Il diario di un cassintegrato – parte sedicesima

I governi cambiano, i sottosegretari anche, ma il nostro settore sportivo resta chiuso a doppia mandata. E dopo la formazione del nuovo governo, rimane anche senza rappresentante governativo e senza l’assegnazione delle deleghe. Insomma, becco e bastonato!

Nel frattempo Draghi e la sua compagine hanno emanato il loro primo DPCM (com’era la storia del vulnus alla democrazia?) che resterà in vigore fino al 6 aprile, dunque avrà effetto anche sulla Pasqua. Al di là di alcuni aggiustamenti, come ad esempio il cambio di colore che scatta il lunedì anziché la domenica, mi sembra di poter dire che il nuovo esecutivo si sta muovendo in sostanziale continuità con il precedente. Mantenuta la divisione del paese in colori, le due settimane necessarie per migliorare la fascia regionale, il coprifuoco alle 22,00 e le limitazioni agli sport, alle fiere, ai congressi, agli avvenimenti che possono scatenare possibili assembramenti. Ciò che invece è cambiato, è il rapporto con la scuola: sia in zona rossa, che in quella arancione rafforzata, tutti gli alunni verranno mandati a casa in didattica a distanza e stavolta, udite udite, non sarà colpa di Azzolina. Stride particolarmente il mantenimento dei centri commerciali aperti e la chiusura delle scuole quando siamo stati mesi a discutere degli effetti nocivi della DAD sui nostri bambini e giovani. Adesso però, come per magia, cambiato il Ministro dell’Istruzione, cambiato il Premier, si può chiudere senza problemi ed è lecito anche iniziare a discutere del possibile prolungamento dell’anno scolastico fino al 30 giugno. In questa settimana poi, c’è anche il Festival di Sanremo ed il turno infrasettimanale della Serie A, quindi si può fare tutto ed il proprio contrario che tanto non se ne accorge nessuno!

Nel frattempo, anche per questa settimana, al lavoro sono impegnato due giorni ma non mancano certo le cose da fare. Il blog mi impegna molto, venerdì sarò nuovamente ospite come opinionista nella trasmissione “Minuti di recupero” su ATSPORT 24  e, nel frattempo, ho appena iniziato un corso di aggiornamento di cui vi parlerò nel prossimo appuntamento.

Adesso invece vorrei parlare di una cosa che reputo gravissima, accaduta in questi giorni davanti al carcere di San Gimignano, la cui notizia trovate qui. Credo sia assolutamente indegno che il capo della prima forza politica italiana (stando ai sondaggi), si lasci andare ad affermazioni tanto gravi quanto inesatte, stando alla sentenza di primo grado del processo a carico di queste guardie carcerarie. Non si dovrebbero mai commentare le sentenze, né parlarne prima del verdetto definitivo, ma non si può nemmeno tacere l’indegna campagna pubblicitaria che Salvini sta ormai conducendo da mesi a favore di rappresentanti dello stato che, a detto del primo verdetto, avrebbero pestato e torturato un detenuto del carcere di San Gimignano. In questo paese si iniziano a conoscere troppi casi del genere: dal povero Stefano Cucchi, la cui eco è arrivata fino al cinema grazie anche alla splendida interpretazione di Alessandro Borghi nei panni della vittima, a quello di Magherini fino al caso Aldrovandi, troppe volte agenti colpevoli hanno trovato connivenze e coperture negli apparati dello stato. Non abbiamo proprio bisogno che ci sia anche un megafono politico che provi ad ostacolare il raggiungimento della verità in questi casi: nessuno chiede vendetta, ma almeno giustizia sì e quella la si può trovare solamente nelle aule dei tribunali e non nelle conferenze stampa di qualcuno che cerca solamente di lucrare elettoralmente su qualunque cosa accada.

Gli impegni sono tanti, i temi da trattare pure, ma l’angolo del consiglio settimanale non può proprio mancare! Ed allora oggi si torna al cinema con un titolo che si può tranquillamente vedere su RaiPlay (dunque senza spendere un centesimo). Il film di cui parlo è “Il primo re”, la rivisitazione in chiave epica del rapporto tra Romolo e Remo fino alla nascita di Roma. E’ un film avvincente, che nonostante le oltre due ore di durata, vola via in un amen tenendovi incollati allo schermo. Per coloro i quali sono soliti impressionarsi per lo spargimento di sangue, non è un film adatto, ma la prova dei due protagonisti Alessandro Borghi e Alessio Lapice è veramente convincente. La pellicola ha bisogno di essere seguita senza distrazioni poiché ha i sottotitoli dal momento che gli attori recitano in latino arcaico, ma l’ambientazione e la storia appassionante ripaga ogni singolo sforzo. Provate a guardarlo e magari ditemi cosa ne pensate!

Alla prossima puntata del diario per parlare del mio nuovo corso di aggiornamento e non solo!

Il talento – parte sedicesima

Come preannunciato nell’articolo di ieri, passiamo adesso a vedere quali potranno essere le ripercussioni dell’elezione del nuovo presidente federale in relazione al talento e dunque alla sua crescita nelle nostre scuole calcio.

Nello specifico, cercherò di approfondire le tematiche del programma del Presidente Gravina care ai 690.000 tesserati dei settori giovanili calcistici sparsi per il nostro paese la cui passione viene troppo spesso dimenticata e senza la quale la piramide del calcio professionistico non esisterebbe e non potrebbe sopravvivere. A fronte di un programma elettorale di 128 pagine, il Settore Giovanile e Scolastico ne occupa solamente due, con idee che guardano al futuro con i piedi ben radicati nolo solo nel presente, ma anche nel passato rispolverando idee già viste e conosciute.

La prima idea che troviamo per il futuro è quella dell’implementazione e rafforzamento dei Centri Federali di Formazione Territoriale, il primo dei quali fu quello fiorentino delle Due Strade, per il quale il compianto e mai abbastanza rimpianto Presidente Regionale Fabio Bresci lottò fino a riuscire ad ottenerlo nel 2015. Questi Centri, ormai disseminati in tutta Italia, sono dei luoghi in cui i tecnici federali provvedono a fare aggiornamento con i tecnici ed a sperimentare nuove metodologie di allenamento per i giovani calciatori e calciatrici. Un polo di eccellenza per la valorizzazione e la formazione tecnico sportiva non solo dei giovani, ma anche dei tecnici, dei dirigenti e dei genitori delle società del territorio. Inevitabilmente si parla di un progetto a medio-lungo termine che potrà iniziare a dare i frutti dopo alcuni anni, ma comunque un occhio proiettato finalmente nel futuro grazie alla ricerca, la sperimentazione, lo scambio di conoscenze. L’idea innovativa è poi affiancare a questi centri di formazione delle vere e proprie accademie federali che invece si concentreranno sui migliori talenti nazionali per affinare le doti più prettamente tecnico-calcistiche. Sull’esempio di altri paesi europei, come ad esempio la Francia, anche in Italia dunque si cercherà di non disperdere il talento utilizzando una metodologia unica raggruppando i migliori gruppi fin dalla giovane età.

Nell’ambito poi della formazione, si richiama anche l’idea di un’apertura all’esterno dei nostri confini. Nel programma di Gravina infatti, si fa esplicito riferimento alla volontà di rafforzare l’interscambio con le altre federazioni per cercare di arricchirsi in ogni ambito calcistico. Lo scambio di nozioni relative alle metodologie di allenamento rivolto principalmente ai tecnici, ma anche la conoscenza delle diverse normative relative all’impiantistica sportiva, al tesseramento dei giovani calciatori, al modo in cui si affrontano i diversi problemi nei vari paesi europei. Anche in questo caso dunque, un’idea di apertura verso gli altri che il calcio italiano, chiuso nella sua idea di essere il migliore, ha troppo spesso trascurato.  

Se invece guardiamo al campo, alle gare, all’organizzazione dei campionati ed alla vita delle società, il programma non è sufficientemente dettagliato poiché probabilmente i temi sono troppo spinosi per poter essere spiegati in poche righe. Quanto all’organizzazione dei campionati infatti, Gravina ed il suo staff parlano di un rafforzamento della continuità dei campionati non spiegando però bene cosa voglia dire. La speranza è che non si voglia affinare ulteriormente il concetto di ricerca spasmodica dei campionati di èlite, una strada che ha portato alla guerra tra società nella ricerca dei bambini più bravi. L’idea dei Centri di Formazione Federale e dell’Accademia credo sia più che sufficiente per individuale e lavorare sui prospetti più interessanti del panorama nazionale.

Ancora più nebuloso è poi il modo in cui si pensa di risolvere le ormai ataviche controversie relative al tesseramento dei calciatori. Detto che la riforma Spadafora, con la conseguente cancellazione del vincolo è ormai tramontata, il programma del prossimo quadriennio è una pura dichiarazione di intenti. Si vuole infatti tendere ad una rivisitazione degli indennizzi economici ma non si spiega né il modo né la tempistica, senza considerare poi che la meccanica del premio di preparazione è già stata riformata pochi mesi fa come abbiamo detto in un altro appuntamento della rubrica.

Sono invece stato colpito al cuore nel leggere gli obiettivi del prossimo mandato relativamente al rapporto con gli istituti scolastici. Finalmente si torna a parlare di questo importante capitolo seppur senza brillare di originalità. La volontà è infatti quella di rafforzare, anche se sarebbe meglio usare la parola riprendere, il rapporto con un mondo che negli ultimi anni è stato trascurato con l’obiettivo di promuovere i valori più sani di questo sport meraviglioso e di far conoscere meglio il regolamento del gioco del calcio. Tutti obiettivi molto importanti e nobili che già erano stati perseguiti nella prima decade di questo millennio, così come quello di far assaggiare nuovamente ai bambini di oggi il calcio come lo si giocava anni fa. Con il progetto Calcio in Strada infatti, la FIGC tende a riportare i bambini a praticare uno sport completamente destrutturato per il solo gusto di correre dietro una palla, senza regole asfissianti, ansia da risultato, classifiche astruse. Progetto bellissimo, se non fosse che è praticamente uguale a quello a fine anni 90 si chiamava “Stradacalciando”, di cui sono stato tra gli organizzatori quando facevo parte del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC.

Tutto bello, tutto condivisibile, magari se si desse anche merito a chi queste manifestazioni all’epoca inventò e portò a giro per l’Italia (e non parlo certamente di me) sarebbe tutto ancora più bello, oltre che giusto ed onesto.

Gravina confermato Presidente della FIGC

E’ andata come doveva andare e Gabriele Gravina è stato riconfermato alla guida della Federazione Sportiva più importante d’Italia. Ha battuto lo sfidante, Cosimo Sibilia, con un margine più ampio di quello che ci si attendeva ed adesso guiderà la macchina per il prossimo quadriennio.

Il risultato finale ha destato sorpresa solamente per l’ampiezza della vittoria dal momento che Sibilia è il presidente riconfermato della Lega Nazionale Dilettanti, componente che esprime il 34% dei delegati assembleari. Gravina però ha conseguito il 73,5% delle preferenze, mentre lo sfidante solamente il 26,5. Alcuni Comitati Regionali, come la Lombardia e l’Emilia Romagna, sono passati in mano a quella che potremmo definire l’opposizione interna alla L.N.D. e dunque presumibilmente hanno accordato la preferenza al Presidente eletto. Sibilia però, non è riuscito a convincere nemmeno il mondo arbitrale, che conta il 2% di voti, che nelle ultime settimane ha deciso di cambiare il vertice: via il plenipotenziario Nicchi, che aveva addirittura modificato il regolamento elettorale pur di correre per il quarto mandato, e dentro Trentalange. Nonostante la sconfitta del candidato più vicino a Gravina, il neo presidente sembra abbia scelto la neutralità. Altra delusione poi è la mancata raccolta di preferenze in funzione dell’alleanza con il Presidente della Lazio Lotito che sembra però non aver sortito effetti.

Discorso diametralmente opposto per Gravina, che è riuscito a tessere la tela di una coalizione che ha visto restare fuori solamente i Dilettanti. Con un lavoro certosino, il presidente uscente ha ottenuto la fiducia di tutte le leghe professioniste, degli allenatori e dei calciatori. A tutti ha chiaramente promesso qualcosa ed adesso vedremo come riuscirà a governare con una maggioranza così ampia dove tutti accamperanno diritti. Gravina è un dirigente navigato, un imprenditore velocemente riconvertitosi allo sport ed al calcio in particolare, protagonista indiscusso del miracolo sportivo Castel di Sangro, cittadina abruzzese di 6000 abitanti che portò a disputare la Serie B. Da quel trampolino, la carriera di dirigente sportivo non si è più fermata fino ad arrivare alla Presidenza Federale nel 2018. Nell’articolo di domani poi, vedremo come il programma elettorale di Gravina può incidere sul percorso del talento, protagonista della nostra rubrica.

A Gravina dunque l’onere e l’onore di tenere il timone in questo momento così burrascoso non solamente al comando della FIGC ma anche in seno al CONI, dove sembra che lo sport con più tesserati in Italia, tornerà finalmente a sedere. Dopo 4 anni in cui il calcio non aveva rappresentanti in seno al Consiglio Nazionale del CONI, torna finalmente il sereno tra i due organi direttivi. Gravina sarà dunque chiamato a difendere gli interessi soprattutto del calcio di base e giovanile all’interno dell’istituzione che governa lo sport italiano nella speranza che la mancata riconferma del Ministero dello Sport non sia il segno del totale disinteresse da parte del governo Draghi nei confronti dell’attività fisica e motoria. Saranno anni difficili, di ricostruzione, di ripartenza dal basso che necessiteranno della massima collaborazione tra le parti e non di divisioni tenendo in considerazione anche quelle componenti, come la Lega Nazionale Dilettanti, che oggi siedono all’opposizione. Lo sport giovanile, e quello dilettantistico, sta pagando il conto più salato della pandemia; è il settore, insieme a quello dello spettacolo ed a quello di fiere e congressi, che è rimasto chiuso più a lungo senza nemmeno avere la cassa di risonanza dei ristoratori.

Lavoratori, imprese, famiglie, bambini che da ormai un anno aspettano solamente di ricominciare a divertirsi, a fare attività fisica, ad intrattenere le persone, a far conoscere le eccellenze italiane. Ed allora cari Malagò, Gravina, Sibilia, futuro Sottosegretario con delega allo sport, sedetevi intorno ad un tavolo ed alzatevi solamente quando avrete trovato una soluzione… che qua fuori ci sono milioni di persone in tutto il paese che aspettano solo questo!

Diario di un cassintegrato – parte quindicesima

Le settimane scorrono, il virus muta, le temperature salgono, ma il nostro settore resta al momento chiuso, anzi sbarrato. Il nuovo governo del Salvatore al momento non sembra aver tempo per lo sport ed intanto la FIGC sta eleggendo il nuovo presidente. Speriamo che, una volta nominati i sottosegretari (ci sarà da ridere!!), una volta scelto il nuovo presidente federale, si possa tornare a parlare di cose che interessano la vita quotidiana delle persone.

Intanto al lavoro da me abbiamo avuto la riconferma della turnazione a 2 giorni a settimana almeno fino al 5 marzo e dunque guardiamo alle prossime due settimane con questa certezza che si somma alla necessità di reinventare le proprie competenze. In questo momento storico è fondamentale adattarsi alle esigenze della propria azienda e dunque si fa ciò che c’è da fare senza stare tanto a discutere. La riconferma dei giorni di lavoro poi, permette una migliore organizzazione della propria vita e dunque, oltre a continuare a scrivere sul blog, sono in grado anche di fare altre cose, come collaborare con il network ATSport 24 quale opinionista… a proposito domani sarò in onda!

Venendo alla più stretta attualità, siamo ancora in attesa dei primi provvedimenti del nuovo governo; intanto dall’apertura della crisi sono passate ormai più di tre settimane ed il paese è fermo. Menomale che si voleva cambiare l’esecutivo per fare le cose più velocemente! Qui stiamo ancora aspettando che finiscano di comporre la squadra di governo, mentre i  5 Stelle sono praticamente esplosi con l’uscita di Di Battista e l’espulsione di alcuni esponenti storici come il senatore Nicola Morra. Certo che il Movimento ha un timing perfetto: mentre entra al governo con una forza che è stata fondata da un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, espelle il presidente della Commissione Antimafia….mah! Nel frattempo la Toscana è ancora arancione e sembra addirittura poter diventare rossa ed intanto il primo provvedimento dell’esecutivo dovrebbe essere il prolungamento del divieto di spostamento tra regioni fino a fine marzo. Voglio proprio vedere se qualcuno adesso griderà alla dittatura sanitaria o all’uomo solo al comando….temo però di conoscere già la risposta.

Come di consueto, concludo con un consiglio che mi offre anche l’occasione per una riflessione. La settimana passata sarà ricordata nei libri di storia per l’arrivo della navicella Perseverance su Marte. Io non sono un appassionato di spazio, né di film relativi all’argomento, ma mi sono sinceramente emozionato nel vedere la gioia con cui tutte le persone che hanno lavorato al progetto hanno festeggiato. Donne e uomini di diverse nazioni, con estrazioni culturali differenti, con storie che si sono intrecciate grazie ad un obiettivo comune. Vedere lavorare insieme alcuni professionisti indifferentemente dalla razza, dalla religione, dalle idee politiche per raggiungere Marte grazie ad un viaggio di quasi 8 mesi studiato nei minimi dettagli dalla partenza all’atterraggio, dà la dimensione della forza dell’umanità quando non si divide, non si accapiglia, non si combatte per il predominio economico. Dovremmo ripartire da qui anche per sconfiggere una pandemia che non può essere battuta se non tutti insieme anziché pensando ognuno al proprio paese. Se la vinciamo in Italia ma non in Francia, quanto ci vorrà affinché si riaffacci di nuovo da noi? E lo stesso negli altri paesi! Per chi non ha visto l’arrivo di Perseverance, vi consiglio di dare un’occhiata qui! Non ve ne pentirete!

Alla prossima!

Desaparecido

Quando i Litfiba nel 1985 scrissero una delle canzoni che hanno segnato la mia adolescenza, non pensavano certo ad un calciatore spagnolo ma a cose ben più serie come le sanguinarie dittature del Sud America.

Nel nostro caso però, parliamo di calcio e nello specifico di uno dei più grandi misteri della stagione viola, Josè Maria Callejon. Se ci voltiamo indietro alle sole stagioni che ha disputato in Italia con la maglia del Napoli, scopriamo che il talentuoso esterno spagnolo ha giocato 349 partite totali contribuendo alla causa partenopea con 82 gol e 78 assist! Insomma numeri ottimi che dimostrano che in una gara su due Callejon è stato capace di segnare in prima persona oppure di mettere il compagno nella condizione di fare rete. Siamo proprio sicuri che in una squadra quintultima in classifica, con il secondo peggiore attacco del campionato, un giocatore del genere non possa trovare spazio se non in piccolissimi ritagli come gli 8 minuti più recupero concessigli nella gara di Genova contro la Sampdoria?

Riavvolgendo il nastro, ricordiamo che Callejon è arrivato a Firenze per sostituire numericamente e non solo Federico Chiesa anche se fin da subito in molti (noi compresi) si sono chiesti se fosse stata la scelta giusta. All’epoca infatti sulla panchina viola sedeva Beppe Iachini, allenatore abbonato ad un 3-5-2 all’interno del quale lo spagnolo aveva una difficile collocazione. Con l’esonero del tecnico marchigiano e l’arrivo di Prandelli, in molti ci saremmo aspettati un impiego più continuo di Callejon, ma in realtà la squadra ha preferito continuare con il medesimo schieramento tattico. Adesso però, credo sia il momento di cambiare. Se i risultati stessero arridendo alla Fiorentina potrei anche capire il mantenimento dell’assetto tattico, ma poiché la squadra continua a trovarsi invischiata nei bassifondi della classifica principalmente per la difficoltà di finalizzare, è arrivato il momento di osare ed è il momento della qualità.

L’ex Napoli ha dimostrato che quando va in campo è ancora in grado, soprattutto con le squadre da metà classifica in giù, di poter regalare qualità alla manovra. Oltre al gol segnato in Coppa Italia al Monza, Callejon è stato decisivo nella vittoria contro il Cagliari servendo l’assist della vittoria ed ha offerto segnali incoraggianti anche negli spiccioli concessi contro la Sampdoria in coppia con Malcuit. Anche la storia della difesa a 3 non regge più e lo dicono i numeri: sono ormai 5 gare consecutive che la Fiorentina prende gol ed in queste partite le reti incassate sono state addirittura 12! Capirei se Dragowski uscisse imbattuto ogni domenica, ma se facciamo fatica a segnare e subiamo sempre rete, come pensiamo di riuscire a fare qualche punto?

Se poi aggiungiamo che nelle ultime gare Pezzella, il calciatore che sembra aver spinto maggiormente per l’assetto a tre dietro, non sembra più affidabile come una volta, perché non affidarsi finalmente ad una difesa a 4 magari con uno dei due terzini bloccati in modo da non sbilanciare la squadra? E’ una bestemmia pensare a giocare con una linea composta da Caceres, Milenkovic, Quarta e Biraghi? Oppure la coppia di terzini Igor a sinistra e Malcuit a destra? Se poi proprio vogliamo “esagerare” si potrebbe anche schierare contemporaneamente Malcuit e Biraghi sfruttando una mediana muscolare composta da Amrabat e Pulgar, ma forse questo è troppo. Comunque sia, anche l’opzione di un solo terzino bloccato, permetterebbe alla squadra di non dipendere sempre e solo dalle sgroppate di Castrovilli e Bonaventura o dalla vena di Vlahovic e riporterebbe Callejon nella sua veste naturale di esterno offensivo. Non è possibile avere uno dei migliori calciatori della rosa fisso in panchina per questione di modulo!! Soprattutto se poi quel modulo non porta risultati….. E non è nemmeno vero che ormai tutti giocano a 3 dietro in Serie A! Giocano con la difesa a 4 compagini che lottano per scudetto o per la Champions come Milan, Juventus e Napoli, altre che mirano ad un campionato tranquillo con il sogno di entrare in Europa League come Sassuolo, Bologna e Sampdoria e squadre che lottano per non retrocedere come Benevento, Spezia e Parma. Non ho capito perché il dogma deve essere immodificabile solamente a Firenze!

La strada della qualità potrebbe portare qualche gol in più e magari qualche risultato. Comunque sia, l’importante adesso è fare punti, altrimenti saremo condannati a soffrire fino al termine della stagione.

Il talento – parte quindicesima

Nell’ultima puntata della rubrica ho cercato di approfondire sinteticamente gli aspetti più importanti relativi al tesseramento dei ragazzi e dei bambini. Ciò che ho scritto potrebbe però essere spazzato via dalla Riforma dello Sport dell’ex Ministro Spadafora. Vediamone i cardini.

Diciamo subito che i tempi per la conversione attraverso le competenti Commissioni sono strettissimi visto che il termine ultimo è il 28 febbraio. Considerando poi che il nuovo governo Draghi non ha nemmeno il Ministero dello Sport risulta difficilissimo che la legge veda la luce, ma ciò che interessa è il dibattito che si è scatenato intorno ad essa.

I tre temi fondamentali della riforma interessavano il professionismo del calcio femminile, l’abolizione del vincolo sportivo ed il riordino delle società e dei relativi collaboratori. Partendo dal primo tema, credo sia giustissima l’equiparazione delle calciatrici ai calciatori in linea teorica. Ciò che però dobbiamo considerare è la sostenibilità di tale opzione: come sappiamo nel calcio maschile da anni si dibatte sulla possibile (per me necessaria) diminuzione delle società professionistiche con l’abbassamento del numero delle squadre che disputano i vari campionati a partire dalla Lega Pro. Questo perché i costi fissi non sono più sostenibili e non lo erano nemmeno in periodo pre-pandemico. Credo dunque che debba essere pensata l’equiparazione non d’imperio, ma con una programmazione pluriennale in cui il professionismo avvenga dopo che saranno aumentati gli introiti attraverso gli sponsor, i diritti televisivi, le politiche commerciali e gli incassi dei botteghini. Fare il passo subito rischia di far collassare i piccoli nel breve volgere di un paio di stagioni. Proporrei dunque di attuare un piano quinquennale di sviluppo al termine del quale introdurre l’equiparazione delle calciatrici professioniste.

Quanto poi al vincolo sportivo, possiamo dire che è una tematica scottante. Dobbiamo renderci conto che il mantenimento del vincolo rappresenta uno dei pochi sostentamenti economici che le società hanno. Toglierlo e liberalizzare tutto significa svantaggiare soprattutto quelle società che curano il settore giovanile ma non hanno le categorie di élite o i campionati regionali di cui abbiamo parlato ultimamente. Credo che sia necessario riconoscere a chi ha seguito, cresciuto e formato il ragazzo, un indennizzo nel momento in cui questo se ne va. Purtroppo però, sappiamo anche che molti dirigenti o squadre utilizzano il vincolo come arma di ricatto nei confronti di famiglie o società avversarie arrivando anche a far smettere ragazzi che vorrebbero continuare solamente a divertirsi. Io ho una proposta che cerco di portare avanti da anni: ogni calciatore deve avere un proprio parametro che la società presso la quale va a giocare deve riconoscere alla società cedente e tale importo deve essere gestito dal Comitato Regionale di competenza. Faccio un esempio: il calciatore Pippo si trasferisce dalla società A alla società B. Nel momento in cui il ragazzo firma il cartellino con la nuova squadra, il Comitato addebita il parametro fisso a B ed esegue l’accredito ad A sul conto federale. Poiché il Comitato Regionale gestisce sia il tesseramento che la contabilità e detiene un conto federale per il tesseramento ed uno per l’attività agonistica, il passaggio di denaro sarebbe alla luce del sole, non ci sarebbero diatribe né trattative strane. In questo modo poi, il ragazzo sarebbe libero di accasarsi dove vuole mentre le società avrebbero l’indennizzo deciso dalla FIGC a seconda della categoria da cui proviene e quella della squadra in cui va a giocare. Mi sembra una soluzione semplice, corretta, veloce e pulita.

Quanto poi alla parte relativa al riordino delle società, credo che questo sia il problema più spinoso della riforma. Con la nuova legge, le società sportive sarebbero equiparate ad alcune forme di imprese con la conseguenza di dover trasformare i collaboratori sportivi in lavoratori dipendenti. Ciò scriverebbe la parola fine alla storia della stragrande maggioranza delle società sportive. Come tutti sappiamo infatti, alcuni tecnici ed allenatori dei nostri bambini hanno un rimborso spese mentre altri prestano la loro opera come volontari. Obbligare questo mondo a regole speculari alle aziende, significa non conoscere la materia di cui si sta parlando. La sempre maggiore professionalizzazione delle società sportive sta già portando molte di esse ad assumere, seppur con forme contrattuali saltuarie, alcuni operatori, ma chiedere di diventare un’azienda dall’oggi al domani rischia di uccidere un settore che già così presenta grandissimi rischi.

La riforma è dunque quantomeno da emendare fortemente, ma il governo Draghi, con la mancata costituzione del Ministero dello Sport, sembra non avere grande urgenza di occuparsene. Ciò che è comunque necessario, è cercare di riformare il mondo dello sport dal di dentro o comunque in collaborazione con esso: le riforme calate dall’alto non hanno mai funzionato.

Alla prossima!