Dopo aver analizzato, nella prima puntata del nostro approfondimento, il lascito di Berlusconi alla parte politica che lo ha sempre avversato, parliamo adesso del centrodestra. Certamente l’ex Presidente del Milan è l’inventore dello schema ancora oggi vincente che vede alleati una destra sdoganata dall’eredità fascista con un centro moderato e conservatore. Cerchiamo di capire, con l’aiuto di Simone Pesucci, cosa ha creato e cosa lascia Silvio Berlusconi alla parte politica di cui è stato l’ispiratore ed il padrone per 30 anni.
Buon ascolto!

Sono totalmente d’accordo con voi: fin da subito Berlusconi ha voluto gestire la destra (non il suo partito, l’intera destra) come un suo feudo personale, in cui lui dava gli ordini e tutti gli altri eseguivano. In pratica voleva gestirla come se fosse una delle sue aziende, ma gli è riuscita male, per un motivo molto semplice: in un’azienda se un dipendente sta sul culo all’imprenditore viene licenziato, in politica invece se un parlamentare viene cacciato dal suo partito può comunque continuare a stare in Parlamento, e anzi se lo cacci fa ancora più danno di prima, perché si schiera con i tuoi avversari. Berlusconi lo sa bene, dato che Fini gli ha giocato esattamente questo scherzetto.
Tu mi dirai: e allora Berlusconi cosa doveva fare, tenersi una serpe in seno? Eh, in effetti il conflitto tra Berlusconi e Fini era una di quelle situazioni balorde in cui qualsiasi scelta appare sbagliata, o comunque piena di conseguenze negative. Onestamente non so dirti se nei panni di Silvio avrei fatto buon viso a cattivo gioco, o se invece l’avrei cacciato a calci in culo.
Proprio perché Berlusconi era abituato a gestire la destra da padrone assoluto, ha sofferto terribilmente il fatto di essere stato surclassato prima dalla Salvini e poi dalla Meloni nei suoi ultimi anni di vita. La logica imporrebbe che all’interno di una coalizione chi prende più voti detta la linea, e chi ne prende di meno obbedisce: questo però era inconcepibile per Berlusconi, perché lui non riusciva proprio ad accettare l’idea di diventare il lavapiatti di Salvini e della Meloni.
Quello che avete detto per Renzi in fondo vale un po’ per tutti, nel senso che oggi pochissimi votano a seguito di un’attenta e scrupolosa lettura del programma elettorale: la maggior parte degli italiani il programma elettorale non lo degna di uno sguardo, e vota unicamente in base alla simpatia che gli suscita un determinato leader. Certo, ci sono delle eccezioni: ad esempio, una parte degli elettori grillini ha votato per i 5 Stelle unicamente perché aveva una fifa blu di perdere il reddito di cittadinanza, non tanto perché gli piacesse Conte. E anche per quanto riguarda gli elettori piddini, credo che nessuno di loro andasse pazzo per Letta, quindi l’hanno votato unicamente perché resteranno fedeli al PD fino alla morte (e tali resterebbero anche se il PD candidasse il cane Rex, come hai detto giustamente tu). Tutti gli altri invece votano la persona, e come ho scritto nel commentare il tuo post precedente ritengo che questo non sia necessariamente un male. Lo diventa solo nel momento in cui la simpatia per un leader degenera in idolatria e fanatismo, ma in quel caso più che un problema politico è un problema psichiatrico. 🙂
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Sono perfettamente d’accordo con te in merito al rapporto tra Berlusconi e la sua creatura. Quanto a Renzi sono un po’ più critico perché chi vota ancora oggi Renzi lo fa solo ed esclusivamente per lui…ha fatto più caprile di Yuri Chechi ma continua ad avere elettori….questo forse è un problema psichiatrico….😂😂😂
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