Il buono, il brutto, il cattivo (Da Cagliari ad Atene)

CAGLIARI – FIORENTINA = 2 – 3

E per il terzo anno di fila la Fiorentina si qualifica in Europa!

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: i rimpianti ci sono e sono molti, soprattutto adesso che sappiamo che probabilmente l’Italia porterà 6 squadre in Champions League, ma questo continuo polemizzare in merito al mancato mercato di gennaio ed alle scelte tattiche del mister non aiuta nessuno a migliorare il lavoro che sta facendo. Probabilmente, come quasi sempre accade, la verità sta nel mezzo: la società ha operato meglio di quello che la stragrande maggioranza dei critici (me compreso) pensa ed Italiano è molto meno scarso di ciò che dicono quelli che lo volevano esonerare non più tardi di due mesi e mezzo fa (è successo davvero!!). Tutti questi discorsi potranno essere spazzati via o ingigantiti dopo la partita di mercoledì che è l’unica cosa che conta: in caso di esito positivo la gestione societaria acquisirebbe punti così come il lavoro di un tecnico che purtroppo se ne andrà non per le polemiche dei tifosi ma perché il ciclo è probabilmente finito.

In mezzo a questo girone infernale che è diventato il calcio moderno, in cui la squadra è chiamata a fare il media day per la finale di Atene prima di giocare una gara di campionato, in cui gli allenatori ufficializzano rescissioni o scelte quando ancora i campionati sono in corso ed i calciatori annunciano già le loro nuove squadre mentre ancora vengono pagati da quelle vecchie, ieri sera la Fiorentina è dovuta andare in campo a Cagliari per quella che è sembrata più una scocciatura che una partita da vincere. La formazione viola ha potuto contare su tantissimi potenziali titolari di mercoledì e, poiché non mi sembra il caso di fare i buoni ed i cattivi, possiamo però segnalare un Terracciano che ha alternato grandi cose nel primo tempo con una reattività da bradipo in occasione del gol di Mutandwa, un Dodò piuttosto in palla, un Ranieri in crisi nera che probabilmente ad Atene vedrà la gara dalla panchina. Tra i centrocampisti invece, mi sembra che ci si sia mossi con circospezione e misura per cercare di amministrare le forze anche se da una parte Barak è tornato ad essere trasparente, mentre Bonaventura ha deliziato la platea con un gol meraviglioso ed Arthur ha dimostrato di avere una personalità da non sottovalutare in funzione della finale europea da giocare. Davanti poi, con il dubbio amletico tra Belotti e Nzola che non accenna a risolversi, possiamo certamente dire chi non dovrebbe giocare ad Atene: l’Ikonè in versione ancora una volta ballerino di ieri non credo meriti di stare tra gli undici dove invece sicuramente troveranno posto il riposato Kouamé ed il redivivo Nico Gonzalez che ha siglato l’importantissimo gol del 2-2.

Resta però da citare il momento più bello della serata e cioè il 13° minuto. Il popolo sardo ha dimostrato di nuovo uno dei tratti distintivi dell’Isola, la capacità di non dimenticare le persone che la amano e la trattano bene. Così come con Gigi Riva, anche con Davide Astori, ogni volta che la Fiorentina torna a giocare a Cagliari, i tifosi rossoblu dimostrano quella gratitudine spontanea e sentita che purtroppo a Firenze sembra sia stata un po’ dimenticata. E’ un vero peccato che al Franchi non si applauda più il ricordo di una delle facce più pulite di questo meraviglioso sport.

Non posso però esimermi dal salutare un grande tecnico che si ritira dalle squadre di club, Sir Claudio Ranieri. Per alcuni un santo, per altri un paraculo, per altri ancora un tecnico solo fortunato. Io sinceramente non so giudicare né il tecnico né la persona perché tutto ciò è offuscato dalla gratitudine per un allenatore che mi ha fatto vincere due delle tre coppe che ho alzato in 48 anni di vita…. come poter essere obiettivi?

Un grande ritorno?

Le indiscrezioni degli ultimi giorni stanno diventando realtà, Borja Valero torna ad indossare la maglia viola!

Sarà necessario scindere l’aspetto tecnico da quello cosiddetto “sentimentale” che molti tifosi dimostrano di provare ancora per il calciatore spagnolo, per scrivere questo articolo. Parlando di calcio, Borja Valero è legato ad uno dei periodi più belli della gestione Della Valle: la prima Fiorentina di Vincenzo Montella, quella del possesso palla, del divertimento, della sfrontatezza su tutti i campi, della rimonta con la Juve. Borja ha convinto fin da subito i fiorentini grazie ad una eccezionale commistione tra le doti tecniche, assolutamente sublimi, e lo spirito di sacrificio dimostrato in ogni singola partita. L’aspetto fisico poi, più simile ad un impiegato delle poste o dell’ufficio delle entrate, ha fatto il resto. Tutti si sono impersonificati in un uomo arrivato in silenzio che senza tanti titoloni e senza tante chiacchiere ha dettato legge nel centrocampo viola per diversi anni. Se a questo poi uniamo il sentimento nei confronti della città che ha dimostrato più volte sui social network insieme alla sua famiglia, Borja Valero è diventato un beniamino ed un leader dentro e fuori dal campo, tanto da venir soprannominato “sindaco”. Ciò che però dobbiamo considerare, è che il Valero che torna adesso, non è più quello di alcuni anni fa. Porta sulle spalle il peso di quasi 36 anni, anche se nell’ultima stagione all’Inter ha dimostrato di essere fisicamente ancora integro. Se già prima non era un fulmine, adesso lo è ancora di meno e probabilmente anche per questo Conte lo ha utilizzato molto spesso davanti alla difesa: la speranza è che il suo ritorno non sia simile a quello di Badelj (presentato lo scorso anno da Pradè come “il miglior acquisto della Fiorentina”).  

Credo sia comunque un’operazione intelligente. Indubbiamente il calciatore ha spinto e spinge per tornare a Firenze, ed è certamente una presenza che nello spogliatoio può aiutare a superare quei momenti difficili all’interno della partita e della stagione che lo scorso anno sono spesso sembrati insormontabili per problemi di leadership. Con Borja Valero, Ribery, Bonaventura la società sta cercando di colmare il gap di personalità con le squadre che nelle ultime stagioni le sono arrivate davanti in classifica. E’ chiaro però che non ci possiamo aspettare lo stesso giocatore di 5 o 6 anni fa. Dovrà essere un uomo di rotazione e non più il fulcro del centrocampo viola.

Quanto all’aspetto emozionale poi, io sono tra quelli che hanno smesso di innamorarsi dei calciatori. Dopo aver visto Batistuta andare a vincere in giallorosso, ho promesso a me stesso che non lo avrei più fatto. Con la maglia viola addosso ci sono solamente due persone che meritano di rimanere eternamente nei cuori dei tifosi come vere e proprie bandiere, Davide Astori e Giancarlo Antognoni. Tralasciando la tragedia del povero Astori, “La luce” è stata l’unica vera bandiera mai ammainata: diversamente da tutti gli altri, ha respinto al mittente ogni tipo di offerta per giocare sempre con la stessa maglia! Ha detto no alla Juve di Agnelli, al Milan di Liedholm ed a tutti coloro che si sono presentati a bussare alla porta. Giancarlo Antognoni è l’unica bandiera che si merita di non essere mai riposta in un cassetto. A differenza di tutti gli altri, ha giocato in maglia viola quando si puntava a vincere, quando si lottava per salvarsi, quando era considerato un peso dalla società senza lamentarsi mai. A qualcuno magari fischieranno le orecchie, ma le vere bandiere sono queste. Tutto il resto è social network, comunicazione, merchandising.

Bentornato Borja Valero!

Che la nuova avventura sia entusiasmante quanto la precedente!

La partita di Davide

Dal 4 marzo 2018 la partita tra Fiorentina e Cagliari non può più essere considerata una gara come tutte le altre. Da quel maledetto giorno, due squadre, due città, due tifoserie, sono unite sotto un’unica stella, quella di Davide Astori: ottimo calciatore, splendida persona sempre pronto ad offrire un sorriso a tutti.

Se si parla di calcio, e si guarda alla rosa delle due squadre, ci accorgiamo che i punti di contatto, oltre al capitano, sono diversi. Il portiere dei sardi Alessio Cragno ad esempio, è nato a due passi da Firenze in quel di Fiesole ed è un prodotto di uno dei settori giovanili più illustri del capoluogo toscano, la San Michele Cattolica Virtus. Più volte accostato ai viola nelle ultime stagioni, è diventato una colonna portante dei rossoblu.

Se dal reparto arretrato ci spostiamo a centrocampo, la colonia dei viola mancati per un soffio diventa più nutrita. L’ex direttore sportivo viola Corvino ha inseguito a lungo uno dei centrocampisti rivelazione di questa stagione, quel Nahitan Nandez che più volte dal Boca Juniors sembrava in procinto di sbarcare a Firenze. Come spesso è accaduto nel secondo mandato di Corvino però, la proprietà viola in regime di autofinanziamento ha tergiversato di fronte ad una clausola rescissoria di 18 milioni che appariva troppo esosa. Dopo molti abboccamenti, è arrivato il Cagliari che ha soddisfatto la richiesta della società argentina ed ha portato a casa uno dei centrocampisti più continui di questa stagione: interno o esterno di un centrocampo a 3 o a 5, macina chilometri abbinando il consueto carattere uruguagio ad una più che discreta qualità tecnica. Acquisto tanto sottovalutato, quanto azzeccato.

Altro pallino del vecchio direttore sportivo e della vecchia proprietà è stato certamente Marko Rog. Centrocampista incursore, tra i giovani talenti della scuola croata, è stato più volte nel mirino della Fiorentina sia prima di approdare al Napoli che successivamente. Finora ha reso molto meno di quanto tutti si aspettassero. Da quando è in Italia ha giocato sotto la guida di diversi tecnici ma non è ancora esploso. Dotato di grande corsa e tempo di inserimento, probabilmente non ha ancora trovato quella continuità che potrebbe farlo sbocciare definitivamente. Arrivato in Italia con la nomea di essere un centrocampista che vede bene la porta, finora non ha inciso molto: speriamo non si sblocchi proprio contro la Fiorentina.

In un centrocampo a 3 con Nandez e Rog potrebbe giocare anche uno dei più grandi rimpianti della prima campagna acquisti dell’era Commisso, cioè Radja Nainggolan. Tornato in questa stagione agli splendori di Roma, decisivo nel suo giocare a tutto campo senza risparmiarsi mai, quando è in forma unisce qualità e quantità come quasi nessuno in Italia. Vede la porta, lancia i compagni, vince contrasti, ribalta il gioco senza paura. In una dimensione come Cagliari è tornato il gladiatore che avevamo ammirato a Roma e che avrebbe fatto tanto comodo a Firenze. La sua leadership, in una compagine giovane come quella viola, sarebbe stata dominante ed avrebbe probabilmente evitato tanti dei passaggi a vuoto subiti in questa brutta stagione.

Dai possibili acquisti mai definiti, passiamo adesso alla cessione principe del mercato estivo della Fiorentina, quella di Simeone proprio alla compagine sarda. Calciatore tanto generoso quanto battagliero, il Cholito non è certamente ricordato per la precisione sotto porta: esempio per tutti il gol fallito di testa a porta vuota nella trasferta di Genova contro i grifoni lo scorso anno. La realtà però è probabilmente più complessa e chiama in causa anche l’oggettiva pochezza del gioco offensivo della Fiorentina. Non sarà un caso se negli ultimi anni in casa viola non è mai sbocciato un nuovo bomber. Il giocattolo si è poi definitivamente rotto quando l’attaccante argentino ha avuto la bruttissima idea di zittire il pubblico della Curva Fiesole dopo un gol segnato: gesto inaccettabile che ha probabilmente messo la parola fine alla storia di Simeone a Firenze. Quest’anno però, il Cholito ha raggiunto la doppia cifra grazie ad una squadra che, con Maran prima e Zenga poi, cerca spesso la via del gol con giocate in verticale e con tanti cross dal fondo: proprio ciò che esalta le doti di un calciatore che certamente non è un bomber di razza ma che comunque non sfigura nella Serie A attuale.

Sono dunque molti i temi della prossima gara di campionato, ma questa era, è e resterà per sempre la partita di Davide Astori, il calciatore che con la maglia della Fiorentina e del Cagliari ha vissuto le sue migliori stagioni. E proprio per questo, in ricordo di un campione nella vita, di un esempio per tutti, viola e rossoblu hanno deciso che mai più nessuno potrà indossare quella maglia numero 13 che Davide Astori ha portato in modo unico ed irripetibile.

Ciao Davide, le tue squadre ed i tuoi tifosi non ti dimenticheranno mai.