Un grande ritorno?

Le indiscrezioni degli ultimi giorni stanno diventando realtà, Borja Valero torna ad indossare la maglia viola!

Sarà necessario scindere l’aspetto tecnico da quello cosiddetto “sentimentale” che molti tifosi dimostrano di provare ancora per il calciatore spagnolo, per scrivere questo articolo. Parlando di calcio, Borja Valero è legato ad uno dei periodi più belli della gestione Della Valle: la prima Fiorentina di Vincenzo Montella, quella del possesso palla, del divertimento, della sfrontatezza su tutti i campi, della rimonta con la Juve. Borja ha convinto fin da subito i fiorentini grazie ad una eccezionale commistione tra le doti tecniche, assolutamente sublimi, e lo spirito di sacrificio dimostrato in ogni singola partita. L’aspetto fisico poi, più simile ad un impiegato delle poste o dell’ufficio delle entrate, ha fatto il resto. Tutti si sono impersonificati in un uomo arrivato in silenzio che senza tanti titoloni e senza tante chiacchiere ha dettato legge nel centrocampo viola per diversi anni. Se a questo poi uniamo il sentimento nei confronti della città che ha dimostrato più volte sui social network insieme alla sua famiglia, Borja Valero è diventato un beniamino ed un leader dentro e fuori dal campo, tanto da venir soprannominato “sindaco”. Ciò che però dobbiamo considerare, è che il Valero che torna adesso, non è più quello di alcuni anni fa. Porta sulle spalle il peso di quasi 36 anni, anche se nell’ultima stagione all’Inter ha dimostrato di essere fisicamente ancora integro. Se già prima non era un fulmine, adesso lo è ancora di meno e probabilmente anche per questo Conte lo ha utilizzato molto spesso davanti alla difesa: la speranza è che il suo ritorno non sia simile a quello di Badelj (presentato lo scorso anno da Pradè come “il miglior acquisto della Fiorentina”).  

Credo sia comunque un’operazione intelligente. Indubbiamente il calciatore ha spinto e spinge per tornare a Firenze, ed è certamente una presenza che nello spogliatoio può aiutare a superare quei momenti difficili all’interno della partita e della stagione che lo scorso anno sono spesso sembrati insormontabili per problemi di leadership. Con Borja Valero, Ribery, Bonaventura la società sta cercando di colmare il gap di personalità con le squadre che nelle ultime stagioni le sono arrivate davanti in classifica. E’ chiaro però che non ci possiamo aspettare lo stesso giocatore di 5 o 6 anni fa. Dovrà essere un uomo di rotazione e non più il fulcro del centrocampo viola.

Quanto all’aspetto emozionale poi, io sono tra quelli che hanno smesso di innamorarsi dei calciatori. Dopo aver visto Batistuta andare a vincere in giallorosso, ho promesso a me stesso che non lo avrei più fatto. Con la maglia viola addosso ci sono solamente due persone che meritano di rimanere eternamente nei cuori dei tifosi come vere e proprie bandiere, Davide Astori e Giancarlo Antognoni. Tralasciando la tragedia del povero Astori, “La luce” è stata l’unica vera bandiera mai ammainata: diversamente da tutti gli altri, ha respinto al mittente ogni tipo di offerta per giocare sempre con la stessa maglia! Ha detto no alla Juve di Agnelli, al Milan di Liedholm ed a tutti coloro che si sono presentati a bussare alla porta. Giancarlo Antognoni è l’unica bandiera che si merita di non essere mai riposta in un cassetto. A differenza di tutti gli altri, ha giocato in maglia viola quando si puntava a vincere, quando si lottava per salvarsi, quando era considerato un peso dalla società senza lamentarsi mai. A qualcuno magari fischieranno le orecchie, ma le vere bandiere sono queste. Tutto il resto è social network, comunicazione, merchandising.

Bentornato Borja Valero!

Che la nuova avventura sia entusiasmante quanto la precedente!

Il giorno di Jack

Finalmente è arrivato a Firenze! Giacomo Bonaventura è virtualmente un nuovo calciatore della Fiorentina e sta per firmare il contratto che presumibilmente lo legherà alla maglia viola per i prossimi 2 anni. Arriva svincolato dal Milan che, nell’ottica della nuova gestione tecnica, ha deciso di non avvalersi più delle prestazioni del centrocampista di San Severino Marche.

Bonaventura, nato il 22 agosto del 1989, ha esordito in Serie A con la maglia dell’Atalanta nella stagione 2007/2008, ma ha iniziato a giocare con continuità nella seconda parte del 2009/2010 con la maglia del Padova. Tornato poi alla sua casa calcistica, a Bergamo è rimasto fino alla stagione 2014/2015 prima di approdare al Milan. Fino ad oggi ha disputato 254 gare in Serie A in cui è riuscito a segnare 44 reti ed a smistare 38 assist: in una gara ogni tre è dunque entrato, in un modo o nell’altro, nel tabellino dei marcatori.

Personalmente credo sia un grande colpo. Frenato spesso da troppi infortuni, Bonaventura è innanzitutto un calciatore intelligente ed ha una grandissima dote, quella di saper giocare in quasi tutti i ruoli della metà campo: interno di un centrocampo a 3 sia a destra che a sinistra, trequartista dietro 1 o 2 punte, esterno offensivo di un attacco a 3 oppure esterno offensivo in un 4-2-3-1. In altre parole ha cultura calcistica, nel senso che conosce il gioco e dunque sa interpretarne i vari aspetti. E’ un calciatore che raramente fa la giocata da lasciare a bocca aperta, ma quasi mai sbaglia la scelta decisiva: questa si chiama competenza. Oltre a tutto ciò, vede anche la porta! Le sue statistiche parlano chiaro, considerando anche che negli ultimi anni al Milan ha spesso giocato spezzoni di gara a causa degli infortuni. Se la malasorte deciderà di lasciarlo finalmente in pace, ci potremo godere il tipico calciatore che fa la fortuna di ogni allenatore.

Qui però veniamo al dunque. Nel 3-5-2 che abbiamo visto riproposto nelle prime amichevoli stagionali, Bonaventura può giocare nei due ruoli di centrocampo vicino al centrale (dove con Castrovilli e Amrabat inamovibili ci sarebbero lui e Duncan a giocarsi una maglia), oppure vicino all’attaccante (ma qui Ribery non si discute). Possibile che la Fiorentina abbia investito su di un calciatore della nazionale italiana che ha appena compiuto 31 anni un contratto biennale economicamente pesante solo per avere un’alternativa? Oppure davvero il buon Beppe sta pensando a qualcosa di diverso? Solo il tempo ci fornirà la risposta, ma intanto noi lo speriamo con tutto il cuore.

E’ tornato Ribery

La seconda uscita stagionale viola si è conclusa con un perentorio 5-0 contro la Lucchese.

Ma cosa ci hanno raccontato questi 90 minuti?

1. La partita non ha avuto grande significato non tanto per l’avversario, quanto per le molteplici assenze dei calciatori impegnati con le rispettive nazionali. In mezzo ad una gara insipida, come al solito ha giganteggiato Frank Ribery. Autore di una doppietta dopo aver colpito anche un palo, il francese ha dimostrato ancora una volta di essere l’unico fuoriclasse e l’unica fonte di gioco della squadra. Tutto passa dai suoi piedi e dalle sue invenzioni…. Basterà per vivere una stagione diversa rispetto alle ultime?
2. La prova positiva degli esterni Lirola e Venuti: spingono spesso e volentieri ed a volte dialogano tra loro quasi fossero gli esterni dell’Atalanta di Gasperini. Non hanno purtroppo quella qualità e si vede, ma per il resto niente da dire.
3. Kouamè : malissimo nel primo tempo quando si divora incredibilmente due occasioni nitide a tu per tu col portiere, si rifà con una doppietta nella ripresa. Si muove tanto, detta spesso il passaggio, ma sembra non avere il killer instinct del bomber. Una buona seconda punta che però fatica a fare il riferimento solitario. Servirà in un 3-5-2 in cui Ribery interpreta il ruolo di seconda punta?
4. La rete fallita da Eysseric : già il colore bianco non gli dona, vederlo poi sbagliare il gol con un rigore in movimento a 7 metri dalla porta, è una roba da ridolini… Grazie Pantaleo, per lui, Cristoforo, Montiel, Dabo, Zekhnini, Terzic e chi più ne ha più ne metta…

Chiudo poi con una riflessione più generale: anche stavolta, tanto per non sbagliare, abbiamo assistito ad una squadra schierata con un 3-5-2 assolutamente scolastico nelle mani di Ribery. Questo modulo, per essere efficace, ha bisogno di esterni di grande qualità che saltino spesso l’avversario che si trovano di fronte. Siamo proprio sicuri che con Biraghi, Lirola, Venuti, Chiesa fuori ruolo, sia questo il modulo più adatto a questa squadra? La relativa novità della serata, non so quanto dettata dall’avversario e quanto da una precisa volontà tattica, è stata una ripresa del gioco con verticalizzazioni più frequenti dai difensori (soprattutto Caceres) su Ribery scavalcando il centrocampo. Se fosse un’inversione di tendenza, non sarebbe preferibile investire su un difensore che sappia impostare bene dal basso, anziché su un centrocampista, visto che i viola dispongono già di Amrabat, Duncan, Castrovilli e Pulgar? La squadra poi è piena zeppa di seconde punte che sono capaci di sfruttare le seconde palle e di buttarsi negli spazi: Kouamè, Vlahovic, Ribery, Chiesa sono tutti attaccanti esterni o comunque hanno bisogno di un riferimento là davanti. L’unica punta centrale è Cutrone…perché giocare con un 3-5-2 dove Ribery gioca dietro una punta che nemmeno abbiamo? Un’ultima domanda che rimarrà senza risposta, come tutte le altre: che senso ha togliere Igor dopo 55 minuti per mettere Ceccherini e far fare i 90 minuti a due titolari inamovibili come Caceres e Pezzella? Far mettere minuti nelle gambe anche agli altri forse sarebbe preferibile ed aiuterebbe anche a prevenire possibili infortuni.

5000 volte grazie!

Ieri sera, prima di andare a letto, ho aperto il sito e mi sono emozionato!

I numeri solitamente sono freddi, non raccontano nulla, non danno emozioni. Stavolta invece, non è assolutamente così. 5.000 (cinquemila!!!) persone hanno aperto il mio blog www.ilcornerdellungo.wordpress.com per leggere i miei pensieri, per riflettere con me, per commentare, interloquire, crescere insieme.

Cinquemila visualizzazioni in due mesi e mezzo per un sito fatto completamente da autodidatta (e magari si vede pure) con il mese di agosto nel mezzo. Mi viene in mente una sola parola: GRAZIE! Grazie davvero per questo senso di comunità che mi avete trasmesso e ci siamo trasmessi a vicenda. Il dialogo, il confronto, la conoscenza, sono gli unici antidoti alla violenza e rafforzano sempre la libertà di pensiero e di azione.

Nella speranza che, dopo aver messo un “mi piace” su Facebook facciate un giro sul blog per leggere i contenuti,  vi prometto che ci metterò tutto me stesso per tenere il blog aggiornato e per rispondere a tutti i vostri commenti!!

Di nuovo clienti?

Ma Rocco Commisso lo ha detto davvero?

“40 mila persone sono troppe, però iniziamo con 5 mila. Dobbiamo incominciare il più presto possibile perché le aziende vanno avanti con i clienti e i nostri sono i tifosi – ha dichiarato a RTV38 – Qualsiasi azienda ha bisogno dei propri clienti, il calcio non è diverso.”

Ecco….appunto….lo ha detto davvero!

Dopo alcune dichiarazioni molto simili della precedente proprietà ed in particolare di Cognigni, i tifosi si rivoltarono perché non volevano essere trattati come dei normali clienti di un qualunque bene da vendere o da acquistare; al momento la reazione, per fortuna, non sembra essere la stessa. Nonostante ciò, credo sia necessario approfondire le dichiarazioni del proprietario della Fiorentina. La lingua italiana è molto ricca, questa è la sua bellezza, ma quando la si usa si deve fare attenzione al significato ed alle sfumature dei termini che si vogliono utilizzare. Il termine cliente presume ci si trovi davanti a qualcuno che compra un bene o un servizio e sinceramente mi rifiuto di considerare il calcio come tale. Il calcio, la partita, il tifo è emozione, passione, sudore, amicizia, gioia e dolore, vittoria e sconfitta non solamente della tua squadra del cuore ma (almeno a Firenze) della tua città. Quando si acquista un abbonamento allo stadio, non si compra uno stereo, una TV, un lettore CD, ma si versa una quota per contribuire alle fortune della tua squadra e per andare allo stadio a palpitare tutti insieme. Ricordo poi che il cliente in quanto tale, spesso si sente in diritto di chiedere delle cose che magari non gli spetterebbero nemmeno. Il tifoso invece, chiede solo di potersi emozionare e di poter gioire o soffrire insieme ad altri appassionati come lui. Ma la differenza fondamentale tra tifoso e cliente è che il cliente compra un oggetto, il tifoso è un sognatore innamorato che come tale non deve MAI essere tradito.

L’occasione è ghiotta per parlare anche dell’assetto societario della nuova Fiorentina di Commisso, che credo debba essere assolutamente rinforzata. Se per la parte sportiva sembra si sia deciso per una struttura snella dove Barone e Pradè si occupano della prima squadra con Antognoni e Dainelli, mentre Angeloni si occupa del settore giovanile con Niccolini e Cappelletti, consiglierei al Tycoon di curare maggiormente la parte relativa alla comunicazione. Le tantissime interviste concesse ad esempio, non sono funzionali al messaggio che si vuol dare. La proprietà di solito parla se ha qualcosa di importante da dire, altrimenti si rischia un flusso continuo di dichiarazioni che non permette di focalizzare l’attenzione sulla parola del proprietario (o padrone che dir si voglia). Mentre i video relativi alle nuove maglie, agli allenamenti o ai calciatori sono bellissimi, le conferenze stampa senza contraddittorio e senza giornalisti presenti che possano fare domande, lo sono un po’ meno. E’ veramente strana la gestione della comunicazione da parte della nuova proprietà soprattutto se si pensa all’organizzazione dello sport americano: negli Stati Uniti, le proprietà e le società sportive cercano in ogni modo la fidelizzazione del tifoso (non del cliente) e su quella basano poi le campagne marketing, quelle mediatiche ed ogni singola mossa, qui sembra invece si cerchi di fare il contrario.

Il credito che Rocco Commisso ha presso la piazza di Firenze è ancora immenso, ma consiglio sommessamente di fare attenzione perché le passioni sono dei fuochi che si accendono velocemente, ma allo stesso modo rischiano di spengersi.