Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – JUVENTUS = 1 – 1

Una Fiorentina operaia, sporca, che lotta per tutta la gara e riesce a dominare il primo tempo ma paga l’unica disattenzione difensiva della gara. Davanti a sé si ritrova una Juventus certamente diversa rispetto a quella che ha vinto scudetti a raffica, ma il merito deve essere ascritto anche alla squadra viola ed al proprio allenatore che ha preparato la partita al meglio. Resto dubbioso sul cambio effettuato al termine del primo tempo e ne parlerò diffusamente nel prosieguo della rubrica, ma l’intensità della prima frazione, con un gol segnato ed un palo colpito da Pulgar, resta una medaglia da attaccare alla giacca della squadra viola. Indipendentemente dai risultati delle avversarie, una Fiorentina come quella del primo tempo contro la Juventus riuscirà a salvarsi senza troppi patemi d’animo. Avere poi un centravanti con la freddezza di Vlahovic mette la strada leggermente più in discesa!

IL BUONO

  • Amrabat: una volta tanto ho il piacere di inserire il marocchino tra i migliori. Seppur debilitato dal Ramadan, l’ex Verona è finalmente decisivo nel centrocampo viola. Liberato dai compiti di regista affidati al più adatto Pulgar, corre, sgomita, lotta, recupera palloni su palloni e qualche volta riesce anche a far ripartire l’azione. Spesso nel secondo tempo incrocia la strada di Cristiano Ronaldo e non piega mai la testa né depone le armi. Finalmente il condottiero che aspettavamo.
  • Vlahovic: rigore calciato con lo scavetto contro la Juventus. Ripeto, rigore calciato con lo scavetto contro la Juventus. E’ un attaccante nato nel 2000. Basta ed avanza.
  • Igor: schierato largo a sinistra al posto di Biraghi per contenere le scorribande di Cuadrado, non sbaglia praticamente nulla. Un altro che non ha paura di niente e dispone anche di un piede educato quando viene chiamato a crossare. Interpreta in maniera egregia sia la fase difensiva che quella offensiva. Una risorsa fondamentale nella lotta salvezza.
  • Ribery: nelle gare contro le grandi si esalta e torna ad essere il faro della squadra. Seppur non lucidissimo nell’ultimo passaggio, probabilmente anche a causa della terza partita in una settimana in concomitanza con il Ramadan, delizia la platea televisiva con giocate di alta scuola e dribbling in salsa bavarese. Consuma ogni energia per tenere la palla più lontana possibile dall’area viola. La cassaforte di Beppe.
  • Iachini: prepara magistralmente la gara e la squadra risponde con un primo tempo veramente pregevole. La Fiorentina si chiude benissimo e riparte anche con geometrie che regalano occasioni oltre al gol su rigore di Vlahovic. Beppe ancora una volta dimostra che quando c’è da bloccare le squadre avversarie è un maestro; restano grossi dubbi sul cambio effettuato alla fine del primo tempo. Posto che Quarta per Venuti ci può stare, mi chiedo perché andare a toccare l’equilibrio costruito dai tre marcatori: normalmente se la difesa funziona non si tocca mai!! Sarebbe bastato mettere Quarta a fare l’esterno e lasciare Caceres in posizione centrale…ma magari il gol sarebbe venuto lo stesso. Resta il risultato di platino che tutti avremmo firmato prima della gara!

IL BRUTTO

  • Martinez Quarta: va bene la garra, va bene essere argentino, ma qui i passaggi a vuoto iniziano ad essere un pò troppi. La capacità di adattamento al calcio italiano è stata piuttosto rapida, ma adesso deve aumentare la soglia di attenzione all’interno della stessa partita. Il difensore argentino continua ad avere delle pause mostruose che a volte lo portano anche a lasciare sguarnita la retroguardia per la voglia di accompagnare la fase offensiva della squadra. Per quest’anno qui ci dobbiamo salvare e la difesa deve badare a non subire reti!
  • Dragowski: che il taglio della barba gli abbia fatto perdere la forza? A parte gli scherzi, anche oggi ampiamente sotto la sufficienza sia nelle uscite che con i piedi. Continua a non trasmettere sicurezza ai compagni, a sbagliare ogni singola giocata con i piedi quando la squadra decide di ripartire dal basso, a stare bloccato sulla linea di porta sui cross delle squadre avversarie. Sicuri basti la reattività tra i pali?
  • Kouamè: ormai sembra una crociata, ma sarei il primo ad essere felice se un attaccante della Fiorentina cresciuto in una società dilettantistica della provincia fosse importante per i nostri colori. La verità è che anche oggi nei 20 minuti di impiego non compiccia nulla di utile regalando metri e palloni agli avversari senza nemmeno la scusa del Ramadan. Spalluto della Primavera è peggio?

Ci vediamo domani su YouTube per l’approfondimento!!

L’evoluzione dei ruoli nel calcio

Nel calcio, come nella vita, ci sono i periodi storici ed il loro succedersi comporta cambiamenti tecnici, tattici, filosofici.

Se guardiamo anche solo agli ultimi 15 anni, siamo passati da un calcio fatto di ricerca di conquista di spazio in avanti, di verticalizzazioni veloci e di duelli individuali soprattutto sugli esterni, ad un calcio fatto da una fittissima rete di passaggi, spesso in orizzontale, che mirava a muovere le difese per trovare quegli spazi necessari ad andare verso la rete avversaria (il cosiddetto tiki-taka). Quest’ultimo presupponeva un’idea di calcio basata sullo spazio e sul possesso palla che veniva usato anche come metodo difensivo. Negli ultimi anni poi, anche per l’esasperazione di determinati concetti, si sta tornando verso la marcatura preventiva, l’aggressione in avanti, il recupero della palla nella metà campo avversaria per andare a verticalizzare velocemente, il lancio lungo sull’attaccante più fisico ed i centrocampisti che si buttano sulle seconde palle.

Ogni evoluzione del gioco ha comportato anche il cambiamento dell’interpretazione di determinati ruoli. Chi non ricorda la lotta ideologica tra il 4-4-2 che non prevedeva numeri 10 e gli amanti dei meravigliosi Zola e Roberto Baggio? Chi può dimenticare il Beppe Signori capocannoniere in Italia costretto a fare l’esterno sinistro del centrocampo a 4 nella nazionale di Arrigo Sacchi? E Gianfranco Zola quasi costretto ad emigrare da Parma perché l’allora integralista Carlo Ancelotti non lo “vedeva” nella sua disposizione tattica?

Una prima evoluzione diversa dalla trasformazione del trequartista in seconda punta, la mise in campo Carletto Mazzone a Brescia. Quando ebbe tra le mani uno dei talenti più cristallini del calcio italiano, Andrea Pirlo, non potendolo schierare dietro agli attaccanti sia perché avrebbe sbilanciato troppo la squadra, sia perché riteneva il calciatore acerbo fisicamente per sopportare la fisicità dei difensori avversari, lo mise davanti alla difesa. Nacque in quel modo uno dei migliori registi della storia del calcio italiano, un giocatore che riusciva a miscelare tecnica, senso tattico, qualità ma anche quantità. L’idea fu dunque quella di non mettere i piedi buoni solo a disposizione dell’attaccante, ma di tutta la squadra. Provare a giocare la palla fin dalla propria metà campo grazie a lanci millimetrici ed a cambi di fronte che avrebbero disorientato le difese avversarie. Da lì in poi, lo stesso esperimento ebbe risultati straordinari con Pizarro, ex Udinese, Roma e Fiorentina ed ancora oggi il centrale di centrocampo deve abbinare la qualità dei piedi buoni alla quantità delle doti atletiche.

Nelle ultime stagioni poi, soprattutto in Italia, è tornata in auge la difesa a tre: non più quella degli anni ottanta con il libero staccato dietro a due marcatori arcigni, ma una linea che si adatta ai movimenti degli attaccanti cercando di lavorare molto sulle linee di passaggio e sulle marcature preventive. Si cerca cioè di marcare gli attaccanti senza seguirli per tutto il campo, ma cercando di anticiparli per recuperare palla il più vicino possibile alla porta avversaria. La rinascita della difesa a 3, di cui abbiamo parlato diffusamente nell’approfondimento che trovate qui, ha comportato difficoltà per il ruolo degli attaccanti esterni. In quasi tutte le compagini che si schierano con questa impostazione difensiva, il centrocampo diventa a 5 con i due esterni che sono però a tutta fascia e non attaccanti! Ecco che in questo schieramento, questo tipo di calciatori sono impiegati solamente in quelle porzioni di gara in cui le squadre si dispongono con il 3-4-3 (quanto ci manca il calcio dell’Udinese di Zaccheroni!!!). Il problema che si pone è dunque come impiegare gli attaccanti esterni: alcuni di essi sono stati trasformati in seconde punte (vedi El Shaarawy), altri in esterni a tutta fascia (come Lazovic). L’evoluzione che però in questo momento trovo più interessante è quella che stanno cercando di percorrere due squadre invischiate nella lotta per la retrocessione, Torino e Crotone.

Quando vediamo attaccanti esterni che vengono impiegati come seconde punte, spesso si nota fin da subito la loro desuetudine a giocare in quella zona di campo: sia El Shaarawy, che Callejon a Firenze ad esempio, scoprono molto spesso la palla poiché non sono abituati a giocare spalle alla porta con il raddoppio sempre pronto. Cercano inoltre di giocarsi l’uno contro uno anche nelle zone centrali del campo dove perdere il pallone diventa pericolosissimo per un possibile contropiede avversario. Quanto a Lazovic invece, la trasformazione è avvenuta con maggior successo anche per l’organizzazione della squadra che aiuta tantissimo l’ex Genoa. Giocando con Faraoni da una parte e Lazovic dall’altra, si nota che la squadra accompagna in maniera diversa i due esterni sia in fase difensiva che offensiva arrivando anche a servirli con tempi e modi quasi opposti.  

Venendo al Torino di Nicola ed al Crotone di Cosmi, possiamo trovare due calciatori che hanno già consumato l’esperienza da seconda punta ed adesso hanno di nuovo cambiato “mestiere”. Simone Verdi e Junior Messias nascono entrambi attaccanti esterni seppur con caratteristiche diverse: il primo, bravissimo a calciare con entrambi i piedi, più adatto a tagliare verso il centro per concludere in porta, il secondo più bravo a saltare l’uomo per creare la superiorità numerica e servire l’assist. Entrambi i calciatori non sono certo dei bomber, ma il percorso che hanno fatto nelle ultime stagioni è piuttosto simile. Entrambi infatti, giocando in squadre che difendono a tre, sono stati trasformati in seconde punte che avrebbero dovuto servire assist e calciare da fuori ma, soprattutto nel caso di Verdi, non hanno sfondato. Colui che a Bologna era capace di fare rete nella stessa partita calciando una punizione con il destro ed una col sinistro, sembrava essere finito nel dimenticatoio, mentre Messias, al primo campionato in Serie A, alternava ottime prestazioni ad altre anonime.

Il cambio di panchina però, ha portato per entrambi nuova vita: Nicola e Cosmi avevano ed hanno bisogno di fare rete oltre che di conquistare punti. Ecco allora l’intuizione: Verdi e Messias posizionati nei tre centrali di centrocampo con accanto due centrocampisti di quantità (Rincon e Mandragora da una parte, Petriccione e Molina dall’altra), per una formazione più offensiva. Torino e Crotone da allora sono diventate più imprevedibili, segnano di più, divertono di più ed i rispettivi attaccanti, tra cui Simy e Sanabria, hanno ricominciato a segnare con un’ottima frequenza. Ma soprattutto hanno rispolverato due calciatori, e perché no forse una schiera di giocatori nati nel ruolo di attaccante esterno, che possono tornare a dire la loro. In un calcio in cui gli attaccanti ricevono palla quasi sempre spalle alla porta e gli esterni devono essere in grado di coprire tutta la fascia, la qualità tecnica deve trovare altre strade per poter creare la pennellata dell’assist o del gol. In questa nuova zona di campo, coperti da due scudieri a centrocampo e dai tre difensori centrali, possono probabilmente anche prendersi la libertà di giocarsi l’uno contro uno senza essere subito affogati dal raddoppio difensivo ed una volta saltato il diretto avversario, quasi sempre un centrocampista e non un arcigno marcatore, avere lo sguardo verso la porta per l’assist o la conclusione.

E’ certamente presto per dire se sia solamente una necessità del momento o una nuova tendenza, ma spesso le piccole rivoluzioni nascono in provincia, come abbiamo visto con Pirlo a Brescia. Ed allora perché non seguirne l’evoluzione?

Che si gioca??

Avete finito di festeggiare? E di mangiare e bere? La serie A riparte e con essa anche la nostra amata rubrica. Da questa settimana si chiude la prestagione di riscaldamento e si inizia a fare sul serio! Fino ad oggi solamente io ed il Bomber Siiimo abbiamo inviato i pronostici bonus che intendono prevedere i verdetti di fine anno. Vi invito dunque ad inviarli insieme a quelli di questa settimana, mentre devo fare i complimenti all’Argentino Fiorentino che nell’ultimo turno ha sbancato: 3 su 3!!! Vediamo se ha preso la rincorsa per l’inizio del 2021. Io e Francesco invece, abbiamo sbagliato entrambi i pronostici illusi dalla Juventus (che peccato!!! Abbiamo pianto tanto vero Francy???), mentre Bomber Siiimo ed il meneghino di Paderno Dugnano sono rimasti in linea di galleggiamento con 1 su 2.

Ecco allora i primi pronostici del 2021 con i quali si apre la lotta per la classifica! Ecco le mie giocate!

La gara più scontata: JUVENTUS – UDINESE = 1

Dopo la legnata inferta ai bianconeri dalla Fiorentina, Pirlo e soci non possono permettersi di sbagliare nuovamente. La tradizione casalinga della Juventus contro l’Udinese recita numeri che non possono che far sorridere; se a ciò sommiamo l’oggettiva superiorità della rosa di Pirlo rispetto a quella di Gotti, il pronostico sembra chiuso. La coppia De Paul Pussetto potrebbe impensierire la non irreprensibile retroguardia della Torino bianconera, ma le qualità offensive di Ronaldo, Morata e Chiesa dovrebbero essere più che sufficienti per portare via i 3 punti. 1 fisso!

La partita da NON giocare: CHELSEA – MANCHESTER CITY

Stavolta vado in Premier per trovare una gara per me impossibile da interpretare. Già la partita sarebbe stata difficilissima da leggere in condizioni normali, ma in giornata è arrivata la notizia di ben 5 calciatori positivi tra le fila del City, con soli 2 atleti di cui conosciamo l’identità. La banda di Guardiola gioca sempre quel calcio in cui la verticalizzazione sembra una bestemmia, ma ha in De Bruyne il centrocampista più forte del mondo al momento. Ma se fosse anche lui positivo? E se invece lo fossero i difensori centrali? Quanto al Chelsea, è una squadra che non fa della continuità il proprio punto di forza. Vive di alti e bassi sia in campionato che in Europa anche se dispone di calciatori ottimi arrivati nell’ultima sessione di mercato. Troppe incognite, troppi punti interrogativi: scappare a gambe levate!

La sorpresa della giornata: PARMA – TORINO = 2 (Risultato 1 – 2)

La squadra che ha subìto più rimonte al mondo negli ultimi minuti (almeno credo) sta indubbiamente crescendo e dimostrando una grandissima fiducia in mister Giampaolo. L’ex allenatore del Milan ha reintegrato nel gruppo dei titolari anche Izzo, ed ha modificato l’atteggiamento tattico per venire incontro alle qualità dei propri calciatori (passando alla difesa a 3) visto che la società non è riuscita ad operare sul mercato secondo le richieste dell’allenatore. Di contro, il Parma ha cambiato tanto ma non è riuscito ancora a trovare la continuità né di risultati, né di prestazioni. Sembra inoltre che i nuovi ancora non siano riusciti a legare con la vecchia guardia. L’aggravante è poi rappresentata dalla pesantissima assenza di Gervinho, vera punta di diamante degli emiliani. Il Toro invece, a parte Ansaldi, è al gran completo e se porta via i 3 punti inguaia fortemente anche gli uomini di Liverani. Granata corsari?

A voi per i pronostici!