Diario di un cassintegrato – parte ventiseiesima

Potevamo farci mancare questa? Assolutamente no!! Anche nella mia famiglia abbiamo avuto una positività ed allora, avendola provata sulla mia pelle, voglio raccontarvi cosa vuol dire avere qualcuno con il Covid durante le vacanze natalizie Annus Domini 2021-2022.

Grazie a genitori che hanno mandato un bambino a scuola in attesa di risposta di un tampone con il fratello in quarantena, dal 23 dicembre siamo stati chiusi in casa nonostante non sia mai arrivato il provvedimento ufficiale dell’ ASL. Nonostante questo, abbiamo seguito le regole ed abbiamo atteso i fatidici 10 giorni per poter fare il tampone molecolare che avrebbe dovuto darci nuovamente “la libertà”. Una volta effettuato il tampone però, ci è stato comunicato che il risultato sarebbe arrivato non prima di tre giorni ed allora abbiamo pensato che forse sarebbe stato preferibile fare un antigenico per avere il responso immediatamente. Tralasciando la coda, l’attesa ed il fatto che un bambino sia quasi costretto a fare due tamponi in un giorno, ci sarebbe da discutere anche sul fatto che quegli stessi tamponi che fino al giorno prima erano il massimo dell’inaffidabilita’, sono diventati per magia o meglio per una decisione politica del governatore Giani, la bocca della verità. Intendiamoci, la decisione del Presidente è stata salvifica perché altrimenti la situazione sarebbe stata ancora più ingestibile, ma il dubbio francamente resta.

Una volta accertata la positività poi, si sono aperti altri problemi non da poco! Secondo le ultime regole, i 10 giorni per l’uscita dalla positività partono dai primi sintomi (e se si è asintomatici? Mah…) e non dalla rilevazione del virus e dunque si cominciano a fare i conti per il tampone di controllo. Nel frattempo però, avendo ancora un molecolare in attesa di risultato, non è possibile fissare il nuovo tampone molecolare (gratuito) e dunque ci si affida nuovamente all’esame in farmacia al costo di 15 euro. Al di là dell’aspetto economico, resta la sensazione di un abbandono e di un’indeterminatezza allucinante. Leggi che vengono cambiate ogni giorno, un governo che crea regole che entrano in vigore però dopo più di due settimane mentre intanto il virus corre velocemente anche se picchia in modo molto più debole.

Com’era la storia di un governo che doveva dare regole certe per tutti? Vi immaginate cosa sarebbe successo se tutto questo fosse avvenuto con un esecutivo che avesse un premier diverso da Draghi? Siamo passati dal green pass al super green pass, dalle zone colorate alle chiusure selettive quando l’unica vera scelta da fare fin da subito era quella dell’obbligo vaccinale. In tanti dicono che tale decisione avrebbe dovuto passare da un governo più forte. Ma scusate, abbiamo un Presidente del Consiglio che gode della maggioranza parlamentare più ampia della storia repubblicana e non è in grado di decidere una cosa del genere? In questi giorni poi, abbiamo assistito ad un altro fatto sconcertante: si è decisa la pressoché totale obbligatorietà delle mascherine FFP2 senza prima calmierare i prezzi… Secondo voi cosa sarà successo? Provate ad indovinare…

Mascherine introvabili, prezzi alle stelle ed i nostri splendidi mezzi di comunicazione tutti in silenzio!!

Intanto però l’impennata dei contagi sta ricominciando a mietere le solite vittime. Ecco allora che lo sport dilettantistico e giovanile inizia a sospendere nuovamente le gare, i concerti continuano a slittare, gli spettacoli ad essere rinviati. Tutto questo però senza che nessuno parli di aiuti, ristori, sostegni a quei settori che più fortemente sono stati toccati dalle chiusure. Di bonus, esenzioni dai pagamenti o sovvenzioni anche solo per fare fronte alla raffica di rincari che ci stanno arrivando addosso nemmeno a parlarne!!

Qualche altro genio assoluto invece, primo tra tutti il governatore della Campania De Luca, ha già trovato la responsabile della nuova ondata… Chi sarà se non la scuola? Per l’ex sindaco di Salerno sarebbe opportuno tenere chiusi gli istituti fino all’inizio di febbraio perché la situazione è ingestibile. Fatti salvi gli inesistenti aiuti alle famiglie con bambini di cui sopra, esiste qualcuno in questo paese che pensi ogni tanto ai danni psicologici, oltre che culturali, causati ai nostri ragazzi? Ci rendiamo conto che hanno già perso quasi due anni di scuola in cui non hanno praticamente mai avuto continuità educativa ed avranno dei disturbi anche nelle relazioni sociali dovuti a questo periodo? Continuiamo ad avere un servizio di trasporto pubblico in cui tutti sono accalcati senza alcun controllo, negli uffici pubblici nessuno sa chi entra ed esce, per accedere agli stadi permettiamo file chilometriche e dovremmo chiudere solamente le scuole ed i luoghi di aggregazione? Ma prima di fare certe proposte questi amministratori azionano il cervello oppure parlano per prendere aria alla lingua?

Insomma tutto è nebuloso e la comunicazione dei nostri governanti non aiuta certo a dissipare le nubi ma tra lo stato assistenzialista che abbiamo visto nel precedente governo e quello menefreghista attuale, riusciremo mai ad averne uno che prenda decisioni chiare, nette e semplici?

Alla prossima!!!

Diario di un cassintegrato – parte ventesima

Le settimane si susseguono incessantemente. Passano le stagioni, passano le ricorrenze (ho festeggiato il secondo compleanno consecutivo in zona rossa), passano le feste comandate (nuovamente la Pasqua a casa con i bambini che non vedono nonni, zii, cugini se non per rapidissimi scambi di auguri), scorre anche con drammatica costanza il tempo senza avere prospettive di ricominciare a lavorare con continuità.

Anche stavolta infatti, si sono premurati di non farmi stancare troppo facendomi lavorare solamente il mercoledì, in modo da avere anche il tempo per recuperare le energie spese….A parte gli scherzi, la situazione inizia ad essere difficilmente digeribile per tutta una serie di ragioni. Innanzitutto perché i risultati di queste chiusure sono scarsi e si vedono molto lentamente! Se facciamo sacrifici, chiudiamo e riapriamo a singhiozzo (in realtà nel nostro settore  da ottobre non abbiamo mai nemmeno provato a ricominciare), ma i dati migliorano quasi impercettibilmente significa che c’è qualcosa che non và…o mi sbaglio?

Non voglio dilungarmi ulteriormente sulla campagna vaccinale nazionale in atto di cui ho già scritto qui, ma vorrei spendere una parola su ciò sta avvenendo in Toscana. E’ chiaro che qualcosa non abbia funzionato, perché i numeri sono le uniche cose neutrali che non possono essere interpretate faziosamente. La gestione della vaccinazione agli over 80 è stata letteralmente disastrosa tanto che la nostra regione è la penultima in tutta Italia per numero di immunizzati in questa fascia di età, ma negli settori della popolazione la Toscana è posizionata all’apice della graduatoria. Il problema però è generale ed è molto più grande della gestione Giani, che comunque deve essere assolutamente corretta: sono alcuni giorni ormai che l’Hub più grande della Toscana, quello del Mandela Forum a Firenze, è chiuso perché non ci sono dosi di vaccino da inoculare. Ed allora, caro Generale Figliuolo, abbiamo piani alternativi? Perché giustamente, e ripeto giustamente, non si riapre perché la salute viene prima di tutto, ma intanto la cassa integrazione Covid non la rinnovate, i licenziamenti dal 30 giugno vengono sbloccati (come confermato dal Premier Draghi nell’ultima conferenza stampa)….dunque cosa dovremmo fare noi operatori di quei settori chiusi da più di 1 anno in maniera pressoché continuativa?

Una piccola riflessione poi la merita anche questa benedetta zona rossa…o rossa relativa per scimmiottare il buon Tiziano Ferro. Io francamente tutta questa differenza tra la zona arancione e quella rossa non l’ho notata se non nella chiusura della società sportiva presso la quale accompagnavo mio figlio più grande. Certo, è vero, al mercato (zona all’aperto!!) sono rimasti solamente i banchi alimentari, i barbieri, i parrucchieri ed i centri estetici sono chiusi, ma le persone a giro sono realmente diminuite? E tornando ai bambini, i nostri amministratori dove pensano che vadano dopo aver fatto 8 ore di scuola? Con le società sportive chiuse, con i centri ricreativi chiusi, con le attività collaterali pomeridiane chiuse, forse andranno ai giardini a fare esattamente ciò che farebbero, in sicurezza, nelle strutture che non possono più rimanere aperte? Come mai se i ragazzi vanno in una società sportiva, che magari per riaprire ha investito tanti soldi nel conta-persone, nelle mascherine, nel rilevatore di temperatura etc, devono fare sport individuali a distanza mentre invece ai giardini trovano tutto aperto per fare lo sport in gruppo? Quale sarebbe la logica secondo la quale ai giardini, magari con la mascherina abbassata, a giocare autonomamente a calcio o a basket non ci si infetta ed invece in un gruppo sportivo all’aperto sotto il controllo di un istruttore invece ci si trasmette il virus?

In attesa che qualcuno “voglia trovare un senso anche se un senso non ce l’ha” (citazione dell’eterno ed immenso Vasco Rossi), chiudo con il consiglio della settimana. In un momento così triste, grigio e nebuloso, credo che la miglior terapia sia quella della risata e del buonumore! Ed allora, su Prime Video (canale di Amazon) non potete perdervi “LOL, chi ride è fuori!”. La trasmissione verte su di un cast di 10 comici che devono rimanere per 6 ore chiusi in un ambiente senza poter ridere di fronte ai vari sketch e battute degli avversari. Devo dire che erano mesi che non ridevo così tanto per un programma televisivo o per un film; e ciò è dovuto non solo alle battute ed alle gag dei bravissimi interpreti, da Elio a Frank Matano fino a Lillo, Angelo Pintus e Caterina Guzzanti, ma anche per gli espedienti che gli stessi escogitano per non ridere alle interpretazioni altrui. In un momento come questo, una boccata d’aria assolutamente necessaria!

Alla prossima puntata del diario!  

Diario di un cassintegrato (parte II)

E chi lo ha detto che la vita del cassintegrato è noiosa e ripetitiva? In realtà è piena di sorprese! Pensate che addirittura talvolta capita che, appena dopo 4 giorni dalla tua messa a riposo forzato, è possibile ricevere una telefonata per rientrare al lavoro ma solo per alcuni giorni! Una cosa stupefacente!! La tua gioia per il ritorno alla produttività (come direbbe Toti), viene però subito strozzata dalla comunicazione che tale turnazione è valevole solo per una settimana: poi si vedrà….ecco appunto…mi raccomando non ci montiamo la testa!!! Ed allora mi trovo a comprendere quei lavoratori che hanno come unica tutela il cosiddetto contratto di lavoro a chiamata (come se tu fossi un panchinaro sempre pronto a subentrare a gara in corso), e ritorno a pensare addirittura a quei momenti dell’adolescenza quando speravo sempre nella telefonata del negozio di caramelle (la mitica “La Chicca”) per sentirmi autonomo e non dover chiedere ai miei genitori i soldini necessari a qualche scorribanda in centro con gli amici!

In questo paese credo sarebbe necessario riaprire la discussione sulle tutele del mondo del lavoro: quello a chiamata è realmente un lavoro? E quello in affitto? Se non sbaglio la chiamano modernità…. E c’è pure chi si è inventato la storia delle parole in inglese per rendere più accettabile tutta questa robaccia, dal Jobs Act al Job on call…..

La sfida dei primi giorni di cassa integrazione è stata quella della ricerca di un equilibrio tra il tempo disponibile e gli impegni: una ricerca di normalità e di serenità alla quale hanno concorso enormemente mia moglie, che non fa pesare minimamente la cosa, ed i due bambini che scorrazzano tutti i pomeriggi e tutte le sere per casa senza farmi ricordare la parola noia. A tutto ciò si è aggiunta la possibilità di dedicare un po’ di tempo ad alcuni miei interessi che normalmente sono costretto a trascurare. Se posso consigliare una lettura ad esempio, mi sono immerso in questi giorni nella raccolta di scritti “Il mondo di Gianni Mura”, uscito insieme al quotidiano “la Repubblica” dopo la sua scomparsa e devo dire che ogni pagina è un quadro, un dipinto, un’emozione.

Tutto intorno intanto, la situazione peggiora di giorno in giorno con l’inserimento della mia regione, la Toscana nella zona arancione. Queste nuove restrizioni, queste nuove chiusure spingono purtroppo tante altre persone nella mia stessa condizione “lavorativa”: stavolta però, non vale il detto “mal comune mezzo gaudio” poiché la forza di questa seconda ondata è psicologicamente più dura da affrontare proprio perché tende a colpire nuovamente le stesse categorie che erano già state toccate dalla prima. Se c’è una cosa che ho sentito dire e che trovo profondamente FALSA è che il virus colpisce tutti nella stessa maniera. Se dal punto di vista clinico è assolutamente così, lo stesso non si può dire dal punto di vista economico: ci sono categorie di lavoratori che non si sono visti minimamente colpiti da questa crisi!! I dipendenti pubblici ad esempio, non solo non hanno perso un euro in busta paga, ma hanno anche potuto svolgere il loro lavoro da casa senza alcuna problematica. Interi uffici non sono praticamente mai tornati a lavorare in presenza da marzo! Buon per loro, ci mancherebbe! Ma credo che chi non è stato minimamente toccato dalla crisi, dovrebbe essere chiamato a contribuire in qualche modo. Sia per i settori che hanno accumulato grandissime ricchezze in questa fase (vedi il commercio via web), sia per le categorie che hanno tutele lavorative quasi esclusive e che invece dovrebbero essere estese a più lavoratori.  

Nessuna richiesta di vendetta, nessuna richiesta di punizione, solo la richiesta di equità e giustizia.

Per oggi è tutto, alla prossima puntata del meraviglioso mondo di un cassintegrato!!

Il Risiko Italia

Mentre alcune regioni hanno appena ricevuto  il nuovo verdetto cromatico, come ad esempio la Toscana che è passata dalla zona gialla a quella arancione, in Italia si susseguono le polemiche. Come tutti voi saprete infatti, con l’ultimo DPCM del governo Conte, il nostro paese, per scongiurare un altro lockdown generalizzato che probabilmente avrebbe definitivamente messo in ginocchio l’economia, è stato suddiviso in colori che fotografano il grado di pericolosità del contagio e la realtà della situazione regionale. Ecco dunque la suddivisione dal più grave (rosso) al meno grave (giallo) mentre nessuno è nella condizione ideale, cioè in zona verde. La speranza è che tale decisione abbia più fortuna di quanto non sia accaduto in  Francia dove tale politica di suddivisone in fasce non ha ottenuto i risultati sperati.

Al di là delle polemiche e dei dubbi generati dall’inserimento di alcune regioni in una fascia anziché in un’altra (la più clamorosa certamente la Campania), credo sia doveroso fare alcune considerazioni. Innanzitutto è bene sottolineare che l’inserimento delle regioni in determinate colorazioni, non avviene sulla base della simpatia dei Governatori o in funzione di chi abbia i paesaggi più belli, così come è fondamentale sapere che non conta solamente l’indice di contagio. Oltre a quest’ultimo infatti, concorrono altri 21 parametri scientifici che calcolati insieme danno il risultato finale: tra essi ci sono la curva di crescita del contagio, il numero dei letti disponibili in terapia intensiva, la quantità di personale sanitario, la capacità di tracciamento ed altri parametri ancora. Nel caso specifico della Campania ad esempio, è stato rimarcato come la situazione sia effettivamente molto critica a Napoli, ma sia tendenzialmente sotto controllo nelle altre zone della regione. Ecco allora che il governo ha provveduto ad inserire la Campania in zona gialla, ma ha lasciato libertà agli amministratori locali di poter emettere ordinanze maggiormente restrittive.

E qui, come dicevano i nonni, casca l’asino!

Ciò che trovo assolutamente sconsiderato e rivoltante, è l’utilizzo della polemica sulla salute delle persone a fini elettoralistici. Se non erro, Fontana e Gallera accusarono il governo Conte per la ritardata  istituzione delle zone rosse nel bergamasco durante la prima ondata (quando in realtà secondo la legge che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale anche le regioni possono proclamarla); ricordo anche la violenta campagna di stampa in merito alla diffusione del carteggio di quei giorni per riuscire a dimostrare che effettivamente Conte e Speranza avrebbero dovuto essere più rigidi fin da subito per limitare l’evoluzione della pandemia. Adesso però, a fronte dell’istituzione della zona rossa in tutta la Lombardia, lo stesso Fontana si ribella dicendo che la decisione è troppo dura!! E’ possibile sapere quali sono le differenze? Questo succede a destra, mentre a sinistra (o presunta tale) De Luca, che ha fatto una campagna elettorale sui bazooka e sulle restrizioni, che ha richiesto più volte la zona rossa in tutta la regione Campania adesso che la regione è in zona gialla tace? Non esiste più il virus dopo aver vinto le elezioni regionali? Oppure non esiste più dopo le violente manifestazioni di piazza delle settimane scorse? Per non parlare poi di De Magistris: il sindaco di Napoli ormai da più giorni denuncia la situazione disperata degli ospedali cittadini travolti dai pazienti che accorrono nei pronti soccorso per il Covid. Allora perché anche nell’ultimo fine settimana il Lungomare di Napoli era aperto? Sbaglio o in altre città (ad esempio Firenze e Roma) determinate piazze sono rimaste chiuse? Qual è il problema? Abbiamo sempre bisogno dello Stato come parafulmini quando le decisioni da prendere scontentano i cittadini? De Magistris, De Luca, Fontana, Gallera (ci potremmo mettere anche Musumeci e Cirio), sindaci, governatori di centro destra e di centrosinistra vogliamo iniziare ad essere almeno conseguenti a ciò che si dice? La vogliamo smettere di speculare sui problemi della gente? Proprio adesso che il Paese avrebbe bisogno di essere unito, è insopportabile avere ancora a che fare con gli avvelenatori di pozzi, con i solisti della politica, con gli sfascisti, di qualunque parte essi siano. Questa seconda ondata è più difficile soprattutto psicologicamente perché la  gente è più stanca, più povera, più sola.

Tutto serve, tranne la speculazione a fini elettorali: non ora, non adesso!!