Una nuova Italia?

Dove eravamo rimasti?

Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali del Qatar svanita contro la Macedonia del Nord, la nazionale guidata (ancora) da Roberto Mancini, sembrava aver ritrovato il filo del discorso grazie alla Nations League, manifestazione verso la quale ho un rifiuto direi quasi ancestrale. Nel frattempo però, sono stati sorteggiati i gironi per le qualificazioni ai prossimi Europei, dove gli azzurri si presenterebbero da campioni in carica e le squadre inserite nel raggruppamento non sembrano certo insuperabili. E’ vero infatti che i ragazzi di Mancini hanno pescato l’Inghilterra, ma è anche vero che le altre tre compagini da affrontare sono Macedonia del Nord (do you remember?), Malta ed Ucraina: considerando che al termine del girone saranno qualificate direttamente le prime due, non disputare nemmeno il prossimo Europeo sarebbe una disfatta paragonabile a quella del Mondiale del 1966 quando gli azzurri si fecero eliminare dalla Corea del Nord di Pak Doo-ik.

Negli scorsi giorni l’Italia ha affrontato le prime due fatiche ed ha raggranellato tre punti frutto della sconfitta contro l’Inghilterra allo Stadio Maradona di Napoli e della vittoria in terra maltese per 2 – 0. Sono state due prestazioni completamente diverse che hanno lasciato vari spunti che cercheremo di approfondire per singolo reparto in questo articolo: mentre contro i finalisti dell’ultimo Europeo gli azzurri hanno meritatamente perso ma hanno dato segnali incoraggianti nella seconda metà di gara, contro Malta l’encefalogramma della squadra è sembrato quasi completamente piatto. Chiaro che gli stimoli delle due partite erano completamente diversi così come la qualità degli avversari e la formazione schierata da Mancini. L’Italia è stata surclassata nel gioco e nell’intensità nei primi 45 minuti contro un‘Inghilterra che ha mostrato ancora una volta un gran bel mix tra giovani ed esperti con tanta qualità in ogni reparto. Solamente nel secondo tempo, già sotto di due reti, gli azzurri hanno dimostrato di volerci almeno provare grazie ad un cambio di passo e di ritmo che ha riequilibrato le sorti della partita ma nel complesso la vittoria di Kane e compagni è certamente meritata. E’ rimasto comunque negli occhi l’atteggiamento di una compagine che si è resa conto dei propri limiti ma che ha cercato di rimontare con le proprie armi e con la forza di volontà, seppur senza quelle trame di gioco che avevano incantato agli ultimi Europei. In trasferta contro Malta invece, l’Italia ha giocato una partita complessivamente insufficiente che ha portato i 3 punti solo per l’oggettiva inconsistenza degli avversari che però avrebbero potuto addirittura portarsi in vantaggio dopo pochi minuti. La rete dell’oriundo Retegui (2 gol in 2 partite) ha fortunatamente messo la contesa sui binari giusti per portare a casa tre punti importantissimi al termine di 90 minuti per lunghi tratti inguardabili. Veniamo adesso all’analisi della nostra nazionale reparto per reparto.

PORTIERI:

Se per alcuni anni sembrava che dietro Buffon e Toldo ci fosse il deserto, credo che in questo momento storico l’Italia possa dormire sonni tranquilli. Da un Donnarumma che anche quest’anno ha dimostrato diverse pecche soprattutto in Champions League, ad un Meret che a Napoli sta vincendo lo scudetto e convincendo per la continuità di rendimento, l’abbondanza finalmente non manca. Dietro questi due infatti, ci sono Carnesecchi, Vicario, Falcone e perché no Provedel….insomma per qualche anno, almeno tra i pali, siamo a posto!

DIFENSORI:

Il discorso cambia un pò invece in difesa, soprattutto per le scelte di Mancini. Sinceramente vedere schierati contro l’Inghilterra due difensori centrali di una difesa a 4 come Toloi e Acerbi (che normalmente giocano nei club a 3) che hanno complessivamente 68 anni mi ha fatto riflettere. Se davvero dopo la mancata qualificazione ai mondiali volevamo ripartire con un nuovo ciclo non era possibile trovare qualcun altro più abituato a giocare a 4 e soprattutto più giovane? Anche sugli esterni stessa cosa…in Under 21 giocano con grande profitto a sinistra un terzino goleador come Udogie oppure un piede educatissimo come Parisi, possibile non trovare posto per loro? Troppo giovani? Ed allora Pafundi che ha giocato 9 minuti totali in Serie A con l’Udinese? Sinceramente mi sembra ci sia una grande confusione tra la voglia di cambiare pagina ed un senso di gratitudine che ormai dovrebbe essere stato spazzato via dalla sconfitta con la Macedonia del Nord. E non solo, siamo proprio sicuri che la difesa sia immodificabile? Tolto Di Lorenzo che è oggettivamente inamovibile, gli altri difensori chiamati da Mancini sono più abituati ai meccanismi della difesa a 3 ed allora perché non provare quella disposizione?

CENTROCAMPISTI:

I dubbi relativi ai difensori divengono certezze quando passiamo alla zona nevralgica del campo. L’Italia campione d’Europa ha dominato il gioco grazie ad un terzetto di centrocampisti che in quel momento era in uno stato di grazia ma, dopo quelle gare, avete più visto giocare Jorginho e Verratti in maglia azzurra a quei livelli? Io francamente no ed inoltre siamo proprio sicuri che le squadre che sono state sconfitte dagli azzurri non ci abbiano nel frattempo studiati e non abbiano ideato delle contromosse? Il giro palla azzurro sembrava inconcludente perfino con Malta, figuriamoci con l’Inghilterra! Magari mi sbaglierò ma mi sembra che l’idea di gioco che abbiamo interpretato agli Europei sia ormai da mettere in soffitta per svariati motivi. Innanzitutto perché gli altri ci hanno studiato ed hanno capito come affrontare quel trio di calciatori e quel sistema di gioco. Poi perché oggettivamente il calcio sta rapidamente cambiando e nei campionati nazionali così come nelle competizioni fuori confine, il calcio sta tornando all’uno contro uno in tutte le zone del campo con pressione feroce sulla palla e poco tempo per pensare. Siamo proprio sicuri che quello sia il centrocampo giusto per affrontare questi cambiamenti? E da ultimo, con una squadra che fa così tanta fatica a segnare, avere due centrocampisti come Verratti e Jorginho che non vedono la porta e calciano a rete praticamente mai siamo sicuri sia la scelta giusta? Oppure sarebbe preferibile riempire l’area di rigore con un maggior numero di calciatori ed avere centrocampisti più bravi nella fase di inserimento?

ATTACCANTI:

Se la parentesi dedicata alle nazionali ha portato una buona notizia a quella azzurra è la convocazione di Mateo Retegui: innanzitutto complimenti a chi lo ha scovato ed a chi ha avuto il coraggio di una scelta impopolare in un paese in cui lo Ius Soli sembra ancora un obiettivo irraggiungibile. Certo non sarà un fenomeno, non sarà un giocatore generazionale, ma è una punta e sa fare la cosa più importante per un numero 9: fare gol! In una nazionale in cui l’attaccante principe, Ciro Immobile, sembra incapace di segnare in campo internazionale, aver scovato qualcuno che la butta dentro è la notizia più importante! Oltre Retegui però, il buio….Politano resta un calciatore che in nazionale non sfonda, Gnonto sembra ancora acerbo, Grifo un mistero. Ecco perché, al netto dell’assenza di Raspadori e Chiesa, mi risulta incomprensibile l’ostracismo nei confronti di Zaccagni, miglior marcatore di nazionalità italiana del campionato con 9 reti (stessi gol di Immobile). In molti dicono che l’esclusione sia dettata da motivi disciplinari, ma credo che sia compito di un Commissario Tecnico quello di provare a ricucire determinati rapporti nell’interesse del bene supremo, quello della nazionale italiana. Resta poi aperta la questione del modo di giocare: con un centrocampo così tecnico ed esterni che giocano così larghi, l’attaccante di riferimento rischia un isolamento forzato che non credo sia in grado di reggere nelle gare più complicate, vedi il primo tempo contro l’Inghilterra. Non sarebbe forse preferibile accompagnare maggiormente l’azione offensiva con calciatori più muscolari e più dediti all’inserimento?

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!

Fu vera gloria?

La ferita ancora sanguina, ma prima o poi guarirà!

Dopo l’immensa delusione di Palermo, quando gli azzurri si fecero superare dalla Macedonia del Nord nella corsa ai prossimi mondiali, la tre giorni vissuta tra Milano e Budapest ha restituito all’Italia del calcio un pò di dignità. Nel momento in cui sono usciti i gironi di Nations League, eravamo in pochissimi a credere ad una nazionale capace di accedere alle final four superando Inghilterra e Germania ed invece ancora una volta il calcio ha dimostrato come niente sia scontato, niente sia già scritto! Addirittura la qualificazione se la sono giocata le due squadre sulla carta più deboli (Ungheria) ed in crisi nera (l’Italia) ed i ragazzi di Mancini sono stati bravi a fare il colpaccio. Ma è davvero l’inizio della svolta oppure il cammino è ancora impervio?

Certamente le due gare che hanno regalato all’Italia l’accesso alle final four della Nations League, oltre che la posizione di testa di serie per il sorteggio ai prossimi europei, hanno mostrato un pò di luce in un quadro all’interno di cui permane però molta nebbia. Innanzitutto alcuni calciatori hanno dimostrato di poter costituire la spina dorsale della nostra nazionale per i prossimi anni: da Donnarumma che, seppur ancora spesso indeciso in uscita, ha sfoderato parate da campione contro l’Ungheria a Di Lorenzo, un esterno basso in grado di difendere ma anche di attaccare sia in uno schieramento a 4 (come con Spalletti nel Napoli) che in uno a 5 a tutta fascia. In mezzo al campo poi, nonostante le contemporanee assenze di Verratti e Tonali, Barella ha dimostrato di essere una colonna portante sia dal punto di vista atletico che tecnico essendo capace di unire quantità e qualità come pochissimi altri. C’è poi un calciatore che ci ha fatto stropicciare gli occhi, un pò per la freddezza dimostrata da un ragazzo nato nel 2000 ed un pò per l’assoluta necessità di ritrovare un attaccante italiano di livello internazionale: Giacomo Raspadori. Lo stesso Mancini ha sottolineato più volte le deficienze strutturali di questa nazionale in un reparto offensivo in cui avevamo disponibili per questo doppio impegno oltre a Raspadori, solamente Scamacca, Gnonto e Gabbiadini. Certo se poi un neo Senatore della Repubblica, nonché proprietario della Lazio, forza la mano alla FIGC a poche ore dalla partenza per l’Ungheria per far rimanere a casa Immobile, diventa difficile credere che a qualcuno interessi davvero la nazionale!

Se dunque Mancini può contare su alcune sorprese e determinate certezze, ancora molto deve essere fatto. Detto di un attacco asfittico che non trova un condottiero che possa portare sulle spalle il peso offensivo della nazionale e sia capace di sfruttare le occasioni che i molti centrocampisti di qualità riescono a creare, è necessario aprire una riflessione anche in merito al pacchetto arretrato. Perso Chiellini, l’unico vero leader difensivo, il CT Mancini ha probabilmente capito che Bonucci non può prendere il suo posto né tatticamente, né caratterialmente. Del resto nella storia del calcio ci sono sempre stati i leaders ed i comprimari: ricordate Baresi e Costacurta ad esempio? Uno comandava e l’altro eseguiva grazie ad un’intesa di ferro frutto di anni di battaglie combattute assieme: un leader è assolutamente necessario quando si vuole giocare con una difesa a 4 e purtroppo, dopo l’uscita di scena di Chiellini, al momento in giro non se ne vedono. Nonostante Bonucci millanti spesso la propria leadership, è necessario che questa sia riconosciuta da altri non autoproclamata! Ed anche il CT Mancini immagino la pensi come me, visto che dopo alcune prove deludenti, ha preferito affiancare al bianconero non un calciatore ma due, passando dunque alla difesa a tre: mossa decisamente azzeccata poiché, oltre ad aver dato maggiore solidità alla squadra azzurra, ha permesso a Bonucci di salire spesso ed avere il tempo di far ripartire l’azione da dietro, come in occasione della rete di Raspadori a San Siro. Resta il grande dubbio dell’età media dei difensori schierati in questo doppio impegno: dai 35 anni del capitano, ai 34 di Acerbi fino ai 32 di Toloi, la media è da far tremare i polsi ma magari a questo pensiamo un’altra volta!

Nel marasma di una nazionale sballottata dalle società e spesso poco valorizzata dalla FIGC e dalla Lega di Serie A, dobbiamo riconoscere che la stella polare da seguire ha un nome ed un cognome: Roberto Mancini. Dopo l’esclusione dai mondiali in troppi ne avevano chiesto la testa senza riconoscere il lavoro che il tecnico di Jesi ha fatto in questi anni in nazionale. Un lavoro che non è solamente quello del selezionatore, ma anche quello del parafulmini per il Presidente Gravina, per i calciatori, per lo staff: un lavoro che probabilmente Mancini fà per l’immenso amore che sta dimostrando nei confronti di una maglia azzurra che sta cercando di traghettare in un momento di transizione tra i più difficili della storia del calcio italiano. Quando uscimmo dai mondiali rimproverai a Mancini, pur non chiedendone mai l’allontanamento, il troppo rispetto per i calciatori che lo avevano portato sul tetto d’Europa e la caparbia continuità di gioco che era ormai diventata troppo leggibile per gli avversari. Non certo per merito mio, Mancini sta dimostrando di aver imparato dai propri errori e di avere la capacità di cambiare non solamente gli interpreti, ma anche lo spartito perché è stato capace di donare a questa nazionale la dote più importante: un’anima azzurra!

Avanti così! Abbiamo finalmente una nazionale che lotta e suda per la maglia!

Il buono, il brutto, il cattivo in maglia azzurra

TURCHIA – ITALIA = 2 – 3

Una partita del tutto inutile dal punto di vista del risultato lascia comunque alcune indicazioni che meritano di essere raccontate. Come giustamente ha detto il CT Mancini a fine gara, la delusione per la mancata qualificazione ai mondiali del Qatar resterà almeno fino alla fine delle partite che si giocheranno a dicembre, ma adesso è doveroso ripartire con un gruppo nuovo e con le motivazioni giuste per raggiungere i campionati europei prima ed i mondiali del 2026 poi. I vergognosi abbandoni alla nazionale che si sono succeduti nei giorni precedenti alla trasferta in Turchia, simbolo anch’essi della debolezza della FIGC in questo momento, non hanno inficiato sulla prestazione di una squadra che ieri sera ha giocato una partita seria, con l’atteggiamento giusto ed anche finalmente con alcune individualità importanti che stanno via via sbocciando grazie soprattutto a quelle squadre, come il Sassuolo e l’Atalanta, che puntano sul gioco e sui calciatori italiani. La strada è lunghissima e la flebile luce intravista ieri sera in una gara inutile non deve certamente illudere, ma la speranza è che lo schiaffo subìto sia stato così grande da meritare una risposta importante da parte di tutto il movimento, Federazione in testa.

IL BUONO

  • Raspadori: ha l’argento vivo addosso, gioca una partita totale rischiando spesso la giocata e vincendo quasi sempre l’uno contro uno. Segna due reti mostrando una freddezza quasi innaturale rispetto alla propria età dimostrando ancora una volta che anche nel calcio italiano i talenti ci sono! Solo che, come tutti i giovani, hanno bisogno di giocare, di essere liberi di sbagliare, necessitano di tempo per imparare a misurarsi con il calcio dei cosiddetti grandi e con le situazioni diverse del calcio professionistico. Quando lo capiranno i club italiani?
  • Cristante: il centrocampista che non vedi mai, ma che spesso fa la differenza. Al netto della rete del pareggio, interpreta il ruolo del centrale di centrocampo in modo molto diverso da Jorginho ma è uno dei migliori. Sempre posizionato perfettamente in fase difensiva, sradica diversi palloni ai calciatori avversari cercando di far ripartire l’azione con costrutto. In un centrocampo con meno estro e più muscoli può risultare fondamentale nel nuovo corso azzurro. Perennemente sottovalutato.
  • Biraghi: chi mi conosce lo sa, il terzino della Fiorentina non è certamente uno dei miei calciatori preferiti ma stavolta merita un elogio particolare. Grazie all’interpretazione della gara da parte dei compagni di reparto, con un De Sciglio a destra che spesso si ferma a fare il terzo centrale, ha piena libertà di azione e gioca una partita quasi prettamente offensiva nascondendo così i suoi limiti difensivi (vedasi il gol subìto dal proprio lato). Instancabile nelle sovrapposizioni, riesce anche a servire due assist da palla ferma e di testa. Esame superato!

IL BRUTTO

  • Zaniolo: il cosiddetto talento della Roma deve decidere cosa vuole fare da grande. Il calciatore, la statua, il modello o cosa? Gioca una partita anonima, non attacca e non difende, sparacchia in modo presuntuoso tiri da 40 metri, non assiste mai i compagni di reparto. Pur avendo colpi eccezionali, come dimostrato in alcune occasioni, sembra entrato in un tunnel in cui rischia di perdersi. Non si capisce quale sia la posizione in cui rende meglio, appare abulico e svogliato. Salvate il soldato Zaniolo!
  • Donnarumma: se Zaniolo piange, il portiere non ride. Combina una topica importante in occasione della rete subìta, ma ciò che rischia qualche minuto dopo con i piedi è degno di “Mai dire gol”. Si riscatta parzialmente con alcune ottime parate ed una da fenomeno in chiusura di partita che salva la vittoria azzurra. Dà la netta sensazione di aver perso tranquillità e serenità soprattutto perché continua ad essere fortissimo negli interventi in cui conta l’istinto e la reattività, ma quando serve il cervello tutto cambia. Necessario ritrovarlo il prima possibile!
  • I facili entusiasmi: dopo una vittoria assolutamente inutile ed una delusione come quella della scorsa settimana, sentire qualche pifferaio magico che parla già di segnali di resurrezione, non so se mi fa più ridere o arrabbiare. Quel che è certo, è che sarebbe un errore colossale cercare ancora una volta una scorciatoia di fronte ad un problema che ormai si protrae da anni e che non può e non deve essere risolto con la politica dello struzzo. Adesso tanta calma e soprattutto tanto lavoro!!

A domani con il Corner Viola!

Il buono, il brutto, il cattivo in maglia azzurra

ITALIA – MACEDONIA DEL NORD = 0 – 1

Nella storia della nazionale azzurra ci sono state vette che sembravano irraggiungibili e cadute talmente rovinose da sembrare irreparabili. In ogni momento più buio è necessario guardare al momento in cui il sole ricomincerà a salire in cielo, ma della possibile rifondazione e rinascita magari ne parleremo in futuro: oggi è il momento delle riflessioni e dell’approfondimento di ciò che è successo ieri sera. La gara in sé conta poco, ciò che conta veramente è prendere coscienza del crepuscolo di un movimento calcistico da rifondare. La vittoria degli europei ha illuso molti dei commentatori e dei tifosi che la crisi fosse superata, che bastasse la bacchetta magica di Mancini per rivitalizzare un movimento che ormai da anni non riesce più a vincere alcuna competizione internazionale di club, non conquista più affermazioni con le nazionali giovanili, non sforna più talenti in grado di guidare la propria squadra di club e la nazionale sulla ribalta internazionale. Un movimento in cui si continuano ad aumentare le partite, le squadre professionistiche, ma anche e soprattutto gli stranieri nei settori giovanili delle società italiane. Senza considerare poi che in Italia si continua a definire giovane un calciatore nato nel 1998 o nel 1999 quando ad esempio nel Barcellona spadroneggiano calciatori del 2001, 2002 o 2003.

A quando le riforme sbandierate ormai da anni? A quando un tetto all’impiego degli stranieri? A quando un rilancio dei settori giovanili grazie alle infrastrutture ed ai tecnici federali?

IL BUONO

  • Verratti: in una nazionale che cammina, che non inventa, che gioca ad una velocità da tartarughe, il centrocampista del PSG disegna calcio, dribbling e lanci filtranti. L’unico che resta sul livello degli campionati europei e che ci crede fino all’ultimo. Predica nel deserto, almeno non ha nulla da rimproverarsi. Tra i pochissimi da cui si può ripartire.
  • Bastoni: è indubbiamente il futuro della difesa azzurra. Fisicamente pronto, con un piede educato, capace di ottime letture difensive tanto nelle marcature preventive che nelle chiusure degli spazi. Sarà forse anche perché è uno dei pochi giovani italiani che ha avuto fiducia nella squadra di club? E come potrebbero mai fare esperienza i nostri giovani se non giocano mai? Centrale di oggi e di domani.

IL BRUTTO

  • Immobile: il solito Ciro in campo internazionale. Ormai anche i sassi hanno capito che Immobile non è lo stesso calciatore nella Serie A e nelle altre competizioni ed anche questo dovrebbe far riflettere. Un attaccante che sa giocare solamente palla in profondità, che spesso ritarda il tiro in porta, che è di una pochezza tecnica disarmante sia nelle sponde che nella copertura della palla. Sicuramente non abbiamo grandissimi attaccanti nel periodo attuale, ma provare uno tra Belotti e Scamacca no? Ah già…erano in tribuna! Lasciatelo nella sua comfort zone!
  • Insigne: se Immobile è capace di segnare solamente in Serie A, Insigne invece ha giustamente scelto di andare in Canada che probabilmente è il suo livello attuale. Non salta mai l’uomo, non è più decisivo nemmeno sui calci piazzati, è un’imbarazzante controfigura degli esterni moderni. Ormai prigioniero del suo personaggio, calcia sempre e soltanto a giro di interno destro sul secondo palo. Ridategli Tomovic, magari torna ad essere decisivo!
  • Mancini: potrei parlare dei bradipi Jorginho o Donnarumma, come potrei citare Barella, ma quando si sbaglia completamente dapprima un girone intero di qualificazione e poi anche la gara di spareggio, non si può dimenticare il Commissario Tecnico. Sgombriamo il campo subito: Mancini dovrà per sempre essere ringraziato per aver vinto un europeo al quale nessuno credeva ed aver rivitalizzato un gruppo sgonfio e senza grande talento ma stavolta le ha sbagliate veramente tutte! Dal voler per forza naturalizzare calciatori di cui non si sentiva certo il bisogno, a continuare a sbandierare la fiducia e tranquillità quando invece i segnali e gli scricchiolii erano sotto gli occhi di tutti. La scelta poi di giocare contro una squadra chiusa nella propria metà campo con Immobile prima (attaccante che ha bisogno di spazi), Raspadori poi (più adatto al fraseggio che alle sportellate) ed infine Joao Pedro (attaccante che non segna da tempo immemore) è sembrato un perfetto suicidio. C’era da aspettarselo il comportamento attendista della Macedonia, così come era possibile che non la sbloccassimo velocemente: ed allora perché non portare almeno in panchina un attaccante forte fisicamente come Belotti o Scamacca? E perché insistere su un Barella spento fisicamente ed un Jorginho apatico come non mai? Purtroppo nella presentazione di ieri avevamo detto che avevamo tardato nel ricambio generazionale. Adesso il tempo è purtroppo scaduto!!

Menomale che noi abbiamo il nuovo logo viola! 🙂

L’Italia di Mancini a Palermo non può sbagliare!

Nessuno voleva arrivarci, adesso esiste un solo risultato!

L’Italia di Roberto Mancini giocherà stasera, contro la Macedonia del Nord, la semifinale degli spareggi che valgono l’accesso ai prossimi Campionati del Mondo in Qatar. Sarebbe clamoroso mancare nuovamente la qualificazione alla manifestazione calcistica più importante dopo il disastro del 2018. In un girone non certo impossibile, i campioni d’Europa in carica sono arrivati dietro alla Svizzera (non proprio una corrazzata seppur sempre insidiosa) ed adesso si ritrovano a misurarsi, in caso di successo in semifinale, contro una tra Portogallo e Turchia in gara secca in trasferta come da girone e calendario qui sotto:

  • ITALIA
  • Macedonia del Nord
  • Portogallo
  • Turchia

Semifinali – Stasera

  • Ore 20.45, ITALIA-Macedonia del Nord (E)
  • Ore 20.45, Portogallo-Turchia (F)

Finale – Martedì 29 marzo

  • Ore 20.45, Vincente E-Vincente F

Prima di pensare all’eventuale finale da giocare martedì, sarà necessario concentrarsi sulla gara di stasera contro una compagine che è arrivata seconda nel girone della Germania lasciandosi alle spalle Romania e Islanda e centrando un risultato storico per un paese di così giovani tradizioni. Il Commissario Tecnico avversario Milevski, che dovrà fare a meno della propria bandiera Goran Pandev infortunato e dell’ottimo centrocampista del Napoli Elmas squalificato, può contare su un paio di calciatori che hanno giocato nel nostro campionato: il difensore esterno Ristovski visto in Italia anche con la maglia del Parma e l’attaccante Trajkovski passato anche da Palermo che guiderà il reparto stasera. Insomma non certo una formazione indimenticabile che però fa dello spirito di squadra e dell’orgoglio il proprio punto di forza per cercare un’altra impresa.

Il Ct campione d’Europa in carica invece, ha risposto con ben 33 convocati:

Portieri: Alessio Cragno (Cagliari), Gianluigi Donnarumma (Paris Saint-Germain), Pierluigi Gollini (Tottenham), Salvatore Sirigu (Genoa)

Difensori: Francesco Acerbi (Lazio), Alessandro Bastoni (Inter), Cristiano Biraghi (Fiorentina), Leonardo Bonucci (Juventus), Giorgio Chiellini (Juventus), Mattia De Sciglio (Juventus), Emerson Palmieri (Lione), Alessandro Florenzi (Milan), Luiz Felipe (Lazio), Gianluca Mancini (Roma)

Centrocampisti: Nicolò Barella (Inter), Bryan Cristante (Roma), Jorginho (Chelsea), Manuel Locatelli (Juventus), Lorenzo Pellegrini (Roma), Matteo Pessina (Atalanta), Stefano Sensi (Sampdoria), Sandro Tonali (Milan), Marco Verratti (Paris Saint-Germain)

Attaccanti: Andrea Belotti (Torino), Domenico Berardi (Sassuolo), Ciro Immobile (Lazio), Lorenzo Insigne (Napoli), Joao Pedro (Cagliari), Matteo Politano (Napoli), Giacomo Raspadori (Sassuolo), Gianluca Scamacca (Sassuolo) Mattia Zaccagni (Lazio), Nicolò Zaniolo (Roma).

Guardando le gare del girone di qualificazione ed anche queste chiamate, ho la sensazione che si possa correre ancora una volta un rischio già vissuto dalle nostre nazionali in passato. La possibilità cioè che una vittoria che nessuno si aspettava, come ai mondiali del 1982 e del 2006, non permetta quel ricambio generazionale che invece la nostra squadra avrebbe potuto, e forse dovuto, affrontare con maggiore decisione. Vedere una difesa in cui ancora una volta figurano tra i convocati Bonucci, Chiellini e Florenzi, un centrocampo in cui tutto gira ancora attorno a Jorginho, Verratti e Barella ed un attacco che si regge di nuovo su Immobile e Belotti fa pensare… Siamo sicuri che l’Italia non sarebbe arrivata almeno seconda iniziando già a ricreare un ciclo intorno ad un perno difensivo come Bastoni, un centrocampista come Tonali o Pobega ed attaccanti come Scamacca e Raspadori invece di ridursi a chiamare Joao Pedro? Forse adesso avremmo una nazionale più fresca, più pronta, più entusiasmante….

Non è comunque questo il momento dei processi: adesso conta solo vincere!

Ci vediamo domani con il buono, il brutto, il cattivo con la maglia azzurra!

L’Italia Under 21 è ai quarti di finale!

Obiettivo raggiunto, pronostico rispettato!

Gli azzurrini di Nicolato concludono il girone della fase finale degli Europei Under 21 al secondo posto dietro la Spagna e si qualificano per i quarti di finale che si disputeranno il 31 maggio ancora in Slovenia, grazie a una vittoria e due pareggi (per il programma ufficiale leggi il link di seguito https://it.uefa.com/under21/news/0257-0df1d43707bf-42ff05fccd11-1000–il-calendario-della-fase-finale-di-euro-u21-del-2021/).

La qualificazione al turno successivo non è però l’unica buona notizia per l’Italia che ha dimostrato di poter contare su ottime individualità e su di uno spirito di gruppo che ha permesso di superare le avversità che gli azzurrini si sono trovati di fronte. Già al momento del sorteggio, la sfortuna di dover affrontare la Spagna campione uscente della manifestazione e dominatrice del calcio giovanile europeo nell’ultimo decennio aveva fatto storcere la bocca a diversi osservatori. A ciò poi, si aggiungeva il fatto di dover giocare anche contro una delle nazioni organizzatrici, la Slovenia che poi alla riprova dei fatti si è invece rivelata la compagine più debole del gruppo.

Al termine del girone, possiamo dunque analizzare i PIU’ ed i MENO degli azzurrini:

I PIU’

  • Carnesecchi: devo ammettere che conoscevo poco questo estremo difensore prodotto del vivaio dell’Atalanta che milita in Serie B nelle fila della Cremonese. Se l’Italia è ai quarti di finale, buona parte del merito è di questo ragazzo esplosivo tra i pali e sicuro in uscita. Sia nella prima gara contro la Repubblica Ceca, probabilmente la più difficile ed  importante dal punto di vista psicologico, sia in quella contro la Spagna Carnesecchi ha permesso alla propria squadra di portare via un risultato positivo nonostante le difficoltà e l’inferiorità numerica. Se pensiamo che a questi Europei sarebbe stato ancora in quota anche Donnarumma, possiamo dire che la scuola dei portieri italiani è tornata viva e vegeta!
  • La rosa azzurra: un po’ per scelta, molto per le squalifiche, Nicolato ha dovuto cambiare tantissimi uomini nelle tre partite che hanno visto impegnata l’Italia. In difesa quelli che sembravano essere dei rincalzi, Lovato e Ranieri, hanno svolto egregiamente il compito ed hanno dimostrato di essere dei titolari in più. In mezzo al campo poi, dove Tonali doveva essere il faro, la qualità e la varietà dello scacchiere azzurro ha fatto la differenza. La grinta di Frattesi, il senso del gol di Maggiore, le geometrie di Pobega, la corsa di Rovella: un reparto ben assortito anche  senza il gioiello tanto atteso. Davanti poi tra i titolari Scamacca e Cutrone, abbiamo scoperto il senso del gol di Raspadori e la sagacia tattica di Colombo. Insomma il gruppo, con la G maiuscola, con tante alternative pronte in ogni momento a dare una mano!
  • Nicolato: il Commissario Tecnico ha inciso tantissimo sia nel girone di qualificazione che in questa settimana complicatissima. Si è presentato con una squadra molto giovane, che può contare su di un numero minimo di calciatori nati nel 1998 (Cutrone su tutti), che ha visto alcuni calciatori traslocare in Nazionale A da Mancini (Kean, Locatelli, Bastoni oltre Donnarumma), che ha dovuto rinunciare all’ultimo momento per infortunio a Ricci oltre che a Sottil. Nonostante tutto questo, è riuscito a portare avanti un progetto che era nato nelle nazionali giovanili, tra tutte l’Under 20 che aveva ben figurato agli ultimi Mondiali di categoria, ed ha confezionato l’abito giusto alle caratteristiche dei calciatori. Nicolato porta avanti la grande tradizione dei tecnici federali italiani dei Maldini, Gentile, Rocca… speriamo che i risultati diano il giusto merito al lavoro tanto silenzioso quanto prezioso del CT veneto.

I MENO

  • I cartellini rossi: ancora una volta è stata lampante la desuetudine dei calciatori italiani rispetto agli standard arbitrali europei. Per quanto alcune decisioni siano apparse assolutamente esagerate, come il secondo cartellino giallo comminato a Marchizza nella gara contro la Slovenia, non è possibile non riuscire a concludere nemmeno una gara su tre senza subire espulsioni. Oltre alle oggettive difficoltà che ciò ha comportato per la squadra, resta anche la brutta immagine che gli azzurrini hanno dato del calcio italiano in Europa. In vista dei quarti di finale, non sarà ammissibile continuare a commettere certi errori.
  • Tonali: doveva essere la guida, la stella, il metronomo. Il suo girone finale è durato 82 minuti, probabilmente i peggiori della nostra Under 21 in queste tre gare. Chiaramente non si possono addossare a lui le colpe per la brutta prestazione nella partita iniziale, ma il fallo che ha portato alla sua espulsione è assolutamente da condannare e le tre giornate di squalifica ne sono state la naturale conseguenza. Da da quel momento in poi però, gli azzurrini hanno preso fiducia tanto da creare tre nitide occasioni da rete contro la Repubblica Ceca in poco più di 10 minuti, oltre che uscire poi imbattuti contro la Spagna grazie ad una prestazione autorevole, ed infine a sbarazzarsi in poco più di mezz’ora della Slovenia mettendo in cassaforte risultato e qualificazione. Quale futuro dunque per Tonali? Nicolato lo porterà comunque alle finali considerando che ha ancora da scontare un turno di squalifica? Certo è che l’impatto con le responsabilità sia in maglia rossonera che con quella azzurra, si sta rivelando più ostico del previsto per l’ex calciatore del Brescia!

Ci sentiamo il 31 maggio per tifare azzurrini nella gara secca dei quarti di finale!

Che si gioca??

La testa della classifica non trova pace ed anche questa settimana subisce uno stravolgimento pressoché completo. Ben sei di noi inciampano su Arthur e la Juventus e dunque sbagliano la gara scontata della settimana, mentre il Meneghino Junior riesce addirittura a centrare il cappotto con +6 che lo rimette in scia ai primissimi grazie allo 0-2 di Roma Napoli. L’assembramento in cima continua, il gioco ci appassiona ed allora vediamo come possiamo superare la sosta delle nazionali. Come preannunciato nel mio video su YouTube, mi è sembrato carino dare continuità alla rubrica e dunque, pur non essendo un grande tifoso della nazionale, ho cercato di utilizzare le prossime tre gare di Mancini e soci per il nostro gioco. Prima di svelare i miei pronostici, diamo un’occhiata alla graduatoria aggiornata con l’aiuto di Carlo:

Carlo il Meneghino di Paderno Dugnano 36
Niccolò 34
Francesco il Meneghino Junior 33
Joe il Pistoiese 32
Lungo 28
Salva il Molisano 25
Argentino Fiorentino ormai quasi Parigino 24
Bomber Siiimo 20
Luchino il diavolo rossonero 18
Juri detto Alan Bencio 3

Venendo ai pronostici, ho utilizzato tutte le tre gare dell’Italia in modo da non cambiare il numero delle partite da giocare ma chiedendo il risultato esatto di ognuna oltre che l’esito finale. Vista la relativa facilità delle gare in questione, verrà assegnato 1 punto per aver azzeccato il segno, +3 per ogni risultato giusto ma non ci sarà la penalizzazione per l’errore. Tutto chiaro? Andiamo!!

ITALIA – IRLANDA DEL NORD: 1

RISULTATO ESATTO: 2 – 0

BULGARIA – ITALIA: 2

RISULTATO ESATTO: 1 – 3

LITUANIA – ITALIA: 2

RISULTATO ESATTO: 0 – 3

Mi scuserete se stavolta non faccio la presentazione di ogni singola partita, ma la vacuità degli avversari del girone della Nazionale di Mancini mi porterebbe a scrivere solamente statistiche trovate su internet o posizioni relative al ranking FIFA.

A voi per i pronostici!