Sassuolo e non solo

Siamo già al prossimo turno di campionato, andiamo!

La gara contro il Sassuolo è fondamentale perché, nonostante le squadre dietro stiano facendo a chi rallenta di più, il tempo si assottiglia e la compagine di Iachini non riesce a tirarsi fuori dal pantano della zona retrocessione. I 3 punti devono essere l’unico obiettivo e gli avversari sembrano essere la compagine migliore da affrontare. Reduci da 2 pareggi, i neroverdi sono quasi fuori dalla zona calda e soprattutto sono una squadra che lascia tanti spazi al contropiede.  De Zerbi ama attaccare con 6/7 uomini sopra la linea della palla e questo fa nascere spesso partite spettacolari, piene di gol e di occasioni. La Fiorentina probabilmente potrà fare la gara più congeniale alle proprie corde abbassandosi vicina alla propria area di rigore pronta a ripartire per sfruttare gli errori avversari. Ancora una volta i viola partiranno col consueto 3-5-2 anche se con il ritorno di Chiesa si potrebbe vedere una formazione un po’ più offensiva.

L’avvicinarsi di questa partita, e la rilettura della gara contro la Lazio, mi porta a riflettere su una comparazione tra la gestione Montella e la gestione Iachini prendendo in esame le prime 9 gare di andata e di ritorno. Detto che Beppe ha portato alla squadra uno spirito più combattivo ed una condizione atletica nemmeno paragonabile a quella scadente data ai calciatori dal mister napoletano e dal suo staff, se guardiamo ai numeri la storia non sembra poi essere cambiata molto. Nella gestione Montella, dopo 9 gare la Fiorentina aveva 9 punti ed aveva segnato 12 gol subendone la stessa cifra. Con Iachini le statistiche sono quasi identiche: 10 punti in 9 partite con 11 gol fatti e 10 subiti. Con il primo, la perla della vittoria a San Siro contro il Milan, con il secondo l’exploit a Genova con la Sampdoria, poi solo tanta mediocrità e nessuna vittoria con le squadre dietro in classifica (quelle in cui se non trovi la giocata del campione, devi vincere grazie a gioco ed idee). Da una parte più possesso palla, dall’altra più grinta e maggiore intensità difensiva, con il primo una migliore gestione dei ritmi della gara, con il secondo maggiore ricerca della palla in verticale soprattutto in contropiede.  

E gli attaccanti? Ne vogliamo parlare? Dalle ottime stagioni di Kalinic in poi, a Firenze non abbiamo più una punta capace di andare in doppia cifra. Sono almeno 3 anni che, ad ogni calciomercato, la piazza, gli analisti, gli ex, tutti chiedono l’attaccante da almeno 15 reti a campionato. Da allora, oltre a Babacar talento mai sbocciato, in ogni sessione a Firenze è arrivato almeno un centravanti. Dopo Kalinic, ecco Simeone che al Genoa aveva fatto benissimo ma che qui ha fatto una fatica enorme. Ceduto questa estate al Cagliari, adesso è a 9 reti, certo non un bomber ma comunque molto più prolifico di ogni nostro attaccante. Nella scorsa stagione poi, per affiancare il Cholito, a gennaio arrivò Luis Muriel; talento purissimo, certamente discontinuo, ma un attaccante nel vero senso della parola. Dopo essere partito alla grande, una volta integrato nei meccanismi viola, non ha quasi più segnato fino alla mancata riconferma (e non credo sia necessario raccontare cosa sta facendo a Bergamo). Per sostituire entrambi poi, la scorsa estate Pradè ha scommesso su Boateng e Pedro….ambedue già lontani da Firenze nel momento in cui scrivo. A gennaio però, la società non è rimasta con le mani in mano ed ha fatto arrivare Cutrone dal Wolverhampton, uno dei migliori talenti italiani dell’ultima generazione. Ad oggi, il buon Patrick è fermo a quota 1 in Coppa Italia: certo, non sta trovando molto spazio ma la sua parabola sembra essere la medesima degli altri. Vlahovic poi, seppur abbia fatto vedere alcuni ottimi sprazzi, non sembra ancora pronto per reggere l’attacco da solo.

Allora la domanda sorge spontanea, come diceva il buon Lubrano: siamo proprio sicuri che siano stati tutti acquisti sbagliati? E’ un caso se l’ultimo attaccante ad andare in doppia cifra per due stagioni consecutive abbia giocato per l’ultimo allenatore che mandava in campo la squadra con l’intento di imporre il proprio gioco anziché speculare sugli errori altrui? Paulo Sousa, che poi è stato censurabile per l’atteggiamento tenuto nei confronti della società e della piazza, ha però saputo mettere in campo una squadra che giocava a calcio, divertiva, sapeva cosa fare e come farlo.

Scommettiamo che con un allenatore che fa giocare a calcio la propria squadra anche Cutrone e Vlahovic sono attaccanti da Fiorentina?

Il buono, il brutto, il cattivo

LAZIO – FIORENTINA = 2 – 1

La Fiorentina torna dall’Olimpico con tanta rabbia ed una grande delusione. Avrebbe meritato di più per la prestazione offerta, per come ha giocato e per le occasioni create. Ancora una volta però gli episodi ed alcune decisioni arbitrali infelici hanno sbarrato la strada ai viola. Mercoledì col Sassuolo non si potrà più sbagliare.

IL BUONO

  • Ribery: dura 70 minuti ma quei 70 minuti sono pura poesia. Il gol è simile a quello segnato a Milano, dunque un’opera d’arte
  • Ceccherini : dopo averlo messo dietro la lavagna nella gara contro il Brescia, oggi devo rivalutarlo. Attento, preciso, pulito. Sorpresa
  • Ghezzal: stavolta Iachini ci ha visto giusto. Nel ruolo di interno di centrocampo, come contro la Juve, gioca una partita convincente sfiorando anche la rete del 2-0. Risorsa sorprendente
  • Atteggiamento della squadra : i viola hanno sempre provato a ripartire nonostante la Lazio abbia avuto spesso il predominio territoriale ed il possesso palla. Ancora una volta la Fiorentina ha dimostrato di giocare meglio se deve aspettare e ripartire. A quando una squadra che impone il proprio gioco?

IL BRUTTO

  • Vlahovic : oltre all’ingenuita’ colossale della gomitata che lo porta all’espulsione, non regge un pallone nella metà campo avversaria e fa indietreggiare la squadra di almeno 20 metri. Sembra ancora acerbo per certe partite
  • Badelj: al termine di una gara sufficiente, commette l’errore che costa il raddoppio. Non spende il fallo su Luis Alberto che si invola verso l’area viola fino a segnare il gol della vittoria. Ingenuo
  • Caicedo: sarà che sono un romantico e credo ancora in uno sport pulito in cui vince il più forte e non il più furbo, ma mi ha ricordato il Lulu’ Oliveira contro Toldo di tanti anni fa a Cagliari. Antisportivo. Cattivo esempio
  • Fabbri: manca il rosso a Bastos, il secondo giallo a Parolo, il rosso diretto a Radu ed il rigore è una barzelletta. Può bastare?
  • Mazzoleni al VAR: ci si accorge di lui solamente per il rosso a Vlahovic. Prima probabilmente faceva un pisolino.

Una partita difficilissima

Dopo la cocente delusione derivante dal pareggio interno contro il Brescia, la Fiorentina è chiamata a cercare un’impresa in trasferta. Contro una Lazio ferita dalla rimonta subita a Bergamo per mano dell’Atalanta, i viola affronteranno una compagine che non può più sbagliare se vuole continuare a sognare lo scudetto.

Sulla carta la gara si presenta quasi proibitiva, ma la squadra di Iachini potrebbe sfruttare degli oggettivi vantaggi derivanti dal calendario e non solo. I viola infatti hanno nelle gambe oltre 48 ore di riposo in più rispetto agli uomini di Inzaghi avendo giocato di Lunedì anziché di Mercoledì. Non dobbiamo poi dimenticare che la Fiorentina predilige giocare gare di rimessa contro le squadre che palleggiano molto e questo, unito alla maggiore freschezza, potrebbe essere la chiave di volta. I viola, con i propri attaccanti, potrebbe sfruttare gli errori biancocelesti in fase di impostazione per ripartire con veloci contropiede come già successo a Milano col Milan, a Parma con l’Atalanta o a Napoli. Perché ciò avvenga, sarà però necessaria una maggiore attenzione difensiva ed una migliore occupazione degli spazi in fase di non possesso rispetto alla gara interna contro il Brescia. I centrocampisti della Lazio sono mortiferi quando trovano gli spazi per verticalizzare: sarà necessario dare meno profondità possibile ai biancocelesti per lasciare poche occasioni da rete.

Ancora una volta Iachini si affiderà al 3-5-2 con i rientri di Milenkovic e Lirola al posto degli squalificati Caceres e Chiesa. Probabilmente Igor rimpiazzerà Ceccherini, mentre a centrocampo sembrano in ballottaggio per una maglia i redivivi Badelj e Benassi. Davanti probabilmente ancora spazio alla coppia Vlahovic – Ribery con la speranza che i 5 cambi a disposizione del mister gigliato siano sfruttati meglio e prima rispetto all’ultima occasione. La Lazio invece, fa la conta dei superstiti ma, seppur con le molte assenze, è in grado di mettere in campo una formazione meglio assortita e più forte tecnicamente dei viola. Basti pensare che la coppia Immobile – Caicedo ha fatto da sola più gol di tutta la Fiorentina (35 contro 33) e la qualità di Luis Alberto e Milinkovic Savic vale il prezzo del biglietto. I viola dovranno dunque cercare di tenere i ritmi alti e sfruttare l’oggettiva lentezza della retroguardia di Simone Inzaghi, pecca che è stata messa a nudo anche dagli attaccanti atalantini nella gara di Mercoledì.

Servirà una Fiorentina guerriera, con il coltello tra i denti e la bava alla bocca. Esattamente ciò che Beppe Iachini è sempre riuscito a trasmettere alle proprie squadre. Se poi anche la fortuna arridesse ai viola, si potrebbe davvero tentare l’impresa.

La mia Firenze

La tradizione è la tradizione ed il 24 Giugno, San Giovanni patrono di Firenze, il fiorentino verace va a fare un giro in centro.

Anche quest’anno, nonostante le limitazioni dovute al Covid abbiano fatto saltare il Calcio Storico ed i tradizionali “fochi”, non ho resistito alla bellezza della nostra città. Stavolta però ho trovato un centro diverso: svuotato, silenzioso, con tante serrande abbassate o negozi desolatamente vuoti. Il brulicare di turisti che negli ultimi anni aveva sempre più popolato Firenze è svanito come neve al sole ed adesso ci scopriamo più soli, ma soprattutto più poveri e la colpa non può certamente essere addossata solo alla pandemia.

La realtà è che la nostra città è stata lentamente trasformata in  una vetrina buona quasi esclusivamente per i turisti e per un turismo spesso nemmeno di qualità. Dalla giunta Renzi in poi, le scelte sono andate tutte in questo senso e negli ultimi 10-12 anni Firenze ha preso le sembianze sempre più di un luna park per i soli turisti. Il primo passo è stato la liberalizzazione selvaggia delle licenze che ha prodotto un’apertura indiscriminata di minimarket, paninoteche, ristoranti per turisti, senza dimenticare i negozi dediti solamente alla vendita di osceni ed inutili souvenirs. E’ stata in questo modo cancellata completamente dal centro la bottega artigiana e sono stati costretti a chiudere esercizi di ristorazione di qualità travolti dalle nuove aperture. Tutto ciò non era però sufficiente per svuotare completamente il centro dai fiorentini: serviva anche togliere alcune delle più importanti funzioni che portavano giovani e meno giovani, professionisti ed impresari ad abitare ancora dentro le mura. La scelta folle di trasferire il tribunale è stato il primo errore madornale, ma trasferire l’Università è stato il colpo finale. In un attimo, gli studenti  fuori sede che popolavano il centro mattina, pomeriggio e sera sono spariti e sono stati rimpiazzati da frotte di turisti del mordi e fuggi con i quali le casse comunali si sono velocemente ingrassate. Dalla tassa di soggiorno ai ticket per i bus, abbiamo trovato la gallina dalle uova d’oro. Intanto i fiorentini hanno venduto o affittato gli appartamenti e, nel contempo, si sono trasferiti altrove. Un delitto perfetto che adesso paghiamo a caro prezzo.

Perché un fiorentino oggi dovrebbe vivere in centro? Senza servizi, con il trasporto pubblico che di notte non funziona, con i parcheggi che non bastano mai e la movida che imperversa indisturbata. E’ giusto amare la propria città ma così è decisamente troppo!!

Finalmente, una volta che il Covid ha fatto aprire gli occhi a tutti, sembra si voglia iniziare a pensare e disegnare una nuova idea di città: sopravviverà il desiderio di cambiamento al ritorno dei turisti? Oppure una volta tornati a crescere gli introiti delle casse comunali, tutti i buoni propositi cadranno nel dimenticatoio?

Una cosa comunque è certa: i fochi di San Giovanni…..erano meglio l’anno scorso!!!!

Il buono, il brutto, il cattivo

FIORENTINA – BRESCIA = 1 – 1

Una gara triste, deludente, che non rispecchia l’amore che i tifosi viola hanno dedicato alla propria squadra in questi mesi di sosta forzata, amore dimostrato anche nelle ultime manifestazioni per lo stadio. Ci aspettavamo di più e siamo rimasti delusi. E’ stata una brutta partita e non solamente per la condizione atletica deficitaria, quanto perché tecnicamente povera di spunti degni di nota e tatticamente povera, piatta e senza sussulti.

IL BUONO

  • Castrovilli: parte contratto e non riesce a trovare spazio, ma alla lunga è l’unico che crea qualcosa di interessante e pericoloso. Ci prova fino in fondo, calcia in porta più lui di tutta la squadra: maglia numero 10 e fascia da capitano SUBITO!!!
  • Pezzella: segna la preziosissima rete del pareggio e non solo. Anche in fase difensiva è il più preciso. Non sbaglia quasi mai ed argina le sortite offensive del Brescia. Finalmente sicuro.
  • Cutrone: Quanti di noi avrebbero accettato di entrare al 91° senza battere ciglio? Professionista vero
  • Bjarnason e Papetti: in sede di presentazione alla partita li avevo additati quali possibili anelli deboli del Brescia ed invece il centrocampista domina in lungo ed in largo la mediana nel primo tempo ed il giovane difensore salva più volte su Ribery and company. Chapeau
  • I risultati: sia le gare di recupero, che la vittoria del Milan permettono alla Fiorentina di respirare. Adesso arriva la trasferta di Roma con la Lazio, ma la Viola è a +6 dalla zona retrocessione.

IL BRUTTO

  • La gestione di Iachini: si parte con una formazione ibrida che non è un 4-3-3 pur avendo Chiesa, Ribery e Vlahovic. La scelta di prediligere Ceccherini e Caceres in difesa è disastrosa come quella di Duncan per Benassi. La squadra gioca una partita incolore e la gestione di Ghezzal sfiora il ridicolo. Ribery aveva, per stessa ammissione dello staff tecnico, non più di 30 minuti, ed allora perché fargli fare la partita quasi intera? Due cambi al 91° per mettere Cutrone e Sottil che senso hanno? Forse oggi era arrugginito anche Beppe; meno male che il Milan ha vinto a Lecce, altrimenti la situazione si sarebbe complicata oltremodo.
  • Il non gioco viola: sono passati 3 mesi in cui quasi tutti i giocatori viola sono rimasti a Firenze ma il gioco è sempre lo stesso. Ci si affida alle sole iniziative personali, non c’è una trama di gioco, sembra tutto figlio dell’improvvisazione con una squadra ferma che aspetta sempre la palla sui piedi. Urge cambiare registro!
  • Dalbert: falli, cross sbagliati, cartellini gialli. Un film horror alla Alfred Hitchcock
  • Ceccherini: a volte mi chiedo se sia un calciatore da Fiorentina. Un cartellino giallo scontato quasi subito ne condiziona la partita ma non appare mai sicuro. Perché affidarsi a lui se già Caceres (che non inserisco nel “brutto” solo per gli strascichi del Covid) non è al massimo?
  • Duncan: porta palla senza costrutto, non riesce mai a dare quelle accelerazioni che ad esempio a Genova con la Sampdoria erano state decisive. Così, a portare palla in mezzo al campo, diventa inutile e dannoso. In una squadra in cui la circolazione è già lenta, lui non fa altro che aggravare la situazione.

Finalmente ci siamo!

106 giorni dopo la trasferta di Udine tocca alla Fiorentina.


È cambiato praticamente tutto. E’ cambiato il nostro paese, la nostra città si è svuotata di turisti, è cambiata la percezione ed anche l’interpretazione del gioco del calcio. Si gioca a ritmi più bassi, sono spesso favorite le squadre più difensive e determinati equilibri si sono ribaltati, basti vedere la Coppa Italia. Alcune squadre non potranno contare sugli stessi giocatori, altre hanno un nuovo allenatore assunto 3 mesi fa all’esordio, come nel caso del Cagliari con Zenga. Compagini come la Fiorentina potranno impiegare calciatori che sembravano aver chiuso la stagione, come Kouamè, oppure come Ribery che mai sarebbe stato disponibile in un momento decisivo per la lotta salvezza.

Insomma tutto cambia, tutto si muove… tranne il 3-5-2 di Iachini.

Secondo le indiscrezioni che circolano nell’ambiente, si ripartirà per l’ennesima volta con questo modulo, con i soliti uomini e per me è un grave errore. Contro una squadra con un piede e mezzo in serie B, che si presenta a Firenze senza Chancellor, Cistana, Balotelli, Bisoli e con Tonali recuperato all’ultimo secondo, si può ed anzi si deve osare di più. Se non si provano insieme Vlahovic, Cutrone e Chiesa in casa col Brescia (sempre che Ribery non sia disponibile) quando lo si potrà fare? Con i risultati dei recuperi, l’occasione è veramente ghiotta ed i 3 punti sono imprescindibili. Considerando la precaria condizione fisica, diventa ancora più importante l’approccio alla gara, i primi 25-30 minuti, ed allora non si può più sbagliare.

Quale miglior occasione per giocare con la difesa a 4? Questa squadra sconta ancora il problema iniziale di non aver voluto capire (tra Pradè e Montella) che una difesa a 4 con Dalbert e Lirola non è sostenibile in Serie A. Ma sinceramente la prossima gara si gioca contro una squadra che tecnicamente è da Serie cadetta: Gastaldello, Bjarnason, Papetti, Ayè, Mateju e chi più ne ha più ne metta. Se non si può provare a giocare in modo diverso contro il Brescia, quando provarci? Siamo comunque convinti che con Lirola e Dalbert a 4 dietro non sia possibile giocare? Allora inseriamo Igor a sinistra, ma comunque manteniamo un assetto offensivo!!!

Il momento è adesso e devono arrivare i 3 punti senza se e senza ma. Se Iachini vuole conquistarsi la conferma, deve vincere e convincere: la società il prossimo anno vuole rimanere stabilmente nella zona sinistra della classifica ed i pareggi non sono né saranno più sufficienti.

Manuale di integrazione

“Adesso come facciamo a farli socializzare?” Quante volte abbiamo sentito questa domanda!

Quando sono stato la prima volta a Londra, nel 1995, ricordo che il mix di culture, colori, odori, look, pettinature, mi colpì profondamente. Mi colpì ancor più del Tower Bridge, del museo delle cere, del cambio della guardia a Buckingham Palace, di Harrod’s, dello stadio di Highbury. Dopo aver provato con mano la forza e la bellezza della mescolanza tra culture diverse, promisi a me stesso che mi sarei impegnato a trasmettere messaggi di integrazione con gesti, parole ed azioni.

Negli anni universitari poi, ho avuto la fortuna ed il privilegio di lavorare, su incarico della FIGC, nelle scuole materne e primarie di Firenze facendo l’insegnante di attività motoria. Mi è capitato spesso di svolgere la mia attività nelle scuole di confine, dei quartieri meno agiati della città come Brozzi o Peretola. Zone difficili in cui quella stessa combinazione di più culture, idiomi e sistemi di vita, rischia di essere un limite anziché una straordinaria ricchezza.

Perché dico tutto questo?

Una delle prime scuole in cui ho lavorato, mi aveva affidato, tra le altre, una classe di 24 bambini il cui gruppo era molto disomogeneo poiché era composto da 15 bambini italiani, 6 bambini cinesi e 3 bambini del Nord-Africa. Se non bastasse la difficoltà ad approcciarmi ad una nuova classe ed a farlo come insegnante di attività motoria (dunque visto solamente come il ragazzo che viene a farci giocare a pallone), la comunicazione tra me ed il gruppo classe e quella tra bambini era particolarmente complicata. Dei 6 bambini cinesi ad esempio, 2 erano già integrati, mentre 4 non parlavano italiano anche se capivano qualcosa e lo stesso problema era riscontrabile con i bambini marocchini e tunisini.

Ricordo ancora che l’inizio della prima lezione fu la più faticosa della mia vita. I primi 20 minuti li passai in cerchio provando a presentarmi, a far capire loro quello che avrei voluto fare insieme, tentando di comprendere i loro nomi. Sudavo perché mi rendevo conto che la classe non era coesa e non riuscivo ad avere la loro attenzione. I bambini iniziavano a spazientirsi, a dividersi in gruppetti e soprattutto stavo completamente perdendo coloro che non conoscevano la nostra lingua. Mentre parlavo avevo una palla in mano e, in segno di nervosismo, iniziai a palleggiarla a terra.

EUREKA!

Tutti i bambini iniziarono a seguire la palla ed io capii immediatamente di aver trovato la chiave. Per di più, anche chi non parlava la nostra lingua ebbe la stessa reazione! Iniziai a proporre, con il solo esempio e senza tante parole, giochi con la palla dividendo la classe in gruppi più piccoli mescolando nazionalità, idiomi, culture. Cinesi, marocchini, italiani tutti dietro ad una palla, lo strumento di integrazione, di comunicazione e socializzazione che mi aprì i cuori dei bambini e formò un vero gruppo classe.

A volte ho sentito persone chiedersi perché la palla sia tonda…..io credo di saperlo: la rotondità non ha spigoli, non fa male, rotola con tutti e su tutti. E’ il simbolo di fratellanza per antonomasia, è il simbolo della terra su cui viviamo, è il simbolo della perfezione.

“Come spiegherei ad un bambino la felicità? Gli darei un pallone per farlo giocare” (Eduardo Galeano)

Il buono, il brutto, il cattivo

Questa rubrica ci accompagnerà negli approfondimenti degli eventi. Si occuperà principalmente di calcio e di Fiorentina, ma non escludo che un domani possa essere utilizzata anche per giudicare come finirà la trattativa sul Recovery Fund, le elezioni regionali oppure il referendum. Saranno giudizi semi seri che vogliono superare la freddezza numerica ed istituzionale delle pagelle…. Il cattivo insomma cercherà il buono ed il brutto di ogni situazione!

Iniziamo dunque con la finale di Coppa Italia Juventus – Napoli

In realtà  avrei voluto scrivere “iniziamo dallo spettacolo offerto allo Stadio olimpico di Roma” ma non ci sono proprio riuscito….. 😦 😦 😦

IL BUONO

  • La scuola italiana dei portieri continua a sfornare ottimi interpreti del ruolo. Abbiamo ammirato il passato ed il potenziale futuro della nazionale italiana: Meret ha compiuto un ottimo intervento sul rigore di Dybala ed in generale non ha sbagliato nulla. Poi però mi ricordo che ha giocato solamente perché Ospina era squalificato e mi chiedo come si può…..boh
  • L’abbraccio finale della squadra a Gattuso: dopo la prematura scomparsa della sorella, Ringhio si merita questa grandissima soddisfazione. Una persona seria, uno  che ha rinunciato al proprio stipendio al Milan a patto che venissero pagati fino all’ultimo centesimo gli stipendi ai propri collaboratori, uno che non molla mai. Per il gioco del calcio ripassare un’altra volta
  • Il calcio in prima serata a portata di tutti. Anche se ormai ci siamo assuefatti alla pay-tv, è sempre bene ricordare che lo sport è vita, cultura, passione e come tale dovrebbe essere fruibile per tutti, non solamente per chi se lo può permettere… si vabbè ciaoooo!

IL BRUTTO

  • Al di là della tremenda gaffe, aver affidato l’esecuzione dell’inno italiano ad un tal Sergio Sylvestre, non è apparsa la mossa del secolo. Dopo mesi di tricolori appesi alle finestre magari si poteva trovare di meglio…..
  • Ma se pensavate di aver visto il peggio, ancora non vi era capitato di assistere alla finta coreografia inscenata sulle tribune dello stadio…. imbarazzante
  • Direte, si però la partita…..ecco appunto …però….  il Napoli ha giocato una gara poco più che sufficiente che gli ha permesso di superare una Juventus modestissima. Lenta, prigioniera di un possesso palla sterile, senza guizzi né idee. Il Napoli ha vinto meritatamente ma la Juve è stata a tratti inguardabile
  • La squadra di Sarri: eterna incompiuta, con problemi di costruzione e non solo (perché cedere Mandzukic se l’allenatore non crede alla convivenza tra Dybala e Cristiano Ronaldo?), gioca un calcio al quale sembrano non credere nemmeno gli interpreti. Urgono chiari miglioramenti in vista della Champions. Se poi non si vince quest’anno, ci riproveranno l’anno prossimo……
  • Il rigore di Danilo. Niente da aggiungere, solo da piangere.

Un bellissimo risveglio

Stamattina il risveglio è stato bello ed emozionante.

Mentre sorseggiavo un bel caffè, a Buongiorno Regione trasmissione della TGR Toscana, ho seguito Paolo Mugnai che ha presentato il volume “Fiorentini per sempre”, la raccolta di racconti pubblicata di recente da Edizioni della Sera a cui anche io ho collaborato.

Perché ve lo dico? Semplicemente perché nel libro trovate il mio primo racconto “ARNO, SPECCHIO DI RICORDI”. Una soddisfazione immensa per la quale ringrazio ancora una volta Paolo, che ha avuto la pazza idea di affidarmi questo incarico!

Un altro calcio

Ho riflettuto molto prima di dare il titolo a questo post che vuole interpretare messaggi e riflessioni emerse dalle prime partite dopo le prime partite post Covid. Il titolo iniziale era “Il nuovo calcio”, ma credo che questo periodo non sia l’inizio di un nuovo percorso quanto solamente una parentesi, ma una strettoia, da percorrere ed attraversare prima di tornare ad una disciplina più simile a quella che abbiamo ammirato fino alla prima settimana di Marzo. Penso che alcune delle novità (come i 5 cambi in tre finestre di interruzione) potrebbero essere utili per il futuro, ma dalla prossima stagione molto tornerà al punto di partenza.

Guardando alle prime gare di Bundesliga, su tutte Borussia Dortmund – Bayern Monaco, al derby di Siviglia in Liga ed alle semifinali di Coppa Italia, credo siano rilevabili alcune similitudini che potrebbero diventare una tendenza momentanea oppure tracciare una piccola svolta:

  1. Senza la spinta del pubblico, le squadre in difficoltà tendono ad appiattirsi. Una squadra come il Borussia Dortmund, nella gara che probabilmente ha deciso il campionato, non ha potuto avvalersi del famosissimo “Muro Giallo” che fa spesso tremare lo stadio. Il fattore campo ha una valenza molto minore e questo è dimostrato anche dal calo vertiginoso delle vittorie casalinghe nelle prime giornate di Bundesliga
  2. Assistiamo ad un gioco più lento, uno sviluppo della manovra più prevedibile. L’imperfetta condizione atletica dopo la lunga sosta, non permette di mantenere ritmi alti e le squadre che stanno chiuse con linee difensive corte e strette hanno maggiore facilità a coprire tutti gli spazi nella propria metà campo. Si notano pochissimi cambi di passo e spesso negli  1 contro 1 il difensore ha la meglio sull’attaccante
  3. In quasi tutte le gare il secondo tempo è stato meno spettacolare e godibile del primo. La condizione atletica è ancora deficitaria e dunque chi riesce  a partire forte, ad essere più pronto, ad avere un approccio vincente fin dai primi minuti ha spesso la meglio. I valori sono certamente più livellati, basti pensare a Juventus – Milan. Nei primi 20 minuti la differenza tra le due compagini è stata marcata, ma appena la condizione non ha permesso di mantenere certi ritmi, i rossoneri sono rientrati in partita nonostante l’uomo in meno.  Per le squadre meno dotate tecnicamente, diventa dunque imprescindibile tenere alta la soglia di attenzione difensiva nella prima metà gara per provare a portare a casa un risultato positivo
  4. Trovo molto intelligente la nuova regola sulle sostituzioni che permette di cambiare 5 calciatori in 3 finestre temporali. L’obiettivo della nuova regola è chiaramente quello di diminuire la possibilità di infortuni. Dopo tre mesi di quasi totale inattività e con una partita ogni tre giorni, il rischio per i calciatori è certamente aumentato. Penso sinceramente che si potrebbe, ed anzi si dovrebbe, pensare alla proroga dei 5 cambi anche per il 2020/2021. Sarà infatti una stagione contrassegnata da molteplici impegni: comincerà più tardi del solito, ma terminerà prima perché ci saranno gli Europei che si dovevano tenere in queste settimane. Per questo si potrebbe pensare alla proroga della regola dei 5 cambi, e con essa, si può anche iniziare a pensare a quali siano i possibili scenari futuri. Il cambio di metà degli uomini di movimento porterà ad un calcio camaleontico. Le squadre che sapranno interpretare più moduli ed atteggiamenti all’interno della stessa partita avranno maggiori possibilità di vincere la partita trovando gli avversari impreparati. Probabilmente acquisterà maggior peso la figura dell’allenatore che prepara bene la partita e costruisce le soluzioni per affrontare l’avversario. Sarà fondamentale sapersi adattare rapidamente alle novità tattiche per non farsi sorprendere: chi saprà riconoscere prima la nuova situazione, chi troverà prima la soluzione ai nuovi spazi ed ai nuovi tempi di gioco avrà la meglio.