Appunti viola dal “Teatro dei Sogni”

L’amichevole di maggior prestigio del precampionato viola regala risposte incoraggianti e buone sensazioni. La Fiorentina di Stefano Pioli, di fronte ad uno dei team europei con la maggior capacità di spesa, seppur in crisi ormai da anni, tiene benissimo il campo e dimostra un’interessante crescita dal punto di vista fisico, del gioco e soprattutto di personalità. Il nuovo corso sembra finora aver colpito nel segno, con una compagine che ribatte colpo su colpo agli avversari e non si perde d’animo alla prima difficoltà.

Il protagonista della contesa però, non poteva che essere David De Gea, portiere per più di 10 stagioni del Manchester United lasciato poi svincolare per puntare su Onana (a proposito di direttori sportivi particolari) ed ora colonna portante dei colori viola. L’estremo difensore spagnolo è stato omaggiato da tutto lo stadio e dagli ex compagni ma poi ha pensato bene di compiere un paio di interventi importantissimi per mantenere la propria porta imbattuta (visto che il gol dello United non si può considerare dal momento che è clamorosamente irregolare). Come di consueto in questi articoli prestagionali, cercherò di lanciare degli spunti di riflessione su ciò che ha funzionato di più e cosa invece resta da registrare.

La formazione iniziale schierata da Pioli, con Sohm sorprendentemente subito in campo, credo sia quella più vicina alla squadra ideale in questo momento. Ma al netto degli interpreti, ciò che è piaciuto di più è stato l’atteggiamento: finalmente una Fiorentina che non si rintana nella propria metà campo in attesa dell’errore degli avversari, ma una squadra che esercita un’aggressione feroce della palla sempre molto alta. Pongracic e compagni si schierano uomo su uomo in tutte le zone del campo ed invece di contenere l’avversario per accompagnarlo in una zona dove far scattare il raddoppio, come avveniva nella scorsa stagione, vanno direttamente alla riconquista della palla rischiando talvolta anche di lasciare molto campo alle spalle. In questo i difensori viola devono cercare di trovare una chimica pressoché perfetta per non regalare praterie verso De Gea: Pongracic in particolare ha giocato una gara eccezionale rubando tempo e spazio agli avversari e riuscendo anche a far ripartire l’azione.

Con questo atteggiamento di riconquista in avanti, i centrocampisti centrali non hanno grandissimi compiti di regia ma devono soprattutto cercare di accompagnare l’azione: devono cioè trovare gli spazi giusti per ricevere palla faccia alla porta in modo da far ripartire il più velocemente possibile gli attaccanti. In questo, sia Fagioli che Sohm, devono ancora lavorare molto poiché troppo spesso vanno alla ricerca di spazi in ampiezza che intasano poi le linee di passaggio per Dodò e Gosens. La fase di ribaltamento dell’azione in avanti poi, sconta tantissimo la scarsa intesa dei due trequartisti con Kean: troppo spesso, soprattutto Dzeko e l’attaccante italiano rischiano di pestare le stesse zolle di campo mentre Gudmundsson gioca ancora troppo lontano dalla porta per riuscire a determinare. La miglior caratteristica dell’islandese infatti, è la capacità di trovare sempre lo specchio quando arriva alla conclusione, ma anche stavolta non ha mai trovato lo spazio ed il tempo per il tiro.

Detto di un Pongracic migliore in campo, voglio però sottolineare la prova di altri due calciatori viola, Sohm e Kouadio. Il primo, buttato nella mischia tra i titolari dopo poco più di 24 ore dall’arrivo in ritiro, ha dimostrato personalità e capacità di adattamento. Ancora deve capire i meccanismi soprattutto in fase di possesso palla oltre a dover conoscere il compagno di reparto Fagioli, ma ha fatto vedere subito di non aver paura dei grandi palcoscenici e di avere una grande intelligenza tattica che lo ha supportato in un ambiente nuovo. Ancora più sorprendente è stato il giovanissimo Kouadio: buttato nella mischia dopo poco più di mezz’ora per un problema accusato da Comuzzo, quindi praticamente senza riscaldamento, non ha sofferto minimamente né l’ambiente né gli avversari. Sempre pulito negli interventi, pronto anche a ripartire in zona offensiva, ha dimostrato ancora una volta che i giovani bravi ci sono e vanno fatti giocare!! Da questo punto di vista, un plauso anche a Pioli che, invece di inserire Pablo Marì spostando Pongracic da braccetto, ha dimostrato che quando si lavora bene sulle coppie di giocatori, l’età non conta; dopo Kayode e Comuzzo un’altra gemma pronta a sbocciare?

Unica pecca della gara e della tournèe inglese è la fatica che la Fiorentina continua ad avere nel trovare la via della rete: anche nella gara odierna, Kean ha avuto un paio di occasioni importanti, mentre come detto sia Dzeko che Gudmundsson non hanno mai tirato in porta. Tolto un tiro al volo di Gosens ribattuto dall’islandese, la traversa di Sohm ed un paio di tiracci di Fagioli, i viola non hanno mai impensierito la porta avversaria. Questo credo sia il problema più urgente da risolvere!!

A voi per i commenti!!

Capolavoro Tattico di Palladino: La Fiorentina Surclassa l’Inter

Una Fiorentina perfetta.

Nella serata in cui nessuno se lo aspettava (a parte il mitico Gianluigi), i viola tirano fuori una prestazione maiuscola e battono l’Inter senza praticamente mai subire un tiro in porta. Con una rosa decimata da mercato ed infortuni, nella prosecuzione del maledetto 1 dicembre, Raffaele Palladino compie un vero e proprio capolavoro tattico e mette al tappeto un Simone Inzaghi che esce invece fortemente ridimensionato dal confronto diretto. In una partita in cui i nerazzurri non sono mai riusciti a trovare spazi in cui infilarsi, che senso ha chiudere la contesa con ben 4 punte centrali in campo? Sarà affare loro ma mi sembra ci abbia capito proprio pochino….

Chi invece ha letto perfettamente la situazione in cui si trovava la propria squadra, il momento non proprio scintillante degli avversari e trovato il modo di bloccare ed inaridire le fonti del gioco nerazzurro, è stato indubbiamente mister Palladino. Il tecnico campano ha schierato una Fiorentina molto compatta, stretta e corta, con tre difensori bloccati (Pongracic, Ranieri e Comuzzo), oltre a due stantuffi come Dodò e Gosens che hanno arginato perfettamente gli esterni avversari e sono ripartiti fulmineamente negli spazi trovati alle spalle di Dumfries e Carlos Augusto o Dimarco. I due centrali di centrocampo poi, Richardson e Mandragora, non hanno mai dato agli avversari la luce per verticalizzare verso la porta e Parisi si è sfiancato in un lavoro di raccordo che lo vedeva sempre pronto a raddoppiare ora esternamente ora centralmente. A questa fase difensiva poi, si è aggiunto il maratoneta Beltran, chiamato ancora una volta agli straordinari, e Moise Kean che, oltre ad aver segnato una doppietta che ci resterà negli occhi e nel cuore per anni, si è battuto contro i tre difensori centrali avversari non solamente in area di rigore ma anche in mezzo al campo come in occasione del magnifico assist sprecato da Dodò quando ancora la partita era ferma sullo 0-0. La Fiorentina poi, oltre ad inaridire le fonti di gioco nerazzurre e chiudere tutte le possibili linee di passaggio, è stata chirurgica nel ripartire e nel trovare la via della rete in ogni occasione creata: dapprima su palla inattiva con il secondo assist consecutivo di Madragora stavolta per capitan Ranieri e poi con una doppietta di uno dei più grandi scippi del calciomercato moderno. Quel Moise Kean che, arrivato tra la contrarietà di molti (anche del sottoscritto), adesso veleggia a quota 15 reti e si può prendere anche la libertà di prendere in giro nel dopopartita chi in passato non ha avuto fiducia in lui.

E’ stata la serata di molti calciatori, alcuni dei quali menzionerò in seguito, ma è stata soprattutto la serata della squadra, del gruppo viola nella sua più alta rappresentazione di sé: i calciatori impiegati (12 contati più Caprini appena preso dalla primavera), si sono aiutati, confortati, abbracciati, consigliati, sostenuti. Una dimostrazione plastica di ciò che Palladino, Pradè e tutta la società hanno voluto fare nelle due sessioni di mercato di questa stagione. Una vera e propria rivoluzione iniziata in estate e terminata pochi giorni fa che ha portato a stravolgere completamente un gruppo di calciatori che probabilmente aveva dato tutto e forse pensava di poter vivere rendite di posizioni che nel calcio non possono e non devono esistere. Ecco perché, se guardiamo bene, della rosa della scorsa stagione sono rimasti solamente Mandragora, Ranieri, Dodò, Beltran, Comuzzo e Parisi con questi ultimi due scarsamente impiegati da Italiano. Non voglio dire che siano state fatte fuori le mele marce o che siano stati tagliati i rami secchi, ma più semplicemente che si era chiuso un ciclo ed invece di vivacchiare finalmente la Fiorentina ha fatto scelte nette e riconoscibili. Giusto? Sbagliato? Lo dirà il campo ma almeno la direzione è stata tracciata e stavolta la società ha lavorato di comune accordo con un allenatore il cui gioco non riempirà gli occhi, ma porta punti (per adesso soprattutto con le grandi).

Se dovessi segnalare i migliori dell’impresa contro l’Inter avrei paura di dimenticarmi qualcuno ed allora scelgo semplicemente di sottolineare la prova di alcuni tra quei calciatori meno reclamizzati, meno chiacchierati, meno sponsorizzati. Io trovo che la gara giocata da Pongracic ieri sera sia da stropicciarsi gli occhi: dopo un periodo di ambientamento condito forse da troppe aspettative e certamente da troppi infortuni, il difensore ex Lecce sta inanellando prove ottime sia nella difesa a tre che in quella quattro. Questo a riprova del fatto che un calciatore può trovarsi meglio in uno schieramento anziché in un altro, ma può e deve essere pronto ad interpretare più moduli. Pongracic ha lasciato solamente le briciole, aiutato da Comuzzo e Ranieri, ad uno dei migliori attacchi del campionato senza nemmeno dover usare le maniere forti, a dimostrazione del fatto che i cartellini rossi e gialli di inizio stagione erano soprattutto il frutto del ritardo di condizione atletica. Ma invece vogliamo parlare del calciatore con il procuratore più simpatico del pianeta? Fabiano Parisi ha corso per tre, ha giocato in un ruolo non suo, ha badato più a difendere che ad attaccare. Spesso ritrovatosi a fare la mezz’ala, non ha esitato davanti a quello che viene considerato da molti uno dei migliori centrocampo d’Europa: una gara piena di cose utili ed intelligenti che dimostra ancora una volta che i procuratori dovrebbero parlare meno e pensare di più agli interessi dei propri assistiti. Ma chi in mezzo al campo ha svettato per intelligenza tattica, voglia, grinta e tempi di gioco, è stato Rolando Mandragora; accanto ad un finalmente convincente Richardson, Mandragora ha disegnato un altro assist da palla ferma per il gol di Ranieri e poi ha fatto a sportellate con tutti gli avversari sempre a testa alta e senza paura. Nel deserto del centrocampo viola delle ultime settimane, Mandragora ha tirato fuori prestazioni eccellenti dopo un periodo in cui era rimasto nel dimenticatoio. Complimenti ad un professionista vero, un uomo che sa stare al suo posto, sa fare gruppo ed è sempre pronto ad entrare in campo per fare la sua parte.

Finiti i festeggiamenti, tra 72 ore siamo di nuovo in campo a San Siro contro l’Inter per giocare una partita in cui i nerazzurri hanno tutto da perdere. Intanto la Fiorentina è di nuovo una squadra pronta a giocarsela con tutti e questo mi basta ed avanza!

Il buono, il brutto, il cattivo

LAZIO – FIORENTINA = 1 – 2  

Una vittoria dai tanti significati.

La Fiorentina torna dall’Olimpico con tre punti di platino che rilanciano le ambizioni (quante volte abbiamo sentito questa parola negli ultimi mesi?) in campionato. Al termine di una partita i cui ultimi 25 minuti sono durati un’eternità, i viola scavalcano nuovamente Bologna e Milan e rimettono ad una distanza di 6 punti la Roma di Ranieri che si era rifatta minacciosamente sotto. Oltre che per la classifica però, la vittoria è fondamentale anche per come è arrivata e per come sono stati interpretati i 90 minuti: se nel primo tempo la Fiorentina è stata bellissima, scintillante, capace di gestire i singoli momenti della gara, nella ripresa i viola hanno praticamente smesso di giocare, abbassandosi troppo. I due esterni di centrocampo, Folorunsho da una parte e Beltran dall’altra, sono diventati terzini aggiunti, Mandragora (ottima la sua prova) si è schiacciato sulla coppia difensiva ed anche Adli non è più riuscito a far ripartire il gioco. In questo modo, la ripresa è diventata un’agonia soprattutto quando i viola hanno fatto le sostituzioni: Richardson ha dimostrato ancora una volta di non avere né il passo né la personalità per giocare determinate partite, Sottil non ha ricevuto palloni giocabili ed il solo Comuzzo ha aggiunto qualcosa, un qualcosa che però se da una parte ha regalato solidità difensiva, dall’altra ha arretrato ancora più il baricentro della squadra.

Già perché la formazione iniziale di Palladino ha riservato quelle sorprese che Firenze aspettava da tempo: il rilancio di un ottimo Pongracic che ha marcato, lottato, a tratti dominato la fase difensiva, un centrocampo più muscolare che grazie alla contemporanea presenza di Mandragora e Folorunsho ha finalmente permesso ai due terzini di tornare a volare in sovrapposizione (fantastici i due assist forniti da Dodò e Gosens in occasione delle reti), il rilancio di Gudmundsson che nel primo tempo ha regalato perle tecniche d’alta scuola e che, se solo fosse stato più fortunato, avrebbe segnato in rovesciata un gol da antologia. Tutto questo però, è potuto accadere certamente per la fisicità, l’abnegazione e l’intelligenza tattica di Folorunsho, ma soprattutto per la partita da todocampista di Beltran. Se una cosa abbiamo imparato da questo ragazzo, è che non solo non è un centravanti, ma probabilmente non ha nemmeno un ruolo e questo nel calcio di Palladino sta diventando la sua fortuna…. Se riavvolgete il nastro a questa estate, credo nessuno avrebbe scommesso sulla titolarità, anzi sull’imprescindibilità dell’argentino proprio perché segnava troppo poco per essere annoverato tra gli attaccanti ed aveva davanti Gudmundsson in quello che tutti pensavamo fosse il suo ruolo. Ed allora Lucas che ha fatto? Si è lamentato dell’arrivo dell’islandese? Ha forzato la mano per fare scelte diverse? Tutto il contrario!! Semplicemente ha fatto il professionista, mettendosi a disposizione e dimostrando in campo che lui giocherebbe davvero anche in porta pur di giocare!! In questo inizio di stagione, Beltran ha fatto l’attaccante, il trequartista, l’esterno di centrocampo ed anche la mezz’ala o a tratti il terzino. Quanti giocatori avrebbero fatto lo stesso percorso? Ecco, di giocatori così io mi innamoro perdutamente perché sono l’essenza della squadra, dello spogliatoio, dell’attaccamento alla maglia.

Ma se c’è un messaggio che è arrivato in modo più potente degli altri dalla vittoria di ieri sera, è che la squadra (o almeno il gruppo dei calciatori che gioca) è con il proprio allenatore senza se e senza ma. Quanto sarebbe stato semplice ieri sera far fuori il proprio allenatore giocando al piccolo trotto senza lottare? Ed invece no, tutt’altro!! Certamente la prestazione di ieri sera è criticabile sotto vari aspetti, ma non sotto il punto di vista della volontà, della grinta, dell’attaccamento. Anche i calciatori fino ad oggi meno impiegati, come Pongracic, hanno dimostrato di volere bene al proprio allenatore ed alla propria squadra tirando fuori una prestazione maiuscola che rafforza enormemente la posizione di Palladino.

Ed allora, per il bene della Fiorentina, da qui in avanti tutti con Palladino!! Senza però doversi tappare la bocca se qualcosa non dovesse andare… Se ad esempio dico che il secondo tempo viola è stato l’anti calcio perché abbiamo smesso di giocare, non posso essere tacciato di volere il male della Fiorentina. Semplicemente sto esprimendo un mio punto di vista, soprattutto dopo un primo tempo giocato in modo eccellente, su ritmi serrati, con trame di gioco che ormai non ricordavamo più. Spero però nel contempo si sia capito che smettere di giocare con 11 giocatori sotto la linea della palla non è proprio un’idea grandiosa….

Restano dunque tre punti fondamentali, resta la prova maiuscola di tanti singoli, resta una rosa da potenziare ed allargare; ma resta soprattutto una dimostrazione di attaccamento all’allenatore di cui tutti dovremo far tesoro da qui alla fine della stagione.

IL BUONO

  • Beltran: ho già detto quasi tutto nel pezzo ma quel che manca è sottolineare l’importanza della rete di testa che è la ciliegina in un’azione di squadra bellissima. Un altro argentino di cui innamorarsi.
  • Pongracic: bocciato da quasi tutti troppo frettolosamente, torna in campo contro una delle squadre offensivamente più pericolose del campionato. Nonostante ciò si batte con grande forza e precisione. Annulla Castellanos e fa saltare i nervi a quasi tutti gli attaccanti laziali. Ora ci siamo Marin!!
  • Folorunsho: fisicità, grinta, applicazione, intelligenza tattica. Sembra giochi a Firenze da inizio stagione per come è già integrato nei meccanismi di Palladino: ha già capito anche i tempo di gioco di Dodò e lo dimostra in occasione del gol di Beltran quando serve perfettamente la sovrapposizione del brasiliano. Si perde come al solito quando viene spostato in mezzo, ma speriamo torni presto Cataldi per non vederlo più lì. Acquisto tanto necessario quanto azzeccato.
  • Dodò: finalmente è tornato quel motorino inesauribile che nelle ultime settimane sembrava annebbiato. Stantuffa continuamente sulla fascia e serve un assist al bacio a Beltran. Adesso non fermarti più!!

IL BRUTTO

  • Il secondo tempo: dopo un primo tempo giocato magnificamente, la Fiorentina ha smesso completamente di giocare. Vero che la Lazio ha cambiato marcia con l’ingresso di Rovella, vero anche che la reazione dei padroni di casa è stata veemente, ma i ragazzi di Palladino hanno completamente smesso di giocare rinunciando a qualunque sortita offensiva. Così si rischia di buttare via punti preziosi!!

A voi per i commenti!!

Fiorentina vs Puskàs Academy: la chance per la Conference League

Dopo che la stagione ufficiale viola si è aperta con il pareggio in casa della neopromossa Parma, adesso la Fiorentina si trova di fronte al primo confronto stagionale decisivo. Se infatti al Tardini si è disputata solamente la prima tappa di un percorso che dura 38 gare, tra domani e giovedì prossimo ci si gioca l’accesso alla fase a gironi della Conference League, e con esso la possibilità di ripercorrere per il terzo anno di fila una cavalcata europea si spera con un esito finalmente diverso.

Contro la squadra di Pecchia, candidata a mio avviso ad essere una possibile sorpresa del campionato per il modo di giocare, la qualità tecnica e tattica di alcuni interpreti come Man, Bernabè e Circati e per la continuità che la società ha deciso di dare all’intelaiatura di squadra, la Fiorentina ha giocato una gara semplicemente ingiudicabile. La compagine di Palladino è infatti un cantiere in costruzione come mai si era visto negli ultimi anni: se a Vincenzo Italiano la società aveva sempre dato una squadra incompleta nelle alternative alla prima di campionato, l’ex mister del Monza è stato decisamente più sfortunato. Quando una squadra di Serie A si trova a dover giocare gli ultimi minuti con una difesa a tre composta da Amrabat Kayode e Biraghi ed una coppia di centrocampisti come Bianco ed Ikonè di cosa vogliamo parlare? Se poi a ciò si aggiunge la disgrazia di dover vedere ancora titolari calciatori tecnicamente inadatti alla massima serie come Kouamè, tutto diventa maledettamente difficile: niente da dire sull’impegno, sulla fisicità, sul colpo di testa, ma le due occasioni sprecate nel primo tempo per i lanci maldestri dell’attaccante ex Sestese fanno ancora sanguinare gli occhi. La squadra, nel momento in cui scrivo, invece di rinforzarsi ha acuito i problemi che già dalla scorsa stagione conoscevamo: mancanza di leadership in difesa ed in mezzo al campo oltre all’atavica assenza di qualità tecnica che spesso non permette agli attaccanti di essere messi nelle giuste condizioni di battere a rete.

A Parma abbiamo visto una formazione che farebbe fatica ad arrivare nella colonna sinistra della classifica, ma anche una squadra visibilmente appesantita dai carichi di lavoro di mister Palladino. Per stessa ammissione di alcuni viola come Biraghi e Sottil, la preparazione è stata decisamente più dura rispetto al passato e la prima di campionato ha confermato tutto ciò, con una squadra che è riuscita mantenere le giuste distanze solamente per i primi venti minuti allungandosi poi per lasciare spazi invitanti agli avversari. L’assoluta mancanza di aiuto dal mercato a centrocampo ed in difesa (visto che Pongracic ha sostituito Milenkovic e non è un calciatore in più), ha fatto il resto. Mentre scrivo stiamo vendendo, per l’ennesima volta, il miglior calciatore della rosa alla Juventus, senza nel frattempo aver rinforzato la rosa dove più era necessario. Il primo di luglio abbiamo lasciato andare a scadenza Bonaventura, Castrovilli e Duncan oltre a restituire Lopez ed Arthur a Sassuolo e Juventus ed a poco più di una settimana dalla fine del mercato dobbiamo sperare che Amrabaat resti a Firenze per avere qualcuno da affiancare a Mandragora. Non solo, ma è arrivato un tecnico che ha fin da subito detto che avrebbe giocato con tre difensori centrali e, dopo quasi due mesi di mercato, ci presentiamo alla prima di campionato con Quarta appena rientrato dalle vacanze, un giovane alla prima apparizione da titolare in Serie A ed un difensore che non ha mai fatto il perno centrale in carriera.

Mentre tutti siamo in attesa di risolvere i capricci di calciatori mocciosi che si rifiutano di giocare con le rispettive squadre (da Nico a Lookman, da Koopmeiners a Oshimen), la Fiorentina domani si trova ad affrontare la Puskàs Academy, compagine del cuore di un governo non certo tra i più illuminati d’Europa, paese in cui i diritti civili sono spesso vissuti come un peso. Che Fiorentina vedremo? Quali calciatori ci aspettiamo? Spero innanzitutto di vedere a che punto è Lucas Beltran, un giocatore il cui reale valore ancora non abbiamo compreso, così come spero di poter vedere Richardson, l’unico volto nuovo tutto da scoprire in mezzo al campo. Dietro sarà nuovamente la volta di Pongracic, domenica squalificato, affiancato però da Ranieri che a Parma ha scontato un turno di sospensione. Chi dei due sarà il centrale dei tre difensori? Ma soprattutto dietro potrebbe essere la prima di De Gea, portiere dal passato luminoso ma fermo ormai da 14 mesi….sarà lui il titolare della nuova Fiorentina?

Sarà infine la prima volta in cui saremo costretti ad assistere ad una gara della Fiorentina dalla curva Ferrovia, quella che negli ultimi anni era stata caratterizzata dal tifo meno caldo o dalle promozioni per le famiglie e le scuole calcio. Farà certamente un effetto strano, ma sono sicuro che l’amore per la maglia viola, già ampiamente dimostrato dai 3000 che hanno sostenuto incessantemente la squadra al Tardini, saprà superare anche questa difficoltà.

La tournèe viola: il paziente inglese

Un altro periodo di preparazione è passato, la Fiorentina ha messo minuti importanti nelle gambe grazie ad un lavoro meno faticoso con il clima più fresco rispetto al Viola Park (Rocco non ti arrabbiare lo ha detto Sottil), si iniziano dunque ad avere indicazioni più importanti sia dal punto di vista tattico che tecnico. Purtroppo i punti di domanda sono ancora troppi visto che i nazionali devono ancora rientrare o sono appena arrivati dai rispettivi impegni, le cessioni sono state molte ed il mercato in entrata è ancora in alto mare per responsabilità di cui abbiamo parlato più volte su queste pagine. A tutto ciò si aggiungono le prove talvolta disarmanti da parte di alcuni calciatori, come Terracciano e Kouamè, che nella scorsa stagione erano stati tra i perni della gestione di Vincenzo Italiano. In Inghilterra i viola hanno giocato tre partite, senza vincerne una, con tantissimi cambi di formazione e sostituzioni anche nei 90 minuti stessi: nonostante ciò, possiamo iniziare a tratteggiare le differenze tra il calcio di Palladino e quello di Italiano, e provare a dare qualche giudizio sui calciatori che si sono distinti in negativo o in positivo in questo primo periodo stagionale.

Come già detto nella mia analisi relativa alle idee di gioco del nuovo mister (https://ilcornerdellungo.com/2024/07/10/come-giochera-la-fiorentina-di-palladino/), la nuova Fiorentina che sta nascendo ha diverse novità dal punto di vista tattico e di interpretazione di gioco. La più netta inversione di tendenza è certamente quella della disposizione difensiva con tre centrali e due esterni a tutta fascia che si scambiano spesso di ruolo. Non di rado abbiamo visto Kayode e Biraghi, più volte schierati come braccetti tra i tre difensori, invertirsi di ruolo con Dodò e Parisi con sovrapposizioni esterne o interne, altra novità rispetto al calcio di Italiano. La linea difensiva poi, gioca diversi metri dietra la linea di metà campo e tiene maggiormente la marcatura sull’uomo anziché scommettere sulle marcature preventive studiando la propria zona e la posizione della palla. Quella difensiva è dunque un’interpretazione più conservativa con un possesso palla che comincia più indietro rispetto al passato: il portiere viene a tutti gli effetti inserito tra i calciatori di movimento e questo ha creato più di un problema sia a Terracciano che a Christensen. L’altra grande novità poi, sta nella gestione della fase di possesso da parte dei difensori. Differentemente dalle idee di Italiano infatti, con Palladino molto spesso il primo passaggio del difensore non và alla ricerca dell’ampiezza in orizzontale o del centrocampista centrale, ma punta decisamente alla conquista dello spazio in avanti. Soprattutto quando imposta Pongracic, l’idea è quella di andare a cercare gli attaccanti o gli esterni offensivi per andare poi ad accompagnare l’azione offensiva con più uomini che giochino faccia alla porta. Sia i due esterni di centrocampo che i due trequartisti sono i calciatori che si inseriscono per cercare lo spazio libero alle spalle delle linee difensive avversarie, per andare a giocarsi l’uno contro uno o per giocare palla in verticale sull’attaccante centrale. Una rivoluzione copernicana rispetto alla gestione spesso orizzontale fatta di ricerca di ampiezza del campo delle ultime stagioni.

Tutto ciò però resta in stato embrionale perché, nel momento in cui scrivo, Palladino ha a disposizione un solo centrocampista sicuro di fare quel ruolo quest’anno, cioè Rolando Mandragora. Il resto è il buio: si sta cercando di adattare, con risultati alterni, Barak mentre Amatucci è già partito per un nuovo prestito, Infantino non gioca mai e Bianco non si è ancora capito che pesce sia. Ecco perché ad oggi è ancora molto difficile capire realmente il peso del lavoro di Palladino.

Ciò che resta però, anche in questa tournèe è l’amore dei tifosi, come il nostro amico Steven che era presente anche per queste amichevoli: un vero eroe!

Per i primi giudizi su alcuni calciatori viola, andate sotto la foto…….

KEAN: l’acquisto da me più volte criticato è stata certamente una delle note più liete della tournèe inglese. Anche lui ha una grande intimità con i pali, ma adesso sembra che la mira stia migliorando. Oltre alle reti, ha anche impegnato più volte i portieri avversari, ha lottato, sgomitato, si è acceso in maniera importante più volte. Oltre a ciò, ha dimostrato anche una buona duttilità facendo vedere che può giocare indifferentemente sia da punta centrale che da trequartista esterno. Vai Moise che aspetto solo di essere smentito!

DODO’: uno dei più in forma, certamente aiutato dalla stazza, sembra finalmente tornato quello di cui tutta Firenze si era innamorata. Corse a perdifiato sulla fascia, ripiegamenti difensivi intelligenti, cross interessanti e ieri anche un gol. Dodosessuale.

KAYODE: seppur impiegato quasi sempre come braccetto difensivo, il giovane viola ha mostrato grande duttilità e voglia di apprendere. Pur dovendo frenare la propria esuberanza ha giocato buone gare, attente e concentrate. Non azzardatevi a venderlo!

PONGRACIC: piace tantissimo la sua capacità di impostare la manovra. Sia con palla bassa che alta, trova sempre la soluzione giusta per giocare la palla in verticale sui piedi dei propri compagni. Peccato che le sue indecisioni costino due reti alla squadra viola. Crescerà.

BARAK: reinventato da Palladino nei due di centrocampo soprattutto per necessità, mette in mostra ottime doti tecniche e capacità di giocare la palla di prima. La fase difensiva però, resta un grosso enigma e soprattutto quando entra in debito di ossigeno, apre un’autostrada agli avversari. Da rivedere.

BREKALO: impiegato finalmente in un ruolo più congeniale, dimostra di essere ancora un calciatore. Più dentro al campo (come giocava anche a Torino) anziché confinato sulla linea laterale, torna ad essere pericoloso grazie agli assist ed anche alle conclusioni in porta. Finalmente fuori dalla naftalina.

TERRACCIANO: è ormai evidente che le richieste di Palladino di giocare maggiormente la palla con i piedi abbiano minato le sue certezze tra i pali. Resta un ottimo 12 che non esce mai, spesso prende gol sul primo palo ed adesso sembra mancare anche di serenità e reattività. A quando il titolare?

CHRISTENSEN: come si possa essere andati all’estero per prendere un estremo difensore che non ha tecnica di parata, manca di scelta di tempo in uscita e non è nemmeno un fenomeno con i piedi resta un mistero. Chi è andato a visionarlo?

KOUAME’: né carne né pesce, né attaccante né esterno offensivo, né rigorista né bomber. Maiorca ci sei ancora?

BIANCO: se non gioca titolare nemmeno quando non abbiamo centrocampisti allora mi sa che non sia all’altezza…. Altro giro, altro prestito!