Wwayne, uno dei più grandi amici del Corner del Lungo, ci ha fatto un grandissimo regalo: mi ha inviato la storia di uno dei più grandi talenti inespressi del calcio europeo degli ultimi anni: Bojan Krkic!
Ognuno di noi ha un calciatore preferito. Talvolta capita che questo calciatore non sia il campione di turno, ma un giocatore meno scontato, che magari non ha il piede di Messi o di Cristiano Ronaldo, ma che per vari fattori ti entra nel cuore più di tanti altri fuoriclasse. Per me quel giocatore è sempre stato Bojan Krkic.
Mi accorsi di questo giocatore quando cominciò ad emergere nel Barcellona. Era un attaccante esterno, basso di statura e gracile nel fisico, ma con una tecnica e un tocco di palla davvero sopraffini: in pratica era un doppione di Messi, e infatti giocava soltanto quando l’allenatore decideva di fare a meno dell’argentino. Cioè mai.
Il nostro Bojan, dopo qualche anno passato a scaldare la panchina, decide di andare a giocarsi le sue carte altrove. Sceglie la Roma, perché allora a guidare i giallorossi c’era un suo vecchio amico, Luis Enrique. Il suo ragionamento è chiaro: l’allenatore mi conosce, sa che vengo per giocare, quindi non ci penserà due volte a lanciarmi titolare. Purtroppo Bojan aveva fatto male i suoi conti: nel suo ruolo la Roma aveva comprato un altro giocatore di grande talento, Erik Lamela, che si ambientò più velocemente di lui e che lo costrinse a passare un altro anno in panchina. Tuttavia, nei pochi minuti giocati Bojan riuscì a dare comunque una dimostrazione della sua classe infinita. La partita era Roma – Inter (22ma giornata della stagione 2011 – 2012): i nerazzurri avevano vinto la Champions’ League appena due anni prima, ma dopo quel trofeo la squadra era letteralmente scoppiata non avendo più energie fisiche e mentali da spendere. Quella partita lo provò in maniera lampante, perché la Roma umiliò l’Inter con un nettissimo 4 – 0: il sigillo finale lo mise proprio il mio idolo, e fu un gol semplicemente meraviglioso. Piscitella (altro talento perso per strada) fece un cross; Bojan arpionò la palla, ma era molto distante dalla porta ed era marcato da quattro (QUATTRO!) giocatori: di conseguenza, tutti si aspettavano che perdesse palla da un momento all’altro. Lui invece riuscì a tenerla e a trovare uno spiraglio per tirare: contro ogni previsione, la palla passò in mezzo a quella selva di gambe senza trovare nessuna deviazione, e si infilò magicamente in rete. In quel momento ebbi la certezza che Bojan non era semplicemente un bravo calciatore, ma un vero e proprio genio. Soltanto un genio infatti riesce a trovare uno spiraglio di luce dove gli altri vedono solo tenebra: a Bojan era successo ciò che succede ai matematici quando risolvono un problema impossibile, o ai classicisti quando riescono a tradurre un testo scritto in un greco complicatissimo. E gli era successo perché lui aveva un dono, che nessuna stagione passata in panchina poteva portargli via.
Dopo aver buttato un altro anno a Roma, Bojan decide di cambiare nuovamente squadra: evidentemente l’Italia gli piace, perché si trasferisce al Milan. Purtroppo ci arriva nel momento peggiore possibile: i rossoneri hanno appena venduto i due giocatori più forti (Thiago Silva e Ibrahimovic), e quindi l’atmosfera è più depressa che mai. L’allenatore dà una chance a tutti i giocatori, nella speranza di trovare in mezzo a loro qualcuno che non faccia rimpiangere troppo i fuoriclasse appena ceduti: il guaio è che nessun elemento della rosa milanista è in grado di reggere il confronto con quei due, men che meno Bojan, che è un giocatore completamente diverso da Ibrahimovic. Insomma, il mio idolo aveva scelto la peggior squadra possibile per rilanciarsi tanto da pagare quest’errore con la consueta punizione: collezionare una panchina dietro l’altra arrivando a fine stagione con la sensazione di aver sprecato altro tempo prezioso. La volete sapere una cosa curiosa? In tutto questo tempo, il Barcellona non aveva ancora ceduto il suo cartellino! Alla Roma ed al Milan infatti, Bojan era andato in prestito: per me i catalani non l’avevano venduto perché vedevano in lui un piccolo Messi e quindi coltivavano ancora la speranza che in futuro quel ragazzo così simile al loro fuoriclasse avrebbe potuto raccoglierne l’eredità. Sembra ridicolo a dirlo oggi, ma credetemi, soltanto pochi anni fa la cosa era perfettamente plausibile.
Non a caso, quando finisce l’esperienza al Milan, il Barcellona opta per un terzo prestito: stavolta lo manda in Olanda, all’Ajax. E qui c’è il primo vero fallimento della carriera di Bojan: finora poteva giustificare i pochi gol dicendo che non lo facevano giocare, ma in Olanda questa scusa non regge più, perché l’allenatore lo mette sempre titolare e lui continua a segnare pochissimo. A quel punto il Barcellona ne ha abbastanza e lo scarica ad una squadra della bassa Premier League (lo Stoke City). Ci sono delle persone che, quando entrano in crisi, hanno bisogno di toccare il fondo prima di cominciare a risalire ed è esattamente ciò che è successo a Bojan: ritrovatosi a lottare per la salvezza per la prima volta nella sua carriera, invece di intristirsi per come era andata a finire si rimbocca le maniche ed inanella una partita da urlo dietro l’altra. Ma il destino, che tante vittorie gli aveva regalato quando teneva in caldo la panchina del Camp Nou, scelse proprio quello straordinario momento di forma per presentargli il conto: dopo mezza stagione sopra le righe, Bojan si ruppe il crociato e fu costretto a star fermo 6 mesi. Molti giocatori non riescono a tornare come prima dell’infortunio ed inoltre c’era da considerare l’aspetto psicologico: lo spagnolo era stato bloccato dalla sfortuna nel suo momento di massimo splendore, proprio quando aveva ottenuto il ruolo di protagonista dopo tante comparsate. Non era facile ripartire dopo una mazzata così grande ed infatti Bojan non si è più ripreso: lo Stoke City se n’è accorto, e ha deciso di rescindere il contratto.
A quel punto Bojan è emigrato in America: lì il calcio è ad un livello quasi amatoriale, quindi “io che dovevo essere l’erede di Messi farò furore!” avrà pensato…ed invece le cose sono andate diversamente: la squadra che l’aveva ingaggiato (il Montréal Impact) se l’è tenuto per 2 anni, poi ha deciso di non rinnovargli il contratto. Così dal Dicembre 2020 Bojan si è svincolato, ed è rimasto senza squadra per ben 8 mesi: del resto, dopo aver fallito in un campionato facilissimo come quello americano non ci sono molti altri posti in cui andare ma, nell’Agosto 2021, riceve un aiuto inaspettato: un suo ex compagno di squadra ai tempi del Barcellona (Iniesta) che intanto si era trasferito in una squadra giapponese (il Vissel Kobe), impietosito per la sua triste fine, suggerisce ai dirigenti di dargli una chance. E così, nonostante il flop canadese, Bojan è di nuovo in pista.
Per quanto possa sembrare incredibile, lo stesso Bojan che un tempo dribblava 4 difensori dell’Inter si è dimostrato incapace di dribblare perfino i difensori giapponesi! In 26 presenze con il Vissel Kobe, ha messo insieme la miseria di 1 gol e 3 assist, e questo nonostante il fatto che a lanciargli la palla ci fosse un fuoriclasse come Iniesta. Probabilmente a Bojan era passata la voglia e quindi non avrebbe fatto gol neanche nel campionato più scalcagnato del mondo! Proprio perché a Bojan è passata la voglia, in questi giorni ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, a soli 32 anni e con un solo infortunio grave in carriera. La sua storia potrebbe suscitare tristezza e rimpianto, a me invece fa venire solo un grande sorriso: la stella di Bojan è brillata per poco, ma io quel poco me lo sono goduto fino in fondo e lo conserverò per sempre tra i miei ricordi più cari. Perché gli anni più belli di Bojan sono stati gli anni più belli anche per me: anche io a quei tempi avevo dei problemi, ma erano delle sciocchezze rispetto a quelli che ho dovuto affrontare in seguito. E lo stesso vale per Bojan: quando giocava nel Barcellona il suo problema era che doveva fare la riserva di Messi, oggi il suo problema è che non fa gol neanche in Giappone, e probabilmente pagherebbe oro per fare la riserva di Messi nel PSG. La sua storia ci insegna ad accontentarci di quello che abbiamo, ed a considerarci fortunati anche quando ci sembra che le cose potrebbero andare meglio. Bojan è stato un ragazzo fortunato, perché la vita gli ha concesso di far parte di una delle squadre più forti di tutti i tempi (il Barcellona di Messi e Guardiola)! Il fatto che due stelle di quella squadra come Piqué e Iniesta siano ancora in contatto con lui dopo tutti questi anni, dimostra che Bojan non è stato l’erede di Messi, ma è comunque un bravo ragazzo e quindi presto o tardi la vita lo premierà. Io gli faccio un grandissimo in bocca al lupo, e anche tanti complimenti per una carriera piena di aneddoti da ricordare.
Io di sicuro li ricorderò per sempre.