Al voto al voto!

Alla fine ce l’hanno fatta a mandarci alle elezioni anticipate!

Dapprima il colpo di sole di Salvini che voleva poteri illimitati, poi il Conticidio di Renzi che ha rovesciato il governo durante la pandemia e la stesura del PNRR, adesso Conte che ha iniziato a tirare la corda senza capire che avrebbe scatenato un domino al quale Salvini e Berlusconi avrebbero contribuito con grande felicità (come abbiamo raccontato nell’ultima puntata del Podcast Il BarLungo con Simone)!

Al netto degli schieramenti di cui parleremo più avanti, la questione centrale che nessuno cita ma che fotografa perfettamente l’incapacità della classe politica italiana, è la legge elettorale con la quale andremo a votare. Ricordate? Si chiama Rosatellum, dal nome dell’indimenticabile parlamentare turborenziano che ha partorito questo obbrobrio contro il quale tutti i partiti politici si sono scagliati durante la campagna elettorale del 2018 promettendo di cambiarla non appena avessero vinto le elezioni. Poiché però nessuno ne era stato capace (o forse se ne era dimenticato), il tema era tornato in auge nel momento di votare il referendum costituzionale grazie al quale il prossimo parlamento sarà più snello. Tutti i costituzionalisti infatti, avevano messo in guardia dall’effetto distorsivo che il taglio del numero degli eletti, sommato al Rosatellum, avrebbe avuto sulla rappresentanza del nuovo parlamento! Quanti paladini del Sì al referendum avevano giurato e spergiurato che, prima delle successive elezioni politiche, avrebbero messo mano alla legge elettorale? Tutti! Quanti hanno lottato per arrivare alla riforma? Nessuno!

In mezzo alle lacrime di coccodrillo che adesso quasi quotidianamente si versa in tv, è dunque iniziata la campagna elettorale. Da una parte abbiamo la solita litanìa di un Berlusconi che ha iniziato a promettere qualcosa a tutti: 1 milione di alberi (peccato che grazie al PNRR ne pianteremo almeno 6 milioni) e mille euro al mese di pensione per 13 mensilità! Intanto Salvini, che si è fatto intervistare in mezzo a quadri di Madonne (probabilmente per ricordare quante ne sta tirando ogni volta che guarda i sondaggi di Fratelli d’Italia), ha ricominciato a sbraitare contro gli sbarchi a Lampedusa senza però dimenticarsi di lisciare il pelo a tutte le sue categorie di riferimento con la flat tax al 15% (misura tra l’altro già bocciata sia dalla Ragioneria dello Stato che dall’Unione Europea) ed il Ponte sullo Stretto perché quello non passa mai di moda. Chi invece negli ultimi giorni si sta sottraendo alle boutade elettorali è Giorgia Meloni, forse per ricalibrare la sua immagine verso una possibile premiership di governo: la signora NO che negli ultimi anni ha capitalizzato l’opposizione come meglio non poteva. Del resto in un momento di scelte dolorose per il paese, cosa c’è di più facile che stare a guardare gli altri dicendo che sbagliano sempre? Si trova sempre qualcuno scontento che si sente rappresentato dal tuo no!

Se però a destra (perché il centro mi sa che se lo sono perso per strada) riescono a marciare compatti, dall’altre parte la baraonda è servita! Fino a nemmeno dieci giorni fa Letta e Conte magnificavano le sorti del Campo Largo con la sinistra ed una parte del centro democratico e progressista in assoluta continuità con il governo Conte 2. Peccato che dopo poco più di una settimana facciano finta di non conoscersi per non doversi salutare! Intanto però, nel frattempo, il PD ha riabilitato Calenda, esattamente quello che ha preso i voti per farsi eleggere al Parlamento Europeo e poi ha salutato la comunità per farsi un proprio partito. Lo stesso che alle ultime amministrative si è presentato contro il centrosinistra in quasi tutte le realtà e che, grazie alla considerazione smisurata del suo ego, si è addirittura candidato ad essere il futuro premier del paese. Oltre a Calenda, i democratici stanno rispolverando Sinistra Italiana di Fratoianni, l’unica forza di opposizione che non è riuscita a guadagnare un voto durante il governo Draghi, ed i Verdi. Oltre ad essi però, si sta lavorando su quella che potrebbe essere la grande novità di queste elezioni politiche: una lista civica nazionale nella quale dovrebbe trovare posto quella cosiddetta società civile che negli ultimi anni sul territorio ha spesso confezionato sorprese ed ha anticipato tempi e temi rispetto alla politica tradizionale. Pare che potrebbero farne parte sindaci eletti in coalizione, ex sindaci provenienti dal Movimento 5 Stelle delle origini come Pizzarotti, personaggi del mondo della cultura. Il tutto senza dimenticare la scheggia impazzita Renzi, che sembrerebbe addirittura poter tornare alleato del PD. Insomma una marmellata assoluta!

Tutti i sondaggi dicono che il risultato sarà una valanga di destra sul paese ma molto dipenderà dal risultato dei 5 Stelle, al momento fuori dalle due aggregazioni, dai temi della campagna elettorale e soprattutto dalla battaglia nei collegi uninominali, quelli che dovevano essere ridisegnati dalla riforma del Rosatellum.

Su questo blog e nei nostri podcast seguiremo la campagna elettorale e non solo: restiamo in contatto!

Crisi o non crisi: è veramente questo il problema?

In una delle legislature più pazze della storia repubblicana le sorprese non finiscono mai! 

Dopo aver visto cambi di casacca, giravolte, carpiati (a proposito complimenti sinceri a Elio Vito che, a differenza dei vari Renzi, Calenda e Di Maio solo per citare i più famosi protagonisti di uscite dai rispettivi partiti, ha avuto la decenza di dimettersi) adesso l’ex premier Conte, colui che ha guidato un governo con la Lega prima e col PD poi, ha deciso che quel che resta del Movimento 5 Stelle non votasse la fiducia al Senato dopo averla già negata alla Camera. Ma mentre i deputati hanno la possibilità di astenersi, i senatori che non partecipano al voto sono equiparati a coloro i quali votano contro ed allora i pentastellati sono usciti dall’Aula.

In questa orgia di egocentrismo in cui ormai tutti i (cosiddetti) leaders si ritengono imprescindibili, Conte ed i gruppi pentastellati hanno deciso che la misura era colma ed il Governo dei Migliori non era più meritevole del proprio sostegno. Cerchiamo però, almeno su questo blog, di aprire un riflessione nel merito della questione e non solo rifacendosi alle proprie convinzioni politiche. Una cosa però lasciatemela dire: trovo sinceramente che la cosa più spassosa sia sentire personaggi come Renzi accusare gli altri di essere a fine corsa o politici come Di Maio accusare Conte di personalismi quando hanno creato dal nulla partiti che si fondano solo ed esclusivamente sui posti di potere da loro guadagnati grazie al consenso di un partito dal quale sono usciti senza avere nemmeno la decenza di dimettersi.

Ciò detto, possiamo senza dubbio affermare che gran parte dei temi che il Movimento ha messo sul tavolo sono ampiamente condivisibili: è vero o no che il salario dei lavoratori dipendenti italiani è sceso negli ultimi 20 anni mentre in tutta Europa è notevolmente aumentato? Possiamo dire che, nel momento in cui il riscaldamento sarà nuovamente acceso nelle case di tutti gli italiani, ci saranno difficoltà a pagare le bollette? È un’eresia pensare che mentre tutti ci riempiamo la bocca con la transizione ecologica, dare la possibilità al sindaco di Roma Gualtieri di aprire un termovalorizzatore sia un errore da matita rossa? È lesa maestà affermare che la precarietà creata dai mille contratti di lavoro possibili sta raggiungendo limiti insopportabili? E che tantissimi lavoratori hanno paghe da fame senza vedersi riconosciuto un salario con il quale poter vivere senza preoccupazioni?  

Il grande manovratore Draghi, colui che con il solo schioccare delle dita doveva risolvere tutti i problemi del paese ha dato risposte sinceramente insufficienti ed ondivaghe a tutte queste problematiche. Certo non è con i bonus a pioggia di cui Conte era diventato un totem che si risolvono i problemi del paese, ma nemmeno voltandosi dall’altra parte come sembra aver fatto questo esecutivo!

Non so sinceramente se il cosiddetto documento dei 9 punti pentastellati sia un motivo sufficiente per aprire una crisi di governo, e nemmeno so quale sia stata la reale portata delle risposte di Draghi a questo documento. Ciò che si vede però lontano un miglio è che con la scissione di Di Maio che continua ad acquisire parlamentari atterriti dall’idea delle elezioni anticipate, la regia di Giorgetti nella Lega che ha già affermato che spesso le partite hanno anche i tempi supplementari ed un PD guidato da Letta che in nome della responsabilità governerebbe anche con Meloni, Draghi potrebbe comunque avere una maggioranza con la quale continuare il proprio operato incardinando anche una bella riforma elettorale in senso proporzionale che potrebbe mantenerlo a Palazzo Chigi ben oltre il 2023. Dall’altro lato mi sembra altrettanto chiaro che Conte punti a riposizionare il proprio movimento sulla scia di quel che ha fatto Melenchon in Francia: un contenitore barricadero in cui l’ambientalismo si sposa con le rivendicazioni sociali delle categorie meno protette dal welfare e dalla giungla dei contratti lavorativi. Un movimento che si sarebbe chiamato fino a qualche anno fa di sinistra, ma che oggi viene definito populistico. Un’aggregazione che avrà certamente tanti difetti ma che, se riscuoterà successo, avrà anche un grande merito: quello di incanalare nello schema democratico e parlamentare il malcontento di tante persone che potrebbe avere sbocchi ben più drammatici!

BarLungo con Simone: cosa cambia dopo le elezioni amministrative?

Siamo di nuovo on air!!

Insieme al grande amico Simone Pesucci si parla delle elezioni amministrative che hanno visto trionfare il centrosinistra in quasi tutte le città. Che effetto avrà il risultato sullo scacchiere politico? E sul governo Draghi? Ma soprattutto, come recuperare l’astensione?

Aspettiamo i vostri commenti e magari lanciateci un tema da approfondire nelle prossime puntate!!

Buon ascolto!

Il movimento si trasforma

Con la votazione sulla piattaforma Rousseau del 13 e 14 agosto, i 5 stelle hanno decretato la loro definitiva trasformazione.

Credo innanzitutto che la partecipazione delle persone alla politica sia sempre un fatto positivo, che lo facciano fisicamente, digitalmente o in qualunque altro modo. Ciò detto, l’esito della consultazione sulla piattaforma del movimento apre ad alcuni spunti di riflessione interessanti.
È ormai chiaro a tutti che il movimento come era stato immaginato da Grillo e Casaleggio non esiste più. Le celebri affermazioni quali “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” oppure “al governo solo col 51% dei voti” sono annegate nella difficoltà del rapportarsi con la realtà e con l’arte della diplomazia da esercitare nelle democrazie parlamentari.

Nonostante ciò, il Movimento 5 stelle resta una delle forze numericamente più importanti di questo paese e, soprattutto nelle elezioni nazionali, rimane una forza senza la quale difficilmente si creano maggioranze di governo.
Proprio in questa ottica credo debbano essere valutati i due quesiti ai quali hanno risposto quasi 50.000 persone (che se pensiamo ad una consultazione tenutasi nella settimana di ferragosto mi sembrano un’assoluta enormità):

  • il primo quesito, passato con una percentuale che ha sfiorato l’80%, permette di derogare alla regola dei due mandati per i rappresentanti locali (gli eletti cioè sul territorio, non i deputati e senatori nazionali, almeno per ora). Penso sia una scelta giustissima: la competenza, come la conoscenza e la cultura, non ha una data di scadenza, non è uno yogurt o una mozzarella! Adesso tutti dibattono sulla possibilità di ricandidare Virginia Raggi a sindaco di Roma, ma aldilà del caso specifico, mi sembra logico che un amministratore che ha finalmente conosciuto la macchina amministrativa durante il primo mandato, possa portare a termine il proprio lavoro. La politica, come tutti gli impegni della vita, richiede conoscenza e dunque una persona che abbia fatto un primo mandato da consigliere comunale, perché non dovrebbe poterne fare 2 da sindaco (se eletto)? La regola era sbagliata prima, non adesso!!
  • Il secondo quesito apre invece anche a scenari nazionali: una maggioranza più risicata (60% circa) ha votato a favore di alleanze locali con i partiti tradizionali. Io oserei dire finalmente!! Non se ne può più di forze politiche che hanno consenso ma non lo utilizzano per cambiare le cose perché gli altri partiti fanno schifo (come il M5S in ogni elezione regionale dalla propria nascita) o di altre che si formano solamente per fare la stampella al governo di turno (vedi Italia Viva) o per attrarre consensi in elezioni locali in cui il candidato non è stato ricandidato dai partiti tradizionali (vedasi liste civiche varie). Qua la sostanza è la volontà oppure no di provare a cambiare la realtà misurandosi con il compito di governare: i 5 stelle si aprono finalmente al dialogo tra diversi e lo fanno (con colpevole ritardo) perché non hanno alternative. In campo nazionale si sono ormai seduti al governo prima con la Lega e poi con il PD, adesso alle regionali hanno già stretto l’accordo con il centrosinistra in Liguria e nei prossimi giorni probabilmente proveranno a farlo in altre regioni (Marche e Puglia?).

Potrebbe essere una gran bella notizia per un ricambio generazionale importante nei candidati e nelle valutazioni programmatiche: nuovo modello ambientale di sviluppo, digitalizzazione, taglio alla burocrazia, lotta agli sprechi. Punti qualificanti da mettere al centro del programma per provare a governare anche localmente. Su alcuni punti, la strada per un accordo duraturo potrebbe essere facilmente percorsa e chiaramente questo avrebbe ricadute anche su possibili scenari di future alleanze nazionali: perché non provare a mettere insieme il movimento 5 stelle, con il PD, la cosiddetta sinistra radicale, le Sardine ed i movimenti della società civile? I temi in comune esistono, e solamente l’ottusità di tutte le parti non hanno permesso di vederli. Dall’ambiente al sostegno al lavoro, dalla democrazia partecipativa alla lotta alle mafie. Per adesso potrebbe bastare per avere un orizzonte di legislatura all’interno del quale eleggere anche un Presidente della Repubblica che risponda solamente alla Costituzione. Aspettiamo curiosi gli sviluppi!