Tra palco e realtà

Dopo troppi mesi di assenza dovuti essenzialmente all’emergenza sanitaria causata dal Covid 19, Rocco Commisso è tornato a Firenze ed ha dettato la linea. Ha usato parole chiare e nette ma non tutte sono quelle che i tifosi viola avrebbero voluto ascoltare.

  1. La notizia più importante è che il Presidente della Fiorentina si fermerà in città per qualche mese, non per qualche giorno come successo le scorse volte. La decisione di stare vicino alla squadra, alla città, alla società, ben rappresenta l’importanza del momento: tanti nodi sono venuti al pettine ed è arrivato il momento delle scelte definitive.
  2. Il Centro Sportivo: dopo che si è tenuta la Conferenza dei Servizi alla presenza del Comune di Bagno a Ripoli e della Sovrintendenza, sembra si sia finalmente arrivati ad un accordo che permetterà l’avvio dei lavori al massimo all’inizio del 2021. Commisso ha nuovamente fatto presente che più volte la società è venuta incontro alle richieste del Dr. Pessina e soci, adesso è il momento del si o del no. Sono perfettamente d’accordo con la presa di posizione del Presidente viola poiché ancora una volta si rallentano lavori su una zona che precedentemente era completamente abbandonata! L’area in cui sorgerà il Centro Sportivo viola era piena di erbacce, sterpaglie, rifiuti ed alcune palazzine erano anche occupate da spacciatori e senzatetto. Oltre a ciò, si dovrebbe anche pensare all’impatto economico che tali lavori avranno sul tessuto fiorentino: in un momento di crisi come questo, siamo sicuri che far scappare gli investimenti che mirano al recupero di tali zone sia la decisione migliore?
  3. Lo Stadio: Commisso ha avuto parole di grande apprezzamento per la modifica della norma che potrebbe aprire la strada ad un nuovo Franchi, ma ha anche già messo in chiaro che le sue condizioni per investire su Campo di Marte restano le stesse. Il patron vuole il controllo totale sul progetto, tempi rapidi e costi giusti. Qui credo si giocherà una partita a scacchi in cui i giocatori saranno molteplici e sarà necessaria la collaborazione tra Stato, Comune e Società per venirne a capo. E’ chiaro che un nuovo stadio a Campo di Marte non è pensabile senza la realizzazione della tramvia e senza una modifica importante alla viabilità dell’intero quartiere: ciò rischierebbe di creare gli stessi problemi che viviamo oggi. Ad ognuno dovrà spettare la propria parte e credo che in tal senso anche le Ferrovie dovrebbero diventare attore protagonista non solamente con il possibile nuovo parcheggio da 3.000 posti nella zona di loro proprietà, ma anche con il rafforzamento dei collegamenti tra la stazione di Campo di Marte e le altre stazioni. Anche qui, pur rispettando la storia dell’Artemio Franchi, credo sia necessario uno scatto in avanti, un cambio di passo, che faccia diventare Firenze una città più moderna, più ricca, al passo con i tempi.
  4. La squadra: e qui veniamo alle dolenti note (o forse solamente alla pretattica). Commisso ha utilizzato le stesse parole del Direttore Sportivo Pradè: la rosa è pressoché completa anche se di fronte ad un’occasione la proprietà non si tirerà indietro. Sinceramente la cosa non mi convince. Credo sia una posizione di pretattica poiché la scorsa stagione, quando il Patron raccontò che i soldi non erano una problema, tutti i prezzi andarono alle stelle. Ciò detto, non possiamo però negare un filo di delusione: la gestione dei rinnovi contrattuali ad esempio, sembra essersi incanalata su un binario morto e Milenkovic, Chiesa e Pezzella sono ancora ad attendere quel riconoscimento promesso pubblicamente dalla società. Far arrivare tre dei tuoi migliori giocatori in scadenza 2022 senza rinnovo a questo punto della stagione, non mi sembra l’idea del secolo soprattutto se dietro ad uno dei migliori difensori giovani del campionato lavora quel volpone di Ramadani, se uno dei migliori talenti del settore giovanile degli ultimi anni gioca col muso lungo ormai da 1 anno ( e con questo allenatore deve fare il terzino) e se il capitano è appetito da piazze più importanti ma non ha ancora ricevuto ciò che gli è stato promesso. Ma la delusione più grande è stata la parte dell’intervista relativa agli obiettivi: sentir dire che la mancata qualificazione europea della Fiorentina non può essere considerata un fallimento, è un colpo al cuore per dei tifosi che hanno accolto Commisso come fosse il nuovo Messia. Sentirsi dire che l’obbiettivo primario è rimanere nella parte sinistra della classifica, significa che anche la stagione 2020/2021 parte con ben poche ambizioni.

Insomma, dopo l’espressione clienti, siamo all’arte del vivacchiare.  Se poi i tifosi viola devono accontentarsi del ritorno di Borja Valero …. allora forse avevamo capito male!!

Di nuovo clienti?

Ma Rocco Commisso lo ha detto davvero?

“40 mila persone sono troppe, però iniziamo con 5 mila. Dobbiamo incominciare il più presto possibile perché le aziende vanno avanti con i clienti e i nostri sono i tifosi – ha dichiarato a RTV38 – Qualsiasi azienda ha bisogno dei propri clienti, il calcio non è diverso.”

Ecco….appunto….lo ha detto davvero!

Dopo alcune dichiarazioni molto simili della precedente proprietà ed in particolare di Cognigni, i tifosi si rivoltarono perché non volevano essere trattati come dei normali clienti di un qualunque bene da vendere o da acquistare; al momento la reazione, per fortuna, non sembra essere la stessa. Nonostante ciò, credo sia necessario approfondire le dichiarazioni del proprietario della Fiorentina. La lingua italiana è molto ricca, questa è la sua bellezza, ma quando la si usa si deve fare attenzione al significato ed alle sfumature dei termini che si vogliono utilizzare. Il termine cliente presume ci si trovi davanti a qualcuno che compra un bene o un servizio e sinceramente mi rifiuto di considerare il calcio come tale. Il calcio, la partita, il tifo è emozione, passione, sudore, amicizia, gioia e dolore, vittoria e sconfitta non solamente della tua squadra del cuore ma (almeno a Firenze) della tua città. Quando si acquista un abbonamento allo stadio, non si compra uno stereo, una TV, un lettore CD, ma si versa una quota per contribuire alle fortune della tua squadra e per andare allo stadio a palpitare tutti insieme. Ricordo poi che il cliente in quanto tale, spesso si sente in diritto di chiedere delle cose che magari non gli spetterebbero nemmeno. Il tifoso invece, chiede solo di potersi emozionare e di poter gioire o soffrire insieme ad altri appassionati come lui. Ma la differenza fondamentale tra tifoso e cliente è che il cliente compra un oggetto, il tifoso è un sognatore innamorato che come tale non deve MAI essere tradito.

L’occasione è ghiotta per parlare anche dell’assetto societario della nuova Fiorentina di Commisso, che credo debba essere assolutamente rinforzata. Se per la parte sportiva sembra si sia deciso per una struttura snella dove Barone e Pradè si occupano della prima squadra con Antognoni e Dainelli, mentre Angeloni si occupa del settore giovanile con Niccolini e Cappelletti, consiglierei al Tycoon di curare maggiormente la parte relativa alla comunicazione. Le tantissime interviste concesse ad esempio, non sono funzionali al messaggio che si vuol dare. La proprietà di solito parla se ha qualcosa di importante da dire, altrimenti si rischia un flusso continuo di dichiarazioni che non permette di focalizzare l’attenzione sulla parola del proprietario (o padrone che dir si voglia). Mentre i video relativi alle nuove maglie, agli allenamenti o ai calciatori sono bellissimi, le conferenze stampa senza contraddittorio e senza giornalisti presenti che possano fare domande, lo sono un po’ meno. E’ veramente strana la gestione della comunicazione da parte della nuova proprietà soprattutto se si pensa all’organizzazione dello sport americano: negli Stati Uniti, le proprietà e le società sportive cercano in ogni modo la fidelizzazione del tifoso (non del cliente) e su quella basano poi le campagne marketing, quelle mediatiche ed ogni singola mossa, qui sembra invece si cerchi di fare il contrario.

Il credito che Rocco Commisso ha presso la piazza di Firenze è ancora immenso, ma consiglio sommessamente di fare attenzione perché le passioni sono dei fuochi che si accendono velocemente, ma allo stesso modo rischiano di spengersi.

La conferma di Beppe

Dopo un casting durato settimane, e dopo che sembrava ormai in dirittura d’arrivo l’accordo con Eusebio Di Francesco, la Fiorentina ha scelto la continuità. Anche nella stagione 2020/2021 Beppe Iachini siederà sulla panchina viola. La decisione, come nelle migliori tradizioni di una città come Firenze, ha da subito diviso e fatto discutere. Certamente è una conferma che in pochi ormai si aspettavano e che lascia aperti diversi punti interrogativi. Il primo ed anche il più grande è quello relativo agli obiettivi della prossima stagione. Con Beppe sembra ci si debba aspettare una squadra che lotterà sempre col coltello tra i denti ma continuerà ad avere quell’atteggiamento da provinciale di cui abbiamo già parlato diverse volte anche su questo blog. Se l’obiettivo della proprietà era scaldare l’entusiasmo della piazza, temo che la scelta si rivelerà un boomerang.

Se guardiamo alla carriera del mister di Ascoli Piceno, nelle sue esperienze in Serie A, quando è partito dall’inizio della stagione è riuscito a concludere il proprio mandato solamente una volta (a Palermo) chiudendo all’undicesimo posto. Non che abbia mai guidato delle corrazzate, ma i numeri sono lampanti: Iachini sembra essere un mister bravissimo a rianimare squadre cotte, ottimo per vincere i campionati di Serie B, ma in difficoltà nella serie maggiore. Se poi guardiamo anche all’esperienza viola, fino alla vittoria con il Lecce la media punti di Iachini era pressoché identica a quella di Montella anche se l’atteggiamento dei calciatori era certamente diverso. Ciò che è evidente è che la decisione della società è stata condizionata da un gruppo che ha dimostrato più volte l’attaccamento al mister col cappellino e questo non può e non deve essere sottovalutato.

I dubbi in merito alla conferma di Iachini sono però molti:

  • Se davvero la Fiorentina era così entusiasta del lavoro di Beppe, perché non confermarlo subito dopo la vittoria con il Lecce che ha praticamente regalato ai viola la salvezza? Ciò avrebbe dato la possibilità di sperimentare anche in vista del prossimo anno calciatori, moduli e magari trame di gioco un po’ più innovative rispetto a ciò che abbiamo visto ad esempio nella trasferta di Roma. Non è che la conferma è arrivata così tardi solo per l’assenza di alternative? Speriamo che la scelta sia stata fatta con convinzione altrimenti al danno potrebbe aggiungersi la beffa
  • Il calcio di Iachini è vecchio, datato e sinceramente spesso noioso. C’è da dire che non appena la squadra ha raggiunto la matematica salvezza, i giocatori si sono sciolti ed hanno dimostrato qualcosa in più ma la fase offensiva è chiaramente improvvisata. Diamo la palla a Ribery (o Chiesa in assenza del francese) e qualcosa succederà. Quando la squadra si difende, lo fa sempre negli ultimi 30 metri di campo schierando almeno 10 calciatori sotto palla in modo che, una volta recuperata la sfera, per arrivare al tiro occorrono tanti passaggi ed una buona dose di fortuna. In più la squadra è centrata su 5 difensori (vedasi Chiesa costretto a fare il terzino destro a Roma) e quando và in svantaggio fa tantissima fatica a recuperare. I palloni giocabili per gli attaccanti poi, sono sporadici e quasi sempre frutto di intuizioni personali dei vari Ribery, Castrovilli o dei calci piazzati di Pulgar
  • I proclami (forse troppi) del magnate Commisso avevano convinto Firenze che si potesse tornare a sognare. “I soldi non sono un problema”, “l’anno prossimo si torna a lottare per l’Europa”…. con Iachini si può? La decisione di oggi suona come un brusco risveglio, una doccia fredda. Dopo che si è sbandierata la voglia di prendere top player ed allenatori vincenti, la prossima stagione ci ritroviamo con Iachini in panchina (ottimo per salvarsi ma mai cimentatosi in una lotta del genere) ed una squadra da rinforzare in ogni reparto
  • Iachini poi è un maniaco del 5-3-2 ma in questo sistema di gioco Chiesa dove lo mettiamo se abbiamo già Ribery? Non certo quinto a destra come a Roma (uno scempio), ma nemmeno attaccante insieme a Ribery! Possiamo prescindere da Chiesa? O la Fiorentina riesce a venderlo per rinforzare la squadra o altrimenti anche il prossimo anno rischiamo la riproposizione del tormentone Chiesa si – Chiesa no: anche basta please!
  • Il gruppo creato da Iachini sembra granitico e questo è certamente una nota di merito importante. Tutti i calciatori, anche quelli meno impiegati, sembrano essere coinvolti e questo ha certamente avuto un ruolo decisivo nella scelta societaria: basterà per tornare stabilmente nelle prime 8 del campionato?

Devo confessare che io non avrei mai confermato Iachini. Credo che il calcio che abbiamo visto in questi mesi sotto la sua guida, sia quello di una provinciale che mira a vivacchiare a metà classifica ed a salvarsi, ed io avevo capito che questa proprietà voleva esattamente il contrario. La Fiorentina che si chiude a riccio e gioca solo di contropiede non è degna della bellezza di una città d’arte come Firenze. Se tanto non si deve vincere nulla, se non si deve nemmeno lottare per l’Europa, almeno che si faccia vedere uno spettacolo degno di questo nome! Se poi Beppe e la squadra sapranno smentirmi in tema di spettacolo e di risultati, sarò il primo ad esserne felice.

Voglio trovare un senso a questa situazione

Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

(Vasco Rossi)

Beppe o non Beppe?

In molti, ed io sono tra questi, credono che dalla scelta dell’allenatore della prossima stagione si capiranno le reali intenzioni della società. Le dichiarazioni di Commisso nel momento dello stop per il Covid avevano fatto pensare che la conferma di Iachini fosse appesa ad un filo e da quel momento il toto-allenatore è diventato lo sport più praticato a Firenze.

Si sono sentiti tantissimi nomi uscire sui giornali ma alcuni di questi si sono già accasati oppure hanno deciso di restare dove sono. Da Juric che ha scelto di rimanere a Verona, a Emery che torna in Spagna sulla panchina del Villarreal, adesso i nomi sul mercato non sembrano essere troppi. Alcuni di essi presuppongono un mercato di primissima fascia (Spalletti), altri probabilmente si accontenterebbero di molto meno perché si devono rilanciare dopo aver fallito in altre piazze (Giampaolo o Di Francesco), oppure perché comincerebbero la propria carriera da mister a Firenze (De Rossi). Ci sono poi altri nomi che circolano, da Blanc a Marcelino, qualcuno sussurra Allegri. Ciò che poi dobbiamo ricordare è che il casting del regista avviene quando una buona parte degli attori sono già stati scelti. Nel mercato di gennaio la Fiorentina si è mossa pesantemente con l’acquisto di calciatori che certamente saranno la spina dorsale della nuova compagine viola. Da Amrabat a Duncan, da Kouamè a Igor fino a Cutrone, sono giocatori che indipendentemente dal nuovo allenatore faranno parte della rosa della prossima stagione. Una stagione che partirà prestissimo e che non darà tanto tempo per programmare.

Nelle ultime settimane poi, anche a causa della striscia di risultati utili, le quotazioni di Iachini sono in netta risalita. Il buon Beppe ha fatto ciò che gli era stato chiesto: ha salvato la squadra con 4 giornate di anticipo, ha rivitalizzato un gruppo spento dalla gestione Montella, si è fatto ben volere da tutti, anche da chi non sempre ha giocato come Cutrone, Chiesa o Ghezzal. Certo Beppe è Beppe, lo conosciamo come un libro già letto. Le sue squadre sono toste, corrono molto, fanno dell’attenzione difensiva un mantra. Anche quando la Fiorentina ha schierato le tre punte, in realtà Chiesa ha fatto il quinto a destra oppure Ghezzal il terzo centrocampista centrale. Sicuramente ha tanti pregi, come la conduzione lineare del gruppo e la cultura del lavoro, ma ha anche grandi limiti. Quasi mai le sue squadre impongono il gioco e la fase offensiva è da sempre affidata alle giocate individuali dei singoli. Se la Fiorentina vuole continuare ad essere una squadra con la mentalità operaia e provinciale di chi se la gioca con tutti ma sempre con le stesse armi, Iachini è la persona giusta ma se invece si vuole diventare una compagine europea allora meglio cambiare. È una scelta filosofica e come tale deve essere affrontata. Quale Fiorentina vuole vedere la proprietà? Quale messaggio devono dare i viola? Quale idea si vuole portare avanti? La scelta sta tutta lì.

Se dovessi decidere io non avrei dubbi e punterei sul gioco, sulla sfrontatezza di una Fiorentina che se la gioca a viso aperto su ogni campo d’Italia, una squadra di cui essere orgoglioso. Una viola che punti a far riscoprire il divertimento ai tifosi dopo anni funesti. Ci sarebbe bisogno di un allenatore capace di dare alla squadra una propria idea di gioco, che sia in grado di lavorare con i giovani ed abbia esperienza nella costruzione di un’identità di squadra. Il nome? Maurizio Sarri. Allenatore con esperienza in tutte le categorie, nato a due passi da Firenze, che sa lavorare con i giovani e che fa divertire il pubblico ed i calciatori. Credo che, a meno di miracoli in Champions, l’esperienza bianconera potrebbe già essere al capolinea. Sarri potrebbe ritrovare quella fame operaia, quella voglia di sfidare il mondo con il gioco, che a Napoli ed Empoli lo aveva fatto diventare il profeta del nuovo calcio spettacolo. Abituato a lavorare con i giovani, pronto ad utilizzare più moduli, avrebbe a Firenze tutto il tempo di sperimentare e di tornare ad essere quello che è sempre stato: un allenatore in tuta che pensa solamente al campo.

Se invece si vuole il nome internazionale punterei su Rafa Benitez. Un profilo diverso, più abituato ai grandi nomi, è riuscito a portare a Napoli calciatori di profilo europeo ed ha posizionato la squadra partenopea stabilmente nelle posizioni da Champions. Abbastanza flessibile, sarebbe probabilmente un target più alto ma darebbe fin da subito l’idea di una proprietà che non si accontenta. Certamente sono due profili difficili da raggiungere per una Fiorentina che ha fallito miseramente le ultime tre stagioni, ma se non si riparte da un allenatore che faccia del gioco il proprio mantra, il rischio di un’ennesima annata anonima di transizione potrebbe diventare una triste realtà.