Di nuovo Conference: riflessioni a mente fredda

Il traguardo minimo è stato raggiunto.

Che piaccia o no, la Conference League salva almeno in parte la stagione della Fiorentina e consegna ai viola la (mini) ribalta europea per la quarta stagione consecutiva. E’ un risultato da festeggiare? Assolutamente no! E’ un risultato che può cambiare i programmi di breve periodo della Fiorentina? Probabilmente si.

Partiamo dai fatti: la squadra di Palladino ha raggiunto il sesto posto in classifica lasciandosi dietro Bologna, Milan e Lazio ed ha collezionato 65 punti battendo tutte le cosiddette grandi del campionato. Non possiamo dunque negare che quello raggiunto sia un piazzamento migliore rispetto alle ultime stagioni anche se, per la vittoria del Bologna in Coppa Italia, i viola saranno nuovamente impegnati in Conference League anziché in Europa League. Certo possiamo dire che la rosa messa a disposizione di Palladino da Commisso, Pradè e Goretti era la più forte della gestione statunitense e credo che questo sia il rammarico più grande.

I viola hanno messo in mostra alcune individualità di rango mondiale (De Gea), europeo (Kean, Gosens, Dodò) ed altre su scala nazionale (Mandragora, Comuzzo), un mix che avrebbe potuto e probabilmente dovuto essere utilizzato meglio non solo in campionato ma soprattutto in Europa. La Coppa Italia, la cui eliminazione avvenne solo tre giorni dopo la tragedia di Bove, non la considero, ma contro il Betis Siviglia una rosa come questa poteva e doveva fare di più e meglio. In Serie A poi, i passaggi a vuoto sono stati decisamente troppi e proprio a causa di essi oggi stiamo (molto moderatamente) applaudendo ad una qualificazione in Conference strappata negli ultimi minuti dell’ultima giornata di campionato. Resta comunque la piccola soddisfazione di poter vedere la Fiorentina in una competizione internazionale anche l’anno prossimo anziché dover ammirare le altre dal divano di casa.

Il risultato più importante però, penso sia quello i cui frutti vedremo nel prossimo futuro. La qualificazione in Conference League regala stabilità alla percezione europea del club e soprattutto avvicina la conferma di alcuni calciatori che senza il palcoscenico internazionale sarebbero certamente partiti verso altri lidi. Nella stagione che ci porterà al mondiale, avere la vetrina europea potrebbe dare qualche motivazione in più ai vari Kean, De Gea e non solo per restare in maglia viola in attesa di conquistare traguardi più importanti. Resta comunque l’amarezza e la delusione per il non gioco visto anche ieri sera nella trasferta di Udine: nonostante una squadra lasciata in 10 da un’espulsione molto discutibile, la Fiorentina ha continuato a masticare un calcio prevedibile e senza lampi che ha vissuto sulle individualità di Fagioli (gara praticamente perfetta la sua) e le cavalcate di Kean. Se ad esse poi, aggiungiamo l’irripetibile gol di tacco di Comuzzo, possiamo forse dire la dea bendata una volta tanto ci ha guardato con occhi benevoli. Resta la sensazione di una squadra triste, con nessun copione da interpretare nonostante gli ottimi calciatori in rosa. E resta infine la sensazione di un allenatore che è probabilmente un mago nella gestione dello spogliatoio (visto che i calciatori non lo hanno mai abbandonato nemmeno dopo le sconfitte più vergognose), ma del tutto acerbo sia nella preparazione delle partite (quante volte abbiamo sbagliato approccio?), sia nell’insegnamento di concetti di gioco (abbiamo notizia di qualche schema offensivo?), sia nella lettura delle gare (il cambio di ieri tra Comuzzo e Pongracic con la partita inchiodata sul pareggio è un insulto a tutti).

Speriamo solamente che la società abbia finalmente le idee chiare, che si riesca a trattenere i migliori evitando l’ennesima rivoluzione e che il tecnico cresca molto e molto velocemente. Comunque anche l’anno prossimo ci ritroveremo a cercare sulla cartina dei paesi europei le nostre avversarie in Conference….

BarLungo con Simone – Referendum 8-9 giugno (2° parte)

Dalla scorsa settimana quando abbiamo pubblicato la prima parte del nostro approfondimento sui referendum, purtroppo le cose non sono cambiate granché. I mass media continuano a parlare della consultazione il meno possibile ed allora, insieme a Simone Pesucci, proviamo ad aiutarvi noi!

Dopo la prima parte dedicata al quesito relativo alla cittadinanza, stavolta andiamo ad illustrare i 4 referendum che si interessano del lavoro e della sua disciplina e che sono stati promossi principalmente dal più grande sindacato italiano, la CGIL.

Buon ascolto!

BarLungo con Simone – Referendum 8-9 giugno (1° parte)

In un clima surreale in cui la seconda carica dello stato, il Presidente del Senato, fa campagna per il non voto, il secondo sindacato italiano per numero di iscritti, la CISL, chiede ai cittadini di disertare le urne ed il sistema dei mass media ha sempre cose più importanti da raccontare, noi proviamo a fare quello che una volta si chiamava servizio pubblico. Per chi non lo sapesse, i prossimi 8 e 9 giugno i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi su 5 quesiti referendari e dunque dedichiamo il nuovo approfondimento alla comprensione dei quattro referendum sul lavoro ed a quello sulla cittadinanza in compagnia dell’amico ed esperto Simone Pesucci.

Buon ascolto!

Un’offesa a noi tifosi

Quando si viene offesi si può reagire in due modi: d’istinto, con una reazione di pancia che non tiene conto di ciò che si dice, di ciò che si fa e dunque delle possibili conseguenze oppure in modo meditato, cercando di far passare l’onda emotiva, interiorizzando l’accaduto per analizzare tutto in modo più distaccato. Sarà che sto invecchiando oppure perché le passate esperienze mi hanno insegnato qualcosa, ma ho deciso prendermi almeno 36 ore di tempo prima di commentare una delle più brutte partite della Fiorentina che io abbia mai visto.

Definire brutta la gara di Venezia in realtà è quasi un complimento perché, da tifoso viola abbonato da anni, presente nelle trasferte più importanti, sempre al fianco della squadra del cuore indipendentemente dai risultati e dai traguardi raggiunti, ho trovato realmente un affronto la prestazione di lunedì. E non possono essere considerati una scusante i 120 minuti disputati col Betis, così come la delusione per l’esclusione dalla Conference League, foss’anche solamente per l’ampio turnover effettuato da mister Palladino. Un allenatore che è riuscito a far giocare la propria squadra con 6 centrocampisti contro una buona squadra di Serie B (qualitativamente parlando) come il Venezia e tra questi è riuscito a sbagliare la posizione di tutti tranne che degli esterni perché lì era impossibile. Un centrocampo in cui Ndour ha dovuto fare il trequartista per marcare a uomo Nicolussi Caviglia, Mandragora ha dovuto giocare a 70 metri dalla porta per fare il regista e dove non si è riusciti a trovare posto né a Folorunsho né ad Adli. Non solo, ma in una partita in cui, oltre a Kean, mancava anche il malato immaginario Gudmundsson mentre i due attaccanti della primavera sono stati portati a Venezia probabilmente per visitare Piazza San Marco. Non dico che Palladino dovesse farne partire uno titolare accanto al povero Beltran (anche se secondo me era la scelta migliore), ma almeno a partita in corso non li potevamo utilizzare? E poi si dice che in Italia non abbiamo giovani buoni: forse sarà anche vero, anche se non ci credo, ma magari li provassimo qualche volta….

In difesa invece, un Ranieri sulle gambe fin da subito, non poteva essere sostituito da Moreno? E non solo, ma giocando contro una squadra che non schierava nemmeno un attaccante, mi piacerebbe capire a cosa sia servito giocare con 3 centrali dietro!! Il gioco della squadra poi, è stato il solito, fatto di pallonate sull’attaccante abbandonato a sé stesso, di sbandate prese in contropiede che se ci fosse stato Italiano in panchina saremmo a fare i processi in piazza Savonarola, di palleggio pressoché sempre orizzontale in cui non si ha mai la sensazione di un gioco riconoscibile ma ci si affida solamente alla giocata del singolo o all’errore dell’avversario.

In campo però, non dobbiamo mai dimenticare che ci vanno i giocatori ed allora anche chi indossa la maglia viola dovrebbe dare spiegazioni: da Pablo Marì che dopo alcune gare più che discrete sembra aver perso quella sicurezza e quell’attenzione in marcatura che aveva contraddistinto la prima parte di stagione, a Ndour che deve decidere cosa vuole fare da grande perché al momento non è né carne né pesce. Fagioli poi, deve risolvere definitivamente i suoi problemi mentre Beltran abbiamo capito che è un giocatore normalissimo che probabilmente è stato sopravvalutato in fase realizzativa ma ha un gran cuore. Chi invece dovrebbe dare diverse spiegazioni è il calciatore che si è preso la 10 sulle spalle, quel Gudmundsson che tra mezzi problemi muscolari e piccoli traumi subiti, non ha mai trovato una continuità di impiego sufficiente. Di Colpani non parlo perché non vorrei sparare sulla croce rossa, di Zaniolo nemmeno perché spero con tutto il cuore di non vederlo più con la maglia viola addosso.

Detto degli errori in serie di Palladino nella gestione tecnica della squadra, non possiamo però tacere in merito alle mosse della società. Il rinnovo del contratto del tecnico fino al 2027 il giorno prima della semifinale di ritorno col Betis ha dato alla piazza ed ai calciatori un messaggio devastante: che si arrivi in finale, che si vinca la Conference, che si vada o no in Europa a noi interessa poco o punto, l’allenatore resta Raffaele Palladino! Allora scusate ma per cosa realmente gioca la Fiorentina? Per mettere in mostra i migliori calciatori in modo da rivenderli al miglior offerente? Per aspettare di mettersi d’accordo col Comune per avere la gestione totale degli introiti dello stadio in cambio dei soldi necessari a finire la ristrutturazione del Franchi? Oppure per cercare di ottenere il miglior risultato possibile facendo la media ponderata tra il campionato di Serie A, il calcio femminile e la primavera? E poi, considerando che ci sbandierano ad ogni intervista l’attaccamento passionale della proprietà, le telefonate ed i messaggi di Commisso nei confronti di squadra e comparto tecnico, è sbagliato definirsi delusi dall’assenza di una parola nei confronti dei tifosi dopo queste due colossali delusioni? Dopo Atene il comunicato societario arrivò con 4 giorni di ritardo, stavolta credo non arriverà proprio!! E’ un peccato constatare nuovamente quanto ormai il tifoso calcistico sia considerato un vero e proprio cliente anziché un appassionato: ti piace la mia merce? La compri! Non ti piace? Andrò alla ricerca di nuovi mercati…..

Infine due parole sulla direzione tecnica della Fiorentina, in particolare su Daniele Pradè. Al netto delle simpatie o delle antipatie, il Direttore Sportivo viola quest’anno ha indubbiamente allestito la miglior rosa dell’era Commisso con tantissime uscite ed alcuni acquisti del tutto azzeccati. Non starò a fare nuovamente la lista delle operazioni delle due sessioni di mercato, ma l’operato in questa stagione è stato per me molto buono. Peccato che il rapporto tra Pradè e Palladino abbia mostrato crepe già dal mese di settembre per poi rimettersi in sesto dopo il filotto di vittorie: i problemi sono però poi riapparsi ad ogni brutta sconfitta della Fiorentina e questo non credo abbia fatto bene all’ambiente. Le parole del Direttore dopo la sconfitta di Venezia hanno immediatamente riaperto la discussione tra chi vorrebbe ancora Palladino sulla panchina viola e chi invece lo esonererebbe ieri. Le cose però sono due: o Pradè ha la forza di imporre la propria visione e dunque riesce a far esonerare il tecnico o altrimenti dovrebbe avere la dignità ed il coraggio di farsi da parte, di presentare le dimissioni per l’incompatibilità con il proprio allenatore. Questa continua faida che esplode alla fine di ogni gara persa, non fa bene all’allenatore, non fa bene al D.S. ma soprattutto non fa bene alla Fiorentina e questa è l’unica cosa che conta davvero.

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – REAL BETIS = 2 – 2  

Una delusione tremenda.

Una serata che ricorderemo a lungo e non solamente per l’eliminazione dalla possibile terza finale consecutiva. La Fiorentina di Palladino infatti, ha giocato un’altra partita insipida, senza ritmo, senza qualità, senza uno straccio di gioco. Anche stavolta i viola sono stati tenuti in piedi unicamente dalle situazioni di palla inattiva e dalle prestazioni personali di alcuni calciatori oggettivamente di un’altra categoria rispetto agli altri, come Gosens e De Gea. Se il portiere spagnolo ha avuto un’indecisione sul primo gol del Betis, il terzino tedesco è stato protagonista di una prestazione clamorosa non solamente per i gol fatti ma anche per l’attenzione difensiva maniacale, il dominio fisico, la capacità di avere sempre una parola per tutti. Solamente mister Palladino poteva avere l’idea di sostituirlo, ma del resto la gestione tecnica della semifinale di ritorno lascia e lascerà tantissimi interrogativi senza risposta.

La Fiorentina è infatti riuscita a giocare 210 minuti nelle due gare senza darci l’opportunità di sapere quanto bravo sia il portiere del Betis: sia a Siviglia che ieri sera infatti, i viola non hanno creato uno straccio di occasione da rete con palla in movimento, non una verticalizzazione su Kean né un inserimento di un centrocampista da dietro. Se pensiamo che sia nella gara di andata che in quella di ritorno De Gea è stato uno dei migliori in campo con parate oggettivamente straordinarie, possiamo senza dubbio dire che il Betis è passato in modo meritato. Gli andalusi poi, in entrambi i confronti, hanno avuto risorse importanti dalla panchina al contrario dei viola. Le parole di Palladino nel post gara aprono indiscutibilmente una crepa tra il tecnico ed i calciatori che sono subentrati, ma anche le letture dell’ex tecnico del Monza sono state piuttosto cervellotiche: sguarnire completamente il centrocampo continuando ad incaponirsi con la difesa a 3 (abbiamo finito con Mandragora centrale dietro!!!) sembra più un atto di fede che una reale necessità della squadra. Il cambio di Gosens, l’inserimento di Colpani, la defenestrazione quasi completa di Folorunsho…. Quante cose ci sarebbero da chiedere al tecnico viola!!

Fresco di rinnovo di contratto fino al 2027, Palladino non è ancora riuscito a dare un’identità di gioco ad una squadra che, senza Cataldi, non ha un riferimento in mezzo al campo. Se poi il suo sostituto naturale Adli viene messo a uomo su Isco allora di cosa parliamo? Per un lavoro del genere perché non Folorunsho appunto? E poi le sostituzioni: Gosens in questa squadra deve giocare anche su una gamba sola, soprattutto quando hai Dodò appena tornato dall’operazione di appendicite. E’ vero che alcuni calciatori titolari ed altri subentrati non sono stati all’altezza, ma siamo sicuri di averli messi nella migliore condizione per esprimersi? Gudmundsson ad esempio, siamo certi che si esprima bene facendo la mezz’ala a tutto campo? Se i miei centrocampisti li schiero a uomo sugli avversari e non ho un regista tra i difensori che faccia ripartire l’azione, l’islandese è costretto a tornare nella nostra metà campo per avere il pallone ed allora chi rimane vicino a Kean? Cosa me ne faccio poi di Gudmundsson nella mia area di rigore se è l’unico che con il tiro in porta da fuori riesce a trovare lo specchio?

Per non parlare poi del messaggio che la società ha dato con il rinnovo di Palladino il giorno prima della semifinale di ritorno! Avrei capito lo avessero firmato nel momento di massima difficoltà della squadra oppure a fine stagione, ma il giorno prima della gara col Betis e con un piazzamento europeo ancora tutto da conquistare attraverso il campionato mi spiegate che senso ha? Il messaggio che dai alla squadra ed alla piazza è che Palladino resta a prescindere dai risultati: vai fuori in Conference (come poi è successo)? Vabbè…. Arrivi ottavo in campionato o comunque resti fuori dalle coppe europee? Pace, ci riproveremo l’anno prossimo! Ma non si era detto che ogni anno dovevamo fare meglio di quello precedente? Un no sense ed un autogol incredibile…..

IL BUONO

  • Gosens: non c’è niente da fare, è il top player della squadra dal punto di vista tecnico, comportamentale e di leadership. Con la sua doppietta di testa tiene in vita la Fiorentina fino ai supplementari. Uno degli acquisti più azzeccati della gestione Commisso.
  • De Gea: ha una mezza indecisione sul primo gol del Betis quando prende gol sul suo palo, ma poi si erge a baluardo insostituibile. Ci pensate mai a dove saremmo senza il magnifico David?
  • Ranieri: attaccabrighe come pochi altri, ma con un cuore enorme. Nello schieramento a tre poi, ha trovato la sua giusta dimensione ed è l’unico con una qualità tecnica sufficiente per far ripartire l’azione. Una mezza indecisione sul gol decisivo del Betis, ma come di consueto è l’ultimo a mollare. Un punto fermo da cui la Fiorentina può ripartire.

IL BRUTTO

  • Palladino: serve altro oltre a ciò che ho già scritto nell’articolo? Bocciato senza appello!
  • Folorunsho: certamente la gestione che il tecnico ha di lui non lo aiuta, ma sembra non avere più nemmeno quel furore agonistico che lo ha sempre contraddistinto. Torna almeno a lottare Michael!
  • Colpani: lui è come la nebbia…. c’è ma non si vede!

A voi per i commenti!!

Una sconfitta che brucia tantissimo

La Fiorentina torna da Roma senza punti nonostante una prestazione più che discreta. I ragazzi di mister Palladino hanno giocato una buona gara al termine della quale avrebbero meritato almeno il pareggio. Lo zero in classifica però, brucia tantissimo non solamente per le occasioni create e sprecate o neutralizzate da uno Svilar in stato di grazia, ma brucia soprattutto per il netto passo indietro in classifica: con la contemporanea vittoria della Lazio ed il pareggio tra Bologna e Juventus, la zona Champions League diventa del tutto irraggiungibile e per l’Europa League adesso servo non meno di 7 punti (ma sarebbe meglio farne 9) con una vittoria a tutti i costi contro Vincenzo Italiano e compagni. E’ vero che ci sono ancora diversi scontri diretti, ma le squadre tra la Fiorentina ed un piazzamento europeo iniziano ad essere troppe, senza dimenticare la decisiva finale di Coppa Italia che potrebbe decretare il solo 5° posto valido per l’accesso alla prossima Europa League (in caso di vittoria del Milan).

I viola, scesi in campo con una formazione del tutto inedita, hanno retto l’urto iniziale della Roma che si è confermata un fortino difficilmente espugnabile anche se con un gioco uscito direttamente dall’era del Paleozoico: in confronto alla compagine di Ranieri, la Juventus di Allegri sembrava l’Olanda degli anni 70!! Parlando seriamente poi, l’arbitro Chiffi ha svolto egregiamente il suo lavoro come sempre capita all’Olimpico: nessun cartellino giallo a Mancini e Pellegrini che gli hanno offeso tutto l’albero genealogico, mai una punizione in favore di Kean reo di farsi saltare addosso, trattenere, colpire fisicamente, nel dubbio la decisione sempre a favore della squadra di Sir Ranieri che ovviamente a fine partita ha sparso miele sulla Fiorentina e mister Palladino. Mister che ieri ha giocato d’azzardo e, come spesso succede quando si prova a farlo, ha perso: al netto di una prestazione di squadra più che sufficiente, la formazione iniziale ha sorpreso tutti ed ha dato purtroppo risposte non del tutto positive. Detto che le scelte difensive erano obbligate per la squalifica di capitan Ranieri, l’esclusione per tutta la gara di un giocatore fisico come Folorunsho lascia molti dubbi, così come l’esclusione di Adli che dovrebbe essere l’alternativa naturale di Cataldi nel ruolo di playmaker. Purtroppo invece, è stato riproposto in quel ruolo Mandragora che, seppur migliorato in questa stagione, ha denotato i difetti che già aveva messo in mostra con Italiano: un piede solo, letture ritardate, mai una palla di prima in profondità. Oltre a ciò, il suo accentramento ha tolto alla Fiorentina la spinta e gli inserimenti del calciatore che spesso ha deciso le sorti delle gare; non contento però, Palladino è riuscito anche a far giocare tutta la gara a Ndour, un vero e proprio fantasma. Pur avendo fatto tre ruoli diversi, il nazionale Under 21 ha dimostrato di essere ancora acerbo per determinate partite non trovando una sola giocata utile alla propria squadra. Discretamente hanno invece fatto Richardson, finalmente a testa alta e con un po’ più di coraggio ed il tanto vilipeso Parisi che ha limitato bene sia Angelino che Soulè e non ha disdegnato le sortite offensive.

Nella speranza che Gosens sia arruolabile per giovedì, l’errore più grande di Palladino è stato quello di riproporre un calciatore che non sembra avere più né la testa né lo spunto fisico per giocare alle nostre latitudini e cioè Nicolò Zaniolo. Quando sento un allenatore di Serie A che dice di averlo scelto perché sperava nel gol dell’ex mi cadono i…… Purtroppo Zaniolo ha ancora quella insopportabile spocchia da presunto fenomeno che ha sempre avuto ma, oltre a non avere quella testa che non ha mai avuto ma che ad esempio Kean ha finalmente trovato, non ha più nemmeno quella prontezza fisica che serve per giocare a certi livelli in determinati campionati. Non ha più lo scatto sul breve, non usa mai il piede destro, non ha un buon gioco spalle alla porta nella copertura del pallone: non può quindi più giocare come esterno offensivo, ma nel contempo non ha le qualità per fare l’attaccante né lo spirito di sacrificio per poter fare la mezz’ala. Una scommessa persa, che mi permetto di dire non doveva essere nemmeno tentata, per un giocatore che assomiglia sempre più ad un ex calciatore: il rosso a fine partita è poi la ciliegina sulla torta di una prestazione inguardabile.

Peccato che i subentrati non abbiano dato quel cambio di passo e quello spunto che sarebbe stato necessario contro una squadra che si difendeva con il centravanti al limite della propria area di rigore: in quei frangenti serve la giocata, la palla inattiva, l’episodio. Niente di tutto ciò è arrivato anche perché Palladino ha deciso (chissà perché) di riproporre il 4-2-3-1 con Beltran esterno alto, Colpani dall’altra parte e Gudmundsson dietro Kean, una posizione con gli spazi intasati non solamente dai giallorossi ma anche dai propri compagni. Proprio quel sistema di gioco che aveva intristito il nostro numero 10 che piaccia o no è l’unico ad avere la giocata per creare la superiorità numerica o trovare il tiro decisivo da fuori: peccato che a quanto pare il mister non se ne sia ancora accorto.

Giovedì contro il Betis sarà il crocevia della stagione: il passaggio del turno potrebbe far sperare nella vittoria di un trofeo europeo (seppur contro il Chelsea i viola partano del tutto sfavoriti) e dare un nuovo slancio per le ultime tre gare di campionato; un’eliminazione invece, potrebbe avere ripercussioni anche sulla decisiva trasferta di Venezia in cui sono assolutamente necessari i tre punti.

Un risultato che lascia tutto aperto

La Fiorentina torna da Siviglia con un gol da rimontare e la consapevolezza che sarà dura ma non impossibile. Il Betis è una buona squadra, tecnicamente superiore ai viola, con una difesa non impenetrabile, un centrocampo che ha alcuni calciatori sopraffini ma a fine corsa come Isco, un attacco che si regge sulle sportellate di Bakambu e le serpentine di un Antony ritrovato dopo le delusioni di Manchester. La Fiorentina di contro, anche nella serata di ieri, ha denotato la consueta difficoltà nell’approccio alla gara con i primi 20 minuti in balìa dell’avversario ed una insufficiente capacità di risalire il campo finché non è entrato Adli al posto di Cataldi. L’infortunio del perno del centrocampo di Palladino è una brutta notizia soprattutto dal punto di vista difensivo, ma la fortuna ha voluto che sia almeno coinciso col rientro piuttosto convincente dell’ex Milan. I viola hanno poi giocato un secondo tempo migliore all’interno del quale avrebbero potuto creare alcune occasioni in più se solo avessero commesso meno errori tecnici in fase di trasmissione della palla.

Nel dettaglio, la retroguardia viola ha giocato una partita sufficiente anche se sporcata dal marchiano errore di Comuzzo in occasione del primo gol: il buon Pietro ha infatti peccato di inesperienza contro un volpone come Bakambu dapprima leggendo male la traiettoria della palla, poi non riuscendo a coprirla, infine non fermando l’avversario con un fallo. Al netto dell’errore, il giovane centrale viola ha poi giocato una discreta gara, come ha fatto il sempre più sicuro Pongracic; è chiaro però che il re della difesa viola è stato il capitano Ranieri non solamente per il gol realizzato grazie al meraviglioso assist di Gosens, ma anche per tutte le chiusure effettuate in fase difensiva. Se Parisi è colpevole sul secondo gol del Betis (ed il fiume di commenti alle pagelle del “Corner Viola” uscite ieri sera sui social non me lo fanno certo dimenticare), l’ex Empoli è stato comunque protagonista di una prova sufficiente sia perché giocava fuori ruolo (ed avevamo già visto con Italiano quanto fosse in difficoltà a destra) sia perché in fase offensiva è riuscito sempre a dare un appoggio ai centrocampisti che lo cercavano. E’ chiaro che è stato comunque niente in confronto ai due marziani della squadra! De Gea ha compiuto un intervento clamoroso sul colpo di testa di Bartra, regalando sicurezza al reparto senza sbagliare nulla, Gosens, che è sempre più l’anima della squadra, è stato attento in fase difensiva, prepotente dal punto di vista fisico, inventore dell’assist al bacio regalato a Ranieri e solamente per qualche centimetro ha mancato il gol del pareggio con uno splendido colpo di testa.

Dove invece la Fiorentina ha avuto grandi difficoltà è stato in mezzo al campo. Se Mandragora ha dimostrato di nuovo di essere diventato insostituibile sia in fase difensiva che in quella offensiva (che peccato il colpo di testa fuori di poco ancora su assist di Gosens!!!), Cataldi già prima dell’infortunio era stato sovrastato dal palleggio andaluso e Fagioli anche ieri sera è sembrato completamente fuori fase. Siamo davvero sicuri che continuare a proporlo sia la strada giusta? Adli invece, è entrato in alcune trame di gioco importanti anche se, come al solito, ha anche perso alcuni palloni sanguinosi: ma se non fosse così, sarebbe ancora a San Siro! Folorunsho infine, ha regalato fisicità in un momento difficile e ci ha fatto quasi venire un infarto con l’intervento in area di rigore al minuto 92.

Davanti poi, senza Kean abbiamo sempre gli stessi problemi: poca capacità di coprire la palla e far salire i compagni, assoluta incapacità di andare ad attaccare la profondità, troppa leggerezza negli scontri diretti. Ma qui si apre l’altro discorso che qualcuno dovrebbe affrontare senza paura di dire la verità: che a questa squadra manchi il vice-Kean lo sappiamo da luglio del 2024 e se magari durante il mercato estivo erano stati troppi i ruoli da dover coprire, in quello di gennaio la società avrebbe dovuto intervenire in quel ruolo. Perché scegliere Zaniolo che la prima punta l’ha fatta (con scarsi risultati) solamente a Bergamo? Ed invece a gennaio siamo riusciti a creare un’altra falla incredibile, cioè quella del vice-Dodò. Capisco che Kayode volesse andare a giocare, ma davvero non c’era un esterno da poter prendere a gennaio? Abbiamo preso Folorunsho per fare la mezz’ala o il finto Bove e tutto sta facendo tranne che il centrocampista!! Inoltre Parisi aveva già fatto danni giocando a destra durante la gestione Italiano… lo ricordo solamente io? Chiudo con la compilazione delle liste Uefa: dopo il cosiddetto mercato di riparazione, ogni squadra ha 3 possibili cambi nella rosa e la Fiorentina ha scelto di inserire Folorunsho, Fagioli e Zaniolo….una scelta condivisibile solamente da chi non conosce il calcio di Palladino!! Hai un allenatore che fin da questa estate ti ha detto di voler giocare con tre difensori centrali e te lasci in lista per giocarti la Conference solamente Ranieri, Pongracic, Comuzzo che ha 20 anni e Moreno che non ha praticamente mai disputato una partita intera? Sembra solamente a me che l’esclusione di Pablo Marì sia una stupidaggine?

Ah già! Nel caso c’è Folorunsho….