Il Risiko Italia

Mentre alcune regioni hanno appena ricevuto  il nuovo verdetto cromatico, come ad esempio la Toscana che è passata dalla zona gialla a quella arancione, in Italia si susseguono le polemiche. Come tutti voi saprete infatti, con l’ultimo DPCM del governo Conte, il nostro paese, per scongiurare un altro lockdown generalizzato che probabilmente avrebbe definitivamente messo in ginocchio l’economia, è stato suddiviso in colori che fotografano il grado di pericolosità del contagio e la realtà della situazione regionale. Ecco dunque la suddivisione dal più grave (rosso) al meno grave (giallo) mentre nessuno è nella condizione ideale, cioè in zona verde. La speranza è che tale decisione abbia più fortuna di quanto non sia accaduto in  Francia dove tale politica di suddivisone in fasce non ha ottenuto i risultati sperati.

Al di là delle polemiche e dei dubbi generati dall’inserimento di alcune regioni in una fascia anziché in un’altra (la più clamorosa certamente la Campania), credo sia doveroso fare alcune considerazioni. Innanzitutto è bene sottolineare che l’inserimento delle regioni in determinate colorazioni, non avviene sulla base della simpatia dei Governatori o in funzione di chi abbia i paesaggi più belli, così come è fondamentale sapere che non conta solamente l’indice di contagio. Oltre a quest’ultimo infatti, concorrono altri 21 parametri scientifici che calcolati insieme danno il risultato finale: tra essi ci sono la curva di crescita del contagio, il numero dei letti disponibili in terapia intensiva, la quantità di personale sanitario, la capacità di tracciamento ed altri parametri ancora. Nel caso specifico della Campania ad esempio, è stato rimarcato come la situazione sia effettivamente molto critica a Napoli, ma sia tendenzialmente sotto controllo nelle altre zone della regione. Ecco allora che il governo ha provveduto ad inserire la Campania in zona gialla, ma ha lasciato libertà agli amministratori locali di poter emettere ordinanze maggiormente restrittive.

E qui, come dicevano i nonni, casca l’asino!

Ciò che trovo assolutamente sconsiderato e rivoltante, è l’utilizzo della polemica sulla salute delle persone a fini elettoralistici. Se non erro, Fontana e Gallera accusarono il governo Conte per la ritardata  istituzione delle zone rosse nel bergamasco durante la prima ondata (quando in realtà secondo la legge che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale anche le regioni possono proclamarla); ricordo anche la violenta campagna di stampa in merito alla diffusione del carteggio di quei giorni per riuscire a dimostrare che effettivamente Conte e Speranza avrebbero dovuto essere più rigidi fin da subito per limitare l’evoluzione della pandemia. Adesso però, a fronte dell’istituzione della zona rossa in tutta la Lombardia, lo stesso Fontana si ribella dicendo che la decisione è troppo dura!! E’ possibile sapere quali sono le differenze? Questo succede a destra, mentre a sinistra (o presunta tale) De Luca, che ha fatto una campagna elettorale sui bazooka e sulle restrizioni, che ha richiesto più volte la zona rossa in tutta la regione Campania adesso che la regione è in zona gialla tace? Non esiste più il virus dopo aver vinto le elezioni regionali? Oppure non esiste più dopo le violente manifestazioni di piazza delle settimane scorse? Per non parlare poi di De Magistris: il sindaco di Napoli ormai da più giorni denuncia la situazione disperata degli ospedali cittadini travolti dai pazienti che accorrono nei pronti soccorso per il Covid. Allora perché anche nell’ultimo fine settimana il Lungomare di Napoli era aperto? Sbaglio o in altre città (ad esempio Firenze e Roma) determinate piazze sono rimaste chiuse? Qual è il problema? Abbiamo sempre bisogno dello Stato come parafulmini quando le decisioni da prendere scontentano i cittadini? De Magistris, De Luca, Fontana, Gallera (ci potremmo mettere anche Musumeci e Cirio), sindaci, governatori di centro destra e di centrosinistra vogliamo iniziare ad essere almeno conseguenti a ciò che si dice? La vogliamo smettere di speculare sui problemi della gente? Proprio adesso che il Paese avrebbe bisogno di essere unito, è insopportabile avere ancora a che fare con gli avvelenatori di pozzi, con i solisti della politica, con gli sfascisti, di qualunque parte essi siano. Questa seconda ondata è più difficile soprattutto psicologicamente perché la  gente è più stanca, più povera, più sola.

Tutto serve, tranne la speculazione a fini elettorali: non ora, non adesso!!

DPCM: uno tira l’altro, come le ciliegie!

Il Presidente Conte domenica sera ha emanato il nuovo DPCM con l’obiettivo di contrastare più efficacemente la curva dei contagi che sta diventando di giorno in giorno più preoccupante. Come sa chi legge il blog, non mi piace parlare di cose che non conosco, quindi eviterò di commentare il numero dei contagiati,  dei ricoverati o dei tamponi poiché ho troppo rispetto per chi ha studiato medicina una vita per poter arrivare ad esprimere pareri consapevoli.

Chi ha tempo e voglia di leggere l’ultimo DPCM che resterà in vigore fino al prossimo 13 novembre (salvo peggioramenti della situazione), lo trova qui nel link ma mi sento in diritto di commentare ciò che mi ha principalmente colpito del Decreto in positivo ed in negativo.

Credo sia assolutamente condivisibile il tentativo di limitare gli assembramenti davanti, dentro e fuori dai locali. Se siamo in un momento di emergenza, dobbiamo essere pronti a rinunciare a scampoli di libertà per la salute pubblica di tutti, in primo luogo dei più deboli. Trovo dunque giustissimo il divieto di sostare in piedi davanti ai pub, locali e bar che non riescano ad assicurare il servizio al tavolo e, nel contempo, credo sia una buona mediazione la chiusura degli stessi alle 24. E’ inoltre da sottolineare positivamente la facoltà che il governo ha offerto a sindaci e presidenti di regione di chiudere le zone della città maggiormente frequentati per la movida o inasprire le direttive del governo centrale. Quanto al polverone alzato dai sindaci in merito a tale facoltà, trovo la polemica strumentale poiché sono gli stessi primi cittadini a chiedere quasi quotidianamente poteri speciali per governare meglio la città ed adesso che l’intenzione del governo è delegare loro la prerogativa di chiudere le zone a maggior rischio di assembramento, non vogliono esercitarla? Sono invece stati molto più reattivi i presidenti di Lombardia e Campania che, di fronte ad una curva di contagi in preoccupante ascesa, hanno deciso per il coprifuoco notturno che entrerà in vigore rispettivamente giovedì e venerdì. E’ giusto che venga delegata a chi conosce meglio il territorio la decisione di provvedimenti più restrittivi, mentre resta assolutamente da scongiurare l’ipotesi di un nuovo lockdown: interi settori produttivi non sopravviverebbero ad una seconda chiusura indiscriminata.

Ciò che invece credo sia assolutamente inaccettabile, è la decisione presa dal governo in merito allo stop delle attività sportive a carattere provinciale degli sport di base. Le scuole calcio, le scuole di basket, quelle di rugby e di tutti gli altri sport di contatto sono costrette a fermarsi come fossero gli untori. Sarà possibile svolgere solo gli allenamenti in forma individuale (tornando dunque al protocollo utilizzato dalle società per i centri estivi), ma non le partite ed i tornei a carattere provinciale. La scelta è sbagliata sia dal punto di vista medico che da quello sociale: è scientificamente provato che la classe di età meno sottoposta al virus è quella dei bambini fino a 14 anni, e si decide di chiudere i settori giovanili? Ed inoltre, a che sono servite le prescrizioni dei protocolli seguiti da tutte le società sportive italiane? I soldi che sono stati spesi, le energie che tanti volontari e collaboratori hanno investito nella riapertura degli spazi di socializzazione dove vanno a finire? Il governo tiene aperte le sale bingo e chiude i campi sportivi in cui si disputano le partitelle ufficiali tra bambini? A quelle gare si può partecipare solamente se prima ci si è provati la febbre, se ci si è sanificati le mani, se insomma si è sani. Quegli stessi bambini e ragazzi che non possono fare attività, nelle ore che avrebbero trascorso all’interno di un campo sportivo, staranno a casa oppure andranno a giocare ai giardini o in piazza senza alcun controllo? O magari, perché no, potrebbero ritrovarsi insieme ad altra gente in un luogo al chiuso anziché all’aria aperta! Scusate ma dov’è la ratio della norma? Ed inoltre che distinzione è quella tra attività sportiva a carattere regionale e quella provinciale? In Toscana ad esempio, nel calcio, si potrà giocare fino alla seconda categoria, ma non in terza: perché? In base a cosa?

Nel frattempo, nessuna restrizione è prevista per centri commerciali, ipermercati, luoghi di assembramento naturale che giustamente stanno implementando i protocolli sanitari proprio come stanno facendo le società sportive! Ancora una volta di fronte alla pandemia pagano i ragazzi, i bambini ai quali già abbiamo sottratto tre mesi di scuola nello scorso anno scolastico ed ai quali adesso limitiamo lo sport: fino a quando intendiamo operare in tal senso anziché fare una delle pochi cose scontate e logiche, cioè incrementare il numero dei treni utilizzati dai pendolari, degli autobus utilizzati dagli studenti, delle corse delle metropolitane?

In parole povere ma chiare, INVESTIRE SUL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE E SCAGLIONARE I RITMI DELLA VITA QUOTIDIANA!!!

Oltre a limitare le possibilità di assembrato serali e notturne, dobbiamo dunque organizzare in modo diverso gli orari di lavoro e della scuola e, nel contempo, allocare risorse sul trasporto pubblico locale. E’ una cosa talmente scontata che potrebbe risultare rivoluzionaria!!

Il topolino

Dopo 48 ore di indiscrezioni che paventavano un’infinità di divieti, la montagna ha partorito il topolino ed il nuovo DPCM licenziato dal Governo Conte assomiglia molto ad un pannicello caldo.

Dagli spifferi che provenivano dai corridoi di Palazzo Chigi, sembrava che la parola “vietato” fosse la più ricorrente del decreto, mentre poi in realtà quel termine è stato quasi sempre sostituito da ”si raccomanda”. Sorvolerò sulle pretestuose polemiche che in questi giorni, a seguito della partecipazione ad una trasmissione televisiva, hanno cercato di colpire mediaticamente il Ministro Speranza di cui invito ad ascoltare le parole senza farsele riportare da altri.

Entrando nel merito del nuovo Decreto, approfondirò due aspetti che credo siano centrali per la vita di ogni paese che creda nel benessere dei propri cittadini e nel futuro delle nuove generazioni. Ho trovato sinceramente vergognosa la proposta relativa al ritorno della didattica a distanza per le ultime classi delle scuole superiori, proposta giustificata dai continui assembramenti che si vengono a creare sui mezzi del trasporto pubblico. L’idea che le Regioni hanno portato al governo è sbagliata sia dal punto di vista filosofico che pratico. I ragazzi che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori sono infatti spesso provvisti di mezzi privati quali scooter, moto o macchine e dunque impattano sul trasporto pubblico molto meno dei ragazzi dei primi anni della scuola superiore o di quelli che frequentano le scuole medie. Oltre a ciò, dobbiamo ricordare che la scuola è la palestra di vita più importante che abbiamo e non possiamo e non dobbiamo fermarla nuovamente. Solo chi ha bambini e ragazzi che provano quotidianamente le esperienze scolastiche, sociali e culturali, può capire quanto dannosa sia tale proposta? Penso e spero proprio di no! La sospensione prima e la cancellazione poi delle lezioni da marzo a giugno è stato un vero e proprio trauma per tutti i bambini e ragazzi del nostro paese che sono rimasti indietro non solo didatticamente, ma soprattutto socialmente. Che razza di proposta è quella che taglia le esperienze sociali, culturali e didattiche a fronte di problemi di trasporto? Anziché tenere i ragazzi a casa, investiamo nel trasporto pubblico!!! Ci vuole tanto a capirlo?? Eppoi…. che fine hanno fatto gli ingressi ad orari scaglionati? Soprattutto nelle scuole medie e superiori, dove ormai i ragazzi vanno o possono andare autonomamente a scuola non sarebbe preferibile scaglionare gli ingressi anziché tenerli a casa? Ancora non si riesce a comprendere che la scuola è un investimento per il futuro e non un costo nel presente?

Finché non usciamo da questa dialettica in cui tutto viene prima della scuola e dell’educazione dei nostri figli non avremo mai nuove generazioni con teste pensanti  ed autonome!

Se la polemica sulla scuola è stata incresciosa, trovo poi addirittura peggiore quella sullo sport. Innanzitutto credo che sarebbe necessario conoscere ciò di cui si parla prima di aprire la bocca a casaccio. Nel nuovo decreto sono stati bloccati diversi sport facendo una netta distinzione tra le pratiche amatoriali e quelle riconosciute da Federazioni Sportive ed Enti di Promozione. Molti si sono soffermati ed hanno fatto ironia sulla distinzione che è stata introdotta tra il calcetto, il calcio ed il basket tra amici e quello invece regolato ed organizzato dagli enti federali riconosciuti dal CONI. Conoscendo bene il settore, credo che il decreto abbia reso giustizia agli sforzi enormi che le piccole società e realtà del territorio nazionale hanno messo in campo per far ripartire l’attività giovanile e dilettantistica che praticano i nostri ragazzi. Considerando l’atavica mancanza di strutture sportive all’interno delle scuole (vedi i casi frequenti di plessi senza palestra), se chiudiamo anche gli impianti delle società sportive i nostri ragazzi dove dovrebbero andare a fare sport? Chiaramente l’attività deve essere svolta in sicurezza, ma le federazioni hanno adottato già dalla scorsa estate Protocolli dettagliati in accordo con il Comitato Tecnico Scientifico e con il Ministero per riaprire gli ambienti in sicurezza. Ogni società sportiva già dal mese di agosto deve misurare la febbre agli atleti ed agli accompagnatori, deve avere accessi separati, deve far rispettare il distanziamento e l’uso della mascherina! Lo sport amatoriale, quello per intendersi del calcetto tra amici del giovedì non prevede tutto questo! Mentre viene previsto nei campionati organizzati da Enti di promozione sportiva che hanno sottoscritto ed applicato tale protocollo. Si può andare al cinema o a teatro in posti chiusi perché si segue un protocollo e, con le stesse norme, non si può fare attività fisica all’aperto? Quindi oltre a far fare ai ragazzi la didattica a distanza, togliamo loro anche la valvola di sfogo dello sport? Senza poi considerare che le società sportive svolgono anche quel fondamentale ruolo di presidio sul territorio che prima era invece interpretato dagli oratori, dai gruppi sportivi scolastici o da altre forme di aggregazione.

La verità è che il DPCM contiene tantissime raccomandazioni e ben pochi divieti alcuni dei quali trovo giustissimi (ad esempio l’impossibilità di sostare in piedi davanti ai locali!!). Ciò che ancora troppo spesso manca però, è l’irrogazione della sanzione: se metti le regole ma poi non punisci purtroppo l’effetto della sola dissuasione non funziona. Ancora una volta dunque molto, se non tutto, dipenderà dal buonsenso e dalla responsabilità di ciascuno di noi. Cerchiamo di non fallire, altrimenti un nuovo lockdown potrebbe non essere così lontano.

Ci risiamo? E ora?

Dopo un’estate in cui in troppi hanno pensato che il virus fosse sparito, i dati degli ultimi giorni tornano a preoccupare. Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad un’impennata del numero dei contagiati che mette sinceramente paura. Cerchiamo dunque, per quanto possibile, di leggere i dati senza pregiudizi, con il solo obiettivo di capire qualcosa in più.

Innanzitutto dobbiamo dire che il rapporto tra le perone che risultano positive ed il numero dei tamponi è un dato fortemente sopravvalutato nelle discussioni che ascoltiamo ogni giorno. Dobbiamo infatti sempre ricordare che il paziente uscito dalla malattia deve effettuare il doppio tampone con risultato negativo per essere dichiarato guarito e questo inficia nel rapporto matematico tra i dati: lo stesso paziente infatti avrà due tamponi negativi e ciò non permette un rapporto matematico paritetico con la persona positiva, che invece ne effettua solamente uno. Ciò detto, è però assolutamente innegabile che la percentuale di asintomatici è più alta rispetto ai mesi di marzo e aprile e la capacità di curare i sintomi della malattia è certamente aumentata. Questa considerazione non deve però MAI far sottovalutare la situazione che stiamo vivendo. Il virus continua a circolare e sta a noi quantomeno cercare di limitarlo con comportamenti corretti.

I dati degli ultimi giorni inducono dunque alla preoccupazione per la crescita continua ed inesorabile dei positivi. Ciò che lascia ben sperare è che i ricoverati in terapia intensiva sono un decimo rispetto al picco massimo (circa 400 contro 4.000) e che i medici adesso sanno come trattare fin da subito la malattia. Il problema è che nelle ultime settimane la crescita si sta rivelando esponenziale e sembra non arrestarsi. La fortuna è che i posti in terapia intensiva sono quasi raddoppiati rispetto a marzo, la sfortuna è che iniziano ad esserci diversi contagiati anche nelle regioni del sud che nella prima ondata sono state meno colpite e che purtroppo sono storicamente meno pronte nelle strutture dei distretti sanitari. Se la tendenza si confermerà, sarà fondamentale spostare i pazienti tra regioni, dal sud al nord del paese, per poter curare tutti tempestivamente.

Il governo Conte ha indubbiamente gestito bene, dopo alcuni errori iniziali dovuti alla scarsa conoscenza del virus, la prima ondata prendendo decisioni dure ma necessarie. Ha sempre preferito la salute pubblica all’economia, ma tutti sanno che la scelta non potrà essere replicata. I lavoratori, le aziende, i gestori dei locali non potrebbero sopportare nuove chiusure generalizzate pena il rischio di fallimento. Sarebbe dunque imperdonabile farsi trovare impreparati adesso se dovesse arrivare una vera e propria seconda ondata. L’Italia è citata da tutti, organi di stampa e governi internazionali, quale esempio nella gestione della pandemia: tali capacità di gestione dovranno essere confermate e rafforzate nei prossimi mesi, altrimenti sarà stato tutto vano. In questi giorni è atteso il nuovo DPCM, torneremo dunque a parlarne.

I medici, gli infermieri, il governo, le regioni e tutti gli amministratori devono remare dalla stessa parte e collaborare al benessere pubblico. Ciò che però non potrà e non dovrà MAI mancare è la responsabilità di tutti i cittadini: il popolo italiano si è dimostrato eccezionalmente disciplinato durante la prima ondata della pandemia, non possiamo e non dobbiamo mollare adesso!!!

METTIAMO LA MASCHERINA, SEGUIAMO LE REGOLE E MANTENIAMO LA DISTANZA!!

SE NON VOGLIAMO FARLO PER NOI STESSI, FACCIAMOLO ALMENO PER I NOSTRI CARI!!!

I PROSSIMI MESI DIPENDONO INNANZITUTTO DA NOI!!!