L’ora delle scelte

Sono ormai circa 6 mesi che assistiamo al balletto “MES si MES no” dopo l’accordo trovato in sede europea dal ministro Gualtieri per la riforma del cosiddetto Fondo Salva Stati.

Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza in mezzo a tanta, troppa propaganda. È necessario subito dire che in nessun paese europeo si è aperto uno scontro tanto virulento sul fantomatico MES e, come spesso accade, di fronte ad una tematica tanto complessa in pochi hanno cercato di approfondire le varie sfaccettature mentre in tanti hanno voluto utilizzare la materia per lucrare qualche voto in più.
Se vogliamo schiarirci le idee, possiamo inizialmente dire che il Fondo Salva Stati per come è stato concepito nel 2012 ha dato pessima prova di sé nell’unico caso in cui è stato integralmente attuato per cercare di aiutare un paese membro. Ci ricordiamo tutti come sia stata gestita la crisi della Grecia con il relativo memorandum di riforme imposte al paese ellenico. Nell’occasione, il MES portò ad una vera e propria macelleria sociale i cui costi vengono ancora oggi pagati dal popolo greco. Nello specifico, il Fondo Salva Stati si accollò quasi metà del debito pubblico greco elargendo un prestito di circa 200 miliardi di Euro in cambio però di pesantissime riforme economiche e sociali tra cui la riforma del mondo del lavoro, la privatizzazione di moltissimi enti pubblici, la riforma delle pensioni, della scuola e della sanità. Oltre a ciò, la Grecia dovette mettere sul mercato porti ed aeroporti, la gran parte finiti (guarda caso) in mano tedesca! All’epoca, quei soldi furono concessi ad una tasso di interesse del 3%, ottimo in riferimento a quel che offriva il mercato. Inoltre, si era arrivati ad un punto in cui gli investitori non si fidavano più dello stato greco e dunque non erano più disponibili a comprare il debito pubblico ellenico. A quasi 10 anni di distanza però, si può tranquillamente dire che l’esperimento è del tutto fallito.

Certo, si potrebbe obiettare che i conti pubblici greci sono stati messi al sicuro, ma a che prezzo? La disoccupazione è schizzata alle stelle, il reddito pro capite è drammaticamente diminuito, i servizi sociali sono stati tagliati selvaggiamente. È questo il mondo verso il quale vogliamo andare?

È però chiaro a tutti che il MES di cui si parla adesso è completamente diverso. Per l’Italia si tratterebbe di un prestito ponte di circa 36 miliardi di Euro da spendere unicamente per la sanità e per fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19. Inoltre l’accordo firmato da Gualtieri prevede che il controllo del Fondo Salva Stati verta solamente sul merito della spesa e sull’assenza di sprechi, senza dunque avere la possibilità di far intervenire la Troika commissariando di fatto il governo in carica.
Allora perché tutta la polemica di questi mesi? Quali sarebbero realmente gli svantaggi nell’accedere al MES?

  • Il primo lo ha ben delineato in questi giorni il Governatore della Banca d’Italia Visco (nonostante sia fortemente favorevole alla richiesta da parte dell’Italia) : se il nostro paese fosse l’unico a richiedere il MES, quale messaggio daremmo ai mercati? Saremmo marchiati a fuoco dalle stimmate di un paese al collasso che ha bisogno di qualunque forma di sussidio pur di salvare i propri conti. Questo potrebbe portare ad un’assenza totale di fiducia da parte dei mercati nei confronti dell’Italia e dunque potrebbe rappresentare un boomerang ben più forte degli aiuti messi a disposizione dal Fondo Salva Stati. Sicuramente i tassi sarebbero molto favorevoli, ma saremmo in grado di spiegare bene ai mercati che accettiamo l’aiuto solo per i risparmi derivanti dagli interessi e non perché siamo sull’orlo del baratro?
  • Il secondo dubbio, per me il più grande, è relativo alla natura istituzionale del Fondo. Ciò che in pochi dicono è che per sua stessa natura il Fondo Salva Stati è al di fuori del controllo dell’Unione Europea. Esso è infatti un organismo internazionale con sede a Lussemburgo regolato da un trattato internazionale sottoscritto da tutti i paesi membri: ha dunque regole interne proprie che non rispondono direttamente all’Unione Europea. Basti pensare che quando, dopo alcuni anni, si iniziò a pensare di attenuare le misure nei confronti della Grecia, non fu possibile farlo perché il Fondo è un organismo assolutamente indipendente fornito di proprie cariche interne e di un proprio bilancio. Ciò che quindi dovrebbe far più pensare coloro i quali sono favorevoli alla richiesta, è se si possa confidare oppure no in merito all’accordo sottoscritto dal ministro Gualtieri, dal momento che esso non cambia la natura del Fondo né il processo decisionale interno ad esso. È insomma possibile fidarsi oppure no? Ed i mercati come prenderanno una possibile richiesta del MES? Tutto ruota intorno a queste domande, il resto è pura propaganda elettorale.

Nel parlamento italiano intanto, Partito Democratico, Italia Viva, la quasi totalità di Liberi e Uguali e Forza Italia sono per il si, mentre Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia propendono per il no. Dopo le ultime elezioni regionali, le richieste del PD si sono fatte più pressanti ma ancora non si vede una decisione all’orizzonte. Come spesso accade, nel mezzo Conte prova a mediare con una proposta di buon senso ma che sembra utile soprattutto a prendere tempo: “Intanto presentiamo i progetti per l’accesso al Recovery Fund, inseriamo all’interno anche gli interventi per la sanità e poi vediamo se servono anche i soldi del MES” ha dichiarato negli ultimi giorni.

Il problema però, oltre che politico, è anche temporale! I soldi del MES, 36 miliardi, sarebbero disponibili in poche settimane, quelli del Recovery inizieranno ad arrivare a fine 2021 e saranno spalmati in 3 anni.

L’ora della decisione si avvicina…. Cosa farà il governo italiano?

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