Fiorentini, AMICI MIEI

Ho ricevuto un regalo di compleanno in anticipo da un amico, uno storico del calcio che collabora con alcune testate tra cui “Contrasti“, uno dei pazzi con cui abbiamo pensato e realizzato l’avventura di “Rock and Goal“, ma soprattutto uno dei più grandi conoscitori della storia del gioco del calcio che io conosca: Gabriele Tassin. Leggetelo, non ve ne pentirete!!!

Dalla notte dei tempi l’uomo si pone le domande più argute e scabrose: Don Abbondio si domandava chi fosse Carneade, Gauguin dipinse un quadro interrogandosi “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, mezzo mondo si domandava come mai la Gregoraci stesse con Briatore, evidentemente ignara dell’estratto conto dell’imprenditore italiano. Nessuno si è però cimentato nella vera e unica questione che dovrebbe animare il dibattito socioculturalcalcistico: può un accanito tifoso interista provare sincero affetto e trasporto per la Fiorentina? Non sono pazzo, almeno non nel senso che intendete voi: faccio mio un invito abusato dalla tiktoker più scoperta della difesa guidata dal lisergico Giovanni Bia, meteora nerazzurra anni 90, e vi dico di seguirmi, in questo caso nel ragionamento.

No, non ho dimenticato il Franchi in festa che accusava i miei beniamini di daltonismo (oltre che di broccaggine) suggerendo a gran voce ai nerazzurri ormai groggy “il pallone è quello giallo”. Ricordo però anche la nostra prestazione e soprattutto seguo una precisa regola di vita che mi impone di non impermalosirmi GIAMMAI con un toscano, capace come nessuno al mondo di prenderti per il naso senza fartene accorgere con la sua feroce, meravigliosa ironia (per approfondire, citofonare Gasperini). E, lo so, la stampa ama raccontare di come andare all’ex Berta indossando i vessilli della squadra avversaria sia paragonabile a recarsi negli anni 80 a Medellin con una canottiera recante il messaggio “Escobar maricon” e urlando per i vicoli “il vero sballo è dire NO ALLA DROGA”. Ma io a certe cose credo poco, e poi il pericolo è il mio mestiere: chi ha avuto in squadra Schelotto e Belfodil non può temere alcun male.

Innanzitutto, prendo in prestito l’aforisma di Samuel Johnson, mio buon amico e stimato lettore, e parafrasandolo affermo con piena cognizione di causa che “chi è stanco di Firenze è stanco della vita”: città grande eppure a misura d’uomo, in cui ogni vicolo, ogni angolo, ogni ciottolo è impregnato di arte, storia, cultura. E il cibo, signori, sì il cibo, dal furgoncino con l’ambulante che ti piazza in mano un lampredotto da pace dei sensi, alla mitica fiorentina o al paradisiaco peposo, che solo il primo assaggio dovrebbe far bandire da ogni tavola i vegetariani e i vegani. Voi dite che sono litigiosi e collerici, io rispondo passionali, dall’animo ardente. Un popolo che sa amare alla follia, ma capace di esiliare o bruciare sul rogo i suoi figli non più prediletti. Sulle donne non posso dir nulla, perché ho una morosa che per dovere coniugale mi legge, e quindi ogni cosa io scriva potrebbe essere usata contro di me, ma è nota in tutto il globo terracqueo la bellezza delle figliole toscane, il cui splendore, reso immortale da fior di poeti e canzonieri, ha attraversato i secoli e perdura tutt’oggi.

Suvvia, diciamoci la verità, molte sono le cose che ci accomunano a chi si stringe orgoglioso al labaro viola di Narciso Parigi: la comune antipatia juventina, per esempio, ché le malefatte della Vecchia Signora ai nostri danni non posso qui elencare per mancanza di spazio, mentre a mero titolo di esempio cito “meglio secondi che ladri” e la vergognosa ruberia della finale UEFA 1990, con ratto di Baggio annesso e piazza incendiata dallo sdegno. Ma anche assi sudamericani egoisti al limite del cialtronesco (Edmundo che preferisce o carnaval allo scudetto, Icardi i diktat muliebri alla causa nerazzurra), le ladrate sofferte a causa del vergognoso Real, che negli anni 80 infestava il cammino europeo nerazzurro con risse abominevoli e furti perpetrati da arbitri e funzionari corrotti derubricati a miedoescenico del Bernabeu! La Fiore invece, PRIMA ITALIANA A GIUNGERE ALLA FINALE DELLA COPPA CAMPIONI (chissà perché non la ricordano mai, questa cosa, curioso), vide il Real padrone di casa usarle la cortesia di portare alla finale il pallone e anche l’arbitro che, fatalità, permise ai padroni di casa di sbloccare il risultato concedendo un rigore per fallo commesso più o meno a metà campo. Quando si dice il caso…

E poi ragazzi, la Fiorentina mi ha regalato note di colore memorabili: antesignani della moviola in campo (il mitico Lubos Kubik!), giocatori che anticiparono i format di successo di MTV (“Non sapevo di essere in rosa” Javier Aguirre, 1988), presidenti che reagivano a corna ventilate con esoneri annunciati di imperio e discussi in diretta televisiva in una corrida memorabile che infiammò i tubi catodici (Cecchi Gori junior versus Radice, Processo del Lunedì, gennaio 1993). E sul campo, che in quel caso era il sacro tappeto erboso del Meazza, vidi l’intervento falloso più osceno della Storia, Taribo West che interpreta un pittoresco Hulk Hogan nigeriano sbriciolando la caviglia di Kanchelskis con un intervento che avrebbe fatto inorridire gli spettatori di SmackDown. Mi aspettavo venisse passato per le armi sul cerchio di centrocampo, di fronte alle maestranze schierate: ricevette un giallo. E poi il colore della divisa, scelto dal marchese Ridolfi, e il fascino che esercitò sul me bambino il giglio dei Pontello sulla divisa indossata da quell’eroe tragico e magnifico di Giancarlo Antognoni, “il ragazzo che gioca guardando le stelle”.

Ma amo soprattutto la Viola per quanto successe nel campionato 1988/89, l’anno dello scudetto dei record.

Sì, perché ovviamente il nemico, quell’anno aveva le maglie celesti e i volti minacciosi di quegli artisti del calcio che si chiamavano Maradona e Careca: ma se il Napoli fu avversario irriducibile, ultimo ad arrendersi allo strapotere dello squadrone nerazzurro, chi mise davvero in pericolo la vittoria del Bene, quell’anno, fu proprio la compagine viola. Come mai? Presto detto. Dopo una campagna acquisti scintillante, la stagione inizia con la Coppa Italia, che all’epoca aveva i primi turni che si disputavano in fase a gironi. Il campionato sarebbe iniziato a ottobre per “colpa” delle Olimpiadi di Seul, alcuni stadi erano in ristrutturazione per gli ormai prossimi Mondiali casalinghi del 90, fra cui naturalmente il Meazza: ed è per questo che il match decisivo del secondo turno, dopo due pareggi, l’Inter lo gioca a Piacenza, proprio contro la Fiorentina. Un rigore di Matthaus porta l’Inter in vantaggio, poi in un paio di minuti la difesa meneghina diventa narcolettica e permette a un Borgonovo liberissimo di infilare di testa Zenga da pochi passi: non passano sessanta secondi e mentre la terza linea nerazzurra fa da testimonial a Madame Tussaud, la coppia gol Borgonovo&Baggio raddoppiava abbattendo a pallonate un estremo difensore lasciato più solo di Chuck Noland in Cast Away. Nella ripresa si attendeva il riscatto interista, ma i tifosi della Beneamata poterono mandare la tessera societaria al buzzatiano Giovanni Drogo: un rigore chirurgico di Baggio portava a tre le reti viola, e poco dopo una punizione battuta velocemente da Dunga coglie di sorpresa chiunque, e permette a Mattei, la cui figurina non ispirava già tutta questa simpatia, di meritarsi alcune mie pacate rimostranze travestendosi da Garrincha e calibrando un mirabile pallonetto per il 4-1. L’Inter ha una reazione d’orgoglio, Morello di testa e Matthaus da pochi passi accorciano le distanze, rendendo meno amaro il punteggio nella forma ma non nella sostanza. L’Inter è fuori, i media si scatenano a colpi di CRISI INTER (certe cose non cambiano mai), si invoca Guilllotin per il Trap, candidando Fascetti al suo posto! Una delle tante sliding door della storia, fortunatamente chiusa a doppia mandata dall’intervento della Vecchia Guardia che anziché morire o arrendersi, si schierò dalla parte del proprio condottiero lasciando la stampa specializzata a coprirci di ciò che disse Cambronne a Waterloo.

Luca Mattei, amatissimo da Gabriele Tassin!

Ne seguì un girone di andata strepitoso, con l’Inter che va in fuga già dopo poche giornate, trascinata dal duo teutonico Matthaus – Brehme, dalla regia sapiente e razionale di Matteoli, dalle sgroppate di Berti e dallo stato di grazia di Aldone Serena, mai così bomber come quell’anno. L’ultima di andata vede l’Inter, già campione d’inverno, ospite all’allora Comunale di Firenze. Berti, ex di giornata, viene accolto trionfalmente dai suoi vecchi sostenitori, osannato come Michael Douglas da Kathleen Turner nella Guerra dei Roses: l’Inter è inguardabile ma passa in vantaggio su rigore, venendo poi raggiunta da un guizzo di Roberto Baggio. Cucchi fa il brasiliano e segna un gol strepitoso, sancendo il sorpasso dei padroni di casa, ma due proditorie capocciate di Serena, imbeccato da Diaz, ribaltano clamorosamente il match. Poi il Trap decide di coprirsi, togliendo l’argentino per mettere Verdelli: un minuto dopo Borgonovo in mischia anticipa tutti e sigla il 3-3, poi Bergomi decide dal nulla di presentare al pubblico pagante una personalissima versione di “Muoia Sansone con tutti i filistei!” regalando con un retropassaggio suicida al compianto Stefano l’occasione di diventare l’hombre del partido. Borgonovo aggira Zenga e mette in rete, il Comunale esplode , io alla radio vorrei morire. Trascinando possibilmente con me lo Zio. L’impresa viola scatena una ridda carnascialesca laddove dominava Lorenzo il Magnifico: chi vuol esser lieto sia, come scrisse il Medici, e perfino il Mosè di Michelangelo, che ok, non era fiorentino, ma aveva natali toscani pure lui, finalmente accontentò il suo creatore e urlò tutta la sua gioia per una Viola da sballo, rispondendo al “perché non parli?” con un “perché prima non c’era un cazzo da dire!” In sala stampa gente si dava di gomito: finalmente si poteva rispolverare il “CRISI INTER!”, col Napoli a un punto, pronto a fare Gassman sorpassando i nerazzurri. Il sogno pareva destinato a finire, ma quell’Inter era d’acciaio e rispose infilando 8 vittorie consecutive, infrangendo record su record e vincendo il campionato con quattro giornate di anticipo, matematica certezza giunta proprio battendo il Napoli in un Meazza gremito e tripudiante. E per l’ultima partita, nel giorno dell’apoteosi, ecco ritrovare proprio la Fiore, con Diaz che mi insegna a gustare il freddo sapore della vendetta contro i Pontello che lo avevano cacciato malamente con una tonitruante bordata, che significava spareggio UEFA per la Viola. L’ultimo tocco, a porta vuota, sarebbe stato opera del sottovalutatissimo e bravissimo Alessandro Bianchi. All’epoca ero meno saggio, e apprezzai in modo un po’ naif le due vittorie fiorentine, lasciandomi andare a pensieri che avrebbero fatto inorridire il mio catechista, ma che inconsciamente dimostravano il mio apprezzamento per gli intercalari fioriti di un popolo tanto insigne e colto. Con l’età capii che ogni impresa, per esser davvero tale, deve passare attraverso momenti perigliosi.

E quindi, amici viola, credetemi quando vi dico che grande è il mio affetto verso di voi: non così grande da consentirmi di fare ricorso a retorica ipocrita sullo spartirsi la posta, e il primo aprile gradirei non mi faceste scherzi da prete. Poi però vincetele tutte, soprattutto in Europa. Che io ci spero davvero, a fine anno, di sollevare entrambi un trofeo a testa. E se invece vorrete sgambettarci e darmi un dispiacere, non muterà il mio sentimento verso di voi, ma prendendo in prestito le opinioni di un allenatore toscanissimo che non stimo e che riferiva garrulo che “bestemmiare fa parte della cultura toscana”, la prossima lettera a cuore aperto verrà da me redatta interamente in toscano. In vostro onore, naturalmente.

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – MILAN = 4 – 3

Se avessi sognato un modo per digerire la delusione cocente di Torino, sarebbe stata esattamente questa. Vincere contro la capolista finora imbattuta, con mezza difesa fuori e soffrendo fino all’ultimo minuto. La Fiorentina di stasera, dal punto di vista del gioco, probabilmente non è stata la migliore della stagione, ma nonostante ciò ha costretto il Milan capolista alla prima sconfitta stagionale riuscendo a segnare 4 reti!! Se alle assenze difensive sommiamo Nico Gonzalez a mezzo servizio, forse riusciamo a prendere coscienza dell’impresa viola. Adesso però dovremo essere bravi a dare continuità a questo risultato nelle prossime sfide che vedono la Fiorentina confrontarsi con avversari maggiormente alla portata. E se i ragazzi di Italiano a gennaio saranno ancora a ridosso della zona Europa, starà all’irascibile Barone and company accontentare il mister in vista di un rush finale che potrebbe diventare entusiasmante!!

IL BUONO

  • Vincenzo Italiano : dopo le ultime sconfitte il carro è di nuovo parzialmente vuoto anche se adesso il biglietto per risalire è più caro. Il mister ex Spezia sembra avere un conto aperto con il Milan che riesce sempre a mettere in difficoltà. Nonostante una difesa che può contare sulla coppia centrale formata dai soli Venuti ed Igor, i viola giocano anche stavolta una gara gagliarda e dimostrano di non temere la capoclassifica. Certo gli episodi una volta tanto non voltano le spalle ma la prestazione di SQUADRA fa dimenticare anche i piccoli errori individuali. Chapeau…. Abbiamo uno dei migliori allenatori della Serie A!
  • Duncan: un giocatore completamente rigenerato! Segna il primo gol ma entra anche in due degli altri tre…. Lo voglio segnalare perché non essendo uno specialista è proprio il simbolo di una squadra che lotta tutta insieme per raggiungere un obiettivo, per agguantare un sogno… Un sogno che tutta Firenze aspetta da anni… È tornato quello di Sassuolo grazie al lavoro ed all’abnegazione!!
  • Vlahovic : una doppietta maestosa contro la squadra che non aveva mai perso. Una doppietta da ricordare di fronte al suo mito, il suo esempio Ibra che lo ripaga con la stessa moneta. Ma stavolta vince lui, vince la Fiorentina, vince Italiano, vince Firenze. Io per primo mi devo ricredere! Professionista esemplare da tenere fino a Giugno per poter continuare a sognare l’Europa!

IL BRUTTO

  • Nulla : potrei dire non aver chiuso la gara, potrei dire averla riaperta, potrei dire l’impatto di Castrovilli oppure la prima mezz’ora di Saponara, ma dopo una serata del genere mi sembra giusto premiare tutti. Con i miei amici, uscendo dallo stadio, pensavo quale gara ricordasse questa vittoria… Ebbene le emozioni di stasera mi hanno riportato al 4-0 della Fiorentina di Terim al Milan in Coppa Italia. Speriamo solamente che la stagione si chiuda in modo diverso!!!

Ci vediamo presto al Corner Viola!!

Diario di un cassintegrato (parte III)

Dopo le prime settimane di altalena emozionale (o emossionale come direbbe Paulo Sousa), sto iniziando a trovare un equilibrio importante provando ad esprimere il meglio di me stesso. La mazzata iniziale è stata forte, ma come diceva qualcuno più importante di me, quando si arriva in fondo, si può solo risalire.

Sto iniziando finalmente a lavorare in positivo ed a considerare la parte migliore di ciò che accade, anziché vedere sempre e solo il lato negativo degli eventi. Eppoi ci sono anche buone notizie che arrivano ed aiutano l’umore a migliorare! Innanzitutto anche questa settimana sono stato richiamato in servizio per lavorare due giorni….i pessimisti diranno che la scorsa settimana ne avevo lavorati 3: è vero, ma essendo attiva una turnazione con la mia collega, in questo modo dopo 10 giorni abbiamo lavorato metà tempo per uno. E poiché ormai tutti dicono che questa situazione non terminerà certo velocemente, è stato importante sapere che il governo (non mi interessa di quale colore sia!) ha già inserito nella bozza di Legge Finanziaria per il 2021 il rifinanziamento della Cassa Integrazione Covid per 12 settimane. Tale intervento sarà poi ulteriormente prorogabile anche grazie al nuovo intervento dell’ Unione Europea che ha destinato altri 6,5 miliardi di euro all’Italia nell’ambito del programma Sure. In mezzo a tutte le notizie ansiogene che ci arrivano ogni giorno, questi eventi aiutano a sorridere ed a guardare avanti con più tranquillità.

Ecco dunque che questo nuovo equilibrio positivo mi ha permesso anche di dedicarmi ad interessi troppo spesso trascurati. Se nello scorso capitolo di questo diario vi avevo consigliato una lettura, stavolta voglio invece parlarvi di una serie televisiva che mi è piaciuta tantissimo. Io sono appassionato di fatti realmente accaduti e dunque, spulciando tra le tantissime offerte di Netflix, ho trovato la serie su O.J. Simpson! A parte il cast, tra cui John Travolta e Cuba Gooding Jr., devo dire che la serie è veramente ben fatta, avvincente e non ruota solamente sul personaggio della star O.J. Non è troppo lunga, dieci puntate della durata di circa 55 minuti, e soprattutto non è incensatoria di nessuno dei personaggi coinvolti nella vicenda. Apre anzi a diverse critiche non solamente nei confronti del campione, ma anche in merito alla gestione della giustizia negli USA ed anche alle azioni della polizia: insomma da vedere!

La mia carica positiva è stata poi ulteriormente aumentata da un evento di per  sé negativo. Spinto dalla mia ansia di conoscere e di voler migliorare il mio modo di comunicare, ho iniziato a cercare sul web corsi gratuiti di formazione ed aggiornamento che trattassero il tema della gestione di un blog, della comunicazione via web, dell’utilizzo dei social network. Ebbene, ho provato ad iscrivermi ad alcuni di essi e non sono mai riuscito ad entrare per sopraggiunto numero di iscritti! Qualcuno di voi si chiederà cosa ci sia di positivo in questo…. Beh di positivo c’è la sete di sapere, di conoscere, di crescere. Di bello c’è che tanta gente come me, una volta messa da parte, messa a cuccia con la museruola, prova a reagire attraverso la via della conoscenza, del sapere e dell’aggiornamento! E se qualcuno già prova una via d’uscita, già cerca l’alternativa per rendere fruttuoso questo periodo, ha già vinto la propria battaglia contro la tristezza, contro il senso di impotenza e di inutilità che spesso ti attanaglia in queste settimane.

Girovagando poi sul web ho trovato altre cose interessanti ma questo ve lo racconto nella prossima pagina del diario….

Intanto iniziamo a pensare che le cose positive ci sono, basta cercarle e prima o poi arrivano!

Alla prossima!!

L’essenza del calcio

Un amico di questo blog, Franz, mi ha segnalato un video di YouTube che racchiude in poco più di un minuto cosa sia il calcio e perché sia lo sport più amato dell’universo. Poche immagini, disegni scarni ma emozionanti, che interpretano perfettamente la mia storia, ma sicuramente anche la vostra.

Buona giornata fatta di queste emozioni!