Una partita tanto pazza quanto emozionante e bellissima.
Milan e Fiorentina sabato sera ci hanno riconciliato con il gioco del calcio e ci hanno regalato oltre 90 minuti di ribaltamenti di fronte, grandi gesti tecnici, errori e prodezze in serie. La squadra di Palladino, con il pareggio ottenuto, esce dal tour de force contro le grandi con 7 punti e la zona Europa ancora alla portata. Sarà necessario adesso cambiare marcia contro le compagini che occupano le zone basse della classifica per rimanere attaccate alla zona europea: già domenica al Franchi, contro un Parma rivitalizzato dalla rimonta alle spese dell’Inter, De Gea e compagni dovranno necessariamente trovare i tre punti. Con tutti gli scontri diretti rimanenti nelle ultime sette giornate, i viola potrebbero approfittarne per insinuarsi nelle posizioni di classifica che contano.
Tornando alla gara di sabato, la Fiorentina ha mostrato segnali di crescita da diversi punti di vista: innanzitutto la personalità mostrata per tutto l’arco della gara è assolutamente confortante. I viola, diversamente da altre volte, hanno provato sempre a fare la partita o comunque a non subire per troppo tempo il gioco avversario. Grazie soprattutto alla capacità di ribaltare l’azione di uno scintillante Dodò e di un sontuoso Fagioli, i viola hanno sempre dato l’impressione di poter far male ai rossoneri quando ripartivano: peccato per l’assenza di Gosens che ha fatto mancare alla Fiorentina una gamba importante anche sull’altro versante del campo…chissà come sarebbe andata se avessimo avuto anche la spinta del tedesco a tenere in allarme la non formidabile retroguardia rossonera.
Certo è che però i viola hanno denotato ancora una volta anche problemi di letture difensive; le due reti subite chiamano in causa errori individuali che non sono stati neutralizzati da letture preventive dei compagni. In occasione del primo gol, Pablo Marì esce troppo alto e perde completamente la marcatura di Abraham permettendo un filtrante semplice per il centravanti rossonero. Se l’ex Arsenal è incappato in una serata non certo brillante, i compagni di reparto ed i centrocampisti non sono sembrati abbastanza reattivi da poter coprire l’errore. Situazione molto simile è accaduta poi anche in occasione del pareggio di Jovic. Anche in quel frangente, una marcatura saltata ha liberato all’attaccante rossonero un’autostrada verso De Gea. In entrambe le reti subite, si è potuto notare uno dei più grandi limiti delle squadre che si dispongono con marcature a uomo a tutto campo: quando si perdono gli scontri diretti con palla in movimento uscendo troppo alti rispetto alla propria zona di competenza, o i compagni capiscono in anticipo il pericolo e vanno a chiudere la zona di possibile verticalizzazione, oppure l’uomo liberato si può buttare verso l’area avversaria con il vantaggio di poter correre faccia alla porta verso il portiere, mentre i difensori devono dapprima capire quale sia la zona di campo da coprire, poi girarsi e correre per fermare l’attaccante. Questo resta uno dei punti deboli della difesa a uomo ed è per questo che spesso si gioca con un uomo leggermente staccato che dia sicurezza al reparto: peccato che sabato Pablo Marì non fosse nella sua miglior serata! Detto del difensore centrale che al pari di Cataldi ha giocato sotto le attese, dobbiamo però sottolineare anche le eccellenze: innanzitutto un portiere come David De Gea che sta dimostrando cosa significa avere un uomo affidabile tra i pali. Niente da dire su Terracciano, ma adesso capite perché da anni invocavo un nuovo estremo difensore? Ci sono le categorie nella vita ed anche tra i portieri esistono calciatori che ti fanno perdere qualche punto a fine stagione, altri che più o meno sono a somma zero (come il buon Pietro) e poi ci sono quelli che valgono quasi quanto un attaccante perché da una parte ti regalano diversi punti in classifica, dall’altra ti fanno giocare la retroguardia con tranquillità. Il netto miglioramento viola passa tanto dai guantoni spagnoli, così come il miglioramento della manovra ed il sempre crescente numero di palle gol passa dal cervello ed i piedi di Nicolò Fagioli: intelligenza calcistica ben sopra la media, vede calcio dove molti non vedono nemmeno l’erba, trova angoli di passaggi degni di un playmaker NBA, corre e si sacrifica per i compagni in difficoltà. Un vero furto, quello commesso ai danni della simpaticissima squadra senza colore!! E poi due delle certezze di questa stagione, Dodò e Kean….una coppia da leccarsi i baffi!! Peccato per la rete di testa sbagliata da Moise, ma da quanti anni aspettavamo un centravanti che, qualunque sia la palla che gli viene servita, ti dà sempre la sensazione che possa trasformarla in un’occasione da rete? Ed un terzino che vola e non molla mai come il brasiliano? Il gol del 3-2 sarebbe stata l’apoteosi, ma Dodò è la fotografia perfetta di quello che si vorrebbe sempre da un calciatore della propria squadra: impegno, entusiasmo, grinta, corsa a perdifiato, amore per la maglia.
Resto invece molto dubbioso in merito alla gestione dei cambi: stavolta Palladino ha deciso che la partita di Gudmundsson dovesse durare solamente 58 minuti, per me decisamente troppo poco! Certo l’islandese non aveva riempito gli occhi, ma ormai dovremmo aver capito che Gud è uno di quei calciatori che può risolvere la partita con una giocata! Ed allora perché non aspettare ancora, soprattutto contro una squadra come il Milan che concede tanto? L’ingresso di Ndour poi, è qualcosa che non riesco proprio a spiegarmi: il ragazzo non sembra essere ancora pronto per determinate partite, inoltre lo spostamento di Mandragora in mezzo al campo ha tolto alla Fiorentina lo strappo e la capacità del buon Rolando di buttarsi sempre negli spazi liberi per cercare il tiro in porta facendo perdere alla squadra alcuni metri di campo. Se certamente Cataldi non era in giornata, avrei visto meglio l’ingresso di Adli al suo posto!
Resta infine un risultato importante che lascia il Milan all’inseguimento, ma resta soprattutto negli occhi di tutti la prova di una squadra che sembra finalmente aver trovato continuità di rendimento: giovedi in Conference League contro la squadra slovena del Celjie la Fiorentina è chiamata ad una prova attenta, solida e senza fronzoli. Chiudere la pratica già all’andata permetterebbe di risparmiare un po’ di energie per il rush finale!

Sabato una delle migliori partite della viola. Certo non tutto perfetto ma è una squadra che vedo frizzante e sicura, anche se il gioco è palla lunga e pedalare e quello non cambia, dove ciascuno si prende le proprie responsabilità anche nelle giocate difficili senza paura. In altre parole spensierata rispetto a quella vista nel filotto di partite di qualche mese fa. Abbiamo perso un’occasione per vincere tutto sommato perché se è vero che abbiamo anche rischiato di perdere nel finale le occasioni mancate da Kean gridano ancora vendetta. Specialmente quella dove si è involato in porta a tu per tu con Maignan, calciando per la verità in modo un po’ sporco, e con il portiere che l’ha deviata allungando la mano. Quella l’avevo già vista dentro la porta e non credevo ai miei occhi quando è schizzata fuori. Grandi note positive per Dodò, De Gea, Fagioli ma oramai non è una sorpresa, Kean il solito cecchino e il centrocampo tutto, compreso Cataldi a parer mio. Certo da Mandragora e Cataldi non si può pretendere giocate di classe, il loro compito è sporcare o intercettare le linee di passaggio e far ripartire l’azione e, che è nelle loro corde, il tiro dal limite. Gudmundsson mi dà sempre l’impressione di incompiutezza come giocatore, di un qualcosa che potrebbe fare più di quello che fa normalmente, anche se rimane sicuramente un buon giocatore. Non è stata purtroppo all’altezza della grande prova di Sabato la difesa, soprattutto Pongracic e Marì lenti, inconprensibilmente , nell’andare a chiudere i filtranti sui gol del Milan. Vi immaginate con Italiano ancora in panchina aver preso gol su quelle imbucate cosa avrebbe detto certa stampa e tifosi, e invece niente di tutto questo: sono cambiati i tempi. Nota negativa per me anche per Palladino: con un Pongracic in difficoltà costante e pure falloso, avendo a che fare a parziale scusante alternativamente con Leao e Hernandez, è stato sostituito per Comuzzo ad un quarto d’ora dalla fine per problemi fisici; poi esce Cataldi esausto a mezz’ora dalla fine ed entra l’impalpabile Ndour, il quale gli capita in area del Milan una palla da tirare in porta e cosa fa? la passa dietro!. Adli è entrato all’88° minuto al posto di Mandragora, brutto segno per lui. Come ho già detto in altra occasione questi due giocatori sono oramai fuori dai piani per Palladino? Ora ci aspettano tre partite da vincere assolutamente se vogliamo coltivare ambizioni di Champion.
Ciao
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Ciao Roberto, hai ragione quando dici che l’idea di gioco è sempre quella di recuperare palla e ripartire in contropiede con la palla lunga ma la qualità degli interpreti (Fagioli su tutti) sta facendo la differenza. Diversamente da te, a me Cataldo non è piaciuto soprattutto perché è stato snaturato nel fare il marcatore sul trequartista avversario e quando questo è un calciatore come Jovic, significa fare lo stopper. Dietro per me Mari il peggiore mentre Pongracic non mi è dispiaciuto anche se Comuzzo, appena subentrato, ha dato fin da subito sensazione di grande solidità. Giovedì sarà fondamentale per la trasferta europea! Ndour al momento assolutamente non pronto, Adli ho paura sia fuori dai piani….a presto!
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Pablo Marì era stato bocciato dall’Arsenal, che l’aveva mandato in prestito con diritto di riscatto all’Udinese. Poi è stato bocciato anche dall’Udinese, quindi è tornato all’Arsenal e poi è stato acquistato da Galliani. A seguito di quest’acquisto, giocava titolare nella squadra ultimissima in classifica. Con un curriculum del genere, non potevamo certo aspettarci che fosse un fulmine di guerra. E neanche che migliorasse strada facendo, perché ormai ha 31 anni, sia perché Palladino non è certo un maestro di calcio in grado di far migliorare tecnicamente i suoi giocatori.P.S.: Oggi ho dato un’occhiata al calendario: a parte gli scontri diretti con Bologna e Roma, abbiamo tutte partite con squadre nettamente più deboli di noi. Sarebbe un delitto non provare nemmeno ad andare in Champions’ con un calendario del genere e con dei concorrenti così in crisi (dall’Atalanta alla Juventus).
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Pablo Mari è un giocatore perfetto per la difesa a 3 di una squadra che arriva tra il settimo ed il nono posto, insomma mediocre. Quanto al calendario, ci sono squadre messe molto peggio di noi ma dobbiamo assolutamente cambiare marcia con le cosiddette piccole altrimenti arriviamo decimi….
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La partita con il Milan mi ha suscitato un grande rimpianto. Perché è vero che questo Milan non vale neanche una scureggia di quello di Berlusconi (e neanche di quello portato allo scudetto da Pioli), ma una vittoria a San Siro è sempre un’impresa leggendaria. E’ come se tu riuscissi a trombarti Sharon Stone: magari non sarà più quella di 30 anni fa, ma potresti comunque raccontare ai nipoti di quando ti sei portato a letto la bomba sexy di Basic Instinct.
Detto ciò, preferisco il rimpianto causato dal pareggio del Milan alla disperazione che ho provato qualche mese fa in occasione del pareggio con il Torino. Perché anche in quell’occasione ottenemmo un punto, ma giocammo una partita senz’anima, nella quale i nostri calciatori erano bloccati dalla paura, e palesemente non avevano la più pallida idea di cosa fare. Questo spaesamento collettivo è stata una costante in questa stagione (ed è una chiara colpa di Palladino), ma in quella partita emerse in maniera più evidente che mai.
Riguardo a Dodò, tra i suoi pregi hai giustamente evitato di citarne uno: la mentalità vincente. Che Dodò ne sia sprovvisto l’ho capito dalla sua intervista post – partita, in cui anziché essere incazzato per il pareggio subito dal Milan si è messo a sottolineare tutto gongolante la grande intesa tra lui e Kean: ce lo vedi un giocatore del Real Madrid a fare una cosa del genere dopo essersi fatto rimontare 2 gol? No, perché al Real Madrid la mentalità vincente ce l’hanno anche i magazzinieri. Noi purtroppo siamo la Fiorentina, e quindi non ce l’hanno neanche i nostri titolari. Come hai detto tu, nel calcio esistono le categorie, e lo si coglie anche da queste piccole cose.
Tu dici che la retroguardia rossonera non è formidabile. A mio giudizio un dato fa capire meglio di ogni altro: solo un difensore del Milan ha giocato sempre titolare, ed è Theo Hernandez. Nel ruolo di terzino destro si sono alternati 3 giocatori (Emerson Royal, Jimenez e Walker), nel ruolo di difensore centrale addirittura 4 (Gabbia, Thiaw, Tomori e Pavlovic). Peraltro, anche Theo Hernandez è stato sempre titolare non perché stia facendo una grande stagione (anzi), ma perché il suo sostituto è Terracciano, e ovviamente nessuno sarebbe così pazzo da metterlo titolare al posto di Theo. Dato il declino di quest’ultimo, l’unico difensore del Milan che mi piace davvero è Pavlovic, perché contro il Parma gli ho visto fare una partita da gladiatore sia in difesa che in attacco. Tutti gli altri o sono arrivati a Milano a benzina finita (vedi Kyle Walker) o non dovevano arrivarci proprio (vedi Terracciano).
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Ciao Wwayne! Credo che Dodò sia un calciatore che proprio nello spirito il suo lato migliore: poi magari non avrà una mentalità vincente (anche se allo Shaktar ha dimostrato il contrario con De Zerbi), ma è comunque di gran lunga uno dei 3-4 calciatori migliori in rosa. Quanto poi alla difesa del Milan, torno a sottolineare nuovamente la mediocrità della stessa e ciò viene dimostrato anche dalla titolarità assoluta nel ruolo di terzino di Theo Hernandez…. un calciatore che difensivamente vale Maxi Oliveira con il cervello di Balotelli. Io invece, se dovessi scegliere un difensore rossonero, prenderei sempre Tomori: ottimo nel colpo di tesa, discreto in marcatura, lottatore che non molla.
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Ricordo bene Maxi Olivera. La Fiorentina gli aveva fatto un contratto di 5 anni, ma ne bastò una per capire che era inadeguato: di conseguenza dopo un anno Corvino lo invitò a cercarsi un’altra squadra. A quel punto successe qualcosa che Pantaleo non aveva calcolato: a Maxi Olivera di giocare non gliene fregava proprio nulla, e quindi rimase a scroccare lo stipendio a Firenze per tutti e 4 gli anni che gli rimanevano di contratto. I numeri parlano chiaro: 26 partite il primo anno, 7 il secondo, zero il terzo, una il quarto e 2 il quinto. Praticamente un turista non pagante, anzi addirittura pagato da noi fiorentini. Però ha giocato 90 minuti in una partita vinta contro la fortissima Juve di Allegri, quindi per quanto mi riguarda lo possiamo perdonare! 🙂
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Una vittoria indimenticabile con in campo un calciatore arrivato come un peones ed un direttore sportivo che ebbe il coraggio di rispondere ad una domanda di un giornalista che gli chiedeva di descriverlo: “se non conoscete Maxi Oliveira è un vostro problema”… In realtà divenne ben presto un problema per tutti noi….
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