Diario di un cassintegrato – parte undicesima

Le settimane passano e la situazione purtroppo stenta a volgere verso la normalità. Ci sono interi settori, come quello dello sport in cui lavoro, o quello degli eventi e fiere, che sono ancora paralizzati e dunque cercano di organizzare la propria sopravvivenza.

Da questa settimana hanno nuovamente cambiato l’organizzazione del lavoro ed è stato deciso che tutti i dipendenti, compreso i responsabili degli uffici, sono in cassa integrazione a turnazione. Sui sei giorni settimanali lavorativi, ognuno sarà occupato per due giornate e questa turnazione rimarrà tale fino alla prima settimana di febbraio compresa. Se da una parte il nuovo piano organizzativo non regala molte speranze a breve termine, permette però di programmare con minori difficoltà le attività delle prossime settimane.

La bella notizia di questi giorni, quella che regala un po’ di stabilità e tranquillità, viene  dal Decreto Ristori: mentre qualcuno continua a fare politica per abbeverare il proprio smisurato ego, il governo ha prorogato la Cassa Integrazione Covid per ulteriori 26 settimane ed il Ministro dell’Economia Gualtieri è già stato a Bruxelles a spiegare che è ferma intenzione del governo italiano prorogarla fino alla fine di ottobre se sarà necessario. La politica che serve ai cittadini è questa qua, non quella che si gioca sul filo dei numeri, sulle astensioni programmate, sulle comparsate a reti unificate, sui tatticismi nelle commissioni che intendono bloccare i lavori parlamentari. In questa situazione drammatica non ci interessa chi governa, ma come si governa: se si guarda all’interesse dei cittadini o no, se si cerca di sostenere le imprese o no, se si lotta per salvaguardare i posti di lavoro o no. A questo serve la politica, non ad altro.

Mentre lavoro a giorni alterni, sto proseguendo la mia collaborazione con il network ATSport 24 ed ho avuto la grandissima soddisfazione di partecipare ad una trasmissione di approfondimento calcistico con altri due giornalisti, Antonio Rea ed Emilio Scibona, il cui link vi inserisco qui. Nel frattempo mi tengo aggiornato con vari webinar gratuiti sui più svariati argomenti, dal giornalismo alla storia, dalla manutenzione dei siti, al montaggio dei video.

Ma sinceramente, che settimana sarebbe senza il consiglio del Corner del Lungo? Stavolta voglio parlare di uno storico, un professore universitario che è anche scrittore e divulgatore: Alessandro Barbero. Conosciuto grazie al mio amico Leo, Barbero ha appena fatto uscire un libro su Dante Alighieri (ricordo che nel 2021 ricorrono i 700 anni dalla morte del sommo poeta), ma non parlerò del libro, poiché non l’ho ancora letto. Ciò che voglio sottolineare del Professor Barbero, di cui potete rintracciare tantissimi video su YouTube, è che ha due qualità eccezionali che quando si incontrano riescono ad affascinare coloro che ascoltano. Innanzitutto Barbero ha una cultura vastissima che va oltre la sola storia e tali conoscenze gli permettono sempre di contestualizzare perfettamente ciò che sta raccontando. E poi è un grandissimo divulgatore: la differenza rispetto a tanti altri è che, oltre a parlare bene, quando racconta regala emozioni mettendoci l’anima e riuscendo a far appassionare l’ascoltatore all’argomento. Quando uno studente, un ascoltatore diventa curioso di ciò che sta ascoltando, il più grande obiettivo di un professore, di un giornalista, di uno speaker è indubbiamente centrato. In un mondo in cui si ricevono migliaia di informazioni al giorno da qualunque tipo di media, riuscire a scuotere l’ascoltatore ed a colpire nel segno in modo che si abbia voglia di approfondire la nozione che ci è arrivata, è il miglior successo del narratore. Ecco, Barbero riesce a metterti sempre la voglia di saperne qualcosa in più e questo è un dono di pochi. Sbirciate qualcosa, scommettiamo che vi torneranno in mente le mie parole?

Alla prossima puntata del diario!

Diario di un cassintegrato – parte decima

Una settimana scoppiettante, tanti avvenimenti, qualche giorno di lavoro in più ed una bella crisi di governo di cui tutti sentivamo la necessità! E per non farci mancare nulla, il consiglio della settimana.

Cerchiamo dunque di fare ordine e di iniziare dalle cose più importanti: grazie all’infaticabile energia di un collega straordinario, stiamo gradualmente iniziando a lavorare con più continuità. Nelle ultime due settimane ho sempre lavorato tre giorni, ed anche la prossima sarò impegnato per lo stesso numero di giornate. Certo, bisogna essere elastici e pronti a reinventarsi! Le incombenze sono le più disparate, ma se la prendiamo nel modo giusto, anche questa è un’occasione di crescita! Lavorando poi, anche l’umore migliora e quell’amaro retrogusto di inutilità che abbiamo avuto in bocca per settimane tende a sparire.

La notizia della settimana però, è sicuramente l’iniziativa del senatore di Rignano sull’Arno che, in mezzo ad una pandemia ed una crisi economica gravissima, ha deciso di ritirare (dopo più di un mese di tira e molla) le proprie ministre dal governo. La decisione francamente, oltreché incomprensibile, è inaccettabile! Poiché non voglio essere frainteso, dico subito che trovo le motivazioni dell’ex Presidente del Consiglio assolutamente pretestuose. A quanto si è capito (o almeno per come ce l’hanno raccontata), la fiducia è venuta meno sulla stesura del Recovery Plan, sulla delega dei servizi segreti e sul modus operandi del capo del governo. Cercando di approfondire tali tematiche, mi sembra che il Recovery sia stato cambiato profondamente grazie al contributo di Italia Viva e non solo e, per stessa ammissione delle ministre dimissionarie, gran parte delle richieste siano state accettate. Quanto alla delega sui servizi segreti, credo che sia condivisibile la richiesta di affidarla ad un professionista come ormai consuetudine consolidata fin dal governo D’Alema: anche questa sollecitazione, condivisa nella maggioranza, era stata accolta da Conte. L’accusa sinceramente più incredibile è però quella sul modus operandi poco democratico del Presidente del Consiglio. Posto che credo effettivamente sia stato eccessivo il ricorso ai DPCM anche quando si sarebbe potuto fare altrimenti, sentire queste accuse da Renzi appare veramente fuori luogo. Mi sbaglio o è lui che, da capo del governo, fece più volte uso del cosiddetto canguro per tagliare i tempi delle discussioni parlamentari? E’ la mia memoria che sbaglia, oppure il governo da lui presieduto arrivò addirittura a mettere la fiducia sulla riforma della legge elettorale? E nella discussione nelle commissioni parlamentari, non fu forse lui, insieme ai suoi sodali, a sostituire i rappresentanti del proprio partito perché critici con la linea portata avanti dalla dirigenza? Potrei andare avanti all’infinito, ma mi fermerò qua. La verità è che Renzi ha aperto la crisi per ritrovare centralità nel sistema politico italiano, tutto qua. Caro ex capo del governo, i veri problemi del paese sono altri!! Le priorità sono solamente due: sconfiggere la pandemia e far ripartire l’economia facendo ricominciare a lavorare tutti i settori, anche quelli che sono ancora fermi come il turismo, lo spettacolo, lo sport, le fiere, i congressi e tutti gli altri! Di questi giochetti siamo stufi, non ci interessano più!!! Vogliamo soluzioni ai problemi quotidiani, non stare dietro alle tattiche parlamentari!!

Mentre seguiremo con interesse l’evoluzione del quadro politico, vi lascio con il mio consiglio settimanale che stavolta ricade su un libro: “La congiura dei peggiori” di Andrea Scanzi. Regalatomi da familiari, sono sinceramente rimasto un po’ deluso da questo volume perché l’ho trovato un po’ troppo simile ai precedenti. Trovo Scanzi uno dei giornalisti più acuti del panorama italiano, uno che dice sempre quello che pensa con una tagliente vena ironica tipica di noi toscani. Questo libro però non mi ha smosso forti emozioni come, ad esempio, aveva fatto “I cazzari del virus”: mi è sembrata una carrellata a tratti divertente di tantissimi personaggi, ma non ho trovato quell’accuratezza né quell’approfondimento che avevo invece notato in precedenza. Il libro mi ha poi confermato l’idea che Scanzi funzioni molto più in video, a teatro o su un quotidiano anziché in un volume. Mi piacerebbe in futuro leggere qualcosa di più strutturato, che abbia un inizio ed una fine e non un semplice affresco di personaggi improbabili! Insomma, per chi non avesse letto i precedenti, consiglio di partire da quelli!

Alla prossima puntata!

Diario di un cassintegrato (parte settima)

Le settimane passano, la cassa integrazione resta.

Se dovessi trovare un sottotitolo a questa rubrica, sarebbe proprio questo! La speranza in questa seconda fase della messa in cassa integrazione, dopo quella del periodo marzo – maggio, era sinceramente che durasse un po’ meno. In molti eravamo speranzosi che qualcosa sarebbe cambiato con il mese di dicembre e che l’attività sarebbe ripresa piuttosto rapidamente. Purtroppo però, così non è stato e l’astensione forzata dal lavoro, seppur non continuativa, è ormai arrivata quasi a due mesi.

Dandomi il consueto sguardo intorno, in questa settimana ci sono state anche buone notizie. Innanzitutto dal lavoro sono stato richiamato in extremis per lavorare due giorni, e poi finalmente la Toscana torna ad essere, seppur per qualche giorno, regione gialla. Al di là della soddisfazione per ovvie ragioni economiche, francamente ne sono felice soprattutto perché significa che la situazione epidemiologica e ospedaliera è tornata ad essere gestibile. Io sono tra coloro i quali pensano che la salute sia più importante dell’economia e dunque sono felice innanzitutto perché meno persone si ammalano e conseguentemente muoiono. Quanto alla polemica sul Natale, credo che sia opportuno e necessario prestare la massima attenzione dal momento che il maggior numero di contagi avviene in famiglia: dunque voler bene ai propri cari quest’anno significa innanzitutto proteggerli! Credo sia perciò auspicabile una stretta regolamentare per evitare che poi a gennaio una possibile terza ondata infici anche la campagna di vaccinazione.

Quanto poi alla polemica relativa agli assembramenti dell’ultimo weekend, sono sinceramente stufo di sentir dire che gli italiani sono degli incoscienti. Mi autodenuncio: sono tra quei fiorentini che domenica scorsa è stato, seppur di mattina, a passeggiare ed a fare acquisti in centro a Firenze. Non mi sento minimamente toccato dalle accuse, né minimamente responsabile di un atteggiamento insensato: HO SEMPLICEMENTE RISPETTATO LE REGOLE! La Toscana, e dunque Firenze, è zona arancione? Ed allora, visto che sono stato chiuso in casa per settimane, ho fatto una passeggiata in centro con la mia famiglia, all’aria aperta, dotato di mascherine ed a distanza dagli altri, senza contravvenire ad alcuna regola. Se non si voleva che la gente andasse in centro, si poteva mantenere la zona rossa oppure chiuderlo nel fine settimana, come si è fatto con i centri commerciali. Sono sinceramente stufo di essere trattato come un delinquente quando in realtà seguo solamente le regole che i nostri governanti ci hanno dato!

Non torno poi sull’indecente teatrino politico a cui stiamo assistendo da giorni. Tra appuntamenti saltati, ripicche da terza elementare ed accuse ridicole, qualcuno tiene sotto scacco il paese come se non ci fosse nient’altro all’infuori di sé stesso.  La speranza è che il nuovo anno porti via non solamente il virus, ma anche questo modo di fare politica inteso solo come volontà di dissetare il proprio smisurato ego. Non ci lamentiamo poi se il populismo torna a farla da padrone o la disaffezione nei confronti della politica tocca vette impensabili fino a qualche anno fa!

In attesa della notizia più agognata da tutti noi, cioè il via libera al vaccino, anche questa settimana mi sono dedicato ad alcune mie passioni e dunque sono pronto all’ “angolo del consiglio”. Tra qualche serie televisiva, i giornali e le partite di calcio, stavolta voglio consigliare a tutti una gran bella lettura. Dopo qualche anno infatti, sono tornato a leggere alcuni racconti del grandissimo Andrea Camilleri. Nonostante alcuni di essi non fossero nemmeno inediti per me, ne sono rimasto ancora una volta affascinato. Il lessico semplice, la scorrevolezza del racconto, la leggerezza che provoca spesso il sorriso del lettore. Per non parlare poi della caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni in cui si muovono! Camilleri ha un solo grandissimo difetto: ti coinvolge, ti sequestra, ti avvinghia al libro e non ti permette di chiuderlo fino alla fine del racconto. Insomma, una lettura perfetta per un momento come quelle delle vacanze di Natale in cui è concesso anche spengere la luce ed addormentarsi un po’ più tardi.

Alla prossima puntata del mio diario!

Diario di un cassintegrato (parte sesta)

Siamo giunti al termine dell’ennesima settimana in cassa integrazione. E’ ormai passato più di un mese da quando la mannaia è caduta nuovamente sulla testa mia e di tanti miei colleghi. La turnazione lavorativa mi ha visto impegnato tre giorni su cinque, insomma niente male! L’altra faccia della medaglia però, è quella che mi ricorda che la prossima settimana non lavorerò nemmeno un’ora….vabbè dedicherò il tempo a me stesso!

Nonostante il mio percorso personale di benessere ed autostima prosegua nel migliore dei modi, a volte è veramente difficile continuare ad essere positivi ed ottimisti quando ci si guarda intorno. Nella settimana appena passata ho assistito a diverse cose che mi hanno fatto riflettere e che vorrei condividere. Una delle prime speranze che avevo quando sono entrato nuovamente in cassa integrazione, era quello di non sprecare nuovamente il mio tempo dal punto di vista professionale. Avevo lanciato l’appello, qui ed in altre sedi, affinché il periodo di forzato riposo venisse utilizzato per un aggiornamento, un miglioramento ed un arricchimento professionale grazie ad incontri, riunioni o anche solo colloqui informali. Dopo più di un mese, posso purtroppo dire che il mio messaggio è caduto nel vuoto e che dunque, ho fatto bene ad organizzarmi da solo con tutte le varie cose che sto autonomamente portando avanti. Ancora una volta è stata sprecata l’occasione per crescere, per confrontarci, per migliorare tutti attraverso lo studio ed il pensiero critico.

Se dall’orticello del mio posto di lavoro volgo il mio sguardo oltre, non posso certo dire di vedere cose migliori. Il primo accadimento che mi ha fortemente deluso è stato quello relativo alla proclamazione dello sciopero da parte dei sindacati del Pubblico Impiego. Sicuramente avranno avuto le loro buone ragioni a protestare (anche se poi il fatto che abbia aderito solamente il 4 per cento dei lavoratori dovrebbe far riflettere), ma in un momento come quello che sta attraversando l’Italia, erano proprio i lavoratori pubblici che dovevano scioperare? Certamente le ragioni della protesta avranno avuto a cuore la sorte dei meno tutelati di quel settore, ma c’è bisogno di ricordare che gli statali ed i lavoratori pubblici sono stati tra i pochissimi che in questa pandemia non hanno perso 1 euro, 1 ora di lavoro, 1 giorno di ferie? Era proprio necessario, davanti a larghi strati di popolazione che non lavorano, lavorano a singhiozzo o hanno perso gran parte del proprio reddito, far scioperare il settore che ha sofferto poco o nulla? Non credo sia stato un bel biglietto da visita per i sindacati né tantomeno per il lavoratori del pubblico impiego.

Il posto al sole però, come spesso capita, lo merita la nostra classe politica. Nel un momento in cui finalmente sembra che il Recovery Fund sia stato sbloccato, nel momento in cui ci sarebbe bisogno di chiamare a raccolta le migliori forze del paese per progettare l’Italia di domani, riecco le consuete beghe di palazzo che tanto inspirano l’antipolitica. Da una parte un governo che, dopo aver gestito decisamente bene la prima ondata del Covid19, sembra aver perso la propria spinta propulsiva ed anche la capacità di stare insieme (vedi le gaffes a ripetizione sul caso Commissario in Calabria). Dall’altra un opposizione che dice sempre tutto ed il contrario di tutto basta dare addosso al governo: prima aprire tutto, poi chiudere tutto. Prima dare del dittatore a Conte perché aveva prorogato lo stato di emergenza, poi accusarlo di non aver fatto nulla per prevenire la seconda ondata che loro dicevano non sarebbe mai arrivata. Prima fare polemica sul coprifuoco la sera del 24 Dicembre, poi accodarsi alla Chiesa che ha spostato senza fiatare la data della Messa. Ma nel mezzo, come spesso, accade si stagliano i mestieranti della politica: coloro che aspettano sempre il momento di difficoltà, per affilare le armi e tornare a colpire. Prima si vuole il rimpasto, poi quando qualcuno inizia ad aprire all’ipotesi, si chiede di più per ottenere qualcosa in più. Si pugnala il proprio paese alle spalle durante un Consiglio Europeo pur di avere visibilità e di tornare centrale nello scacchiere politico. In mezzo ad una pandemia, con tutti i soldi del Recovery Fund da spendere in arrivo, mi sembra francamente una follia tornare ancora una volta a pensare alle alchimie politiche: qui la gente non lavora, l’economia non gira, la sanità e la scuola sono al collasso!!

C’è qualcuno a cui interessa??

Nell’avvicinarsi al Natale, l’angolo del consiglio questa volta è dedicato alle famiglie. Ho parlato in questa rubrica dapprima di libri, poi di film e serie televisive, infine di interviste. Stavolta voglio consigliare un documentario in 6 puntate che ho visto insieme a tutta la famiglia su National Geographic: “Turisti curiosi con Bob e Mack”. Viaggi nel mondo di un babbo ex inviato di guerra ed un figlio che ha spesso sentito la mancanza del padre. Adatto anche ai bambini, permette di conoscere anche dei paesi come il Libano che solitamente non vengono mai citati nei documentari. Assolutamente da vedere nelle lunghe giornate casalinghe che ci aspettano nel periodo natalizio.

Alla prossima puntata!

Il topolino

Dopo 48 ore di indiscrezioni che paventavano un’infinità di divieti, la montagna ha partorito il topolino ed il nuovo DPCM licenziato dal Governo Conte assomiglia molto ad un pannicello caldo.

Dagli spifferi che provenivano dai corridoi di Palazzo Chigi, sembrava che la parola “vietato” fosse la più ricorrente del decreto, mentre poi in realtà quel termine è stato quasi sempre sostituito da ”si raccomanda”. Sorvolerò sulle pretestuose polemiche che in questi giorni, a seguito della partecipazione ad una trasmissione televisiva, hanno cercato di colpire mediaticamente il Ministro Speranza di cui invito ad ascoltare le parole senza farsele riportare da altri.

Entrando nel merito del nuovo Decreto, approfondirò due aspetti che credo siano centrali per la vita di ogni paese che creda nel benessere dei propri cittadini e nel futuro delle nuove generazioni. Ho trovato sinceramente vergognosa la proposta relativa al ritorno della didattica a distanza per le ultime classi delle scuole superiori, proposta giustificata dai continui assembramenti che si vengono a creare sui mezzi del trasporto pubblico. L’idea che le Regioni hanno portato al governo è sbagliata sia dal punto di vista filosofico che pratico. I ragazzi che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori sono infatti spesso provvisti di mezzi privati quali scooter, moto o macchine e dunque impattano sul trasporto pubblico molto meno dei ragazzi dei primi anni della scuola superiore o di quelli che frequentano le scuole medie. Oltre a ciò, dobbiamo ricordare che la scuola è la palestra di vita più importante che abbiamo e non possiamo e non dobbiamo fermarla nuovamente. Solo chi ha bambini e ragazzi che provano quotidianamente le esperienze scolastiche, sociali e culturali, può capire quanto dannosa sia tale proposta? Penso e spero proprio di no! La sospensione prima e la cancellazione poi delle lezioni da marzo a giugno è stato un vero e proprio trauma per tutti i bambini e ragazzi del nostro paese che sono rimasti indietro non solo didatticamente, ma soprattutto socialmente. Che razza di proposta è quella che taglia le esperienze sociali, culturali e didattiche a fronte di problemi di trasporto? Anziché tenere i ragazzi a casa, investiamo nel trasporto pubblico!!! Ci vuole tanto a capirlo?? Eppoi…. che fine hanno fatto gli ingressi ad orari scaglionati? Soprattutto nelle scuole medie e superiori, dove ormai i ragazzi vanno o possono andare autonomamente a scuola non sarebbe preferibile scaglionare gli ingressi anziché tenerli a casa? Ancora non si riesce a comprendere che la scuola è un investimento per il futuro e non un costo nel presente?

Finché non usciamo da questa dialettica in cui tutto viene prima della scuola e dell’educazione dei nostri figli non avremo mai nuove generazioni con teste pensanti  ed autonome!

Se la polemica sulla scuola è stata incresciosa, trovo poi addirittura peggiore quella sullo sport. Innanzitutto credo che sarebbe necessario conoscere ciò di cui si parla prima di aprire la bocca a casaccio. Nel nuovo decreto sono stati bloccati diversi sport facendo una netta distinzione tra le pratiche amatoriali e quelle riconosciute da Federazioni Sportive ed Enti di Promozione. Molti si sono soffermati ed hanno fatto ironia sulla distinzione che è stata introdotta tra il calcetto, il calcio ed il basket tra amici e quello invece regolato ed organizzato dagli enti federali riconosciuti dal CONI. Conoscendo bene il settore, credo che il decreto abbia reso giustizia agli sforzi enormi che le piccole società e realtà del territorio nazionale hanno messo in campo per far ripartire l’attività giovanile e dilettantistica che praticano i nostri ragazzi. Considerando l’atavica mancanza di strutture sportive all’interno delle scuole (vedi i casi frequenti di plessi senza palestra), se chiudiamo anche gli impianti delle società sportive i nostri ragazzi dove dovrebbero andare a fare sport? Chiaramente l’attività deve essere svolta in sicurezza, ma le federazioni hanno adottato già dalla scorsa estate Protocolli dettagliati in accordo con il Comitato Tecnico Scientifico e con il Ministero per riaprire gli ambienti in sicurezza. Ogni società sportiva già dal mese di agosto deve misurare la febbre agli atleti ed agli accompagnatori, deve avere accessi separati, deve far rispettare il distanziamento e l’uso della mascherina! Lo sport amatoriale, quello per intendersi del calcetto tra amici del giovedì non prevede tutto questo! Mentre viene previsto nei campionati organizzati da Enti di promozione sportiva che hanno sottoscritto ed applicato tale protocollo. Si può andare al cinema o a teatro in posti chiusi perché si segue un protocollo e, con le stesse norme, non si può fare attività fisica all’aperto? Quindi oltre a far fare ai ragazzi la didattica a distanza, togliamo loro anche la valvola di sfogo dello sport? Senza poi considerare che le società sportive svolgono anche quel fondamentale ruolo di presidio sul territorio che prima era invece interpretato dagli oratori, dai gruppi sportivi scolastici o da altre forme di aggregazione.

La verità è che il DPCM contiene tantissime raccomandazioni e ben pochi divieti alcuni dei quali trovo giustissimi (ad esempio l’impossibilità di sostare in piedi davanti ai locali!!). Ciò che ancora troppo spesso manca però, è l’irrogazione della sanzione: se metti le regole ma poi non punisci purtroppo l’effetto della sola dissuasione non funziona. Ancora una volta dunque molto, se non tutto, dipenderà dal buonsenso e dalla responsabilità di ciascuno di noi. Cerchiamo di non fallire, altrimenti un nuovo lockdown potrebbe non essere così lontano.

Lo stato nell’economia

E’ notizia di queste ore l’accordo tra Cassa Depositi e Prestiti e Tim per lo sviluppo della rete unica a banda ultralarga in tutta Italia. Al di là di ciò che si possa pensare in merito all’accordo in sé, questa decisione, dopo quella presa in merito alle concessioni autostradali, sottolinea di nuovo il modus operandi che in questi mesi il governo sta utilizzando in campo di politica economica e ci interroga sul ruolo dello stato nel settore produttivo ed economico del paese. Questo esecutivo infatti, sta attuando precise scelte di politica economica che meritano un approfondimento non solo dal punto di vista procedurale, quanto semmai dal punto di vista filosofico. Personalmente credo che la scelta di mantenere una sorta di controllo pubblico sugli asset strategici del paese sia assolutamente condivisibile. Poiché parte delle spese per i lavori per la copertura della banda ultralarga saranno sostenute da fondi europei, la maggioranza azionaria della nuova società resterà in mano privata in modo da non incorrere nella procedura d’infrazione, mentre la governance verrà esercitata da un soggetto terzo individuato comunque in Cassa Depositi e Prestiti. Non mi dilungherò sulla composizione della nuova partnership che vedrà coinvolte anche Tiscali ed il fondo americano KKR con Fastweb perché, oltre ad essere complicato, molti aspetti sono ancora oscuri; ciò che interessa adesso è la chiave di lettura della politica economica del governo.

Il Conte2, che su diversi aspetti non ha cambiato linea politica (basti pensare che i decreti sicurezza tanto cari a Salvini sono rimasti sostanzialmente invariati), in sede di politica economica ha messo in atto dei provvedimenti in assoluta controtendenza rispetto al governo precedente ed anche a quelli che hanno guidato l’Italia negli ultimi anni. Sia nella gestione dell’emergenza Covid, sia nella gestione del caso Autostrade che in quello della rete unica, questo esecutivo ha rimesso lo Stato al centro del villaggio. Pur essendo fortemente contestato dal nuovo Presidente di Confindustria Bonomi (che ogni tanto dovrebbe pensare anche a tutte quelle aziende che hanno preso bonus a pioggia pur non avendone diritto e che evadono miliardi di euro di tasse), i ministri competenti Gualtieri e Patuanelli hanno messo in mano allo Stato la barra del comando economico. Del resto molteplici economisti ed in particolare Keynes e tutta la sua scuola, hanno basato le proprie teorie di politica economica sulla ciclicità: in economia ci sono cicli espansivi e cicli recessivi. Quando la ricchezza aumenta ed il mercato funziona, è giusto che lo Stato sia solamente un controllore, un arbitro che fa rispettare le regole, soprattutto quelle del mondo del lavoro. Quando invece ci troviamo in momenti di arretramento e crisi, la leva dello Stato può diventare decisiva per far ripartire l’economia e per aiutare lo sviluppo del paese.

I ministeri economici hanno il dovere di indirizzare le politiche governative in modo da dare un’idea di futuro al paese: detengono dunque l’onere e l’onore non solamente di legiferare al fine di facilitare la ripresa economica, ma anche di investire soldi pubblici in settori strategici. Nel nostro Paese ad esempio, credo sarebbe necessario far partire i cantieri per mettere in sicurezza il territorio dal dissesto idrogeologico e dai terremoti: con i soldi pubblici, quante ditte potremmo far lavorare? Quante persone potrebbero nuovamente tornare ad avere stipendi decenti? E se questi lavoratori tornassero ad avere un discreto tenore di vita, potrebbero ricominciare a consumare e dunque anche l’indotto potrebbe ripartire. E soprattutto, quanti morti e disastri potremmo evitare creando (tra l’altro) lavoro, ricchezza e dunque benessere? A cosa serve lo Stato se non ad aiutare la comunità nei momenti di difficoltà?  Non è sufficiente gestire la crisi solamente dal punto di vista sanitario, ma il governo deve assumere il comando, insieme all’opposizione responsabile, per far ripartire il paese.

Ecco che diventa uno snodo fondamentale la prossima compilazione del Recovery Plan con il dialogo e l’apporto di tutte le forze del nostro paese: come già detto altre volte, è un’occasione che l’Italia non può assolutamente fallire. Come e dove spendere i soldi del Recovery Fund dovrebbe essere il tema di cui dibattere 24 ore al giorno tra tutte le forze politiche ed in ogni giornale, sito internet o trasmissione televisiva. Da qui passa il futuro del nostro Paese e dei nostri figli!

Purtroppo invece, anche in questi giorni, si vive in una campagna elettorale perenne in cui tutte le forze cercano di spararla più grossa e le prossime elezioni regionali ed il referendum non aiutano certo nella ricerca della sobrietà.

Revoca ni

Dopo alcuni giorni dalla chiusura della trattativa, è giunto il momento di approfondire i punti salienti relativi all’accordo trovato tra governo ed Autostrade in quella che è stata una delle transazioni più dure degli ultimi anni. Come sempre succede in Italia, tutti si dichiarano vincitori: chi voleva la revoca (Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali), chi ha sempre voluto mantenere i Benetton al timone (Italia Viva e parte minoritaria del Partito Democratico), chi è stato al governo con lo stesso premier di adesso ma non è riuscito a sbrogliare la matassa ed adesso dall’opposizione bombarda continuamente (la Lega di Salvini), chi ha firmato la concessione vigente ma sembra non ricordarlo (Forza Italia e Meloni). Il nostro obiettivo non è però assegnare la palma di vincitore, quanto quello di cercare di approfondire le problematiche relative al nuovo accordo ed allora ho cercato, con l’aiuto dei quotidiani, di selezionare i punti salienti dell’accordo provando ad entrare nel merito.

Punti relativi alla transazione


– la prima decisione che emerge dall’intesa è relativa alle misure compensative dovute ai mancati controlli ed alle inadempienze del concessionario: queste sono ad esclusivo carico di Aspi per un importo complessivo di 3,4 miliardi di euro. La penale relativa al crollo del Ponte di Genova ed ai mancati investimenti per la riqualificazione e l’ammodernamento della rete, viene dunque pagata interamente dal concessionario senza possibilità transattiva;
– differentemente da quanto affermato fino a poche ore prima dell’inizio del vertice decisivo, Aspi ha accettato anche la riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge “Milleproroghe” (decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162); obiettivo questo di fondamentale importanza per il governo perché con tale impegno il concessionario accetta esplicitamente la riduzione della penale da 23 a 7 miliardi di euro in caso di revoca unilaterale del contratto;
– nell’ottica di un miglioramento della sicurezza della rete autostradale, con il nuovo accordo si sottoscrive l’impegno per il rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario; 
– si procede poi ad individuare un aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario;
– altro punto a favore del governo, il concessionario rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge ‘Milleproroghe’;
– nonostante poi una forte resistenza, il concessionario accetta anche la disciplina delle tariffe introdotta dall’ART con una significativa moderazione della dinamica tariffaria. Si dovrebbe quindi assistere ad una riduzione del costo dei pedaggi non appena reso esecutivo l’accordo sottoscritto.


Punti relativi all’assetto societario del concessionario


L’accordo si rivolge anche a quello che sarà il nuovo contenitore che dovrà gestire la fase di passaggio e non solo. In vista della realizzazione di un pesantissimo piano di manutenzione e investimenti, contenuto nella stessa proposta transattiva e resosi necessario per le inadempienze degli ultimi anni, Atlantia S.p.a. e Aspi si sono impegnate a garantire:
– l’immediato passaggio del controllo di Aspi ad un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti), attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp e l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali;
– la cessione diretta di azioni Aspi ad investitori istituzionali di gradimento di Cassa depositi e prestiti, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi; tale clausola è stata inserita dal governo per non permettere ad investitori che negli ultimi anni hanno creato profitti senza ottemperare a tutte le clausole contrattuali, di intascare parte dei soldi che arriveranno alla società concessionaria nella fase intermedia;
– successivamente all’entrata di Cassa depositi e prestiti nella società, si procederà alla scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di ASPI dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di Aspi in Borsa. Gli azionisti di Atlantia valuteranno la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante. In alternativa, Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento. Tale ulteriore passaggio, permetterà al governo di centrare un altro obiettivo, cioè quello di far sì che la famiglia Benetton abbia una quota massima del 10-12% delle azioni, quota però insufficiente a poter entrare nel Consiglio di Amministrazione. Non siamo dunque di fronte ad una vera e propria revoca, ma la famiglia trevigiana non avrà più alcun tipo di controllo sulle autostrade italiane.

E’ chiaro dunque che la trattativa serrata portata avanti dal governo ha avuto un primo risultato: mettere il concessionario di fronte alle proprie responsabilità ed accettare tutta una serie di regole restrittive relativamente alla concessione e non solo. Resta da capire se la soluzione adottata per far uscire la famiglia Benetton ed ASPI dalla gestione di Autostrade funzionerà. Una volta che Cassa depositi e prestiti sarà entrata nel capitale della società, diventeranno fondamentali le scelte aziendali che dovranno restituire smalto e credito al concessionario per poi sbarcare in borsa come una vera e propria public company. Una volta tanto verrà messo alla prova il sistema paese, le proprie competenze e le proprie risorse.

Non so chi ha vinto e chi ha perso in questa battaglia e sinceramente nemmeno mi interessa, quello che si può sicuramente dire è che le nuove regole della concessione sono più equilibrate e non sono più fortemente sbilanciate a favore del concessionario. Uno Stato più presente nella gestione dei beni pubblici grazie anche a maggiori controlli nei settori strategici, è una buona notizia per chi vuol bene al nostro paese.

Revoca si, revoca no

E’ difficile cercare di essere sintetici quando si parla di una situazione così ingarbugliata come le concessioni autostradali. Dopo interminabili proposte, controproposte, trattative più o meno sotterranee, si avvicina sempre di più il momento della decisione finale rinviata già troppe volte. La questione è infatti aperta da quasi due anni, da quel maledetto 14 agosto 2018 in cui il Ponte Morandi crollò come un castello di carte. In quella tragedia morirono 43 persone ed ai deceduti ed alle rispettive famiglie, lo Stato deve assolutamente dare un risposta. Mentre la magistratura sta portando avanti il proprio lavoro in ambito penale, una cosa è stata chiara fin dai primi rilievi effettuati: la manutenzione e la tenuta in sicurezza del ponte è stata vergognosamente carente e su questo non ci possono essere dubbi.

La questione della possibile revoca delle concessioni autostradali è tornata prepotentemente in primo piano negli ultimi giorni e la causa scatenante, come spesso accade, è un puro pretesto: la decisione di affidare la gestione del nuovo ponte ad Autostrade è stata pressoché automatica perché nell’ordine delle cose. La  nuova struttura costruita a Genova infatti, per poter essere aperta al traffico a fine mese, ha chiaramente bisogno di essere regolamentata da una concessione. Poiché al momento è ancora vigente l’accordo con i privati la cui maggioranza è in mano ai Benetton, automaticamente la gestione del ponte è stata affidata a loro. Se si fosse scelto in modo diverso, il governo si sarebbe mosso in deroga alla concessione, con il rischio di ricorsi pressoché certi ed il ponte non sarebbe stato messo a disposizione dei genovesi nei tempi previsti e per chissà quanto tempo ancora. Tale affidamento però, ha scatenato un vespaio di polemiche rimettendo al centro della scena la questione della revoca della concessione.

La trattativa a quel punto è ripartita, con una nuova proposta dei concessionari e con le successive durissime dichiarazioni del premier Conte. La questione sembra però prevalentemente politica, una battaglia di principio tra forze di governo che vogliono piantare una bandierina da esporre ai rispettivi elettorati di riferimento: Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali sono per la revoca della concessione, Italia Viva è contraria mentre il Partito Democratico resta nel mezzo cercando di mediare ma con il gruppo dirigente che non riesce ad avere una posizione univoca a fianco degli uni o degli altri. Qualunque sarà la decisione finale del governo, probabilmente questa avrà degli effetti sugli equilibri interni alla maggioranza ed avrà degli strascichi anche al di fuori di essa. La revoca della concessione infatti, aprirebbe contenziosi lunghi e rischiosi per lo stato anche se grazie all’approvazione dell’ultimo decreto Milleproroghe il risarcimento dovuto ai concessionari in caso di risoluzione unilaterale del contratto è stato portato da 23 a 7 miliardi di euro, comunque un bel fardello. Secondo il premier Conte ed i sostenitori della revoca però, tale indennizzo non è dovuto poiché le mancanze e le colpe di Austostrade sono tali da giustificare tale azione. Gli stessi fautori della linea dura poi, si fanno forti anche della sentenza della Corte Costituzionale, arrivata pochi giorni fa, che ha dato ragione al governo che aveva estromesso Aspi e dunque i Benetton dalla ricostruzione dello ponte di Genova appena crollato. La situazione, già intricata di per sé sia dal punto di vista giuridico che politico, ha anche possibili ripercussioni economiche: negli ultimi giorni, il fondo Atlantia ha perso gran parte della propria capitalizzazione poiché gli investitori hanno venduto molti titoli sul mercato azionario spaventati dalla possibile azione di revoca del governo italiano. Un forte detrimento patrimoniale, potrebbe dunque portare al fallimento di Autostrade con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavori e l’azzeramento del valore delle azioni di migliaia di piccoli risparmiatori.

La situazione è dunque intricatissima e difficile da sbrogliare poiché investe tanti interessi e tante persone.  Ciò che è assolutamente certo è che questa battaglia potrebbe però rappresentare un punto di svolta: per la prima volta si potrebbe (anzi si dovrebbe) far pagare dazio a chi ha sbagliato. Non è possibile che per anni ci siano stati aumenti tariffari e dunque incrementi spropositati dei profitti da parte di Autostrade senza che questi si siano trasformati in un miglioramento della qualità del servizio e soprattutto in AUMENTO DELLA SICUREZZA. Il contratto di concessione prevede che gli aumenti dei pedaggi, nella parte eccedente l’inflazione, debbano servire anzitutto per migliorare i controlli e dunque la sicurezza autostradale.

E’ lecito dire che in questo caso non ci sono stati né controlli, né gli investimenti necessari a tutelare la salute pubblica? Assolutamente si!!

Possiamo dire che una volta tanto sarebbe un grande segnale estromettere dalla gestione di un bene pubblico quelle persone e quelle aziende che sono colpevoli di quel disastro e quelle vittime? Assolutamente si!!

La politica, e più in generale la vita pubblica, è fatta anche di segnali e messaggi: per una volta si potrebbe dimostrare che, anche in Italia, chi sbaglia paga e si deve assumere le proprie responsabilità. In un paese in cui, solamente rimanendo agli ultimi anni, abbiamo dovuto convivere con la strage alla stazione ferroviaria di Viareggio, con il rogo della ThyssenKrupp, possiamo chiedere una volta un segnale in controtendenza?

Possiamo dire che non ne possiamo più dell’impunità dei potenti?

Spetta poi alla politica trovare la soluzione per gestire le criticità di una tale situazione ed interpretare un sentimento condiviso da più parti. La politica è l’arte del compromesso nel senso più alto e nobile del termine. Ciò che è sicuro è che non possiamo più tollerare che simili disastri si ripetano senza che i responsabili ne paghino le giuste conseguenze. Nello stesso tempo, in un momento di crisi economica come questo, non possiamo nemmeno distruggere centinaia di posti di lavoro e far azzerare il valore delle azioni in mano a tanti risparmiatori.

Revoca? Subentro? Indennizzo? Ancora pochi giorni e sapremo….. almeno si spera!!!