Che si gioca??

Bentornati alla rubrica del venerdì! Innanzitutto voglio rassicurare il mio amico Carlo, e con lui tutti voi: non aprirò un’agenzia di consulenze in scommesse, né tantomeno vi annoierò con video su YouTube (a proposito ne ho inseriti due questa settimana sulla Champions League!) sulle possibili giocate da effettuare nel fine settimana. Del resto anche nel turno scorso non ho azzeccato nemmeno un pronostico ma sono stato in ottima compagnia! Come me anche l’Argentino Fiorentino le ha ciccate tutte, mentre il neo-arrivato Francesco è stato bloccato solamente dal nubifragio di Udine dopo aver preso la prima giocata. Tutti gli altri hanno galleggiato sul 50 per cento….dai dai che è la settimana giusta!!

Eccoci allora ai pronostici….rubrica divertentissima, ma non così affidabile!! 🙂

La gara più scontata: GENOA – JUVENTUS = 2

Un pò perché ci credo, molto per gufargliela, gioco la vittoria della squadra di Pirlo contro i rosso blu. I bianconeri vengono dalla roboante vittoria in quel di Barcellona, mentre il Genoa è riuscito nell’impresa di farsi riacciuffare dalla Fiorentina al 97°. Se davvero Ronaldo e compagni hanno svoltato, è la gara giusta per dimostrarlo e per non perdere ulteriore terreno dalla vetta. Certo i ragazzi di Maran non possono regalare nulla ma la differenza tecnica e di rosa sembra troppo ampia. Se poi la Juve dovesse riuscire a far interpretare a Kuluseski il ruolo di trampolino giusto per lanciare gli attaccanti, allora la svolta potrebbe essere vicina anche per il fantasma di Dybala che finora stiamo vedendo: è l’ultima occasione per l’argentino di insidiare la maglia di Morata, squalificato ancora per un turno. Per tutti questi motivi, credo che Pirlo ed i suoi faranno 3 punti ed il Genoa rimarrà dietro la Fiorentina in classifica.

La partita da NON giocare: CAGLIARI – INTER

E’ stata una settimana tremenda per la fazione nerazzurra di Milano. L’estromissione non solo dalla Champions League, ma anche dall’Europa League grida ancora vendetta non solo per il risultato, ma anche per il modo in cui la squadra di Conte ha giocato la partita più importante dell’anno. Lenti, mosci, senza cattiveria, con un gioco monocorde: sembravano la Fiorentina! La gara di Cagliari potrebbe essere l’occasione giusta per rilanciarsi fin da subito visto che Cragno ed i suoi concedono sempre molte occasioni. Il dubbio però è: la squadra sta ancora con Conte? La società ha ancora il polso della situazione continuando a difendere il proprio allenatore? Di fronte l’Inter si trova il Cagliari, squadra che gioca un gran bel calcio senza preoccuparsi mai degli avversari. Di Francesco può contare nuovamente su Simeone, l’attaccante perfetto per aprire gli spazi a Joao Pedro, anche se è vivo il ballottaggio tra l’ex viola e Pavoletti, che non lo ha fatto certamente rimpiangere. L’Inter concede poco ma solitamente soffre le squadre che tengono ritmi alti. Insomma, un rompicapo da non toccare!

La sorpresa della giornata: BOLOGNA -ROMA = 1

La Roma dopo un avvio folgorante e sorprendente sembra in deciso calo anche per le assenze pesanti che ha dovuto sopportare. La rosa a disposizione di Fonseca (tra l’altro squalificato) non è certamente all’altezza delle grandi del campionato ed a Bologna mancheranno Mancini, Pedro e forse Pellegrini, mentre rientrerà Veretout anche se non si sa in quali condizioni. Di fronte ci sarà il Bologna che sta invece facendo il cammino contrario: dopo un inizio zoppicante, la truppa di Mihajlovic sembra aver trovato maggiore continuità di rendimento e potrebbe avere gli argomenti giusti per mettere in difficoltà la difesa a 3 giallorossa. Seppur senza Orsolini, i vari Sansone, Barrow e Soriano potrebbero trovare i giusti spazi tra le linee per far male alla Roma che sta invece ancora aspettando il miglior Dzeko. Vada per il segno 1!

A voi per i pronostici!

Il Risiko Italia

Mentre alcune regioni hanno appena ricevuto  il nuovo verdetto cromatico, come ad esempio la Toscana che è passata dalla zona gialla a quella arancione, in Italia si susseguono le polemiche. Come tutti voi saprete infatti, con l’ultimo DPCM del governo Conte, il nostro paese, per scongiurare un altro lockdown generalizzato che probabilmente avrebbe definitivamente messo in ginocchio l’economia, è stato suddiviso in colori che fotografano il grado di pericolosità del contagio e la realtà della situazione regionale. Ecco dunque la suddivisione dal più grave (rosso) al meno grave (giallo) mentre nessuno è nella condizione ideale, cioè in zona verde. La speranza è che tale decisione abbia più fortuna di quanto non sia accaduto in  Francia dove tale politica di suddivisone in fasce non ha ottenuto i risultati sperati.

Al di là delle polemiche e dei dubbi generati dall’inserimento di alcune regioni in una fascia anziché in un’altra (la più clamorosa certamente la Campania), credo sia doveroso fare alcune considerazioni. Innanzitutto è bene sottolineare che l’inserimento delle regioni in determinate colorazioni, non avviene sulla base della simpatia dei Governatori o in funzione di chi abbia i paesaggi più belli, così come è fondamentale sapere che non conta solamente l’indice di contagio. Oltre a quest’ultimo infatti, concorrono altri 21 parametri scientifici che calcolati insieme danno il risultato finale: tra essi ci sono la curva di crescita del contagio, il numero dei letti disponibili in terapia intensiva, la quantità di personale sanitario, la capacità di tracciamento ed altri parametri ancora. Nel caso specifico della Campania ad esempio, è stato rimarcato come la situazione sia effettivamente molto critica a Napoli, ma sia tendenzialmente sotto controllo nelle altre zone della regione. Ecco allora che il governo ha provveduto ad inserire la Campania in zona gialla, ma ha lasciato libertà agli amministratori locali di poter emettere ordinanze maggiormente restrittive.

E qui, come dicevano i nonni, casca l’asino!

Ciò che trovo assolutamente sconsiderato e rivoltante, è l’utilizzo della polemica sulla salute delle persone a fini elettoralistici. Se non erro, Fontana e Gallera accusarono il governo Conte per la ritardata  istituzione delle zone rosse nel bergamasco durante la prima ondata (quando in realtà secondo la legge che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale anche le regioni possono proclamarla); ricordo anche la violenta campagna di stampa in merito alla diffusione del carteggio di quei giorni per riuscire a dimostrare che effettivamente Conte e Speranza avrebbero dovuto essere più rigidi fin da subito per limitare l’evoluzione della pandemia. Adesso però, a fronte dell’istituzione della zona rossa in tutta la Lombardia, lo stesso Fontana si ribella dicendo che la decisione è troppo dura!! E’ possibile sapere quali sono le differenze? Questo succede a destra, mentre a sinistra (o presunta tale) De Luca, che ha fatto una campagna elettorale sui bazooka e sulle restrizioni, che ha richiesto più volte la zona rossa in tutta la regione Campania adesso che la regione è in zona gialla tace? Non esiste più il virus dopo aver vinto le elezioni regionali? Oppure non esiste più dopo le violente manifestazioni di piazza delle settimane scorse? Per non parlare poi di De Magistris: il sindaco di Napoli ormai da più giorni denuncia la situazione disperata degli ospedali cittadini travolti dai pazienti che accorrono nei pronti soccorso per il Covid. Allora perché anche nell’ultimo fine settimana il Lungomare di Napoli era aperto? Sbaglio o in altre città (ad esempio Firenze e Roma) determinate piazze sono rimaste chiuse? Qual è il problema? Abbiamo sempre bisogno dello Stato come parafulmini quando le decisioni da prendere scontentano i cittadini? De Magistris, De Luca, Fontana, Gallera (ci potremmo mettere anche Musumeci e Cirio), sindaci, governatori di centro destra e di centrosinistra vogliamo iniziare ad essere almeno conseguenti a ciò che si dice? La vogliamo smettere di speculare sui problemi della gente? Proprio adesso che il Paese avrebbe bisogno di essere unito, è insopportabile avere ancora a che fare con gli avvelenatori di pozzi, con i solisti della politica, con gli sfascisti, di qualunque parte essi siano. Questa seconda ondata è più difficile soprattutto psicologicamente perché la  gente è più stanca, più povera, più sola.

Tutto serve, tranne la speculazione a fini elettorali: non ora, non adesso!!

Vorrei, ma non posso

Ve la ricordate la hit dell’estate 2016 di Fedez e J-Ax (in realtà il titolo era “Vorrei ma non posto”)? Ecco, la politica del governo italiano delle ultime settimane sembra voler ricordare il tormentone di allora: chiudo, non chiudo, alle 23 anzi alle 18, faccio giocare invece sospendo.

Come già scritto nello scorso articolo che trovare linkato, Conte e la sua squadra hanno perduto del tempo prezioso nelle scorse settimane ed adesso, pubblicando il terzo DPCM negli ultimi 11 giorni, sono costretti a rincorrere. Rincorrere i contagi, i tracciamenti, i posti in terapia intensiva, la pandemia. Il tempo perso, unito ad atteggiamenti scriteriati di tanti cittadini guidati da politici senza scrupoli e virologi che non azzeccano mai una previsione, ci hanno fatto precipitare nuovamente in quei meandri ansiogeni in cui tutti i giorni si aspetta il numero dei positivi per cercare di capire cosa ne sarà del nostro futuro.

Il titolo di questo articolo riassume gran parte delle decisioni assunte da Conte e dal governo: i ristoranti ed i bar ad esempio, chiuderanno alle 18,00, mentre nelle scuole superiori si chiede di raggiungere il 75% di didattica a distanza. Si chiudono i teatri, i cinema, le gare degli sport dilettantistici, le piscine, le palestre e finalmente le sale bingo. Si demandano però ai Sindaci ed ai Presidenti di Regioni possibili coprifuoco in determinate zone delle città e con orari flessibili. La speranza è che tutto questo sia sufficiente e che i risultati inizino ad arrivare velocemente perché, contestualmente alle decisioni del governo, nel paese cresce la rabbia che viene sempre più facilmente strumentalizzata da frange estreme che si insinuano nello scontento sociale. I risultati sanitari poi, dovranno essere accompagnati da sostegni economici rapidi per quelle categorie più colpite dalle misure del DPCM di domenica.

Se però siamo arrivati a questo drammatico punto, qualcuno dovrà pur essere chiamato a rispondere delle proprie responsabilità. Quando il Ministero della Salute negli ultimi mesi ha messo a disposizione delle sanità regionali materiale e denaro come mai era successo negli ultimi 20 anni, alcuni presidenti di Regione cosa hanno fatto? Come mai in alcune regioni non sono stati predisposti i letti di terapia intensiva per i quali sono stati inviati materiale e soldi? Come mai in alcune parti d’Italia i ventilatori polmonari sono stati chiusi in un magazzino anziché essere messi in corsia? Quando tutto sarà finito qualcuno sarà chiamato a rispondere di tutto ciò? O si continuerà a sbraitare come quelli che adesso si chiedono cosa abbia fatto il governo per prevenire la seconda ondata, ma hanno passato tutta l’estate a creare assembramenti ed a raccontarci che il virus era morto?

Eppoi non dimentichiamo lo scandalo del trasporto pubblico locale…. Abbiamo ancora un Ministro? La De Micheli è ancora in carica? Ci voleva che scoppiasse nuovamente la pandemia per capire che la capienza all’80% sui mezzi pubblici è pura follia? Era necessario aspettare oltre un mese di scuola per iniziare ad utilizzare i bus turistici? Era così difficile prevedere che, in assenza di un reale scaglionamento orario dell’ingresso dei ragazzi a scuola, gli studenti si sarebbero ammassati sui bus, nelle metro, nei treni nelle stesse fasce orarie? Ed in tutto questo, mentre altri ministri ci hanno sempre messo la faccia, De Micheli è sparita: nessuna decisione, nessuna idea, nessuna alternativa. In tanti hanno criticato e talvolta denigrato la Ministra Azzolina per le gestione della scuola, ma almeno dal punto di vista sanitario, il sistema scolastico sta reggendo. Non si capisce francamente perché De Micheli stia uscendo indenne da ogni critica, da ogni lamentela.

Anche se è difficile, perché siamo tutti stanchi ed arrabbiati, cerchiamo di seguire le regole! Mascherina, distanziamento, igiene delle mani!!

DPCM: uno tira l’altro, come le ciliegie!

Il Presidente Conte domenica sera ha emanato il nuovo DPCM con l’obiettivo di contrastare più efficacemente la curva dei contagi che sta diventando di giorno in giorno più preoccupante. Come sa chi legge il blog, non mi piace parlare di cose che non conosco, quindi eviterò di commentare il numero dei contagiati,  dei ricoverati o dei tamponi poiché ho troppo rispetto per chi ha studiato medicina una vita per poter arrivare ad esprimere pareri consapevoli.

Chi ha tempo e voglia di leggere l’ultimo DPCM che resterà in vigore fino al prossimo 13 novembre (salvo peggioramenti della situazione), lo trova qui nel link ma mi sento in diritto di commentare ciò che mi ha principalmente colpito del Decreto in positivo ed in negativo.

Credo sia assolutamente condivisibile il tentativo di limitare gli assembramenti davanti, dentro e fuori dai locali. Se siamo in un momento di emergenza, dobbiamo essere pronti a rinunciare a scampoli di libertà per la salute pubblica di tutti, in primo luogo dei più deboli. Trovo dunque giustissimo il divieto di sostare in piedi davanti ai pub, locali e bar che non riescano ad assicurare il servizio al tavolo e, nel contempo, credo sia una buona mediazione la chiusura degli stessi alle 24. E’ inoltre da sottolineare positivamente la facoltà che il governo ha offerto a sindaci e presidenti di regione di chiudere le zone della città maggiormente frequentati per la movida o inasprire le direttive del governo centrale. Quanto al polverone alzato dai sindaci in merito a tale facoltà, trovo la polemica strumentale poiché sono gli stessi primi cittadini a chiedere quasi quotidianamente poteri speciali per governare meglio la città ed adesso che l’intenzione del governo è delegare loro la prerogativa di chiudere le zone a maggior rischio di assembramento, non vogliono esercitarla? Sono invece stati molto più reattivi i presidenti di Lombardia e Campania che, di fronte ad una curva di contagi in preoccupante ascesa, hanno deciso per il coprifuoco notturno che entrerà in vigore rispettivamente giovedì e venerdì. E’ giusto che venga delegata a chi conosce meglio il territorio la decisione di provvedimenti più restrittivi, mentre resta assolutamente da scongiurare l’ipotesi di un nuovo lockdown: interi settori produttivi non sopravviverebbero ad una seconda chiusura indiscriminata.

Ciò che invece credo sia assolutamente inaccettabile, è la decisione presa dal governo in merito allo stop delle attività sportive a carattere provinciale degli sport di base. Le scuole calcio, le scuole di basket, quelle di rugby e di tutti gli altri sport di contatto sono costrette a fermarsi come fossero gli untori. Sarà possibile svolgere solo gli allenamenti in forma individuale (tornando dunque al protocollo utilizzato dalle società per i centri estivi), ma non le partite ed i tornei a carattere provinciale. La scelta è sbagliata sia dal punto di vista medico che da quello sociale: è scientificamente provato che la classe di età meno sottoposta al virus è quella dei bambini fino a 14 anni, e si decide di chiudere i settori giovanili? Ed inoltre, a che sono servite le prescrizioni dei protocolli seguiti da tutte le società sportive italiane? I soldi che sono stati spesi, le energie che tanti volontari e collaboratori hanno investito nella riapertura degli spazi di socializzazione dove vanno a finire? Il governo tiene aperte le sale bingo e chiude i campi sportivi in cui si disputano le partitelle ufficiali tra bambini? A quelle gare si può partecipare solamente se prima ci si è provati la febbre, se ci si è sanificati le mani, se insomma si è sani. Quegli stessi bambini e ragazzi che non possono fare attività, nelle ore che avrebbero trascorso all’interno di un campo sportivo, staranno a casa oppure andranno a giocare ai giardini o in piazza senza alcun controllo? O magari, perché no, potrebbero ritrovarsi insieme ad altra gente in un luogo al chiuso anziché all’aria aperta! Scusate ma dov’è la ratio della norma? Ed inoltre che distinzione è quella tra attività sportiva a carattere regionale e quella provinciale? In Toscana ad esempio, nel calcio, si potrà giocare fino alla seconda categoria, ma non in terza: perché? In base a cosa?

Nel frattempo, nessuna restrizione è prevista per centri commerciali, ipermercati, luoghi di assembramento naturale che giustamente stanno implementando i protocolli sanitari proprio come stanno facendo le società sportive! Ancora una volta di fronte alla pandemia pagano i ragazzi, i bambini ai quali già abbiamo sottratto tre mesi di scuola nello scorso anno scolastico ed ai quali adesso limitiamo lo sport: fino a quando intendiamo operare in tal senso anziché fare una delle pochi cose scontate e logiche, cioè incrementare il numero dei treni utilizzati dai pendolari, degli autobus utilizzati dagli studenti, delle corse delle metropolitane?

In parole povere ma chiare, INVESTIRE SUL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE E SCAGLIONARE I RITMI DELLA VITA QUOTIDIANA!!!

Oltre a limitare le possibilità di assembrato serali e notturne, dobbiamo dunque organizzare in modo diverso gli orari di lavoro e della scuola e, nel contempo, allocare risorse sul trasporto pubblico locale. E’ una cosa talmente scontata che potrebbe risultare rivoluzionaria!!

L’ora delle scelte

Sono ormai circa 6 mesi che assistiamo al balletto “MES si MES no” dopo l’accordo trovato in sede europea dal ministro Gualtieri per la riforma del cosiddetto Fondo Salva Stati.

Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza in mezzo a tanta, troppa propaganda. È necessario subito dire che in nessun paese europeo si è aperto uno scontro tanto virulento sul fantomatico MES e, come spesso accade, di fronte ad una tematica tanto complessa in pochi hanno cercato di approfondire le varie sfaccettature mentre in tanti hanno voluto utilizzare la materia per lucrare qualche voto in più.
Se vogliamo schiarirci le idee, possiamo inizialmente dire che il Fondo Salva Stati per come è stato concepito nel 2012 ha dato pessima prova di sé nell’unico caso in cui è stato integralmente attuato per cercare di aiutare un paese membro. Ci ricordiamo tutti come sia stata gestita la crisi della Grecia con il relativo memorandum di riforme imposte al paese ellenico. Nell’occasione, il MES portò ad una vera e propria macelleria sociale i cui costi vengono ancora oggi pagati dal popolo greco. Nello specifico, il Fondo Salva Stati si accollò quasi metà del debito pubblico greco elargendo un prestito di circa 200 miliardi di Euro in cambio però di pesantissime riforme economiche e sociali tra cui la riforma del mondo del lavoro, la privatizzazione di moltissimi enti pubblici, la riforma delle pensioni, della scuola e della sanità. Oltre a ciò, la Grecia dovette mettere sul mercato porti ed aeroporti, la gran parte finiti (guarda caso) in mano tedesca! All’epoca, quei soldi furono concessi ad una tasso di interesse del 3%, ottimo in riferimento a quel che offriva il mercato. Inoltre, si era arrivati ad un punto in cui gli investitori non si fidavano più dello stato greco e dunque non erano più disponibili a comprare il debito pubblico ellenico. A quasi 10 anni di distanza però, si può tranquillamente dire che l’esperimento è del tutto fallito.

Certo, si potrebbe obiettare che i conti pubblici greci sono stati messi al sicuro, ma a che prezzo? La disoccupazione è schizzata alle stelle, il reddito pro capite è drammaticamente diminuito, i servizi sociali sono stati tagliati selvaggiamente. È questo il mondo verso il quale vogliamo andare?

È però chiaro a tutti che il MES di cui si parla adesso è completamente diverso. Per l’Italia si tratterebbe di un prestito ponte di circa 36 miliardi di Euro da spendere unicamente per la sanità e per fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19. Inoltre l’accordo firmato da Gualtieri prevede che il controllo del Fondo Salva Stati verta solamente sul merito della spesa e sull’assenza di sprechi, senza dunque avere la possibilità di far intervenire la Troika commissariando di fatto il governo in carica.
Allora perché tutta la polemica di questi mesi? Quali sarebbero realmente gli svantaggi nell’accedere al MES?

  • Il primo lo ha ben delineato in questi giorni il Governatore della Banca d’Italia Visco (nonostante sia fortemente favorevole alla richiesta da parte dell’Italia) : se il nostro paese fosse l’unico a richiedere il MES, quale messaggio daremmo ai mercati? Saremmo marchiati a fuoco dalle stimmate di un paese al collasso che ha bisogno di qualunque forma di sussidio pur di salvare i propri conti. Questo potrebbe portare ad un’assenza totale di fiducia da parte dei mercati nei confronti dell’Italia e dunque potrebbe rappresentare un boomerang ben più forte degli aiuti messi a disposizione dal Fondo Salva Stati. Sicuramente i tassi sarebbero molto favorevoli, ma saremmo in grado di spiegare bene ai mercati che accettiamo l’aiuto solo per i risparmi derivanti dagli interessi e non perché siamo sull’orlo del baratro?
  • Il secondo dubbio, per me il più grande, è relativo alla natura istituzionale del Fondo. Ciò che in pochi dicono è che per sua stessa natura il Fondo Salva Stati è al di fuori del controllo dell’Unione Europea. Esso è infatti un organismo internazionale con sede a Lussemburgo regolato da un trattato internazionale sottoscritto da tutti i paesi membri: ha dunque regole interne proprie che non rispondono direttamente all’Unione Europea. Basti pensare che quando, dopo alcuni anni, si iniziò a pensare di attenuare le misure nei confronti della Grecia, non fu possibile farlo perché il Fondo è un organismo assolutamente indipendente fornito di proprie cariche interne e di un proprio bilancio. Ciò che quindi dovrebbe far più pensare coloro i quali sono favorevoli alla richiesta, è se si possa confidare oppure no in merito all’accordo sottoscritto dal ministro Gualtieri, dal momento che esso non cambia la natura del Fondo né il processo decisionale interno ad esso. È insomma possibile fidarsi oppure no? Ed i mercati come prenderanno una possibile richiesta del MES? Tutto ruota intorno a queste domande, il resto è pura propaganda elettorale.

Nel parlamento italiano intanto, Partito Democratico, Italia Viva, la quasi totalità di Liberi e Uguali e Forza Italia sono per il si, mentre Movimento 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia propendono per il no. Dopo le ultime elezioni regionali, le richieste del PD si sono fatte più pressanti ma ancora non si vede una decisione all’orizzonte. Come spesso accade, nel mezzo Conte prova a mediare con una proposta di buon senso ma che sembra utile soprattutto a prendere tempo: “Intanto presentiamo i progetti per l’accesso al Recovery Fund, inseriamo all’interno anche gli interventi per la sanità e poi vediamo se servono anche i soldi del MES” ha dichiarato negli ultimi giorni.

Il problema però, oltre che politico, è anche temporale! I soldi del MES, 36 miliardi, sarebbero disponibili in poche settimane, quelli del Recovery inizieranno ad arrivare a fine 2021 e saranno spalmati in 3 anni.

L’ora della decisione si avvicina…. Cosa farà il governo italiano?

Le finali delle Coppe Europee

Stavolta lo possiamo dire, la stagione 2019/2020 è veramente conclusa!

Con la disputa delle finali di Europa League e Champions League, e le vittorie di Siviglia e Bayern Monaco, l’Europa ha designato le proprie regine. Credo si possa dire, senza paura di essere smentiti, che hanno vinto le due squadre migliori che, nonostante non partissero con i favori del pronostico, hanno messo in mostra il gioco collettivo migliore pur non annoverando tra le loro fila i talenti più cristallini.

Ironia della sorte ha voluto che proprio i condottieri delle due compagini sconfitte siano stati decisivi al contrario nelle finali: da una parte il bomber Lukaku, dall’altra la coppia Mbappé Neymar. L’Inter è stata “tradita” dal proprio bomber che, dopo aver gonfiato la rete avversaria per più di 30 volte in stagione, ha fallito il contropiede decisivo sul risultato di 2 – 2 a tu per tu col portiere avversario ed ha poi deviato nella propria porta la palla che ha ingannato Handanovic ed ha condannato i nerazzurri alla sconfitta. Tale infortunio però, non ha fatto che legittimare una vittoria spagnola assolutamente meritata. La creatura di Monchi e Lopetegui ha avuto sempre il controllo della partita grazie ad una spinta continua dei terzini ( o esterni bassi come si dice adesso) che ha sempre messo in inferiorità numerica sugli esterni la squadra di Conte. Questa continua ricerca dell’ampiezza del campo di gioco, attraverso un possesso palla non sterile, ha fatto sì che l’Inter abbia giocato gran parte della gara in apnea nonostante una qualità media degli interpreti più alta. Ancora una volta l’Inter ha cercato di difendersi per ripartire sfruttando le qualità dei singoli ma non ha mai dato l’impressione di poter gestire la gara. Anche i tardivi cambi dell’ex CT della nazionale hanno ricalcato un copione insufficiente per poter portare a casa il trofeo. Si chiude dunque per l’Inter una stagione sottotono che, nonostante il grande mercato estivo, è stata contraddistinta soprattutto dalle continue polemiche tra l’allenatore e la dirigenza, polemiche che potrebbero portare anche ad un divorzio inatteso solo qualche settimana fa. Le chiacchiere però stanno a zero, i nerazzurri chiudono nuovamente senza titoli e con lo stesso piazzamento in Champions degli ultimi anni nonostante un mercato faraonico sia in estate (vedi Lukaku, Godin, Barella su tutti), che in inverno (Eriksen, Moses, Young e non solo).


La regina d’Europa, per la sesta volta, è il Bayern di Monaco che ha compiuto un’impresa leggendaria. E’ la prima squadra nella storia del trofeo ad aver vinto la Coppa facendo percorso netto, cioè aggiudicandosi tutte le partite giocate (11 su 11!). Seppur avendo giocato gare secche negli ultimi turni, l’impresa è destinata a rimanere scolpita nei libri di storia. Le difficoltà di una stagione che si è chiusa in modo trionfale, è dimostrata anche dall’avvicendamento in panchina, con Flick che è subentrato a Kovac a Novembre del 2019. L’organizzazione di questa squadra, con la crescita impressionante di un calciatore proveniente dal campionato canadese come Davies, unito allo spostamento di Alaba al centro della difesa, ha permesso ai bavaresi di giocare un calcio fatto dalla ricerca di anticipi difensivi a ridosso della linea di metà campo in modo quasi ossessivo. Con una difesa così alta, il centrocampo imperniato su Goretzka e Thiago Alcantara ha potuto giocare su poco più di 30 metri di campo, in modo da recuperare la palla già nella metà campo avversaria. La qualità degli attaccanti ha fatto poi il resto anche contro il Paris Saint Germain, compagine costruita sulle individualità di Neymar e Mbappè che però devono ancora crescere nelle gare decisive per diventare dei veri e propri leaders. Ancora una volta il concetto di squadra ha prevalso su quello di individualità soprattutto nella ripresa, quando il PSG non ha quasi mai dato l’idea di una squadra che potesse ribaltare la contesa. Ha vinto dunque la compagine che meritava di più, quella che ha saputo trovare la soluzione a tutti i problemi che si sono presentati nell’arco della competizione. Complimenti collettivi ad una società che ha saputo trovare un mix perfetto tra calciatori giovani e colonne portanti di grande esperienza e temperamento (Thomas Mueller su tutti).

Revoca si, revoca no

E’ difficile cercare di essere sintetici quando si parla di una situazione così ingarbugliata come le concessioni autostradali. Dopo interminabili proposte, controproposte, trattative più o meno sotterranee, si avvicina sempre di più il momento della decisione finale rinviata già troppe volte. La questione è infatti aperta da quasi due anni, da quel maledetto 14 agosto 2018 in cui il Ponte Morandi crollò come un castello di carte. In quella tragedia morirono 43 persone ed ai deceduti ed alle rispettive famiglie, lo Stato deve assolutamente dare un risposta. Mentre la magistratura sta portando avanti il proprio lavoro in ambito penale, una cosa è stata chiara fin dai primi rilievi effettuati: la manutenzione e la tenuta in sicurezza del ponte è stata vergognosamente carente e su questo non ci possono essere dubbi.

La questione della possibile revoca delle concessioni autostradali è tornata prepotentemente in primo piano negli ultimi giorni e la causa scatenante, come spesso accade, è un puro pretesto: la decisione di affidare la gestione del nuovo ponte ad Autostrade è stata pressoché automatica perché nell’ordine delle cose. La  nuova struttura costruita a Genova infatti, per poter essere aperta al traffico a fine mese, ha chiaramente bisogno di essere regolamentata da una concessione. Poiché al momento è ancora vigente l’accordo con i privati la cui maggioranza è in mano ai Benetton, automaticamente la gestione del ponte è stata affidata a loro. Se si fosse scelto in modo diverso, il governo si sarebbe mosso in deroga alla concessione, con il rischio di ricorsi pressoché certi ed il ponte non sarebbe stato messo a disposizione dei genovesi nei tempi previsti e per chissà quanto tempo ancora. Tale affidamento però, ha scatenato un vespaio di polemiche rimettendo al centro della scena la questione della revoca della concessione.

La trattativa a quel punto è ripartita, con una nuova proposta dei concessionari e con le successive durissime dichiarazioni del premier Conte. La questione sembra però prevalentemente politica, una battaglia di principio tra forze di governo che vogliono piantare una bandierina da esporre ai rispettivi elettorati di riferimento: Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali sono per la revoca della concessione, Italia Viva è contraria mentre il Partito Democratico resta nel mezzo cercando di mediare ma con il gruppo dirigente che non riesce ad avere una posizione univoca a fianco degli uni o degli altri. Qualunque sarà la decisione finale del governo, probabilmente questa avrà degli effetti sugli equilibri interni alla maggioranza ed avrà degli strascichi anche al di fuori di essa. La revoca della concessione infatti, aprirebbe contenziosi lunghi e rischiosi per lo stato anche se grazie all’approvazione dell’ultimo decreto Milleproroghe il risarcimento dovuto ai concessionari in caso di risoluzione unilaterale del contratto è stato portato da 23 a 7 miliardi di euro, comunque un bel fardello. Secondo il premier Conte ed i sostenitori della revoca però, tale indennizzo non è dovuto poiché le mancanze e le colpe di Austostrade sono tali da giustificare tale azione. Gli stessi fautori della linea dura poi, si fanno forti anche della sentenza della Corte Costituzionale, arrivata pochi giorni fa, che ha dato ragione al governo che aveva estromesso Aspi e dunque i Benetton dalla ricostruzione dello ponte di Genova appena crollato. La situazione, già intricata di per sé sia dal punto di vista giuridico che politico, ha anche possibili ripercussioni economiche: negli ultimi giorni, il fondo Atlantia ha perso gran parte della propria capitalizzazione poiché gli investitori hanno venduto molti titoli sul mercato azionario spaventati dalla possibile azione di revoca del governo italiano. Un forte detrimento patrimoniale, potrebbe dunque portare al fallimento di Autostrade con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavori e l’azzeramento del valore delle azioni di migliaia di piccoli risparmiatori.

La situazione è dunque intricatissima e difficile da sbrogliare poiché investe tanti interessi e tante persone.  Ciò che è assolutamente certo è che questa battaglia potrebbe però rappresentare un punto di svolta: per la prima volta si potrebbe (anzi si dovrebbe) far pagare dazio a chi ha sbagliato. Non è possibile che per anni ci siano stati aumenti tariffari e dunque incrementi spropositati dei profitti da parte di Autostrade senza che questi si siano trasformati in un miglioramento della qualità del servizio e soprattutto in AUMENTO DELLA SICUREZZA. Il contratto di concessione prevede che gli aumenti dei pedaggi, nella parte eccedente l’inflazione, debbano servire anzitutto per migliorare i controlli e dunque la sicurezza autostradale.

E’ lecito dire che in questo caso non ci sono stati né controlli, né gli investimenti necessari a tutelare la salute pubblica? Assolutamente si!!

Possiamo dire che una volta tanto sarebbe un grande segnale estromettere dalla gestione di un bene pubblico quelle persone e quelle aziende che sono colpevoli di quel disastro e quelle vittime? Assolutamente si!!

La politica, e più in generale la vita pubblica, è fatta anche di segnali e messaggi: per una volta si potrebbe dimostrare che, anche in Italia, chi sbaglia paga e si deve assumere le proprie responsabilità. In un paese in cui, solamente rimanendo agli ultimi anni, abbiamo dovuto convivere con la strage alla stazione ferroviaria di Viareggio, con il rogo della ThyssenKrupp, possiamo chiedere una volta un segnale in controtendenza?

Possiamo dire che non ne possiamo più dell’impunità dei potenti?

Spetta poi alla politica trovare la soluzione per gestire le criticità di una tale situazione ed interpretare un sentimento condiviso da più parti. La politica è l’arte del compromesso nel senso più alto e nobile del termine. Ciò che è sicuro è che non possiamo più tollerare che simili disastri si ripetano senza che i responsabili ne paghino le giuste conseguenze. Nello stesso tempo, in un momento di crisi economica come questo, non possiamo nemmeno distruggere centinaia di posti di lavoro e far azzerare il valore delle azioni in mano a tanti risparmiatori.

Revoca? Subentro? Indennizzo? Ancora pochi giorni e sapremo….. almeno si spera!!!