Dazi e Mercato: Analisi del Caso Trump

In tanti ne parlano, ma siamo sicuri di aver capito cosa sta succedendo? Il contributo di Simone Pesucci, mio amico e spalla nel podcast “Barlungo con Simone”, ci offre una lettura a tutto tondo del fenomeno dei dazi: economico, borsistico, politico.

Nelle ultime settimane tutto il mondo si è fermato attorno al giro di giostra sfrenato avviato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Tutto ruota attorno al lancio, l’applicazione e poi la revoca dei dazi applicati alle merci importate negli USA e provenienti da quasi tutto il mondo.

Si ma fermiamoci un istante: cosa sono i dazi?

Il dazio, che nel medioevo si chiamava gabella, è uno dei più antichi strumenti economici per gestire e livellare il flusso di merci da uno stato ad un altro. In pratica, per tutte le merci in entrata il paese applica una tassa che dovrebbe servire da un lato a compensare le mancate tasse che la società importatrice non gli deve (perché produce e lavora in altro stato) e dall’altro a ribilanciare il costo di tali merci con quelle prodotte internamente, così da proteggere il proprio mercato e dunque la produzione e i suoi lavoratori. Da questo punto di vista, l’idea di fondo di Trump non è nuova né sbagliata: aumento i dazi delle merci in entrata per scoraggiare l’acquisto dall’estero e per scoraggiare inoltre la produzione interna a delocalizzare, con l’obiettivo di riportare a casa fabbriche e forza lavoro.

E’ un concetto però semplicistico: il sistema economico infatti ormai vive da decenni la globalizzazione (che pure non è affatto esente da critiche) e conseguentemente ha sfruttato i vantaggi fiscali o il costo di mano d’opera di altri paesi per aumentare la produzione, i ricavi e quindi rispondere anche all’alta domanda di quel bene. Una contrazione improvvisa, se da un lato, appunto semplicisticamente, appare una soluzione per far virare le aziende e farle tornare a produrre a casa, dall’altro rischia di danneggiare tutta la filiera produttiva e quindi paradossalmente anche la parte di società che vive e lavora all’interno dello stato. Senza poi considerare le ripercussioni sul mercato azionario!

Ma torniamo un attimo indietro: se non lo ha fatto per questo motivo semplicistico, allora perché Trump ha messo i dazi? Il mercato azionario, dopo l’annuncio dei dazi ha reagito malissimo virando immediatamente verso la recessione. Lo scenario però – ove Trump avesse quindi pensato di mettere i dazi per questo scopo – è il seguente: il mercato crolla e la Federal Reserve (la Banca centrale americana) si trova costretta ad abbassare i tassi di interesse (altra battaglia della campagna elettorale trumpiana) e conseguentemente il debito degli Stati Uniti diminuisce. Mi spiego meglio: gli USA si finanziano grazie all’emissione di titoli di stato (lo facciamo anche noi, con i nostri BTP) che ovviamente vanno restituiti con gli interessi agli investitori: ad oggi gli USA hanno 7000 miliardi di debito in scadenza. Se dunque la Federal Reserve abbassa i tassi, gli Stati Uniti riescono a vendere titoli di stato pagando meno interessi. Quindi, un obiettivo di Trump è anche quello di poter collocare i titoli di stato con un tasso di interesse minore, andando a ridurre il debito complessivo USA.

Ma perché la Federal Reserve dovrebbe abbassare i tassi? Negli Stati Uniti, il 62% dei cittadini investe in Borsa e per loro è la principale fonte di investimento, ad alto rischio ma anche ad alto rendimento. Non solo investono direttamente, ma lo fanno anche tramite i grossi fondi. E ricordo che fondi pensione e assicurazioni in USA sono privati e tutti investono nel mercato finanziario. In caso di recessione dunque, tutti questi fondi sono a rischio e la Banca Centrale non può permetterselo (e questo spiega anche perché nessuno in USA è stato contento dell’applicazione dei dazi, neanche i sostenitori di Trump): quindi la Federal Reserve abbassa i tassi per compensare il crollo del mercato azionario.

Ma a questo punto, al culmine dell’operazione, Trump comincia, tramite il suo account social, a dare un segnale inverso: parla di ottime opportunità di investimento per chi volesse farlo (e ovviamente si riferisce proprio ai titoli di stato USA, che con la recessione costano poco ma non solo: anche il resto del mercato azionario USA, che ha subìto un crollo, potrebbe risalire a breve). Il solo messaggio è sufficiente, seppur per pochissime ore, a far risalire il mercato, finché non circola la notizia che si tratti di una fake news. Quindi per poche ore il mercato risale per poi precipitare di nuovo: a questo punto si apre l’asta per piazzare i titoli di stato USA e guarda caso c’è il tutto esaurito… Vengono venduti velocemente tutti! Tutti comprano tranne la Cina, che tradizionalmente invece investe molto in USA. A questo punto Trump annuncia la revoca dei dazi per 90 giorni a tutti tranne che verso la Cina.

Il mercato risale e chi ne ha approfittato, ci ha guadagnato. Ecco perché esiste il sospetto che Trump abbia volutamente manipolato il mercato azionario per fare quantomeno “un regalo” a chi ha investito nei suoi titoli di stato. E questo sospetto ha un nome: si chiama Insider Trading e viene pronunciato subito dai banchi dei parlamentari democratici al parlamento americano. Cosa si intende per insider trading? Questa tecnica consiste nella compravendita di titoli azionari sfruttando informazioni riservate e significative riguardanti una società quotata. Un insider, in questo contesto, è chi ha accesso a tali informazioni privilegiate (ad esempio, non si riferisce a Trump o a chi ha approfittato dell’informazione sui dazi per comprare prima di un rialzo).

Negli Stati Uniti l’insider trading non è sempre illegale. Se dirigenti, amministratori o azionisti rilevanti seguono specifiche regole di trasparenza, tale attività può essere considerata lecita. Gli individui sono tenuti a registrare ogni transazione presso la Securities and Exchange Commission (SEC) attraverso dichiarazioni preventive, che sono poi disponibili al pubblico nella banca dati Edgar della SEC. Diventa invece illegale quando qualcuno sfrutta informazioni riservate non rese pubbliche per ottenere profitto sui mercati. Non è necessario che la persona sia un dirigente aziendale, anche un conoscente occasionale può essere perseguito se agisce basandosi su informazioni ottenute in modo improprio.

Negli Stati Uniti, l’insider trading è soggetto a sanzioni sia civili che penali da parte della SEC e del Dipartimento di Giustizia con le sanzioni civili che possono includere multe fino a tre volte il guadagno realizzato o la perdita evitata, oltre alla restituzione dei profitti illeciti. Inoltre, possono essere imposte ingiunzioni che vietano ai colpevoli di ricoprire ruoli di vertice in aziende quotate, anche in modo permanente. Sul fronte penale, l’insider trading può comportare pene detentive fino a 20 anni per ogni violazione, a seconda della gravità e di eventuali precedenti. Le multe possono raggiungere i 5 milioni di dollari per gli individui e i 25 milioni per le aziende. Ma in realtà contro Donald Trump l’accusa è anche peggiore: perché qui si parla di Market Manipulation ovvero consapevole alterazione del mercato che può esprimersi in varie forme ma è sempre perseguibile sia civilmente che penalmente negli USA. Ecco quindi che l’ultima settimana che ha visto questa enorme e sfrenata giostra girata da Donald Trump, probabilmente avranno conseguenze che cominceremo a capire nei prossimi mesi.

Quel che è certo è che qualcuno si è arricchito enormemente in pochissimi giorni e non sono i piccoli risparmiatori, né i lavoratori delle aziende che producono in USA, né i suoi cittadini!

BarLungo con Simone – Il nuovo nucleare (1° parte)

Mentre gli obiettivi della transizione ecologica sembrano sempre più difficili da raggiungere, si inizia a parlare della possibile produzione di un’energia che da sempre fa discutere, cioè quella nucleare, attraverso dei mini-reattori di nuova generazione. Come successo in passato, parliamo di questo argomento insieme non solo al mio grande amico e professionista Simone Pesucci, ma soprattutto con l’intervento graditissimo dell’ingegnere specializzato in materia Francesco Mazzocchi.

PS: nel link sottostante alla puntata di oggi, trovate il podcast di qualche tempo fa sul nucleare!

Buon ascolto!

Il buono, il brutto, il cattivo

CELJIE – FIORENTINA = 1 – 2  

Il risultato che tutti volevamo.

La Fiorentina torna dalla Slovenia con una vittoria che non chiude definitivamente i giochi per il passaggio del turno, ma certamente pone i viola in posizione di vantaggio contro una compagine apparsa piuttosto povera di talento. I ragazzi di Mister Riera infatti, hanno dimostrato grande applicazione, furore agonistico e ritmo indiavolato, ma quando si è trattato di mettere in mostra le qualità individuali, le forze in campo sono apparse piuttosto sbilanciate. E pensare che Palladino aveva schierato in campo una Fiorentina segnata da un ampio turnover, con Comuzzo tornato titolare, Adli al posto di Fagioli e la coppia di attaccanti formata da Zaniolo e Beltran. Oltre a ciò, il tuttofare Folorunsho era impiegato largo a sinistra mentre Moreno interpretava come poteva il ruolo di quinto di destra per far rifiatare Dodò. Lo schema era dunque quello più adatto alle idee di gioco del mister ma gli interpreti non riuscivano, come era ovvio accadesse, ad interpretare il solito calcio. Zaniolo purtroppo sembra ormai una scommessa persa soprattutto quando deve giocare prima punta con accanto un calciatore come Beltran che svaria, recupera palloni ma gioca quasi da centrocampista. La spinta sugli esterni poi, era quasi nulla visto che da una parte Moreno è un difensore centrale dal piede piuttosto ruvido e dall’altra Folorunsho si applica con francescana umiltà ma non possiede le doti tecniche per saltare l’avversario nell’uno contro uno. In mezzo al campo, al netto di un Mandragora sempre positivo, Cataldi non sembra vivere il suo miglior momento dal punto di vista fisico ed Adli è lontanissimo parente dal calciatore ammirato ad inizio stagione. La difesa invece, è apparsa il reparto più oliato seppur Comuzzo sembri soffrire un po’ la mancanza di continuità e non abbia tutte le qualità necessarie per poter giocare centrale in una difesa a 3.

In porta infine, abbiamo semplicemente un mostro, un alieno, un portiere di una qualità che a Firenze abbiamo raramente ammirato. Con due parate eccezionali negli ultimi 10 minuti di gara, De Gea ha permesso ai propri compagni di portare a casa una vittoria fondamentale in vista del ritorno quando, eccezion fatta per gli squalificati, probabilmente Palladino inserirà qualche titolare in più per poter accedere ad una semifinale che già adesso si prospetta difficilissima: il Betis infatti, dispone di organizzazione, qualità nei singoli, storia europea. Forse sto correndo troppo perché ancora c’è da giocare la gara di ritorno, ma quelli che iniziano già oggi a pensare alla finale col Chelsea, potrebbero subìre un brusco risveglio nel turno precedente.

Adesso testa e gambe di nuovo sul campionato: domenica al Franchi arriva un Parma rivitalizzato dalla cura Chivu e dalla rimonta contro l’Inter. Il turnover di ieri sera sembra far pensare che Palladino ed i suoi ragazzi non abbiano alcuna intenzione di sottovalutare una squadra che, nonostante la brutta classifica, ha sempre giocato un buon calcio durante tutto il campionato. Servirà una Fiorentina attenta a non prendere ripartenze, che abbia gamba per tutti i 90 minuti e soprattutto abbia i migliori calciatori al top della condizione fisica e psicologica: l’approccio alla gara di uno come Fagioli ieri sera, sarebbe esiziale contro un Parma condannato a cercare un risultato per continuare a marciare verso la salvezza.

IL BUONO

  • De Gea: è semplicemente un fenomeno. Al termine di una gara in cui era stato praticamente disoccupato, sfoggia due interventi clamorosi per mantenere la vittoria. Uno dei più grandi colpi di mercato della storia della Fiorentina.
  • Ranieri: dopo errori sotto porta incredibili ed il gol meraviglioso annullato giustamente a San Siro, stavolta il capitano viola si può gustare tutta la meritata soddisfazione. Con la difesa a tre può finalmente tornare a spingere come faceva in primavera!
  • Mandragora: festeggia il record di presenze europee in maglia viola con un rigore prima procurato e poi trasformato. E’ la fotografia perfetta della professionalità, dell’abnegazione, della serietà. Giocare accanto a calciatori migliori di te aiuta, ma se non lavori ogni giorno non arrivi da nessuna parte…..

IL BRUTTO

  • La coppia Zaniolo – Beltran: posto che sembrano essere due calciatori che possono difficilmente giocare insieme, ieri sera non sono riusciti nemmeno a mettersi in mostra singolarmente. Se però Beltran ha mostrato il suo solito impegno, l’ex Roma continua a sembrare svogliato e senza mordente. Gud e Moise fanno un altro sport.
  • Adli: di gran lunga il peggiore in campo. Lento, approssimativo, spento….anche Richardson è sembrato avere un altro passo rispetto a lui! Sembra aver completamente smarrito le proprie certezze.
  • Fagioli: calciatore per cui stravedo, è entrato in campo con la testa tra le nuvole regalando il pallone dal quale è arrivato il rigore. Nonostante ciò, resta indiscutibile!

A voi per i commenti!!

Fiorentina: Crescita e Ottimismo dopo il Pareggio con il Milan

Una partita tanto pazza quanto emozionante e bellissima.

Milan e Fiorentina sabato sera ci hanno riconciliato con il gioco del calcio e ci hanno regalato oltre 90 minuti di ribaltamenti di fronte, grandi gesti tecnici, errori e prodezze in serie. La squadra di Palladino, con il pareggio ottenuto, esce dal tour de force contro le grandi con 7 punti e la zona Europa ancora alla portata. Sarà necessario adesso cambiare marcia contro le compagini che occupano le zone basse della classifica per rimanere attaccate alla zona europea: già domenica al Franchi, contro un Parma rivitalizzato dalla rimonta alle spese dell’Inter, De Gea e compagni dovranno necessariamente trovare i tre punti. Con tutti gli scontri diretti rimanenti nelle ultime sette giornate, i viola potrebbero approfittarne per insinuarsi nelle posizioni di classifica che contano.

Tornando alla gara di sabato, la Fiorentina ha mostrato segnali di crescita da diversi punti di vista: innanzitutto la personalità mostrata per tutto l’arco della gara è assolutamente confortante. I viola, diversamente da altre volte, hanno provato sempre a fare la partita o comunque a non subire per troppo tempo il gioco avversario. Grazie soprattutto alla capacità di ribaltare l’azione di uno scintillante Dodò e di un sontuoso Fagioli, i viola hanno sempre dato l’impressione di poter far male ai rossoneri quando ripartivano: peccato per l’assenza di Gosens che ha fatto mancare alla Fiorentina una gamba importante anche sull’altro versante del campo…chissà come sarebbe andata se avessimo avuto anche la spinta del tedesco a tenere in allarme la non formidabile retroguardia rossonera.

Certo è che però i viola hanno denotato ancora una volta anche problemi di letture difensive; le due reti subite chiamano in causa errori individuali che non sono stati neutralizzati da letture preventive dei compagni. In occasione del primo gol, Pablo Marì esce troppo alto e perde completamente la marcatura di Abraham permettendo un filtrante semplice per il centravanti rossonero. Se l’ex Arsenal è incappato in una serata non certo brillante, i compagni di reparto ed i centrocampisti non sono sembrati abbastanza reattivi da poter coprire l’errore. Situazione molto simile è accaduta poi anche in occasione del pareggio di Jovic. Anche in quel frangente, una marcatura saltata ha liberato all’attaccante rossonero un’autostrada verso De Gea. In entrambe le reti subite, si è potuto notare uno dei più grandi limiti delle squadre che si dispongono con marcature a uomo a tutto campo: quando si perdono gli scontri diretti con palla in movimento uscendo troppo alti rispetto alla propria zona di competenza, o i compagni capiscono in anticipo il pericolo e vanno a chiudere la zona di possibile verticalizzazione, oppure l’uomo liberato si può buttare verso l’area avversaria con il vantaggio di poter correre faccia alla porta verso il portiere, mentre i difensori devono dapprima capire quale sia la zona di campo da coprire, poi girarsi e correre per fermare l’attaccante. Questo resta uno dei punti deboli della difesa a uomo ed è per questo che spesso si gioca con un uomo leggermente staccato che dia sicurezza al reparto: peccato che sabato Pablo Marì non fosse nella sua miglior serata! Detto del difensore centrale che al pari di Cataldi ha giocato sotto le attese, dobbiamo però sottolineare anche le eccellenze: innanzitutto un portiere come David De Gea che sta dimostrando cosa significa avere un uomo affidabile tra i pali. Niente da dire su Terracciano, ma adesso capite perché da anni invocavo un nuovo estremo difensore? Ci sono le categorie nella vita ed anche tra i portieri esistono calciatori che ti fanno perdere qualche punto a fine stagione, altri che più o meno sono a somma zero (come il buon Pietro) e poi ci sono quelli che valgono quasi quanto un attaccante perché da una parte ti regalano diversi punti in classifica, dall’altra ti fanno giocare la retroguardia con tranquillità. Il netto miglioramento viola passa tanto dai guantoni spagnoli, così come il miglioramento della manovra ed il sempre crescente numero di palle gol passa dal cervello ed i piedi di Nicolò Fagioli: intelligenza calcistica ben sopra la media, vede calcio dove molti non vedono nemmeno l’erba, trova angoli di passaggi degni di un playmaker NBA, corre e si sacrifica per i compagni in difficoltà. Un vero furto, quello commesso ai danni della simpaticissima squadra senza colore!! E poi due delle certezze di questa stagione, Dodò e Kean….una coppia da leccarsi i baffi!! Peccato per la rete di testa sbagliata da Moise, ma da quanti anni aspettavamo un centravanti che, qualunque sia la palla che gli viene servita, ti dà sempre la sensazione che possa trasformarla in un’occasione da rete? Ed un terzino che vola e non molla mai come il brasiliano? Il gol del 3-2 sarebbe stata l’apoteosi, ma Dodò è la fotografia perfetta di quello che si vorrebbe sempre da un calciatore della propria squadra: impegno, entusiasmo, grinta, corsa a perdifiato, amore per la maglia.

Resto invece molto dubbioso in merito alla gestione dei cambi: stavolta Palladino ha deciso che la partita di Gudmundsson dovesse durare solamente 58 minuti, per me decisamente troppo poco! Certo l’islandese non aveva riempito gli occhi, ma ormai dovremmo aver capito che Gud è uno di quei calciatori che può risolvere la partita con una giocata! Ed allora perché non aspettare ancora, soprattutto contro una squadra come il Milan che concede tanto? L’ingresso di Ndour poi, è qualcosa che non riesco proprio a spiegarmi: il ragazzo non sembra essere ancora pronto per determinate partite, inoltre lo spostamento di Mandragora in mezzo al campo ha tolto alla Fiorentina lo strappo e la capacità del buon Rolando di buttarsi sempre negli spazi liberi per cercare il tiro in porta facendo perdere alla squadra alcuni metri di campo. Se certamente Cataldi non era in giornata, avrei visto meglio l’ingresso di Adli al suo posto!

Resta infine un risultato importante che lascia il Milan all’inseguimento, ma resta soprattutto negli occhi di tutti la prova di una squadra che sembra finalmente aver trovato continuità di rendimento: giovedi in Conference League contro la squadra slovena del Celjie la Fiorentina è chiamata ad una prova attenta, solida e senza fronzoli. Chiudere la pratica già all’andata permetterebbe di risparmiare un po’ di energie per il rush finale!

Un’altra vittoria pesante!

Come se la sosta non ci fosse stata.

Dopo la vittoria da sballo conseguita contro l’acerrima rivale Juventus, la Fiorentina bissa l’impresa regolando anche l’Atalanta tra le mura amiche del Franchi. Ma è giusto utilizzare il termine impresa per la vittoria di ieri? A guardare i numeri ed il cammino viola, direi di no. In questa stagione Palladino ed i suoi ragazzi hanno vinto contro tutte le grandi (o presunte tali) che si sono recate a Firenze fatta eccezione per il Napoli di Antonio Conte. La Fiorentina ieri ha nuovamente dimostrato che in casa contro le compagini che provano a giocarsi la partita riesce sempre a trovare le contromisure giuste per arrivare ai tre punti; il problema è lontano dalle mura del Franchi e, soprattutto, contro le cosiddette piccole. E’ lì che fino ad oggi i viola hanno non solo faticato, ma anche guadagnato le figure meschine che tutti ricordiamo con l’apoteosi della sconfitta di Monza.

I ragazzi di mister Palladino, privi del proprio leader Gosens, hanno affrontato l’Atalanta senza timori reverenziali riuscendo a non andare mai sotto né dal punto di vista fisico, né da quello tattico e del gioco. Gasperini ha scelto di mandare subito in campo il tridente titolare ma la scelta non ha pagato né inizialmente, né in corsa: la difesa a tre viola infatti è stata praticamente perfetta con un Pablo Marì regista difensivo senza macchia, Pongracic sempre preciso e concentrato, Ranieri pronto non solamente a contrastare ma anche a ripartire negli spazi lasciati vuoti dai bergamaschi. Se il capitano fosse riuscito a chiudere la contesa nel secondo tempo, sarebbe stato certamente il migliore in campo oltre ad aver evitato ad alcuni tifosi viola qualche tachicardia finale. C’è da dire però che, per la seconda volta consecutiva, diventa difficile giudicare la prestazione di uno dei calciatori che avevano fatto la differenza nella prima parte della stagione, il portiere De Gea del tutto inoperoso per tutta la gara come dimostra il numero dei tiri della Dea nello specchio: ZERO… una cosa talmente rara per l’Atalanta da essere la prima volta negli ultimi due anni! La scelta del tridente pesante di Gasperini dicevamo non ha assolutamente pagato, visto che nel momento di provare a cambiare le carte in tavola, è ricorso all’impiego di Maldini come falso nueve e Brescianini e Samardzic incursori. Vorrei aprire una piccola parentesi sul figlio del grande Paolo: non è che stiamo un po’ esagerando con questo ragazzo? Dapprima Spalletti lo schiera titolare in Germania a fianco di Kean e viene allegramente travolto dal ritmo e la personalità dei calciatori teutonici, poi ieri viene spedito in campo quasi fosse il salvatore della patria di una squadra che è sembrata spenta, sgonfia, quasi sulle gambe. Siamo sicuri che Daniel Maldini sia pronto per tutte queste responsabilità? Non è che rischiamo di bruciare un (presunto) talento?

Tornando alla Fiorentina, se la gara dei difensori centrali ha sfiorato la perfezione, devo dire che anche i due esterni ci hanno messo del loro: Parisi ha fatto la sua onesta partita limitando Bellanova molto più di quel che mi aspettassi. L’ex Empoli ha retto anche fisicamente le sfide con l’ex granata, anche se in fase offensiva non è stato pungente come avrebbe potuto. Sull’altro lato invece, Dodò sta finalmente tornando quel ciclone di corsa ed energia che tutti conosciamo; molto più a suo agio nel ruolo di quinto, ha difeso in modo intelligente coprendo spesso la diagonale ed è ripartito senza soluzione di continuità… speriamo abbia birra sufficiente per mantenere questo livello in tutto il finale di stagione! Se però c’è un reparto in cui solitamente l’Atalanta primeggia ed in cui invece è stata sovrastata, questo è certamente il centrocampo: l’assenza pesantissima di Ederson tra i bergamaschi non può spiegare il dominio viola in mezzo al campo. Con un Cataldi che ha rivestito il perfetto ruolo di equilibratore, Fagioli ha deliziato il pubblico del Franchi con dribbling, veroniche, aperture di livello e conclusioni in porta. Mandragora poi non gli è stato da meno, sfoggiando non solamente buoni recuperi, ma anche incursioni con tempi perfetti, lanci a tagliare il campo ed anche un paio di tiri in porta: credo di non esagerare se dico che questo è il miglior Mandragora della carriera!

Capitolo a parte però merita l’extraterrestre che abbiamo davanti: se la gara di ieri doveva mostrare chi, tra Kean e Retegui, merita la maglia azzurra di titolare, il verdetto non poteva essere più netto. In una gara in cui il compagno di reparto Gudmundsson non è riuscito a trovare gli spazi per servirlo nel modo giusto, Moise ha pensato bene di fare tutto da sé: recupero a metà campo, dribbling, conduzione della palla per 50 metri senza farsi recuperare dal difensore (notate come è riuscito a tenere Hien lontano solamente con la tecnica di conduzione), Carnesecchi infilato sul secondo palo con un interno destro chirurgico. Gol clamoroso che però non può e non deve oscurare tutto il resto….Kean ha lottato da solo contro tutta la difesa avversaria, ha calciato in porta diverse altre volte (in alcune occasioni avrebbe potuto servire l’assist al compagno meglio piazzato), ha guadagnato decine di punizioni necessarie a far respirare la squadra. In una sola parola: MONUMENTALE!

Chiudo con una dovuta considerazione su mister Palladino che in passato ho spesso giustamente criticato. Ci è voluto tanto, tantissimo, decisamente troppo tempo, ma adesso sembra finalmente si sia trovata la quadratura del cerchio e si riesca a capire il calcio che la Fiorentina vuol giocare: certamente una filosofia che non prevede il possesso palla come stella polare, che non prevede di cercare il dominio del gioco sulla squadra avversaria, ma un calcio che vive di letture situazionali, di recupero palla in determinate zone di campo, di ricerca spasmodica delle seconde palle, di duelli individuali da vincere spesso con i raddoppi del compagno, ma soprattutto di verticalizzazioni e di ricerca della porta avversaria nel minor tempo possibile. Un calcio che fino ad oggi ha funzionato alla grande con le squadre che, ad oggi, sono davanti in classifica ma che adesso, per poter guadagnare terreno, deve trovare alternative importanti per vincere anche con compagini della seconda metà della graduatoria. Ci riuscirà il mister? Intanto possiamo certamente dire che dal punto di vista comunicativo è uno dei migliori del campionato: quando i viola perdevano e lui sembrava sulla graticola, invece di chiudersi nel fortino, ha avuto il coraggio di andare in conferenza stampa mettendoci la faccia. Ieri poi, dopo aver vinto contro il suo maestro Gasperini, avrebbe potuto prendersi diverse rivincite ed invece ha ringraziato dapprima Commisso, poi tutti i dirigenti chiamandoli per nome, infine ogni singolo calciatore sceso in campo.

Una grande dimostrazione di come si tiene insieme un gruppo di lavoro…. In questo sembra non avere niente da imparare!!

BarLungo con Simone – La guerra in Ucraina ad una svolta (3° parte)

Nei giorni in cui registriamo questo podcast, si inizia finalmente a parlare di una possibile tregua tra l’aggressore Russia e l’aggredita Ucraina. Probabilmente, se mai arriverà, non sarà la pace giusta che tutti avremmo voluto e per la quale l’Europa in questi anni si è impegnata, ma gli interpreti in campo sono nel frattempo cambiati e l’opera di riabilitazione che Trump sta facendo di Putin non ci fa certo ben sperare…. Nella nuova puntata del “BarLungo con Simone”, insieme all’amico e professionista Simone Pesucci, vediamo quali sono gli spiragli e quali le reali difficoltà sulla strada della trattativa!

Buon ascolto!

La serata perfetta

In una stagione di alti e bassi in cui i tifosi viola non hanno ancora capito il reale valore della squadra, della società e del proprio allenatore, una vittoria così netta, robusta ed indiscutibile è ciò che ci voleva prima della sosta per le nazionali. Il calcio è uno sport ed una malattia incredibilmente affascinante: proprio giovedì, in occasione del consueto ritrovo prepartita a casa del mio amico fraterno Giova, mentre ognuno diceva la sua in merito alla formazione, agli schieramenti tattici ed al possibile sviluppo della gara, lanciai una provocazione al gruppo dicendo: “se vinciamo stasera passando il turno e poi ci ripetiamo domenica scommettiamo che parte una volata mozzafiato fino alla fine?”. Con questo non volevo certamente dimostrare le mie doti di veggente, ma volevo solamente sottolineare quanto la linea che divide una partita o una stagione tra il disastro e la beatificazione sia talmente sottile che tutto può cambiare in un tempo brevissimo.

Se ripensiamo al primo tempo contro il Napoli o la seconda frazione giocata in Grecia e la confrontiamo con l’intera prestazione di ieri sera, abbiamo la risposta al perché il calcio ancora oggi affascina milioni di appassionati: semplicemente perché non ha una logica che assegna la vittoria solamente in relazione ai valori in campo, ma vive di situazioni, di momenti, di alchimia….tutto ciò che al Franchi ha fatto sembrare la Fiorentina un’armata invincibile, la Juventus una compagine di pulcini bagnati. Un Franchi la cui atmosfera, seppur con una capienza dimezzata, è stata incandescente fin da quando i calciatori sono entrati in campo per il riscaldamento: curva praticamente piena già un’ora prima del fischio d’inizio e sfottò che rimbalzavano tra le due tifoserie. Quello stesso sfottò che i tifosi viola hanno voluto immortalare in una coreografia come al solito riuscitissima, una coreografia che solamente il politically correct imperante di alcuni quotidiani come “La Nazione” (avessi detto il Financial Times!!!) non ha voluto capire. O come quelle stesse televisioni che stanno offendendo il gioco del calcio in modo ben peggiore facendo giocare partite a tutte le ore, in ogni giorno della settimana, in ogni situazione metereologica. Meglio se lasciamo stare….

Venendo a ciò che poi è successo in campo, la vittoria è stata rotonda e senza appello. Mister Palladino stavolta le ha azzeccate tutte e sembra finalmente aver trovato la quadra di una compagine che ha tanta qualità, discreta abbondanza, ottimi colpi dei singoli. La difesa a tre, quella che Palladino avrebbe voluto schierare fin dall’inizio della stagione, ha trovato in Pablo Marì un buon condottiero, un calciatore con ottimo senso della posizione, facilità di lettura delle diverse situazioni difensive, ma anche un’intelligenza che gli ha permesso di giocare la quasi totalità della partita con l’ammonizione addosso. Accanto a Marì, Pongracic e Ranieri hanno sbagliato pochissimo ed hanno avuto anche delle ripartenze convincenti. Il croato è finalmente tornato quel marcatore attento e sportivamente cattivo di Lecce, mentre Ranieri spostato sul centro sinistra ha trovato il suo habitat naturale: non solo perché Marì e Gosens lo aiutano spesso in marcatura, ma anche perché la capacità di ripartire a testa alta è sempre stata nelle sue corde.  Se in difesa la Fiorentina ha vinto ogni singolo duello, è stato però a centrocampo dove i viola hanno letteralmente dominato: il trio azzurro composto da Mandragora, Cataldi e Fagioli ha interpretato una fase difensiva perfetta con uno schermo impenetrabile davanti alla difesa ed è stato capace di ripartire in velocità grazie alle verticalizzazioni soprattutto di Fagioli. La seconda rete, ad opera di Mandragora, è stata la fotografia perfetta della serata, una serata in cui i movimenti dei due attaccanti hanno aperto tantissimi spazi, le scorribande dei due esterni hanno dato sempre l’opportunità di passaggio, le sovrapposizioni dei braccetti difensivi hanno creato sempre superiorità numerica. In mezzo a questo meccanismo apparso a momenti perfetto, si sono mossi con maestria i tre centrocampisti viola di cui due sono stati scartati proprio dalla Juventus. Accanto a loro, Dodò e soprattutto Gosens hanno imperversato alternandosi perfettamente nelle discese offensive; se però il brasiliano continua ad essere impreciso quando arriva nei pressi dell’area di rigore avversaria, l’esterno tedesco ha quella rara dote di trovare spesso la porta con buona continuità. Proprio grazie ad essa, Robin ha stappato la partita e regalato fiducia a tutti i propri compagni con giocate difensive di livello e consigli utili per tutti. Davanti poi, Kean ha lottato come un leone contro tutta la difesa avversaria regalando sponde, guadagnando punizioni, pressando ogni avversario. Certo con tutto questo lavoro sporco ha perso lucidità nel momento di calciare in porta, ma per quello ci ha pensato Albert Gudmundsson che è tornato nuovamente a segnare con un tiro da fuori chirurgico: sarà un pò indisponente perché talvolta non rincorre gli avversari, sarà capace di giocare solamente in un modo (cioè come gli pare tra le linee), sarà un elemento non irreprensibile fuori dal campo da gioco, ma con quello di ieri il tassametro parla di 8 reti in 1.050 minuti giocati, cioè uno ogni 131 minuti. Se consideriamo che spesso l’islandese è stato impiegato in condizioni fisiche precarie, direi che i dubbi sul suo riscatto potrebbero essere definitivamente fugati!

Resta dunque una serata indelebile, una di quelle che ricorderemo negli anni: la speranza però è che sia una tappa di una gara lunga fino al termine della stagione, una gara che porti la Fiorentina a raggiungere uno degli obiettivi che erano stati individuati lo scorso mese di agosto. Stavolta non manca veramente nulla per provarci fino in fondo!

BarLungo con Simone – La guerra in Ucraina ad una svolta (2° parte)

Prosegue l’approfondimento del “BarLungo con Simone” in merito a ciò che è realmente successo prima e durante la guerra che si è scatenata in Europa, quella tra Russia ed Ucraina: grazie alla professionalità ed alla cultura del mio grande amico Simone Pesucci proviamo a raccontare i fatti nel modo più neutrale possibile.

Dopo che nella prima parte di questo ciclo di puntate abbiamo fatto la storia di ciò che è successo fino alla viglia dello scoppio del conflitto, oggi puntiamo invece i riflettori sugli accadimenti avvenuti da quel maledetto 24 febbraio 2022 in poi.

Buon ascolto!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – PANATHINAIKOS = 3 – 1  

Ostacolo superato, obiettivo raggiunto!

Anche se il mio fido lettore Wwayne non sarà contento, la Fiorentina batte il Panathinaikos e raggiunge i quarti di finale di Conference non senza un po’ di quella sofferenza finale con la quale i tifosi viola devono sempre convivere. Contro i greci, che nella gara di andata avevano sfruttato alcune scelte scellerate di mister Palladino ed un secondo tempo indegno dei nostri calciatori, la Fiorentina ha ribaltato il risultato grazie ad alcune prestazioni individuali ottime ed uno spirito di squadra che sembra finalmente essere tornato quello necessario a superare le difficoltà. Palladino ha scelto di dare continuità alla difesa a 3, ma soprattutto al centrocampo formato da un mediano e due mezz’ali come invocato da praticamente tutti fin dal momento dell’assenza forzata di Bove. Con questo modulo, il 3-5-2, la difesa è maggiormente coperta dalle incursioni avversarie, i centrocampisti hanno meno campo da occupare, possono portare i raddoppi e sono presenti sia in fase difensiva che offensiva, Gosens è letteralmente un altro calciatore e Gudmundsson e Kean sono un piacere per gli occhi. L’islandese, finalmente libero di svariare su tutto il fronte d’attacco senza due esterni sempre in linea ad intasare gli spazi, può muoversi a piacimento cercando i migliori pertugi per arrivare al tiro o dialogare con Kean, mentre il centravanti della nazionale non soffre più di quella solitudine che ha contrassegnato quasi tutta la sua stagione. Tutto ciò gli permette di non avere sempre addosso il raddoppio sistematico e nel contempo offre la possibilità anche ai centrocampisti di avere maggiore spazio per avvicinarsi all’area di rigore avversaria.

Chiaro che poi ci vuole anche la qualità e l’inserimento di Fagioli in mezzo al campo cambia letteralmente faccia alla Fiorentina: al netto del fallo da rigore sciocco che ha causato la sofferenza finale, l’ex Juventus ha doti rarissime da trovare nel calcio italiano di oggi. E’ tecnicamente molto valido, gioca spesso la palla di prima, ha una visione di gioco sopraffina, preferisce la verticalizzazione al passaggio in orizzontale ed è sempre pronto a correre e sacrificarsi per non lasciare la difesa sguarnita: una manna dal cielo per ogni squadra! Dopo un periodo di appannamento sembra poi essere tornato al top della condizione anche Comuzzo sempre pronto all’anticipo ed a guerreggiare sui palloni aerei, mentre un discorso a parte credo meriti Mandragora: trattato spesso come Medioman, dileggiato per le sue qualità non eccelse, si sta prendendo diverse rivincite e non solamente per i gol. Nella turnazione pressoché fissa adottata da Palladino, nell’ultimo mese l’unico punto fisso è sempre stato il buon Rolando che, vuoi per le assenze altrui vuoi per la sua capacità di adattamento, le sta giocando praticamente tutte. Certo è che, come ho fatto notare più volte, Mandragora è un giocatore normale ma un professionista esemplare, un calciatore che per dare il meglio ha bisogno di qualcuno più forte accanto: ciò lo libera da responsabilità che una squadra che abbia ambizioni europee non può affidargli. Fagioli ed Adli sono calciatori che si sposano perfettamente con un calciatore come Mandragora e questo è merito di chi ha pensato e costruito questa Fiorentina.

I viola hanno dunque centrato il primo obiettivo settimanale, cioè l’accesso ai quarti di finale contro il Celie, insomma non proprio il Real Madrid di Ancelotti, ma adesso è già tempo di pensare alla madre di tutte le partite, quella di domenica alle 18.00 contro la Juventus: una vittoria potrebbe incredibilmente rilanciare le ambizioni della Fiorentina anche in Serie A….io ci proverei e voi?

IL BUONO

  • Gosens: il vero capitano di questa Fiorentina. Tornato a giocare nel suo ruolo più congeniale, è protagonista di una partita totale: incoraggia tutti i propri compagni, ara la fascia decine di volte, è autore di due chiusure fondamentali sui tiri avversari, fornisce l’assist a Kean. Vorrei essere come Robin…..
  • Fagioli: come scritto anche nell’articolo, cambia letteralmente faccia alla squadra viola. Negli Stati Uniti lo definirebbero un potenziale steal (furto) dell’ultimo mercato. Dategli le chiavi del centrocampo ora e fino al termine della stagione!
  • Il pubblico: non so se la Fiorentina riuscirà finalmente nell’impresa sfuggita nelle ultime due stagioni, ma so che se succederà, il trofeo sarà soprattutto di quelle persone che abitano a Firenze e che ieri sera erano allo stadio. In troppi ormai, e parlo di quelli che avrebbero avuto la possibilità di venire al Franchi, stanno con il plaid sulle ginocchia ed il telefonino in mano pronti a sputare veleno sui social anziché venire a sostenere la squadra della propria città. Noi invece ci siamo stati, ci siamo e ci saremo!

IL BRUTTO

  • Le sostituzioni: sinceramente il cambio di Ranieri con un centrocampista non l’ho proprio capito, a maggior ragione con gli altri due centrali ammoniti. Per stavolta però mi fermo qui perché è già tempo di pensare alla partita dell’anno. Non ci tradite mi raccomando!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

NAPOLI – FIORENTINA = 2 – 1  

Come le ciliegie: non è il titolo dell’ultimo singolo di Alfa, ma quello di questo scorcio di stagione viola.

Si passa da una sconfitta ad un’altra, una dopo l’altra appunto come le ciliegie, ed ormai sembra che quasi tutto l’ambiente viola sia assuefatto alla capitolazione continua. Con quella di Napoli, la Fiorentina ha perso 5 delle ultime 6 partite e 9 delle ultime 16, in classifica è ormai scivolata a 5 punti dal Bologna, è stata scavalcata dalla Roma ed è tallonata dal Milan che si trova a un punto di distanza. Non solo, ma nonostante le dichiarazioni lunari di Palladino e Prade’ (che sia arrivata la chiamata dagli States per rimetterlo in riga?), la Fiorentina ha giocato l’ennesima partita insipida senza capo né coda, con l’unico intento di chiudersi dietro la linea della palla e provare a ripartire con pallonate a casaccio alla ricerca di un Kean commovente. Nella prima frazione di gioco i viola hanno fatto quasi tenerezza con il Napoli che sembrava essere “impegnato” nell’amichevole del giovedì contro la sparring partner di turno. Un’inferiorità imbarazzante, con una pochezza di idee da fare vergognare un qualsiasi allenatore tranne il nostro che, nelle dichiarazioni dopo la gara, ha addirittura lodato la prestazione della propria squadra nella sua interezza!!!

Palladino, colui che ha avuto l’ardire di cambiare due difensori su tre per farli rifiatare, ma che avrebbe potuto dare un segnale di coraggio in occasione della seconda sostituzione magari con l’inserimento di Beltran ed il conseguente passaggio alla difesa a 4, ci ha deluso nuovamente con il solito stucchevole copione riproposto fino al novantesimo, anche quando i viola avevano dimezzato le distanze grazie alla magia della coppia Kean Gudmundsson. Gli ultimi 10 minuti rabbiosi dei viola poi, hanno mostrato almeno la voglia di provare a recuperare un risultato che avrebbe avuto del miracoloso viste le ripetute parate di De Gea ed il dominio assoluto partenopeo per almeno 65 minuti di gioco.
Resta la sensazione di una squadra che non riesce in alcun modo a sfruttare le qualità dei calciatori che la società ha messo a disposizione del mister: Fagioli, nonostante chiunque abbia ormai visto che deve essere il fulcro del gioco viola è stato nuovamente impiegato da mezz’ala, Ndour è divenuto titolare fisso probabilmente solo per la sua fisicità importante, Kean è stato costretto a correre come un disperato in tutte le zone del campo in cerca di un pallone giocabile. Oltre alle oggettive difficoltà della fase offensiva, i viola continuano ad imbarcare acqua anche dietro. Dopo i tre gol subìti in Grecia, altri due a Napoli in un pomeriggio in cui, nonostante l’errore sul primo gol, De Gea è stato uno dei protagonisti assoluti della partita!

In vista della gara da dentro-fuori di giovedì, i segnali non sono certo confortanti anche se la differenza nella qualità dei calciatori tra la Fiorentina ed il Panathinaikos potrebbe e speriamo dovrebbe far pendere l’ago della bilancia dalla nostra parte. Mentre il campionato sta andando ormai in malora, speriamo che i viola abbiano un sussulto di orgoglio almeno in Conference League per non ritrovarsi già a metà marzo senza alcun obiettivo raggiungibile. 

IL BUONO

  • Kean: cosa vogliamo chiedere di più a Moise? Lotta su tutti i palloni, si inventa occasioni anche quando gli arrivano palloni innocui, inventa un assist fantastico per il compagno di reparto Gudmundsson. Se solo giocassimo a calcio….
  • Gudmundsson: torna titolare dopo una vita e non può certamente essere al massimo. Nonostante ciò, cerca in ogni modo di essere utile alla squadra venendo a prendersi il pallone dai difensori per provare a fare salire i compagni. Segna poi un gol bellissimo con un destro imparabile. Sicuri non sia da riscattare?
  • Fagioli : una luce in mezzo al buio. Come dico da quando lo abbiamo preso, possiede la capacità di fare alcune giocate che non ha nessun altro. Vede il gioco, è tecnicamente fortissimo, ha personalità. Non deve più uscire dall’undici iniziale!

IL BRUTTO

  • Dodò: già scherzato da Spinazzola nella gara d’andata, non ha miglior fortuna al ritorno. Sembra spento, sgonfio, goffo. In avanti non salta mai l’uomo, in difesa viene spesso soverchiato. Non capisco perché non possa riposare….ah no, non abbiamo un’alternativa!!
  • Cataldi: lontano parente del centrocampista ammirato ad inizio stagione, fa quasi rimpiangere Mandragora. Dominato fisicamente dai centrocampisti del Napoli, recupera pochi palloni ed è nullo in fase di riproposizione. Danilo dove sei finito?
  • Ndour: l’occasione finale calciata in rimessa laterale è solo l’ultimo errore di una partita giocata sempre in ombra. Deve marcare a uomo McTominay e lo limita abbastanza bene, ma manca completamente nella metà campo avversaria. Serve di più, molto di più!

A voi per i commenti!!