Un bicchiere mezzo pieno

Il post Fiorentina Juventus è trascorso con le solite polemiche arbitrali, gli attacchi alla tifoseria viola da parte di ogni mezzo di comunicazione e la diaspora tra chi pensa che il pareggio sia una mezza sconfitta e chi invece crede sia un deciso passo in avanti: cerchiamo di approfondire tutte le questioni in attesa dei vostri commenti.

Quanto alle disquisizioni in merito alle decisioni del Direttore di Gara, come sapete su questo blog non ne parlo praticamente mai ma stavolta qualcosa lo voglio dire. Al netto dell’errore da principiante (non l’unico) di Pablo Marì che si fa sfuggire Vlahovic, la trattenuta dell’attaccante serbo sul difensore viola è clamorosa, trattenuta che serve a prendere quel vantaggio di spazio e posizione che poi Vlahovic sfrutta per entrare in area di rigore dove Marì lo trattiene platealmente. Il primo contatto però è decisivo per guadagnare quella posizione che poi viene sfruttata per entrare in area e dunque mi sembra giusto che il rigore venga cancellato. Nel mondo al contrario del pallone italiano però, si pende ancora dalle labbra dell’ex arbitro Marelli (una carriera mediocre quasi quanto il suo ruolo a Dazn) per capire il corretto uso del VAR, tecnologia il cui utilizzo sembra ormai essere sfuggito di mano.

Quanto invece agli insulti che la Curva Ferrovia e non solo ha rivolto a Vlahovic, credo ci sia ben poco da dire. Sappiamo tutti, anche quei mezzi di comunicazione che ci massacrano da giorni, che quel coro non è rivolto al calciatore in quanto appartenente ad una specifica etnia o nazione ma solamente perché è un ex viola non amato per le sue prese di posizioni ed atteggiamenti. Certamente il coro è da condannare, ma come mai nessuno dice che lo stesso Vlahovic ha indicato i suoi genitali in segno di sfida sia alla curva che alla tribuna? Voglio inoltre far presente che non accetto lezioni di morale da una tifoseria che ad ogni derby riceve alcuni DASPO perché mima l’aereo di Superga o da un allenatore come Spalletti che, ai tempi del Napoli, cercò di aggredire fisicamente i tifosi del parterre di tribuna. Quanto poi alla testata Tuttosport che ancora oggi crede all’innocenza della dirigenza juventina sia per Calciopoli che per le plusvalenze (due processi in cui la Juventus ha patteggiato) preferirei tacere…..

Venendo finalmente al calcio, la Fiorentina ha fatto un deciso passo in avanti per moltissimi motivi. Innanzitutto è sembrata finalmente una squadra, un blocco con calciatori che hanno pensato ad aiutarsi, a collaborare, ad essere NOI anziché IO. Non solo, ma si è iniziato a vedere uno straccio di gioco, certo imperfetto, certo qualitativamente non eccelso (e lì molto dipende dagli interpreti a disposizione) ma finalmente si è tornati a mettere nelle migliori condizioni i propri giocatori più forti: Kean a fare la lotta da solo contro tutta la difesa avversaria servito palla addosso e Mandragora libero di inserirsi. La squadra inoltre sembra atleticamente molto più in palla, con qualche cambio di passo e senza andare sotto fisicamente per almeno 80 minuti. Il gruppo poi, sembra aver ricominciato a remare nella stessa direzione, sembra credere alle parole di mister Vanoli che è stato addirittura abbracciato da Mandragora dopo il gol…con Pioli non sarebbe mai successo!

Pensiamo poi che alcuni giocatori si sono fatti trovare pronti nonostante lo scarso utilizzo delle ultime settimane: Parisi è stato tra i migliori in campo, attento in fase difensiva e coraggioso in fase offensiva, Fagioli senza illuminare ha giocato comunque una gara intelligente di grande sacrificio, Kouadio è entrato con grande attenzione sbagliando poco e rischiando nulla.

Per non parlare poi della capacità di restare dentro la gara per 90 minuti e di quella di reagire alle avversità. Dopo un primo tempo piuttosto equilibrato, i viola hanno subìto la rete di Kostic pochi secondi prima di andare al riposo, ma l’inizio del secondo tempo è stato comunque il miglior momento della Fiorentina: lo splendido pareggio di Mandragora, la pressione in varie zone del campo, tanti confronti diretti vinti pur senza avere grandi occasioni da rete. Questa intensità, questa reazione è la miglior notizia in vista di una possibile risalita che sarà lunga e difficile, ma che dopo questa prestazione sembra non più impossibile.

Se il bicchiere è mezzo pieno però, è perché ci sono ancora tantissime cose da correggere; offensivamente la Fiorentina attacca con pochi uomini, riempie poco l’area e non riesce ad arrivare in fondo con gli esterni. Nella fase difensiva poi, i ragazzi di Vanoli devono trovare una quadratura migliore: la prova di Pablo Marì sabato è stata disastrosa, mentre si sono disimpegnati meglio sia Pongracic che Ranieri. Oltre ai difensori però, anche i centrocampisti devono essere capaci di offrire un maggiore filtro per negare le verticalizzazioni avversarie. Certo il lavoro del nuovo mister è solamente all’inizio, ma i miglioramenti ci sono ed allora dobbiamo attendere con fiducia.

Adesso, dopo la Conference di giovedì contro l’AEK Atene, una trasferta molto dura a Bergamo contro l’Atalanta dell’ex Palladino: dare continuità di risultati permetterebbe di prepararsi al meglio ad un ciclo di partite più abbordabili fondamentale per rilanciarsi.

Il buono, il brutto, il cattivo

CAGLIARI – FIORENTINA = 1 – 1  

Un punto che lascia aperti tanti interrogativi.

La Fiorentina torna da Cagliari con un pareggio che può essere letto da due diverse angolazioni: il gol di Luperto oltre il 90’ minuto lascia certamente dell’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere e non è stato ma, se guardiamo allo sviluppo della gara, dobbiamo onestamente ammettere che tre punti sarebbero stati decisamente troppi.

La squadra di Pioli, scesa in campo con la stessa formazione di Giovedì, ha dimostrato subito come, sicuramente per l’avversario diverso ma anche per il caldo, le cose sarebbero andate in modo ben diverso. La manovra è stata lenta, prevedibile, senza che i calciatori si muovessero per dettare la giocata al compagno con un ritmo più da amichevole contro la squadra Primavera che non da prima di campionato. Il Cagliari invece, ha iniziato a pressare altissimo fin dal fischio di inizio, ha cercato la verticalizzazione rapida verso il simpaticissimo Borrelli ed ha asfissiato i centrocampisti viola in ogni zona del campo. Tra l’altro, si è rivisto l’ex Folorunsho in tutta la sua forza ed esplosività, libero di svariare e lottare contro tutto e tutti: complimenti vivissimi a Mister Palladino che lo ha fatto giocare terzino per 3 mesi! A parte questo, nella prima frazione, le prove dei singoli sono state molto al di sotto della sufficienza: Ranieri si è più volte complicato la vita nelle ripartenze, Dodò (che non ha mai saltato l’uomo in tutta la gara) ha avuto la grande idea di provare dribbling anche nella nostra area di rigore, Ndour è sembrato il cugino di quello visto ed ammirato in Conference League, Fagioli ha portato troppo palla, Sohm ha sbagliato anche azioni di rimessa facili mentre gli attaccanti sono stati trasparenti. Nulla da salvare? Beh poco ma qualcosa si! Due salvataggi clamorosi di Gosens (che ha dovuto fare il terzino tutta la partita visto che Dodò non ne ha voluto sapere di pensare anche a difendere) ed una parata strepitosa, poi ripetutosi anche nella ripresa, di De Gea che ha letteralmente salvato il risultato: solo grazie a loro, Pioli ed i suoi ragazzi hanno chiuso un primo tempo senza tiri verso la porta avversaria con il risultato di pareggio.

Le cose sono leggermente migliorate nella ripresa grazie anche alle due sostituzioni effettuate dal mister all’intervallo: Viti, buona la sua prova, rispetto a Ranieri ha alzato il livello del palleggio e soprattutto ha dato prova di personalità portando avanti la linea difensiva e cercando di dare riferimenti ai propri compagni, mentre Mandragora non si è limitato al gol del vantaggio grazie ad un bel colpo di testa. Il centrocampista goleador della scorsa stagione, ha finalmente velocizzato la manovra grazie ad alcune aperture di prima ed ha liberato maggiormente Fagioli suddividendosi i compiti di regia. Grazie a ciò, anche il regista è salito molto di livello sia difensivamente che offensivamente confermando come le sue qualità tecniche siano imprescindibili per la Fiorentina. Con una manovra leggermente più fluida, anche gli attaccanti hanno avuto qualche palla da giocare ed in una di queste Gudmundsson ha confezionato il cioccolatino che Mandragora ha messo in porta. Dal gol, per una decina di minuti, i viola hanno avuto il pallino del gioco in mano ma purtroppo Kean si è divorato una palla gol sanguinosa che avrebbe probabilmente chiuso la contesa. Da qui in avanti purtroppo, i viola sono ricaduti in problemi di gestione della gara che conosciamo da troppi anni: tolti Fagioli e Mandragora in mezzo al campo ed un Fazzini entrato con personalità e piglio giusto, i viola sono apparsi in netta difficoltà dal punto di vista fisico e mentale. Sono ancora una volta venuti fuori quei problemi di leadership che tanti punti hanno fatto perdere alla Fiorentina nelle ultime stagioni. Oltre a ciò, alcuni dei viola impiegati hanno mostrato anche limiti fisici e di approccio: Parisi ha perso diversi palloni e non ha mai dato la sensazione di tranquillità, Pablo Marì ha avuto un impatto del tutto negativo sia in marcatura sugli attaccanti avversari che in fase di riproposizione del gioco, Kean ha perso tutti i confronti diretti con Mina. Il pari, arrivato solamente a tempo scaduto grazie ad una dormita difensiva e ad una papera di De Gea (è un essere umano anche lui allora!!!), è stata solamente la logica conseguenza della prestazione della squadra. Giovedì dobbiamo far mettere minuti nelle gambe a chi ancora ne ha pochi, ma la strada da fare in campionato per diventare competitivi è ancora molto lunga!

IL BUONO

  • Fagioli: certamente porta troppo la palla, fisicamente non è un crack, ma la classe è cristallina ed il gioco sgorga dai suoi piedi in modo del tutto naturale. Da quando è arrivato a Firenze poi, è cresciuto difensivamente in modo esponenziale. Ancora ha tanta strada da fare (ad esempio nel tiro in porta), ma ad oggi è imprescindibile. Il punto di riferimento tecnico della squadra viola.
  • Mandragora: contratto o non contratto, quando subentra a Ndour la musica cambia. La palla gira più velocemente, l’area del Cagliari viene riempita in modo diverso, la squadra guadagna 30 metri di campo. E poi il gol. Serve altro?
  • Pongracic: farà anche errori di irruenza, ma quando Pioli lo sposta dal centro della difesa, i viola iniziano a sbandare proprio in quel settore del campo. Solamente un caso?
  • Fazzini: ammetto che ho un debole per questo ragazzo da quando giocava negli allievi, ma in un quarto d’ora mostra diversi colpi del proprio repertorio ed entra con una cattiveria ed un piglio importante. Credo meriti più minuti!

IL BRUTTO

  • Kean: perde praticamente ogni duello con Mina ma soprattutto si divora il gol che avrebbe probabilmente chiuso la gara. Dopo il rosso in Conference, un errore marchiano sottoporta. Per volare abbiamo bisogno del miglior Moise!
  • Dodò: quando un calciatore non è ancora fisicamente al massimo, dovrebbe cercare di giocare semplice. Il brasiliano invece, conosce un solo modo di giocare e stavolta aiuta anche poco in fase difensiva. I cross sono sempre imprecisi, il dribbling troppo insistito. Reset necessario!
  • Parisi – Marì: uno troppo piccolo, l’altro troppo lento. Come poter convivere con questi limiti? Con applicazione feroce, sfacciataggine, voglia di sacrificarsi per sé stessi e per la squadra. Esattamente il contrario di ciò che abbiamo visto ieri a Cagliari.

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

CAGLIARI – FIORENTINA = 1 – 2  

Una vittoria dai molti significati.

La Fiorentina torna da Cagliari con tre punti di platino per la corsa europea. Viste le contemporanee vittorie di Roma e Lazio infatti, i viola non avevano altra possibilità per evitare di salutare la corsa a quell’Europa che conta e che potrebbe aprire alcune porte anche in sede di mercato ed in relazione a possibili conferme dei calciatori più rappresentativi. La vittoria del Milan con l’Inter in Coppa Italia complica i piani, visto che la vittoria dei rossoneri nella manifestazione toglierebbe peso al settimo posto in classifica, ma la Fiorentina vista ieri fa finalmente sperare che qualcosa possa essere cambiato.

Innanzitutto Ranieri e compagni sono tornati alla vittoria lontano dal Franchi dopo la bellezza di 87 giorni, un’eternità che ha rischiato di compromettere la corsa in campionato. Non solo, ma finalmente i viola hanno superato una delle squadre che molti definiscono “piccole” per la posizione di campionato che occupano e per la qualità inferiore della rosa che hanno a disposizione. La Fiorentina, pur passata in svantaggio molto presto e pur soffrendo le iniziali offensive del Cagliari come in occasione del palo che avrebbe sancito il doppio vantaggio dei ragazzi di Nicola, si sono via via posizionati meglio in campo, hanno trovato le giuste distanze tra i reparti e soprattutto sono stati capaci di accompagnare meglio i due attaccanti. Dopo aver disputato i primi 20 minuti come se ci fosse in campo Kean a guerreggiare con tutti, e dunque dopo aver giocato solamente con palla lunga sull’attaccante, sono finalmente divenuti protagonisti i centrocampisti e gli esterni. Cataldi ha recuperato tantissimi palloni, Mandragora ha ricominciato a giocare box to box e soprattutto la Fiorentina trovato spazio sugli esterni grazie ai due calciatori che, quando sono in giornata, cambiano completamente il volto della squadra di Palladino. Gosens e Dodò, protagonisti del gol del pareggio e dell’assist meraviglioso per il gol di Beltran, pur giocando in inferiorità numerica nelle rispettive zone di campo, sono risultati decisivi grazie alle loro giocate ed ai loro ripiegamenti verso un terzetto di difesa che, complice la crescita evidentissima di Pongracic, ha permesso di rischiare poco o nulla. Se a tutto questo sommiamo la capacità di cambiare modulo anche durante la stessa partita, i passi in avanti risultano evidenti: il 4-4-2 finale, utile a chiudere le fasce dove i viola stavano iniziando a soffrire, ha dimostrato che finalmente i giocatori non hanno più bisogno di giocare in un solo modo per sentirsi tranquilli, ma si fidano dei compagni e delle loro capacità: questo è probabilmente il messaggio migliore in vista di un finale di stagione che si annuncia al cardiopalma.

A cinque giornate dalla fine, la distanza tra il sogno Champions ed il pugno di mosche in mano è di solamente 4 punti, una vera inezia che può dipendere da ogni singola gara che deve essere ancora giocata. Prima di ributtarsi nel sogno Conference League, domenica sarà il turno di quel derby contro l’Empoli che negli ultimi anni ci ha regalato tante amarezze: con o senza Kean (io spero ovviamente con) abbiamo un solo risultato!

IL BUONO

  • Gosens: seppur non al top della condizione, in questa squadra è il leader tecnico e morale. Senza Kean, è lui a prendersi sulle spalle la squadra nel momento più difficile ed oltre ad aiutare i compagni nelle fasi di gioco più delicate, segna la rete del pareggio con un colpo di biliardo. Quanto tempo abbiamo aspettato un giocatore così!
  • Beltran: seppur impiegato in un ruolo non proprio suo, si batte come un leone e fa miliardi di cose utili. Si scambia continuamente posizione con Gudmundsson arrivando talvolta a pestarsi i piedi, ma è un toccasana per tutta la squadra. Oltre a ciò, segna anche il gol della vittoria con un meraviglioso colpo di testa. Cosa vogliamo di più?
  • Mandragora: continua ad essere la più bella realtà della stagione. Anche ieri, seppur un pò in debito di ossigeno dopo 60 minuti, ha distribuito l’assist a Gosens, ha colpito un palo su punizione, ha creato con Cataldi una diga in mezzo al campo difficilmente superabile. Ad oggi, un punto fermo di cui la Fiorentina non può fare a meno.

IL BRUTTO

  • De Gea: sembra quasi una bestemmia, ma l’errore sul gol del Cagliari è molto evidente. La ribattuta centrale permette infatti a Piccoli di segnare il gol del vantaggio. Si riscatta parzialmente con la parata nella ripresa, ma anche sul palo resta immobile come se non fosse ancora entrato in partita. Scusami David!
  • Fagioli: il ragazzo è completamente fuori fase. Molto probabilmente le giornalate con le intercettazioni lo hanno fatto piombare nuovamente nel tunnel che pensava di avere superato. Adesso è solamente il momento di recuperarlo.
  • La vittoria del Milan: il passaggio alla finale di coppa Italia complica maledettamente i piani di Palladino e soci. Viste le avversarie, dobbiamo comunque crederci!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

CELJIE – FIORENTINA = 1 – 2  

Il risultato che tutti volevamo.

La Fiorentina torna dalla Slovenia con una vittoria che non chiude definitivamente i giochi per il passaggio del turno, ma certamente pone i viola in posizione di vantaggio contro una compagine apparsa piuttosto povera di talento. I ragazzi di Mister Riera infatti, hanno dimostrato grande applicazione, furore agonistico e ritmo indiavolato, ma quando si è trattato di mettere in mostra le qualità individuali, le forze in campo sono apparse piuttosto sbilanciate. E pensare che Palladino aveva schierato in campo una Fiorentina segnata da un ampio turnover, con Comuzzo tornato titolare, Adli al posto di Fagioli e la coppia di attaccanti formata da Zaniolo e Beltran. Oltre a ciò, il tuttofare Folorunsho era impiegato largo a sinistra mentre Moreno interpretava come poteva il ruolo di quinto di destra per far rifiatare Dodò. Lo schema era dunque quello più adatto alle idee di gioco del mister ma gli interpreti non riuscivano, come era ovvio accadesse, ad interpretare il solito calcio. Zaniolo purtroppo sembra ormai una scommessa persa soprattutto quando deve giocare prima punta con accanto un calciatore come Beltran che svaria, recupera palloni ma gioca quasi da centrocampista. La spinta sugli esterni poi, era quasi nulla visto che da una parte Moreno è un difensore centrale dal piede piuttosto ruvido e dall’altra Folorunsho si applica con francescana umiltà ma non possiede le doti tecniche per saltare l’avversario nell’uno contro uno. In mezzo al campo, al netto di un Mandragora sempre positivo, Cataldi non sembra vivere il suo miglior momento dal punto di vista fisico ed Adli è lontanissimo parente dal calciatore ammirato ad inizio stagione. La difesa invece, è apparsa il reparto più oliato seppur Comuzzo sembri soffrire un po’ la mancanza di continuità e non abbia tutte le qualità necessarie per poter giocare centrale in una difesa a 3.

In porta infine, abbiamo semplicemente un mostro, un alieno, un portiere di una qualità che a Firenze abbiamo raramente ammirato. Con due parate eccezionali negli ultimi 10 minuti di gara, De Gea ha permesso ai propri compagni di portare a casa una vittoria fondamentale in vista del ritorno quando, eccezion fatta per gli squalificati, probabilmente Palladino inserirà qualche titolare in più per poter accedere ad una semifinale che già adesso si prospetta difficilissima: il Betis infatti, dispone di organizzazione, qualità nei singoli, storia europea. Forse sto correndo troppo perché ancora c’è da giocare la gara di ritorno, ma quelli che iniziano già oggi a pensare alla finale col Chelsea, potrebbero subìre un brusco risveglio nel turno precedente.

Adesso testa e gambe di nuovo sul campionato: domenica al Franchi arriva un Parma rivitalizzato dalla cura Chivu e dalla rimonta contro l’Inter. Il turnover di ieri sera sembra far pensare che Palladino ed i suoi ragazzi non abbiano alcuna intenzione di sottovalutare una squadra che, nonostante la brutta classifica, ha sempre giocato un buon calcio durante tutto il campionato. Servirà una Fiorentina attenta a non prendere ripartenze, che abbia gamba per tutti i 90 minuti e soprattutto abbia i migliori calciatori al top della condizione fisica e psicologica: l’approccio alla gara di uno come Fagioli ieri sera, sarebbe esiziale contro un Parma condannato a cercare un risultato per continuare a marciare verso la salvezza.

IL BUONO

  • De Gea: è semplicemente un fenomeno. Al termine di una gara in cui era stato praticamente disoccupato, sfoggia due interventi clamorosi per mantenere la vittoria. Uno dei più grandi colpi di mercato della storia della Fiorentina.
  • Ranieri: dopo errori sotto porta incredibili ed il gol meraviglioso annullato giustamente a San Siro, stavolta il capitano viola si può gustare tutta la meritata soddisfazione. Con la difesa a tre può finalmente tornare a spingere come faceva in primavera!
  • Mandragora: festeggia il record di presenze europee in maglia viola con un rigore prima procurato e poi trasformato. E’ la fotografia perfetta della professionalità, dell’abnegazione, della serietà. Giocare accanto a calciatori migliori di te aiuta, ma se non lavori ogni giorno non arrivi da nessuna parte…..

IL BRUTTO

  • La coppia Zaniolo – Beltran: posto che sembrano essere due calciatori che possono difficilmente giocare insieme, ieri sera non sono riusciti nemmeno a mettersi in mostra singolarmente. Se però Beltran ha mostrato il suo solito impegno, l’ex Roma continua a sembrare svogliato e senza mordente. Gud e Moise fanno un altro sport.
  • Adli: di gran lunga il peggiore in campo. Lento, approssimativo, spento….anche Richardson è sembrato avere un altro passo rispetto a lui! Sembra aver completamente smarrito le proprie certezze.
  • Fagioli: calciatore per cui stravedo, è entrato in campo con la testa tra le nuvole regalando il pallone dal quale è arrivato il rigore. Nonostante ciò, resta indiscutibile!

A voi per i commenti!!

Un’altra vittoria pesante!

Come se la sosta non ci fosse stata.

Dopo la vittoria da sballo conseguita contro l’acerrima rivale Juventus, la Fiorentina bissa l’impresa regolando anche l’Atalanta tra le mura amiche del Franchi. Ma è giusto utilizzare il termine impresa per la vittoria di ieri? A guardare i numeri ed il cammino viola, direi di no. In questa stagione Palladino ed i suoi ragazzi hanno vinto contro tutte le grandi (o presunte tali) che si sono recate a Firenze fatta eccezione per il Napoli di Antonio Conte. La Fiorentina ieri ha nuovamente dimostrato che in casa contro le compagini che provano a giocarsi la partita riesce sempre a trovare le contromisure giuste per arrivare ai tre punti; il problema è lontano dalle mura del Franchi e, soprattutto, contro le cosiddette piccole. E’ lì che fino ad oggi i viola hanno non solo faticato, ma anche guadagnato le figure meschine che tutti ricordiamo con l’apoteosi della sconfitta di Monza.

I ragazzi di mister Palladino, privi del proprio leader Gosens, hanno affrontato l’Atalanta senza timori reverenziali riuscendo a non andare mai sotto né dal punto di vista fisico, né da quello tattico e del gioco. Gasperini ha scelto di mandare subito in campo il tridente titolare ma la scelta non ha pagato né inizialmente, né in corsa: la difesa a tre viola infatti è stata praticamente perfetta con un Pablo Marì regista difensivo senza macchia, Pongracic sempre preciso e concentrato, Ranieri pronto non solamente a contrastare ma anche a ripartire negli spazi lasciati vuoti dai bergamaschi. Se il capitano fosse riuscito a chiudere la contesa nel secondo tempo, sarebbe stato certamente il migliore in campo oltre ad aver evitato ad alcuni tifosi viola qualche tachicardia finale. C’è da dire però che, per la seconda volta consecutiva, diventa difficile giudicare la prestazione di uno dei calciatori che avevano fatto la differenza nella prima parte della stagione, il portiere De Gea del tutto inoperoso per tutta la gara come dimostra il numero dei tiri della Dea nello specchio: ZERO… una cosa talmente rara per l’Atalanta da essere la prima volta negli ultimi due anni! La scelta del tridente pesante di Gasperini dicevamo non ha assolutamente pagato, visto che nel momento di provare a cambiare le carte in tavola, è ricorso all’impiego di Maldini come falso nueve e Brescianini e Samardzic incursori. Vorrei aprire una piccola parentesi sul figlio del grande Paolo: non è che stiamo un po’ esagerando con questo ragazzo? Dapprima Spalletti lo schiera titolare in Germania a fianco di Kean e viene allegramente travolto dal ritmo e la personalità dei calciatori teutonici, poi ieri viene spedito in campo quasi fosse il salvatore della patria di una squadra che è sembrata spenta, sgonfia, quasi sulle gambe. Siamo sicuri che Daniel Maldini sia pronto per tutte queste responsabilità? Non è che rischiamo di bruciare un (presunto) talento?

Tornando alla Fiorentina, se la gara dei difensori centrali ha sfiorato la perfezione, devo dire che anche i due esterni ci hanno messo del loro: Parisi ha fatto la sua onesta partita limitando Bellanova molto più di quel che mi aspettassi. L’ex Empoli ha retto anche fisicamente le sfide con l’ex granata, anche se in fase offensiva non è stato pungente come avrebbe potuto. Sull’altro lato invece, Dodò sta finalmente tornando quel ciclone di corsa ed energia che tutti conosciamo; molto più a suo agio nel ruolo di quinto, ha difeso in modo intelligente coprendo spesso la diagonale ed è ripartito senza soluzione di continuità… speriamo abbia birra sufficiente per mantenere questo livello in tutto il finale di stagione! Se però c’è un reparto in cui solitamente l’Atalanta primeggia ed in cui invece è stata sovrastata, questo è certamente il centrocampo: l’assenza pesantissima di Ederson tra i bergamaschi non può spiegare il dominio viola in mezzo al campo. Con un Cataldi che ha rivestito il perfetto ruolo di equilibratore, Fagioli ha deliziato il pubblico del Franchi con dribbling, veroniche, aperture di livello e conclusioni in porta. Mandragora poi non gli è stato da meno, sfoggiando non solamente buoni recuperi, ma anche incursioni con tempi perfetti, lanci a tagliare il campo ed anche un paio di tiri in porta: credo di non esagerare se dico che questo è il miglior Mandragora della carriera!

Capitolo a parte però merita l’extraterrestre che abbiamo davanti: se la gara di ieri doveva mostrare chi, tra Kean e Retegui, merita la maglia azzurra di titolare, il verdetto non poteva essere più netto. In una gara in cui il compagno di reparto Gudmundsson non è riuscito a trovare gli spazi per servirlo nel modo giusto, Moise ha pensato bene di fare tutto da sé: recupero a metà campo, dribbling, conduzione della palla per 50 metri senza farsi recuperare dal difensore (notate come è riuscito a tenere Hien lontano solamente con la tecnica di conduzione), Carnesecchi infilato sul secondo palo con un interno destro chirurgico. Gol clamoroso che però non può e non deve oscurare tutto il resto….Kean ha lottato da solo contro tutta la difesa avversaria, ha calciato in porta diverse altre volte (in alcune occasioni avrebbe potuto servire l’assist al compagno meglio piazzato), ha guadagnato decine di punizioni necessarie a far respirare la squadra. In una sola parola: MONUMENTALE!

Chiudo con una dovuta considerazione su mister Palladino che in passato ho spesso giustamente criticato. Ci è voluto tanto, tantissimo, decisamente troppo tempo, ma adesso sembra finalmente si sia trovata la quadratura del cerchio e si riesca a capire il calcio che la Fiorentina vuol giocare: certamente una filosofia che non prevede il possesso palla come stella polare, che non prevede di cercare il dominio del gioco sulla squadra avversaria, ma un calcio che vive di letture situazionali, di recupero palla in determinate zone di campo, di ricerca spasmodica delle seconde palle, di duelli individuali da vincere spesso con i raddoppi del compagno, ma soprattutto di verticalizzazioni e di ricerca della porta avversaria nel minor tempo possibile. Un calcio che fino ad oggi ha funzionato alla grande con le squadre che, ad oggi, sono davanti in classifica ma che adesso, per poter guadagnare terreno, deve trovare alternative importanti per vincere anche con compagini della seconda metà della graduatoria. Ci riuscirà il mister? Intanto possiamo certamente dire che dal punto di vista comunicativo è uno dei migliori del campionato: quando i viola perdevano e lui sembrava sulla graticola, invece di chiudersi nel fortino, ha avuto il coraggio di andare in conferenza stampa mettendoci la faccia. Ieri poi, dopo aver vinto contro il suo maestro Gasperini, avrebbe potuto prendersi diverse rivincite ed invece ha ringraziato dapprima Commisso, poi tutti i dirigenti chiamandoli per nome, infine ogni singolo calciatore sceso in campo.

Una grande dimostrazione di come si tiene insieme un gruppo di lavoro…. In questo sembra non avere niente da imparare!!

Capolavoro Tattico di Palladino: La Fiorentina Surclassa l’Inter

Una Fiorentina perfetta.

Nella serata in cui nessuno se lo aspettava (a parte il mitico Gianluigi), i viola tirano fuori una prestazione maiuscola e battono l’Inter senza praticamente mai subire un tiro in porta. Con una rosa decimata da mercato ed infortuni, nella prosecuzione del maledetto 1 dicembre, Raffaele Palladino compie un vero e proprio capolavoro tattico e mette al tappeto un Simone Inzaghi che esce invece fortemente ridimensionato dal confronto diretto. In una partita in cui i nerazzurri non sono mai riusciti a trovare spazi in cui infilarsi, che senso ha chiudere la contesa con ben 4 punte centrali in campo? Sarà affare loro ma mi sembra ci abbia capito proprio pochino….

Chi invece ha letto perfettamente la situazione in cui si trovava la propria squadra, il momento non proprio scintillante degli avversari e trovato il modo di bloccare ed inaridire le fonti del gioco nerazzurro, è stato indubbiamente mister Palladino. Il tecnico campano ha schierato una Fiorentina molto compatta, stretta e corta, con tre difensori bloccati (Pongracic, Ranieri e Comuzzo), oltre a due stantuffi come Dodò e Gosens che hanno arginato perfettamente gli esterni avversari e sono ripartiti fulmineamente negli spazi trovati alle spalle di Dumfries e Carlos Augusto o Dimarco. I due centrali di centrocampo poi, Richardson e Mandragora, non hanno mai dato agli avversari la luce per verticalizzare verso la porta e Parisi si è sfiancato in un lavoro di raccordo che lo vedeva sempre pronto a raddoppiare ora esternamente ora centralmente. A questa fase difensiva poi, si è aggiunto il maratoneta Beltran, chiamato ancora una volta agli straordinari, e Moise Kean che, oltre ad aver segnato una doppietta che ci resterà negli occhi e nel cuore per anni, si è battuto contro i tre difensori centrali avversari non solamente in area di rigore ma anche in mezzo al campo come in occasione del magnifico assist sprecato da Dodò quando ancora la partita era ferma sullo 0-0. La Fiorentina poi, oltre ad inaridire le fonti di gioco nerazzurre e chiudere tutte le possibili linee di passaggio, è stata chirurgica nel ripartire e nel trovare la via della rete in ogni occasione creata: dapprima su palla inattiva con il secondo assist consecutivo di Madragora stavolta per capitan Ranieri e poi con una doppietta di uno dei più grandi scippi del calciomercato moderno. Quel Moise Kean che, arrivato tra la contrarietà di molti (anche del sottoscritto), adesso veleggia a quota 15 reti e si può prendere anche la libertà di prendere in giro nel dopopartita chi in passato non ha avuto fiducia in lui.

E’ stata la serata di molti calciatori, alcuni dei quali menzionerò in seguito, ma è stata soprattutto la serata della squadra, del gruppo viola nella sua più alta rappresentazione di sé: i calciatori impiegati (12 contati più Caprini appena preso dalla primavera), si sono aiutati, confortati, abbracciati, consigliati, sostenuti. Una dimostrazione plastica di ciò che Palladino, Pradè e tutta la società hanno voluto fare nelle due sessioni di mercato di questa stagione. Una vera e propria rivoluzione iniziata in estate e terminata pochi giorni fa che ha portato a stravolgere completamente un gruppo di calciatori che probabilmente aveva dato tutto e forse pensava di poter vivere rendite di posizioni che nel calcio non possono e non devono esistere. Ecco perché, se guardiamo bene, della rosa della scorsa stagione sono rimasti solamente Mandragora, Ranieri, Dodò, Beltran, Comuzzo e Parisi con questi ultimi due scarsamente impiegati da Italiano. Non voglio dire che siano state fatte fuori le mele marce o che siano stati tagliati i rami secchi, ma più semplicemente che si era chiuso un ciclo ed invece di vivacchiare finalmente la Fiorentina ha fatto scelte nette e riconoscibili. Giusto? Sbagliato? Lo dirà il campo ma almeno la direzione è stata tracciata e stavolta la società ha lavorato di comune accordo con un allenatore il cui gioco non riempirà gli occhi, ma porta punti (per adesso soprattutto con le grandi).

Se dovessi segnalare i migliori dell’impresa contro l’Inter avrei paura di dimenticarmi qualcuno ed allora scelgo semplicemente di sottolineare la prova di alcuni tra quei calciatori meno reclamizzati, meno chiacchierati, meno sponsorizzati. Io trovo che la gara giocata da Pongracic ieri sera sia da stropicciarsi gli occhi: dopo un periodo di ambientamento condito forse da troppe aspettative e certamente da troppi infortuni, il difensore ex Lecce sta inanellando prove ottime sia nella difesa a tre che in quella quattro. Questo a riprova del fatto che un calciatore può trovarsi meglio in uno schieramento anziché in un altro, ma può e deve essere pronto ad interpretare più moduli. Pongracic ha lasciato solamente le briciole, aiutato da Comuzzo e Ranieri, ad uno dei migliori attacchi del campionato senza nemmeno dover usare le maniere forti, a dimostrazione del fatto che i cartellini rossi e gialli di inizio stagione erano soprattutto il frutto del ritardo di condizione atletica. Ma invece vogliamo parlare del calciatore con il procuratore più simpatico del pianeta? Fabiano Parisi ha corso per tre, ha giocato in un ruolo non suo, ha badato più a difendere che ad attaccare. Spesso ritrovatosi a fare la mezz’ala, non ha esitato davanti a quello che viene considerato da molti uno dei migliori centrocampo d’Europa: una gara piena di cose utili ed intelligenti che dimostra ancora una volta che i procuratori dovrebbero parlare meno e pensare di più agli interessi dei propri assistiti. Ma chi in mezzo al campo ha svettato per intelligenza tattica, voglia, grinta e tempi di gioco, è stato Rolando Mandragora; accanto ad un finalmente convincente Richardson, Mandragora ha disegnato un altro assist da palla ferma per il gol di Ranieri e poi ha fatto a sportellate con tutti gli avversari sempre a testa alta e senza paura. Nel deserto del centrocampo viola delle ultime settimane, Mandragora ha tirato fuori prestazioni eccellenti dopo un periodo in cui era rimasto nel dimenticatoio. Complimenti ad un professionista vero, un uomo che sa stare al suo posto, sa fare gruppo ed è sempre pronto ad entrare in campo per fare la sua parte.

Finiti i festeggiamenti, tra 72 ore siamo di nuovo in campo a San Siro contro l’Inter per giocare una partita in cui i nerazzurri hanno tutto da perdere. Intanto la Fiorentina è di nuovo una squadra pronta a giocarsela con tutti e questo mi basta ed avanza!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – NEW SAINTS = 2 – 0

C’è chi ieri sera si è annoiato al punto di rischiare di addormentarsi e chi mente.

La Fiorentina di Palladino, contro i modesti campioni del Galles, ha la necessità di mettere in campo i titolari per trovare finalmente il gol e portare a casa i primi tre punti della stagione in Conference League. I viola però, sono apparsi ancora una volta lenti, con poche idee, capaci solo ed esclusivamente di giocate individuali spesso finite nel nulla. Vero è che i gallesi hanno giocato con 11 uomini sotto la linea della palla, ma al cospetto della squadra finalista delle ultime due edizioni che avrebbero dovuto fare? Regalare praterie al contropiede viola? Regalare spazi e potenziali occasioni da gol?

Tornando alla Fiorentina, il primo tempo ha quasi del tutto ricalcato la scialba prestazione di Empoli seppur con interpreti diversi: certo se solo Ikonè avesse calciato in porta il pallone capitatogli sul destro dopo pochi minuti magari poi i viola sarebbero andati di goleada, ma con i se e con i ma non si và da nessuna parte. La verità è che la compagine di Palladino appare ancora impacciata, senza idee, senza cambi di passo ed anche la prova di Adli, dal punto di vista della regia, è stata deludente. Chiedo poi a qualcuno di voi, nella speranza che mi possiate aiutare, con quale modulo erano schierati in campo i viola: Kayode è rimasto sospeso tra il ruolo di terzo di difesa e quello di terzino, Kouamè ha iniziato da esterno di sinistra per poi fare il centravanti (!!!), Ikonè ha giocato spesso a tutta fascia un po’ come Parisi….insomma una maionese di ruoli ed interpreti che però non ha portato a nulla. Resta la sensazione di una grande confusione, con calciatori impacciati e lenti, poca qualità degli interpreti, nessuna chiarezza di intenti.

Considerando la rara bruttezza della gara e la noia che si è spesso impadronita di me, mi scuserete se stavolta non stilo una classifica dei migliori e peggiori, ma provo a commentare la prestazione di alcuni dei calciatori che ci hanno regalato un’altra grande serata di calcio camminato.

Partiamo da colui il quale, dopo il pareggio di Empoli, si è arrogato il diritto di accusare i compagni perché non giocano di squadra, cioè Kouamè: nella gara di ieri sera ha cercato il gol in ogni modo, calciando spesso in porta anche quando aveva compagni meglio posizionati e liberi in area di rigore. La fotografia della sua partita e della sua cifra tecnica è tutta nell’azione del secondo gol di Kean, quando il fromboliere viola svirgola comicamente la palla cercando di calciare al volo. Quando ero bambino, se capitava una cosa del genere, l’allenatore ti piazzava davanti ad una forca che aveva il pallone sorretto da una corda: dovevi stare davanti a quel pallone a calciarlo al volo fino allo sfinimento per evitare brutte figure del genere. Che possa servire anche al bomber viola?

Ma non possiamo non parlare della prestazione dell’esterno offensivo più inutile che io ricordi da quando guardo la Fiorentina: Ikonè non segna mai, non calcia mai in porta, non serve mai un assist decisivo, non fa mai un recupero difensivo che possa salvare un gol. Non che il suo dirimpettaio Sottil abbia rubato la scena! Corricchia inutilmente su quella fascia come se ci facesse un favore, riesce sempre a colpire il diretto avversario sia che crossi, sia che tiri in porta: altra scommessa persa. Cosa dire poi del padrone della macchina Raffaele Palladino: detto del non gioco della squadra, sconcerta anche la gestione di alcuni calciatori, Kayode su tutti. Capisco che il mister preferisca Dodò in quel ruolo, ma possibile che il terzino dell’Under 21 non possa giocare 90 minuti nemmeno contro i gallesi? E’ vero, nel preliminare ha commesso errori grossolani, ma siamo sicuri che metterlo in castigo in questo modo sia la scelta giusta? Il tecnico campano era stato presentato come una persona incline al dialogo e bravo a far crescere i calciatori, ma al momento sia Kayode che Parisi sembrano entrati in un tunnel senza uscita. La stessa sostituzione di Beltran, che stava giocando un’altra gara insufficiente, serve davvero all’autostima dell’argentino?

Non mi è invece dispiaciuto Moreno, tipico difensore argentino. Roccioso, arcigno, dotato di gran fisico, andrà certamente rivisto con squadre più importanti ma, oltre alla stazza, ha dimostrato di lottare in ogni modo (consentito e non) pur di non farsi saltare dall’attaccante avversario. Tecnicamente non sembra proprio un numero 10, ma intanto avere qualcuno capace di difendere può aiutare.

Chiudo facendo un immenso in bocca al lupo a Mandragora, un calciatore che come sapete non è nella lista dei miei preferiti. Nonostante ciò, il centrocampista ex Udinese, ha sempre dimostrato una grandissima professionalità ed una grande importanza per il gruppo e lo spogliatoio. La sua assenza peserà certamente e se ne accorgeranno anche quegli stolti che sui social e non solo, hanno fatto battute stupide sul suo infortunio.

PS: col Milan servirà tutt’altra prestazione!!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

SALERNITANA – FIORENTINA = 0 – 2

Vittoria doveva essere e vittoria è stata!

Nella desolazione di Salerno, uno stadio in cui la Fiorentina ha vissuto una delle più grandi ingiustizie della propria storia, i viola si presentano con una squadra in maschera soprattutto nella metà campo offensiva dove torna in campo dopo tempo immemore Castrovilli (piuttosto trasparente la sua prova) e presentano Barak nel ruolo di “unica punta” (ammirevole la sua abbronzatura). Sento ancora dire a Vincenzo Italiano e Daniele Pradè che la Fiorentina non ha fatto una scelta tra coppe e campionato ma, se così fosse, il turnover quasi totale di Salerno potrebbe essere salutato con favore. Eccetto Terracciano e Ranieri infatti, i 9 undicesimi viola erano diversi dalla gara di giovedì ma i tre punti sono comunque arrivati, seppur la differenza si sia vista quando sono entrati in campo Kouamè davanti e Mandragora in mezzo al campo. Con un Napoli che continua a perdere, un Torino che non vince più ed una partita da recuperare chissà quando, la Fiorentina continua ad essere incredibilmente in corsa per l’Europa della prossima stagione. Nonostante un girone di ritorno imbarazzante infatti, grazie al fieno in cascina accumulato nella prima parte di stagione ed ai disastri che anche le altre concorrenti stanno combinando, Vincenzo Italiano potrebbe lasciare i viola nuovamente nelle coppe europee per suggellare un triennio che diventerebbe trionfale (nonostante i numerosissimi detrattori) con un trofeo che dobbiamo iniziare a rincorrere già da mercoledì a Bergamo.

Se la partita in sé non ha raccontato molto, il primo tempo è stato assolutamente inguardabile. Palla sempre in orizzontale, ritmi di gioco balneari, confronti diretti mai vinti: il nulla cosmico. Anche la seconda frazione era cominciata allo stesso modo ma, dopo circa 70 minuti, Italiano ha deciso di cambiare con Kouamè al posto di Castrovilli e Mandragora in mezzo al campo. Da lì in poi niente di trascendentale ma i viola hanno iniziato a riempire l’area ed a verticalizzare quel poco che è bastato per vincere la partita e portare a casa i tre punti. Pensare alla sfida di Bergamo era doveroso così come era indispensabile non gettare al vento l’opportunità di accorciare sulle dirette avversarie grazie al turno favorevole. Non solo, ma gli ultimi minuti sono serviti anche a sperimentare nuovamente una difesa a tre con Milenkovic perno centrale, Quarta a destra e Ranieri a sinistra, solito schieramento che era stato utilizzato, seppur per necessità diverse, nella parte finale della sfida contro il Viktoria Plzen. Adesso andiamo ad affrontare l’Atalanta in quel di Bergamo partendo dal risicato vantaggio dell’andata e, probabilmente, anche una difesa a tre in un tratto di gara potrebbe essere un antidoto in più per sterilizzare le folate offensive nerazzurre. Certo la cosa più importante sarà però recuperare i tanti acciaccati che ieri hanno riposato a Salerno in modo da poter scegliere la formazione migliore per mettere in difficoltà i ragazzi di Gasperini.

A Bergamo sarà durissima, ma la Fiorentina targata Italiano ha dimostrato più volte che nelle gare decisive comunque offre la grande prestazione: speriamo basti per regalarci una nuova finale!

IL BUONO

  • Kouamè: entra e dà subito l’impressione di voler lasciare un marchio sulla partita. Il gol di testa è bellissimo, con uno stacco imperioso ed un’incornata da vero attaccante. Se inizia anche a segnare allora…..
  • Ranieri: oltre alla solita prestazione importante in fase difensiva, stavolta risulta decisivo anche nella metà campo avversaria. Il cross per la testa di Kouamè è delizioso e dimostra che il piede sinistro è veramente educato. Un gran bel ritorno in quella che è stata la sua casa.
  • Martinez Quarta: uno dei pochi che sembra aver preso sul serio l’impegno fin dal primo minuto. Lotta, sgomita, anticipa e riparte…per la trasferta di Bergamo sarà difficile capire chi tenere fuori tra i tre centrali difensivi. Peccato per il giallo.
  • Mandragora: quando entra lui, la Fiorentina cambia marcia come ritmo e come giocate. Finalmente i viola iniziano a verticalizzare e riescono a rubare palla nella metà campo avversaria. Si può dire tutto di Mandragora, ed io sono spesso stato tra i suoi detrattori, ma la mentalità e l’applicazione è sempre massimale. Professionista esemplare.

IL BRUTTO

  • Le ammonizioni dei difensori: in una gara in cui si è giocato su ritmi bassi e si è rischiato quasi nulla, vedere i due centrali difensivi Ranieri e Quarta entrambi ammoniti dispiace. Nella speranza di continuare a rincorrere l’Europa del prossimo anno anche attraverso il campionato, speriamo di non doverci pentire di questi cartellini. Ci voleva più attenzione!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – VIKTORIA PLZEN= 2 – 0

Finalmente una grande notte per Firenze e la Fiorentina!

Al termine di 120 minuti tirati e concitati, i ragazzi di Vincenzo Italiano conquistano una meritatissima semifinale di Conference League ed ora sfideranno i belgi del Club Brugge per tornare a giocarsi un trofeo europeo a 12 mesi di distanza. Certo che la serata non è stata proprio delle più tranquille e, dopo un primo tempo giocato finalmente su ritmi altissimi e con tante occasioni da gol, sul Franchi hanno iniziato a volteggiare i fantasmi del Glasgow Rangers. Per quei pochi che non lo sapessero, contro gli scozzesi la Fiorentina perse ai rigori la semifinale di Coppa Uefa (oggi Europa League) nel 2008 dopo aver dominato in lungo ed in largo sia la gara di andata a Glasgow che quella di ritorno al Franchi. Le similitudini insomma c’erano tutte ma stavolta è andata diversamente e, se all’andata la Fiorentina era apparsa sotto tono e sotto ritmo, ieri ha invece offerto la versione migliore. Circolazione della palla finalmente più veloce (se non passava da Arthur), esterni che riuscivano a dare la profondità, terzini che si sovrapponevano spesso, Belotti indemoniato e molto sfortunato. Essere andati sul riposo ancora sullo 0 – 0 è sembrato un evento sinistro, ma i viola non si sono persi d’animo. Seppur con diverse sfumature, la Fiorentina ha continuato ad attaccare, a creare occasioni, a prendere pali e traverse: una volta tanto anche i cambi sono stati decisivi con un Maxime Lopez che ha trovato nuove soluzioni al gioco offensivo, Faraoni che ha spinto bene nonostante le diverse settimane di inattività, Quarta che ha creato superiorità numerica in mezzo al campo con le sue sortite offensive, Ikoné che ha condotto perfettamente il contropiede che ha portato Biraghi a chiudere i giochi. Eppoi finalmente la zampata di Nico, del giocatore più talentuoso della Fiorentina, di colui il quale deve avere la forza e l’intelligenza di aiutare i propri compagni portandoli dove solamente lui e l’assente Bonaventura possono condurli. Quando le partite sono bloccate e la palla sembra non voler entrare, servono le giocate individuali dei calciatori che hanno più talento e Nico è uno dei pochissimi giocatori viola di un livello tecnico superiore e di una certa esperienza internazionale che può elevare la Fiorentina a giocarsi questa coppa e non solo.

Potrà piacere o non piacere ma con la vittoria di ieri sera Vincenzo Italiano si conferma un allenatore che centra anche obiettivi impensabili ad inizio anno. Da quando siede sulla panchina viola infatti, Italiano ha portato la propria squadra almeno in semifinale in ogni competizione, che fosse Coppa Italia o Conference League e questo è un dato incontrovertibile! Avrà certamente un carattere spigoloso, non sarà simpatico e nemmeno molto flessibile, ma io sinceramente preferisco arrivare in fondo alle manifestazioni anziché divertirmi in conferenza stampa o avere un tecnico che liscia la piazza solamente per non essere contestato. Ed anche ieri sera, le mosse di Martinez Quarta quale centrocampista aggiunto e l’aver alzato i due esterni difensivi, hanno probabilmente dato la spallata finale ad una squadra come il Viktoria Plzen che stava cercando di intasare tutti gli spazi con l’unico obiettivo di arrivare ai calci di rigore.

Ed a proposito di tiri dal dischetto, la serata è diventata perfetta quando Leonardo Bonucci, entrato al 118° minuto nel quarto di finale giocato dalla propria squadra solo per calciare dagli 11 metri, ha sbagliato il tiro decisivo…. Una serata indimenticabile!!!

IL BUONO

  • Nico Gonzalez: all’interno di una gara non certo eccezionale, ha però il grandissimo merito di sbloccarla. Non è ancora il vero Nico… non salta quasi mai l’uomo, viene spesso anticipato di testa, sbaglia gol clamorosi come quello alla fine del primo tempo, ma la rete trovata con il piede destro cancella tutto. E se fosse la svolta?
  • Mandragora: è ormai il perno del centrocampo viola. Corre per tre, gioca palla anche in verticale su Kouamé, rischia il gol alla Bressan con una bella rovesciata, incita sempre i compagni in difficoltà. Se solo accanto avesse un geometra…..
  • Kouamè: tecnicamente è un calciatore non eccelso, ma i miglioramenti nell’interpretazione del ruolo di esterno offensivo e la voglia di spaccare il mondo lo rendono in questo momento insostituibile. Sempre il primo a fare pressing, sempre pronto a lanciarsi su tutti i palloni, sta imparando anche ad attaccare la profondità alle spalle dei difensori avversari con i tempi giusti. In netta crescita.
  • Belotti: prima o poi forse farà anche rete, ma ieri sera è stato encomiabile. Lotta come un leone, difende palla facendo reparto da solo e colpisce di testa con continuità. Anche stavolta il palo non gli rende giustizia ma…. Tra lui e Nzola non c’è proprio paragone.

IL BRUTTO

  • Chi è rimasto sul divano: ovviamente non parlo di chi lavorava o veniva da fuori Firenze, ma la risposta del pubblico è stata sinceramente deludente. Un aspetto da non sottovalutare e sulla quale dovremmo aprire una riflessione. Intanto però pensiamo a festeggiare!

A voi per i commenti!!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – ATALANTA = 1 – 0

Una Fiorentina da stropicciarsi gli occhi!

Come avevamo anticipato su questo blog, la Fiorentina doveva assolutamente cambiare pelle ed interpreti per essere all’altezza di una semifinale di Coppa Italia, e così è stato. Resta anzi il rimpianto per una vittoria che poteva essere molto più rotonda se solo non avessimo trovato sulla strada il portiere italiano più promettente dell’ultima generazione, quel Marco Carnesecchi di cui invocavo l’acquisto al “Corner Viola” già due stagioni fa quando aveva appena conquistato la promozione con la Cremonese. Allora costava circa 12 milioni, l’Atalanta faceva giocare Musso e, un po’ come Vicario, si doveva avere solamente fiducia nella crescita di un giovane azzardando un po’: purtroppo però, la nostra società è questa e noi ancora oggi abbiamo un discreto portiere, che faceva la riserva ad Empoli, a difendere i nostri pali.

Tornando a ieri sera, contro i bergamaschi i viola sono tornati ad essere una squadra compatta, feroce, gestita alla grande da un allenatore che, pur facendo giocare Bonaventura nei due di centrocampo più Beltran, Kouamè, Nico e Belotti, è riuscito a tenere a bada l’Atalanta sapete in che modo? Eh si… proprio con quella difesa alta, quella squadra corta e stretta che secondo tanti esperti sarebbe il male assoluto di questa Fiorentina. La verità è che quando Milenkovic tiene la spina attaccata, quando finalmente gioca Parisi (questa la pecca più grande del mister), quando Nico e Jack tornano ad essere importanti qualitativamente e quando hai due attaccanti come Belotti e Kouamé che tengono la squadra alta e sporcano tutte le linee di passaggio avversarie, allora la Fiorentina torna ad essere quella squadra rognosa che in questi anni ci ha fatto tanto divertire ed è arrivata in fondo a quasi tutte le manifestazioni.  L’Atalanta nel primo tempo è stata annichilita proprio in quelle cose che normalmente la fanno stare al top del calcio italiano: il ritmo, l’aggressività, le marcature preventive, la capacità di interdire e ripartire. In tutto questo stavolta la Fiorentina è stata perfetta e se solo avessimo a disposizione attaccanti più precisi sotto porta ed esterni più decisivi, il risultato sarebbe stato certamente più rotondo.

Resta la netta sensazione che la squadra e Vincenzo Italiano abbiano ben in mente quale siano le manifestazioni da privilegiare in questo finale di stagione. Troppo differenza, seppur con interpreti diversi, c’è stata, in termini di gioco ed applicazione, tra la prova contro il Milan e quella con l’Atalanta. E rimane anche una grande amarezza per un punteggio che poteva essere ben più rotondo per le occasioni avute ed il volume di gioco sviluppato in 90 minuti belli, tirati, intensi ed appassionati. La gara di ritorno sarà una battaglia sportiva che dovrà essere interpretata esattamente come ieri sera ricordando sempre che la rosa dei bergamaschi, già più ricca di quella viola nella gara di ieri sera, potrà annoverare anche Zappacosta e De Ketelaere che non hanno partecipato alla gara. La Fiorentina invece, potrà contare sulle stesse forze sperando in un Nico Gonzalez finalmente più vicino al top della condizione e nell’assenza di problemi fisici da qui al 24 aprile.

Intanto domenica sera la Fiorentina è attesa alla trasferta di Torino contro la Juve: a parte la rivalità, il risultato conta ancora qualcosa per il nostro percorso?

IL BUONO

  • Mandragora: le sue prestazioni sono in netta risalita e finalmente sembrano dare un senso ad uno degli acquisti da me più contestati degli ultimi anni. Gioca una partita di grande sostanza, rincorre tutti, ed è capace anche di far ripartire l’azione con saggezza. Certamente avere accanto un giocatore dell’intelligenza e dell’esperienza di Bonaventura aiuta, ma stavolta la farina del suo sacco è assolutamente ottima. Il gol poi è una perla da riguardare in loop!
  • Parisi: schierato finalmente da titolare nel suo ruolo, gioca una partita diligente senza strafalcioni e con alcune sortite offensive interessanti. Una gara normale, considerando il titolare del ruolo, sembra una gara da fenomeno. La sua mancata titolarità resta l’errore più grande della gestione Italiano.
  • Linea difensiva: dopo i due gol tragicomici subìti dal Milan, Milenkovic e soci tornano attenti, cattivi, compatti. Ranieri in mezzo resta un valore aggiunto, ma stavolta è proprio la chimica di reparto a funzionare (e giocavamo alti anche ieri sera!). Speriamo sia un’inversione di tendenza.
  • Il lavoro sporco degli attaccanti: posto che per me la punta deve fare gol, ieri sera mentre guardavo la Fiorentina mi chiedevo quanto diavolo corrono i nostri attaccanti…. anche contro l’Atalanta i viola hanno giocato con Bonaventura più quattro giocatori che sono attaccanti o esterni offensivi. Come fare a tenere gli equilibri di squadra? Semplice (sulla carta): stando compatti, corti e soprattutto ritardando la riproposizione del gioco avversario con una pressione feroce e sporcando le linee di passaggio. In questo Bellotti, Beltran, Nico e Kouamè sono stati commoventi. Per il gol si prega di ripassare…..  
  • Carnesecchi: solitamente non parlo mai dei giocatori avversari, ma ho da sempre un debole per questo portiere che non concede nulla ai fotografi, è giovane, ha personalità e tecnica di parata. E noi facciamo sempre le nozze coi fichi secchi…..

IL BRUTTO

  • Risultato finale: se guardiamo alla prestazione della squadra ed alle occasioni avute, la sola rete di vantaggio è troppo stretta. Un peccato soprattutto in vista della gara di ritorno quando l’Atalanta davanti al proprio pubblico sarà probabilmente diversa. Servirà una Fiorentina nuovamente perfetta per passare il turno!

A voi per i commenti!!