Sassuolo e non solo

Siamo già al prossimo turno di campionato, andiamo!

La gara contro il Sassuolo è fondamentale perché, nonostante le squadre dietro stiano facendo a chi rallenta di più, il tempo si assottiglia e la compagine di Iachini non riesce a tirarsi fuori dal pantano della zona retrocessione. I 3 punti devono essere l’unico obiettivo e gli avversari sembrano essere la compagine migliore da affrontare. Reduci da 2 pareggi, i neroverdi sono quasi fuori dalla zona calda e soprattutto sono una squadra che lascia tanti spazi al contropiede.  De Zerbi ama attaccare con 6/7 uomini sopra la linea della palla e questo fa nascere spesso partite spettacolari, piene di gol e di occasioni. La Fiorentina probabilmente potrà fare la gara più congeniale alle proprie corde abbassandosi vicina alla propria area di rigore pronta a ripartire per sfruttare gli errori avversari. Ancora una volta i viola partiranno col consueto 3-5-2 anche se con il ritorno di Chiesa si potrebbe vedere una formazione un po’ più offensiva.

L’avvicinarsi di questa partita, e la rilettura della gara contro la Lazio, mi porta a riflettere su una comparazione tra la gestione Montella e la gestione Iachini prendendo in esame le prime 9 gare di andata e di ritorno. Detto che Beppe ha portato alla squadra uno spirito più combattivo ed una condizione atletica nemmeno paragonabile a quella scadente data ai calciatori dal mister napoletano e dal suo staff, se guardiamo ai numeri la storia non sembra poi essere cambiata molto. Nella gestione Montella, dopo 9 gare la Fiorentina aveva 9 punti ed aveva segnato 12 gol subendone la stessa cifra. Con Iachini le statistiche sono quasi identiche: 10 punti in 9 partite con 11 gol fatti e 10 subiti. Con il primo, la perla della vittoria a San Siro contro il Milan, con il secondo l’exploit a Genova con la Sampdoria, poi solo tanta mediocrità e nessuna vittoria con le squadre dietro in classifica (quelle in cui se non trovi la giocata del campione, devi vincere grazie a gioco ed idee). Da una parte più possesso palla, dall’altra più grinta e maggiore intensità difensiva, con il primo una migliore gestione dei ritmi della gara, con il secondo maggiore ricerca della palla in verticale soprattutto in contropiede.  

E gli attaccanti? Ne vogliamo parlare? Dalle ottime stagioni di Kalinic in poi, a Firenze non abbiamo più una punta capace di andare in doppia cifra. Sono almeno 3 anni che, ad ogni calciomercato, la piazza, gli analisti, gli ex, tutti chiedono l’attaccante da almeno 15 reti a campionato. Da allora, oltre a Babacar talento mai sbocciato, in ogni sessione a Firenze è arrivato almeno un centravanti. Dopo Kalinic, ecco Simeone che al Genoa aveva fatto benissimo ma che qui ha fatto una fatica enorme. Ceduto questa estate al Cagliari, adesso è a 9 reti, certo non un bomber ma comunque molto più prolifico di ogni nostro attaccante. Nella scorsa stagione poi, per affiancare il Cholito, a gennaio arrivò Luis Muriel; talento purissimo, certamente discontinuo, ma un attaccante nel vero senso della parola. Dopo essere partito alla grande, una volta integrato nei meccanismi viola, non ha quasi più segnato fino alla mancata riconferma (e non credo sia necessario raccontare cosa sta facendo a Bergamo). Per sostituire entrambi poi, la scorsa estate Pradè ha scommesso su Boateng e Pedro….ambedue già lontani da Firenze nel momento in cui scrivo. A gennaio però, la società non è rimasta con le mani in mano ed ha fatto arrivare Cutrone dal Wolverhampton, uno dei migliori talenti italiani dell’ultima generazione. Ad oggi, il buon Patrick è fermo a quota 1 in Coppa Italia: certo, non sta trovando molto spazio ma la sua parabola sembra essere la medesima degli altri. Vlahovic poi, seppur abbia fatto vedere alcuni ottimi sprazzi, non sembra ancora pronto per reggere l’attacco da solo.

Allora la domanda sorge spontanea, come diceva il buon Lubrano: siamo proprio sicuri che siano stati tutti acquisti sbagliati? E’ un caso se l’ultimo attaccante ad andare in doppia cifra per due stagioni consecutive abbia giocato per l’ultimo allenatore che mandava in campo la squadra con l’intento di imporre il proprio gioco anziché speculare sugli errori altrui? Paulo Sousa, che poi è stato censurabile per l’atteggiamento tenuto nei confronti della società e della piazza, ha però saputo mettere in campo una squadra che giocava a calcio, divertiva, sapeva cosa fare e come farlo.

Scommettiamo che con un allenatore che fa giocare a calcio la propria squadra anche Cutrone e Vlahovic sono attaccanti da Fiorentina?