L’evoluzione dei ruoli nel calcio

Nel calcio, come nella vita, ci sono i periodi storici ed il loro succedersi comporta cambiamenti tecnici, tattici, filosofici.

Se guardiamo anche solo agli ultimi 15 anni, siamo passati da un calcio fatto di ricerca di conquista di spazio in avanti, di verticalizzazioni veloci e di duelli individuali soprattutto sugli esterni, ad un calcio fatto da una fittissima rete di passaggi, spesso in orizzontale, che mirava a muovere le difese per trovare quegli spazi necessari ad andare verso la rete avversaria (il cosiddetto tiki-taka). Quest’ultimo presupponeva un’idea di calcio basata sullo spazio e sul possesso palla che veniva usato anche come metodo difensivo. Negli ultimi anni poi, anche per l’esasperazione di determinati concetti, si sta tornando verso la marcatura preventiva, l’aggressione in avanti, il recupero della palla nella metà campo avversaria per andare a verticalizzare velocemente, il lancio lungo sull’attaccante più fisico ed i centrocampisti che si buttano sulle seconde palle.

Ogni evoluzione del gioco ha comportato anche il cambiamento dell’interpretazione di determinati ruoli. Chi non ricorda la lotta ideologica tra il 4-4-2 che non prevedeva numeri 10 e gli amanti dei meravigliosi Zola e Roberto Baggio? Chi può dimenticare il Beppe Signori capocannoniere in Italia costretto a fare l’esterno sinistro del centrocampo a 4 nella nazionale di Arrigo Sacchi? E Gianfranco Zola quasi costretto ad emigrare da Parma perché l’allora integralista Carlo Ancelotti non lo “vedeva” nella sua disposizione tattica?

Una prima evoluzione diversa dalla trasformazione del trequartista in seconda punta, la mise in campo Carletto Mazzone a Brescia. Quando ebbe tra le mani uno dei talenti più cristallini del calcio italiano, Andrea Pirlo, non potendolo schierare dietro agli attaccanti sia perché avrebbe sbilanciato troppo la squadra, sia perché riteneva il calciatore acerbo fisicamente per sopportare la fisicità dei difensori avversari, lo mise davanti alla difesa. Nacque in quel modo uno dei migliori registi della storia del calcio italiano, un giocatore che riusciva a miscelare tecnica, senso tattico, qualità ma anche quantità. L’idea fu dunque quella di non mettere i piedi buoni solo a disposizione dell’attaccante, ma di tutta la squadra. Provare a giocare la palla fin dalla propria metà campo grazie a lanci millimetrici ed a cambi di fronte che avrebbero disorientato le difese avversarie. Da lì in poi, lo stesso esperimento ebbe risultati straordinari con Pizarro, ex Udinese, Roma e Fiorentina ed ancora oggi il centrale di centrocampo deve abbinare la qualità dei piedi buoni alla quantità delle doti atletiche.

Nelle ultime stagioni poi, soprattutto in Italia, è tornata in auge la difesa a tre: non più quella degli anni ottanta con il libero staccato dietro a due marcatori arcigni, ma una linea che si adatta ai movimenti degli attaccanti cercando di lavorare molto sulle linee di passaggio e sulle marcature preventive. Si cerca cioè di marcare gli attaccanti senza seguirli per tutto il campo, ma cercando di anticiparli per recuperare palla il più vicino possibile alla porta avversaria. La rinascita della difesa a 3, di cui abbiamo parlato diffusamente nell’approfondimento che trovate qui, ha comportato difficoltà per il ruolo degli attaccanti esterni. In quasi tutte le compagini che si schierano con questa impostazione difensiva, il centrocampo diventa a 5 con i due esterni che sono però a tutta fascia e non attaccanti! Ecco che in questo schieramento, questo tipo di calciatori sono impiegati solamente in quelle porzioni di gara in cui le squadre si dispongono con il 3-4-3 (quanto ci manca il calcio dell’Udinese di Zaccheroni!!!). Il problema che si pone è dunque come impiegare gli attaccanti esterni: alcuni di essi sono stati trasformati in seconde punte (vedi El Shaarawy), altri in esterni a tutta fascia (come Lazovic). L’evoluzione che però in questo momento trovo più interessante è quella che stanno cercando di percorrere due squadre invischiate nella lotta per la retrocessione, Torino e Crotone.

Quando vediamo attaccanti esterni che vengono impiegati come seconde punte, spesso si nota fin da subito la loro desuetudine a giocare in quella zona di campo: sia El Shaarawy, che Callejon a Firenze ad esempio, scoprono molto spesso la palla poiché non sono abituati a giocare spalle alla porta con il raddoppio sempre pronto. Cercano inoltre di giocarsi l’uno contro uno anche nelle zone centrali del campo dove perdere il pallone diventa pericolosissimo per un possibile contropiede avversario. Quanto a Lazovic invece, la trasformazione è avvenuta con maggior successo anche per l’organizzazione della squadra che aiuta tantissimo l’ex Genoa. Giocando con Faraoni da una parte e Lazovic dall’altra, si nota che la squadra accompagna in maniera diversa i due esterni sia in fase difensiva che offensiva arrivando anche a servirli con tempi e modi quasi opposti.  

Venendo al Torino di Nicola ed al Crotone di Cosmi, possiamo trovare due calciatori che hanno già consumato l’esperienza da seconda punta ed adesso hanno di nuovo cambiato “mestiere”. Simone Verdi e Junior Messias nascono entrambi attaccanti esterni seppur con caratteristiche diverse: il primo, bravissimo a calciare con entrambi i piedi, più adatto a tagliare verso il centro per concludere in porta, il secondo più bravo a saltare l’uomo per creare la superiorità numerica e servire l’assist. Entrambi i calciatori non sono certo dei bomber, ma il percorso che hanno fatto nelle ultime stagioni è piuttosto simile. Entrambi infatti, giocando in squadre che difendono a tre, sono stati trasformati in seconde punte che avrebbero dovuto servire assist e calciare da fuori ma, soprattutto nel caso di Verdi, non hanno sfondato. Colui che a Bologna era capace di fare rete nella stessa partita calciando una punizione con il destro ed una col sinistro, sembrava essere finito nel dimenticatoio, mentre Messias, al primo campionato in Serie A, alternava ottime prestazioni ad altre anonime.

Il cambio di panchina però, ha portato per entrambi nuova vita: Nicola e Cosmi avevano ed hanno bisogno di fare rete oltre che di conquistare punti. Ecco allora l’intuizione: Verdi e Messias posizionati nei tre centrali di centrocampo con accanto due centrocampisti di quantità (Rincon e Mandragora da una parte, Petriccione e Molina dall’altra), per una formazione più offensiva. Torino e Crotone da allora sono diventate più imprevedibili, segnano di più, divertono di più ed i rispettivi attaccanti, tra cui Simy e Sanabria, hanno ricominciato a segnare con un’ottima frequenza. Ma soprattutto hanno rispolverato due calciatori, e perché no forse una schiera di giocatori nati nel ruolo di attaccante esterno, che possono tornare a dire la loro. In un calcio in cui gli attaccanti ricevono palla quasi sempre spalle alla porta e gli esterni devono essere in grado di coprire tutta la fascia, la qualità tecnica deve trovare altre strade per poter creare la pennellata dell’assist o del gol. In questa nuova zona di campo, coperti da due scudieri a centrocampo e dai tre difensori centrali, possono probabilmente anche prendersi la libertà di giocarsi l’uno contro uno senza essere subito affogati dal raddoppio difensivo ed una volta saltato il diretto avversario, quasi sempre un centrocampista e non un arcigno marcatore, avere lo sguardo verso la porta per l’assist o la conclusione.

E’ certamente presto per dire se sia solamente una necessità del momento o una nuova tendenza, ma spesso le piccole rivoluzioni nascono in provincia, come abbiamo visto con Pirlo a Brescia. Ed allora perché non seguirne l’evoluzione?

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – CROTONE = 2 – 1

Per tutta la settimana la società, il tecnico e la città hanno chiesto alla squadra una reazione dopo il disastro di Napoli e, almeno fino al gol subito, la risposta c’è stata ed è stata piuttosto convincente. La Fiorentina ha conquistato i tre punti attraverso il gioco, con due gol di pregevole fattura e con alcune prestazioni individuali di livello: peccato per l’ennesimo gol subito e per aver ancora una volta dimostrato di non saper chiudere le partite senza soffrire. Ecco dunque tre punti di fondamentale importanza non solo dal punto di vista psicologico, ma anche aritmetico: i viola girano dunque a 21 punti, in linea con una salvezza abbastanza tranquilla (credo infatti che la quota per non scendere di categoria non sarà oltre i 37 punti) ed anche un pareggio venerdì prossimo a Torino contro i granata, permetterebbe di mantenere la zona caldissima a distanza di sicurezza. Speriamo di riuscire a dare continuità per poter lavorare con maggiore serenità e tranquillità.

IL BUONO

  • Castrovilli: di gran lunga il migliore in campo. Torna ad incantare i tifosi viola grazie alle sue serpentine mai banali. Corre, rincorre, recupera palla, dribbla, lancia, serve assist, calcia in porta. Decisivo in entrambi i gol, la Fiorentina ritrova l’unico giocatore che in rosa ha quel cambio di passo in grado di “strappare” per ribaltare l’azione da difensiva ad offensiva. Sbaglia qualche rifinitura di troppo, ma si danna l’anima e diventa il punto di riferimento per tutti. Calciatore ritrovato.
  • Bonaventura: tanto atteso, tanto cercato, finalmente trovato! Jack segna un gol strepitoso utile a sbloccare una partita fino a quel momento piuttosto complicata. Abituato ad andare in rete con un discreta continuità, Bonaventura finalmente si è sbloccato con una tiro al volo dal limite dell’area e da lì in poi è sembrato un altro. Oltre alle giocate intelligenti offensivamente, ha recuperato decine di palloni rigiocandoli sempre con grande perizia. Con lui e Castrovilli che si alternano accanto ad Amrabat, anche il gioco sgorga meglio e la squadra sembra più ficcante. Strada tracciata, continuiamo a percorrerla!
  • Vlahovic: non c’è niente da fare, con Prandelli è un altro calciatore. Nel secondo tempo sbaglia un paio di occasioni clamorose in contropiede per chiudere la partita, ma anche stasera segna al termine di una bellissima azione. Da quando il tecnico di Orzinuovi gli ha dato fiducia illimitata, segna con buona continuità ed è dentro il gioco della squadra. Ha già superato il numero di gol dello scorso anno e punta tranquillamente alla doppia cifra. Che sia finalmente sbocciato ?
  • Ribery: diciamo subito che non sopporto il suo continuo lamentìo e l’allargare le braccia ogni volta che il passaggio non è preciso, ma la gara giocata contro il Crotone è finalmente all’altezza della sua fama. Non precisissimo nei dribbling, disegna però un assist meraviglioso per Vlahovic e rincorre ogni avversario fino allo sfinimento. Da solo tiene impegnato la difesa avversaria e gioca un’infinità di palloni: solo perchè è il Crotone oppure sta ritrovando voglia e condizione? Comunque sia, promosso a pieni voti.
  • Messias: la sua storia è un inno alla voglia di non mollare mai. L’attaccante del Crotone ancora nel 2018 giocava in Serie D, adesso se i calabresi hanno qualche speranza di rimanere nella massima serie devono attaccarsi a lui ed alle sue invenzioni. Salta fisso Igor, calcia benissimo da fermo, gioca sempre senza palla. Se i calabresi non si salveranno, spero di vederlo comunque ancora in Serie A!

IL BRUTTO

  • Igor: ammonito dopo appena tre minuti, gioca una partita piena di errori. Mai sicuro in marcatura, sbaglia spesso anche la giocata in uscita e non risulta mai sicuro tanto che Prandelli gli preferisce Martinez Quarta dopo pochi minuti della ripresa. A Torino un turno di riposo?
  • Biraghi: dopo una prima parte di campionato in cui ci aveva fatto gridare al miracolo, la cura Conte probabilmente ha smarrito gli effetti. Pasticcia in ogni situazione, crossa male sia in movimento che con palla da fermo, commette falli evitabilissimi. Probabilmente la mancanza di un esterno a destra su cui poter appoggiare il gioco, sovraccarica Biraghi di palloni da giocare, ma ogni tanto si potrebbe comunque far meglio. Speriamo sia solamente un periodo di appannamento.
  • Caceres: potrei fare copia ed incolla con il commento precedente su Biraghi, ma l’uruguagio si macchia anche della disattenzione in marcatura su Simy in occasione del gol calabrese. Sembra che Caceres quando non gioca con le prime della classe, non trovi quella voglia, quell’attenzione e quella grinta che invece fanno di lui un perno contro le grandi. Un esterno meglio di lui non si riesce proprio a trovare?
  • Dragowski: dopo la prova di Napoli in cui aveva subito 6 gol con solamente 7 tiri nello specchio, anche stavolta non brilla. Mai sicuro in uscita, il Crotone sembra quasi scegliere scientificamente il cross dentro l’area piccola, dove il polacco non prova mai ad uscire. Dopo che su Reca rischia la frittata, resta fermo sulla linea di porta in occasione del cross di Pereira e si accartoccia malamente sul colpo di testa di Simy subendo un gol evitabile. Da un paio di settimane sembra involuto e meno sicuro: speriamo torni presto a volare come nella prima parte di stagione!

Ci vediamo domani su YouTube per l’approfondimento tattico con Portobello !!!