L’eterno gioco dell’oca

E’ proprio così che raffigurerei la situazione della Fiorentina se solo sapessi disegnare.

Se proviamo a mettere a fuoco gli avvenimenti che si sono succeduti dalla fine della scorsa stagione ad oggi, sembra proprio di essere all’interno di una sorta di labirinto da cui non riusciamo ad uscire. Vi ricordate? Contestazione della curva, obbiettivi sportivi non raggiunti (perché non ci dimentichiamo mai che i viola non erano partiti per accedere nuovamente alla Conference League), polemiche e malumori striscianti sia in società che tra i tifosi. Da lì la conferenza stampa di Pradè, le dimissioni di Palladino a distanza di 24 ore, l’assunzione di Stefano Pioli sul ponte di comando, un mercato che regalava al mister il 70% della rosa con tempistiche sconosciute nelle ultime stagioni, l’avvio del campionato e del cammino europeo. Già, peccato però che, ad oggi, dopo 6 gare ufficiali, la Fiorentina continua ad avere problemi in ogni reparto, abbia fatto solamente due punti in campionato, non sia riuscita ancora a mandare in rete uno dei suoi attaccanti, non abbia ancora una propria fisionomia, sembri spenta anche fisicamente. Ecco dunque che una nuova contestazione ci riporta esattamente al punto di partenza.

Insomma, come direbbe l’Avvocato Buffa “bene ma non benissimo”…..

La gara interna contro il Como ha mostrato proprio come questo continuo fare un passo avanti e due indietro sembri essere diventato il modus vivendi della società di Commisso. Dopo l’annuncio del ritorno di Pioli in sella alla macchina viola, la squadra aveva iniziato fin da subito a lavorare per cercare di cambiare, anzi rivoluzionare il modo di giocare rispetto alla passata stagione. Se con Palladino il mantra era stato quello di difendere bassi, con linee compatte cercando la verticalità su Kean appena possibile, la nuova Fiorentina doveva invece nascere all’insegna del dominio del gioco, della pressione alta ma soprattutto all’insegna del calcio offensivo. Ecco allora una preseason fatta di amichevoli in cui i punti fermi erano state le tre punte e la difesa con tre calciatori. Vi ricordate? Il tridente Kean, Dzeko e Gudmundsson impiegato sempre e comunque alla ricerca dell’affinità e della complicità. Ci saremmo quindi aspettati che, almeno nel doppio confronto di Conference League, Pioli desse fiducia a questo modulo, a questa interpretazione. Ed invece, ad oggi, il tridente non lo abbiamo mai visto se non a gara in corso. Tempo perso?

Non solo, ma l’altro mantra della preparazione estiva era stato rappresentato dalla difesa a 3: tralasciando il fatto che il calciatore che meglio si disimpegna in questo modulo è anche il meno impiegato fino ad oggi (Pablo Marì), nel momento di difficoltà, nel momento del bisogno, Pioli decide di cambiare anche la disposizione difensiva e col Como vira sul 4-4-2! Un modulo che, tra l’altro, risulta difficilmente interpretabile dal momento che Pradè ed i suoi uomini si sono liberati di tutti gli esterni offensivi! Mi chiedo sinceramente che razza di messaggio arrivi alla tua squadra: paura? Panico? Disorganizzazione? Improvvisazione?

Non solo, ma considerando che per tutta l’estate il tecnico ha richiesto (e mai ottenuto) un difensore veloce e svelto a coprire gli spazi alle spalle, siamo proprio sicuri che la tattica migliore per questa squadra sia quella di andare ad attaccare alti in tutte le zone del campo giocando sempre uomo contro uomo? Oppure forse qualcuno sta sopravvalutando il valore della rosa? E poi, oltre alle reti allucinanti che subiamo con la palla in gioco, siamo anche bravissimi a prendere gol su palla inattiva. E’ possibile che sia sempre bravura degli avversari? Oppure dovremmo lavorarci di più?

Se la fase difensiva fa acqua da tutte le parti, quella offensiva non brilla di certo. La squadra non ha un gioco riconoscibile, vive solo di strappi, invenzioni, giocate individuali. Siamo sicuri di essere così più forti degli avversari da poterci affidare solamente alle qualità dei singoli? Credo che anche qui sia necessaria una profonda riflessione. I calciatori acquistati in questa stagione sono arrivati tutti da compagini che lo scorso anno sono stati dietro la Fiorentina in classifica. A differenza del mercato precedente, i viola non hanno pescato nessuno da Roma, Lazio, Milan, Juventus ma solamente da Empoli, Cagliari, Parma Venezia….. siamo convinti di poter migliorare così?

La verità è che mancano leaders tecnici riconoscibili che sappiano non solamente dare un buffetto al compagno in difficoltà, ma anche caricarsi i problemi degli altri sulle spalle. Gente che possa ribaltare la partita con una giocata o anche solo con l’atteggiamento, gente che si butta anima e corpo nella contesa trascinando anche emotivamente gli altri, insomma tanto per fare un nome che conosciamo, un Lucas Torreira! Siamo proprio sicuri che sommando i 27 milioni spesi per Piccoli ai 15 investiti su Sohm non saremmo riusciti a trovare un giocatore del genere?

Fiorentina: Rivoluzione di Mercato e Nuove Scommesse

La rivoluzione è compiuta ed ora tocca a Palladino.

Sembrava il solito mercato in cui la Fiorentina cerca di fare solo ciò che è necessario, spendendo poco ed incassando di più, quel mercato in cui cerchi un giocatore che costa 30 milioni e te pretendi di portarlo via alla metà, quello in cui cedi la miglior piantina del tuo settore giovanile (Kayode) per prendere un usato sicuro ed invece stavolta gli ultimi due giorni sono stati tanto scoppiettanti quanto sorprendenti. Tamponata piuttosto velocemente la falla apertasi in mezzo al campo grazie all’arrivo di Folorunsho (che per ora sta andando alla grande), i viola hanno atteso come al solito le ultime 72 ore di mercato per far partire i fuochi d’artificio ed allora, prima di analizzare le mosse del Direttore Pradè (finalmente un uomo di calcio con autonomia che fa il mercato), facciamo un bel resoconto delle operazioni effettuate:

Acquisti
•Michael Folorunsho dal Napoli

•Pablo Marí dal Monza
•Cher Ndour dal Paris Saint-Germain anche se militava nel Besiktas in Turchia

•Nicolò Zaniolo dal Galatasaray anche se giocava nell’Atalanta

•Nicolò Fagioli dalla Juventus

Cessioni:
•Martinez Quarta al River Plate
•Michael Kayode al Brentford
•Jonathan Ikoné al Como
•Oliver Christensen alla Salernitana
•Cristiano Biraghi al Torino
•Riccardo Sottil al Milan
•Christian Kouamé all’Empoli

•Nicolás Valentini all’Hellas Verona. 

Come avrete visto non ci sono le cifre accanto alle operazioni poiché voglio parlare di calcio e non di contabilità. Salta fin da subito agli occhi che la società Fiorentina ed il tecnico Palladino abbiano scelto di fare tabula rasa, piazza pulita di tutti i protagonisti delle ultime stagioni viola. Se guardate la rosa che esce da questo mercato, tra i calciatori che vanno in campo sono rimasti solamente Comuzzo (che giocava poco o nulla con Italiano), Ranieri, Mandragora, Beltran e Dodò.

Che dite, eravamo a fine ciclo? C’erano problemi di spogliatoio? Attacchi di coliche allo stomaco di tanti? Virus intestinali? Io sinceramente non conosco i motivi delle epurazioni, ma almeno adesso si riparte davvero da capo con nuovi capitani, nuovi leaders nello spogliatoio (vedasi Pablo Marì), ma anche con nuovi personaggi da gestire: la vera scommessa infatti, prima che tecnica, sarà quella psicologica con uno spogliatoio in cui ci saranno contemporaneamente Kean (per adesso il migliore per distacco della stagione), Zaniolo, Fagioli ed il giovanissimo Ndour. Riuscirà Palladino nel miracolo?

Il mister sarà chiamato ad un lavoro non solamente psicologico, ma anche e soprattutto un lavoro di campo: con la qualità che gli è stata regalata nelle ultime due sessioni di mercato sarebbe inaccettabile continuare a vedere uno spettacolo come quello offerto nel secondo tempo contro il Genoa. Adesso la Fiorentina ha tutto per potersela giocare contro tutti, su ogni campo d’Italia, in casa ed in trasferta. Purtroppo non potremo ammirare i nuovi acquisti nella gara di giovedì contro l’Inter (è infatti una prosecuzione non un recupero ma questo tanti giornalai non lo sanno), ma nel posticipo di Lunedì mi aspetto una squadra nuova di zecca non solamente negli interpreti! Pensate che titolo potrebbe essere: la prima Fiorentina alla scala del calcio….

Certo è che se i viola sono stati rivoluzionati negli interpreti, dovrà necessariamente cambiare anche il modulo tattico visto fino ad oggi. Gli esterni non ci sono più, abbiamo finalmente un buon numero di centrocampisti, alle qualità tecniche degli interpreti è stata finalmente associata anche quella fisicità necessaria nel calcio di oggi e che è sempre stata chiesta da mister Palladino. Se dovessi scommettere oggi sul modulo che useremo più di frequente da qui alla fine della stagione, azzarderei l’ipotesi di un 3-4-2-1 che permetterebbe al mister di tornare all’amata difesa a tre, a Gosens di imperversare sulla fascia, ai trequartisti di tornare a liberare la fantasia muovendosi negli spazi senza dover pesticciare sempre la linea di laterale (e se si vegliasse pure Colpani?).

Da non scartare però anche la possibilità di un albero di natale (4-3-2-1) con terzini più bloccati ed un centrocampista in più, visto che finalmente abbiamo sia centrocampisti centrali che mezz’ali. Credo molto dipenderà dall’inserimento di un potenziale leader difensivo come Marì e soprattutto dallo studio degli avversari. Abbiamo infatti ormai capito che Palladino non è un allenatore che cerca di imporre il gioco, ma al contrario cerca di sfruttare le debolezze avversarie ed allora ancora una volta…. Mister tocca a te!

Se il mercato in entrata stavolta mi ha soddisfatto, ciò che però mi ha entusiasmato è quel che Pradè è riuscito a fare in uscita. Se qualcuno, giusto un mese fa, mi avesse detto che stamattina non avrei più visto a Firenze Kouamè, Biraghi, Ikonè e Sottil, avrei pensato ad uno scherzo di cattivo gusto. Invece no, invece è tutto vero! Non solo abbiamo accontentato il mister, ma sinceramente anche i tifosi che non ne potevano più di aspettare l’eterno incompiuto, di vedere sbracciare e lamentarsi il capitano (occhio Ranieri che sei sulla strada buona), di “ammirare” i tiri che non centravano mai la porta o le serpentine che non portavano mai nemmeno ad un calcio d’angolo. Ecco, il mercato in uscita, seppur condito di prestiti, è da 10 pieno.  

L’ultimo pensiero poi è per tutti quelli che ancora tifano per la nazionale italiana e sperano in un nuovo corso azzurro: se c’è una società in Italia che sta cercando di rivitalizzare e rimettere al centro del gioco i potenziali nazionali di domani questa è la Fiorentina. Kean, Ndour, Fagioli, Zaniolo, Folorunsho oltre a Comuzzo rappresentano un’inversione di tendenza clamorosa che speriamo possa colorare di viola la compagine del C.T. Spalletti.

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – PUSKAS ACADEMY = 3 – 3

Un’altra brutta prestazione, un altro pareggio ripreso per i
capelli.

Dopo la non certo esaltante Fiorentina vista al Tardini, per la prima europea stagionale al Franchi, i 10.000 accorsi allo stadio e lo stesso mister Palladino si aspettavano decisamente di più. Approccio molle, svogliato, concentrazione sotto la soglia minima, capacità di aggredire avversari e gara sotto zero. Per ritrovarsi sotto di due reti dopo poco più di dieci minuti bisognava impegnarsi o inventarsi qualcosa e Kayode ha commesso due errori troppo gravi per essere sprecati: dapprima l’ingenuo fallo da rigore sul passaggio troppo corto di Bianco, poi il regalo della palla agli avversari mentre i propri compagni stavano salendo. Nonostante le due reti siano arrivati per errori individuali, è stato proprio il modo in cui i viola sono entrati in campo a non essere piaciuto. Perché è certamente vero che la società è in colpevolissimo ritardo nell’allestimento della squadra, ma i calciatori che erano in campo ieri sera erano sufficientemente forti per giocare una gara diversa e portarsi a casa la vittoria. Oltre a Kayode, è sembrato spaesato Pongracic, che inizia a far dubitare del possibile adattamento al ruolo di leader di una difesa a tre, ha commesso diversi errori in uscita Quarta, i due centrocampisti Mandragora e Bianco (cresciuto poi nella ripresa) hanno fatto poco filtro ed ancora meno gioco, è parso un fantasma Beltran, sempre più irriconoscibile nel ruolo di prima punta (siamo sicuri sia il suo?). Fortuna ha voluto che la catena di sinistra composta da Parisi e Sottil abbia creato qualche occasione ed anche il gol, nella speranza che il prodotto del settore giovanile viola abbia ripreso il discorso della fine della scorsa stagione!

La ripresa con l’innesto di alcuni nuovi interpreti (Kean e Dodo’ su tutti), il netto calo fisico ungherese e lo spirito viola decisamente diverso, ha dimostrato quanto poco sarebbe stato sufficiente per regalarsi una serata tranquilla. Occasioni da rete, tiri in porta, calci d’angolo ed altre due reti, tra cui la prima di Kean in maglia viola. Oltre a ciò una squadra finalmente aggressiva che cercava di recuperare palla il prima possibile, andando velocemente in verticale sui trequartisti e sugli esterni che hanno accompagnato spesso l’azione. Non solo ma anche il primo grande intervento di De Gea che, apparso in ritardo in occasione del raddoppio ungherese, si è prontamente riscattato con una grande parata in controtempo per respingere un bel colpo di testa: peccato che l’occasione non sia stata sufficiente a far suonare l’allarme alla Fiorentina che, ormai in crisi di fiato e con i soliti difetti di concentrazione, si è fatta rimontare con l’ennesimo gol subito in questo breve scorcio stagionale.

Resta l’impressione di una Fiorentina in completa costruzione, con calciatori che ancora mancano e concetti di gioco ancora da assimilare. Purtroppo la società ha evidenti colpe per errori che speravamo quest’anno non venissero ripetuti: un allenatore che cambia completamente disposizione tattica e modo di giocare avrebbe la necessità di lavorare più tempo possibile con i propri calciatori. Ed invece qui, tra finti campioni che tengono il broncio e non si vogliono allenare con la squadra, nazionali tornati in ritardo dai propri impegni, difensori il cui contratto inizia a gennaio 2025 e centrocampisti fantasma sempre trattati ma mai arrivati, siamo al 23 agosto con una rosa abbondante in alcuni ruoli (porta e trequartisti) e ridotta all’osso in altri. La fortuna è che il Puskas Academy non è sembrata una corrazzata e domenica al Franchi arriva il Venezia…. ma siamo sicuri che poi il tempo concesso al mister sarà poi sufficiente per far entrare i calciatori velocemente nei meccanismi?

IL BUONO

  • La reazione della squadra: fare peggio del primo tempo era oggettivamente quasi impossibile, ma la Fiorentina della seconda frazione di gioco è stata tutt’altro. I nuovi innesti hanno dato il cambio di passo, ma probabilmente anche il mister ha fatto capire che non si poteva andare avanti così. Speriamo non accada più che non sempre avremo di fronte gli ungheresi!
  • Le parole di Palladino in conferenza stampa: finalmente un allenatore che dice le cose come stanno e che è non è quasi mai banale quando parla! Il mister ha finalmente esplicitato ciò che gran parte dei tifosi pensano ma che pochissimi giornalisti hanno il coraggio di dire. La costruzione della squadra è in netto ritardo e la cosa è gravissima soprattutto perché i calciatori da prendere erano ben chiari fin dallo scorso giugno. Che qualcuno si svegli?
  • Kean: sono stato tra i critici più intransigenti in merito all’arrivo di Moise, ma sono anche onesto intellettualmente. Seppur contro una squadra che in Italia farebbe fatica a salvarsi, ieri sera il nuovo attaccante viola ha fatto vedere tantissime cose interessanti in soli 45 minuti: aggressione della profondità, presenza fisica, tiro in porta, ma soprattutto il GOL! Gli mancava addirittura da 13 mesi…..Speriamo sia il primo di una lunga serie!

IL BRUTTO

  • Kayode: riportato nel suo ruolo naturale di esterno, ne combina più di Bertoldo giocando probabilmente la peggior partita della sua giovane carriera. Dai Michael che la prossima andrà meglio!
  • Beltran: nel primo tempo disastroso della Fiorentina, probabilmente l’argentino viene servito poco e male, ma lui fa troppo poco per smarcarsi e farsi dare la palla. Nella posizione di prima punta, soprattutto contro difese fisiche, sembra fare una fatica dannata. Certo è che il suo arrivo ritardato a causa delle Olimpiadi non ha aiutato ma adesso bisogna bruciare le tappe. Tra poco il tempo potrebbe essere scaduto anche per lui…..
  • Kouamé: se dopo la gara di Parma avevo detto che aveva grandi pecche dal punto di vista tecnico, ma di testa le prendeva spesso lui, ieri sera è riuscito a superarsi. In occasione del gol del pareggio definitivo, si scorda completamente di marcare l’avversario ed invece che andare a staccare di testa, prova un improbabile anticipo di piede. Ragazzo credimi, Maiorca è bellissima!!

A voi per i commenti!!

Fiorentina vs Puskàs Academy: la chance per la Conference League

Dopo che la stagione ufficiale viola si è aperta con il pareggio in casa della neopromossa Parma, adesso la Fiorentina si trova di fronte al primo confronto stagionale decisivo. Se infatti al Tardini si è disputata solamente la prima tappa di un percorso che dura 38 gare, tra domani e giovedì prossimo ci si gioca l’accesso alla fase a gironi della Conference League, e con esso la possibilità di ripercorrere per il terzo anno di fila una cavalcata europea si spera con un esito finalmente diverso.

Contro la squadra di Pecchia, candidata a mio avviso ad essere una possibile sorpresa del campionato per il modo di giocare, la qualità tecnica e tattica di alcuni interpreti come Man, Bernabè e Circati e per la continuità che la società ha deciso di dare all’intelaiatura di squadra, la Fiorentina ha giocato una gara semplicemente ingiudicabile. La compagine di Palladino è infatti un cantiere in costruzione come mai si era visto negli ultimi anni: se a Vincenzo Italiano la società aveva sempre dato una squadra incompleta nelle alternative alla prima di campionato, l’ex mister del Monza è stato decisamente più sfortunato. Quando una squadra di Serie A si trova a dover giocare gli ultimi minuti con una difesa a tre composta da Amrabat Kayode e Biraghi ed una coppia di centrocampisti come Bianco ed Ikonè di cosa vogliamo parlare? Se poi a ciò si aggiunge la disgrazia di dover vedere ancora titolari calciatori tecnicamente inadatti alla massima serie come Kouamè, tutto diventa maledettamente difficile: niente da dire sull’impegno, sulla fisicità, sul colpo di testa, ma le due occasioni sprecate nel primo tempo per i lanci maldestri dell’attaccante ex Sestese fanno ancora sanguinare gli occhi. La squadra, nel momento in cui scrivo, invece di rinforzarsi ha acuito i problemi che già dalla scorsa stagione conoscevamo: mancanza di leadership in difesa ed in mezzo al campo oltre all’atavica assenza di qualità tecnica che spesso non permette agli attaccanti di essere messi nelle giuste condizioni di battere a rete.

A Parma abbiamo visto una formazione che farebbe fatica ad arrivare nella colonna sinistra della classifica, ma anche una squadra visibilmente appesantita dai carichi di lavoro di mister Palladino. Per stessa ammissione di alcuni viola come Biraghi e Sottil, la preparazione è stata decisamente più dura rispetto al passato e la prima di campionato ha confermato tutto ciò, con una squadra che è riuscita mantenere le giuste distanze solamente per i primi venti minuti allungandosi poi per lasciare spazi invitanti agli avversari. L’assoluta mancanza di aiuto dal mercato a centrocampo ed in difesa (visto che Pongracic ha sostituito Milenkovic e non è un calciatore in più), ha fatto il resto. Mentre scrivo stiamo vendendo, per l’ennesima volta, il miglior calciatore della rosa alla Juventus, senza nel frattempo aver rinforzato la rosa dove più era necessario. Il primo di luglio abbiamo lasciato andare a scadenza Bonaventura, Castrovilli e Duncan oltre a restituire Lopez ed Arthur a Sassuolo e Juventus ed a poco più di una settimana dalla fine del mercato dobbiamo sperare che Amrabaat resti a Firenze per avere qualcuno da affiancare a Mandragora. Non solo, ma è arrivato un tecnico che ha fin da subito detto che avrebbe giocato con tre difensori centrali e, dopo quasi due mesi di mercato, ci presentiamo alla prima di campionato con Quarta appena rientrato dalle vacanze, un giovane alla prima apparizione da titolare in Serie A ed un difensore che non ha mai fatto il perno centrale in carriera.

Mentre tutti siamo in attesa di risolvere i capricci di calciatori mocciosi che si rifiutano di giocare con le rispettive squadre (da Nico a Lookman, da Koopmeiners a Oshimen), la Fiorentina domani si trova ad affrontare la Puskàs Academy, compagine del cuore di un governo non certo tra i più illuminati d’Europa, paese in cui i diritti civili sono spesso vissuti come un peso. Che Fiorentina vedremo? Quali calciatori ci aspettiamo? Spero innanzitutto di vedere a che punto è Lucas Beltran, un giocatore il cui reale valore ancora non abbiamo compreso, così come spero di poter vedere Richardson, l’unico volto nuovo tutto da scoprire in mezzo al campo. Dietro sarà nuovamente la volta di Pongracic, domenica squalificato, affiancato però da Ranieri che a Parma ha scontato un turno di sospensione. Chi dei due sarà il centrale dei tre difensori? Ma soprattutto dietro potrebbe essere la prima di De Gea, portiere dal passato luminoso ma fermo ormai da 14 mesi….sarà lui il titolare della nuova Fiorentina?

Sarà infine la prima volta in cui saremo costretti ad assistere ad una gara della Fiorentina dalla curva Ferrovia, quella che negli ultimi anni era stata caratterizzata dal tifo meno caldo o dalle promozioni per le famiglie e le scuole calcio. Farà certamente un effetto strano, ma sono sicuro che l’amore per la maglia viola, già ampiamente dimostrato dai 3000 che hanno sostenuto incessantemente la squadra al Tardini, saprà superare anche questa difficoltà.

A Parma chi gioca?

Mentre la tela del mercato sembra essere più complessa di quella di Penelope, la nuova Fiorentina di mister Palladino continua nell’avvicinamento ai primi impegni stagionali alternando allenamenti ad amichevoli.

Dopo la tournèe inglese della quale abbiamo parlato la scorsa settimana anche in questo blog (https://ilcornerdellungo.com/2024/07/31/la-tournee-viola-il-paziente-inglese/), stavolta i viola hanno affrontato prima il Montpellier al Viola Park e poi il Grosseto in quello stadio che fu teatro dell’esonero di Mister Pietro Vierchowood quando la Fiorentina si chiamava ancora Florentia Viola. Al netto della diversa consistenza delle due compagini contro le quali abbiamo giocato, ci sono certamente alcuni marchi di fabbrica del calcio di Palladino che sono stati apprezzati e già immagazzinati dalla squadra.

I due mantra più facilmente riconoscibili che differenziano la nuova gestione tecnica dalla precedente, sono certamente il possesso palla che parte dal portiere, e che ha aperto finalmente voci di cambiamento tra i pali, e la ricerca di una verticalizzazione nel cuore del campo anziché solamente sugli esterni a piedi invertiti. Con Palladino infatti, il primo passaggio a palla non schermata di uno dei tre difensori mira alla ricerca della profondità indipendentemente dal calciatore che riceve palla anziché la ricerca continua del regista o del trequartista. Questo apre scenari positivi ma anche potenziali rischi: se da un lato infatti rende più imprevedibile la fase offensiva della squadra anche grazie all’interscambiabilità degli attaccanti di cui parleremo dopo, la verticalizzazione rapida espone anche a contropiedi che si possono rivelare mortiferi. Sia con il Montpellier che con il Grosseto infatti, passaggi errati dei difensori hanno trovato la squadra scoperta poiché i centrocampisti stavano correndo in avanti per avvicinarsi all’area di rigore e dunque mancava lo schermo in zona centrale. La squadra dovrà quindi crescere sia nella qualità della trasmissione della palla, sia nelle coperture preventive che dovranno necessariamente migliorare per non esporre la Fiorentina a ripartenze micidiali. Se questo tipo di calcio può far correre dei rischi, dobbiamo però riconoscere che crea anche opportunità importanti soprattutto perché nel calcio di Palladino gli attaccanti non sono ancorati alla loro porzione di campo: nelle amichevoli abbiamo visto Ikonè e Brekalo impiegati finalmente nel ruolo di trequartista pronti a svariare su tutto il fronte d’attacco senza dover necessariamente rimanere emarginati sulla linea laterale. Due calciatori che probabilmente partiranno ma che messi nelle migliori condizioni, stanno dimostrando di poter essere ancora utili alla causa. Un altro aspetto che mi ha impressionato rispetto al passato, è la ricerca costante del tiro da fuori area, fondamentale tecnico quasi sparito nelle ultime tre stagioni quando si cercava insistentemente la circolazione della palla anche nell’ultimo quarto di campo per arrivare il più vicino possibile alla porta.

Le ultime due amichevoli sono poi state importanti per vedere i primi lampi di Colpani e di diversi giovani viola. Quanto al Flaco, è apparso molto lontano dalla migliore condizione atletica ma, a parte il gol, ha dimostrato che l’abito di Palladino gli calza a pennello. Partendo dalla posizione di trequartista destro, ricevendo palla in quello spicchio di campo, Colpani ha la possibilità di giocare faccia alla porta e può dunque puntare rete ed avversario già col primo controllo orientato. Gioca spesso a testa alta e soprattutto cerca l’infilata in verticale senza limitarsi ad aspettare la sovrapposizione dell’esterno: rispetto a quel che eravamo abituati a vedere, sembra un sogno!

Detto di una fase difensiva da rivedere anche per la continua rotazione tra ragazzi della primavera, calciatori appena arrivati da altre realtà e giocatori tornati da pochissimo dalle vacanze, credo sia giusto e doveroso iniziare a dare qualche giudizio sui giovani che potrebbero restare nella rosa di mister Palladino. Tra i difensori, mi ha fatto piacere notare la crescita importante di Comuzzo: contro il Montpellier, il prodotto del settore giovanile viola ha giocato una gara di grande sostanza nonostante una partenza condita da un paio di svarioni. Prese le misure agli avversari, Comuzzo ha dimostrato grandissime doti di anticipo e ottima capacità di ribaltare l’azione accompagnando anche la fase offensiva della squadra. Forte di testa, sembra migliorato anche con i piedi ma soprattutto sembra aver acquisito una discreta autorità anche contro avversari di livello. Posto che, nonostante Valentini, sarà assolutamente necessario l’arrivo di almeno un altro centrale, credo che Comuzzo possa far parte stabilmente della rosa.

Non la stessa cosa posso dire di Baroncelli che ha giocato molto ma non sembra essere pronto. Buona posizione in campo, discreto nel far ripartire l’azione, sembra però ancora molto acerbo fisicamente oltre a non avere quella sicurezza così importante per il ruolo che interpreta. Con spunti interessanti ma ancora bisognoso di giocare ed allenarsi con i pari età è apparso anche Caprini, mentre Fortini mi è piaciuto molto. Seppur impegnato contro una squadra di Serie D, l’esterno ha impressionato per corsa, caparbietà e capacità di vincere l’uno contro uno. Se Biraghi dovesse essere impiegato con continuità nei tre centrali difensivi (mah….), allora Fortini potrebbe essere considerato come l’alternativa a Parisi. Un ragazzo che ha rubato l’occhio per la rapidità di esecuzione e la capacità di trovare la porta è certamente Rubino che con il Grosseto ha fatto il diavolo a quattro seppur impiegato solamente per un piccolo spezzone di partita. Certamente è ancora indietro fisicamente, ma è anche una piantina da curare con amore ed attenzione perché la facilità di trovare lo specchio è una dote innata che non deve essere gettata a mare.

La tournèe viola: il paziente inglese

Un altro periodo di preparazione è passato, la Fiorentina ha messo minuti importanti nelle gambe grazie ad un lavoro meno faticoso con il clima più fresco rispetto al Viola Park (Rocco non ti arrabbiare lo ha detto Sottil), si iniziano dunque ad avere indicazioni più importanti sia dal punto di vista tattico che tecnico. Purtroppo i punti di domanda sono ancora troppi visto che i nazionali devono ancora rientrare o sono appena arrivati dai rispettivi impegni, le cessioni sono state molte ed il mercato in entrata è ancora in alto mare per responsabilità di cui abbiamo parlato più volte su queste pagine. A tutto ciò si aggiungono le prove talvolta disarmanti da parte di alcuni calciatori, come Terracciano e Kouamè, che nella scorsa stagione erano stati tra i perni della gestione di Vincenzo Italiano. In Inghilterra i viola hanno giocato tre partite, senza vincerne una, con tantissimi cambi di formazione e sostituzioni anche nei 90 minuti stessi: nonostante ciò, possiamo iniziare a tratteggiare le differenze tra il calcio di Palladino e quello di Italiano, e provare a dare qualche giudizio sui calciatori che si sono distinti in negativo o in positivo in questo primo periodo stagionale.

Come già detto nella mia analisi relativa alle idee di gioco del nuovo mister (https://ilcornerdellungo.com/2024/07/10/come-giochera-la-fiorentina-di-palladino/), la nuova Fiorentina che sta nascendo ha diverse novità dal punto di vista tattico e di interpretazione di gioco. La più netta inversione di tendenza è certamente quella della disposizione difensiva con tre centrali e due esterni a tutta fascia che si scambiano spesso di ruolo. Non di rado abbiamo visto Kayode e Biraghi, più volte schierati come braccetti tra i tre difensori, invertirsi di ruolo con Dodò e Parisi con sovrapposizioni esterne o interne, altra novità rispetto al calcio di Italiano. La linea difensiva poi, gioca diversi metri dietra la linea di metà campo e tiene maggiormente la marcatura sull’uomo anziché scommettere sulle marcature preventive studiando la propria zona e la posizione della palla. Quella difensiva è dunque un’interpretazione più conservativa con un possesso palla che comincia più indietro rispetto al passato: il portiere viene a tutti gli effetti inserito tra i calciatori di movimento e questo ha creato più di un problema sia a Terracciano che a Christensen. L’altra grande novità poi, sta nella gestione della fase di possesso da parte dei difensori. Differentemente dalle idee di Italiano infatti, con Palladino molto spesso il primo passaggio del difensore non và alla ricerca dell’ampiezza in orizzontale o del centrocampista centrale, ma punta decisamente alla conquista dello spazio in avanti. Soprattutto quando imposta Pongracic, l’idea è quella di andare a cercare gli attaccanti o gli esterni offensivi per andare poi ad accompagnare l’azione offensiva con più uomini che giochino faccia alla porta. Sia i due esterni di centrocampo che i due trequartisti sono i calciatori che si inseriscono per cercare lo spazio libero alle spalle delle linee difensive avversarie, per andare a giocarsi l’uno contro uno o per giocare palla in verticale sull’attaccante centrale. Una rivoluzione copernicana rispetto alla gestione spesso orizzontale fatta di ricerca di ampiezza del campo delle ultime stagioni.

Tutto ciò però resta in stato embrionale perché, nel momento in cui scrivo, Palladino ha a disposizione un solo centrocampista sicuro di fare quel ruolo quest’anno, cioè Rolando Mandragora. Il resto è il buio: si sta cercando di adattare, con risultati alterni, Barak mentre Amatucci è già partito per un nuovo prestito, Infantino non gioca mai e Bianco non si è ancora capito che pesce sia. Ecco perché ad oggi è ancora molto difficile capire realmente il peso del lavoro di Palladino.

Ciò che resta però, anche in questa tournèe è l’amore dei tifosi, come il nostro amico Steven che era presente anche per queste amichevoli: un vero eroe!

Per i primi giudizi su alcuni calciatori viola, andate sotto la foto…….

KEAN: l’acquisto da me più volte criticato è stata certamente una delle note più liete della tournèe inglese. Anche lui ha una grande intimità con i pali, ma adesso sembra che la mira stia migliorando. Oltre alle reti, ha anche impegnato più volte i portieri avversari, ha lottato, sgomitato, si è acceso in maniera importante più volte. Oltre a ciò, ha dimostrato anche una buona duttilità facendo vedere che può giocare indifferentemente sia da punta centrale che da trequartista esterno. Vai Moise che aspetto solo di essere smentito!

DODO’: uno dei più in forma, certamente aiutato dalla stazza, sembra finalmente tornato quello di cui tutta Firenze si era innamorata. Corse a perdifiato sulla fascia, ripiegamenti difensivi intelligenti, cross interessanti e ieri anche un gol. Dodosessuale.

KAYODE: seppur impiegato quasi sempre come braccetto difensivo, il giovane viola ha mostrato grande duttilità e voglia di apprendere. Pur dovendo frenare la propria esuberanza ha giocato buone gare, attente e concentrate. Non azzardatevi a venderlo!

PONGRACIC: piace tantissimo la sua capacità di impostare la manovra. Sia con palla bassa che alta, trova sempre la soluzione giusta per giocare la palla in verticale sui piedi dei propri compagni. Peccato che le sue indecisioni costino due reti alla squadra viola. Crescerà.

BARAK: reinventato da Palladino nei due di centrocampo soprattutto per necessità, mette in mostra ottime doti tecniche e capacità di giocare la palla di prima. La fase difensiva però, resta un grosso enigma e soprattutto quando entra in debito di ossigeno, apre un’autostrada agli avversari. Da rivedere.

BREKALO: impiegato finalmente in un ruolo più congeniale, dimostra di essere ancora un calciatore. Più dentro al campo (come giocava anche a Torino) anziché confinato sulla linea laterale, torna ad essere pericoloso grazie agli assist ed anche alle conclusioni in porta. Finalmente fuori dalla naftalina.

TERRACCIANO: è ormai evidente che le richieste di Palladino di giocare maggiormente la palla con i piedi abbiano minato le sue certezze tra i pali. Resta un ottimo 12 che non esce mai, spesso prende gol sul primo palo ed adesso sembra mancare anche di serenità e reattività. A quando il titolare?

CHRISTENSEN: come si possa essere andati all’estero per prendere un estremo difensore che non ha tecnica di parata, manca di scelta di tempo in uscita e non è nemmeno un fenomeno con i piedi resta un mistero. Chi è andato a visionarlo?

KOUAME’: né carne né pesce, né attaccante né esterno offensivo, né rigorista né bomber. Maiorca ci sei ancora?

BIANCO: se non gioca titolare nemmeno quando non abbiamo centrocampisti allora mi sa che non sia all’altezza…. Altro giro, altro prestito!

Una risata ci seppellirà

Acquisti: Faraoni (prestito), Belotti (prestito)

Cessioni: Mina (definitivo al Cagliari), Pierozzi (prestito alla Salernitana), Brekalo (prestito Hajduk Spalato), Amatucci (prestito alla Ternana)

Se per molti tifosi con i quali ho parlato nelle ultime settimane, il mercato di gennaio era lo spartiacque per dare un giudizio sulle intenzioni di questa proprietà, credo sia il momento di aprire gli occhi. E’ suonato il gong, il tempo è finito e dunque mi sembra doveroso stilare un bilancio di questa finestra di mercato. Qui sopra avete il riepilogo delle operazioni portate a termine dalla Fiorentina ed i risultati sono piuttosto modesti (ad essere buono).

Lasciata la porta giustamente intoccata, la difesa ne esce indebolita quantomeno dal punto di vista numerico. Se il tempestivo arrivo di Faraoni aveva fatto sperare in un mercato diverso, la chiusura dell’operazione Mina apre ad alcune riflessioni: il difensore colombiano è l’unico calciatore ceduto in modo definitivo e dunque spero di non essere tacciato di faziosità se dico che il suo arrivo estivo è da considerarsi un grosso fallimento. Sarebbe antipatico ricordare che l’avevo detto, ma chiunque avesse voluto rinforzare davvero la difesa viola, mai avrebbe pensato ad un calciatore come Mina. Adesso però, quello che era stato presentato come il sostituto di Igor viene mandato via a titolo definitivo gratuito sostituendolo con il giovane primavera Comuzzo. Siamo sicuri sia una questione di fiducia nei confronti del giovane? Oppure è una mera operazione di riduzione degli ingaggi per far posto a Belotti? Mentre ci interroghiamo su ciò, la certezza è che se Italiano vorrà giocare con la difesa a 3 avrà a disposizione solamente tre centrali di ruolo. E’ fare calcio questo?

Se in difesa siamo ridotti ai minimi termini, non và meglio a centrocampo. La cessione di Amatucci in prestito alla nostra succursale Ternana, è stata per me sottovalutata: anche stasera, in quel di Lecce, la Fiorentina dovrà fare a meno di Arthur apparso già in netta flessione nelle ultime settimane. Considerando che il primo cambio in mezzo è Mandragora mi vengono i brividi….E’ vero che il giovane viola aveva avuto finora poco spazio ma a questo punto senza Arthur e con questo Lopez il rischio è di dover arretrare uno tra Bonaventura, Barak ed il fantasma Infantino. Contenti voi…..

Il capolavoro però è arrivato in attacco dove Vincenzo Italiano chiede da ormai un anno e mezzo un esterno pronto e con gol ed assist nelle gambe ed invece arriva un centravanti, il terzo, per un tecnico che non gioca mai (se non a partita in corso) con la doppia punta. Stasera a Lecce sugli esterni avremo a disposizione solamente Nico e Sottil a mezzo servizio per un allenatore che predilige far sempre giocare in ampiezza le proprie squadre: sareste soddisfatti voi? Posto che Belotti potrebbe essere una bella mossa, in considerazione anche della voglia del centravanti di provare ad andare agli Europei, non sarebbe forse stato preferibile prendere un calciatore richiesto dal mister e funzionale al gioco della squadra? Un’altra mossa priva di logica calcistica, l’ennesimo tentativo di mettere una pezza temporanea anziché un tassello per un progetto di crescita!

Sorvolo volutamente sulla trattativa (??) in merito a Gudmunsson fatta (forse) nelle ultime 48 ore di mercato perché non è la cosa che mi ha fatto più rabbia questo calciomercato. La mancata operazione che mi ha fatto veramente male al cuore è stata quella relativa a Baldanzi: saltato questa estate dopo la mancata cessione di Castrovilli, i viola avrebbero potuto prenderlo adesso ad una cifra addirittura più bassa di questa estate quando si chiuse sulla base di 13 milioni più 5 di bonus.  Dopo alcuni mesi in cui il talento di Castelfiorentino non ha certo brillato, soprattutto per questione di infortuni, la Roma lo ha preso per 10 milioni più bonus: un assegno circolare su un giovane che, se non lo si vuol vedere come un calciatore su cui progettare il futuro, è comunque una plusvalenza sicura nel giro già di un paio d’anni. Invece no, nemmeno un calciatore giovane, un talento italiano, un potenziale nazionale per un decennio: ma non era questo il target viola per fare investimenti importanti? Nulla….nemmeno più quelli….

La speranza è che ancora una volta Italiano e questo granitico gruppo di calciatori siano in grado di andare oltre i propri limiti, di riuscire a far contare più il gruppo delle individualità, più la squadra del talento. Nel mio cuore vorrei però anche ritrovare quella Firenze, quella Curva Fiesole che era pronta a contestare chiunque non facesse il bene della squadra e dei propri calciatori proprio perché la Fiorentina era considerata un tutt’uno col tessuto sociale cittadino. Ancora una volta i sogni di lottare per un traguardo ambizioso, per l’Europa che conta, sono stati mortificati da una proprietà tra le più ricche del calcio italiano che non ha però voluto fare calcio, non ha voluto investire nemmeno in un momento che poteva essere fecondo. L’ennesima delusione: dopo Ficini e Benalouane, la speranza è che Faraoni e Belotti riescano almeno a non farci definitivamente rimpiangere proprietà passate da cui Firenze e la propria tifoseria ebbero la forza e la volontà di liberarsi.

A voi per i commenti!!

Prematch Fiorentina – Inter in attesa del mercato

Questo pezzo è stato tra i più laboriosi di sempre. L’ho iniziato, cambiato, stravolto e riscritto talmente tante volte da avere il dubbio di riuscire a pubblicarlo sul blog.

Avevo infatti in mente di fare un pezzo sul mercato viola quando mancano ormai pochi giorni alla chiusura delle operazioni ma…..dapprima ho studiato il profilo di Ruben Vargas per offrirvi un ritratto particolareggiato ed approfondito del nazionale svizzero che ancora milita nell’Augsburg. Poi però ho dovuto gettare tutto nel cestino perché la trattativa pare saltata (o forse no) per circa un milione di euro; successivamente però avevo ripreso fiducia quando tutti gli operatori di mercato indicavano in chiusura l’acquisto di Brian Rodriguez direttamente dal campionato messicano per una cifra di circa 7 milioni di euro. Ed allora via… di nuovo a studiare, a consultare siti specializzati, video relativi non solamente ai gol ma anche agli altri aspetti del gioco per conoscere e parlare con cognizione di causa dell’esterno che sarebbe dovuto arrivare già nelle scorse ore all’aereo aeroporto di Peretola. Già, sarebbe dovuto arrivare visto che anche stavolta, sull’innesto richiesto non si sa quanto da Vincenzo Italiano, si è abbattuta la scure del mantra di Rocco e Joe: se non esce nessuno non arriva nessuno. E questo nonostante il tecnico, che ad oggi è l’unico vero fuoriclasse della rosa, chieda un esterno offensivo pronto da impiegare con diversi assist e gol nelle proprie corde ormai dalla fine del mercato estivo. Se dunque dovessi tratteggiare il profilo dei nostri due esterni al momento titolari in attesa del rientro di Sottil e di Nico dovrei angustiarvi con il ritratto di due calciatori che ormai a Firenze conosciamo anche troppo bene, cioè Jonathan Ikoné e Josip Brekalo. Credo però che questo sarebbe veramente troppo anche per il più sfegatato tifoso viola!

Domenica sera quindi, ancora una volta i calciatori viola dovranno contare solo ed esclusivamente sulle loro forze e su quelle di un allenatore che ha avuto finalmente 10 giorni di tempo per preparare al meglio la partita con la squadra qualitativamente più forte in Italia. Oltre a ciò, servirà certamente anche un Franchi bollente, quello delle migliori occasioni, quello che pensa ad incitare e sostenere la propria squadra del cuore e i propri beniamini dal primo all’ultimo minuto senza fare polemica con le istituzioni politiche o pensare alla campagna elettorale per le amministrative. Sogno di poter nuovamente ammirare una curva Fiesole colorata e festante impegnata ad aiutare i viola a superare una squadra come quella nerazzurra certamente superiore sia dal punto di vista tecnico che da quello fisico. L’Inter di Simone Inzaghi gioca un 3-5-2 che sviluppa il gioco in grande ampiezza sfruttando i due esterni dinamici e tecnici che alternano le giocate per andare sul fondo con i tagli verso la porta. Non disdegnano inoltre, soprattutto quando giocano Dimarco da una parte e Dumfries dall’altra, anche la giocata da quinto a quinto sorprendendo spesso la difesa avversaria poiché di difficile lettura difensiva: se infatti la disposizione è a specchio, dovrai avere esterni che giochino l’uno contro uno contro calciatori di grande qualità, se invece ti disponi in modo diverso dovrai essere bravo a scalare le marcature ed a leggere le situazioni di gioco. I nerazzurri dispongono poi di un centrocampo tra i migliori in Europa ma le contemporanee assenze di Barella e Calhanoglu potrebbero avvantaggiare la mediana viola. Con la disposizione a tre poi, Simone Inzaghi preferisce sempre ripartire dal basso grazie alle doti tecniche di difensori quali Bastoni e Acerbi che hanno un piede educato ed una visione di gioco da centrocampisti. Se sembra che finora non ci siano punti deboli nell’Inter, allora non cerchiamoli nella coppia di attaccanti: Lautaro sta vivendo la stagione della definitiva consacrazione, mentre Thuram ha avuto un adattamento velocissimo e sorprendente sia al campionato italiano che al modo di giocare della propria squadra. Ed allora? E’ già persa in partenza?

Se è vero che le gare non si perdono mai prima di giocarle, è anche vero che servirà la miglior Fiorentina possibile. Non sarà ammesso un approccio alla gara come ne abbiamo visti troppi nei mesi di dicembre e gennaio, non sarà possibile ripetere i soliti errori difensivi senza il concretissimo rischio di prendere rete. I ragazzi di Vincenzo Italiano dovranno essere attentissimi a non prendere le ripartenze letali che troppo spesso hanno fatto male ai viola e nel contempo dovranno cercare di tenere i ritmi altissimi per non far ragionare gli avversari. Tutti noi sappiamo che la Fiorentina è una squadra completamente diversa in relazione al ritmo che riesce a tenere in una gara: se infatti è capace di pressare alta recuperando palla nella metà campo avversaria, allora sa anche creare occasioni da rete importanti. Se invece comincia dalla costruzione dal basso con il giro palla orizzontale aspettando l’errore dell’avversario, allora diventa lenta e prevedibile. Non so se Vincenzo Italiano deciderà di giocare a specchio, riproponendo la difesa a tre oppure terrà la linea a quattro, sono però certo che non sarà questo a fare la differenza. O la Fiorentina tira fuori una prestazione di grande spessore oppure l’Inter passerà a Firenze.

A voi per i commenti!!

Corner Viola – L’analisi del mercato della Fiorentina

Stiamo al gioco di tutte le testate sportive fiorentine ed allora, insieme al mio socio Flavio Bardaro, diamo il voto mercato viola cercando però di approfondire reparto per reparto le mosse della società: 6,5

Partiamo innanzitutto dall’obiettivo dichiarato dagli uomini di Commisso, ovvero migliorare il piazzamento in campionato dello scorso anno (8° posto) e lottare per portare un trofeo a Firenze. Il lavoro per colmare il gap con le prime sette del campionato era notevole ed in questo post analizzeremo dove la Fiorentina è riuscita a migliorare grazie al mercato e quali sono ancora le lacune della rosa messa a disposizione di mister Italiano.

Portiere: un ruolo fondamentale sul quale si sono spese tante parole a Firenze. In tanti chiedevano, giustamente, l’acquisto di un estremo difensore di livello che garantisse sicurezza al reparto e portasse punti a fine stagione. Niente di tutto ciò: è stato scelto il danese Christensen, dalla neo retrocessa Herta Berlino. Portiere giovane, magari una scommessa, sicuramente non un salto di qualità nell’immediato. A conti fatti in porta la Fiorentina non è né migliorata né peggiorata rispetto allo scorso anno.

Difesa: serviva un centrale mancino di livello, abile nelle marcature preventive ed in grado di far ripartire la manovra da dietro. Un titolare da affiancare a Milenkovic ed invece, ceduto Igor per 17 mln la Fiorentina si è limitata al solo acquisto di Mina a parametro zero. Un’altra scommessa quella del colombiano, giocatore da rilanciare dopo le ultime stagioni negative condizionate da grossi problemi fisici: sarà verosimilmente Luca Ranieri a prendersi la maglia da titolare sul centro sinistra accanto a Milenkovic. Si poteva e si DOVEVA fare assolutamente di più, in un ruolo chiave come quello del difensore centrale che rimane dunque una grave lacuna non colmata. Molto positivo invece l’arrivo di Parisi, acquisto di prospettiva, che va a migliorare sin da subito la corsia di sinistra. A destra poi, svincolatosi Venuti, Kayode sembra pronto fin da subito a prenderne il posto offrendo maggiore corsa e capacità di arrivare sul fondo per il cross. Anche in difesa possiamo dire che la Fiorentina, rispetto alla scorsa stagione, nel suo complesso non è certamente migliorata, ma nemmeno peggiorata considerando la qualità aggiunta sugli esterni.

Centrocampo: qui la società ha deciso di sostituire il partente Amrabat con due giocatori di qualità come Arthur e Maxime Lopez. Giocatori con caratteristiche opposte rispetto a quelle del marocchino, che garantiscono alla manovra viola più tecnica e maggior palleggio, perdendo qualcosa però in fase di filtro ed interdizione. La scelta è dettata principalmente dalla filosofia di gioco del mister, che predilige il possesso palla e quindi un regista di costruzione davanti alla difesa, piuttosto che un mediano di rottura. A completare il centrocampo viola ecco poi l’arrivo del giovane Infantino, acquisto intelligente e di prospettiva futura. Al netto di quanto analizzato, si può affermare che la Fiorentina è sicuramente migliorata a centrocampo rispetto a quella dello scorso anno, anche se, in un centrocampo a due, forse manca un giocatore di livello da affiancare al regista ed in grado di garantire fisicità.

In attacco, il reparto maggiormente messo sotto la lente di ingrandimento nella scorsa stagione, abbiamo deciso di suddividere l’analisi in due parti, dapprima quella relativa agli esterni offensivi, poi quella delle punte vere e proprie.

Esterni offensivi: la Fiorentina ha perso Saponara a parametro zero ed acquistato Sabiri che però esterno puro non è. Serviva un giocatore capace di essere determinante negli ultimi 30 metri così come Nico Gonzalez da posizionare a sinistra. Purtroppo questa lacuna per i viola è ormai una croce che ci portiamo dietro da anni e che, ancora oggi, non è stata colmata. Con un allenatore come Italiano, che fa del gioco sugli esterni il suo punto di forza, questa è certamente una mancanza pesante.

Attaccanti centrali: rivoluzione completa davanti, con la cessione della deludente coppia Cabral – Jovic e l’arrivo di Nzola e Beltran. L’angolano, voluto fortemente dal mister, viene da due stagioni in doppia cifra a Spezia, garantisce fisicità e soluzioni diverse alla manovra della squadra. È un acquisto certamente positivo che non toglie ma anzi aggiunge un qualcosa di diverso rispetto alla passata stagione. Stesso discorso per Beltran, per il quale la società ha effettuato un investimento importante ma che apre ad una domanda: non era forse meglio puntare su un centravanti da 20 gol garantiti (cosa che nè Nzola nè Beltran al momento sono)? Probabilmente si, ma la sensazione è che, anche qui, si sia fatto un passo avanti rispetto alla passata stagione con un miglioramento sensibile nel ruolo specifico. 

Detto ciò, guardando anche al mercato delle diretti concorrenti per un posto europeo, possiamo obiettivamente sostenere che, purtroppo, nonostante qualche miglioramento della rosa, il gap con le prime sette del campionato sia rimasto piuttosto evidente. Sarà pertanto compito di Vincenzo Italiano e dei suoi ragazzi stupire tutti ed andare nuovamente oltre le aspettative, ribaltando i pronostici per conquistare un posto in Europa per il terzo anno consecutivo. Noi tifosi siamo e saremo con voi. Sempre Forza Viola