La serata perfetta

In una stagione di alti e bassi in cui i tifosi viola non hanno ancora capito il reale valore della squadra, della società e del proprio allenatore, una vittoria così netta, robusta ed indiscutibile è ciò che ci voleva prima della sosta per le nazionali. Il calcio è uno sport ed una malattia incredibilmente affascinante: proprio giovedì, in occasione del consueto ritrovo prepartita a casa del mio amico fraterno Giova, mentre ognuno diceva la sua in merito alla formazione, agli schieramenti tattici ed al possibile sviluppo della gara, lanciai una provocazione al gruppo dicendo: “se vinciamo stasera passando il turno e poi ci ripetiamo domenica scommettiamo che parte una volata mozzafiato fino alla fine?”. Con questo non volevo certamente dimostrare le mie doti di veggente, ma volevo solamente sottolineare quanto la linea che divide una partita o una stagione tra il disastro e la beatificazione sia talmente sottile che tutto può cambiare in un tempo brevissimo.

Se ripensiamo al primo tempo contro il Napoli o la seconda frazione giocata in Grecia e la confrontiamo con l’intera prestazione di ieri sera, abbiamo la risposta al perché il calcio ancora oggi affascina milioni di appassionati: semplicemente perché non ha una logica che assegna la vittoria solamente in relazione ai valori in campo, ma vive di situazioni, di momenti, di alchimia….tutto ciò che al Franchi ha fatto sembrare la Fiorentina un’armata invincibile, la Juventus una compagine di pulcini bagnati. Un Franchi la cui atmosfera, seppur con una capienza dimezzata, è stata incandescente fin da quando i calciatori sono entrati in campo per il riscaldamento: curva praticamente piena già un’ora prima del fischio d’inizio e sfottò che rimbalzavano tra le due tifoserie. Quello stesso sfottò che i tifosi viola hanno voluto immortalare in una coreografia come al solito riuscitissima, una coreografia che solamente il politically correct imperante di alcuni quotidiani come “La Nazione” (avessi detto il Financial Times!!!) non ha voluto capire. O come quelle stesse televisioni che stanno offendendo il gioco del calcio in modo ben peggiore facendo giocare partite a tutte le ore, in ogni giorno della settimana, in ogni situazione metereologica. Meglio se lasciamo stare….

Venendo a ciò che poi è successo in campo, la vittoria è stata rotonda e senza appello. Mister Palladino stavolta le ha azzeccate tutte e sembra finalmente aver trovato la quadra di una compagine che ha tanta qualità, discreta abbondanza, ottimi colpi dei singoli. La difesa a tre, quella che Palladino avrebbe voluto schierare fin dall’inizio della stagione, ha trovato in Pablo Marì un buon condottiero, un calciatore con ottimo senso della posizione, facilità di lettura delle diverse situazioni difensive, ma anche un’intelligenza che gli ha permesso di giocare la quasi totalità della partita con l’ammonizione addosso. Accanto a Marì, Pongracic e Ranieri hanno sbagliato pochissimo ed hanno avuto anche delle ripartenze convincenti. Il croato è finalmente tornato quel marcatore attento e sportivamente cattivo di Lecce, mentre Ranieri spostato sul centro sinistra ha trovato il suo habitat naturale: non solo perché Marì e Gosens lo aiutano spesso in marcatura, ma anche perché la capacità di ripartire a testa alta è sempre stata nelle sue corde.  Se in difesa la Fiorentina ha vinto ogni singolo duello, è stato però a centrocampo dove i viola hanno letteralmente dominato: il trio azzurro composto da Mandragora, Cataldi e Fagioli ha interpretato una fase difensiva perfetta con uno schermo impenetrabile davanti alla difesa ed è stato capace di ripartire in velocità grazie alle verticalizzazioni soprattutto di Fagioli. La seconda rete, ad opera di Mandragora, è stata la fotografia perfetta della serata, una serata in cui i movimenti dei due attaccanti hanno aperto tantissimi spazi, le scorribande dei due esterni hanno dato sempre l’opportunità di passaggio, le sovrapposizioni dei braccetti difensivi hanno creato sempre superiorità numerica. In mezzo a questo meccanismo apparso a momenti perfetto, si sono mossi con maestria i tre centrocampisti viola di cui due sono stati scartati proprio dalla Juventus. Accanto a loro, Dodò e soprattutto Gosens hanno imperversato alternandosi perfettamente nelle discese offensive; se però il brasiliano continua ad essere impreciso quando arriva nei pressi dell’area di rigore avversaria, l’esterno tedesco ha quella rara dote di trovare spesso la porta con buona continuità. Proprio grazie ad essa, Robin ha stappato la partita e regalato fiducia a tutti i propri compagni con giocate difensive di livello e consigli utili per tutti. Davanti poi, Kean ha lottato come un leone contro tutta la difesa avversaria regalando sponde, guadagnando punizioni, pressando ogni avversario. Certo con tutto questo lavoro sporco ha perso lucidità nel momento di calciare in porta, ma per quello ci ha pensato Albert Gudmundsson che è tornato nuovamente a segnare con un tiro da fuori chirurgico: sarà un pò indisponente perché talvolta non rincorre gli avversari, sarà capace di giocare solamente in un modo (cioè come gli pare tra le linee), sarà un elemento non irreprensibile fuori dal campo da gioco, ma con quello di ieri il tassametro parla di 8 reti in 1.050 minuti giocati, cioè uno ogni 131 minuti. Se consideriamo che spesso l’islandese è stato impiegato in condizioni fisiche precarie, direi che i dubbi sul suo riscatto potrebbero essere definitivamente fugati!

Resta dunque una serata indelebile, una di quelle che ricorderemo negli anni: la speranza però è che sia una tappa di una gara lunga fino al termine della stagione, una gara che porti la Fiorentina a raggiungere uno degli obiettivi che erano stati individuati lo scorso mese di agosto. Stavolta non manca veramente nulla per provarci fino in fondo!

4 pensieri su “La serata perfetta

  1. Questa stagione mi ricorda sempre più quella del 2011/2012. Allora battemmo il Milan e la Roma in casa loro, ma alla fine arrivammo tredicesimi, e se Guerini non avesse vinto lo scontro salvezza a Lecce saremmo finiti in serie B. Quest’anno la situazione è molto simile: abbiamo battuto Inter e Juve con un rotondo 3 – 0, ma abbiamo buttato una marea di punti con le piccole, non abbiamo uno straccio di gioco e a 9 giornate dalla fine siamo fuori dalle coppe europee. Tutto questo per dire che è legittimo essere euforici per la vittoria di ieri (anche perché le volte in cui abbiamo battuto la Juve con 3 gol di scarto si contano sulle dita di una mano), ma dobbiamo avere la consapevolezza che la stagione rimane fortemente negativa. Lo dico non per fare il guastafeste, ma perché se l’ambiente si convince che le 2 vittorie contro Inter e Juve bastino per salvare la stagione poi va a finire che Commisso conferma sia Palladino che Pradé, e quindi l’anno prossimo rivivremo un’altra annata terribile come questa (anzi, pure peggio, perché le 2 vittorie contro Inter e Juve sono probabilmente irripetibili).
    Un altro parallelo che mi viene da fare con quella stagione maledetta è quello tra Montolivo e Cataldi. Montolivo si esaltava quando aveva al suo fianco un altro playmaker, ovvero Liverani; il guaio è che ad un certo punto Liverani si trasferì a Palermo, e quindi il gioco viola cominciò a passare interamente per i piedi di Montolivo. Dato che Montolivo non era in grado di fare reparto da solo, noi passammo rapidamente dai piazzamenti Champions’ alla lotta per la salvezza. Per Cataldi vale lo stesso discorso: quando deve fare gioco da solo va in tilt, quando invece gli affianchi un altro playmaker (come Adli o Fagioli) è tutt’un altro calciatore.
    Venendo alla vittoria di ieri, tu hai elogiato giustamente la prova perfetta dei nostri difensori, ma a mio giudizio ieri l’abbiamo vinta a centrocampo. Fagioli ha fatto più volte dei lanci illuminanti, e infatti 2 gol su 3 sono nati in questo modo; inoltre, Cataldi ha giocato molto meglio del solito (per il motivo che ho appena spiegato), e Mandragora ha inferto alla Juve la mazzata tremenda del secondo gol quando doveva ancora riprendersi dal primo.
    Per quanto riguarda l’attacco, tu dici che Gudmundsson sta convincendo Commisso a riscattarlo a suon di prestazioni da urlo. Io ti rispondo che anche Torreira giocava da urlo e costava pure poco, eppure Rocco non l’ha riscattato lo stesso. La sua strategia è quella di fare la squadra a costo zero o poco più, facendosi elemosinare ogni anno i giocatori dalle altre società: di conseguenza anche se un calciatore gioca bene lui non lo riscatta a prescindere, perché preferisce rispedirlo al mittente e farsene prestare un altro. E infatti dopo Torreira è venuto Arthur, dopo Arthur è venuto Adli, dopo Adli ne verrà un altro ancora, e avanti così all’infinito.
    Concludo con un pensiero sulla Juve. Ieri dopo la partita ho messo Diretta Stadio, e ho visto Thiago Motta dire: “Tra Atalanta e Fiorentina abbiamo preso 7 gol, ma prima di queste 2 partite avevamo la fase difensiva migliore del campionato”. Queste parole rivelano che ha lo stesso identico difetto di Palladino, ovvero la totale mancanza della capacità di autocritica. Anzi, entrambi hanno l’odiosa abitudine di “profumare la merda”, ovvero di sottolineare quanto è favolosa la loro squadra anche dopo le prestazioni più indifendibili. E’ chiaro che lo fanno per salvare la propria panchina: Thiago Motta non ce la farà di sicuro, su Palladino si accettano scommesse.

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    • Ciao Wwayne! Questa Fiorentina non lotterà certo per non retrocedere, non scherziamo! Al momento la stagione è certamente negativa ma, come ho scritto, ci sono ancora molti punti in palio, tante partite da giocare ed una competizione europea che, ti piaccia o no, assegna comunque un trofeo. Resto fermamente contrario alla possibile permanenza di Palladino ma nel contempo devo dire che la squadra ieri ha dimostrato di stare con il proprio allenatore e questo conta tantissimo. Quanto invece a Pradè, io continuo a pensare che finalmente quest’anno ha avuto autonomia decisionale ed ha costruito la Fiorentina più forte dell’era Commisso. Quanto al centrocampo, ho anche io sottolineato come il dominio in mezzo al campo sia stato decisivo per superare la Juve e come Fagioli sia il vero giocatore fondamentale: le sue doti tecniche e la sua capacità di far sgorgare gioco permette a tutti gli altri di rendere di più. Così come con Adli, anche con Fagioli, gli altri centrocampisti rendono di più perché non si devono assumere la responsabilità di fare gioco. Quanto a Gudmundsson ho solamente detto che andrebbe riscattato….starà poi alla società prendere le decisioni ma se ci pensi con la cessione di Comuzzo ti potresti pagare il riscatto di Fagioli, Gosens Gudmundsson ed una parte di Cataldi. Io resto dell’idea che sia una follia cederlo ma non si sa mai….Adli poi verrà riscattato se in cambio il Milan riscatterà Sottil visto che hanno lo stesso valore di mercato e sono due plusvalenze secche!

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      • Ancora non ho capito perché il Milan ha ceduto Adli, dato che i suoi 2 centrocampisti titolari (Fofana e Musah) sono entrambi più deboli di lui. Inoltre, sono entrambi dei centrocampisti difensivi, quando invece è risaputo che le migliori coppie di mediani sono quelle in cui uno dei 2 fa gioco e l’altro corre e picchia al posto suo.
        Riguardo alla cessione di Comuzzo, un difensore bravo si trova ovunque (soprattutto in un paese catenacciaro come l’Italia), quindi una sua cessione non mi farebbe strappare i capelli. Sarebbe molto più negativo il mancato riscatto di Gudmundsson, perché un giocatore che segna, fa segnare ed è pure attaccato alla maglia non lo sostituisci facilmente. Soprattutto se sei una società di medio livello come la Fiorentina. Grazie per la risposta! 🙂

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