Gasp e Juric a tutto gas

Negli ultimi fine settimana mi sono concentrato a studiare maggiormente due squadre, la sorpresa Atalanta di Gasperini e l’Hellas Verona di Juric.

La squadra bergamasca è interessante perché senza dubbio è la migliore realtà del campionato di Serie A delle ultimi stagioni, mentre il Verona è stata la sorpresa della stagione ed ha stuzzicato la fantasia di Firenze perché il suo tecnico, Juric, era tra i nomi più accreditati per la panchina viola.

Le due compagini cercano di proporre una calcio piuttosto simile certamente influenzato dal fatto che l’attuale mister del Verona ha giocato per Gasperini al Genoa. Poi dopo essere stato un suo calciatore, ha iniziato la propria carriera da allenatore facendo il secondo di Gasp ed ha lavorato alla Primavera dei grifoni quando l’altro era il tecnico della prima squadra. Atalanta e Verona giocano un calcio simile che unisce attitudini difensive che richiamano al cosiddetto calcio all’italiana, con l’occupazione totale degli spazi del calcio olandese, con la ricerca dell’immediata profondità alle spalle delle squadre avversarie che è forse l’arma più nuova.

Aldilà delle innegabili differenze qualitative tra Atalanta e Verona, c’è però un’idea comune di gioco che viene a galla piuttosto nettamente. Seppur giocare a calcio con Zapata, Muriel, Ilicic, De Roon, Castagne e Gosens sia diverso da farlo con Di Carmine, Pazzini, Zaccagni, Verre, Faraoni e Lazovic la filosofia è la stessa. Le due squadre si schierano sempre con una difesa a 3 che è composta da difensori non velocissimi ma arcigni in marcatura, dotati di grande fisicità e forti di testa. Sia Atalanta che Verona hanno abbandonato la difesa a zona per giocare con la marcatura a uomo in ogni zona del campo con i difensori che cercano spesso l’anticipo per far ripartire velocemente l’azione trasformando la fase difensiva in offensiva con una transizione molto rapida. La difesa gioca sempre molto alta, rischia spesso il fuorigioco ed è fondamentale nel tenere la squadra corta. Avendo meno spazi da coprire, la squadra riesce a mantenere ritmi più alti più a lungo proprio perché ha meno campo da coprire. Mantenendo poi la difesa così alta e riuscendo a fare grande pressione sugli avversari, le compagini di Gasperini e Juric costringono spesso gli avversari ad alzare la palla perché in difficoltà nel fraseggio ed in quel modo i difensori bravi in anticipo riescono a rubare palla per far ripartire velocemente l’azione. Chiaramente tenere la difesa così alta comporta anche alcuni rischi, tanto che spesso Gollini e Silvestri risultano essere tra i migliori in campo, ma i risultati stanno dando ragione a questo modo di interpretare il gioco.

Passando al centrocampo, Atalanta e Verona non vivono dei soli esterni, come invece spesso si sente dire. Gosens, Hateboer, Castagne, Lazovic, Faraoni sono certamente ottimi giocatori e sono esplosi in questa stagione ma è fondamentale ciò che riesce a fare tutto il reparto. Il segreto credo sia che entrambe queste squadre non difendono arroccandosi nella propria metà campo, ma anzi difendono correndo in avanti e pressando alti. De Roon ed Amrabat soprattutto, sono delle piovre che arpionano decine di palloni quasi sempre nella metà campo avversaria. Se provate a vedere quando inizia la pressione dei centrocampisti di Gasperini e Juric e quando ad esempio quelli di Fiorentina ed Inter, vedrete che i primi attaccano la palla almeno 30 metri più avanti. Questo permette loro di entrare in possesso della palla molto più vicini alla porta e trovare spesso le difese avversarie poco coperte poiché si stanno allargando per far ripartire l’azione su tutta l’ampiezza del campo. In questo modo, con un contro movimento o con una verticalizzazione fatta bene si riesce già a creare una potenziale azione da gol. Attaccare la palla più avanti ha anche un altro indubbio vantaggio: il reparto nevralgico della squadra corre meno perché deve coprire meno campo e dunque può mantenere dei ritmi molto più alti degli altri. Anche per questo spesso sembra che Atalanta e Verona volino e mentre gli altri camminano. Ultima particolarità, ma comunque fondamentale, è il ricorso quasi ossessivo al tiro da fuori. Conquistando palla più avanti, hanno meno campo da coprire, restano più lucidi e spesso possono calciare in porta senza avere di fronte la difesa schierata. 

Parlando poi della fase offensiva vera e propria, le squadre che stiamo analizzando giocano con 1 punta e 2 trequartisti dietro. Da una parte Ilicic, Gomez, Pasalic e Malinowsky, dall’altra Pessina, Zaccagni, Verre, Eysseric e Borini: è chiaro che la qualità dei calciatori è molto diversa ma spesso è differente anche l’utilizzo degli interpreti. Mentre l’Atalanta gioca sempre con un punto di riferimento davanti (Zapata o Muriel), il Verona ha disputato diverse partite senza un centravanti vero. Di Carmine e Pazzini, gli attaccanti a disposizione di Juric, sono partiti spesso dalla panchina con i gialloblu che giocavano solamente con giocatori di movimento a guidare la fase offensiva. Spesso sono stati schierati nel ruolo di attaccanti Verre o Zaccagni e questo ha permesso al Verona di giocare con la palla sempre nello spazio creato dal movimento dei finti attaccanti anziché addosso ai compagni. Entrambe le squadre giocano in funzione degli spazi lasciati liberi dalle difese avversarie soprattutto tra le linee dei difensori e dei centrocampisti. Ma mentre l’Atalanta sfrutta spesso le spizzate e le sponde dell’attaccante di riferimento per mandare poi in porta Gosens o Hateboer con rapidi cambi di fronte, il Verona attacca maggiormente sull’ampiezza del campo premiando le qualità atletiche di Faraoni e Lazovic. E’ un diverso modo di arrivare alla porta ma con la stessa filosofia: aggressione degli spazi lasciati liberi attraverso veloci verticalizzazioni.   

Siamo dunque di fronte a due squadre simili per filosofia, ma diverse nell’interpretazione del gioco, ed in particolare nella fase offensiva. Ciò che certamente si può dire, è che Juric e Gasperini sono due tecnici interessanti che negli ultimi anni hanno modificato in parte il modo di far giocare le squadre, ma che hanno bisogno di una società alle spalle che crede in ciò che i tecnici fanno. Entrambi infatti hanno bisogno di calciatori che sappiano interpretare alla perfezione quel sistema di gioco e che credano fermamente in ciò che fanno. Alcuni atleti che hanno fatto o stanno facendo benissimo da altre parti, non sono stati in grado di emergere in questo sistema di gioco. Ultimo esempio Musa Barrow che a Bologna si sta imponendo, ma che a Bergamo ha avuto grande difficoltà ad inserirsi nei meccanismi della squadra.

Calcio organizzato, società seria alle spalle e tanto lavoro: il segreto, forse, sta tutto qui.