Il talento – parte nona

Eccoci di nuovo a parlare di scuole calcio, di come si organizza l’attività all’interno di esse, di come si può aiutare la crescita del talento attraverso il divertimento e la giusta progressione del lavoro da svolgere. La FIGC, attraverso il Settore Giovanile e Scolastico, disciplina l’attività dei bambini dai 5 anni in su suddividendoli in categorie diverse consultabili cliccando il seguente link https://www.figc.it/media/122537/cu-n1-figc-sgs-stagione-sportiva-2020-2021.pdf.

Ciò che a noi interessa in questa rubrica è cercare di capire quale sia l’approccio migliore per coltivare il talento senza escludere quei bambini che non hanno le capacità di primeggiare. La cosa fondamentale nelle fasce di età più piccole, quelle che vanno dai 5 agli 8 anni, sono certamente le capacità coordinative, quelle generali e quelle specifiche. L’allenamento, l’affinamento, il rafforzamento delle capacità coordinative è il passo necessario per poter arrivare a combinare più movimenti insieme: correre e saltare, orientarsi in uno spazio ed in tempi diversi, avere equilibrio etc. Un bambino che non abbia dei buoni schemi motori di base, che dovrebbero essere insegnati ai bambini dalla scuola materna e primaria, e delle capacità coordinative importanti, non potrà mai fare uno sport ad un livello soddisfacente innanzitutto per sé stesso. Ecco perché è fondamentale avere istruttori qualificati nelle fasce più basse della scuole di avviamento a tutti gli sport!! Perché è importante che il bambino prima di correre con la palla, sappia camminare, avere equilibrio, correre, accoppiare i movimenti. Senza queste basi, diventa impossibile poi continuare a praticare lo sport che lo appassiona. Dal momento che nella scuola materna e primaria non ci sono istruttori di educazione fisica, diventa di fondamentale importanza che le scuole calcio, quelle di basket, di atletica e di tutti gli sport, investano le migliori risorse in questa fascia di età per trovare successivamente dei piccoli atleti in grado di recepire gli insegnamenti più specifici della propria disciplina.

Anche in questo caso, le Federazione sportive ed il CONI, hanno investito tempo e soldi in tantissimi corsi di formazione che hanno aiutato anche persone come me (che non hanno frequentato il vecchio ISEF o la facoltà di Scienze Motorie) ad avere basi sufficienti per poter lavorare con i bambini più piccoli. Ma soprattutto quei corsi hanno instillato quella curiosità che è stata la benzina per continuare a studiare ed approfondire le basi dell’insegnamento del calcio, e dello sport più in generale.

Tali corsi, che all’epoca si chiamavano “corsi multimediali” del CONI, focalizzando l’attenzione su tali obiettivi, hanno poi contribuito grandemente a rafforzare quei concetti di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata, cioè la ricerca di una minore esasperazione nelle partite del fine settimana. Una cultura diversa, ha portato ad un’ottica radicalmente nuova: la partita come momento di confronto e verifica dei propri obiettivi settimanali. In questi corsi, sia quelli del CONI che quelli del Settore Giovanile e Scolastico, si insegnava a dividere il lavoro annuale in cicli con obiettivi ben precisi da raggiungere attraverso un lavoro programmato e non improvvisato. Ecco allora che ogni seduta di allenamento aveva un obiettivo da raggiungere che veniva perseguito attraverso esercitazioni che avevano un filo conduttore. In questo modo, ogni seduta faceva parte di una progressione didattica con traguardi il cui raggiungimento era controllabile nella partita del fine settimana. Si iniziava dunque a cercare non il risultato, ma ad esempio il miglioramento del bambino nell’uno contro uno dopo aver lavorato sulla conduzione della palla, sull’equilibrio, sulla rapidità. Tale metodo di lavoro è stato poi ulteriormente rafforzato da quando, negli ultimi anni, prima della partitella, le società coinvolte nel raggruppamento a 2 o 4 squadre, eseguono dei giochi a confronto che hanno un preciso scopo tecnico, ad esempio 1 vs 1, 2 vs 2, la conquista dello spazio in avanti, la segnatura di un gol.

Il processo è stato lungo e tortuoso, ma se pensiamo a quanta strada è stata fatto negli ultimi 25 anni, si può tranquillamente dire che abbiamo assistito ad una rivoluzione!

Questa rivoluzione però, negli ultimi anni ha perso slancio e convinzione. Dalla prossima puntata, inizieremo a vedere come e perché.