Il traguardo minimo è stato raggiunto.
Che piaccia o no, la Conference League salva almeno in parte la stagione della Fiorentina e consegna ai viola la (mini) ribalta europea per la quarta stagione consecutiva. E’ un risultato da festeggiare? Assolutamente no! E’ un risultato che può cambiare i programmi di breve periodo della Fiorentina? Probabilmente si.
Partiamo dai fatti: la squadra di Palladino ha raggiunto il sesto posto in classifica lasciandosi dietro Bologna, Milan e Lazio ed ha collezionato 65 punti battendo tutte le cosiddette grandi del campionato. Non possiamo dunque negare che quello raggiunto sia un piazzamento migliore rispetto alle ultime stagioni anche se, per la vittoria del Bologna in Coppa Italia, i viola saranno nuovamente impegnati in Conference League anziché in Europa League. Certo possiamo dire che la rosa messa a disposizione di Palladino da Commisso, Pradè e Goretti era la più forte della gestione statunitense e credo che questo sia il rammarico più grande.
I viola hanno messo in mostra alcune individualità di rango mondiale (De Gea), europeo (Kean, Gosens, Dodò) ed altre su scala nazionale (Mandragora, Comuzzo), un mix che avrebbe potuto e probabilmente dovuto essere utilizzato meglio non solo in campionato ma soprattutto in Europa. La Coppa Italia, la cui eliminazione avvenne solo tre giorni dopo la tragedia di Bove, non la considero, ma contro il Betis Siviglia una rosa come questa poteva e doveva fare di più e meglio. In Serie A poi, i passaggi a vuoto sono stati decisamente troppi e proprio a causa di essi oggi stiamo (molto moderatamente) applaudendo ad una qualificazione in Conference strappata negli ultimi minuti dell’ultima giornata di campionato. Resta comunque la piccola soddisfazione di poter vedere la Fiorentina in una competizione internazionale anche l’anno prossimo anziché dover ammirare le altre dal divano di casa.
Il risultato più importante però, penso sia quello i cui frutti vedremo nel prossimo futuro. La qualificazione in Conference League regala stabilità alla percezione europea del club e soprattutto avvicina la conferma di alcuni calciatori che senza il palcoscenico internazionale sarebbero certamente partiti verso altri lidi. Nella stagione che ci porterà al mondiale, avere la vetrina europea potrebbe dare qualche motivazione in più ai vari Kean, De Gea e non solo per restare in maglia viola in attesa di conquistare traguardi più importanti. Resta comunque l’amarezza e la delusione per il non gioco visto anche ieri sera nella trasferta di Udine: nonostante una squadra lasciata in 10 da un’espulsione molto discutibile, la Fiorentina ha continuato a masticare un calcio prevedibile e senza lampi che ha vissuto sulle individualità di Fagioli (gara praticamente perfetta la sua) e le cavalcate di Kean. Se ad esse poi, aggiungiamo l’irripetibile gol di tacco di Comuzzo, possiamo forse dire la dea bendata una volta tanto ci ha guardato con occhi benevoli. Resta la sensazione di una squadra triste, con nessun copione da interpretare nonostante gli ottimi calciatori in rosa. E resta infine la sensazione di un allenatore che è probabilmente un mago nella gestione dello spogliatoio (visto che i calciatori non lo hanno mai abbandonato nemmeno dopo le sconfitte più vergognose), ma del tutto acerbo sia nella preparazione delle partite (quante volte abbiamo sbagliato approccio?), sia nell’insegnamento di concetti di gioco (abbiamo notizia di qualche schema offensivo?), sia nella lettura delle gare (il cambio di ieri tra Comuzzo e Pongracic con la partita inchiodata sul pareggio è un insulto a tutti).
Speriamo solamente che la società abbia finalmente le idee chiare, che si riesca a trattenere i migliori evitando l’ennesima rivoluzione e che il tecnico cresca molto e molto velocemente. Comunque anche l’anno prossimo ci ritroveremo a cercare sulla cartina dei paesi europei le nostre avversarie in Conference….
Sempre Forza Viola!
