Non ero riuscito nemmeno a finire di leggere l’ordinanza regionale del neo-Presidente Giani ed il DPCM del Governo Conte che io e quasi tutti i miei colleghi, come tanti altri lavoratori in tutta Italia, eravamo già in cassa integrazione. Un devastante dejà-vu, uno sconfortante salto indietro nel tempo. La cassa integrazione, di nuovo, ancora, un’altra volta: dopo i mesi di marzo, aprile e maggio siamo di nuovo nella stessa situazione con gli stessi timori, le stesse paure, le stesse insicurezze.
Il primo sentimento che si prova quando si viene messi in cassa integrazione, quello più netto, quello che ti mangia dentro è il sentimento dell’inutilità. Quel sentirsi un sovrappiù, un qualcosa di cui si può fare a meno, un oggetto che non si vede l’ora di poter mettere in un frigorifero pronto ad essere tirato fuori in caso di necessità. Il secondo sentimento è quello dell’impotenza, del non poterti opporre ad una decisione che ti arriva addosso e ti entra dentro come l’umidità nei giorni piovosi e nebbiosi di novembre. Ma ciò che ti mangia completamente l’anima è sapere che anche stavolta, come a primavera, il periodo di non lavoro sarà professionalmente del tutto inutile e, nel caso si ripresentasse la stessa situazione, potrai nuovamente trovarti in cassa integrazione.
Spesso viene detto che i periodi di crisi nascondono delle opportunità. Nel mio caso, durante lo scorso lockdown, mi sono guardato dentro ed ho trovato la volontà e la forza di comunicare tutto ciò che adesso trovate in questo mio blog; sono dunque uscito dal primo periodo sofferente ma certamente più forte e credo anche più completo. Ma tutto ciò è avvenuto solamente grazie a me stesso, non perché qualcuno mi abbia aiutato. Questo periodo di forzata sospensione dal lavoro potrebbe, ed anzi dovrebbe, essere un’occasione di crescita anche dal punto di vista professionale, dovrebbe insomma diventare una risorsa! Potrebbe nascere in queste settimane l’idea lavorativa di domani!
Quante volte abbiamo sentito dire che l’Italia dovrebbe investire nella formazione, nella digitalizzazione, nell’alfabetizzazione digitale? Quale miglior momento di questo? Quale miglior momento di quello che stiamo vivendo? Tutti ci invitano a stare a casa, a limitare gli spostamenti, ad azzerare quasi del tutto i contatti sociali non necessari (come se poi ce ne fossero di contatti sociali non necessari….mica siamo delle piante!!!)
Ed allora che aspettiamo? Non solo lo stato, ma anche le aziende private dovrebbero creare delle interconnessioni tra i dipendenti in cassa integrazione! Stimolino l’apprendimento ad esempio delle lingue, la conoscenza di nuovi sistemi operativi e gestionali, organizzino riunione virtuali su alcune delle migliaia di piattaforme esistenti per fare formazione! In tantissime aziende, sappiamo tutti che l’aggiornamento è demandato solo alla volontà del singolo lavoratore: quale migliore occasione di questa? Il paese sta reagendo a questa seconda ondata in modo assai diverso dalla prima: c’è sfiducia, c’è cattiveria, c’è invidia ed il motivo è semplicissimo anche se nessuno sembra averlo capito…..
LA GENTE NON SI SENTE COINVOLTA, SI SENTE ABBANDONATA A SE’ STESSA!!!
Certo l’aspetto economico è importante, anzi fondamentale ed in questo gli ammortizzatori sociali sono la base della nostra pace sociale: ma davvero credete che la gente vada a lavorare solamente per il giorno in cui si riscuote? Davvero credete che un paese possa diventare la settima potenza mondiale con questa mentalità? L’Italia è diventata grande nel mondo per l’ingegno, le bellezze, le eccellenze…in una parola per la CULTURA!!! L’Italia di domani passa dalla conoscenza, quella conoscenza che permette di capire l’esistente per progettare il futuro. Non sprechiamo un’altra opportunità, pensiamoci adesso!
[…] Il duemilaventi ha anche regalato a tanti la cassa integrazione, […]
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[…] delle prime speranze che avevo quando sono entrato nuovamente in cassa integrazione, era quello di non sprecare nuovamente il mio tempo dal punto di vista professionale. Avevo lanciato l’appello, qui ed in altre sedi, affinché il periodo di forzato riposo venisse […]
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Non siamo nati per lottare,però la vita ci mette sempre in situazioni che non penseresti mai,cercare di crescere nei momenti di difficoltà è onorevole ma allo stesso tempo difficile. È bellissimo sapere che ci sono persone che non si arrendono mai. Sicuramente chi ci ha portato fin qui ne ha viste di peggio e non dobbiamo certo buttare via ciò che è stato fatto…
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Grazie per il tuo contributo Daniele! Arrendersi, almeno per me, è un verbo che non esiste. Non perché sia un eroe ma perché è semplicemente una mia forma mentale. Il fatto che ci sia chi ne ha viste di peggio non significa che questi tempi siano semplici : il ricordo serve però come esempio proprio per continuare a lottare ed a non mollare!
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“… Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani, combatteremo con fiducia crescente e con forza crescente nell’aria, difenderemo la nostra isola a qualunque costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo nei luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline, non ci arrenderemo mai…
Churchiil, un reazionario fatto e finito, ma se non siamo nati sotto la svastica e molto grazie a lui
Ricoriamoci di quei tempi, ricordiamoci dei nostri nonni e bisnonni che sono usciti da cose ben peggiori
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Grazie Franz, parole indiscutibili. Ottimo spunto di riflessione e parole che danno forza e coraggio. Certamente i nostri nonni hanno avuto problemi ben più gravi, ma purtroppo questa pandemia è una situazione di assoluta novità che sta mettendo in difficoltà tutti i governi del mondo. Lottiamo tutti insieme sperando che possa finire presto.
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