Un bicchiere mezzo pieno

Il post Fiorentina Juventus è trascorso con le solite polemiche arbitrali, gli attacchi alla tifoseria viola da parte di ogni mezzo di comunicazione e la diaspora tra chi pensa che il pareggio sia una mezza sconfitta e chi invece crede sia un deciso passo in avanti: cerchiamo di approfondire tutte le questioni in attesa dei vostri commenti.

Quanto alle disquisizioni in merito alle decisioni del Direttore di Gara, come sapete su questo blog non ne parlo praticamente mai ma stavolta qualcosa lo voglio dire. Al netto dell’errore da principiante (non l’unico) di Pablo Marì che si fa sfuggire Vlahovic, la trattenuta dell’attaccante serbo sul difensore viola è clamorosa, trattenuta che serve a prendere quel vantaggio di spazio e posizione che poi Vlahovic sfrutta per entrare in area di rigore dove Marì lo trattiene platealmente. Il primo contatto però è decisivo per guadagnare quella posizione che poi viene sfruttata per entrare in area e dunque mi sembra giusto che il rigore venga cancellato. Nel mondo al contrario del pallone italiano però, si pende ancora dalle labbra dell’ex arbitro Marelli (una carriera mediocre quasi quanto il suo ruolo a Dazn) per capire il corretto uso del VAR, tecnologia il cui utilizzo sembra ormai essere sfuggito di mano.

Quanto invece agli insulti che la Curva Ferrovia e non solo ha rivolto a Vlahovic, credo ci sia ben poco da dire. Sappiamo tutti, anche quei mezzi di comunicazione che ci massacrano da giorni, che quel coro non è rivolto al calciatore in quanto appartenente ad una specifica etnia o nazione ma solamente perché è un ex viola non amato per le sue prese di posizioni ed atteggiamenti. Certamente il coro è da condannare, ma come mai nessuno dice che lo stesso Vlahovic ha indicato i suoi genitali in segno di sfida sia alla curva che alla tribuna? Voglio inoltre far presente che non accetto lezioni di morale da una tifoseria che ad ogni derby riceve alcuni DASPO perché mima l’aereo di Superga o da un allenatore come Spalletti che, ai tempi del Napoli, cercò di aggredire fisicamente i tifosi del parterre di tribuna. Quanto poi alla testata Tuttosport che ancora oggi crede all’innocenza della dirigenza juventina sia per Calciopoli che per le plusvalenze (due processi in cui la Juventus ha patteggiato) preferirei tacere…..

Venendo finalmente al calcio, la Fiorentina ha fatto un deciso passo in avanti per moltissimi motivi. Innanzitutto è sembrata finalmente una squadra, un blocco con calciatori che hanno pensato ad aiutarsi, a collaborare, ad essere NOI anziché IO. Non solo, ma si è iniziato a vedere uno straccio di gioco, certo imperfetto, certo qualitativamente non eccelso (e lì molto dipende dagli interpreti a disposizione) ma finalmente si è tornati a mettere nelle migliori condizioni i propri giocatori più forti: Kean a fare la lotta da solo contro tutta la difesa avversaria servito palla addosso e Mandragora libero di inserirsi. La squadra inoltre sembra atleticamente molto più in palla, con qualche cambio di passo e senza andare sotto fisicamente per almeno 80 minuti. Il gruppo poi, sembra aver ricominciato a remare nella stessa direzione, sembra credere alle parole di mister Vanoli che è stato addirittura abbracciato da Mandragora dopo il gol…con Pioli non sarebbe mai successo!

Pensiamo poi che alcuni giocatori si sono fatti trovare pronti nonostante lo scarso utilizzo delle ultime settimane: Parisi è stato tra i migliori in campo, attento in fase difensiva e coraggioso in fase offensiva, Fagioli senza illuminare ha giocato comunque una gara intelligente di grande sacrificio, Kouadio è entrato con grande attenzione sbagliando poco e rischiando nulla.

Per non parlare poi della capacità di restare dentro la gara per 90 minuti e di quella di reagire alle avversità. Dopo un primo tempo piuttosto equilibrato, i viola hanno subìto la rete di Kostic pochi secondi prima di andare al riposo, ma l’inizio del secondo tempo è stato comunque il miglior momento della Fiorentina: lo splendido pareggio di Mandragora, la pressione in varie zone del campo, tanti confronti diretti vinti pur senza avere grandi occasioni da rete. Questa intensità, questa reazione è la miglior notizia in vista di una possibile risalita che sarà lunga e difficile, ma che dopo questa prestazione sembra non più impossibile.

Se il bicchiere è mezzo pieno però, è perché ci sono ancora tantissime cose da correggere; offensivamente la Fiorentina attacca con pochi uomini, riempie poco l’area e non riesce ad arrivare in fondo con gli esterni. Nella fase difensiva poi, i ragazzi di Vanoli devono trovare una quadratura migliore: la prova di Pablo Marì sabato è stata disastrosa, mentre si sono disimpegnati meglio sia Pongracic che Ranieri. Oltre ai difensori però, anche i centrocampisti devono essere capaci di offrire un maggiore filtro per negare le verticalizzazioni avversarie. Certo il lavoro del nuovo mister è solamente all’inizio, ma i miglioramenti ci sono ed allora dobbiamo attendere con fiducia.

Adesso, dopo la Conference di giovedì contro l’AEK Atene, una trasferta molto dura a Bergamo contro l’Atalanta dell’ex Palladino: dare continuità di risultati permetterebbe di prepararsi al meglio ad un ciclo di partite più abbordabili fondamentale per rilanciarsi.

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – ROMA = 1 – 2  

Un vero incubo.

La miglior Fiorentina della stagione perde anche contro la Roma e resta ancorata sul fondo della classifica con soli 3 punti in 6 gare disputate. Stavolta però, ai viola si può rimproverare poco almeno dal punto di vista dell’impegno, della voglia, della grinta. Ma come dobbiamo prendere questa nuova sconfitta? Come Moise Kean che rassicura tifosi ed ambiente dichiarando che la squadra si riprenderà la posizione in classifica che il valore della rosa merita oppure come un segnale sinistro?

Contro i giallorossi, una delle capoclassifica, i ragazzi di Pioli hanno messo in mostra una prestazione volitiva, piena di tanti piccoli aspetti positivi, una prestazione che però ha consegnato ai tifosi la terza sconfitta interna consecutiva: con l’1-2 di ieri, l’inizio di stagione si distingue per essere il peggiore dagli anni Trenta a questa parte!!! Ed allora, non è che questa rischia di essere un’annata maledetta in cui girano tutte storte? I viola ieri hanno pagato altri due errori difensivi marchiani; dapprima la dormita difensiva di Ranieri (uno dei peggiori ieri) che ha permesso a Soulè di ricevere palla e di calciare in porta dalla sua posizione preferita, poi l’ennesima disattenzione su palla inattiva. Da quanti anni Cristante segna solamente gol di testa anticipando gli avversari sul primo palo?  E da quanto tempo sappiamo che le squadre di Gasperini sfruttano benissimo i calci d’angolo? Mandragora invece, come tanti suoi compagni nelle gare precedenti, si è reso protagonista di un sonnellino prolungato perdendo l’avversario che non ha fatto nemmeno troppa fatica per insaccare il raddoppio.

Ma quello che più inquieta, è che i viola hanno avuto diverse occasioni per pareggiare la contesa, occasioni che negli anni scorsi avrebbero fatto festeggiare calciatori e tifosi. Il palo interno di Kean, la traversa di Piccoli ed infine l’errore clamoroso di Gosens…..dunque che dite, essere ottimisti per la prestazione o pessimisti per i brutti segnali? Nel frattempo, i tifosi avevano già deciso come e da che parte schierarsi. Sia con i volantini precedenti alla gara, che con il comunicato successivo, i gruppi organizzati della Fiesole hanno deciso che l’unico responsabile di questo brutto inizio di stagione della Fiorentina ed in generale del momento viola è Daniele Pradè. Una presa di posizione dura, netta, che fa seguito a quella della scorsa estate quando il dirigente romano era stato messo nel mirino dalla curva. Lungi da me difendere il Direttore Sportivo che oggettivamente nelle ultime stagioni ne ha azzeccate veramente pochine ma, sinceramente, può davvero essere individuato come l’unico responsabile di questa situazione?

Da che mondo e mondo, una squadra che parte per arrivare nell’Europa che conta ed alla sesta giornata è in zona retrocessione, dovrebbe quantomeno provare a dare delle giustificazioni. E normalmente le spiegazioni sono dovere dei calciatori, dell’allenatore o della società (sempre che esista)? La verità è che Ferrari e Pradè sono campioni mondiali di nascondino, gente che fa capolino solamente in occasione della presentazione dei calciatori; ma adesso non servirebbe qualcuno che comunica con i tifosi, con la città, con la piazza?

Per non parlare poi della proprietà: Commisso doveva tornare a Firenze nel mese di settembre ma purtroppo, per questioni di salute, non ha potuto raggiungere la città. Nei primi anni però, la sua presenza si sentiva anche con conferenze stampa, interviste alla radio ed alla tv, lettere aperte alla città. Ed ora? Veramente l’universo Fiorentina pensa di poter gestire una situazione così complicata in questo modo? Ed i gruppi organizzati della Curva credono che sia tutto demerito del solo Pradè? Oppure fa solamente comodo per non toccare il padrone del vaporetto?     

IL BUONO

  • Kean: sembra tornato finalmente ai livelli della scorsa stagione. Certo ha giocato una partita in solitaria, non servendo mai il compagno anche se si trovava in posizione migliore per battere a rete ma quando lotta come un leone, segna, fa salire la squadra e si porta sulle spalle tutti gli altri, vuoi anche dirgli qualcosa? Il faro della squadra.
  • Fazzini: se Kean ha ritrovato gli spazi e le occasioni molto è merito anche di questo ragazzo che gioca sempre a 100 all’ora e vede il calcio come pochi. Fisicamente non è e non sarà mai dominante, ma la visione di gioco ed il tocco di palla è di categoria alta. Avanti così!!

IL BRUTTO

  • Ranieri: ancora una volta sovrastato fisicamente, stavolta ha anche la grave colpa di addormentarsi contro Soulè. Se cala anche il livello di attenzione non potrebbe rifiatare?
  • Gosens: in debito d’ossigeno già dopo 60 minuti, si macchia dell’errore incredibile sotto porta a fine gara. Oltre a ciò non è nemmeno più quel trascinatore dentro e fuori dal campo che abbiamo conosciuto lo scorso anno. La sosta lo aiuterà?
  • Gudmundsson: la pazienza finisce quando vedi un calciatore che passeggia per il campo e non ci prova nemmeno. Ecco, siamo arrivati esattamente a quel punto. Basta, non lo sopporto più!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

TORINO – FIORENTINA = 0 – 0  

Siamo ancora molto lontani dalla Fiorentina che vorremmo.

In vista della prima sosta della stagione, la squadra di Pioli è ancora imbattuta, grazie a due vittorie in Conference League e due pareggi in campionato ma ad oggi il bicchiere appare certamente più mezzo vuoto che mezzo pieno. I viola sembrano ancora in netto ritardo da diversi punti di vista, ritardo che comunque può essere tranquillamente recuperato. Certo è che in queste prestazioni sembra esserci una continuità (di rendimento mediocre) che inizia un filo a preoccupare; vediamola con calma.

Partiamo dalla condizione atletica: sia nelle gare europee che in quelle di campionato, Ranieri e compagni hanno avuto un ritmo sempre molto compassato quasi come se la rapidità e lo spunto sul breve mancasse del tutto. Tolti i calciatori più piccoli fisicamente, come Dodò che ieri è apparso in netta crescita di condizione, la Fiorentina è sembrata giocare sempre allo stesso passo, senza una variazione di ritmo né un’invenzione che possa illuminare. Accanto ad una squadra lenta, il gioco è sembrato fluire poco: anche nella gara di ieri, se togliamo un paio di strappi di Sohm nel primo tempo e le accelerazioni di Dodò nella ripresa, la manovra è sembrata stentata e senza alcun tipo di varietà. Giro palla lento e troppo spesso orizzontale nella speranza di trovare un compagno libero, ricerca quasi ossessiva della palla su Gudmundsson che però, con le due punte davanti, per trovare spazi è costretto a giocare a 60 metri dalla porta, costruzione dal basso affidata a Pongracic (ottimo in marcatura ed in anticipo, meno a suo agio nel proporre gioco).

Le uniche fiammate, tolte le azioni personali, sono venute da qualche fraseggio con la ricerca del terzo uomo e da qualche duello individuale vinto da Kean e Piccoli che però devono ancora imparare a giocare insieme e non potrebbe essere altrimenti visto che era la prima volta. Sinceramente mi sarei aspettato di più, soprattutto contro un Torino che ha certamente interpretato la partita in modo molto diverso da San Siro, ma che ha comunque una difesa piuttosto attaccabile. E soprattutto mi sarei aspettato anche di provare a cambiare spartito: ho i due attaccanti davanti forti fisicamente e bravi a tenere palla? Allora posso provare il lancio lungo per scavalcare la mediana avversaria e buttarmi sulle seconde palle con Gudmundsson, Ndour e Gosens! Sono sicuro che mister Pioli lavorerà anche su questo perché l’esperimento della doppia punta a me è piaciuto anche se mi resta il dubbio in merito alla contemporanea presenza in campo di Gud.

Non solo, ma siamo sicuri che si possa giocare con il centrocampo a due? A me pare molto difficile proprio per le qualità dei nostri centrocampisti: tutti non molto rapidi, tutti discretamente abili nel palleggio, tutti (a parte Sohm) più propensi ad attaccare che a difendere. E qui veniamo all’altra mia preoccupazione: se a Cagliari la Fiorentina era stata surclassata sul piano del ritmo, dell’aggressività, della cattiveria sportiva ieri da quel punto di vista si è vista una squadra che ha tenuto la partita più in mano. Certo però anche ieri i ragazzi di Pioli hanno lasciato troppe occasioni da rete agli avversari e solo la bravura di De Gea ci ha permesso di tenere la porta inviolata. Nonostante il Torino non abbia fatto chissà cosa per creare offensivamente, la Fiorentina ha subìto spesso verticalizzazioni troppo facili proprio perché con il centrocampo a due e gli esterni larghi i granata hanno avuto vita facile a raggiungere presto i nostri difensori. Troppe volte poi, il trio viola si è trovato a giocare in parità numerica rischiando di soccombere: non sarebbe forse più utile avere un calciatore che faccia da schermo davanti alla difesa (magari lo vedremo con Nicolussi Caviglia dopo la sosta)?

Idee, sensazioni, considerazioni che comunque non cancellano i risultati di una squadra che gioca insieme al proprio mister da troppo poco tempo per essere giudicata e che ha centrato il passaggio alla fase successiva di Conference ed ha salvato la pelle in due trasferte non proprio comodissime. Il resto del campionato sta già mostrando che in questa stagione anche le grandi possono inciampare perché probabilmente il livello è più equilibrato: speriamo di trovare presto la quadratura del cerchio senza fare sconti a nessuno dentro e fuori dal campo perché potremmo toglierci delle soddisfazioni.

IL BUONO

  • De Gea: dopo il macroscopico errore di Cagliari, si riscatta alla grande con una prova perfetta. Salva su Casadei, Ngonge e Simeone. Senza di lui probabilmente parleremmo di un’altra partita. Il ruggito del leone.
  • Pongracic: quando deve far ripartire l’azione, il piede non è educatissimo ma dietro è una sicurezza. Nel ruolo di centrale sembra aver trovato il suo habitat naturale. Perno della difesa.

IL BRUTTO

  • Kean: sul gol fallito viene salvato dall’arbitro, ma dopo l’errore di Cagliari non è un buon segnale. Nella scorsa stagione bastava toccare il pallone per gonfiare la rete, adesso accade il contrario. Calma e gesso, non è il momento di criticare ma solo di sostenere. Il vero Moise tornerà presto!
  • Il gioco: come scritto ampiamente nel mio post è quel che mi inizia un pò a preoccupare. Spero di sbagliarmi ma al momento sembra ci si affidi solamente al singolo. E’ ancora presto, attendiamo fiduciosi.

A voi per i commenti!!

Appunti viola dopo la prima amichevole estiva

Dopo la fine del campionato e lo scossone tecnico dato dalle dimissioni di Palladino (chi era costui??), la Fiorentina è stata brava ad assicurarsi in panchina la figura migliore tra quelle raggiungibili, cioè l’amato Stefano Pioli. Oltre al tecnico, i primi colpi di mercato sono stati più che buoni: un attaccante esperto come Dzeko che sa fare la prima e la seconda punta, ha grande esperienza internazionale oltre che leadership, uno che sa come si vincono le partite che contano, un centrocampista dalle grandissime potenzialità come Fazzini, tecnicamente ottimo, con il fiuto del gol e con perfetti tempi di inserimento, infine un difensore di rotazione come Viti che a me non convince molto, uno che è troppo abituato a giocare in contesti perdenti con cui si è guadagnato due retrocessioni consecutive. Le conferenze stampa di tutti i nuovi, da Pioli ai calciatori, sono state ineccepibili ma stasera ci aspettavamo una prima relativa conferma. Nelle ultime settimane mi sono allontanato dal mio amato blog per una serie di questioni personali e per un lavoro che sta diventando sempre più importante, ma quando la maglia viola scende il campo non riesco proprio a resistere: non vi prometto che scriverò in merito ad ogni amichevole, ma stavolta eccomi qua!!

La prima Fiorentina si presenta con il tridente di cui Firenze spera di innamorarsi, quello composto da Gudmundsson, Dzeko e Kean con l’islandese che si muove dietro la coppia dei compagni; la difesa davanti al confermatissimo De Gea è composta da tre giocatori (anche perché la rosa è strutturata per giocare con questa disposizione) ma tra i titolari non c’è Pongracic bensì Comuzzo con capitan Ranieri e Pablo Marì perno centrale. Il centrocampo infine, è la sorpresa maggiore rispetto allo scorso anno: Pioli infatti, sceglie la strada della qualità non solamente a parole schierando solamente 4 uomini e non 5, Dodò e Gosens sugli esterni e la coppia Mandragora Fagioli in mezzo, senza dunque un vero e proprio mediano davanti ai difensori.

Venendo al campo, possiamo innanzitutto dire che la Fiorentina di Pioli sta cercando di cambiare il proprio atteggiamento in campo: l’idea non è più quella di aspettare passivamente le giocate della squadra avversaria ma quella di andare ad attaccare alta per recuperare palla più vicina alla porta avversaria. Non solo, ma la volontà è quella di provare a difendere insieme e non solamente attraverso l’uno contro uno: ne è dimostrazione il ripiegamento a turno di Dzeko e soprattutto Gudmundsson in mezzo ai centrocampisti per andare a raddoppiare gli avversari in possesso di palla.

Cercando poi alcuni spunti per reparto, possiamo dire che tra i difensori Ranieri è sembrato più coinvolto offensivamente e sempre attento nella propria metà campo, Comuzzo tra alti difensivi e bassi offensivi con alcuni errori tecnici, ma la sorpresa è stata Pablo Marì. La sua qualità nel giocare la palla in verticale è stata semplicemente deliziosa: sia in occasione del gol del vantaggio di Dodò che nello sviluppo di altre occasioni, il difensore ex Arsenal ha mostrato qualità veramente pregevoli che saranno piaciute a mister Pioli. Che il regista quest’anno sia proprio lui? Il reparto più in difficoltà è sembrato certamente il centrocampo: Dodò è apparso indietro dal punto di vista difensivo anche se ha trovato il gol, Gosens si è scambiato bene con Ranieri ma non ha trovato quasi mai la linea di fondo, infine Mandragora e Fagioli non sono riusciti a far viaggiare bene il pallone in mezzo al campo. Senza un riferimento quale il vertice basso, hanno fatto vedere di avere ancora bisogno di tempo per conoscersi e trovare quell’affiatamento che certamente arriverà. Infine l’attacco, il reparto che incuriosiva di più: Gudmundsson e Dzeko si sono alternati spesso nella posizione di trequartista con Kean a fare il perno centrale. L’islandese, il giocatore da cui ci aspettavamo il maggior numero di risposte, ha finalmente mostrato grande volontà di sentirsi parte del progetto di squadra che Pioli sta costruendo. Molto più coinvolto, molto più dentro al gioco, si è messo a disposizione dei compagni anche nella fase difensiva ma ha fatto vedere il meglio nella metà campo avversaria con un palo e l’assist per Dzeko. Quest’ultimo, oltre al gol, ha fatto una tonnellata di cose utili mentre Kean è sempre Moise: ha segnato, ma ha anche sprecato un paio di occasioni clamorose senza però mai mollare né calare di intensità.

Anche nella ripresa Pioli ha schierato la squadra con la difesa a 3, segno che la scelta sembra essere stata presa. Ovviamente però, anche per gli interpreti, la seconda frazione ha dato meno spunti e dunque cercherò di analizzare solamente la prova di alcuni singoli anche se il ritmo e l’avversario (le riserve della Fiorentina Primavera) non aiutano: partiamo dal presupposto che non parlo e non parlerò della prova di un calciatore che nello scorso mercato di gennaio si è trasferito al nord dicendo che la maglia rossonera era il suo sogno fin da bambino. Per come vedo il calcio io, il buon Sottil non si merita la maglia che questa sera gli è stata messa addosso; ha giocato a tutta fascia? Ha regalato un assist? Ha segnato un gol? Non mi interessa. Dei nuovi, ha regalato buonissime sensazioni Fazzini (tra l’altro tifoso viola e non rossonero) non solamente per il gol: ha mostrato doti tecniche fuori dal comune, grande facilità nel trovare la porta, qualità indiscusse nel primo controllo del pallone, splendida visione di gioco. Lo sconosciuto Kospo poi, seppur contro un avversario che non ha quasi mai superato la metà campo, ha palesato grandissima personalità, ottime doti tecniche e buona intraprendenza…potrebbe fare la spola tra primavera e prima squadra! Ndour si è notato solamente per la tripletta (!!!) messa a segno mentre chi ancora una volta ha deluso è Lucas Beltran: sicuramente giocare con le seconde linee non aiuta, ma se davvero vuole restare a Firenze, non sono queste le prestazioni che lo possono aiutare!

A voi per i commenti!!

Una sconfitta che brucia tantissimo

La Fiorentina torna da Roma senza punti nonostante una prestazione più che discreta. I ragazzi di mister Palladino hanno giocato una buona gara al termine della quale avrebbero meritato almeno il pareggio. Lo zero in classifica però, brucia tantissimo non solamente per le occasioni create e sprecate o neutralizzate da uno Svilar in stato di grazia, ma brucia soprattutto per il netto passo indietro in classifica: con la contemporanea vittoria della Lazio ed il pareggio tra Bologna e Juventus, la zona Champions League diventa del tutto irraggiungibile e per l’Europa League adesso servo non meno di 7 punti (ma sarebbe meglio farne 9) con una vittoria a tutti i costi contro Vincenzo Italiano e compagni. E’ vero che ci sono ancora diversi scontri diretti, ma le squadre tra la Fiorentina ed un piazzamento europeo iniziano ad essere troppe, senza dimenticare la decisiva finale di Coppa Italia che potrebbe decretare il solo 5° posto valido per l’accesso alla prossima Europa League (in caso di vittoria del Milan).

I viola, scesi in campo con una formazione del tutto inedita, hanno retto l’urto iniziale della Roma che si è confermata un fortino difficilmente espugnabile anche se con un gioco uscito direttamente dall’era del Paleozoico: in confronto alla compagine di Ranieri, la Juventus di Allegri sembrava l’Olanda degli anni 70!! Parlando seriamente poi, l’arbitro Chiffi ha svolto egregiamente il suo lavoro come sempre capita all’Olimpico: nessun cartellino giallo a Mancini e Pellegrini che gli hanno offeso tutto l’albero genealogico, mai una punizione in favore di Kean reo di farsi saltare addosso, trattenere, colpire fisicamente, nel dubbio la decisione sempre a favore della squadra di Sir Ranieri che ovviamente a fine partita ha sparso miele sulla Fiorentina e mister Palladino. Mister che ieri ha giocato d’azzardo e, come spesso succede quando si prova a farlo, ha perso: al netto di una prestazione di squadra più che sufficiente, la formazione iniziale ha sorpreso tutti ed ha dato purtroppo risposte non del tutto positive. Detto che le scelte difensive erano obbligate per la squalifica di capitan Ranieri, l’esclusione per tutta la gara di un giocatore fisico come Folorunsho lascia molti dubbi, così come l’esclusione di Adli che dovrebbe essere l’alternativa naturale di Cataldi nel ruolo di playmaker. Purtroppo invece, è stato riproposto in quel ruolo Mandragora che, seppur migliorato in questa stagione, ha denotato i difetti che già aveva messo in mostra con Italiano: un piede solo, letture ritardate, mai una palla di prima in profondità. Oltre a ciò, il suo accentramento ha tolto alla Fiorentina la spinta e gli inserimenti del calciatore che spesso ha deciso le sorti delle gare; non contento però, Palladino è riuscito anche a far giocare tutta la gara a Ndour, un vero e proprio fantasma. Pur avendo fatto tre ruoli diversi, il nazionale Under 21 ha dimostrato di essere ancora acerbo per determinate partite non trovando una sola giocata utile alla propria squadra. Discretamente hanno invece fatto Richardson, finalmente a testa alta e con un po’ più di coraggio ed il tanto vilipeso Parisi che ha limitato bene sia Angelino che Soulè e non ha disdegnato le sortite offensive.

Nella speranza che Gosens sia arruolabile per giovedì, l’errore più grande di Palladino è stato quello di riproporre un calciatore che non sembra avere più né la testa né lo spunto fisico per giocare alle nostre latitudini e cioè Nicolò Zaniolo. Quando sento un allenatore di Serie A che dice di averlo scelto perché sperava nel gol dell’ex mi cadono i…… Purtroppo Zaniolo ha ancora quella insopportabile spocchia da presunto fenomeno che ha sempre avuto ma, oltre a non avere quella testa che non ha mai avuto ma che ad esempio Kean ha finalmente trovato, non ha più nemmeno quella prontezza fisica che serve per giocare a certi livelli in determinati campionati. Non ha più lo scatto sul breve, non usa mai il piede destro, non ha un buon gioco spalle alla porta nella copertura del pallone: non può quindi più giocare come esterno offensivo, ma nel contempo non ha le qualità per fare l’attaccante né lo spirito di sacrificio per poter fare la mezz’ala. Una scommessa persa, che mi permetto di dire non doveva essere nemmeno tentata, per un giocatore che assomiglia sempre più ad un ex calciatore: il rosso a fine partita è poi la ciliegina sulla torta di una prestazione inguardabile.

Peccato che i subentrati non abbiano dato quel cambio di passo e quello spunto che sarebbe stato necessario contro una squadra che si difendeva con il centravanti al limite della propria area di rigore: in quei frangenti serve la giocata, la palla inattiva, l’episodio. Niente di tutto ciò è arrivato anche perché Palladino ha deciso (chissà perché) di riproporre il 4-2-3-1 con Beltran esterno alto, Colpani dall’altra parte e Gudmundsson dietro Kean, una posizione con gli spazi intasati non solamente dai giallorossi ma anche dai propri compagni. Proprio quel sistema di gioco che aveva intristito il nostro numero 10 che piaccia o no è l’unico ad avere la giocata per creare la superiorità numerica o trovare il tiro decisivo da fuori: peccato che a quanto pare il mister non se ne sia ancora accorto.

Giovedì contro il Betis sarà il crocevia della stagione: il passaggio del turno potrebbe far sperare nella vittoria di un trofeo europeo (seppur contro il Chelsea i viola partano del tutto sfavoriti) e dare un nuovo slancio per le ultime tre gare di campionato; un’eliminazione invece, potrebbe avere ripercussioni anche sulla decisiva trasferta di Venezia in cui sono assolutamente necessari i tre punti.

Una settimana decisiva!

Altri tre punti come da tabella del tifoso.

La Fiorentina supera l’Empoli e rimane incollata alle posizioni che valgono l’Europa che conta anche se l’impresa della Roma a San Siro complica un po’ i piani. Se infatti in questo weekend c’era una squadra alla quale Palladino e compagnia pensavano e speravano di rosicchiare qualche punto era certamente quella giallorossa che proprio domenica prossima sarà l’avversaria dei viola. In attesa dei risultati di Bologna e Lazio infatti, la graduatoria in alto non è cambiata e la rincorsa dunque continua.

Certo è che la stagione che stiamo vivendo non potrà essere ricordata come fortunata: dopo il caso Bove, la morte della mamma di Palladino e le vicissitudini personali di Kean, l’operazione d’urgenza all’appendicite di Dodò ha confermato che se la fortuna è cieca, la sfiga invece ci vede benissimo! Ma tutte queste difficoltà hanno anche confermato che il gruppo squadra Fiorentina è assolutamente solido, forte, sano, quasi inscalfibile e questo credo sinceramente sia il merito più grande di Palladino: se la Fiorentina ha oggettivamente un non gioco (anche se alcuni cambiamenti nelle ultime gare si sono viste e dopo ne parliamo), soffre sempre troppo contro qualunque avversario, non prende mai le redini del gioco in mano, i viola sono però un meccanismo in cui tutti danno sempre il massimo, tutti si aiutano senza volersi atteggiare a primi della classe, tutti si sentono partecipi delle sorti della squadra. Per riuscire a vincere una partita come quella di ieri senza il miglior marcatore della squadra e senza colui il quale è spesso l’opzione primaria per ribaltare l’azione ed arrivare sul fondo per creare pericoli agli avversari, ci voleva che tutti remassero nella stessa direzione e così è stato.  La Fiorentina ha giocato un buon primo tempo con trame palla a terra che hanno finalmente fatto vedere che anche i viola possono giocare al calcio: il primo gol è frutto di un fraseggio bellissimo e di una perfetta ricerca del terzo uomo che avrà fatto certamente piacere non solamente a Palladino, ma anche a tutti quelli che non si accontentano solamente del risultato ma vorrebbero vedere anche un gioco migliore.

La seconda vittoria consecutiva contro una delle cosiddette piccole è un ottimo segnale perché arrivato proprio quando era necessario. I viola hanno infatti vinto 6 delle ultime 8 gare ed hanno guadagnato 7 punti nelle ultime tre giornate, segno che forse sono arrivati al momento decisivo della stagione fisicamente un po’ più a posto delle altre: la speranza è che non venga buttato tutto alle ortiche in quattro giorni. Giovedì infatti, la Fiorentina è attesa dalla difficilissima trasferta di Siviglia dove servirà indubbiamente gamba, ma ci vorrà anche tanto cuore e testa. In difesa, senza Pablo Marì non incluso nelle liste Uefa (ho già commentato questa scelta in altri miei post), servirà il miglior Ranieri e non quello distratto di ieri che come al solito ha finito la gara con i crampi (dopo 60 minuti!!). In mezzo al campo poi, sarà necessario talvolta far rifiatare la fase difensiva con un po’ di quel possesso palla di Cataldi, Adlì, Mandragora che ieri finalmente si è visto grazie anche all’aiuto di due attaccanti che non saranno bomber ma si fanno un mazzo grande per la squadra. Sarà poi decisiva la scelta in merito all’esterno di destra che dovrà sostituire Dodò: Moreno? Folorunsho? Parisi? Oppure un cambio di modulo (soluzione alla quale personalmente non credo)? Indipendentemente da come andrà in Spagna poi, i viola dovranno essere bravi a resettare tutto perché all’Olimpico domenica alle 18 non saranno ammesse distrazioni…. contro la Roma, la Fiorentina sarà chiamata a fermare la squadra più in forma del campionato, quella che non perde da 17 turni ed adesso è in piena fiducia.

Sarà insomma una settimana decisiva per il futuro della Fiorentina, 4 giorni da dentro/fuori che potrebbero lanciare i viola verso le stelle o lasciarla con un potenziale pugno di mosche in mano: se già ritrovassimo almeno Kean il doppio impegno farebbe un po’ meno paura….     

Ed ora sotto col Betis!

La Fiorentina, grazie al pareggio conquistato ieri sera contro il Celjie, centra l’obiettivo minimo (il passaggio del turno) e raggiunge la semifinale contro il Betis Siviglia. Certo i ragazzi di Palladino non hanno brillato, hanno giocato la solita partita di attesa ed hanno contato solo ed esclusivamente sulla luce dei due fuoriclasse che dall’inizio della stagione illuminano la nostra città: il portiere David De Gea e l’attaccante Moise Kean. A volte pensate seriamente a dove sarebbe oggi la Fiorentina senza questa meravigliosa coppia? Una squadra come quella vista anche ieri sera, senza un’idea di gioco, priva di uno schema riconoscibile né a palla in movimento né da palla inattiva, sarebbe nelle prime 10 in campionato? Io ho i miei dubbi ed ho invece la certezza che sarebbe già fuori dalla Conference League! E’ davvero accettabile per la nostra società ed i nostri tifosi farsi dominare dal punto di vista del gioco e del palleggio da una squadra mediocre come il Celjie? Riera sarà anche una persona antipatica, ma è vero o no che gli sloveni tra andata e ritorno hanno giocato meglio della Fiorentina? Ed è vero o no che per i valori in campo i viola avrebbero dovuto fare immensamente di più?

Quando Palladino nella conferenza stampa post match parla di rispetto, dovrebbe anzitutto ricordarsi di quello che lui e la sua squadra avrebbero l’obbligo di esibire nei confronti di quei tifosi che anche ieri sera hanno speso soldi e tempo ed hanno preso secchiate d’acqua per assistere ad uno spettacolo a tratti indecoroso! La verità è che la Fiorentina sembra quasi non volere mai gestire il pallone perché non sa di cosa farsene se non provare a lanciare in verticale quella meravigliosa bestia di centravanti che anche ieri sera ha rischiato di fare una tripletta; quando poi in mezzo al campo Cataldi si limita al compitino, Fagioli si dimostra fuori dalla gara e mancano i pendolini Dodò e Gosens, i viola diventano la squadra più scontata d’Europa, se non del mondo. Mentre le altre squadre, in Italia o fuori, migliorano alcuni aspetti del proprio gioco, cercano nuove strade per dare imprevedibilità alla manovra, sperimentano qualcosa di nuovo almeno sulle palle inattive, noi rimaniamo sempre uguali a noi stessi: vedere le partite della Fiorentina (sostituzioni comprese) è come leggere sempre la solita pagina del libro…. può essere anche la più bella mai letta (e per la Fiorentina così non è), ma dopo un po’ annoia.

Quel che è certo è che per superare il Betis Siviglia servirà di più, molto di più! La compagine allenata da Manuel Pellegrini, dopo un inizio stentato, da febbraio in poi sembra aver cambiato decisamente passo sia in Liga, dove è in lotta per la prossima Champions League (a proposito le cinque squadre spetteranno alla Spagna), che in Europa. La rosa è certamente ben assortita con buonissime individualità ed anche qualche calciatore visto nel nostro torneo, come Rodriguez (ex Toro e non solo) e Natan (difensore meteora a Napoli). Sarà scintillante la sfida sulla nostra fascia sinistra dove Gosens dovrà vedersela con Bellerin, ex Arsenal e Barcellona tra le altre, ma tutto da vedere sarà anche il confronto in mezzo al campo. Il Betis può infatti contare su un reparto che abbina la quantità di Cardoso alla qualità dei vari Lo Celso (più volte cercato in passato dalla Fiorentina), Fornals ed Isco; davanti poi, Pellegrini dispone di attaccanti fisici come l’attempato Bakambu accompagnato sulle ali dai velocissimi Antony, rinato dopo l’esperienza fallimentare al Manchester United, Ezzalzouli e Jesùs Rodriguez. Insomma una compagine di tutto rispetto che andrà affrontata con ben altro piglio, migliore organizzazione e maggiore attenzione ai particolari rispetto a quanto fatto contro il Celjie.

La terza finale di Conference League in tre anni è possibile, ma la Fiorentina sarà in grado di fare il salto di qualità?

Fiorentina: Crescita e Ottimismo dopo il Pareggio con il Milan

Una partita tanto pazza quanto emozionante e bellissima.

Milan e Fiorentina sabato sera ci hanno riconciliato con il gioco del calcio e ci hanno regalato oltre 90 minuti di ribaltamenti di fronte, grandi gesti tecnici, errori e prodezze in serie. La squadra di Palladino, con il pareggio ottenuto, esce dal tour de force contro le grandi con 7 punti e la zona Europa ancora alla portata. Sarà necessario adesso cambiare marcia contro le compagini che occupano le zone basse della classifica per rimanere attaccate alla zona europea: già domenica al Franchi, contro un Parma rivitalizzato dalla rimonta alle spese dell’Inter, De Gea e compagni dovranno necessariamente trovare i tre punti. Con tutti gli scontri diretti rimanenti nelle ultime sette giornate, i viola potrebbero approfittarne per insinuarsi nelle posizioni di classifica che contano.

Tornando alla gara di sabato, la Fiorentina ha mostrato segnali di crescita da diversi punti di vista: innanzitutto la personalità mostrata per tutto l’arco della gara è assolutamente confortante. I viola, diversamente da altre volte, hanno provato sempre a fare la partita o comunque a non subire per troppo tempo il gioco avversario. Grazie soprattutto alla capacità di ribaltare l’azione di uno scintillante Dodò e di un sontuoso Fagioli, i viola hanno sempre dato l’impressione di poter far male ai rossoneri quando ripartivano: peccato per l’assenza di Gosens che ha fatto mancare alla Fiorentina una gamba importante anche sull’altro versante del campo…chissà come sarebbe andata se avessimo avuto anche la spinta del tedesco a tenere in allarme la non formidabile retroguardia rossonera.

Certo è che però i viola hanno denotato ancora una volta anche problemi di letture difensive; le due reti subite chiamano in causa errori individuali che non sono stati neutralizzati da letture preventive dei compagni. In occasione del primo gol, Pablo Marì esce troppo alto e perde completamente la marcatura di Abraham permettendo un filtrante semplice per il centravanti rossonero. Se l’ex Arsenal è incappato in una serata non certo brillante, i compagni di reparto ed i centrocampisti non sono sembrati abbastanza reattivi da poter coprire l’errore. Situazione molto simile è accaduta poi anche in occasione del pareggio di Jovic. Anche in quel frangente, una marcatura saltata ha liberato all’attaccante rossonero un’autostrada verso De Gea. In entrambe le reti subite, si è potuto notare uno dei più grandi limiti delle squadre che si dispongono con marcature a uomo a tutto campo: quando si perdono gli scontri diretti con palla in movimento uscendo troppo alti rispetto alla propria zona di competenza, o i compagni capiscono in anticipo il pericolo e vanno a chiudere la zona di possibile verticalizzazione, oppure l’uomo liberato si può buttare verso l’area avversaria con il vantaggio di poter correre faccia alla porta verso il portiere, mentre i difensori devono dapprima capire quale sia la zona di campo da coprire, poi girarsi e correre per fermare l’attaccante. Questo resta uno dei punti deboli della difesa a uomo ed è per questo che spesso si gioca con un uomo leggermente staccato che dia sicurezza al reparto: peccato che sabato Pablo Marì non fosse nella sua miglior serata! Detto del difensore centrale che al pari di Cataldi ha giocato sotto le attese, dobbiamo però sottolineare anche le eccellenze: innanzitutto un portiere come David De Gea che sta dimostrando cosa significa avere un uomo affidabile tra i pali. Niente da dire su Terracciano, ma adesso capite perché da anni invocavo un nuovo estremo difensore? Ci sono le categorie nella vita ed anche tra i portieri esistono calciatori che ti fanno perdere qualche punto a fine stagione, altri che più o meno sono a somma zero (come il buon Pietro) e poi ci sono quelli che valgono quasi quanto un attaccante perché da una parte ti regalano diversi punti in classifica, dall’altra ti fanno giocare la retroguardia con tranquillità. Il netto miglioramento viola passa tanto dai guantoni spagnoli, così come il miglioramento della manovra ed il sempre crescente numero di palle gol passa dal cervello ed i piedi di Nicolò Fagioli: intelligenza calcistica ben sopra la media, vede calcio dove molti non vedono nemmeno l’erba, trova angoli di passaggi degni di un playmaker NBA, corre e si sacrifica per i compagni in difficoltà. Un vero furto, quello commesso ai danni della simpaticissima squadra senza colore!! E poi due delle certezze di questa stagione, Dodò e Kean….una coppia da leccarsi i baffi!! Peccato per la rete di testa sbagliata da Moise, ma da quanti anni aspettavamo un centravanti che, qualunque sia la palla che gli viene servita, ti dà sempre la sensazione che possa trasformarla in un’occasione da rete? Ed un terzino che vola e non molla mai come il brasiliano? Il gol del 3-2 sarebbe stata l’apoteosi, ma Dodò è la fotografia perfetta di quello che si vorrebbe sempre da un calciatore della propria squadra: impegno, entusiasmo, grinta, corsa a perdifiato, amore per la maglia.

Resto invece molto dubbioso in merito alla gestione dei cambi: stavolta Palladino ha deciso che la partita di Gudmundsson dovesse durare solamente 58 minuti, per me decisamente troppo poco! Certo l’islandese non aveva riempito gli occhi, ma ormai dovremmo aver capito che Gud è uno di quei calciatori che può risolvere la partita con una giocata! Ed allora perché non aspettare ancora, soprattutto contro una squadra come il Milan che concede tanto? L’ingresso di Ndour poi, è qualcosa che non riesco proprio a spiegarmi: il ragazzo non sembra essere ancora pronto per determinate partite, inoltre lo spostamento di Mandragora in mezzo al campo ha tolto alla Fiorentina lo strappo e la capacità del buon Rolando di buttarsi sempre negli spazi liberi per cercare il tiro in porta facendo perdere alla squadra alcuni metri di campo. Se certamente Cataldi non era in giornata, avrei visto meglio l’ingresso di Adli al suo posto!

Resta infine un risultato importante che lascia il Milan all’inseguimento, ma resta soprattutto negli occhi di tutti la prova di una squadra che sembra finalmente aver trovato continuità di rendimento: giovedi in Conference League contro la squadra slovena del Celjie la Fiorentina è chiamata ad una prova attenta, solida e senza fronzoli. Chiudere la pratica già all’andata permetterebbe di risparmiare un po’ di energie per il rush finale!

Un’altra vittoria pesante!

Come se la sosta non ci fosse stata.

Dopo la vittoria da sballo conseguita contro l’acerrima rivale Juventus, la Fiorentina bissa l’impresa regolando anche l’Atalanta tra le mura amiche del Franchi. Ma è giusto utilizzare il termine impresa per la vittoria di ieri? A guardare i numeri ed il cammino viola, direi di no. In questa stagione Palladino ed i suoi ragazzi hanno vinto contro tutte le grandi (o presunte tali) che si sono recate a Firenze fatta eccezione per il Napoli di Antonio Conte. La Fiorentina ieri ha nuovamente dimostrato che in casa contro le compagini che provano a giocarsi la partita riesce sempre a trovare le contromisure giuste per arrivare ai tre punti; il problema è lontano dalle mura del Franchi e, soprattutto, contro le cosiddette piccole. E’ lì che fino ad oggi i viola hanno non solo faticato, ma anche guadagnato le figure meschine che tutti ricordiamo con l’apoteosi della sconfitta di Monza.

I ragazzi di mister Palladino, privi del proprio leader Gosens, hanno affrontato l’Atalanta senza timori reverenziali riuscendo a non andare mai sotto né dal punto di vista fisico, né da quello tattico e del gioco. Gasperini ha scelto di mandare subito in campo il tridente titolare ma la scelta non ha pagato né inizialmente, né in corsa: la difesa a tre viola infatti è stata praticamente perfetta con un Pablo Marì regista difensivo senza macchia, Pongracic sempre preciso e concentrato, Ranieri pronto non solamente a contrastare ma anche a ripartire negli spazi lasciati vuoti dai bergamaschi. Se il capitano fosse riuscito a chiudere la contesa nel secondo tempo, sarebbe stato certamente il migliore in campo oltre ad aver evitato ad alcuni tifosi viola qualche tachicardia finale. C’è da dire però che, per la seconda volta consecutiva, diventa difficile giudicare la prestazione di uno dei calciatori che avevano fatto la differenza nella prima parte della stagione, il portiere De Gea del tutto inoperoso per tutta la gara come dimostra il numero dei tiri della Dea nello specchio: ZERO… una cosa talmente rara per l’Atalanta da essere la prima volta negli ultimi due anni! La scelta del tridente pesante di Gasperini dicevamo non ha assolutamente pagato, visto che nel momento di provare a cambiare le carte in tavola, è ricorso all’impiego di Maldini come falso nueve e Brescianini e Samardzic incursori. Vorrei aprire una piccola parentesi sul figlio del grande Paolo: non è che stiamo un po’ esagerando con questo ragazzo? Dapprima Spalletti lo schiera titolare in Germania a fianco di Kean e viene allegramente travolto dal ritmo e la personalità dei calciatori teutonici, poi ieri viene spedito in campo quasi fosse il salvatore della patria di una squadra che è sembrata spenta, sgonfia, quasi sulle gambe. Siamo sicuri che Daniel Maldini sia pronto per tutte queste responsabilità? Non è che rischiamo di bruciare un (presunto) talento?

Tornando alla Fiorentina, se la gara dei difensori centrali ha sfiorato la perfezione, devo dire che anche i due esterni ci hanno messo del loro: Parisi ha fatto la sua onesta partita limitando Bellanova molto più di quel che mi aspettassi. L’ex Empoli ha retto anche fisicamente le sfide con l’ex granata, anche se in fase offensiva non è stato pungente come avrebbe potuto. Sull’altro lato invece, Dodò sta finalmente tornando quel ciclone di corsa ed energia che tutti conosciamo; molto più a suo agio nel ruolo di quinto, ha difeso in modo intelligente coprendo spesso la diagonale ed è ripartito senza soluzione di continuità… speriamo abbia birra sufficiente per mantenere questo livello in tutto il finale di stagione! Se però c’è un reparto in cui solitamente l’Atalanta primeggia ed in cui invece è stata sovrastata, questo è certamente il centrocampo: l’assenza pesantissima di Ederson tra i bergamaschi non può spiegare il dominio viola in mezzo al campo. Con un Cataldi che ha rivestito il perfetto ruolo di equilibratore, Fagioli ha deliziato il pubblico del Franchi con dribbling, veroniche, aperture di livello e conclusioni in porta. Mandragora poi non gli è stato da meno, sfoggiando non solamente buoni recuperi, ma anche incursioni con tempi perfetti, lanci a tagliare il campo ed anche un paio di tiri in porta: credo di non esagerare se dico che questo è il miglior Mandragora della carriera!

Capitolo a parte però merita l’extraterrestre che abbiamo davanti: se la gara di ieri doveva mostrare chi, tra Kean e Retegui, merita la maglia azzurra di titolare, il verdetto non poteva essere più netto. In una gara in cui il compagno di reparto Gudmundsson non è riuscito a trovare gli spazi per servirlo nel modo giusto, Moise ha pensato bene di fare tutto da sé: recupero a metà campo, dribbling, conduzione della palla per 50 metri senza farsi recuperare dal difensore (notate come è riuscito a tenere Hien lontano solamente con la tecnica di conduzione), Carnesecchi infilato sul secondo palo con un interno destro chirurgico. Gol clamoroso che però non può e non deve oscurare tutto il resto….Kean ha lottato da solo contro tutta la difesa avversaria, ha calciato in porta diverse altre volte (in alcune occasioni avrebbe potuto servire l’assist al compagno meglio piazzato), ha guadagnato decine di punizioni necessarie a far respirare la squadra. In una sola parola: MONUMENTALE!

Chiudo con una dovuta considerazione su mister Palladino che in passato ho spesso giustamente criticato. Ci è voluto tanto, tantissimo, decisamente troppo tempo, ma adesso sembra finalmente si sia trovata la quadratura del cerchio e si riesca a capire il calcio che la Fiorentina vuol giocare: certamente una filosofia che non prevede il possesso palla come stella polare, che non prevede di cercare il dominio del gioco sulla squadra avversaria, ma un calcio che vive di letture situazionali, di recupero palla in determinate zone di campo, di ricerca spasmodica delle seconde palle, di duelli individuali da vincere spesso con i raddoppi del compagno, ma soprattutto di verticalizzazioni e di ricerca della porta avversaria nel minor tempo possibile. Un calcio che fino ad oggi ha funzionato alla grande con le squadre che, ad oggi, sono davanti in classifica ma che adesso, per poter guadagnare terreno, deve trovare alternative importanti per vincere anche con compagini della seconda metà della graduatoria. Ci riuscirà il mister? Intanto possiamo certamente dire che dal punto di vista comunicativo è uno dei migliori del campionato: quando i viola perdevano e lui sembrava sulla graticola, invece di chiudersi nel fortino, ha avuto il coraggio di andare in conferenza stampa mettendoci la faccia. Ieri poi, dopo aver vinto contro il suo maestro Gasperini, avrebbe potuto prendersi diverse rivincite ed invece ha ringraziato dapprima Commisso, poi tutti i dirigenti chiamandoli per nome, infine ogni singolo calciatore sceso in campo.

Una grande dimostrazione di come si tiene insieme un gruppo di lavoro…. In questo sembra non avere niente da imparare!!

La serata perfetta

In una stagione di alti e bassi in cui i tifosi viola non hanno ancora capito il reale valore della squadra, della società e del proprio allenatore, una vittoria così netta, robusta ed indiscutibile è ciò che ci voleva prima della sosta per le nazionali. Il calcio è uno sport ed una malattia incredibilmente affascinante: proprio giovedì, in occasione del consueto ritrovo prepartita a casa del mio amico fraterno Giova, mentre ognuno diceva la sua in merito alla formazione, agli schieramenti tattici ed al possibile sviluppo della gara, lanciai una provocazione al gruppo dicendo: “se vinciamo stasera passando il turno e poi ci ripetiamo domenica scommettiamo che parte una volata mozzafiato fino alla fine?”. Con questo non volevo certamente dimostrare le mie doti di veggente, ma volevo solamente sottolineare quanto la linea che divide una partita o una stagione tra il disastro e la beatificazione sia talmente sottile che tutto può cambiare in un tempo brevissimo.

Se ripensiamo al primo tempo contro il Napoli o la seconda frazione giocata in Grecia e la confrontiamo con l’intera prestazione di ieri sera, abbiamo la risposta al perché il calcio ancora oggi affascina milioni di appassionati: semplicemente perché non ha una logica che assegna la vittoria solamente in relazione ai valori in campo, ma vive di situazioni, di momenti, di alchimia….tutto ciò che al Franchi ha fatto sembrare la Fiorentina un’armata invincibile, la Juventus una compagine di pulcini bagnati. Un Franchi la cui atmosfera, seppur con una capienza dimezzata, è stata incandescente fin da quando i calciatori sono entrati in campo per il riscaldamento: curva praticamente piena già un’ora prima del fischio d’inizio e sfottò che rimbalzavano tra le due tifoserie. Quello stesso sfottò che i tifosi viola hanno voluto immortalare in una coreografia come al solito riuscitissima, una coreografia che solamente il politically correct imperante di alcuni quotidiani come “La Nazione” (avessi detto il Financial Times!!!) non ha voluto capire. O come quelle stesse televisioni che stanno offendendo il gioco del calcio in modo ben peggiore facendo giocare partite a tutte le ore, in ogni giorno della settimana, in ogni situazione metereologica. Meglio se lasciamo stare….

Venendo a ciò che poi è successo in campo, la vittoria è stata rotonda e senza appello. Mister Palladino stavolta le ha azzeccate tutte e sembra finalmente aver trovato la quadra di una compagine che ha tanta qualità, discreta abbondanza, ottimi colpi dei singoli. La difesa a tre, quella che Palladino avrebbe voluto schierare fin dall’inizio della stagione, ha trovato in Pablo Marì un buon condottiero, un calciatore con ottimo senso della posizione, facilità di lettura delle diverse situazioni difensive, ma anche un’intelligenza che gli ha permesso di giocare la quasi totalità della partita con l’ammonizione addosso. Accanto a Marì, Pongracic e Ranieri hanno sbagliato pochissimo ed hanno avuto anche delle ripartenze convincenti. Il croato è finalmente tornato quel marcatore attento e sportivamente cattivo di Lecce, mentre Ranieri spostato sul centro sinistra ha trovato il suo habitat naturale: non solo perché Marì e Gosens lo aiutano spesso in marcatura, ma anche perché la capacità di ripartire a testa alta è sempre stata nelle sue corde.  Se in difesa la Fiorentina ha vinto ogni singolo duello, è stato però a centrocampo dove i viola hanno letteralmente dominato: il trio azzurro composto da Mandragora, Cataldi e Fagioli ha interpretato una fase difensiva perfetta con uno schermo impenetrabile davanti alla difesa ed è stato capace di ripartire in velocità grazie alle verticalizzazioni soprattutto di Fagioli. La seconda rete, ad opera di Mandragora, è stata la fotografia perfetta della serata, una serata in cui i movimenti dei due attaccanti hanno aperto tantissimi spazi, le scorribande dei due esterni hanno dato sempre l’opportunità di passaggio, le sovrapposizioni dei braccetti difensivi hanno creato sempre superiorità numerica. In mezzo a questo meccanismo apparso a momenti perfetto, si sono mossi con maestria i tre centrocampisti viola di cui due sono stati scartati proprio dalla Juventus. Accanto a loro, Dodò e soprattutto Gosens hanno imperversato alternandosi perfettamente nelle discese offensive; se però il brasiliano continua ad essere impreciso quando arriva nei pressi dell’area di rigore avversaria, l’esterno tedesco ha quella rara dote di trovare spesso la porta con buona continuità. Proprio grazie ad essa, Robin ha stappato la partita e regalato fiducia a tutti i propri compagni con giocate difensive di livello e consigli utili per tutti. Davanti poi, Kean ha lottato come un leone contro tutta la difesa avversaria regalando sponde, guadagnando punizioni, pressando ogni avversario. Certo con tutto questo lavoro sporco ha perso lucidità nel momento di calciare in porta, ma per quello ci ha pensato Albert Gudmundsson che è tornato nuovamente a segnare con un tiro da fuori chirurgico: sarà un pò indisponente perché talvolta non rincorre gli avversari, sarà capace di giocare solamente in un modo (cioè come gli pare tra le linee), sarà un elemento non irreprensibile fuori dal campo da gioco, ma con quello di ieri il tassametro parla di 8 reti in 1.050 minuti giocati, cioè uno ogni 131 minuti. Se consideriamo che spesso l’islandese è stato impiegato in condizioni fisiche precarie, direi che i dubbi sul suo riscatto potrebbero essere definitivamente fugati!

Resta dunque una serata indelebile, una di quelle che ricorderemo negli anni: la speranza però è che sia una tappa di una gara lunga fino al termine della stagione, una gara che porti la Fiorentina a raggiungere uno degli obiettivi che erano stati individuati lo scorso mese di agosto. Stavolta non manca veramente nulla per provarci fino in fondo!