La filastrocca del 2022

Si conclude dunque anche il duemilaventuno

anno che avrebbe abbattuto più di qualcuno,

ma in famiglia mia di duro abbiamo principalmente la testa

e non permettiamo agli altri di farci la festa.

Il virus ci impesta ormai da due anni,

continuando a sperar che non faccia più danni.

La vita sta tornando quasi regolare grazie ai vaccini

anche se i no vax continuano a fare i birichini.

Secondo tutti gli studi l’economia galoppa

ma non tutti sono riusciti a saltare in groppa,

ed i lavoratori impegnati in modo intermittente

sono stati dimenticati dall’infallibile Presidente.

Nella nostra amata Costituzione

vige il criterio della redistribuzione

la stella polare sarebbe la progressività

sperando che nel 2022 Draghi non se ne dimenticherà.

Intanto il disegno di legge sulla delocalizzazione è stato insabbiato

come troppe volte accaduto nel nostro triste passato.

Sarà certamente vero che il lavoro riveste fondamentale importanza

ma talvolta anche la scuola dovrebbe avere adeguata risonanza

poiché stiamo creando tantissima ignoranza

con ragazzi e bambini nuovamente in didattica a distanza.  

La scuola e l’università dovrebbero essere le prime urgenze

appena eletto il nuovo Presidente.

Una persona di cui ci si possa fidare

e di cui non ci si debba vergognare

tra cene eleganti, vicinanza alla mafia e battute sessiste

ci mancano solo simpatie bonapartiste.

Il nuovo Presidente un impegno solenne dovrà mantenere

ricordare che la nostra costituzione dev’essere il timoniere

per difendere ogni persona, idea o diritto

che permetta ad ogni cittadino di non sentirsi sconfitto.

Buon 2022 con tutto il mio cuore

sperando che la serenità torni il comune denominatore.

Il movimento si trasforma

Con la votazione sulla piattaforma Rousseau del 13 e 14 agosto, i 5 stelle hanno decretato la loro definitiva trasformazione.

Credo innanzitutto che la partecipazione delle persone alla politica sia sempre un fatto positivo, che lo facciano fisicamente, digitalmente o in qualunque altro modo. Ciò detto, l’esito della consultazione sulla piattaforma del movimento apre ad alcuni spunti di riflessione interessanti.
È ormai chiaro a tutti che il movimento come era stato immaginato da Grillo e Casaleggio non esiste più. Le celebri affermazioni quali “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” oppure “al governo solo col 51% dei voti” sono annegate nella difficoltà del rapportarsi con la realtà e con l’arte della diplomazia da esercitare nelle democrazie parlamentari.

Nonostante ciò, il Movimento 5 stelle resta una delle forze numericamente più importanti di questo paese e, soprattutto nelle elezioni nazionali, rimane una forza senza la quale difficilmente si creano maggioranze di governo.
Proprio in questa ottica credo debbano essere valutati i due quesiti ai quali hanno risposto quasi 50.000 persone (che se pensiamo ad una consultazione tenutasi nella settimana di ferragosto mi sembrano un’assoluta enormità):

  • il primo quesito, passato con una percentuale che ha sfiorato l’80%, permette di derogare alla regola dei due mandati per i rappresentanti locali (gli eletti cioè sul territorio, non i deputati e senatori nazionali, almeno per ora). Penso sia una scelta giustissima: la competenza, come la conoscenza e la cultura, non ha una data di scadenza, non è uno yogurt o una mozzarella! Adesso tutti dibattono sulla possibilità di ricandidare Virginia Raggi a sindaco di Roma, ma aldilà del caso specifico, mi sembra logico che un amministratore che ha finalmente conosciuto la macchina amministrativa durante il primo mandato, possa portare a termine il proprio lavoro. La politica, come tutti gli impegni della vita, richiede conoscenza e dunque una persona che abbia fatto un primo mandato da consigliere comunale, perché non dovrebbe poterne fare 2 da sindaco (se eletto)? La regola era sbagliata prima, non adesso!!
  • Il secondo quesito apre invece anche a scenari nazionali: una maggioranza più risicata (60% circa) ha votato a favore di alleanze locali con i partiti tradizionali. Io oserei dire finalmente!! Non se ne può più di forze politiche che hanno consenso ma non lo utilizzano per cambiare le cose perché gli altri partiti fanno schifo (come il M5S in ogni elezione regionale dalla propria nascita) o di altre che si formano solamente per fare la stampella al governo di turno (vedi Italia Viva) o per attrarre consensi in elezioni locali in cui il candidato non è stato ricandidato dai partiti tradizionali (vedasi liste civiche varie). Qua la sostanza è la volontà oppure no di provare a cambiare la realtà misurandosi con il compito di governare: i 5 stelle si aprono finalmente al dialogo tra diversi e lo fanno (con colpevole ritardo) perché non hanno alternative. In campo nazionale si sono ormai seduti al governo prima con la Lega e poi con il PD, adesso alle regionali hanno già stretto l’accordo con il centrosinistra in Liguria e nei prossimi giorni probabilmente proveranno a farlo in altre regioni (Marche e Puglia?).

Potrebbe essere una gran bella notizia per un ricambio generazionale importante nei candidati e nelle valutazioni programmatiche: nuovo modello ambientale di sviluppo, digitalizzazione, taglio alla burocrazia, lotta agli sprechi. Punti qualificanti da mettere al centro del programma per provare a governare anche localmente. Su alcuni punti, la strada per un accordo duraturo potrebbe essere facilmente percorsa e chiaramente questo avrebbe ricadute anche su possibili scenari di future alleanze nazionali: perché non provare a mettere insieme il movimento 5 stelle, con il PD, la cosiddetta sinistra radicale, le Sardine ed i movimenti della società civile? I temi in comune esistono, e solamente l’ottusità di tutte le parti non hanno permesso di vederli. Dall’ambiente al sostegno al lavoro, dalla democrazia partecipativa alla lotta alle mafie. Per adesso potrebbe bastare per avere un orizzonte di legislatura all’interno del quale eleggere anche un Presidente della Repubblica che risponda solamente alla Costituzione. Aspettiamo curiosi gli sviluppi!