Fiorentina: Crescita e Ottimismo dopo il Pareggio con il Milan

Una partita tanto pazza quanto emozionante e bellissima.

Milan e Fiorentina sabato sera ci hanno riconciliato con il gioco del calcio e ci hanno regalato oltre 90 minuti di ribaltamenti di fronte, grandi gesti tecnici, errori e prodezze in serie. La squadra di Palladino, con il pareggio ottenuto, esce dal tour de force contro le grandi con 7 punti e la zona Europa ancora alla portata. Sarà necessario adesso cambiare marcia contro le compagini che occupano le zone basse della classifica per rimanere attaccate alla zona europea: già domenica al Franchi, contro un Parma rivitalizzato dalla rimonta alle spese dell’Inter, De Gea e compagni dovranno necessariamente trovare i tre punti. Con tutti gli scontri diretti rimanenti nelle ultime sette giornate, i viola potrebbero approfittarne per insinuarsi nelle posizioni di classifica che contano.

Tornando alla gara di sabato, la Fiorentina ha mostrato segnali di crescita da diversi punti di vista: innanzitutto la personalità mostrata per tutto l’arco della gara è assolutamente confortante. I viola, diversamente da altre volte, hanno provato sempre a fare la partita o comunque a non subire per troppo tempo il gioco avversario. Grazie soprattutto alla capacità di ribaltare l’azione di uno scintillante Dodò e di un sontuoso Fagioli, i viola hanno sempre dato l’impressione di poter far male ai rossoneri quando ripartivano: peccato per l’assenza di Gosens che ha fatto mancare alla Fiorentina una gamba importante anche sull’altro versante del campo…chissà come sarebbe andata se avessimo avuto anche la spinta del tedesco a tenere in allarme la non formidabile retroguardia rossonera.

Certo è che però i viola hanno denotato ancora una volta anche problemi di letture difensive; le due reti subite chiamano in causa errori individuali che non sono stati neutralizzati da letture preventive dei compagni. In occasione del primo gol, Pablo Marì esce troppo alto e perde completamente la marcatura di Abraham permettendo un filtrante semplice per il centravanti rossonero. Se l’ex Arsenal è incappato in una serata non certo brillante, i compagni di reparto ed i centrocampisti non sono sembrati abbastanza reattivi da poter coprire l’errore. Situazione molto simile è accaduta poi anche in occasione del pareggio di Jovic. Anche in quel frangente, una marcatura saltata ha liberato all’attaccante rossonero un’autostrada verso De Gea. In entrambe le reti subite, si è potuto notare uno dei più grandi limiti delle squadre che si dispongono con marcature a uomo a tutto campo: quando si perdono gli scontri diretti con palla in movimento uscendo troppo alti rispetto alla propria zona di competenza, o i compagni capiscono in anticipo il pericolo e vanno a chiudere la zona di possibile verticalizzazione, oppure l’uomo liberato si può buttare verso l’area avversaria con il vantaggio di poter correre faccia alla porta verso il portiere, mentre i difensori devono dapprima capire quale sia la zona di campo da coprire, poi girarsi e correre per fermare l’attaccante. Questo resta uno dei punti deboli della difesa a uomo ed è per questo che spesso si gioca con un uomo leggermente staccato che dia sicurezza al reparto: peccato che sabato Pablo Marì non fosse nella sua miglior serata! Detto del difensore centrale che al pari di Cataldi ha giocato sotto le attese, dobbiamo però sottolineare anche le eccellenze: innanzitutto un portiere come David De Gea che sta dimostrando cosa significa avere un uomo affidabile tra i pali. Niente da dire su Terracciano, ma adesso capite perché da anni invocavo un nuovo estremo difensore? Ci sono le categorie nella vita ed anche tra i portieri esistono calciatori che ti fanno perdere qualche punto a fine stagione, altri che più o meno sono a somma zero (come il buon Pietro) e poi ci sono quelli che valgono quasi quanto un attaccante perché da una parte ti regalano diversi punti in classifica, dall’altra ti fanno giocare la retroguardia con tranquillità. Il netto miglioramento viola passa tanto dai guantoni spagnoli, così come il miglioramento della manovra ed il sempre crescente numero di palle gol passa dal cervello ed i piedi di Nicolò Fagioli: intelligenza calcistica ben sopra la media, vede calcio dove molti non vedono nemmeno l’erba, trova angoli di passaggi degni di un playmaker NBA, corre e si sacrifica per i compagni in difficoltà. Un vero furto, quello commesso ai danni della simpaticissima squadra senza colore!! E poi due delle certezze di questa stagione, Dodò e Kean….una coppia da leccarsi i baffi!! Peccato per la rete di testa sbagliata da Moise, ma da quanti anni aspettavamo un centravanti che, qualunque sia la palla che gli viene servita, ti dà sempre la sensazione che possa trasformarla in un’occasione da rete? Ed un terzino che vola e non molla mai come il brasiliano? Il gol del 3-2 sarebbe stata l’apoteosi, ma Dodò è la fotografia perfetta di quello che si vorrebbe sempre da un calciatore della propria squadra: impegno, entusiasmo, grinta, corsa a perdifiato, amore per la maglia.

Resto invece molto dubbioso in merito alla gestione dei cambi: stavolta Palladino ha deciso che la partita di Gudmundsson dovesse durare solamente 58 minuti, per me decisamente troppo poco! Certo l’islandese non aveva riempito gli occhi, ma ormai dovremmo aver capito che Gud è uno di quei calciatori che può risolvere la partita con una giocata! Ed allora perché non aspettare ancora, soprattutto contro una squadra come il Milan che concede tanto? L’ingresso di Ndour poi, è qualcosa che non riesco proprio a spiegarmi: il ragazzo non sembra essere ancora pronto per determinate partite, inoltre lo spostamento di Mandragora in mezzo al campo ha tolto alla Fiorentina lo strappo e la capacità del buon Rolando di buttarsi sempre negli spazi liberi per cercare il tiro in porta facendo perdere alla squadra alcuni metri di campo. Se certamente Cataldi non era in giornata, avrei visto meglio l’ingresso di Adli al suo posto!

Resta infine un risultato importante che lascia il Milan all’inseguimento, ma resta soprattutto negli occhi di tutti la prova di una squadra che sembra finalmente aver trovato continuità di rendimento: giovedi in Conference League contro la squadra slovena del Celjie la Fiorentina è chiamata ad una prova attenta, solida e senza fronzoli. Chiudere la pratica già all’andata permetterebbe di risparmiare un po’ di energie per il rush finale!

Il buono, il brutto, il cattivo

LAZIO – FIORENTINA = 1 – 2  

Una vittoria dai tanti significati.

La Fiorentina torna dall’Olimpico con tre punti di platino che rilanciano le ambizioni (quante volte abbiamo sentito questa parola negli ultimi mesi?) in campionato. Al termine di una partita i cui ultimi 25 minuti sono durati un’eternità, i viola scavalcano nuovamente Bologna e Milan e rimettono ad una distanza di 6 punti la Roma di Ranieri che si era rifatta minacciosamente sotto. Oltre che per la classifica però, la vittoria è fondamentale anche per come è arrivata e per come sono stati interpretati i 90 minuti: se nel primo tempo la Fiorentina è stata bellissima, scintillante, capace di gestire i singoli momenti della gara, nella ripresa i viola hanno praticamente smesso di giocare, abbassandosi troppo. I due esterni di centrocampo, Folorunsho da una parte e Beltran dall’altra, sono diventati terzini aggiunti, Mandragora (ottima la sua prova) si è schiacciato sulla coppia difensiva ed anche Adli non è più riuscito a far ripartire il gioco. In questo modo, la ripresa è diventata un’agonia soprattutto quando i viola hanno fatto le sostituzioni: Richardson ha dimostrato ancora una volta di non avere né il passo né la personalità per giocare determinate partite, Sottil non ha ricevuto palloni giocabili ed il solo Comuzzo ha aggiunto qualcosa, un qualcosa che però se da una parte ha regalato solidità difensiva, dall’altra ha arretrato ancora più il baricentro della squadra.

Già perché la formazione iniziale di Palladino ha riservato quelle sorprese che Firenze aspettava da tempo: il rilancio di un ottimo Pongracic che ha marcato, lottato, a tratti dominato la fase difensiva, un centrocampo più muscolare che grazie alla contemporanea presenza di Mandragora e Folorunsho ha finalmente permesso ai due terzini di tornare a volare in sovrapposizione (fantastici i due assist forniti da Dodò e Gosens in occasione delle reti), il rilancio di Gudmundsson che nel primo tempo ha regalato perle tecniche d’alta scuola e che, se solo fosse stato più fortunato, avrebbe segnato in rovesciata un gol da antologia. Tutto questo però, è potuto accadere certamente per la fisicità, l’abnegazione e l’intelligenza tattica di Folorunsho, ma soprattutto per la partita da todocampista di Beltran. Se una cosa abbiamo imparato da questo ragazzo, è che non solo non è un centravanti, ma probabilmente non ha nemmeno un ruolo e questo nel calcio di Palladino sta diventando la sua fortuna…. Se riavvolgete il nastro a questa estate, credo nessuno avrebbe scommesso sulla titolarità, anzi sull’imprescindibilità dell’argentino proprio perché segnava troppo poco per essere annoverato tra gli attaccanti ed aveva davanti Gudmundsson in quello che tutti pensavamo fosse il suo ruolo. Ed allora Lucas che ha fatto? Si è lamentato dell’arrivo dell’islandese? Ha forzato la mano per fare scelte diverse? Tutto il contrario!! Semplicemente ha fatto il professionista, mettendosi a disposizione e dimostrando in campo che lui giocherebbe davvero anche in porta pur di giocare!! In questo inizio di stagione, Beltran ha fatto l’attaccante, il trequartista, l’esterno di centrocampo ed anche la mezz’ala o a tratti il terzino. Quanti giocatori avrebbero fatto lo stesso percorso? Ecco, di giocatori così io mi innamoro perdutamente perché sono l’essenza della squadra, dello spogliatoio, dell’attaccamento alla maglia.

Ma se c’è un messaggio che è arrivato in modo più potente degli altri dalla vittoria di ieri sera, è che la squadra (o almeno il gruppo dei calciatori che gioca) è con il proprio allenatore senza se e senza ma. Quanto sarebbe stato semplice ieri sera far fuori il proprio allenatore giocando al piccolo trotto senza lottare? Ed invece no, tutt’altro!! Certamente la prestazione di ieri sera è criticabile sotto vari aspetti, ma non sotto il punto di vista della volontà, della grinta, dell’attaccamento. Anche i calciatori fino ad oggi meno impiegati, come Pongracic, hanno dimostrato di volere bene al proprio allenatore ed alla propria squadra tirando fuori una prestazione maiuscola che rafforza enormemente la posizione di Palladino.

Ed allora, per il bene della Fiorentina, da qui in avanti tutti con Palladino!! Senza però doversi tappare la bocca se qualcosa non dovesse andare… Se ad esempio dico che il secondo tempo viola è stato l’anti calcio perché abbiamo smesso di giocare, non posso essere tacciato di volere il male della Fiorentina. Semplicemente sto esprimendo un mio punto di vista, soprattutto dopo un primo tempo giocato in modo eccellente, su ritmi serrati, con trame di gioco che ormai non ricordavamo più. Spero però nel contempo si sia capito che smettere di giocare con 11 giocatori sotto la linea della palla non è proprio un’idea grandiosa….

Restano dunque tre punti fondamentali, resta la prova maiuscola di tanti singoli, resta una rosa da potenziare ed allargare; ma resta soprattutto una dimostrazione di attaccamento all’allenatore di cui tutti dovremo far tesoro da qui alla fine della stagione.

IL BUONO

  • Beltran: ho già detto quasi tutto nel pezzo ma quel che manca è sottolineare l’importanza della rete di testa che è la ciliegina in un’azione di squadra bellissima. Un altro argentino di cui innamorarsi.
  • Pongracic: bocciato da quasi tutti troppo frettolosamente, torna in campo contro una delle squadre offensivamente più pericolose del campionato. Nonostante ciò si batte con grande forza e precisione. Annulla Castellanos e fa saltare i nervi a quasi tutti gli attaccanti laziali. Ora ci siamo Marin!!
  • Folorunsho: fisicità, grinta, applicazione, intelligenza tattica. Sembra giochi a Firenze da inizio stagione per come è già integrato nei meccanismi di Palladino: ha già capito anche i tempo di gioco di Dodò e lo dimostra in occasione del gol di Beltran quando serve perfettamente la sovrapposizione del brasiliano. Si perde come al solito quando viene spostato in mezzo, ma speriamo torni presto Cataldi per non vederlo più lì. Acquisto tanto necessario quanto azzeccato.
  • Dodò: finalmente è tornato quel motorino inesauribile che nelle ultime settimane sembrava annebbiato. Stantuffa continuamente sulla fascia e serve un assist al bacio a Beltran. Adesso non fermarti più!!

IL BRUTTO

  • Il secondo tempo: dopo un primo tempo giocato magnificamente, la Fiorentina ha smesso completamente di giocare. Vero che la Lazio ha cambiato marcia con l’ingresso di Rovella, vero anche che la reazione dei padroni di casa è stata veemente, ma i ragazzi di Palladino hanno completamente smesso di giocare rinunciando a qualunque sortita offensiva. Così si rischia di buttare via punti preziosi!!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – EMPOLI = 2 – 2 (5-6 d.c.r.)

La Fiorentina di ieri non è stata e non poteva essere quella che abbiamo conosciuto in questa stagione fino a quel maledetto 17° minuto della gara contro l’Inter.

Dopo aver passato giustamente le ultime 72 ore a pensare a Bove anziché alla preparazione della partita contro l’Empoli, i viola sono apparsi contratti, distratti, tecnicamente fallosi, quasi straniti. Nel primo tempo abbiamo assistito ad una gara giocata da una squadra confusa che ha potuto contare solamente su gesti tecnici individuali per superare un Empoli compatto, organizzatissimo, con alcuni talenti italiani (come si può vedere ci sono ancora) che non hanno sbagliato nulla. Nonostante ciò, la Fiorentina ha avuto occasioni incredibili per portarsi a casa il passaggio del turno, come quella della traversa di Kean e del salvataggio sulla linea al termine della gara, ma non ci è riuscita. La prestazione è difficilmente commentabile anche se la differenza tra il primo tempo ed il secondo è sotto gli occhi di tutti: i viola hanno alzato i giri del motore, sono entrati in campo con una testa diversa (probabilmente più sgombra dopo aver già giocato 45 minuti), hanno aggiustato qualcosa anche negli interpreti. Alcune prestazioni individuali sono state decisamente mediocri ed è giusto dirlo. Martinez Quarta non ha né i tempi né l’intelligenza calcistica per poter giocare in mezzo al campo: se il suo impiego a centrocampo lo si pensa come una scelta per contenere nell’ultimo spezzone di gara può anche avere un senso, ma farlo partire titolare nella zona nevralgica del gioco non ha alcun senso. Se per Quarta c’è certamente l’attenuante della posizione in campo, chi inizia ad aver finito il credito è invece Colpani. Acquistato questa estate a furor di popolo, sembra essere lontanissimo parente del calciatore ammirato a Monza. E’ vero che sta facendo tantissimo lavoro sporco a supporto di Dodò, ma contro mezza squadra primavera dell’Empoli può ed anzi deve assolutamente fare di più: mai un’invenzione, un’accelerazione, un tiro in porta. Così non aiuta né la squadra né sé stesso e forse, quando Gudmundsson sarà pronto a partire dal primo minuto, il sacrificato potrebbe essere proprio lui! 

Buttato al vento il primo obiettivo stagionale, adesso è assolutamente necessario reagire perché già domenica la Fiorentina avrà una nuova gara casalinga contro il Cagliari. E’ fondamentale tornare alla vittoria per cercare di rimanere attaccati al treno dell’Europa che conta e mantenere il distacco guadagnato dalle grandi che al momento sono attardate. Sono molto curioso di capire come Palladino deciderà di affrontare i sardi: i rossoblù sono la tipica squadra allenata da Nicola con grande aggressività, grinta, attenzione alle marcature e ripartenze rapide grazie alle qualità tecniche dei propri centrocampisti. La mobilità dei difensori non è la dote migliore, visto che sia Mina che Luperto sono ottimi marcatori ma nello spazio ampio diventano vulnerabili. Ecco perché il Cagliari è una delle compagini che tiene la linea difensiva più bassa e questo potrebbe creare problemi alla Fiorentina nella ricerca degli spazi. Dunque meglio continuare a giocare con un 4-2-3-1 con Sottil e Colpani sugli esterni per allargare le maglie difensive oppure provare a cambiare qualcosa inserendo un centrocampista in più (Mandragora o Richardson) ed andare con due trequartisti più vicini a Kean? Cioè provare il terzo schieramento diverso in stagione, un 4-3-2-1 che avvicinerebbe Colpani (o Sottil) a Beltran (o in corsa Gudmundsson) per cercare un fraseggio diverso con il centravanti?

Credo sinceramente che, soprattutto in un momento di evidente difficoltà psicologica come questo, Palladino sceglierà la continuità con il recupero di Adli in mezzo ed il rientro di De Gea tra i pali: del resto nelle difficoltà meglio affidarsi alle certezze che agli esperimenti!

IL BUONO

  • Dodò: in questo momento è il calciatore più in forma della Fiorentina. Spumeggiante, sempre pronto a sovrapporsi, con l’argento vivo addosso. L’anima viola.
  • Gudmundsson: seppur ancora non al top della condizione, gioca minuti preziosi. Da esterno e da trequartista, dimostra di avere delle qualità superiori rispetto a tutti gli altri calciatori in campo. In questo momento così difficile, serve come l’aria.
  • Sottil: un pò confusionario nei movimenti di interscambio con Gosens ma sempre presente nelle azioni più importanti della Fiorentina. Punta sempre l’uomo, spesso lo salta, non molla mai. Senza Bove serve il miglior Sottil!

IL BRUTTO

  • Martinez Quarta: come già scritto nell’articolo, è di gran lunga il peggiore in campo non solo per colpe proprie. Dispiace perché nel calcio di Italiano aveva un ruolo centrale partendo dalla linea dei difensori ed inserendosi in zona offensiva, in un calcio più bloccato e con la linea difensiva più bassa sembra un pesce fuor d’acqua. Avventura al capolinea?
  • Kean: la prima vera bocciatura della stagione. Sbaglia gol incredibili e viene spesso sovrastato fisicamente dai difensori avversari. Il rigore poi, è quasi comico…..
  • Terracciano: dispiace ma sembra non avere più la testa per giocare a Firenze. Dà la netta impressione che, senza sentire la totale fiducia, torni ad essere un portiere mediocre. In ritardo nell’uscita sul primo gol, lentissimo nel reagire ai tiri di rigore. Credo sia giunto il momento di Martinelli.

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

COMO – FIORENTINA = 0 – 2

Domenica probabilmente capiremo la reale consistenza della Fiorentina ma intanto si gode!

Una prestazione non bella, con poche occasioni da rete da entrambe le parti e con pochi spunti tecnici ma sinceramente, almeno stavolta, chissenefrega!! La Fiorentina torna da Como con tre punti di platino, contro una squadra che ha uno dei talenti più cristallini del campionato, Nico Paz, ed uno degli attacchi peggiori della serie A formato da due ex viola (Cutrone e Belotti), con uno di questi, il panchinaro, che è stato il centravanti titolare dell’ultima finale di Conference League persa ad Atene (e questo dovrebbe far riflettere bene sulla differenza di calciatori di cui possiamo disporre in questa stagione).

La squadra allenata da Mister Palladino ha messo in mostra ancora una volta un gioco intelligente, che sfrutta le migliori caratteristiche dei propri calciatori e mira innanzitutto ad intasare le linee di passaggio con quattro centrocampisti che pensano prima di tutto a non fare verticalizzare gli avversari. I passi in avanti in questo senso ad esempio di Colpani (ottima la diagonale difensiva su Cutrone quando ancora i viola erano in vantaggio di un solo gol) dimostrano la bravura dell’allenatore e disponibilità dei calciatori. Benissimo ha fatto Palladino nel post partita a sottolineare questo aspetto: la Fiorentina di oggi non è rappresentata solamente dalle parate di De Gea e dai gol di Kean, ma anche e soprattutto dal sacrificio di Beltran che, oltre a servire l’assist ad Adli, combatte quasi più da centrocampista che da fantasista, dalle rincorse di Colpani, dalla capacità di Sottil di entrare a gara in corso per spaccare la partita, dalla voglia da parte di tutti di mettersi a disposizione della causa viola.

Mi permetto però di aggiungere che questa Fiorentina è anche tanto figlia di un mister che conosce molti tipi di calcio: se nella prima fase del filotto di sette vittorie consecutive avevamo ammirato una squadra che amava e riusciva a giocare in velocità grazie ad una condizione fisica eccellente, adesso si ricorre maggiormente al fraseggio corto e spesso lento per dare ai centrocampisti il tempo di accompagnare l’azione. Non solo, ma si cercano meno le sovrapposizioni esterne andando più volte in profondità direttamente con Kean e Beltran. Tutto questo poi, senza dimenticare che si ha anche la capacità ed il coraggio di cambiare modulo in corsa: a Como, nel momento di difficoltà, fuori un centrocampista e dentro un difensore con il passaggio alla difesa a 3 perché, incredibile a dirsi, non è vietato dal regolamento!!! (E’ una battuta mi raccomando…. ). Insomma una squadra ed un allenatore che sanno adattarsi alle pieghe della partita e che stanno recuperando piano piano tutti gli effettivi. Dopo alcune settimane infatti, abbiamo rivisto sia Cataldi che Pongracic, due calciatori che saranno fondamentali nel proseguo della stagione. Il mediano ex Lazio è stato un po’ impreciso quando ha dovuto fare ripartire l’azione ma la sua importanza si è notata soprattutto dal punto di vista difensivo: dopo averlo sostituito, con il conseguente spostamento di Bove davanti alla difesa, la Fiorentina ha fatto molta più fatica ad arginare le verticalizzazioni lariane ed ha perso spesso i duelli individuali in mezzo al campo. Pongracic invece, si è visto poco ma per assurdo anche stavolta ha dovuto adattarsi ad un difesa a 3 anziché quella preferita a 4. Il suo recupero è comunque un’ottima notizia sia perché fino a Befana si giocherà una gara ogni tre giorni, sia perché nel reparto arretrato prima o poi i cartellini gialli si faranno sentire. 

Restano dunque i tre punti, la settima vittoria consecutiva, la quarta partita consecutiva in trasferta senza subire reti, un attaccante in stato di grazie, un portiere che viene da Marte, un centrocampista che pennella con un talento raro e che inizia anche a vedere la porta. Lassù tutti hanno vinto ma credo che sia importante fare la corsa solamente sulla Fiorentina: probabilmente questa settimana sarà complicata anche per le pressioni mediatiche che Palladino ed i suoi ragazzi saranno chiamati a gestire. Come per magia tutta Italia si accorgerà di una squadra in maglia viola che vuol provare a fare la guastafeste del campionato: anche stavolta dovremo essere i più belli, i più scaltri ed i più sfrontati senza cadere nei loro tranelli. Insomma come avrebbe detto il Sommo Poeta….

IL BUONO

  • Adli: gioca un primo tempo semplicemente sontuoso. E’ in ogni zona di campo, nonostante la marcatura a uomo riesce a farsi trovare spesso libero e segna il gol del vantaggio. Cala leggermente nella ripresa ma resta assolutamente il migliore in campo. Tra lui e la coppia Arthur Maxime Lopez la distanza è siderale!!!
  • Dodò: e menomale che doveva essere stanco per il viaggio intercontinentale con la sua nazionale!! Stantuffa avanti ed indietro sulla fascia imbeccato in modo impeccabile da Adli. In fase difensiva Colpani è sempre pronto a coprirgli le spalle ed il brasiliano vola sulle ali dell’entusiasmo e del sorriso. Dodosessuale.
  • De Gea: la tripla parata è semplicemente lunare. Regala tranquillità e sicurezza a tutta la città di Firenze. Marziano.
  • Sottil: nella ripresa Palladino decide di abbassare la linea difensiva della squadra scommettendo sulle ripartenze dei due esterni Sottil ed Ikonè ed il prodotto del settore giovanile viola spacca la partita in due. Riparte negli spazi vincendo ogni confronto diretto e regala l’assist vincente a Kean. Ora ci siamo!

IL BRUTTO

  • Il secondo tempo: se proprio dobbiamo cercare il pelo nell’uovo, la Fiorentina nella ripresa probabilmente si abbassa troppo rischiando anche in qualche mischia davanti a De Gea. Forse è una scelta ponderata anche in relazione alla condizione atletica della squadra e dunque và benissimo così. Se il risultato è sempre questo, 1000 di questi secondi tempi!!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

EMPOLI – FIORENTINA = 0 – 0

Una delle partite più noiose che io ricordi… pensavo fosse tornato Beppe!

Il pareggio a reti bianche (e non poteva essere altrimenti visto che non c’è stato un tiro in porta) tra Empoli e Fiorentina, mi ha fatto venire un flash: e se avessimo cambiato sport? E se la Fiorentina si fosse iscritta al calcio camminato? Per chi non avesse mai visto questa disciplina, vi linko qui un video piuttosto esplicativo….

https://www.youtube.com/watch?v=gzznUi5uNIY

Dopo settimane di dispute tra i fautori della difesa a 3 e quelli della difesa a 4, Palladino ha scelto di ricominciare dalla linea che aveva finito la gara contro la Lazio, con un centrocampo di due mediani e tre mezzepunte dietro Kean. La disposizione viola, che ha certamente facilitato una circolazione della palla più sicura, ha però mostrato limiti incontrovertibili che fanno ancora una volta dubitare in merito alla costruzione della rosa. Partendo dalla difesa, hai due terzini che hanno caratteristiche opposte: se Dodò è rifiorito con la nuova posizione in campo, grazie alle praterie che ha davanti che gli permettono di spingere senza soluzione di continuità, Gosens retrocesso terzino è uno spreco incredibile. Il tedesco, da sempre uno dei migliori quinti della Serie A, nei panni di Biraghi ha le fattezze di una Ferrari il cui proprietario deve tenere le marce basse perché non ha i soldi per la benzina! In mezzo al campo, Adli e Cataldi sono due centrali da centrocampo a 3 (seppur con caratteristiche molto diverse), Bove è un calciatore che si adatta in ogni posizione (ieri male), Richardson è una mezzala fatta e finita. Davanti poi, hai tantissimi esterni piuttosto bravi ad occupare i mezzi spazi: Colpani, che ha un solo movimento offensivo (il dribbling rientrando sul sinistro), se lo limiti sulla linea laterale viene sistematicamente annullato, mentre Sottil ed Ikonè hanno ormai dimostrato (poche volte) che devono giocare più vicini alla porta e non isolati su un esterno. Davanti poi, Gudmundsson è un giocatore che ha bisogno di svariare, come visto ieri, ma incasellato in un 4231 in cui hai esterni fermi sulle linee laterali e mediani che giocano in orizzontale, è costretto a giocare troppo lontano dalla porta. Se pensiamo che la soluzione sia la difesa a 4, allora abbiamo un grosso problema con Gosens, anche se potremmo pensare ad un 442 con il tedesco esterno alto, senza dimenticare che il miglior modulo per utilizzare gli spazi alle spalle dei centrocampisti avversari sarebbe il 4321 che aiuterebbe anche i nostri centrocampisti. Se invece pensiamo che si possa anche giocare a 3, allora torniamo velocemente al 3421 perché l’ex Atalanta ed Inter è il miglior calciatore attuale in rosa e confinarlo in difesa appare un suicidio.

Secondo voi tutti questi problemi chi li dovrebbe risolvere se non Palladino? Dal tecnico campano dobbiamo iniziare a pretendere tutti di più. La giustificazione assolutamente reale del mercato fatto in ritardo inizia a non essere più sufficiente: i viola lavorano insieme ormai da un mese ma nella gara di ieri hanno mostrato di non avere uno straccio di gioco né di rabbia agonistica, oltre ad una condizione atletica non scintillante. Alcuni atteggiamenti poi, cominciano a far pensare che anche nello spogliatoio non vada proprio benissimo: dopo il rigore contro la Lazio, ieri Gudmundsson ha discusso anche per un calcio di punizione, mentre le dichiarazioni di Kouamé sembrano lunari. Uno dei calciatori tecnicamente più scarsi della rosa, che non si sa perché ieri ha fatto il capitano al posto di Dodò o Ranieri, si permette di accusare i propri compagni in sala stampa: una roba mai vista, che andrebbe fortemente stigmatizzata dalla società e dal tecnico. Segnali insomma non proprio incoraggianti sia dal campo che da fuori….adesso tocca al mister ed ai dirigenti farsi sentire perché la prova di ieri è stata disarmante da tutti i punti di vista.

Resta il punto portato via, la porta imbattuta, ma soprattutto l’amore incondizionato di una città che anche ieri ha seguito in massa una squadra triste e senza lampi: urge un cambio di rotta velocissimo!

IL BUONO

  • Dodò: non c’è niente da fare, quando la Fiorentina gioca a 4 il brasiliano si trasforma. Salta avversari in sequenza, conquista molto spesso il fondo. L’unica pecca è l’imprecisione al cross, ma è una fonte inesauribile di gioco. Adesso ci siamo!
  • Clean sheet: certo l’atteggiamento piuttosto rinunciatario dell’Empoli ha aiutato, ma l’attenzione difensiva sembra cresciuta ed anche gli interpreti hanno giocato una partita gagliarda. Al netto delle consuete disattenzioni di Ranieri, tutti sono promossi a pieni voti. Giovedì in Conference il reparto verrà necessariamente rivoluzionato.
  • Cataldi: un giocatore per cui non stravedo ma che ieri mi è stato l’unico centrocampista in grado di costruire qualcosa. Oltre a ciò, ha mandato in porta Bove con un recupero al limite dell’area avversaria come aveva già fatto, con la collaborazione di Kean, con Colpani contro la Lazio. Ha dei limiti, ma la personalità non si discute.
  • Beltran: non mi arrendo all’idea che l’argentino sia un calciatore che non può giocare in questa Fiorentina anche solo a gara in corso. Nei poco più di 20 minuti concessi, porta almeno un pò di verve, un pò di ritmo, in una squadra completamente spenta. Sfiora anche il gol con un colpo di testa. Che giovedì sia la sua serata?

IL BRUTTO

  • Colpani: un fantasma inutile. Vero che metterlo a fare l’esterno non mi sembra una grande idea, ma in 70 minuti si può saltare il diretto avversario anche se si gioca fuori ruolo! Dopo i passi in avanti mostrati nella ripresa della gara contro la Lazio, un deciso passo indietro. Il tempo sta scadendo anche per lui.
  • Bove: sbaglia un gol incredibile che, rivisto al VAR, secondo me sarebbe stato concesso. Oltre a ciò, perde palloni sanguinosi in mezzo al campo e non trova mai né la posizione, né lo spazio per gli inserimenti. E’ necessario un turno di riposo.

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – LAZIO = 2 – 1

E se fosse la domenica della svolta?

La Fiorentina, sotto di un gol alla fine del primo tempo contro una squadra di grande qualità come la Lazio, con le sostituzioni ed un atteggiamento finalmente diverso ribalta il risultato e coglie la prima vittoria stagionale allontanando una crisi dagli sviluppi imprevedibili. 

Partiti col consueto 3-4-2-1, con Biraghi terzo difensore di sinistra e Comuzzo centrale dei tre, i viola nella prima frazione hanno rischiato più volte di andare al riposo con un passivo più pesante. Al netto del clamoroso palo colto da Colpani, solamente un De Gea a tratti mostruoso, ha permesso ai ragazzi di Palladino di chiudere sotto di un gol. Quarantacinque minuti che hanno ricalcato le prestazioni viste fino ad oggi: palloni masticati, poco ritmo, poca qualità, tanti rischi sulle palle inattive come quella che ha permesso a Gila di portare la Lazio in vantaggio. Con Pongracic fuori per un risentimento muscolare, Palladino ha comunque deciso di cambiare il centrale difensivo scegliendo Comuzzo anziché Ranieri: la prova del giovane centrale fresco di rinnovo fino al 2028, è stata sporcata in modo decisivo dalla marcatura imprecisa in occasione del gol subito ma, al netto dell’episodio, Comuzzo è piaciuto per fisicità e personalità

Tornati negli spogliatoi però, finalmente Palladino ha avuto il coraggio di cambiare non solamente il modulo di gioco, passando dal 3-4-2-1 al 4-2-3-1, ma soprattutto gli interpreti. Fuori i distratti ed imprecisi Quarta e Biraghi (ancora una volta insufficiente la prova da centrale difensivo) il tecnico viola ha ricomposto la linea a 4 abbassando Dodo’ e Gosens (un po’ sacrificato nel nuovo ruolo) sulla linea difensiva, ed ha finalmente messo in mostra il gioiello del mercato estivo, quel Gudmundsson che ha impiegato appena 180 secondi per guadagnarsi e realizzare il rigore del pareggio. Nella ripresa si è vista finalmente una Fiorentina coraggiosa e pronta a ribaltare l’azione velocemente grazie alle sovrapposizioni dei due terzini ed alla capacità di recuperare palla spesso in posizione più vicina alla porta avversaria. In fase difensiva poi, i 4 difensori sono riusciti ad arginare meglio l’ampiezza del gioco laziale così abile a sfruttare ottimamente le fasce esterne. La speranza è che si sia trovata la quadratura del cerchio, con la capacità di dare finalmente equilibrio ad una squadra che troppe volte in questo scorcio di stagione ha preso imbarcate anche contro compagini mediocri. Certo è che il messaggio del secondo tempo è stato piuttosto chiaro: Dodo’ quando ha tanto campo davanti da attaccare riesce a prendere in velocità gli avversari e torna ad essere un fattore, Bove riportato nel suo ruolo di centrocampista anziché in quello di trequartista è un calciatore prezioso, lo stesso Cataldi in un centrocampo più muscolare si trova maggiormente a suo agio. Non dimentichiamoci mai che però la differenza la fanno sempre i calciatori e Gudmundsson ha cambiato la gara, togliendo peso e responsabilità a compagni che dopo il suo ingresso sono sembrati più leggeri.

Adesso ci aspetta un’altra settimana intera per poter lavorare insieme, conoscersi e sperimentare nuove soluzioni: domenica il derby di Empoli dovrà dare conferme importanti!

IL BUONO

  • Gudmundsson: non poteva esserci un esordio migliore. Seppur ancora appesantito fisicamente, gioca molti palloni, regala passaggi filtranti, ma soprattutto conquista e realizza il rigore che cambia la partita. E quei calzettoni abbassati mi esaltano non poco!
  • De Gea: mamma mia che portiere che abbiamo!! La parata del primo tempo su Dia è semplicemente mostruosa, con una rapidità di andare giù ed una capacità di respingere la palla da fenomeno. Se sento nuovamente qualcuno invocare Terracciano, non gli parlo più!
  • Dodò: dopo alcune prove incolori, ieri contro la Lazio il terzino brasiliano è finalmente salito di livello. Con il cambio modulo, tornato a giocare più lontano dalla porta, è riuscito a saltare l’avversario diretto con più facilità ed è arrivato sul fondo con continuità. Oltre a guadagnare il rigore decisivo, ha servito un cioccolatino sulla testa di Kean che è stato malamente sprecato. Se il brasiliano torna quello vero, con lui e Gosens ci divertiamo!
  • 4-2-3-1: continuo a pensare che non siano i moduli a far vincere le partite, ma il cambio di atteggiamento difensivo è stato chiarissimo. Ranieri è tornato ad essere convincente, Comuzzo ha sbagliato pochissimo ed i raddoppi di Gosens e Dodò hanno aiutato moltissimo i centrali difensivi. Quando i singoli non sono eccelsi, serve l’aiuto del reparto e la possibilità di non doversi giocare l’uno contro uno in spazi di campo troppo grandi. Certo adesso si aprirà il problema Biraghi ma intanto sono arrivati i tre punti ed è la cosa più importante. Avanti così!

IL BRUTTO

  • Palle inattive: non è accettabile per una squadra di Serie A continuare a subire rete non appena gli avversari calciano un angolo o una punizione in modo pericoloso. Dopo il colpo di testa vincente di Gila, i viola hanno rischiato tantissimo quando Guendozi ha colpito l’incrocio. Dopo aver cambiato assetto difensivo, è necessario migliorare anche queste situazioni!

A voi per i commenti!!

Fiorentina vs Puskàs Academy: la chance per la Conference League

Dopo che la stagione ufficiale viola si è aperta con il pareggio in casa della neopromossa Parma, adesso la Fiorentina si trova di fronte al primo confronto stagionale decisivo. Se infatti al Tardini si è disputata solamente la prima tappa di un percorso che dura 38 gare, tra domani e giovedì prossimo ci si gioca l’accesso alla fase a gironi della Conference League, e con esso la possibilità di ripercorrere per il terzo anno di fila una cavalcata europea si spera con un esito finalmente diverso.

Contro la squadra di Pecchia, candidata a mio avviso ad essere una possibile sorpresa del campionato per il modo di giocare, la qualità tecnica e tattica di alcuni interpreti come Man, Bernabè e Circati e per la continuità che la società ha deciso di dare all’intelaiatura di squadra, la Fiorentina ha giocato una gara semplicemente ingiudicabile. La compagine di Palladino è infatti un cantiere in costruzione come mai si era visto negli ultimi anni: se a Vincenzo Italiano la società aveva sempre dato una squadra incompleta nelle alternative alla prima di campionato, l’ex mister del Monza è stato decisamente più sfortunato. Quando una squadra di Serie A si trova a dover giocare gli ultimi minuti con una difesa a tre composta da Amrabat Kayode e Biraghi ed una coppia di centrocampisti come Bianco ed Ikonè di cosa vogliamo parlare? Se poi a ciò si aggiunge la disgrazia di dover vedere ancora titolari calciatori tecnicamente inadatti alla massima serie come Kouamè, tutto diventa maledettamente difficile: niente da dire sull’impegno, sulla fisicità, sul colpo di testa, ma le due occasioni sprecate nel primo tempo per i lanci maldestri dell’attaccante ex Sestese fanno ancora sanguinare gli occhi. La squadra, nel momento in cui scrivo, invece di rinforzarsi ha acuito i problemi che già dalla scorsa stagione conoscevamo: mancanza di leadership in difesa ed in mezzo al campo oltre all’atavica assenza di qualità tecnica che spesso non permette agli attaccanti di essere messi nelle giuste condizioni di battere a rete.

A Parma abbiamo visto una formazione che farebbe fatica ad arrivare nella colonna sinistra della classifica, ma anche una squadra visibilmente appesantita dai carichi di lavoro di mister Palladino. Per stessa ammissione di alcuni viola come Biraghi e Sottil, la preparazione è stata decisamente più dura rispetto al passato e la prima di campionato ha confermato tutto ciò, con una squadra che è riuscita mantenere le giuste distanze solamente per i primi venti minuti allungandosi poi per lasciare spazi invitanti agli avversari. L’assoluta mancanza di aiuto dal mercato a centrocampo ed in difesa (visto che Pongracic ha sostituito Milenkovic e non è un calciatore in più), ha fatto il resto. Mentre scrivo stiamo vendendo, per l’ennesima volta, il miglior calciatore della rosa alla Juventus, senza nel frattempo aver rinforzato la rosa dove più era necessario. Il primo di luglio abbiamo lasciato andare a scadenza Bonaventura, Castrovilli e Duncan oltre a restituire Lopez ed Arthur a Sassuolo e Juventus ed a poco più di una settimana dalla fine del mercato dobbiamo sperare che Amrabaat resti a Firenze per avere qualcuno da affiancare a Mandragora. Non solo, ma è arrivato un tecnico che ha fin da subito detto che avrebbe giocato con tre difensori centrali e, dopo quasi due mesi di mercato, ci presentiamo alla prima di campionato con Quarta appena rientrato dalle vacanze, un giovane alla prima apparizione da titolare in Serie A ed un difensore che non ha mai fatto il perno centrale in carriera.

Mentre tutti siamo in attesa di risolvere i capricci di calciatori mocciosi che si rifiutano di giocare con le rispettive squadre (da Nico a Lookman, da Koopmeiners a Oshimen), la Fiorentina domani si trova ad affrontare la Puskàs Academy, compagine del cuore di un governo non certo tra i più illuminati d’Europa, paese in cui i diritti civili sono spesso vissuti come un peso. Che Fiorentina vedremo? Quali calciatori ci aspettiamo? Spero innanzitutto di vedere a che punto è Lucas Beltran, un giocatore il cui reale valore ancora non abbiamo compreso, così come spero di poter vedere Richardson, l’unico volto nuovo tutto da scoprire in mezzo al campo. Dietro sarà nuovamente la volta di Pongracic, domenica squalificato, affiancato però da Ranieri che a Parma ha scontato un turno di sospensione. Chi dei due sarà il centrale dei tre difensori? Ma soprattutto dietro potrebbe essere la prima di De Gea, portiere dal passato luminoso ma fermo ormai da 14 mesi….sarà lui il titolare della nuova Fiorentina?

Sarà infine la prima volta in cui saremo costretti ad assistere ad una gara della Fiorentina dalla curva Ferrovia, quella che negli ultimi anni era stata caratterizzata dal tifo meno caldo o dalle promozioni per le famiglie e le scuole calcio. Farà certamente un effetto strano, ma sono sicuro che l’amore per la maglia viola, già ampiamente dimostrato dai 3000 che hanno sostenuto incessantemente la squadra al Tardini, saprà superare anche questa difficoltà.

La tournèe viola: il paziente inglese

Un altro periodo di preparazione è passato, la Fiorentina ha messo minuti importanti nelle gambe grazie ad un lavoro meno faticoso con il clima più fresco rispetto al Viola Park (Rocco non ti arrabbiare lo ha detto Sottil), si iniziano dunque ad avere indicazioni più importanti sia dal punto di vista tattico che tecnico. Purtroppo i punti di domanda sono ancora troppi visto che i nazionali devono ancora rientrare o sono appena arrivati dai rispettivi impegni, le cessioni sono state molte ed il mercato in entrata è ancora in alto mare per responsabilità di cui abbiamo parlato più volte su queste pagine. A tutto ciò si aggiungono le prove talvolta disarmanti da parte di alcuni calciatori, come Terracciano e Kouamè, che nella scorsa stagione erano stati tra i perni della gestione di Vincenzo Italiano. In Inghilterra i viola hanno giocato tre partite, senza vincerne una, con tantissimi cambi di formazione e sostituzioni anche nei 90 minuti stessi: nonostante ciò, possiamo iniziare a tratteggiare le differenze tra il calcio di Palladino e quello di Italiano, e provare a dare qualche giudizio sui calciatori che si sono distinti in negativo o in positivo in questo primo periodo stagionale.

Come già detto nella mia analisi relativa alle idee di gioco del nuovo mister (https://ilcornerdellungo.com/2024/07/10/come-giochera-la-fiorentina-di-palladino/), la nuova Fiorentina che sta nascendo ha diverse novità dal punto di vista tattico e di interpretazione di gioco. La più netta inversione di tendenza è certamente quella della disposizione difensiva con tre centrali e due esterni a tutta fascia che si scambiano spesso di ruolo. Non di rado abbiamo visto Kayode e Biraghi, più volte schierati come braccetti tra i tre difensori, invertirsi di ruolo con Dodò e Parisi con sovrapposizioni esterne o interne, altra novità rispetto al calcio di Italiano. La linea difensiva poi, gioca diversi metri dietra la linea di metà campo e tiene maggiormente la marcatura sull’uomo anziché scommettere sulle marcature preventive studiando la propria zona e la posizione della palla. Quella difensiva è dunque un’interpretazione più conservativa con un possesso palla che comincia più indietro rispetto al passato: il portiere viene a tutti gli effetti inserito tra i calciatori di movimento e questo ha creato più di un problema sia a Terracciano che a Christensen. L’altra grande novità poi, sta nella gestione della fase di possesso da parte dei difensori. Differentemente dalle idee di Italiano infatti, con Palladino molto spesso il primo passaggio del difensore non và alla ricerca dell’ampiezza in orizzontale o del centrocampista centrale, ma punta decisamente alla conquista dello spazio in avanti. Soprattutto quando imposta Pongracic, l’idea è quella di andare a cercare gli attaccanti o gli esterni offensivi per andare poi ad accompagnare l’azione offensiva con più uomini che giochino faccia alla porta. Sia i due esterni di centrocampo che i due trequartisti sono i calciatori che si inseriscono per cercare lo spazio libero alle spalle delle linee difensive avversarie, per andare a giocarsi l’uno contro uno o per giocare palla in verticale sull’attaccante centrale. Una rivoluzione copernicana rispetto alla gestione spesso orizzontale fatta di ricerca di ampiezza del campo delle ultime stagioni.

Tutto ciò però resta in stato embrionale perché, nel momento in cui scrivo, Palladino ha a disposizione un solo centrocampista sicuro di fare quel ruolo quest’anno, cioè Rolando Mandragora. Il resto è il buio: si sta cercando di adattare, con risultati alterni, Barak mentre Amatucci è già partito per un nuovo prestito, Infantino non gioca mai e Bianco non si è ancora capito che pesce sia. Ecco perché ad oggi è ancora molto difficile capire realmente il peso del lavoro di Palladino.

Ciò che resta però, anche in questa tournèe è l’amore dei tifosi, come il nostro amico Steven che era presente anche per queste amichevoli: un vero eroe!

Per i primi giudizi su alcuni calciatori viola, andate sotto la foto…….

KEAN: l’acquisto da me più volte criticato è stata certamente una delle note più liete della tournèe inglese. Anche lui ha una grande intimità con i pali, ma adesso sembra che la mira stia migliorando. Oltre alle reti, ha anche impegnato più volte i portieri avversari, ha lottato, sgomitato, si è acceso in maniera importante più volte. Oltre a ciò, ha dimostrato anche una buona duttilità facendo vedere che può giocare indifferentemente sia da punta centrale che da trequartista esterno. Vai Moise che aspetto solo di essere smentito!

DODO’: uno dei più in forma, certamente aiutato dalla stazza, sembra finalmente tornato quello di cui tutta Firenze si era innamorata. Corse a perdifiato sulla fascia, ripiegamenti difensivi intelligenti, cross interessanti e ieri anche un gol. Dodosessuale.

KAYODE: seppur impiegato quasi sempre come braccetto difensivo, il giovane viola ha mostrato grande duttilità e voglia di apprendere. Pur dovendo frenare la propria esuberanza ha giocato buone gare, attente e concentrate. Non azzardatevi a venderlo!

PONGRACIC: piace tantissimo la sua capacità di impostare la manovra. Sia con palla bassa che alta, trova sempre la soluzione giusta per giocare la palla in verticale sui piedi dei propri compagni. Peccato che le sue indecisioni costino due reti alla squadra viola. Crescerà.

BARAK: reinventato da Palladino nei due di centrocampo soprattutto per necessità, mette in mostra ottime doti tecniche e capacità di giocare la palla di prima. La fase difensiva però, resta un grosso enigma e soprattutto quando entra in debito di ossigeno, apre un’autostrada agli avversari. Da rivedere.

BREKALO: impiegato finalmente in un ruolo più congeniale, dimostra di essere ancora un calciatore. Più dentro al campo (come giocava anche a Torino) anziché confinato sulla linea laterale, torna ad essere pericoloso grazie agli assist ed anche alle conclusioni in porta. Finalmente fuori dalla naftalina.

TERRACCIANO: è ormai evidente che le richieste di Palladino di giocare maggiormente la palla con i piedi abbiano minato le sue certezze tra i pali. Resta un ottimo 12 che non esce mai, spesso prende gol sul primo palo ed adesso sembra mancare anche di serenità e reattività. A quando il titolare?

CHRISTENSEN: come si possa essere andati all’estero per prendere un estremo difensore che non ha tecnica di parata, manca di scelta di tempo in uscita e non è nemmeno un fenomeno con i piedi resta un mistero. Chi è andato a visionarlo?

KOUAME’: né carne né pesce, né attaccante né esterno offensivo, né rigorista né bomber. Maiorca ci sei ancora?

BIANCO: se non gioca titolare nemmeno quando non abbiamo centrocampisti allora mi sa che non sia all’altezza…. Altro giro, altro prestito!

Il buono, il brutto, il cattivo

CLUB BRUGGE – FIORENTINA = 1 – 1

Ed ora tutti sul carro! C’è posto per tutti!

La Fiorentina pareggia in Belgio e conquista meritatamente la seconda finale europea consecutiva e chissenefrega (scusami Wwayne) se qualcuno dice che è una coppetta! La squadra viola, dopo una gara di andata  in cui si era divorata l’occasione di ipotecare il passaggio del turno, si è presentata ieri sera in grande spolvero dominando, soprattutto nella ripresa, in lungo ed in largo una compagine che negli ultimi mesi stava vincendo partite in serie in campo nazionale ed in Conference League. Vincenzo Italiano ha dimostrato ancora una volta che nel doppio confronto è un tecnico difficilissimo da mettere sotto, un allenatore che studia ogni particolare degli avversari per colpirli più volte nell’arco della gara. Certo è che dovrà, nel suo futuro, migliorare la cura della fase difensiva, ma purtroppo lo farà lontano da Firenze: un bene? Un male? Lo vedremo nelle prossime stagioni ma intanto godiamoci questa terza finale in due anni sperando che l’esito sia finalmente diverso.

Senza Bonaventura infortunato in mezzo al campo e Ranieri per scelta tecnica in difesa, la Fiorentina si è presentata in terra belga con la solita volontà di guidare il gioco e gestire i ritmi della gara ma per l’ennesima volta è stata punita alla prima occasione a causa di una catena di errori da circoletto rosso (ode a Rino Tommasi). Un rinvio sbilenco di Terracciano, una palla persa per leggerezza da Arthur, una linea difensiva non tenuta da Biraghi e la frittata è fatta…. Viola sotto di un gol su cross dalla trequarti. Se la Fiorentina fosse stata una squadra a fine corsa, senza identità e senza cuore, si sarebbe liquefatta in un catino che traboccava passione grazie ad un tifo incessante. Invece, anche stavolta, Biraghi e compagni hanno dimostrato la compattezza di un gruppo granitico che davanti alle difficoltà reagisce indipendentemente dagli interpreti e dagli avversari. Ecco allora che dapprima con l’occasione di Nico Gonzalez (di cui poi parlerò in maniera più diffusa) e poi con la traversa di Kouamè, i viola hanno fatto capire che non avrebbero mollato.

Il secondo tempo poi, è stato letteralmente sontuoso grazie ad una fase offensiva che ha prodotto occasioni a getto continuo, grazie a calciatori saliti nettamente di livello (Dodò ha arato la fascia come prima dell’infortunio), grazie alle sostituzioni di mister Italiano. Duncan al posto di Arthur ha offerto alla squadra una pressione sugli avversari più alta e feroce alzando ulteriormente il baricentro del gioco ed il ritmo della gara, mentre Nzola, oltre ad essersi procurato il rigore decisivo, ha offerto sponde ed ha tenuto impegnati due difensori belgi per volta. In successione i viola hanno colpito la traversa con Biraghi, poi il palo con lo splendido colpo di testa dell’inesauribile Kouamè ed infine hanno abbattuto il muro belga grazie al perfetto di rigore Beltran. Una volta raggiunto il pareggio poi, la Fiorentina ha dimostrato ancora una volta di non essere capace di gestire le partite regalando una palla gol clamorosa con la coppia Dodò Nico Gonzalez in occasione di una rimessa laterale a nostro favore: menomale che, almeno stavolta, Terracciano ha sfoggiato un intervento di quelli che sono mancati negli ultimi mesi indossando il mantello da Superman….la beffa forse sarebbe stata troppo dolorosa anche per i viola.

Ed ora la finale, un traguardo raggiunto da un gruppo eccezionale, un gruppo in cui tutti (nessuno escluso) hanno un ruolo importante, un gruppo il cui comandante, Vincenzo Italiano, avrà tutti i difetti di questo mondo, ma ha un pregio che nessuno può insegnare: la capacità di entrare sotto pelle ai propri calciatori.

IL BUONO

  • Beltran: al termine di una delle partite più sottotono della sua avventura viola, si prende la responsabilità di scagliare in porta un pallone che pesa quintali. Aveva giocato una gara trasparente ma….chi se ne importa? Personalità clamorosa!!
  • Kouamè: ieri sera ha dimostrato perché mister Italiano abbia più volte detto che non si può andare a fare la “guerra” senza Christian. Gioca una partita fatta di voglia, grinta, applicazione e tanta, tantissima sfortuna. Tra la traversa ed il palo non saprei scegliere quale sia la conclusione più bella. Imprescindibile.
  • Dodò: dimenticandosi la sciocchezza che quasi ci costa il pareggio a gara praticamente finita, torna quello che ricordavamo prima dell’infortunio. Dà la scossa a tutta la squadra nella ripresa quando inizia ad attaccare senza sosta ed a difendere in modo puntuale. Pendolino.
  • Terracciano: la parata dei minuti finali ripaga un periodo non certo esaltante. E se fosse il segno del risveglio?

IL BRUTTO

  • Nico Gonzalez: la delusione della serata. Nel primo tempo fallisce un gol incredibile e nella ripresa cede il rigore del pareggio a Beltran. Come diceva Don Abbondio…..«Il coraggio se uno non ce l’ha mica se lo può dare»
  • Terracciano: la parata dei minuti finali non può cancellare una prova che era stata condita da tante ombre e pochissime luci. Rinvii sbagliati, uscite mai avvenute, timori reverenziali in serie. Speriamo che la parata finale gli abbia dato la scossa!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

VIKTORIA PLZEN – FIORENTINA = 0 – 0

Una noia mortale come poche altre volte!

Una partita indecente per qualità di giocate, ritmo, occasioni da gol, gesti tecnici. Se fossi capitato per caso su Viktoria Plzen Fiorentina avrei pensato di assistere ad un’amichevole del giovedì o magari ad una partita di amatori non certamente degna di un palcoscenico europeo. Ieri sera si sono affrontate una squadra decimata dagli infortuni, quella ceca, che contava sette assenze di cui almeno tre titolari, ed una del tutto apatica, senza guizzi né capacità di andare in verticale verso la porta avversaria. Certamente poi, l’atteggiamento dei  padroni di casa non ha aiutato lo spettacolo né il bel gioco…. Undici calciatori sotto palla ad aspettare che la Fiorentina sbagliasse con difensori che picchiavano come fabbri non appena qualche viola saltava l’avversario. Ma del resto, il Viktoria Plzen ha raggiunto lo storico traguardo dei quarti di finale di una coppa europea giocando così anche al completo, perché avrebbe dovuto cambiare atteggiamento contro la Fiorentina? Soprattutto contro una Fiorentina alla quale sembra essersi spenta la luce anche nei suoi uomini migliori: Nico che ormai è da mesi l’ombra del calciatore ammirato in passato, Arthur che non gioca più a due tocchi come inizio anno ed è diventato un calciatore scolastico e scontato, Belotti che non stoppa un pallone nemmeno per sbaglio e non trova più nemmeno la posizione in area di rigore, i subentrati come Barak e Nzola che hanno la stessa voglia che ho io di recarmi in ufficio il lunedì mattina dopo un posticipo vissuto al Franchi.

Resta comunque la pochezza di una rosa che è stata impoverita progressivamente dalla proprietà con scelte finanziarie anziché calcistiche, ma resta anche un impianto di gioco che non sembra ormai essere condiviso nemmeno dai calciatori che non vanno mai oltre il compitino, il passaggio scontato, la circolazione della palla in orizzontale. La furia agonistica, la voglia di azzannare la partita, sembra essere finita con il triplice fischio al termine della gara con l’Atalanta. Da lì in poi il nulla cosmico, il piattume inguardabile, la noia mortale. Dispiace vedere un ciclo finire come una fiamma che si spenge sempre più lentamente, dispiace soprattutto perché rischia di far dimenticare tutto il buono che è stato fatto nei due anni e mezzo precedenti. Mi sarei però aspettato sinceramente qualche cambio di spartito, una ricerca di qualcosa di diverso che potesse far riattaccare la spina ai calciatori ed invece no…. anche ieri sera le stesse sostituzioni ruolo su ruolo, solito modulo utilizzato dall’inizio alla fine, stesso copione ormai recitato a memoria non per convinzione ma per abitudine. Mi sarei aspettato qualcosa di diverso soprattutto nelle gare di campionato che, diciamocelo sinceramente, ormai non contano assolutamente più nulla! Ed allora perché non utilizzarle proprio per provare qualcuno o qualcosa di diverso? A parte Biraghi che resta un mistero della fede, Nico in queste condizioni ad esempio cosa serve? Ed Arthur invece? Che fine ha fatto Duncan che è stato il miglior centrocampista viola per più di mezza stagione? E non solo: considerando che i nostri esterni non sono mai stati decisivi e l’unico, cioè il 10 argentino, non lo è più da mesi, non potremmo pensare ad un cambio di modulo mettendo due punte una accanto all’altra? Oppure a riportare Beltran più vicino alla porta?

Domande che resteranno certamente senza risposta, quella che adesso deve assolutamente dare giovedì prossimo la squadra per riuscire a centrare un’altra semifinale europea a distanza di 12 mesi.

IL BUONO

  • Dodò: impiegato per la prima volta per gli interi 90 minuti dopo l’infortunio, gioca una partita saggia anche se talvolta confusionaria. Ha la voglia ed il ritmo che tanti altri compagni non hanno e sembra tra i pochi volenterosi anche nella fase offensiva. Deve ancora oliare qualche meccanismo, ma sembra sulla strada giusta. Un innesto importante per il finale di stagione.
  • Il risultato: probabilmente spingendo un pò di più i viola avrebbero potuto anche rischiare di vincere, ma nell’ottica dei 180 minuti alla fine può andare bene anche così. Al ritorno servirà però una maggiore pericolosità, soluzioni offensive diverse e maggiore qualità nell’esecuzione. La qualificazione è alla portata!

IL BRUTTO

  • Tutto il resto: manovra lenta ed involuta, errori individuali allucinanti, poca cattiveria in campo, assenza di occasioni. Serve altro?

A voi per i commenti!!