I nonni

Negli ultimi giorni ha fatto scalpore una notizia in merito all’utilizzo del bonus baby sitter. Il Governo Conte 2 per fronteggiare la pandemia ha fatto spesso ricorso all’introduzione di bonus alcuni dei quali certamente discutibili (come il bonus monopattino o il bonus bici), altri invece assolutamente condivisibili come il bonus vacanze oppure proprio il bonus baby sitter.  Nato nella fase del lockdown dovuto alla prima ondata per affrontare le spese che le famiglie dovevano sostenere a fronte della chiusura delle scuole, poteva raggiungere l’importo massimo di 1.200 euro per pagare quelle persone che accudivano i bambini durante le ore in cui i genitori lavoravano.

Il bonus è stato largamente utilizzato visto che più di 700.000 famiglie lo hanno richiesto, ma quello che ha sorpreso molti è la destinazione d’uso di tale bonus. A quasi un anno di distanza, i dati raccontano che quasi i due terzi dei percettori sono risultati i nonni! Il 61% delle persone pagate con il bonus infatti, hanno più di 60 anni e sono dunque i nonni dei bambini che si sono ritrovati da un giorno all’altro a casa a confrontarsi con la didattica a distanza, la chiusura delle attività sportive, la mancanza dei rapporti sociali.

Ancora una volta trovo che il clamore della notizia sia dettata dalla distanza che i commentatori hanno dalla vita reale. Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, i nonni sono spessissimo il vero welfare state, lo stato sociale della società contemporanea. Con contratti di lavoro sempre più precari, orari sempre più flessibili, aperture domenicali ormai pressoché scontate, i genitori di oggi devono per forza rivolgersi ai propri cari per farsi aiutare nella cura dei bambini. E la collaborazione intergenerazionale, certamente rafforzata dalla pandemia, era già presente e lo sarà di nuovo anche nei periodi in cui la scuola è aperta e tutte le altre attività collaterali funzionano. Per non parlare poi delle situazioni in cui i nonni aiutano anche economicamente i propri figli e nipoti fiaccati da lavori intermittenti, rate di mutuo divenute troppo alte dalla crisi economica, asili nido privati i cui costi non sono sostenibili.

La sempre maggior importanza dei nonni nella cura dei bambini, apre poi anche problemi e contraddizioni relazionali che sono gestibili solo in un leale rapporto di collaborazione. E’ ingiusto, oltre che sbagliato, chiedere ai nonni di educare i propri figli! Tale idea è profondamente ingiusta perché da una parte suona come una mancata presa di coscienza nei confronti del ruolo dei genitori, e dall’altra priva i nonni di uno dei piaceri della vita, il diritto a viziare i propri nipotini. Il ruolo di educatori, i nonni lo hanno già interpretato, nel giusto e nello sbagliato, nei nostri confronti… non spetta dunque più a loro educare alla vita! Adesso per loro si apre quella meravigliosa fase in cui si può accompagnare per mano i sogni dei propri nipoti cercando di tramandare, grazie alla propria esperienza di vita, dei piccoli insegnamenti che i bambini non vogliono sentirsi impartire dai genitori. Quegli splendidi momenti in cui una parola, un’esperienza, un gelato insieme, segna per sempre la vita dei propri nipoti grazie a ricordi che rimarranno indelebili nei loro cuori.

E voi vorreste annacquare tutto questo con precetti, regole e punizioni? Non scherziamo per favore… per quello ci sono il babbo e la mamma!!

Diario di un cassintegrato (parte ottava)

Ci sono delle persone che hanno un dono: chi è un talento a praticare uno sport, chi venderebbe il ghiaccio ad un esquimese, chi ha l’arte della pittura, della recitazione o magari della comicità. Poi ci sono invece quelle persone che riescono a farsi voler bene da tutti trovando sempre il momento giusto per dire le cose o, perché no, il modo giusto di farlo. Ecco, se il buon Dio ha la capacità di elargire tale modo di fare, qualcuno al lavoro da me, quel giorno era assente.

Solitamente durante le feste natalizie le persone non solo cercano di ricaricare le batterie in modo da ricominciare il nuovo anno con uno slancio diverso, ma spesso si contornano degli affetti più cari per ritrovare quella serenità che le difficoltà di ogni giorno tende a minare. In questo 2020 se c’è un settore della vita che certamente non ha aiutato la tranquillità delle persone (oltre a quello sanitario) è quello del lavoro, soprattutto per persone come me che sono state messe in cassa integrazione o, peggio ancora, hanno perduto il posto. Ed allora quale miglior momento di comunicare che la tua cassa integrazione, che già va avanti da quasi due mesi, proseguirà fino a dopo Befana se non all’interno del messaggio di auguri di buon natale? Quale momento più fecondo per farti passare le festività natalizie con serenità ed allegria? Certo che bisogna proprio impegnarsi per non arrabbiarsi…ed io mi sono impegnato e dunque guardo e passo avanti!!!

La notizia del momento, questa sì meravigliosa, è infatti l’arrivo del vaccino. Finalmente, dopo mesi passati senza riuscire a vedere mai la luce in fondo al tunnel, le prime dosi sono arrivate e la campagna vaccinale ha avuto inizio il 27 dicembre in tutta Europa. Mettendo un attimo da parte il fatto che credo che il vaccino dovrebbe essere obbligatorio (lo ha detto perfino mio figlio di 9 anni mentre eravamo a tavola!!!), spero che adesso ci sia una campagna di sensibilizzazione e di informazione degna di questo nome che faccia capire a tutti che il vaccino è importante, sicuro e gratuito. Se vogliamo tornare alla normalità di un abbraccio, di un viaggio, di un concerto, di una partita allo stadio, non esiste altra strada che la vaccinazione di massa!! Non voglio mai più vivere un natale in cui mio figlio, ebbro di gioia per un regalo, prova a correre verso il nonno ma a pochi passi di distanza si ferma e dice: “nonno grazie, sono contentissimo ma purtroppo non ti posso abbracciare”. Ho appena passato un natale seguendo tutte le regole che mi sono state imposte, ma con una tristezza infinita nel cuore per aver dovuto smembrare la famiglia in più tronconi, tristezza che potrà essere cancellata solamente con il ritorno alla normalità.

Chiudo questo nuovo appuntamento, con il consueto consiglio che stavolta torna ad essere un libro. Le festività servono spesso anche a dedicarsi a quelle passioni che la vita frenetica di ogni giorno non ci permette di coltivare, ed allora troviamo un po’ di tempo per una buona lettura! Io durante queste feste mi sono immerso nuovamente in una raccolta di racconti che per un amante di Firenze non può mancare dalla propria libreria. “Fiorentini per sempre”, curato da Paolo Mugnai, contiene anche il mio primo racconto “Arno, specchio di ricordi”: visto che ormai natale è passato, nella calza della befana potreste infilarci un bel libro che parla di Firenze, questa splendida città di cui siamo follemente innamorati!

Alla prossima puntata!