Breve storia triste di un allenatore

C’era una volta un bambino che amava tanto giocare a calcio, di quelli che dormono con il pallone sotto il letto, che mangiano con la palla sotto il tavolo, che non perdono un secondo per palleggiare, sbattere la palla contro il muro, tirare in un’ipotetica porta per fare gol.

Dopo qualche anno, quel ragazzino cresciuto in uno dei tantissimi comuni dell’hinterland di Napoli, iniziò a far parlare di sé per i grandi colpi mostrati, per l’istinto del gol, insomma per il proprio talento. Grazie alle sue doti ed al gran lavoro svolto durante gli allenamenti, convinse alcuni selezionatori a dargli l’opportunità di provare a coronare il sogno di ogni bambino, quello di diventare calciatore. E calciatore lo divenne davvero, giocando diversi campionati di Serie B e Serie A riuscendo addirittura ad indossare la casacca della squadra senza colori, quella più titolata in Italia, quella con il maggior numero di scudetti vinti. Nella sua carriera di calciatore, aveva già intravisto quella che voleva diventasse la sua professione una volta attaccati gli scarpini al chiodo, cioè quella di allenatore. Da bravo scolaro, mentre giocava, era riuscito a rubare diversi segreti ai tanti allenatori importanti che aveva conosciuto in carriera: imparava velocemente e, fin da allora, si era mostrato molto bravo a comunicare con la stampa, ben educato, intelligente, scaltro, un perfetto uomo copertina sempre ben pettinato ed ottimamente vestito.

E così, dopo aver iniziato la carriera da allenatore in un settore giovanile di Serie A, arrivò la grande occasione. Un Cavaliere assistito da uno dei migliori dirigenti calcistici italiani della storia, disperato per l’avvio tremendo della propria squadra appena tornata nella massima serie, decise che quell’aspirante indossatore sempre pettinatissimo, senza tatuaggi, con la barba sempre fatta, con un ottimo uso del congiuntivo, poteva essere l’uomo giusto per salvare la propria compagine. Lo prese sotto la sua ala protettiva, lo affidò al dirigente e lo convinse da bravissimo venditore e piazzista, che poteva essere un allenatore di successo. Il giovane rampante venne illuminato dall’unto dal Signore ed iniziò ad inanellare successi facendo rendere al meglio calciatori fino ad allora sconosciuti. L’incantesimo durò per poco più di un anno fino a quando il mister si sentì pronto a spiccare il volo, a provare a camminare con le proprie gambe.

La storia narra che il bel virgulto arrivò in una piazza importante, passionale che aspettava solamente un condottiero che riuscisse finalmente a portarla ad alzare un trofeo, perché il precedente allenatore aveva fatto divertire, aveva fatto raggiungere finali, ma non aveva vinto. Cercarono fin da subito di accontentarlo costruendo una buona squadra, certamente migliore di quella della stagione precedente, e la magia che il mister si portava dietro sembrò poter fare avverare l’incantesimo: la squadra vinse tante partite consecutivamente, raggiunse posti altissimi in classifica e la società, inebriata dai risultati, decise di accontentarlo anche nel mercato successivo. Via tutti quei calciatori con cui non aveva legato, via tutti quegli inutili esterni e dentro mezzepunte, centrocampisti centrali e difensori centrali perché così voleva il nuovo Verbo. Via i vecchi capitani, sporchi brutti e cattivi, dovevano restare solamente i pretini palestrati, pettinatissimi ed abbronzati. Peccato però che i risultati non arrivarono, la squadra non capiva più cosa voleva il Vate, gli avversari sembrarono tutti più forti, anche quelli che veleggiavano nelle ultime posizioni di classifica. Si vide una squadra che non difendeva e non attaccava, che non aveva un gioco riconoscibile, che non correva, non aveva mai la bava alla bocca, calciatori messi fuori ruolo….insomma sembrava che il mister non fosse riuscito a dare nulla ai propri ragazzi nonostante gli otto mesi passati a vivere dentro il Viola Park.

Il finale di questa breve storia triste deve ancora ancora essere scritto, ma se questo allenatore, per il quale avete avuto una sbandata molto importante, fosse la vostra compagna o il vostro compagno gli affidereste ancora il compito di educare i vostri figli?

10 pensieri su “Breve storia triste di un allenatore

  1. Al netto delle responsabilità di Palladino che sono tante io vedo tre cose importanti che ci condizionano principalmente: alla squadra manca un leader in mezzo al campo, uno che sprona, che ha grinta e quando gli arriva un pallone non lo perde subito o lo sparacchia in avanti in tutta fretta; abbiamo una batteria di trequartisti come Beltran, Zaniolo e compagnia bella che non segna nemmeno se gli avversari giocano senza portiere; non esiste un vice Kean, ma non perché i sostituti non sono all’altezza, ma proprio perché non c’è. Quindi al di là del modulo, della posizione dei singoli in campo e del non gioco, che si manifesta da un paio di mesi a questa parte ma che è sempre stato in forma latente anche quando le cose giravano bene, i difetti di questa squadra, ora che viene meno anche la condizione fisica si mostrano in modo palese. Quando avevamo Bove, con Adli nei suoi cenci dove perfino Cataldi accanto faceva un figurone, con Kean in condizioni fisiche ottimali (perché ora mi sembra un po depresso) la mancanza di un gioco corale e di idee veniva in qualche modo mascherata. Non è solo colpa di Palladino ma anche di una costruzione della squadra (o rivoluzione come viene chiamata) fatta male. I difetti sono all’origine e ora si palesano. Non credo possiamo risalire la china più di tanto anche con il cambio di allenatore. Certo siamo in condizioni tali che possiamo solo migliorare e questo ci può confortare. Ci manca la spavalderia di inizio campionato, la velocità nelle giocate. Giocatori che non corrono più, Dodò che lancia la palla avanti e si fa rimontare da Suslov un centrocampista, soprattutto troppo timorosi, è li che Palladino deve lavorare soprattutto nella testa. Non sono ottimista nel proseguo soprattutto quando ci sarà anche il doppio impegno di Conference. Per me altro anno buttato, questo è oramai il nostro destino almeno con questa proprietà.

    Ciao, scusate del ritardo

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    • Ciao Roberto grazie del contributo! Il leader in mezzo, quando manca Adli, potrebbe essere Fagioli altrimenti cosa lo abbiamo preso a fare? La prima partita giocata da trequartista, la seconda a fare la panchina a Mandragora….ma siamo seri? Hai ragione sulle mezzepunte che segnano pochissimo ma normalmente quando hai calciatori con grandi limiti serve il gioco ed il nostro è unicamente il rinvio lungo di De Gea a Kean. Non abbiamo gioco, non corriamo, non lottiamo… Uno schifo! Quanto poi alla rivoluzione sul mercato è stata fatta in accordo con la società, altrimenti perché abbiamo epurato tutto lo spogliatoio oltre a tutti gli esterni? Una roba incredibile…. Per non parlare poi dell’esclusione di Pongracic o dell’acquisto di Mari con la cessione di Valentini…. Povera Fiorentina….

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    • Hai pienamente ragione quando affermi che il nostro crollo è coinciso con l’infortunio di Adli. Come hai detto tu è l’unico in grado di creare gioco, e lo fa così bene che fa brillare anche chi gioca con lui, anche se si tratta di un calciatore qualsiasi come Cataldi.Hai messo in luce anche gli altri 2 motivi per cui ci siamo giocati la stagione oltre all’infortunio di Adli: la mancanza di un vice – Kean e i pochi gol garantiti dalle mezze punte. Quest’ultimo dato è quello più deleterio, perché se avessimo avuto una mezza punta con 10 gol nelle gambe la mancanza di un vice – Kean l’avremmo patita molto meno. Nei piani della società questo giocatore avrebbe dovuto essere Gudmundsson, ma purtroppo la sua esperienza in viola non è andata come speravamo. Questo flop non lo imputo a Pradé, perché era impossibile prevedere che l’islandese avrebbe avuto una stagione così complicata; il mancato acquisto di Sanabria invece resterà per sempre uno degli errori più sanguinosi da lui commessi durante la sua esperienza a Firenze.Nonostante Gudmundsson abbia avuto una stagione maledetta, io lo riscatterei senza esitazioni. Perché se lo restituissimo al Genoa Pradé dovrebbe andare alla ricerca di un’altra mezza punta, e visto il suo fiuto come talent scout dubito fortemente che saprebbe trovarne uno forte quanto l’islandese. E’ molto più probabile che ci porterebbe un altro troiaio tipo Iakovenko, Pedro e Kokorin.Hai pienamente ragione quando affermi che finché rimane Commisso siamo destinati alla mediocrità. Non solo per il motivo più banale (ovvero che non spende per la Fiorentina neanche mezzo dei suoi 7 miliardi di dollari), ma anche perché commette l’errore madornale di affezionarsi troppo ai suoi collaboratori. A causa di questo non li caccia neanche quando il loro rendimento diventa indifendibile (come nel caso di Pradé e Palladino). Se Pradé e Palladino fossero stati sostituiti al momento opportuno adesso avremmo qualche bidone in meno nella rosa e qualche punto in più in classifica. E infatti le squadre che ci hanno rimontato (Milan e Roma) hanno ripreso quota proprio dopo un esonero…

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  2. Durante la partita di ieri, appena ho visto Kean uscire fuori dal campo, ho capito subito che avremmo perso. Perché la squadra è consapevole che non esiste un altro giocatore come lui nella rosa della Fiorentina, e quindi era logico che senza di lui i suoi compagni sarebbero crollati psicologicamente.
    E’ fin troppo facile dire che se avessimo avuto Sanabria questo crollo non ci sarebbe stato. A questo proposito, ti cito cos’ha fatto Sanabria in Torino – Milan: sul primo gol dei granata Maignan e Thiaw sono andati in confusione perché c’era lui nel mezzo a dargli fastidio, e anche il secondo gol è stato un suo capolavoro di furbizia, perché la sua decisione di battere subito il calcio di punizione ha colto impreparato il Milan e ha portato al gol di Gineitis. Ma secondo Pradé questo giocatore non era all’altezza del ruolo di centravanti di riserva. E stiamo parlando dello stesso Pradé secondo il quale Iakovenko, Pedro e Kokorin invece il centravanti di riserva lo potevano fare. Il bello è che a Firenze c’è pure qualcuno che Pradé lo stima, e lo definisce perfino un mago del calciomercato…

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    • Capisco il tuo discorso anche se credo sinceramente che il problema più urgente da risolvere sia quello di un allenatore che in 8 mesi non ha dato un gioco alla squadra. Una squadra che nemmeno corre o lotta, viene sempre surclassato…senza considerare che lo stesso Palladino ci aveva raccontato che Caprini era il centravanti di riserva e ieri è stato impiegato sulla fascia. E Marì che era stato preso per la difesa a 3 e ieri ha giocato a 4 essendo preferito a Pongracic (forse epurato perché aveva osato dire che la Fiorentina sa giocare solo in contropiede?). E Ndour che era stato preso per fare il trequartista o il mediano impiegato come ala? mah…..

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      • Mi ero perso la dichiarazione su Caprini. La ritengo fuori luogo, perché dire ad un ragazzo con 2 presenze tra i professionisti che in caso di bisogno deve sostituire il secondo miglior marcatore della serie A significa caricarlo di una responsabilità troppo grande, e quindi rischiare di bruciarlo.
        Tu dici che i nostri giocatori non corrono. Io ti rispondo che anche se corressero lo farebbero a vuoto, perché la nostra è una squadra senza idee. E’ un peccato, perché abbiamo il miglior portiere e il secondo miglior centravanti della serie A, quindi se avessimo anche un gioco a unire queste 2 splendide estremità non ci fermerebbe nessuno.
        Il rimpianto aumenta se consideriamo che a favorirci ci sarebbero non solo dei buoni giocatori, ma anche la pessima stagione che stanno disputando ben 3 nostre concorrenti (Juve, Milan e Roma). Se non riusciamo ad andare in Champions’ neanche quando si suicidano in 3, allora vuol dire che la Fiorentina è diventata come il Parma o l’Udinese, ovvero una squadra che anche nella migliore delle ipotesi può sperare solo in una salvezza tranquilla o in una coppa minore, ma la Champions’ mai. Per me che di Champions’ ne ho fatte tante (prima con Cecchi Gori e poi con i Della Valle) questo ridimensionamento è inaccettabile. E’ anche per questo che mi rifiuto di esaltarmi per una Conference: perché Commisso vuole ridurci a questo, a ridimensionare i nostri obiettivi e ad accontentarci delle briciole. Io invece voglio il massimo, e se non posso ottenere il massimo allora non voglio neanche le briciole.

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