Diario di un cassintegrato – parte undicesima

Le settimane passano e la situazione purtroppo stenta a volgere verso la normalità. Ci sono interi settori, come quello dello sport in cui lavoro, o quello degli eventi e fiere, che sono ancora paralizzati e dunque cercano di organizzare la propria sopravvivenza.

Da questa settimana hanno nuovamente cambiato l’organizzazione del lavoro ed è stato deciso che tutti i dipendenti, compreso i responsabili degli uffici, sono in cassa integrazione a turnazione. Sui sei giorni settimanali lavorativi, ognuno sarà occupato per due giornate e questa turnazione rimarrà tale fino alla prima settimana di febbraio compresa. Se da una parte il nuovo piano organizzativo non regala molte speranze a breve termine, permette però di programmare con minori difficoltà le attività delle prossime settimane.

La bella notizia di questi giorni, quella che regala un po’ di stabilità e tranquillità, viene  dal Decreto Ristori: mentre qualcuno continua a fare politica per abbeverare il proprio smisurato ego, il governo ha prorogato la Cassa Integrazione Covid per ulteriori 26 settimane ed il Ministro dell’Economia Gualtieri è già stato a Bruxelles a spiegare che è ferma intenzione del governo italiano prorogarla fino alla fine di ottobre se sarà necessario. La politica che serve ai cittadini è questa qua, non quella che si gioca sul filo dei numeri, sulle astensioni programmate, sulle comparsate a reti unificate, sui tatticismi nelle commissioni che intendono bloccare i lavori parlamentari. In questa situazione drammatica non ci interessa chi governa, ma come si governa: se si guarda all’interesse dei cittadini o no, se si cerca di sostenere le imprese o no, se si lotta per salvaguardare i posti di lavoro o no. A questo serve la politica, non ad altro.

Mentre lavoro a giorni alterni, sto proseguendo la mia collaborazione con il network ATSport 24 ed ho avuto la grandissima soddisfazione di partecipare ad una trasmissione di approfondimento calcistico con altri due giornalisti, Antonio Rea ed Emilio Scibona, il cui link vi inserisco qui. Nel frattempo mi tengo aggiornato con vari webinar gratuiti sui più svariati argomenti, dal giornalismo alla storia, dalla manutenzione dei siti, al montaggio dei video.

Ma sinceramente, che settimana sarebbe senza il consiglio del Corner del Lungo? Stavolta voglio parlare di uno storico, un professore universitario che è anche scrittore e divulgatore: Alessandro Barbero. Conosciuto grazie al mio amico Leo, Barbero ha appena fatto uscire un libro su Dante Alighieri (ricordo che nel 2021 ricorrono i 700 anni dalla morte del sommo poeta), ma non parlerò del libro, poiché non l’ho ancora letto. Ciò che voglio sottolineare del Professor Barbero, di cui potete rintracciare tantissimi video su YouTube, è che ha due qualità eccezionali che quando si incontrano riescono ad affascinare coloro che ascoltano. Innanzitutto Barbero ha una cultura vastissima che va oltre la sola storia e tali conoscenze gli permettono sempre di contestualizzare perfettamente ciò che sta raccontando. E poi è un grandissimo divulgatore: la differenza rispetto a tanti altri è che, oltre a parlare bene, quando racconta regala emozioni mettendoci l’anima e riuscendo a far appassionare l’ascoltatore all’argomento. Quando uno studente, un ascoltatore diventa curioso di ciò che sta ascoltando, il più grande obiettivo di un professore, di un giornalista, di uno speaker è indubbiamente centrato. In un mondo in cui si ricevono migliaia di informazioni al giorno da qualunque tipo di media, riuscire a scuotere l’ascoltatore ed a colpire nel segno in modo che si abbia voglia di approfondire la nozione che ci è arrivata, è il miglior successo del narratore. Ecco, Barbero riesce a metterti sempre la voglia di saperne qualcosa in più e questo è un dono di pochi. Sbirciate qualcosa, scommettiamo che vi torneranno in mente le mie parole?

Alla prossima puntata del diario!

L’ora delle scelte

Sono ormai circa 6 mesi che assistiamo al balletto “MES si MES no” dopo l’accordo trovato in sede europea dal ministro Gualtieri per la riforma del cosiddetto Fondo Salva Stati.

Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza in mezzo a tanta, troppa propaganda. È necessario subito dire che in nessun paese europeo si è aperto uno scontro tanto virulento sul fantomatico MES e, come spesso accade, di fronte ad una tematica tanto complessa in pochi hanno cercato di approfondire le varie sfaccettature mentre in tanti hanno voluto utilizzare la materia per lucrare qualche voto in più.
Se vogliamo schiarirci le idee, possiamo inizialmente dire che il Fondo Salva Stati per come è stato concepito nel 2012 ha dato pessima prova di sé nell’unico caso in cui è stato integralmente attuato per cercare di aiutare un paese membro. Ci ricordiamo tutti come sia stata gestita la crisi della Grecia con il relativo memorandum di riforme imposte al paese ellenico. Nell’occasione, il MES portò ad una vera e propria macelleria sociale i cui costi vengono ancora oggi pagati dal popolo greco. Nello specifico, il Fondo Salva Stati si accollò quasi metà del debito pubblico greco elargendo un prestito di circa 200 miliardi di Euro in cambio però di pesantissime riforme economiche e sociali tra cui la riforma del mondo del lavoro, la privatizzazione di moltissimi enti pubblici, la riforma delle pensioni, della scuola e della sanità. Oltre a ciò, la Grecia dovette mettere sul mercato porti ed aeroporti, la gran parte finiti (guarda caso) in mano tedesca! All’epoca, quei soldi furono concessi ad una tasso di interesse del 3%, ottimo in riferimento a quel che offriva il mercato. Inoltre, si era arrivati ad un punto in cui gli investitori non si fidavano più dello stato greco e dunque non erano più disponibili a comprare il debito pubblico ellenico. A quasi 10 anni di distanza però, si può tranquillamente dire che l’esperimento è del tutto fallito.

Certo, si potrebbe obiettare che i conti pubblici greci sono stati messi al sicuro, ma a che prezzo? La disoccupazione è schizzata alle stelle, il reddito pro capite è drammaticamente diminuito, i servizi sociali sono stati tagliati selvaggiamente. È questo il mondo verso il quale vogliamo andare?

È però chiaro a tutti che il MES di cui si parla adesso è completamente diverso. Per l’Italia si tratterebbe di un prestito ponte di circa 36 miliardi di Euro da spendere unicamente per la sanità e per fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19. Inoltre l’accordo firmato da Gualtieri prevede che il controllo del Fondo Salva Stati verta solamente sul merito della spesa e sull’assenza di sprechi, senza dunque avere la possibilità di far intervenire la Troika commissariando di fatto il governo in carica.
Allora perché tutta la polemica di questi mesi? Quali sarebbero realmente gli svantaggi nell’accedere al MES?

  • Il primo lo ha ben delineato in questi giorni il Governatore della Banca d’Italia Visco (nonostante sia fortemente favorevole alla richiesta da parte dell’Italia) : se il nostro paese fosse l’unico a richiedere il MES, quale messaggio daremmo ai mercati? Saremmo marchiati a fuoco dalle stimmate di un paese al collasso che ha bisogno di qualunque forma di sussidio pur di salvare i propri conti. Questo potrebbe portare ad un’assenza totale di fiducia da parte dei mercati nei confronti dell’Italia e dunque potrebbe rappresentare un boomerang ben più forte degli aiuti messi a disposizione dal Fondo Salva Stati. Sicuramente i tassi sarebbero molto favorevoli, ma saremmo in grado di spiegare bene ai mercati che accettiamo l’aiuto solo per i risparmi derivanti dagli interessi e non perché siamo sull’orlo del baratro?
  • Il secondo dubbio, per me il più grande, è relativo alla natura istituzionale del Fondo. Ciò che in pochi dicono è che per sua stessa natura il Fondo Salva Stati è al di fuori del controllo dell’Unione Europea. Esso è infatti un organismo internazionale con sede a Lussemburgo regolato da un trattato internazionale sottoscritto da tutti i paesi membri: ha dunque regole interne proprie che non rispondono direttamente all’Unione Europea. Basti pensare che quando, dopo alcuni anni, si iniziò a pensare di attenuare le misure nei confronti della Grecia, non fu possibile farlo perché il Fondo è un organismo assolutamente indipendente fornito di proprie cariche interne e di un proprio bilancio. Ciò che quindi dovrebbe far più pensare coloro i quali sono favorevoli alla richiesta, è se si possa confidare oppure no in merito all’accordo sottoscritto dal ministro Gualtieri, dal momento che esso non cambia la natura del Fondo né il processo decisionale interno ad esso. È insomma possibile fidarsi oppure no? Ed i mercati come prenderanno una possibile richiesta del MES? Tutto ruota intorno a queste domande, il resto è pura propaganda elettorale.

Nel parlamento italiano intanto, Partito Democratico, Italia Viva, la quasi totalità di Liberi e Uguali e Forza Italia sono per il si, mentre Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia propendono per il no. Dopo le ultime elezioni regionali, le richieste del PD si sono fatte più pressanti ma ancora non si vede una decisione all’orizzonte. Come spesso accade, nel mezzo Conte prova a mediare con una proposta di buon senso ma che sembra utile soprattutto a prendere tempo: “Intanto presentiamo i progetti per l’accesso al Recovery Fund, inseriamo all’interno anche gli interventi per la sanità e poi vediamo se servono anche i soldi del MES” ha dichiarato negli ultimi giorni.

Il problema però, oltre che politico, è anche temporale! I soldi del MES, 36 miliardi, sarebbero disponibili in poche settimane, quelli del Recovery inizieranno ad arrivare a fine 2021 e saranno spalmati in 3 anni.

L’ora della decisione si avvicina…. Cosa farà il governo italiano?