VITORIA GUIMARAES – FIORENTINA = 1 – 1
Un punto conquistato con le unghie e con i denti.
Per come la Fiorentina ha giocato contro il Vitoria Guimaraes, il pareggio era il risultato massimo oggettivamente raggiungibile. Ancora una volta i giocatori meno impiegati da Palladino (non chiamamoli riserve sennò qualcuno si offende) dimostrano la differenza abissale di rendimento che esiste con quelli che vanno in campo ogni domenica. Il mister è stato bravissimo oltre che perfetto nella gestione del gruppo, addossandosi tutte le responsabilità per un primo tempo orribile, ma ancora una volta il turnover ha messo in evidenza come alcuni calciatori siano propri inadatti a militare in una squadra ambiziosa che voglia arrivare in fondo alle competizioni europee e miri ad entrare nell’Europa che conta. Indubbiamente l’approccio al match è stato orrendo con tantissimi errori tecnici nella trasmissione della palla, è stato pigro nell’assenza di movimenti per smarcarsi dalle marcature avversarie, è stato moscio e senza personalità, ma gli interpreti ci hanno messo tanto del loro.
Kouamè ha mostrato limiti tecnici imbarazzanti con gesti involontariamente comici (vogliamo parlare della prima azione offensiva viola quando è inciampato sulla palla oppure quando ha rinviato di testa pur essendo nell’area avversaria?), Ikonè probabilmente non ha capito nemmeno che la partita era iniziata, Richardson ha corricchiato in mezzo al campo come io faccio in pineta d’estate senza far mai qualcosa di utile alla squadra. Ha ragione Palladino quando dice che la squadra probabilmente non ha capito com’era stata preparata la gara, ma alcune scelte sinceramente non le ho capite nemmeno io: posto che Martinez Quarta sembra ormai estraneo alla squadra tanto da sbagliare qualunque scelta sia in fase offensiva che difensiva, alcuni calciatori sono stati impiegati in un ruolo che non ne esalta le caratteristiche. Beltran sull’esterno sinistro ad esempio, è una mossa emergenziale che speriamo finisca presto; in Portogallo, senza Sottil e con Gosens che aveva bisogno di rifiatare, Palladino non aveva alternative ma l’argentino in quella posizione resta completamente fuori dal gioco e non può inventare con continuità per l’attaccante (nell’unica volta in cui ci è riuscito, ha servito Kean a tu per tu con il portiere). Richardson poi, in un centrocampo a due in questo momento non può proprio giocare! Non so se crescendo si adatterà, ma oggi, soprattutto accanto ad un altro mancino come Mandragora, è in evidente difficoltà: il marocchino purtroppo usa un piede solo ed è lento di pensiero, gioca sempre almeno a tre tocchi e questo non è possibile se si vuole giocare competizioni internazionali contro squadre che non siano il Lask. Ad aggravare il quadro, ieri per la prima volta ha steccato clamorosamente anche Comuzzo: solitamente solido, sempre attento, perfetto nella marcatura, in terra portoghese il giovane centrale viola ha commesso diversi errori tecnici e tattici: ha regalato palla agli avversari in impostazione in più di un’occasione, si è fatto saltare facilmente dall’attaccante avversario, ha perso l’uomo sulle palle inattive. In una stagione in cui il nostro Pietro è stato spesso il migliore della difesa viola non c’è da preoccuparsi, probabilmente anche per lui è arrivato il momento di fermarsi un po’ a riposare.
Menomale che nel secondo tempo, certamente con alcuni arrangiamenti di Palladino, ma soprattutto con l’ingresso in campo dei vari Kean, Adli e compagnia, i viola hanno cambiato marcia e negli ultimi 25 minuti hanno letteralmente chiuso i portoghesi nella propria metà campo: se solo l’attaccante della nazionale avesse sfruttato meglio il cioccolatino di Beltran davanti al portiere, probabilmente i viola avrebbero avuto il tempo anche di andare a vincerla per arrivare secondi nel girone. Accontentiamoci del pareggio e cerchiamo di essere soddisfatti di una partita in cui non ci sono stati infortuni, la Fiorentina è riuscita a fare un po’ di rotazioni ed ha ottenuto un risultato utile a saltare gli spareggi di febbraio.
Adesso occhi, cuore e gambe al rush finale del girone di andata della serie A iniziando dalla gara interna con l’Udinese. I friulani sono una squadra fisica, con esterni di gamba ed attaccanti talentuosi, una compagine che potrebbe mettere in difficoltà la Fiorentina lenta ed un po’ spompa delle ultime settimane: servirà una prestazione importante per agguantare tre punti prima della doppia sfida con Juventus e Napoli che ci dirà qualcosa in più in merito all’annata che potranno fare i gigliati in campionato in attesa di un aiuto da Commisso, Pradè e Goretti che speriamo rispondano presente sul mercato.
IL BUONO
- Mandragora: certamente a Firenze sono in minoranza, visto che in tantissimi vorrebbero la sua cessione, ma io credo che un calciatore come lui in rosa sia importante. Grande professionista, mai una polemica, sempre pronto all’impiego, con qualche gol nelle corde. In un reparto in cui poi siamo corti numericamente, Mandragora ci sta alla grande. Certo non può essere (ed infatti non è) il playmaker della squadra, ma quando tocca a lui raramente tradisce. In ogni squadra ci vorrebbe uno professionista come lui!
- Adli: quando i ritmi calano e non deve rincorrere gli avversari, l’ex Milan sale in cattedra. Nella rosa affidata a Palladino è uno dei pochi, se non l’unico, a verticalizzare e con lui la Fiorentina inizia a giocare stabilmente nella metà campo avversaria. A quando i 90 minuti nelle gambe?
- Kean: non è freddo nel momento in cui deve concludere su assist di Beltran, ma come entra in campo i viola guadagnano 20 metri di campo. Non è più quello di inizio stagione, ma la Fiorentina senza di lui davanti non può proprio giocare. Imprescindibile.
IL BRUTTO
- Comuzzo: per la prima volta da quando indossa la maglia viola della prima squadra, appare confusionario e svagato. Compie diversi errori palla al piede ed anche in marcatura non è il solito mastino. Tranquillo Pietro, succede a tutti!
- Kouamè ed Ikonè: come cantava Luciano Ligabue……Ho perso le parole.
- Martinez Quarta: gioca una partita indecente per la quantità di errori commessi. Sembra un pesce fuor d’acqua e credo che la spiegazione, almeno in parte, sia anche di natura tattica. L’argentino nel calcio di Vincenzo Italiano poteva esprimere tutto il suo potenziale perché la fase difensiva era effettuata con la riconquista della palla in avanti, con la ricerca spasmodica dell’anticipo, con la linea difensiva sempre a cavallo della linea di metà campo. In questa stagione invece, la Fiorentina difende bassa e marca quasi sempre alle spalle dell’avversario con l’obiettivo di non farlo girare verso la porta. In questo modo, quando Quarta commette i suoi soliti errori, la palla viene persa al limite o dentro l’area di rigore e dunque è decisamente più pericoloso. Se Pongracic è pronto, credo sia giunto il suo momento!
A voi per i commenti!!
