Dignità

Definizione: rispetto che l’uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve sentire nei confronti di sé stesso. Così recita la Treccani se si cerca il significato del termine dignità. Tale parola è stata poi declinata in modi diversi in campo religioso, politico, economico, sociale. Ciò che non può però mai sfuggire a tale declinazione è che gran parte della dignità di una persona passa per la tranquillità economica e sociale. La libertà di poter fare determinate scelte grazie al proprio lavoro e grazie alla sicurezza che proviene dai propri diritti è probabilmente l’espressione più alta di dignità a cui si possa pensare.

Negli ultimi mesi della nostra vita, il Covid ha fortemente impattato sul concetto di dignità ed ha rimesso in discussione gran parte di quelle certezze che venivano date ormai per scontate negli ultimi anni. Le scelte politiche di continuare a tagliare e dunque a smantellare progressivamente la sanità pubblica, e di centralizzare sempre più servizi sanitari in strutture polifunzionali sono state, in questo periodo, sonoramente bocciate dalla storia. Lo Stato, grazie purtroppo alla gravissima emergenza che ha dovuto affrontare, è finalmente tornato ad investire nel personale sanitario e nelle attrezzature necessarie alla cura delle persone e, nel contempo, ha riscoperto la fondamentale importanza della medicina territoriale.

Nondimeno la dignità delle persone è stata colpita nel mondo del lavoro. Sinceramente, fino a marzo 2020, solo pronunciare l’espressione “cassa integrazione” mi faceva rabbrividire, ma sembrava comunque una possibilità talmente lontana da non dover essere nemmeno presa in considerazione. Poi è arrivato il Covid e, con esso, il blocco totale del settore nel quale lavoro. Da espressione lontana, di cui sentivo parlare solamente in televisione, la cassa integrazione è diventata la mia realtà quotidiana con la quale fare i conti. Dapprima due settimane, poi un mese, poi due. E’ difficile poter spiegare come ci si senta quando di punto in bianco si passa da avere obiettivi quotidiani a non averne nemmeno settimanali. Quando si passa da avere una vita caotica ad una completamente vuota. Quando si passa da una vita che sembra un puzzle in cui dover incastrare responsabilità familiari, orari lavorativi e passioni imperiture, ad una vita in cui si cerca di avere alcuni impegni per riempire gli spazi di una pagina completamente vuota e bianca. E tutto ciò accade in 48 ore, senza preavviso, senza preparativi, senza manuale di istruzione.

Ecco a cosa serve lo Stato, ecco a cosa serve essere COMUNITA: la cassa integrazione, il reddito di emergenza, il reddito di cittadinanza, il bonus per le partite IVA, quello per i baby sitter e per i centri estivi, qualunque forma di sostegno economico in un momento come quello è sinonimo di DIGNITA. Dobbiamo smettere di dire che sono soldi pubblici gettati al vento che servono solamente per far stare i giovani (ed anche i meno giovani) sul divano. Chi si ritrova da un giorno all’altro senza lavoro, senza sostentamento economico, senza la tranquillità necessaria per dormire, è una persona fragile da dover aiutare, non da schernire. Si chiama SOLIDARIETA, parola ormai desueta e fuori moda che però dovremmo recuperare non solamente nei momenti di pandemia ma in ogni singolo momento del nostro percorso di vita. La dignità passa per prima cosa dal lavoro e non sempre chi non lavora lo fa perché non ne ha voglia, anzi tutt’altro.

Questa nuova realtà scaturita dalla pandemia con cui ci dobbiamo confrontare chiamerà però tutti ad un bagno di umiltà: l’ascensore sociale si è bruscamente fermato e, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale in poi, la nostra generazione non sarà capace di migliorare la propria condizione economica-sociale rispetto a quella dei propri padri.

Tornerà insomma di moda la frase che ripetevano spesso i miei nonni:

“Tutti i lavori, anche quelli più umili, sono dignitosi a patto che siano onesti”.