lecce, la Fiorentina torna a cadere in una delle partite più importanti della stagione. Il cammino così esitante in campionato infatti, ha permesso al Bologna di superarci in classifica ed alla Roma di tornarci praticamente attaccata: se a ciò sommiamo la difficilissima corsa al quinto posto in Champions League e la contemporanea presenza in semifinale di Coppa Italia di Bologna ed Empoli, è chiaro a tutti che la strada migliore per provare ad arrivare in Europa League è quella di conquistare la Conference.

Oddio chiaro a tutti proprio tutti forse no….vero Raffaele? Forse il mister pensava di essere ancora nel girone eliminatorio? Oppure magari in una bella scuola calcio fiorentina in cui si deve far giocare tutti per non far arrabbiare i genitori ed i nonni che pagano la retta? Le scelte del tecnico napoletano sono state ancora una volta del tutto incomprensibili, le vogliamo commentare? Partiamo da quella più clamorosa, cioè la decisione di mettere in campo Terracciano anziché De Gea. Posto che la gestione del gruppo è sacra e che dunque se il mister aveva fatto una promessa al buon Pietro potrebbe essere giusta anche la decisione di non tornare indietro rispetto alla parola data, è la gestione del rientro in campo che proprio non funziona. Vuoi far giocare Terracciano ad Atene? Allora preparalo almeno facendogli giocare un paio delle ultime gare…altrimenti come puoi pensare che un calciatore fermo dal 19 dicembre possa interpretare bene una partita da dentro/fuori in uno stadio caldo come quello di Atene? Non solo, ma a difendere i pali della porta avversaria aveva davanti proprio quel Dragowski a cui era riuscito a fare le scarpe diventando il titolare della Fiorentina!! Ma a queste cose devo pensare io che faccio un altro mestiere?? E’ chiaro a tutti che gli errori poi sono stati commessi dal giocatore, ma siamo sicuri di aver messo Terracciano nelle condizioni di poter disputare una gara serena? Se poi vogliamo parlare della gestione e della preparazione da parte di Palladino e del suo staff alla gara di Conference, ho trovato lunare che nessuno dei giornalisti ieri sera abbia fatto una domanda in merito alla composizione della lista con cui affrontare la parte finale della manifestazione. Considerando che il mercato di gennaio è stato impostato scientemente per giocare con la difesa a 3, mi spiegate come mai abbiamo solamente quattro centrali in lista? Cioè, abbiamo rincorso per più di un mese Pablo Marì per portarlo a Firenze e poter cambiare modulo e poi lo lasciamo a casa?  In un settore come quello difensivo dove Pongracic purtroppo spesso ha problemi muscolari ed i cartellini sono più frequenti noi ci presentiamo con 4 difensori centrali? Per non parlare poi delle scelte iniziali e delle sostituzioni: si decide di partire con Richardson in mezzo al campo in una gara in cui si è dichiarato che “la Fiorentina dovrà giocare un primo tempo violento”…. Ma con chi? Con Richardson? Ma non è che hai sbagliato persona? Ed ancora…. Parisi mezz’ala nel secondo tempo perché? Ma soprattutto perché togliere Fagioli, unico calciatore insieme a Mandragora capace di inventare qualcosa o di lanciare Gosens sull’esterno!! E Zaniolo che domenica è squalificato non impiegato? Mi viene da piangere….

E poi le dichiarazioni post partita: possiamo vietarle? Possiamo chiedere alla società di imporre il silenzio stampa? Cioè io devo sentire un allenatore che lavora da 8 mesi con un gruppo, dire che ancora non ha capito come mai la sua squadra sbaglia praticamente sempre l’approccio sia del primo che del secondo tempo? Ma lo devo sapere io come mai? Allucinante….

Se qualcuno di voi non ha visto la partita penserà che i viola abbiano perso con 4 o 5 gol di scarto ed invece la cosa buffa è che al ritorno la possiamo ancora ribaltare! La Fiorentina, negli unici 25 minuti che ha giocato veramente, ha dimostrato la qualità della propria rosa facendo due bellissime reti, sfiorandone almeno un altro paio, conquistando diversi corner; questo a dimostrazione che calciatori come Fagioli, Gosens, lo stesso Beltran sono di una categoria ed una cilindrata diversa rispetto a quasi tutti quelli che disputano la Conference League. Basterebbe dunque veramente poco per passare il turno: una squadra che sappia riproporre gioco, che sappia difendersi in modo organizzato, ma soprattutto che sappia servire nel migliore dei modi quei calciatori che possono fare la differenza. Ieri con due palloni perfetti, Gosens ha regalato due assist, Fagioli ha trovato la via della rete sfiorandone almeno un altro, Beltran è riuscito finalmente a dialogare con i compagni ed a trovare gli spazi lasciati aperti dalla difesa occupata quasi interamente a guardare Kean.

La qualificazione è ancora a portata di mano: ne sarà consapevole il mister?

Breve storia triste di un allenatore

C’era una volta un bambino che amava tanto giocare a calcio, di quelli che dormono con il pallone sotto il letto, che mangiano con la palla sotto il tavolo, che non perdono un secondo per palleggiare, sbattere la palla contro il muro, tirare in un’ipotetica porta per fare gol.

Dopo qualche anno, quel ragazzino cresciuto in uno dei tantissimi comuni dell’hinterland di Napoli, iniziò a far parlare di sé per i grandi colpi mostrati, per l’istinto del gol, insomma per il proprio talento. Grazie alle sue doti ed al gran lavoro svolto durante gli allenamenti, convinse alcuni selezionatori a dargli l’opportunità di provare a coronare il sogno di ogni bambino, quello di diventare calciatore. E calciatore lo divenne davvero, giocando diversi campionati di Serie B e Serie A riuscendo addirittura ad indossare la casacca della squadra senza colori, quella più titolata in Italia, quella con il maggior numero di scudetti vinti. Nella sua carriera di calciatore, aveva già intravisto quella che voleva diventasse la sua professione una volta attaccati gli scarpini al chiodo, cioè quella di allenatore. Da bravo scolaro, mentre giocava, era riuscito a rubare diversi segreti ai tanti allenatori importanti che aveva conosciuto in carriera: imparava velocemente e, fin da allora, si era mostrato molto bravo a comunicare con la stampa, ben educato, intelligente, scaltro, un perfetto uomo copertina sempre ben pettinato ed ottimamente vestito.

E così, dopo aver iniziato la carriera da allenatore in un settore giovanile di Serie A, arrivò la grande occasione. Un Cavaliere assistito da uno dei migliori dirigenti calcistici italiani della storia, disperato per l’avvio tremendo della propria squadra appena tornata nella massima serie, decise che quell’aspirante indossatore sempre pettinatissimo, senza tatuaggi, con la barba sempre fatta, con un ottimo uso del congiuntivo, poteva essere l’uomo giusto per salvare la propria compagine. Lo prese sotto la sua ala protettiva, lo affidò al dirigente e lo convinse da bravissimo venditore e piazzista, che poteva essere un allenatore di successo. Il giovane rampante venne illuminato dall’unto dal Signore ed iniziò ad inanellare successi facendo rendere al meglio calciatori fino ad allora sconosciuti. L’incantesimo durò per poco più di un anno fino a quando il mister si sentì pronto a spiccare il volo, a provare a camminare con le proprie gambe.

La storia narra che il bel virgulto arrivò in una piazza importante, passionale che aspettava solamente un condottiero che riuscisse finalmente a portarla ad alzare un trofeo, perché il precedente allenatore aveva fatto divertire, aveva fatto raggiungere finali, ma non aveva vinto. Cercarono fin da subito di accontentarlo costruendo una buona squadra, certamente migliore di quella della stagione precedente, e la magia che il mister si portava dietro sembrò poter fare avverare l’incantesimo: la squadra vinse tante partite consecutivamente, raggiunse posti altissimi in classifica e la società, inebriata dai risultati, decise di accontentarlo anche nel mercato successivo. Via tutti quei calciatori con cui non aveva legato, via tutti quegli inutili esterni e dentro mezzepunte, centrocampisti centrali e difensori centrali perché così voleva il nuovo Verbo. Via i vecchi capitani, sporchi brutti e cattivi, dovevano restare solamente i pretini palestrati, pettinatissimi ed abbronzati. Peccato però che i risultati non arrivarono, la squadra non capiva più cosa voleva il Vate, gli avversari sembrarono tutti più forti, anche quelli che veleggiavano nelle ultime posizioni di classifica. Si vide una squadra che non difendeva e non attaccava, che non aveva un gioco riconoscibile, che non correva, non aveva mai la bava alla bocca, calciatori messi fuori ruolo….insomma sembrava che il mister non fosse riuscito a dare nulla ai propri ragazzi nonostante gli otto mesi passati a vivere dentro il Viola Park.

Il finale di questa breve storia triste deve ancora ancora essere scritto, ma se questo allenatore, per il quale avete avuto una sbandata molto importante, fosse la vostra compagna o il vostro compagno gli affidereste ancora il compito di educare i vostri figli?